Niccolo di Bernardo dei Machiavelli
, noto semplicemente come
Niccolo Machiavelli
(
Firenze
,
3 maggio
1469
?
Firenze
,
21 giugno
1527
), e stato uno
scrittore
,
filosofo
,
storico
,
drammaturgo
,
politico
e
diplomatico
italiano
, segretario della seconda cancelleria della
Repubblica Fiorentina
dal 1498 al 1512.
Considerato, come
Leonardo da Vinci
, un
uomo universale
[
senza fonte
]
, nonche figura controversa nella
Firenze
dei
Medici
, e noto come il fondatore della
scienza politica
moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera piu famosa,
Il Principe
, nella quale, tra l'altro, e esposto il concetto di
ragion di stato
nonche e presente la concezione ciclica della
storia
.
Questa definizione
[
quale?
]
,
secondo molti
[
senza fonte
]
, descrive in maniera compiuta sia l'uomo sia il letterato piu del termine
machiavellico
, entrato peraltro nel linguaggio corrente ad indicare un'
intelligenza
acuta e sottile, ma anche spregiudicata
[1]
e, proprio per questa connotazione negativa del termine, negli ambiti letterari viene preferito il termine "
machiavelliano
".
L'
ortografia
del cognome e ambigua; lo stesso filosofo, nel firmarsi, utilizzava la "ch" sia per il nome, sia per il cognome
[2]
.
≪Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.≫
Niccolo Machiavelli (scritto anche Macchiavelli sulla statua a lui dedicata all'ingresso degli
Uffizi
) nacque a
Firenze
,
[3]
terzo figlio, dopo le sorelle Primavera (
1465
) e Margherita (
1468
) e prima del fratello Totto (
1475
-
1522
); figlio di Bernardo, dottore in legge (
1432
-
1500
) e di Bartolomea Nelli (
1441
[
senza fonte
]
-
1496
). Anticamente originari della
Val di Pesa
, i
Machiavelli
sono attestati
[4]
popolani guelfi residenti almeno dal
XIII secolo
a Firenze, dove occuparono uffici pubblici ed esercitarono il commercio. Il padre Bernardo era tuttavia di cosi poca fortuna da esser considerato, non si sa quanto veritieramente, figlio illegittimo: dottore in
legge
, risparmiatore per carattere o per necessita, ebbe interesse agli studi di umanita, come risulta da un suo
Libro di Ricordi
che e anche la principale fonte di notizie sull'infanzia di Niccolo.
[5]
La madre, secondo un suo lontano pronipote,
[6]
avrebbe composto laudi sacre, rimaste peraltro sconosciute, dedicate proprio al figlio Niccolo.
Nel
1476
Niccolo comincio a studiare
latino
, l'anno dopo si dedico allo studio della
grammatica
con
Battista da Poppi
, all'
aritmetica
nel
1480
e l'anno seguente affrontava le prove scritte di componimento in latino. Opere in questa lingua esistevano nella biblioteca paterna: la I Deca di
Tito Livio
e quelle di
Flavio Biondo
, opere di
Cicerone
,
Macrobio
,
Prisciano
e
Marco Giuniano Giustino
. Adulto, maneggera anche
Lucrezio
[7]
e la
Historia persecutionis vandalicae
di
Vittore Uticense
. Non conobbe invece il
greco antico
, ma pote leggere le traduzioni latine di alcuni degli storici piu importanti, soprattutto
Tucidide
,
Polibio
e
Plutarco
, da cui trasse importantissimi spunti per la sua riflessione sulla Storia
[8]
. S'interesso alla politica anche prima di avere degli incarichi istituzionali, come dimostra una sua lettera del 9 marzo
1498
, la seconda che di lui ci e pervenuta - la prima e una richiesta al cardinale
Giovanni Lopez
, del 2 dicembre
1497
, affinche si adoperi a riconoscere alla sua famiglia un terreno contestato dalla famiglia dei
Pazzi
- indirizzata probabilmente all'amico
Ricciardo Becchi
, ambasciatore fiorentino presso la corte papale, nella quale egli si esprime in modo critico contro
Girolamo Savonarola
.
Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolo Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli e impegnato soprattutto negli affari pubblici; nella successiva nella scrittura di testi di portata teorica e speculativa. A partire dal 1512 si apre la seconda fase segnata dal forzato allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica attiva.
≪Della persona fu ben proporzionato, di mezzana statura, di corporatura magro, eretto nel portamento con piglio ardito. I capelli ebbe neri, la carnagione bianca ma pendente all'ulivigno; piccolo il capo, il volto ossuto, la fronte alta. Gli occhi vividissimi e la bocca sottile, serrata, parevano sempre un poco ghignare. Di lui piu ritratti ci rimangono, di buona fattura, ma soltanto
Leonardo
, col quale ebbe pur che fare ai suoi prosperi giorni, avrebbe potuto ritradurre in pensiero, col disegno e i colori, quel fine ambiguo sorriso≫
Niccolo aveva gia presentato al
Consiglio dei Richiesti
, il 18 febbraio
1498
, la propria candidatura a segretario della Seconda Cancelleria della
Repubblica di Firenze
, ma gli fu preferito un candidato savonaroliano. Pochi giorni pero dopo la fine dell'avventura politica e religiosa del frate ferrarese, il 28 maggio Machiavelli fu nuovamente designato ed eletto il 15 giugno dal
Consiglio degli Ottanta
, elezione ratificata dal
Consiglio maggiore
il 20 giugno 1498, probabilmente grazie all'autorevole raccomandazione del Primo segretario della Repubblica,
Marcello Virgilio Adriani
, che il
Giovio
asserisce
[9]
essere stato suo maestro.
Per quanto i compiti delle due Cancellerie siano stati spesso confusi, generalmente alla prima si attribuivano gli affari esterni, e alla seconda quelli interni e la guerra: ma i compiti della seconda Cancelleria, presto unificati con quelli della Cancelleria dei
Dieci di liberta e pace
, consistevano nel tenere i rapporti con gli ambasciatori della Repubblica, cosicche, essendogli stata affidata, il 14 luglio, anche questa ulteriore responsabilita, Machiavelli fini per doversi occupare di una tale somma di compiti da essere storicamente considerato, senza ulteriori distinzioni, il ≪Segretario fiorentino≫.
Era il tempo nel quale, conclusa l'avventura italiana di
Carlo VIII
, la maggiore preoccupazione di Firenze era volta alla riconquista di
Pisa
- resasi indipendente dopo che
Piero de' Medici
l'aveva data in pegno al
re di Francia
- e alleata di
Venezia
che, intendendo impedire l'espansione fiorentina, aveva invaso il
Casentino
, occupandolo a nome dei Medici. Il pericolo venne fronteggiato dal capitano di ventura
Paolo Vitelli
, e la mediazione del
duca di Ferrara
Ercole I
, il 6 aprile
1499
, riconsegno il Casentino a Firenze, autorizzandola altresi a riprendersi Pisa. In marzo venne inviato a
Pontedera
, dove erano acquartierate le milizie del
signore di Piombino
,
Jacopo d'Appiano
, alleato di Firenze.
In maggio scrisse il
Discorso della guerra di Pisa
per il magistrato dei Dieci: poiche ≪Pisa bisogna averla o per assedio o per fame o per espugnazione, con andare con artiglieria alle mura≫, esaminate diverse soluzioni, si esprime favorevole a un assedio di ≪un quaranta o cinquanta di ed in questo mezzo trarne tutti gli uomini da guerra potete, e non solamente cavarne chi vuole uscire, ma premiare chi non ne volesse uscire, perche se ne esca. Dipoi, passato detto tempo, fare in un subito quanti fanti si puo; fare due batterie, e quanto altro e necessario per accostarsi alle mura; dare libera licenza che se ne esca chiunque vuole, donne, fanciulli, vecchi ed ognuno, perche ognuno a difenderla e buono; e cosi trovandosi i Pisani voti di difensori dentro, battuti dai tre lati, a tre o quattro assalti saria impossibile che reggessero≫.
