Sant'Antonio abate
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Francisco de Zurbaran
,
San Antonio abad
(1664)
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Abate ed eremita
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Nascita
| Qumans
, 12 gennaio
251
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Morte
| Deserto della Tebaide
, 17 gennaio
356
(105 anni)
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Venerato
da
| Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
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Santuario principale
| Monastero di Sant'Antonio
,
Egitto
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Ricorrenza
| 17 gennaio
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Attributi
| croce tau
, bastone, campanella, maiale, protezione dal demonio, libro, fuoco
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Patrono
di
| Invocato contro l'
herpes zoster
, protettore di macellai, salumai, norcini, canestrai, animali domestici
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Manuale
|
Antonio Abate
(in
greco antico
:
?ντ?νιο?
?
,
Ant?nios
, in
latino
Antonius
, in
copto
???? ??????
), chiamato
sant'Antonio il Grande
, detto anche
sant'Antonio d'Egitto
,
sant'Antonio del Fuoco
,
sant'Antonio del Deserto
e
sant'Antonio l'Anacoreta
, (
Qumans
,
12 gennaio
251
?
Deserto della Tebaide
,
17 gennaio
356
) e stato un
abate
ed
eremita
egiziano
.
Contemporaneo di
Paolo di Tebe
, e considerato il fondatore del
monachesimo cristiano
e il primo degli
abati
; a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale,
abba
, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita e stata tramandata dal suo discepolo
Atanasio di Alessandria
. E uno dei quattro Padri della Chiesa d'Oriente che portano il titolo di "Grande" insieme allo stesso Atanasio, a
Basilio
e a
Fozio di Costantinopoli
. E ricordato nel
Calendario dei santi
della
Chiesa cattolica
e da
quello luterano
il 17 gennaio, ma la
Chiesa ortodossa copta
lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel suo calendario, al 22 del mese di
Tobi
.
La vita di Antonio abate e nota soprattutto attraverso la
Vita Antonii
pubblicata nel
357
circa, opera
agiografica
scritta da
Atanasio
, vescovo di
Alessandria
, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'
arianesimo
. L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella
Vita Antonii
, la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. Un significativo riferimento alla vita di Antonio si trova nella
Vita Sancti Pauli primi eremitae
scritta da
san Girolamo
negli anni
375
-
377
. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il piu anziano
Paolo di Tebe
. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane, affinche si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo per opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre
Legenda Aurea
di
Jacopo da Varazze
.
Antonio nacque a
Coma
(l'odierna Qumans) il 12 gennaio del
251
, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, senti ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri"
[1]
. Cosi, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella a una comunita femminile, segui la vita solitaria che gia altri
anacoreti
facevano nei deserti attorno alla sua citta, vivendo in preghiera, poverta e castita.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attivita concreta. Cosi ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carita. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validita di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Gli consigliarono di staccarsi ancora piu radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal
demonio
; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portargli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si sposto verso il
Mar Rosso
sul monte
Pispir
dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il
285
e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli prosegui la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato dal demonio.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedico a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio".
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunita, una a oriente e l'altra a occidente del fiume
Nilo
. Questi
Padri del deserto
vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita piu anziano e con Antonio come guida spirituale.
Antonio contribui all'espansione dell'
anacoretismo
in contrapposizione al
cenobitismo
.
Ilarione
(291-371) visito nel
307
Antonio, per avere consigli su come fondare una comunita monastica a Majuma, citta marittima vicino a
Gaza
dove venne costruito il primo monastero della cristianita in
Palestina
[2]
.
Nel
311
, durante la persecuzione dell'imperatore
Massimino Daia
, Antonio torno ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all'imperatore
Costantino I
per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'
arianesimo
, visse i suoi ultimi anni nel deserto della
Tebaide
dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, mori all'eta di 105 anni il 17 gennaio del
356
. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Per tutta la vita parlo
copto
, la lingua dei contadini egiziani, mentre ignoro il greco.
