Il
genocidio del Ruanda
fu uno dei piu sanguinosi episodi della storia dell'umanita del
XX secolo
. Secondo le stime di
Human Rights Watch
, dal 6 aprile alla meta di luglio del 1994, per circa cento giorni, in
Ruanda
vennero massacrate sistematicamente (a colpi di
armi da fuoco
,
machete pangas
e bastoni chiodati) almeno 500 000 persone
[2]
; le stime sul numero delle vittime sono tuttavia cresciute, fino a raggiungere cifre dell'ordine di circa 800 000 o 1 000 000 di persone
[3]
. Il genocidio, ufficialmente, viene considerato concluso verso la fine di luglio, con la vittoria del
Fronte Patriottico Ruandese
nel suo scontro con le forze governative, dopo il fallimento dell'
Operation Turquoise
.
Le vittime furono prevalentemente di etnia
Tutsi
, corrispondenti a circa il 25% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche
Hutu
moderati appartenenti alla maggioranza del paese. L'odio interetnico fra Hutu e Tutsi, molto diffuso nonostante la comune fede cristiana, costitui la radice scatenante del conflitto.
Fu infatti l'amministrazione coloniale del
Belgio
che trasformo quella che era una semplice differenziazione socioeconomica (gli Hutu erano agricoltori, i Tutsi allevatori e gli scambi e i matrimoni misti fra i due gruppi erano comuni) in una differenza razziale basata sull'osservazione dell'aspetto fisico degli individui
[4]
. Essi osservarono che i
Twa
, un terzo gruppo etnico dell'area, corrispondente ad appena l'1% della popolazione, erano
pigmei
di bassa statura, gli Hutu di media altezza, mentre i
Tutsi
(o Vatussi) erano di altezza maggiore, con lineamenti del volto e del naso piu sottili
[5]
.
Nel periodo di colonizzazione belga, i Tutsi andarono al potere, mentre agli Hutu erano riservate mansioni piu umili e meno retribuite. Dopo sanguinose rivolte e massacri, gli Hutu, con l'accordo dei belgi, presero il potere nel 1959?1962,
[6]
momento che coincise con l'inizio della lunga persecuzione dei Tutsi. Molti di loro fuggirono nei Paesi limitrofi, soprattutto in
Uganda
. Nel periodo del genocidio, avvenuto nel 1994, gli Hutu erano il gruppo di popolazione maggiore ed erano Hutu anche i due gruppi
paramilitari
principalmente responsabili dell'eccidio: gli
Interahamwe
e gli
Impuzamugambi
.
[7]
La percezione di una divisione etnica da parte della popolazione del Ruanda e in gran parte un effetto del
dominio coloniale europeo
, prima
tedesco
e poi
belga
. In Ruanda, come in
Burundi
, i Tutsi rappresentavano l'
aristocrazia
della societa, possedevano la terra e il bestiame e gestivano il potere politico, mentre gli Hutu svolgevano il lavoro agricolo e sovrintendevano al culto religioso.
Il
Regno del Ruanda
, governato dal clan Tutsi Nyiginya, divenne il regno dominante dalla meta del XVIII secolo, espandendosi attraverso un processo di conquista e assimilazione, e raggiunse il suo apice durante il regno del re Kigeli Rwabugiri nel 1853-1895.
[8]
Rwabugiri espanse il regno a ovest e a nord e avvio riforme amministrative che causarono una spaccatura tra le popolazioni Hutu e Tutsi. Queste includevano lo
uburetwa
, un sistema di lavoro forzato che gli Hutu dovevano eseguire per riottenere l'accesso alla terra che era stata loro confiscata, e lo
ubuhake
, in base al quale i capi Tutsi cedevano il bestiame a clienti Hutu o Tutsi in cambio di servizi economici e personali.
[9]
[10]
I belgi allargarono ulteriormente e alimentarono la differenza tra questi due gruppi: giunti nel territorio alla fine del XIX secolo, presero a dialogare con la parte di popolazione detentrice del potere politico, i Tutsi, e privarono gli Hutu della loro autorita religiosa. Facendo perno, in seguito, sulla falsificazione dei dati storici e su un'interpretazione capziosa dei testi sacri, i belgi inculcarono nei Tutsi l'idea di presunti legami parentali tra gli europei e le popolazioni dell'Africa settentrionale, da dove i Tutsi originariamente sarebbero provenuti, ascrivendoli cosi ai
popoli camiti
. Con l'introduzione delle
carte di identita
negli anni 1930 e la conseguente classificazione rigida dei ruandesi in base al loro status sociale e alle loro
caratteristiche somatiche
, che in particolare distinsero chiaramente fra Hutu e Tutsi, questi ultimi, in genere piu ricchi e compiacenti verso il potere coloniale, furono favoriti rispetto agli Hutu.