Il 16 luglio
1499
si presento a
Forli
alla contessa
Caterina Sforza Riario
, nipote di
Ludovico il Moro
e madre di
Ottaviano Riario
, che era stato al soldo dei fiorentini, per rinnovare l'alleanza e ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana. Ottenne solo vaghe promesse dalla contessa che era gia impegnata a sostenere lo zio nella difficile difesa del Ducato milanese dalle mire di
Luigi XII
e dovette ripartire senza aver nulla ottenuto. Era nuovamente a Firenze in agosto, quando le artiglierie fiorentine, provocata una breccia nelle mura pisane, aprivano la via alla conquista della citta, ma il Vitelli non seppe sfruttare l'occasione e temporeggio finche la
malaria
non ebbe ragione delle sue truppe, costringendolo a togliere l'assedio il 14 settembre. Invano ritento l'impresa: sospettato di tradimento, quello che ≪era il piu reputato capitano d'Italia≫
[10]
fu decapitato.
Nessuna prova vi era che il Vitelli fosse stato corrotto dai Pisani ma la giustificazione di Machiavelli, a nome della Repubblica, in risposta alle critiche di un cancelliere di
Lucca
, fu che ≪o per non havere voluto, sendo corropto, o per non havere potuto, non avendo la compagnia, ne sono nati per sua colpa infiniti mali ad la nostra impresa, et merita l'uno o l'altro errore, o tuct'a due insieme che possono stare, infinito castigo≫.
[11]
Conquistato il Ducato di Milano, in risposta alla richieste fiorentine
Luigi XII
mando suoi soldati a risolvere l'impresa di
Pisa
le cui mura furono bensi abbattute nel luglio del 1500 ma ne gli svizzeri ne i francesi entrarono in citta anzi, lamentando che Firenze non li pagasse, levarono l'assedio e sequestrarono il commissario fiorentino
Luca degli Albizzi
, che fu rilasciato solo dietro riscatto. A Machiavelli, presente ai fatti, non restava che informare la Repubblica, che decise di mandarlo in
Francia
, insieme con
Francesco della Casa
, per cercare nuovi accordi che risolvessero finalmente la guerra di Pisa.
Il 6 agosto 1500 raggiunsero la corte francese a
Nevers
, presentando al re e al ministro,
cardinale di Rouen
, le rimostranze per il cattivo comportamento dei loro soldati; sapendo che Firenze non aveva al momento denari sufficienti a finanziare l'impresa, invitarono Luigi a intervenire direttamente nella guerra, al termine della quale la Repubblica avrebbe ripagato la Francia di tutte le spese. Il rifiuto dei francesi - che richiedevano a Firenze il mantenimento degli svizzeri rimasti accampati in
Lunigiana
e minacciavano la rottura dell'alleanza - mise i legati fiorentini, privi di istruzioni dalla Repubblica, in difficolta, acuite dalla ribellione di
Pistoia
e dalle iniziative che frattanto aveva preso in
Romagna
Cesare Borgia
, i cui ambiziosi e oscuri piani potevano anche indirizzarsi contro gli interessi fiorentini.
Occorreva, pagando, mantenere buoni rapporti con la Francia - scriveva da
Tours
il 21 novembre - e guardarsi dalle macchinazioni del
papa
: cosi, ottenuto dalla Signoria il denaro richiesto dalla Francia, Machiavelli poteva finalmente ritornare a
Firenze
il 14 gennaio
1501
. Quella lunga permanenza nella corte francese verra dislocata negli opuscoli (entrambi del 1510)
De natura Gallorum
, dove i francesi verranno descritti come ≪humilissimi nella captiva fortuna; nella buona insolenti [ ... ] piu cupidi de' danari che del sangue [ ... ] vani et leggieri [ ... ] piu tosto tachagni che prudenti≫, con una bassa opinione degli Italiani, e nel successivo
Ritratto delle cose di Francia
, dove, spostandosi su un piano d'analisi prettamente politica, finisce col fare della Francia l'esemplare dello stato moderno. Soprattutto egli insiste sul nesso fra la prosperita della monarchia e il raggiunto processo di unificazione nazionale, sentito come la lezione peculiare delle "cose di Francia".
[12]
≪Questo signore e molto splendido e magnifico, e nelle armi e tanto animoso che non e si gran cosa che non gli paia piccola, e per gloria e per acquistare Stato mai si riposa ne conosce fatica o periculo: giugne prima in un luogo che se ne possa intendere la partita donde si lieva; fassi ben volere a' suoi soldati; ha cappati e' migliori uomini d'Italia: le quali cose lo fanno vittorioso e formidabile, aggiunte con una perpetua fortuna≫
La minaccia del Borgia si fece presto concreta: fermato dalle minacce della Francia quando tentava d'impadronirsi di
Bologna
, si volse contro
Piombino
, entrando nel territorio della Repubblica e cercando di imporle tributi, dai quali Firenze fu nuovamente fatta salva dall'intervento di
Luigi
. Fra una missione a
Pistoia
e un'altra a
Siena
, Niccolo ebbe tempo di sposare, nell'autunno del
1501
, Marietta Corsini, donna di modesta origine, dalla quale avra sette figli: Primerana, Bernardo, Lodovico, Guido,
Piero
, Baccina e Totto
[13]
. Padrone di
Piombino
il 3 settembre
1501
, il Borgia, per mezzo del suo sodale
Vitellozzo Vitelli
s'impadroni di
Arezzo
, dove si stabili Piero de' Medici, poi delle terre di
Valdichiana
, di
Cortona
, di
Anghiari
e di
Borgo San Sepolcro
e di li passo a investire
Camerino
e
Urbino
, chiedendo nel contempo di intavolare trattative con Firenze che, nel frattempo, vistasi stretta dai due Borgia, padre e figlio, aveva rinnovato gli accordi con la Francia.
Il 22 giugno
1502
, lo stesso giorno della caduta della citta nelle mani di Cesare, partirono per
Urbino
Machiavelli e il vescovo di
Volterra
,
Francesco Soderini
, fratello di
Piero
: ricevuti il 24 giugno, si sentirono ordinare di cambiare il governo della Repubblica, pena la sua inimicizia. La crisi fu superata grazie all'intervento delle armi francesi: avvicinandosi queste ad Arezzo, la citta fu sgomberata e restituita, insieme con le altre terre, ai Fiorentini. Riferimento a questi casi e il breve scritto dell'anno successivo,
Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati
, nel quale, preso esempio dal comportamento tenuto dagli antichi Romani in caso di ribellioni, rimprovera il governo fiorentino di non aver trattato severamente la ribelle citta di Arezzo. Pensa che come i Romani
≪fecero giudizio differente per esser differente il peccato di quelli popoli, cosi dovevi fare voi, trovando ancora nei vostri ribellati differenza di peccati [ ... ] giudico ben giudicato che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Foiano, si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficii [ ... ] ma io non approvo che gli Aretini, simili ai
Veliterni
ed
Anziani
non siano stati trattati come loro.
[14]
[ ... ] I Romani pensarono una volta che i popoli ribellati si debbano o beneficare o spegnere e che ogni altra via sia pericolosissima.≫
Di fronte a quelli che apparivano tempi nuovi e tempestosi, nei quali occorreva che uomini capaci prendessero pronte risoluzioni, come prima riforma nell'organizzazione dello Stato fiorentino fu resa vitalizia la carica di
gonfaloniere
, affidata, il 15 settembre
1502
, a
Pier Soderini
, che appariva uomo accetto tanto agli ottimati che ai popolani. La prima missione che egli affido a Machiavelli
[15]
fu quella di prendere nuovamente contatto col Borgia il quale, formalmente capitano delle truppe pontificie e finanziato da quello Stato, intendeva tuttavia agire nel proprio interesse e in quello della sua famiglia, stringendo un nuovo patto col
Luigi XII
e ottenendone liberta d'azione nei suoi piani di espansione, non solo nei confronti di signorotti quali gli
Orsini
, i
Baglioni
e il
Vitelli
, gia suoi alleati, ma anche contro lo stesso
Bentivoglio
di Bologna. Seguendo la tradizionale politica di alleanza con la Francia, Firenze - pur diffidando del Valentino - intendeva confermargli la sua amicizia, per non essere investita dai suoi aggressivi disegni.