[3]
La storia della traslazione delle reliquie di sant'Antonio in Occidente si basa principalmente sulla ricostruzione elaborata nel XVI secolo da Aymar Falco, storico ufficiale dell'Ordine dei Canonici Antoniani.
Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano, le reliquie sarebbero state prima traslate nella citta di
Alessandria
. Cio avvenne intorno alla meta del
VI secolo
: numerosi
martirologi
medievali datano la traslazione al tempo di
Giustiniano
(527-565). Poi, a seguito dell'
occupazione araba dell'Egitto
, sarebbero state portate a
Costantinopoli
(
670
circa). Nell'
XI secolo
il nobile francese Jaucelin (Joselino), signore di Chateauneuf, nella
diocesi di Vienne
, le ottenne in dono dall'
imperatore di Costantinopoli
e le porto in Francia nel
Delfinato
.
Qui il nobile Guigues de Didier fece poi costruire, nel villaggio di La Motte aux Bois che in seguito prese il nome di
Saint-Antoine-l'Abbaye
, una chiesa che accolse le reliquie poste sotto la tutela del priorato benedettino che faceva capo all'
abbazia di Montmajour
(vicino ad
Arles
, in Provenza).
Nello stesso luogo si origino il primo nucleo di quello che poi divenne l'
Ordine degli Ospedalieri Antoniani
, la cui vocazione originaria era quella dell'accoglienza delle persone affette dal
fuoco di sant'Antonio
. L'afflusso di denaro proveniente dalla questua fece nascere forti contrasti tra il priorato e i
Cavalieri Ospitalieri
. I primi furono costretti cosi ad andarsene, ma portarono con se la reliquia della testa di Sant'Antonio. A partire dal XV secolo, il priorato inizio a sostenere di possedere la sacra reliquia, sottratta durante la fuga agli antoniani. La sacra reliquia venne solennemente riposta ad Arles nella chiesa di Saint-Julien, di loro proprieta. Nel 1517 il cardinale
Luigi d'Aragona
, nel corso di un suo viaggio per l'Europa, si reco sia a
Saint-Antoine-l'Abbaye
che a
Montmajour
e catalogo "osso per osso" le reliquie custodite in ciascuno dei due sepolcri rilevando la palese loro duplicazione e segnalando tutto al Papa, senza pero risolvere l'impasse.
[4]
Le testimonianze piu antiche identificano Jocelino come nipote di Guglielmo, colui che, parente di Carlo Magno, dopo essere stato al suo fianco in diverse battaglie, si era ritirato a vita monastica e aveva fondato il monastero di Gellone (oggi
Saint-Guilhem-le-Desert
).
Inoltre, se a partire dall'XI secolo incomincia a svilupparsi il culto taumaturgico nella citta di Saint-Antoine-L'Abbaye, attorno alle spoglie di Antonio, nello stesso periodo si origina la tradizione che narra della presenza del corpo del santo all'interno dell'abbazia di Lezat (
Lezat-sur-Leze
). Quindi i corpi di Antonio, in Occidente, diventano tre, e tali rimarranno fino al XVIII secolo
[5]
.
In Italia, la reliquia di un frammento del braccio del santo anacoreta e conservata a
Novoli
, in Puglia, nel santuario dedicato. La cittadina riserva ogni anno al santo patrono grandiosi festeggiamenti. Altro frammento del braccio del santo e custodito a
Tricarico
, in Basilicata, sede di una diocesi millenaria, nella cattedrale della citta.
Un frammento osseo risalente al
1830
e invece conservato all'interno della chiesa di San Leonardo a
Colli a Volturno
, in
Molise
.
[6]
La popolarita della vita del santo - esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle piu antiche immagini pervenutaci, risalente all'
VIII secolo
, e contenuta in un frammento di affresco proveniente dal
monastero di Baouit
(
Egitto
), fondato da sant'Apollo.