Machiavelli giunse a
Imola
dal Borgia il 7 ottobre, confidandogli che Firenze non aveva aderito all'offerta di amicizia propostale dagli Orsini e dai Vitelli, congiurati a
Magione
contro il duca Valentino, e ne ricevette in cambio un'offerta di alleanza, alla quale Niccolo, affascinato dalla figura di Cesare Borgia, guardava con favore piu di quanto non facesse il governo fiorentino. Fu al seguito del Valentino per tutta la durata di quei tre mesi di campagna militare e, il 1º gennaio
1503
, due ore dopo l'uccisione a tradimento di
Vitellozzo
e di
Oliverotto da Fermo
, ne raccolse le parole ≪savie e affezionatissime≫
[16]
per i Fiorentini, invitati nuovamente a unirsi a lui per avventarsi contro
Perugia
e
Citta di Castello
. Firenze, a questo punto, decise di mandare presso il Borgia un ambasciatore accreditato,
Jacopo Salviati
, cosi che il nostro Segretario il 20 gennaio lascio il campo di
Citta della Pieve
per fare ritorno a Firenze.
≪Vitellozo,
Pagolo
et
duca di Gravina
in su muletti ne andorno incontro al duca, accompagnati da pochi cavagli; et Vitellozo disarmato, con una cappa foderata di verde, tucto aflicto se fussi conscio della sua futura morte, dava di se, conosciuta la virtu dello huomo et la passata sua fortuna, qualche ammiratione [ ... ] Arrivati adunque questi tre davanti al duca, et salutatolo humanamente, furno da quello ricevuti con buono volto [ ... ] Ma, veduto il duca come Liverotto vi mancava [ ... ] adcienno con l'occhio a
don Michele
, al quale la cura di Leverotto era demandata, che provedessi in modo che Liverotto non schapassi [ ... ] Liverotto havendo facto riverenza, si adcompagno con gli altri; et entrati in Senigagla, et scavalcati tutti ad lo alloggiamento del duca, et entrati seco in una stanza secreta, furno dal duca fatti prigioni [ ... ] venuta la nocte [ ... ] al duca parve di fare admazare Vitellozzo e Liverotto; et conductogli in uno luogo insieme, gli fe' strangolare [ ... ] Pagolo et el duca di Gravina Orsini furno lasciati vivi per infino che il duca intese che a Roma el papa haveva preso el cardinale
Orsino
, l'
arcivescovo di Firenze
et messer Jacopo da Santa Croce; dopo la quale nuova, a di 18 di giennaio, ad Castel della Pieve furno anchora loro nel medesimo modo strangolati≫
La morte di
Alessandro VI
privo
Cesare Borgia
delle risorse finanziarie e politiche che gli occorrevano per mantenere il ducato di Romagna, che si dissolse tornando a frammentarsi nelle vecchie signorie, mentre
Venezia
s'impadroni di
Imola
e di
Rimini
. Dopo il brevissimo pontificato di
Pio III
, Machiavelli fu inviato a
Roma
il 24 ottobre
1503
per il conclave che il 1º novembre elesse
Giulio II
. Raccolse le ultime confidenze del Valentino, del quale pronostico la rovina imminente, e cerco di comprendere le intenzioni politiche del nuovo
Papa
, che egli sperava s'impegnasse contro i Veneziani, le cui mire espansionistiche erano temute da Firenze: ≪O la sara una porta che aprira loro tutta Italia, o fia la rovina loro≫, scrive il 24 novembre.
A Roma gli giunse la notizia della nascita del secondogenito Bernardo: ≪Somiglia voi, e bianco come la neve, ma gli ha il capo che pare velluto nero, et e peloso come voi, e da che somiglia voi parmi bello≫, gli scrive la moglie Marietta il 24 novembre. E Machiavelli, che lungamente in questo scorcio di tempo aveva frequentato la casa del cardinal Soderini, al quale forse prospetto gia il suo progetto di costituire una milizia nazionale che sostituisse l'infida soldatesca mercenaria,
[17]
il 18 dicembre s'avvio per Firenze.
Le fortune della Francia in Italia sembrarono declinare dopo la cacciata dal Napoletano ad opera dell'armata spagnola di
Gonzalo Fernandez de Cordoba
. Firenze, alleata di Luigi XII, e timorosa delle prossime iniziative della
Spagna
, del papa e della nemica tradizionale, la
Siena
di
Pandolfo Petrucci
, era interessata a conoscere i progetti del re e a questo scopo alla sua corte mando Machiavelli ≪a vedere in viso le provvisioni che si fanno e scrivercene immediate, e aggiungervi la coniettura e iudizio tuo≫. Il 22 gennaio
1504
Machiavelli era a
Milano
per conferire con il luogotenente
Charles II d'Amboise
, che non credeva in un attacco spagnolo in
Lombardia
e rassicuro Niccolo sull'amicizia francese per Firenze.
Raggiunse la corte e l'
ambasciatore
Niccolo
Valori
a
Lione
il 27 gennaio, ricevendo uguali rassicurazioni dal
cardinale di Rouen
e da Luigi stesso. In marzo ripartiva per Firenze e di qui si recava per pochi giorni a
Piombino
da
Jacopo d'Appiano
, per sondare la posizione di quel signorotto. E di questo tempo la stesura del suo primo
Decennale
, una storia dei fatti notevoli occorsi degli ultimi dieci anni volta in terzine: Machiavelli non e poeta, anche se invoca
Apollo
nell'esordio del poemetto, ma a noi interessa il suo giudizio sull'attualita della vicenda politica italiana e su quel che attende Firenze:
≪
L'imperador
, con
l'unica sua prole
vuol presentarsi al
successor di Pietro
al
Gallo
il colpo ricevuto duole;
e
Spagna
che di
Puglia
tien lo scetro
va tendendo a' vicin laccioli e rete,
per non tornar con le sue imprese a retro;
Marco
, pien di paura e pien di sete,
fra la pace e la guerra tutto pende;
e
voi
di
Pisa
troppa voglia avete [ .... ]
Onde l'animo mio tutto s'infiamma
or di speranza, or di timor si carca
tanto che si consuma a dramma a dramma,
perche saper vorrebbe dove, carca
di tanti incarchi debbe, o in qual porto,
con questi venti, andar la vostra barca.
Pur si confida nel
nocchier accorto
ne' remi, nelle vele e nelle sarte;
ma sarebbe il cammin facile e corto
se voi el tempio riapriste a
Marte
≫
I tentativi d'impadronirsi di Pisa fallirono ancora: battuta a
Ponte a Cappellese
il 27 marzo
1505
, Firenze doveva anche guardarsi dalle manovre dei signori ai loro confini. Machiavelli ando a
Perugia
l'11 aprile per conferire col Baglioni, ora alleato con gli
Orsini
, con
Lucca
e con
Siena
, poi a
Mantova
, per cercare invano accordi con il marchese Giovan Francesco Gonzaga e il 17 luglio a Siena. In settembre, falli un nuovo assalto a Pisa e Machiavelli ne trasse spunto per presentare la proposta della creazione di un esercito cittadino. Rimasti diffidenti i maggiorenti della citta - che temevano che un esercito popolare potesse costituire una minaccia per i loro interessi - ma appoggiato dal Soderini, Machiavelli si mosse per mesi nei borghi toscani a far leva di soldati, istruiti ≪alla tedesca≫, e finalmente, il 15 febbraio
1506
, Firenze pote vedere la prima parata di una milizia ≪nazionale≫ che peraltro non avra nessun ruolo nella successiva conquista di Pisa e si rivelera di scarso affidamento nella difesa di
Prato
del
1512
.
Con la pace concordata con la Francia nell'ottobre 1505, la Spagna, con
Ferdinando II d'Aragona
, aveva preso definitivamente possesso del
Regno di Napoli
. I piccoli stati della penisola attendevano ora le mosse di
Giulio II
, deciso a imporre la sua egemonia nell'Italia centrale: nel luglio, il papa chiese a Firenze di partecipare alla guerra che egli intendeva muovere al signore di
Bologna
,
Giovanni Bentivoglio
, che era alleato, come Firenze, dei francesi, e percio teoricamente amico, oltre che confinante, dei Fiorentini. Si trattava di temporeggiare, osservando gli sviluppi dell'impresa del papa al quale fu mandato Machiavelli, che lo incontro a
Nepi
il 27 agosto
1506
.
Giulio II gli dimostro di godere dell'appoggio della Francia, che aveva promesso di inviare truppe in suo aiuto, cosicche fu agevole a Machiavelli promettere aiuti a sua volta - dopo pero che fossero arrivati quelli di re Luigi - e segui papa Giulio che, con la sua corte curiale e pochi armati se n'andava a
Perugia
, ottenendo, il 13 settembre, la resa senza combattimento di
Giampaolo Baglioni
che, con stupore e rimprovero del Machiavelli
[18]
e, un giorno, anche del
Guicciardini
,
[19]
non ebbe il coraggio di opporsi alle poche forze allora a disposizione del Papa. La corte papale, dopo aver atteso a
Cesena
fino a ottobre l'arrivo dei francesi e, dopo questi, dei Fiorentini di
Marcantonio Colonna
, entro trionfante a Bologna l'11 novembre. Machiavelli, tornato a Firenze gia alla fine d'ottobre, s'occupo ancora dell'istituzione delle milizie fiorentine: il 6 dicembre furono creati i Nove ufficiali dell'Ordinanza e Milizia fiorentina, eletti dal popolo, responsabili militari della Repubblica.
Il nuovo anno
1507
si apri con le minacce del passaggio in Italia del ≪
Re dei Romani
≫
Massimiliano
, intenzionato a ribadire le proprie pretese di dominio sulla penisola, a espellere i francesi e a farsi incoronare a Roma ≪imperatore del Sacro Romano Impero≫. Si valuto a Firenze la possibilita di finanziargli l'impresa in cambio della sua amicizia e del riconoscimento dell'indipendenza della Repubblica: il 27 giugno fu inviato a questo scopo l'ambasciatore
Francesco Vettori
e, il 17 dicembre, lo stesso Machiavelli. Giunse a
Bolzano
, dove Massimiliano teneva corte, l'11 gennaio
1508
e le lunghe trattative sull'esborso preteso da Massimiliano s'interruppero quando i Veneziani, sconfiggendolo piu volte, gli fecero comprendere la velleita dei suoi sogni di gloria.
Da questa esperienza Machiavelli trasse tre scritti, il
Rapporto delle cose della
Magna
, composto il 17 giugno
1508
, il giorno dopo il suo rientro a Firenze, il
Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'Imperatore
, del settembre
1509
, e il piu tardo
Ritratto delle cose della Magna
, del
1512
, una rielaborazione del primo
Rapporto
. Rileva la grande potenza della Germania, che ≪abunda di uomini, di ricchezze e d'arme≫; le popolazioni hanno ≪da mangiare e bere e ardere per uno anno: e cosi da lavorare le industrie loro, per potere in una obsidione [assedio] pascere la plebe e quelli che vivono delle braccia, per uno anno intero sanza perdita. In soldati non spendono perche tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca e chi con una arme e chi con un'altra, giocando tra loro onori et similia, e quali tra loro poi si godono. In salari e in altre cose spendono poco: talmente che ogni comunita si truova ricca in publico≫.
Importano e consumano poco perche ≪le loro necessita sono assai minori delle nostre≫, ma esportano molte merci ≪di che quasi condiscono tutta la Italia [...] e cosi si godono questa loro rozza vita e liberta e per questa causa non vogliono ire alla guerra se non sono soprappagati e questo anche non basterebbe loro, se non fussino comandati dalle loro comunita. E pero bisogna a uno imperadore molti piu denari che a uno altro principe≫. Tanta forza potenziale, che potrebbe fare la grandezza politica e militare dell'Imperatore, e limitata dalle divisioni delle comunita governate dai singoli principi, una realta simile a quella italiana: nessun principe tedesco vuole favorire l'imperatore, ≪perche, qualunque volta in proprieta lui avessi stati o fussi potente, e domerebbe e abbasserebbe e principi e ridurrebbeli a una obedienzia di sorte da potersene valere a posta sua e non quando pare a loro: come fa oggi il re di Francia, e come fece gia il re Luigi, quale con l'arme e ammazzarne qualcuno li ridusse a quella obedienzia che ancora oggi si vede≫.
[20]
Decisa a concludere le operazioni militari contro Pisa, Firenze mando Machiavelli a far leve di soldati: in agosto condusse soldati prelevati da
San Miniato
e da
Pescia
all'assedio della citta irriducibile. Riunite altre milizie, si incarico di tagliare i rifornimenti bloccando l'Arno; poi, il 4 marzo del
1509
, ando prima a
Lucca
a intimare a quella Repubblica di cessare ogni aiuto ai Pisani e, il 14, si reco a Piombino, incontrando gli ambasciatori di Pisa per cercare invano un accordo di resa. Raccolte nuove truppe, in maggio era presente all'assedio:
Pisa
, ormai stremata, trattava finalmente la pace. Machiavelli accompagno i legati pisani a Firenze dove, il 4 giugno
1509
fu firmata la resa e l'8 giugno pote entrare in Pisa con i commissari
Niccolo Capponi
,
Antonio Filicaia
e
Alamanno Salviati
.
Un ben piu vasto incendio era intanto divampato nell'Italia settentrionale: stipulata
un'alleanza a Cambrai
, Francia, Spagna, Impero e papato si avventavano contro la
Repubblica di Venezia
che a maggio cedeva i suoi possedimenti lombardi e romagnoli e, in giugno, anche
Verona
,
Vicenza
e
Padova
, consegnate a Massimiliano. Firenze, da parte sua, doveva finanziare la nuova impresa imperiale: consegnato un primo acconto in ottobre, il 21 novembre Machiavelli era a Verona per consegnare il saldo a Massimiliano, che era stato pero costretto alla ritirata dalla controffensiva veneziana, resa possibile dalla rivolta popolare contro i nuovi padroni. E Machiavelli commentava dei ≪due re, che l'uno puo fare la guerra e non vuol farla, l'altro ben vorrebbe farla e non puo≫,
[21]
riferendosi a Luigi e a Massimiliano che se n'era tornato in
Germania
a chiedere soldati e denari ai principi tedeschi.
Atteso inutilmente il ritorno dell'Imperatore, il 2 gennaio
1510
Machiavelli se ne torno a Firenze. Venezia si salvo soprattutto grazie alle divisioni degli alleati: mentre
Luigi XII
aveva tutto l'interesse di ridurre all'impotenza Venezia per avere le mani libere nella pianura padana,
Giulio II
la voleva abbastanza forte da opporsi alla Francia senza averne contrasto alle proprie ambizioni di espansione. Per Firenze, amica della Francia ma non nemica del papa, era necessario spiegarsi con il re francese, e Machiavelli fu mandato a
Blois
, dove Luigi teneva la corte, incontrandolo il 17 giugno 1510.
Machiavelli confermo l'amicizia con la Francia ma disse di dubitare che la Repubblica potesse impegnarsi in una guerra contro
Giulio II
, in grado di volgere contro Firenze forze troppo superiori: meglio sarebbe stata una mediazione che evitasse il conflitto e sottraesse, oltre tutto, Firenze dalla responsabilita di un impegno nel quale era difficile trarre un guadagno. Dovette tornare a Firenze il 19 ottobre, convinto che la guerra fosse ineluttabile. Le vittorie militari non furono sfruttate da Luigi XII e la sua indizione di un concilio a Pisa, che condannasse il papa, provoco l'interdetto di Giulio II contro Firenze. Il 22 settembre
1511
Machiavelli era ancora in Francia, ottenendo dal re soltanto un breve rinvio del concilio: dalla Francia ando a Pisa e riusci a ottenere il trasferimento del concilio a Milano.
Le fortune di
Luigi XII
volgevano al tramonto: sconfitto dalla nuova coalizione guidata dal papa, era costretto ad abbandonare la
Lombardia
, lasciando Firenze politicamente isolata e incapace di resistere alle armi spagnole. Il 31 agosto
1512
Pier Soderini
fuggi a Siena, i Medici rientrarono a Firenze: disfatto il vecchio governo, il 7 novembre anche Machiavelli venne rimosso dal suo incarico, il successivo 10 novembre fu confinato e multato della grande somma di mille fiorini e il 17 gli fu interdetto l'ingresso a Palazzo Vecchio.