A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo, solitamente raffigurato come un anziano monaco dalla lunga barba bianca, nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di
Chartres
), nelle sculture lignee destinate agli altari e alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendevano nelle loro case cosi come nelle loro stalle.
Nel periodo medievale, il culto di sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'
ordine degli Ospedalieri Antoniani
, che ne consacrarono altresi l'iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di
Matthias Grunewald
per l'
altare di Issenheim
) con una croce a forma di
tau
che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (
thauma
in
greco
antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri e famoso quello di
Issenheim
(
Alto Reno
), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di
Sant'Antonio in Ranverso
(vicino a
Torino
) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da
Giacomo Jaquerio
(circa
1426
).
Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni.
In numerosi dipinti l'immagine di sant'Antonio e associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del
Pisanello
(ca.
1440
-
50
) conservata alla
National Gallery
di
Londra
, che raffigura una visione della
Madonna col Bambino
che appare a un rude e barbuto sant'Antonio, con accanto un mansueto cinghiale accovacciato, e a un
san Giorgio
elegantemente vestito; e ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a
san Nicola di Bari
di fronte alla scena della
Visitazione
in una tavola di
Piero di Cosimo
(circa
1490
) conservata alla
National Gallery of Art
di
Washington
.
Grande popolarita ebbero anche le scene d'incontro tra sant'Antonio e
san Paolo eremita
, narrate da
san Girolamo
. Nel camposanto di
Pisa
il pittore fiorentino
Buonamico Buffalmacco
affresco (circa
1336
) ? con un linguaggio pittorico popolare e ironico alquanto dissacrante ? scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della
Tebaide
.
Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del
Sassetta
alla National Gallery of Art di Washington (circa
1440
), la tela di
Gerolamo Savoldo
alla
Gallerie dell'Accademia
in
Venezia
(circa
1510
) e quella di
Diego Velazquez
(circa
1635
) al
Museo del Prado
. Inoltre lo spettacolare gruppo ligneo scolpito nel '700 dal genovese Anton Maria Maragliano conservato nell'oratorio di Sant'Antonio Abate a Mele (Genova).
Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, e soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano ? in accordo con la
Vita Antonii
scritta da
Atanasio di Alessandria
? l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del
Beato Angelico
(circa
1436
) posta nel Museo delle Belle Arti di
Houston
, oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre
Trittico delle Tentazioni
di
Hieronymus Bosch
al Museo nazionale dell'Arte antica di
Lisbona
, oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel
XVI
e
XVII secolo
soprattutto nella pittura del Nord.
Tra le opere piu conosciute a questo riguardo va menzionata la celebre
tavola
(ca
1515
-
20
) di
Matthias Grunewald
che fa parte dell'
altare di Issenheim
conservato al
Musee d'Unterlinden
a
Colmar
. Essa e spesso citata assieme alla irriverente incisione (circa
1480
-
90
) di
Martin Schongauer
al
Metropolitan Museum of Art
,
New York
.
Vanno poi ricordate anche le molteplici
Tentazioni
dipinte dai fiamminghi
David Teniers il Giovane
e da
Jan Brueghel il Vecchio
, con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al
fuoco di sant'Antonio
); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori. Molto particolare la versione che ne da
Salvator Rosa
nel '600, soprattutto per l'aspetto atipico del demone.
Il tema delle
Tentazioni di sant'Antonio
riletto con una diversa sensibilita, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto
Paul Cezanne
con la sua
Tentazione
(circa
1875
) della Collezione "E. G. Buhrle" (
Svizzera
); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo
La tentation de saint-Antoine
di
Gustave Flaubert
.
Relativamente al
XX secolo
vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicoanalitica - da pittori quali
Max Ernst
e
Salvador Dali
, entrambe eseguite nel
1946
.
- Croce
a Τ (
tau
), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone.
- Bastone (spesso a forma di
tau
, la lettera 't' dell'
alfabeto greco
), se raffigurato in abiti monacali, spesso con una campanella.
- Pastorale
, se raffigurato in abiti da abate, talora con un campanello.