Il nuovo regime processo
Pietro Paolo Boscoli
e
Agostino Capponi
, accusati di aver complottato contro Giuliano de' Medici, condannandoli a morte. Anche Machiavelli e sospettato: arrestato il 12 febbraio
1513
, fu anche torturato (gli fu somministrata la
corda
o, com'era chiamata allora a Firenze, la "colla"
[22]
). Scrisse allora a
Giuliano di Lorenzo de' Medici duca di Nemours
due sonetti, per ricordargli, ma senza averne l'aria e in forma scherzosa, la sua condizione di carcerato:
≪Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti
e sei tratti di fune in sulle spalle;
l'altre miserie mie non vo' contalle,
poiche cosi si trattano i poeti
Menon pidocchi queste parieti
grossi e paffuti che paion farfalle,
ne mai fu tanto puzzo in Roncisvalle
o in Sardigna fra quegli arboreti
quanto nel mio si delicato ostello≫
Giulio II moriva intanto proprio in quei giorni e dal conclave usci eletto l'11 marzo il cardinale de' Medici con il nome di
Leone X
: era la fine dei pericoli di guerra per Firenze e anche il tempo dell'amnistia. Uscito dal carcere, Machiavelli cerco di ottenere favori dai Medici attraverso l'ambasciatore Francesco Vettori e lo stesso Giuliano, ma invano. Si ritiro allora nel suo podere dell'
Albergaccio connesso a
villa Mangiacane
(
tenuta della famiglia Machiavelli)
, a
Sant'Andrea in Percussina
, tra Firenze e
San Casciano in Val di Pesa
.
Qui, tra le giornate rese lunghe dall'ozio forzato, comincia a scrivere i
Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
che, forse nel luglio 1513, interrompe per metter mano al suo libro piu famoso, il
De Principatibus
, dal solenne titolo latino ma scritto in volgare e percio divenuto ben piu noto come
Il Principe
. Lo dedica dapprima a Giuliano di Lorenzo de' Medici e, dopo la morte di questi nel
1516
, a
Lorenzo de' Medici
, figlio di
Piero il Fatuo
; ma il libro usci solo postumo, nel
1532
. Certo, non doveva farsi illusioni che un Medici potesse mai essere quel ≪redentore≫ atteso dall'Italia contro ≪questo barbaro dominio≫, ma da un Medici si attendeva almeno la sua propria ≪redenzione≫ dall'inattivita cui era stato relegato dal ritorno a Firenze di quella famiglia.
Sperava che l'amico Vettori, ambasciatore a Roma, si facesse interprete del suo ≪desiderio [...] che questi signori Medici mi cominciasseino adoperare≫, dal momento ≪che io sono stato a studio all'arte dello stato [...] e doverrebbe ciascheduno aver caro servirsi d'uno che alle spese d'altri fussi pieno d'esperienza. E della fede mia non si doverrebbe dubitare, perche, avendo sempre osservato la fede, io non debbo imparare ora a romperla; e chi e stato fedele e buono quarantatre anni che io ho, non debbe potere mutare natura; e della fede e bonta mia ne e testimonio la poverta mia≫. Delle ombre della sua poverta, ma anche delle sue luci, Machiavelli scrive al Vettori in quella che e la piu famosa lettera della nostra letteratura:
≪Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che
solum
e mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanita mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la poverta, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perche Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo
de Principatibus
≫
Ritornato il 3 febbraio
1514
a Firenze, continuo a sperare a lungo che il Vettori, al quale spedi il manoscritto del
Principe
,
[23]
lo facesse introdurre in qualche incarico nell'amministrazione cittadina, ma invano. Tutto dipendeva dalla volonta del papa, e Leone non era affatto intenzionato a favorire chi non si era mostrato, a suo tempo, favorevole agli interessi di Casa Medici. Machiavelli, da parte sua, scriveva al Vettori di aver ≪lasciato i pensieri delle cose grandi e gravi≫ e di non dilettarsi piu di ≪leggere le cose antiche, ne ragionare delle moderne: tutte si sono converse in ragionamenti dolci≫. Si era infatti innamorato di una ≪creatura tanto gentile, tanto delicata, tanto nobile e per natura e per accidente, che io non potrei ne tanto laudarla ne tanto amarla che la non meritasse piu≫.
[24]
La guerra, ripresa in Italia dalla discesa del nuovo re di Francia
Francesco I
, si concluse nel settembre 1515 con la sua grande vittoria a
Marignano (oggi Melegnano)
contro la vecchia ≪Lega santa≫:
Leone X
dovette accettare il dominio francese in Lombardia e la stipula a
Bologna
di un concordato che riconosceva il controllo reale sul clero francese. Si rifece impossessandosi, per conto del nipote
Lorenzo
, capitano generale dei Fiorentini, del Ducato di Urbino. A quest'ultimo invano dedicava Machiavelli il suo
Principe
: la sua esclusione dalla gestione degli affari di Firenze continuava.
Nel
1516
o
1517
si diede a frequentare gli ≪
Orti Oricellari
≫, latineggiamento che indica i giardini del
Palazzo
di Cosimo
Rucellai
, dove si riunivano letterati, giuristi ed eruditi come
Luigi Alamanni
,
Jacopo da Diacceto
,
Jacopo Nardi
, Zanobi
Buondelmonti
,
Antonfrancesco degli Albizi
,
Filippo de' Nerli
e
Battista della Palla
. Qui vi lesse probabilmente qualche capitolo di quell'
Asino
, poemetto in terzine che voleva essere una contaminazione fra l'
Asino d'oro
di
Apuleio
e la
Divina Commedia
dantesca
, ma che lascio presto interrotto: e al Rucellai e al Buondelmonti dedico i
Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
, scritti dal 1513 al 1519. Machiavelli si era gia cimentato, quando ricopriva l'incarico di segretario della Repubblica, in composizioni teatrali: una imitazione dell'
Aulularia
di
Plauto
e una commedia,
Le maschere
, ispirata a
Nebulae
di Aristofane, sono tuttavia perdute. Al
1518
risale il suo capolavoro letterario, la commedia
Mandragola
, nel cui prologo egli inserisce un accenno autobiografico
≪scusatelo con questo, che s'ingegna
con questi van pensieri
fare el suo tristo tempo piu suave,
perch'altrove non have
dove voltare el viso;
che gli e stato interciso
mostrar con altre imprese altra virtue,
non sendo premio alle fatiche sue.≫
Intorno a quest'anno vanno collocate la traduzione dell'
Andria
di
Terenzio
e stesura della novella di
Belfagor arcidiavolo
o
Novella del demonio che piglio moglie
- il suo titolo preciso e attualmente stabilito in
Favola
- il cui tema di fondo e la visione pessimistica dei rapporti che legano gli esseri umani, tutti intesi al proprio interesse a danno, se necessario, di quello di ciascun altro.
Lorenzo de' Medici mori nel
1519
, lasciando il governo di Firenze al cardinale
Giulio
. Costui, favorevole a Machiavelli, nel 1520, lo incarico della stesura delle
Istorie fiorentine
sotto lauta retribuzione. Machiavelli, galvanizzato dall'incarico, diede alle stampe nel
1521
l'
Arte della guerra
, dedicandola allo stesso cardinale Giulio. Nello stesso anno fu inviato in missione diplomatica a
Carpi
presso il governatore
Francesco Guicciardini
di cui, pur avendo opposte visioni della
Storia
[25]
, divenne buon amico. Nel
1525
cerco di guadagnare il favore di
papa Clemente VII
offrendogli le
Istorie fiorentine
. Nel frattempo giunsero la revoca ufficiale dell'interdizione dalla vita pubblica e l'affidamento di missioni militari in
Romagna
in collaborazione col Guicciardini.
Nel
1527
i Medici furono cacciati da Firenze e venne instaurata nuovamente la repubblica. Machiavelli si propose come candidato alla carica di segretario della repubblica, ma venne respinto in quanto ritenuto colluso coi Medici e soprattutto con papa Clemente VII. La delusione per Machiavelli fu insopportabile. Ammalatosi repentinamente, comincio a peggiorare vistosamente fino alla morte, sopraggiunta il 21 giugno
1527
, nella sua
casa in via Guicciardini
. Abbandonato da tutti, fu sepolto nel corso di una modesta cerimonia funebre nella tomba di famiglia nella
basilica di Santa Croce
. Nel
1787
la citta di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa; esso raffigura la
Diplomazia
assisa su un sarcofago marmoreo. Sulla lastra frontale sono incise le parole
Tanto nomini nullum par elogium
(Nessun elogio sara mai degno di tanto nome).
Con il termine
machiavellico
si e spesso indicato un atteggiamento spregiudicato e disinvolto nell'uso del potere: un buon principe deve essere astuto per evitare le trappole tese dagli avversari, capace di usare la forza se cio si rivela necessario, abile manovratore negli interessi propri e del suo popolo. Cio si accompagna a un travaglio personale che Machiavelli sentiva nella sua attivita quotidiana e di teorico, secondo una tradizione politica che gia in
Cicerone
affermava:
"un buon politico deve avere le giuste conoscenze, stringere mani, vestire in modo elegante, tessere amicizie clientelari per aver un'adeguata scorta di voti"
.
Con Machiavelli l'Italia ha conosciuto il piu grande teorico della
politica
. Secondo Machiavelli la politica e il campo nel quale l'uomo puo mostrare nel modo piu evidente la propria capacita di iniziativa, il proprio ardimento, la capacita di costruire il proprio destino secondo il classico modello del
faber fortunae suae
. Nel suo pensiero si risolve il conflitto fra regole morali e
ragion di Stato
che impone talvolta di sacrificare i propri principi in nome del superiore interesse di un popolo. La politica deve essere autonoma da teologia e morale e non ammette ideali, e un gioco di forze finalizzate al bene della collettivita e dello stato. La politica, svincolata da dogmatismi e principi teorici, guarda alla realta effettuale, ai "fatti": "Mi e parso piu conveniente andare dietro alla verita effettuale della cosa piuttosto che alla immaginazione di essa". Si tratta di una visione
antropocentrica
che si richiama all'
Umanesimo
quattrocentesco ed esprime gli ideali del
Rinascimento
. Il pensiero machiavellico fu particolarmente osteggiato dal gesuita
Giovanni Lorenzo Lucchesini
.
Nel
Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua
, opera di non certa attribuzione e che non fu pubblicata, Machiavelli da un giudizio severo su
Dante Alighieri
, col quale inscena un dialogo nell'opera. Dante e rimproverato di negare la matrice fiorentina della lingua della
Commedia
. Il passo assume i caratteri dell'invettiva contro il poeta concittadino, accusato di aver infangato la reputazione di
Firenze
:
≪[...] Dante il quale in ogni parte mostro d'esser per ingegno, per dottrina et per giuditio huomo eccellente, eccetto che dove egli hebbe a ragionare della patria sua, la quale, fuori d'ogni humanita et filosofico instituto, perseguito con ogni spetie d'ingiuria. E non potendo altro fare che infamarla, accuso quella d'ogni vitio, danno gli uomini, biasimo il sito, disse male de' costumi et delle leggi di lei; et questo fece non solo in una parte de la sua cantica, ma in tutta, et diversamente et in diversi modi: tanto l'offese l'ingiuria dell'exilio, tanta vendetta ne desiderava! [...] Ma la Fortuna, per farlo mendace et per ricoprire con la gloria sua la calunnia falsa di quello, l'ha continuamente prosperata et fatta celebre per tutte le province cristiane, et condotta al presente in tanta felicita et si tranquillo stato, che se Dante la vedessi, o egli accuserebbe se stesso, o ripercosso dai colpi di quella sua innata invidia, vorrebbe essendo risuscitato di nuovo morire.≫
Poi, durante un altro scambio immaginario con Dante, Machiavelli rimprovera il carattere "goffo", "osceno", addirittura "porco" del registro utilizzato nell'
Inferno
:
≪N. Dante mio, io voglio che tu t'emendi, et che tu consideri meglio il parlare fiorentino et la tua opera; et vedrai che, se alcuno s'hara da vergognare, sara piu tosto Firenze che tu: perche, se considererai bene a quel che tu hai detto, tu vedrai come ne' tuoi versi non hai fuggito il goffo, come e quello:
"Poi ci partimmo et n'andavamo introcque";
non hai fuggito il porco, com'e quello:
"che merda fa di quel che si trangugia";
non hai fuggito l'osceno, com'e:
"le mani alzo con ambedue le fiche";
e non avendo fuggito questo, che disonora tutta l'opera tua, tu non puoi haver fuggito infiniti vocaboli patrii che non s'usano altrove che in quella [...]≫
Per Machiavelli la storia e il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma cio che allontana Machiavelli da una visione
deterministica
della storia e l'importanza che egli attribuisce alla
virtu
, ovvero alla capacita dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonche servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la piu alta finalita dello stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale.
Non a caso il
Principe
, nella conclusione, abbandona il suo taglio cinico e pragmatico per esortare i sovrani italiani, con una scrittura piu solenne e venata di un certo idealismo, a riconquistare la sovranita perduta e a cacciare l'invasore straniero. Non c'e rassegnazione nel
Principe
, ne tanto meno sfiducia nei confronti dell'uomo. La storia e il prodotto dell'attivita politica dell'uomo per finalita terrene esclusivamente pratiche. Lo stato, oggetto di tale attivita, nella situazione politica e nel pensiero del tempo si identifica con la persona del principe.
Di conseguenza l'attivita politica e riservata solo ai grandi protagonisti, ai pochi capaci di agire, non al "vulgo" incapace di decisione e di coraggio. L'obiettivo e creare o conservare lo stato, una creazione individuale legata alle qualita e alla sorte del suo fondatore: la fine del principe puo determinare la fine del suo stato, come capito ad esempio a
Cesare Borgia
. Il Machiavelli ha dunque un'importanza fondamentale per la scoperta che la politica e una forma particolare autonoma di attivita umana, il cui studio rende possibile la comprensione delle leggi da cui e perennemente retta la storia; da quella scoperta discende, come suo naturale fondamento, una vigorosa concezione della vita, incentrata unicamente sulla volonta e sulla responsabilita dell'uomo.
Una errata interpretazione del
Novecento
fece del Machiavelli un precursore del movimento unitario italiano, ma la parola
nazione
ha assunto l'attuale significato solo a partire dalla seconda meta del
Settecento
, mentre il Machiavelli la uso in senso particolaristico e cittadino (es.
nazione fiorentina
o, nel senso piu generico di
popolo
,
moltitudine
). Tuttavia, Machiavelli propugnava un principato in grado di reggersi sull'unita etnica
[
senza fonte
]
dell'Italia; cosi facendo, e denunciando in tal modo una chiara coscienza dell'esistenza di una
civilta italiana
[
senza fonte
]
, Machiavelli predicava la liberazione dell'Italia sotto il patrocinio di un principe, criticando il dominio temporale dei Papi che spezzava in due la penisola.
Ma l'unita d'Italia resta in Machiavelli un problema solo intuito. Non si puo dubitare che avesse concepito l'idea dell'unita italiana, ma tale idea resto indeterminata, poiche non trovo appigli concreti nella realta, restando percio a livello di utopia, cui solo dava forma la figura ideale del
principe nuovo
. Machiavelli dunque intraprese un viaggio che identifico come spirituale in giro per il mondo. In seguito, tornato in patria, ebbe una nuova visione sia del "popolo" che della "nazione" (di qui quello che oggi definiamo rinnovamento culturale).
Emblematico e il modo di trattare argomenti delicati, quali le mosse necessarie al Principe per organizzare uno stato ed ottenerne uno stabile e duraturo consenso. Per esempio vi troviamo indicazioni programmatiche, quali l'utilita nello "spegnere" gli stati abituati a vivere liberi di modo da averli sotto il proprio diretto controllo (metodo preferito al creare un'amministrazione locale "filo-principesca" o al recarvisi e stabilirvisi personalmente, metodo pero sempre tenuto da conto in modo da avere un occhio sempre presente sulle proprie terre, e stabilire una figura rispettata e conosciuta in loco).
Altro elemento caratteristico del trattato sta nella scelta dell'atteggiamento da tenere nei confronti dei sudditi, culminante nell'annosa questione del "s'elli e meglio essere amato che temuto o e converso" (Cap. XVII
[26]
). La risposta corretta si concretizzerebbe in un ipotetico principe amato e temuto, ma essendo difficile o quasi impossibile per una persona umana l'essere ambedue le cose, si conclude decretando che la posizione piu utile viene ad essere quella del Principe temuto (pur ricordando che mai e poi mai il Principe dovra rendersi odioso nei confronti del popolo, fatto che porrebbe i prodromi della propria caduta). Qua appare indubbiamente la concezione realistica e la concretezza del Machiavelli, il quale non viene a proporre un ipotetico Principe perfetto, ma irrealizzabile nel concreto, bensi una figura effettivamente possibile e soprattutto "umana".