[Nota 1]
- Maiale
, ai piedi (talora altri animali, come il
cinghiale
).
[Nota 2]
- Campanella, in mano o legata al bastone, talora piu di una.
- Mitra
, se raffigurato in abiti abbaziali, sulla testa, ai piedi o sorretta da angeli.
- Libro delle Sacre Scritture
, in mano, generalmente aperto
[Nota 3]
(talvolta ai piedi o sostenuto da angeli).
- Fuoco
, sul libro o ai piedi (richiama la protezione del santo sui malati del
fuoco di sant'Antonio
).
- Serpente
, schiacciato dal piede.
- Corona del Rosario
, in mano o pendente dal bastone.
- Aquila
, ai piedi.
-
Piero di Cosimo
, Visitazione con san Nicola e sant'Antonio abate, 1490 circa,
National Gallery of Art
, Washington
-
Sassetta
,
Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita
, 1440 circa, National Gallery of Art, Washington
-
Diego Velazquez
,
Sant'Antonio abate e san Paolo Eremita
, 1635 circa,
Museo del Prado
, Madrid
-
-
Matthias Grunewald
,
Tentazioni di sant'Antonio
, 1515-20 circa, Musee d'Unterlinden, Colmar
-
David Teniers il Giovane
,
Tentazioni di sant'Antonio
, Museo del Prado, Madrid
-
Paul Cezanne
,
Tentazioni di sant'Antonio
, 1875 circa, E. G. Buhrle Collection (Svizzera)
-
Giuseppe Graziosi
,
Le tentazioni di sant'Antonio
, 1930 circa, Modena, Gipsoteca "Giuseppe Graziosi"
Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.
Sant'Antonio e considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un
maiale
che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non e legata direttamente a sant'Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio.
A partire dall'XI secolo gli abitanti delle citta si lamentavano della presenza di maiali che pascolavano liberamente nelle vie e i Comuni s'incaricarono allora di vietarne la circolazione ma fatta sempre salva l'integrita fisica dei suini ≪di proprieta degli Antoniani, che ne ricavavano cibo per i malati (si capira poi che per guarire bastava mangiare carne anziche segale), balsami per le piaghe, nonche sostentamento economico. Maiali, dunque, che via via acquisirono un'aura di sacralita e guai a chi dovesse rubarne uno, perche Antonio si sarebbe vendicato colpendolo con la malattia, anziche guarirla.≫
[7]
.
Secondo una leggenda del
Veneto
(dove viene chiamato
San Bovo
o
San Bo
, da non confondere con l'
omonimo santo
) e dell'
Emilia
, la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facolta di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perche udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio e si racconta di un contadino che, preso dalla curiosita di sentire le mucche parlare, mori per la paura.
Esiste, riferita a sant'Antonio, una sorta di giaculatoria scaramantica, abbastanza diffusa a livello popolare, nella quale si invoca il santo per ritrovare qualcosa che si e smarrito.
Questo modo di dire si trova nei luoghi dove c'e tradizionalmente maggiore devozione al santo, e si declina in modi differenti secondo i dialetti e secondo la tradizione.
Uno dei modi piu strutturati si trova nel comune di
Teora
[Nota 4]
, in
Irpinia
e dice:
Sant'Antonij Abbat' cu rr' ccauz' arrup'zzat' cu lu cauzon' dd' vullut' famm' truva quedd' ch' agg' perdut'
, traducibile letteralmente in italiano come "Sant'Antonio Abate, con le calze rappezzate, con i pantaloni di velluto, fammi ritrovare cio che ho perduto". In questa cittadina si tiene annualmente il "falo di Sant'Antuono" presso la chiesa di san Vito ove alloggia la statua di sant'Antonio abate.
Il riferimento all'abito di velluto diventa piu generico, sempre al sud, nel detto "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto".
A Varese, in Lombardia, la festivita di sant'Antonio abate - qui detto sant'Antonio del porcello - e molto sentita; qui il detto si declina in
Sant'Antoni dala barba bianca famm' trua che'l che ma manca, sant'Antoni du'l purscel famm' trua propri che'l
(ossia "sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, sant'Antonio del porcello (maiale) fammi trovare proprio quello").
Piu in generale, al nord l'espressione si limita a
sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca
. Questo detto viene a volte riferito a
sant'Antonio da Padova
[8]
, ma il riferimento e chiaramente erroneo, dato che il
santo di Padova
e morto a 36 anni e difficilmente puo aver avuto la barba bianca, ne sembra sia mai stato rappresentato con la barba bianca.
In "serrano", dialetto parlato nella cittadina di
Serracapriola
, in provincia di Foggia, si dice
A sent'Endon 'llong n'or
(A sant'Antonio s'allunga un'ora), con riferimento al fatto che a partire dal 17 gennaio, memoria liturgica di Sant'Antonio Abate, la durata media del giorno, inteso come ore di luce, e di un'ora piu lunga rispetto al giorno piu corto, tradizionalmente fissato nel giorno di santa Lucia, ossia il 13 dicembre.
Ad Anzano di Puglia, in provincia di Foggia, si dice
A sant'Antuon lu juorn e buon
, con riferimento al fatto che la lunghezza del giorno in termini di presenza della luce e diventata consistente.
In Piemonte e invece diffusa l'espressione
sant Antoni pien ed virtu feme trove lon ch'i l'hai perdu
(ossia "sant'Antonio pieno di virtu fammi trovare quel che ho perso"), anche se in questo caso il detto non e chiaramente riferito all'uno piuttosto che all'altro santo.
In provincia di
Bologna
c'e l'invocazione
Sant Antoni dal canpanen, an i e pan es an i e ven, an i e laggna int al graner, la pi?an l’e da pagher, Sant Antoni cum avaggna da fer?
(Sant'Antonio dal campanino, non c'e pane e non c'e vino, non c'e legna nel solaio, l'affitto e da pagare, Sant'Antonio come dobbiamo fare?).
Nel gia citato
Comune di Teora
si usa dire
Chi bbuon' carnuval' vol' fa da sant'Antuon' adda accum'enza
, (Chi buon carnevale vuole fare da sant'Antonio deve iniziare) e
Sant'Antuon... masc'ch're e suon
(ovvero "Sant'Antonio..... maschere e suoni"). Si dice anche "Per sant'Antonio abate, maschere e serenate".
Anche a
Manfredonia
, in
Puglia
, il 17 gennaio si festeggia
Sant'Andunje, masckere e sune!
(ovvero "Sant'Antonio, maschere e suoni"). E un evento molto importante per la citta, infatti e la giornata che apre i festeggiamenti del
Carnevale di Manfredonia
.
In Veneto vige il detto
a Nadal un passo de gal e a sant'Antonio un passo del demonio
, riferendosi al progressivo allungamento delle giornate.
Nella tradizione contadina "umbro-marchigiana", sempre in riferimento all'allungarsi delle giornate, si usa dire
a Natale 'na pedeca de cane a sant'Anto un'ora 'vo
("a Natale un passo di cane a sant'Antonio un'ora in avanti").
In Piemonte si dice:
sant'Antoni fam marie che a son stufa d'tribile
(Sant'Antonio fammi sposare che sono stufa di tribolare), invocazione che le donne in cerca di marito fanno a sant'Antonio per potersi presto sposare.
In Napoletano si usa:
Chi festeggia sant'Antuono, tutto l'anno 'o pass' bbuon
. A
Massaquano
una simpatica filastrocca viene ripetuta in occasione della caduta dei denti da latte:
Sant'Antuono Sant'Antuono, tecchet'o viecchio e damm'o nuov e dammell fort fort che me rosec n'o vescuott, e dammell accossi fort ca meggia roseca n'o stant e port
( Sant'Antonio Sant'Antonio eccoti il vecchio - riferito al dente da latte che e caduto - dammi il nuovo. Dammelo forte forte da potermi rosicchiare un "biscutto" - pane fatto in casa molto duro - dammelo cosi forte da potermi rosicchiare l'architrave della porta).