Ulteriore atteggiamento principesco dovra l'essere metaforicamente sia "volpe" che "leone", in modo da potersi difendere dalle avversita sia tramite l'astuzia (volpe) che tramite la violenza (leone). Mantenendo un solo atteggiamento dei due non ci si potra difendere da una minaccia violenta o di astuzia. Spesso alla figura evocata dal Principe di Machiavelli viene associata la figura di un uomo privo di scrupoli, di un cinismo estremo, nemico della liberta. Inoltre gli viene erroneamente associata la frase "il fine giustifica i mezzi", che invece mai enuncio. Questo perche la parola "giustifica" evoca sempre un criterio morale, mentre Machiavelli non vuole "giustificare" nulla, vuole solo valutare, in base ad un altro metro di misura, se i mezzi utilizzati sono adatti a conseguire il fine politico, l'unico fine da perseguire e il mantenimento dello Stato.
Machiavelli nella stesura del
Principe
si rifa alla reale situazione che gli si presentava attorno, una situazione che necessitava essere risolta con un atto deciso, forte, violento. Machiavelli non vuole proporre dei mezzi giustificati da un fine, egli pone un programma politico che qualunque Principe che voglia portare alla liberazione dell'Italia, da troppo tempo schiava, dovra seguire. Fuori dai suoi intenti una giustificazione morale dei punti suggeriti: egli stende un vademecum necessariamente utile a quel Principe che finalmente vorra impugnare le armi. Alle accuse di sola illiberalita od autoritarismo, si puo dare una risposta leggendo il capitolo IX, "De Principatu Civili", ritratto di un principe nascente dal e col consenso del popolo, figura ben piu solida del Principe nato dal consenso dei "grandi", cioe dei grandi proprietari feudali. Non esiste un unico tipo di principato, ma per ognuno troviamo un'ampia trattazione di pregi e dei difetti.
≪Quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori
gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue≫
La gelida obiettivita e un certo
cinismo
con cui Machiavelli descriveva il comportamento freddo, razionale ed eventualmente spietato che un capo di Stato deve mettere in atto, colpi i critici. Cosi, da una parte vi e la linea di pensiero tradizionale, secondo la quale "Il Principe" e un trattato di scienza politica destinato al governante, che tramite esso sapra come affrontare i problemi, spesso drammatici, posti dal suo ruolo di garante della stabilita dello stato. Dall'altra, troviamo un'interpretazione secondo cui il trattato di Machiavelli, che era originariamente un
repubblicano
, ha come vero scopo quello di mettere a nudo, e quindi chiarire, le atrocita compiute dai principi dell'epoca, a vantaggio del popolo, che di conseguenza avrebbe le dovute conoscenze per attuare le precauzioni al fine di stare in guardia e difendersi quando si dimostra necessario. Il principe e visto anche come figura assai drammatica, la quale, per il bene dello stato stesso, non si puo permettere di lasciare spazio al proprio carattere, diventando cosi quasi un uomo-macchina.
[27]
[28]
Secondo alcuni, Machiavelli venne in realta accusato da subito di
nicodemismo
, e:
≪...di non aver mirato ad altro, in quel libro, che a condurre il tiranno a precipitosa rovina, allettandolo con precetti a lui graditi...≫
Gli esponenti di questa seconda interpretazione (la cosiddetta "interpretazione obliqua", diffusa dal
XVII secolo
, e avanzata per la prima volta da
Alberico Gentili
nel
1585
[30]
ispirandosi a
Reginald Pole
[31]
, poi ripresa da
Traiano Boccalini
e in seguito
Baruch Spinoza
)
[32]
, furono numerosi soprattutto in ambito
illuminista
(anche se venne rifiutata da
Voltaire
[33]
), che vedeva in Machiavelli un precursore della politica laica e del
repubblicanesimo
: la sostennero, dal
Settecento
,
Jean-Jacques Rousseau
[34]
,
Vittorio Alfieri
[35]
,
Giuseppe Baretti
[36]
,
Giuseppe Maria Galanti
[37]
, gli
enciclopedisti
[38]
(
in primis
Denis Diderot
[39]
e
Jean Baptiste d'Alembert
),
Ugo Foscolo
e
Giuseppe Parini
[40]
, e ha avuto diffusione soprattutto nell'
Ottocento
, prima e durante il
Risorgimento
[27]
; ne e un esempio quello che Foscolo scrive nei "
Sepolcri
": ≪
Io quando il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allor ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue
≫. Forse alcuni di essi - ad esempio, per quanto riguarda Foscolo, e un'ipotesi alternativa di
Spongano
e riportata anche da Mario Pazzaglia - ritenevano anche che, pur essendo
Il principe
un'opera fatta per i tiranni e i governanti, fosse utile lo stesso per svelare al popolo gli intrighi del potere, ritenendo valida l'interpretazione obliqua, qualunque fossero le intenzioni di Machiavelli.
[41]
In generale, per i sostenitori di questa lettura,
Il principe
avrebbe, come le satire (ad esempio
Una modesta proposta
di
Jonathan Swift
), uno scopo opposto a quello apparente, come avverra anche per alcuni scritti di epoca romantica (
Lettera semiseria di Grisostomo
di
Giovanni Berchet
o alcune
Operette Morali
di
Giacomo Leopardi
[42]
).
In epoca piu recente, tuttavia, nella maggioranza dei critici e prevalsa la prima interpretazione, quella tradizionale, dal quale risalta la liberta e concretezza, anche spregiudicata, del pensiero di Machiavelli, che non descrive mondi utopici, ma il mondo reale della politica dei suoi tempi
[43]
, e la sua concezione anticipatrice del
realismo politico
e della cosiddetta
realpolitik
.
[44]
L'interpretazione obliqua e stata riproposta in modo minoritario, ad esempio in alcuni monologhi del drammaturgo e attore
Dario Fo
.
[45]
Il modello linguistico prescelto da Machiavelli e fondato sull'uso vivo piu che sui modelli letterari; lo scopo, esplicito soprattutto nel
Principe
, di scrivere qualcosa di utile e chiaramente espressivo lo induce a scegliere spesso modi di dire proverbiali di immediata evidenza. Il lessico impiegato dall'autore si rifa a quello boccacciano, e ricco di parole comuni e i latinismi, seppure abbondanti, provengono per lo piu dal gergo cancelleresco. Nelle sue opere ricoprono un ruolo assai rilevante anche le metafore, i paragoni e le immagini. La concretezza e una delle caratteristiche salienti, l'esempio concreto ed essenziale, tratto dalla storia sia antica che recente, e sempre preferito al concetto astratto.
In generale si parla di uno stile "fresco", come lo ebbe a definire il filosofo
Nietzsche
in
Al di la del bene e del male
, con un riferimento particolare all'uso della
paratassi
, a una certa sentenziosita delle frasi, costruite secondo un criterio di chiarezza a scapito di un maggior rigore logico-sintattico. Machiavelli rende evidenti concetti che, se espressi con un linguaggio piu elaborato, sarebbero molto difficili da decifrare, e riesce a esprimere le sue tesi con originale capacita espositiva.
Edizioni critiche in pubblico dominio:
- Legazioni, commissarie, scritti di governo
. A cura di
Fredi Chiappelli
. Laterza, Roma-Bari.
- 1
, 1971.
- 2
, 1973.
- 3
, 1984.
- 4
, 1985.
- Nel 2009 Alitalia gli ha dedicato uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DTI).
- Il suo nome, modificato in "Makaveli", venne usato dal
rapper
statunitense
Tupac Shakur
tra il 1995 e il 1996 per firmare molte sue canzoni e
un album uscito postumo
.
- Niccolo Machiavelli viene proposto anche nel videogioco
Assassin's Creed II
e il
seguito
Assassin's Creed: Brotherhood
, in veste di
Assassino
. Proprio in quest'ultimo assume un ruolo particolarmente importante, insieme ad altri personaggi dell'Italia rinascimentale.
- Niccolo Machiavelli e, assieme a
John Dee
, il principale antagonista della serie di romanzi fantasy
I segreti di Nicholas Flamel, l'immortale
(come capo dei servizi segreti francesi), scritta da
Michael Scott
.
- Nella mostra "Il
Principe
di Niccolo Machiavelli e il suo tempo. 1513-2013" (Roma, Complesso del Vittoriano, Salone Centrale, 25 aprile-16 giugno 2013), promossa dall'
Istituto dell'Enciclopedia Italiana
e dalla sezione italiana di
Aspen Institute
, la sezione "Machiavelli e il nostro tempo: usi e abusi" presenta, tra altre "opere",
Figurine Liebig
, pacchetti di sigarette,
schede telefoniche
,
trading card
, cartoline, francobolli, giochi da tavolo e videogiochi dedicati a Machiavelli
[46]
Edizione Nazionale delle Opere di Niccolo Machiavelli,
Salerno Editrice
di Roma:
- Il principe
, a cura di Mario Martelli, corredo filologico a cura di Nicoletta Marcelli, vol. I/1, pp. 536, 2006,
ISBN 978-88-8402-520-3
- Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
, a cura di Francesco Bausi, vol. I/2, due tomi pp. XLIV-960, 2001,
ISBN 978-88-8402-356-8
- L'arte della guerra. Scritti politici minori
, a cura di Giorgio Masi, Jean Jacques Marchand, Denis Fachard, vol. I/3, pp. XV-726, 2001,
ISBN 978-88-8402-338-4
- Opere storiche
, a cura di Alessandro Montevecchi, Carlo Varotti, vol. II, 2 tomi pp. 1052, 2011,
ISBN 978-88-8402-675-0
- Teatro. Andria-Mandragola-Clizia
, a cura di Pasquale Stoppelli, vol. III/1, pp. XXIX-456, 2017,
ISBN 978-88-6973-191-4
- Scritti in poesia e in prosa
, a cura di Antonio Corsaro, Paola Cosentino, Emanuele Cutinelli-Rendina, Filippo Grazzini, Nicoletta Marcelli, coordinam. di Francesco Bausi, vol. III/2, pp. XXXVI-652, 2013,
ISBN 978-88-8402-770-2
- Lettere
, coordinatore Francesco Bausi, vol. IV, 3 tomi, pp. CXXX-(VI-VI)-2022, 2022,
ISBN 978-88-6973-511-0
- Legazioni, Commissarie, Scritti di governo (1498-1500)
, a cura di Jean-Jacques Marchand, vol. V/1, pp. 570, 2002,
ISBN 88-8402-377-7
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1501-1503)
, vol. V/2, pp. 650, 2003,
ISBN 88-8402-408-0
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1503-1504)
, a cura di Jean-Jacques Marchand, Matteo Melera-Morettini,vol. V/3, pp. 596, 2005,
ISBN 88-8402-504-4
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1504-1505)
, a cura di Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rendina, vol. V/4, pp. 596, 2006,
ISBN 88-8402-509-5
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1505-1507)
, a cura di Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini, vol. V/5, pp. VIII-596, 2009,
ISBN 978-88-8402-642-2
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1507-1510)
, a cura di Denis Fachard, Emanuele Cutinelli-Rendina, vol. V/6, pp. VIII-592, 2011,
ISBN 978-88-8402-727-6
- Legazioni. Commissarie. Scritti di governo (1510-1527)
, a cura di Jean-Jacques Marchand, Andrea Guidi, Matteo Melera-Morettini, vol. V/7, pp. VIII-572, 2012,
ISBN 978-88-8402-743-6
- ^
La famosa frase "Il fine giustifica il mezzo" (o "i mezzi"), usata spesso come esempio di machiavellismo, e del critico letterario
Francesco de Sanctis
, con riferimento ad interpretazioni fuorvianti del pensiero di Machiavelli espresso nel
Principe
. Il passo di De Sanctis, dal capitolo XV della sua
Storia della letteratura italiana
, dedicato a Machiavelli, recita: "Ci e un piccolo libro del Machiavelli, tradotto in tutte le lingue, il
Principe
, che ha gittato nell'ombra le altre sue opere. L'autore e stato giudicato da questo libro, e questo libro e stato giudicato non nel suo valore logico e scientifico, ma nel suo valore morale. E hanno trovato che questo libro e un codice di tirannia, fondato sulla turpe massima che il fine giustifica i mezzi, e il successo loda l'opera. E hanno chiamato machiavellismo questa dottrina. Molte difese sonosi fatte di questo libro ingegnosissime, attribuendosi all'autore questa o quella intenzione piu o meno lodevole. Cosi n'e uscita una discussione limitata e un Machiavelli rimpiccinito".
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Celebrazioni per il V centenario del Principe di Machiavelli
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Il Senato romano fece distruggere Velletri e indeboli Anzio sottraendole la flotta: cfr. Livio, VIII, 13
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"La sua vicinanza a Pier Soderini,
vexillifer perpetuus
dal 1502, si accentua progressivamente in uno sforzo di sottrarre Firenze a un immobilismo indotto dal timore di un potere esecutivo piu forte e irrispettoso di una lunga tradizione di liberta repubblicano-oligarchica": Grazzini, Filippo,
Ante res perdita, post res perditas : dalle dediche del Decennale primo a quella del Principe
, Interpres : rivista di studi quattrocenteschi : XXXIII, 2015, p. 170, Roma : Salerno, 2015.
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Lettera dell'8 gennaio 1503
- ^
E un'ipotesi del Ridolfi, cit., p. 115
- ^
Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
, I, 27: ≪Giovanpagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardi, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di se lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati quanto sia poco uno che vive e regna come loro; ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere≫
- ^
Nella sua
Storia d'Italia
, il Guicciardini esprime lo stesso giudizio di Machiavelli
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Ritratto delle cose della Magna
, in ≪Tutte le opere storiche, politiche e letterarie, p. 442≫
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che talvolta elogiarono pero anche alcuni consigli
pragmatici
dati al principe, come quello della religione come
instrumentum regnii
; ad esempio
Voltaire
, nel capitolo
Se sia utile mantenere il popolo nella superstizione
, del
Trattato sulla tolleranza
, afferma l'utilita, entro certi limiti, di una forma di religione razionale per il popolo
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≪Machiavelli era un uomo giusto e un buon cittadino; ma, essendo legato alla corte dei Medici, non poteva velare il proprio amore per la liberta nell'oppressione che imperava nel suo paese. La scelta di Cesare Borgia come proprio eroe, ben evidenzio il suo intento segreto; e la contraddizione insita negli insegnamenti del Principe e in quelli dei Discorsi e delle Istorie fiorentine ben dimostra quanto questo profondo pensatore politico e stata finora studiato solo dai lettori superficiali o corrotti. La Corte pontificia vieto severamente la diffusione di quest'opera. Ci credo ... in fondo, quanto scritto la ritrae fedelmente. (...) il libro dei repubblicani (...) fingendo di dare lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli≫. (Jean Jacques Rousseau,
Il contratto sociale
, III, 6)
- ^
≪Dal solo suo libro Del Principe si potrebbero qua e la ricavare alcune massime immorali e tiranniche, e queste dall'autore son messe in luce (a chi ben riflette) molto piu per disvelare ai popoli le ambiziose ed avvedute crudelta dei principi che non certamente per insegnare ai principi a praticarne... all'incontro, il Machiavelli nelle Storie, e nei Discorsi sopra Tito Livio, ad ogni sua parola e pensiero, respira liberta, giustizia, acume, verita, ed altezza d'animo somma, onde chiunque ben legge, e molto sente, e nell'autore s'immedesima, non puo riuscire se non un fuocoso entusiasta di liberta, e un illuminatissimo amatore d'ogni politica virtu≫ (Del principe e delle lettere, II, 9)
- ^
≪Con quel libro, se la sapessimo tutta, egli si penso forse di pigliare, come si suol dire, due colombi ad una fava: presentando dall'un lato a' suoi Fiorentini come schietta e naturale una caricata e mostruosa immagine d'un sovrano assoluto, affinche si risolvessero a non averne mai alcuno; e cercando dall'altro di tirare insidiosamente i Medici a governarsi in guisa che s'avessero poi a snodolare il collo, seguendo i fraudolenti precetti da lui con molta adornezza sciorinati in quella sua dannata opera.≫
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Vieni via con me
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- Rassegna bibliografica degli studi machiavelliani (2000-2014).
Una ricognizione dei contributi scientifici dedicati al Machiavelli negli ultimi decenni
- Database delle lettere di Niccolo Machiavelli tra 1512 e 1527
machiavellianotium.org