A San Polo dei Cavalieri si dice:
Sant'Antogno allu desertu se magnea li maccaru
,
lu diavulu, pe' despettu, glji 'sse pia lu forchetto
.
… Sant'Antogno non se 'ncagna:
colle mani se li magna!!!
(Sant'Antonio nel deserto mangiava gli spaghetti, il diavolo per dispetto gli sottrasse la forchetta, sant'Antonio non se ne curo, mangiandoseli con le mani.); e una filastrocca che viene insegnata ai bambini del paese per far capire loro che la necessita aguzza l'ingegno e che con l'umilta si puo fare tutto.
A
Montorio Romano
si dice ~Sant’Antoniu ca barba bianca o neve o fanga~ ( Sant’Antonio con la barba bianca o neve o fanga)
Nel
1088
i monaci benedettini dell'
Abbazia di Montmajour
presso
Arles
(
Provenza
), vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Un nobile, un certo Gaston de Valloire, dopo la guarigione del figlio dal "fuoco di Sant'Antonio", decise di costruire un
hospitium
e di fondare una
confraternita
per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformo nell'"Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant'Agostino di Sant'Antonio Abate", detto comunemente degli
Antoniani
.
L'Ordine nel
1095
venne approvato da
papa Urbano II
al
Concilio di Clermont
e nel
1218
confermato con
bolla papale
di
Onorio III
. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una
tau
azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantenevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati.
Alla
devozione
popolare del santo sono associate benedizioni agli animali domestici, nonche ai prodotti dell'agricoltura e la
sacra rappresentazione
della sua vita, soprattutto nell'Italia centrale. La narrazione, con varianti territoriali, si svolge su questo schema: la scelta dell'
eremitaggio
nel
deserto
, la
tentazione
da parte dei
diavoli
, rossi e neri, e della donzella, interpretata da un uomo come nel
teatro elisabettiano
e un particolare elemento
buffo
. Infine l'arrivo risolutore dell'
angelo
dal caratteristico cappello conico, tipico delle figure con contatti soprannaturali come
fate
e
maghi
.
Nel finale, attraverso la
spada
, elemento simbolico mutuato dalla
devozione
all'
Arcangelo Michele
, l'angelo aiuta il
Santo
a sconfiggere il
male
e a tornare alla sua vita di
preghiera
. Sempre presente al termine della rappresentazione la
questua
, richiesta di "offerte" in vino e salsicce per i
figuranti
.
Esistono numerose versioni nei dialetti locali e una versione in forma di operetta dei primi anni del Novecento.
- ^
Questo attributo si puo ricollegare all'usanza dei monaci di Sant'Antonio di allevare
maiali
tenuti in liberta, riconoscibili per un campanello attaccato al collo o ad un orecchio.
- ^
Due leggende stanno alla base dell'iconografia: la prima, che il maiale era in realta un demone che aveva tentato il Santo e che fu da questi sconfitto e costretto a seguirlo sempre docilmente nelle sembianze di un maiale; la seconda vuole che una volta il Santo avesse curato e guarito un maiale e questi, da allora, l'avrebbe sempre fedelmente seguito. Vedi: Alfredo Cattabiani,
Calendario
, ed. Rusconi, 1991, p. 130.
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. Pare comunque che gli antoniani allevassero i maiali per contribuire al sostentamento degli ospedali da loro gestiti. (vedi Cattabiani,
op. cit.
, p.131).
- ^
Questo attributo richiama alla mente la regola scritta dal santo per i monaci.
- ^
Il comune di Teora e noto per la maschera de "Li Squacqualacchiun" rappresentata in occasione della sagra de "La Tomacella" di maiale e tarallucci scaldatelli detti:
Tarall' senz'ov'
- ^
Mt
Mt 19,21
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