[11]
L'
antropologia
razzista
teorizzo che i Tutsi fossero una
razza
diversa dagli Hutu, intrinsecamente superiore in quanto piu vicina a quella
caucasica
. Il fatto che Tutsi e Hutu siano due
gruppi etnici
distinti e stato oggetto di un notevole dibattito e oggi l'ipotesi di un'importante differenza di origine etnica viene raramente presa in considerazione.
Nel 1959 la rivolta degli Hutu contro la
monarchia
Tutsi condusse al
referendum
del 1961 e all'indipendenza del 1962, accompagnata dallo sterminio di oltre 100 000 Tutsi e alla loro emigrazione in
Uganda
e
Burundi
. Nel 1966, in Burundi, una serie di
colpi di Stato
alimentata dalle due etnie si concluse con la presa del potere da parte dell'
aristocrazia
Tutsi; nel 1972 un tentativo di colpo di Stato Hutu porto alla reazione violenta del governo, con lo sterminio di 200 000 Hutu. Nel 1973, in Ruanda, il
generale
Hutu
Juvenal Habyarimana
procedette a un colpo di Stato e nel 1975 instauro un
regime autoritario
. In Burundi i sanguinosi scontri del 1988 provocarono decine di migliaia di vittime e furono seguiti da un governo parlamentare a maggioranza Hutu, ma l'esercito controllato dai Tutsi scateno la
guerra civile ruandese
e porto un milione di profughi nei paesi vicini.
Nel 1990 il
Fronte Patriottico Ruandese
(RPF), gruppo politico-militare nato nella comunita Tutsi rifugiatasi in Uganda, tento un colpo di Stato in Ruanda e alimento una guerra civile, cui segui il genocidio del 1994 e la presa del potere da parte dell'RPF. Profughi Hutu si rifugiarono in
Zaire
, dove furono massacrati a migliaia dai Tutsi nel 1996; inoltre la
Tanzania
venne accusata di ospitare ribelli Hutu. Il genocidio del
1994
si inserisce quindi in un contesto di rivalita etniche bilaterali e stermini di massa che coinvolsero l'intera regione fin dal 1962, per continuare anche dopo il 1994. Teatro degli eccidi, oltre al Ruanda, sono stati tutti i paesi confinanti: l'
Uganda
a nord, il
Burundi
a sud (che costituiva, insieme al Ruanda, la
colonia
belga del
Ruanda-Urundi
), il
Congo
a ovest e la
Tanzania
a est.
I Tutsi erano stati estromessi dal potere dagli Hutu che costituivano l'80% della popolazione e che, dalla rivoluzione del 1959, detenevano completamente il potere. Il 6 aprile 1994 l'aereo presidenziale dell'allora presidente
Juvenal Habyarimana
, al potere con un governo dittatoriale dal 1973, fu abbattuto da un missile terra-aria, mentre il presidente era di ritorno, insieme al suo omologo del Burundi
Cyprien Ntaryamira
, da un colloquio di pace.
Subito dopo lo schianto dell'aereo, e gia nella stessa mattinata del 6 aprile
[12]
, con il pretesto di una vendetta trasversale, cominciarono i massacri, che si intensificarono dal 7 aprile a
Kigali
e nelle zone controllate dalle forze governative (FAR,
Forze Armate Ruandesi
), della popolazione Tutsi e di quella parte Hutu imparentata con questi o schierata su posizioni piu moderate, per opera della Guardia presidenziale e dei gruppi paramilitari
Interahamwe
e
Impuzamugambi
, con il supporto dell'esercito governativo. Il segnale dell'inizio delle ostilita fu dato dall'unica radio non sabotata, l'estremista "
RTLM
", che invito, per mezzo dello speaker Kantano, a
seviziare e a uccidere gli "scarafaggi" tutsi
. Un ruolo rilevante, nell'istigazione del genocidio, lo hanno avuto anche gli ideologi dell'"
Akazu
" (composto dal circolo dei parenti piu stretti del presidente): intellettuali, studiosi, professori dell'universita ruandese di
Butare
, come F. Nahimana, C. Bizimungu, L. Mugesira. Per questi ultimi il genocidio rappresentava l'unica via d'uscita, l'unico mezzo di sopravvivenza. Secondo questi "ideologi", i Tutsi sono una razza estranea proveniente dal Nilo, che ha occupato con la forza le terre degli Hutu riducendoli in schiavitu. Con lo sterminio dei Tutsi, finalmente, il popolo Hutu avrebbe recuperato l'identita e la dignita perdute.
[13]
Per 100 giorni si susseguirono massacri e barbarie di ogni tipo; vennero massacrati piu di un milione di Tutsi e Hutu moderati in maniera pianificata e capillare. Uno dei massacri piu efferati fu compiuto a
Gikongoro
, l'allora sede dell'istituto tecnico di
Murambi
: oltre 27 000 Tutsi vennero uccisi. Per dare un'idea sommaria di quello che avvenne, basti pensare che in un giorno vennero uccise circa ottomila persone di etnia Tutsi, circa 333 all'ora, ovvero 5 vite al minuto.
Il massacro non avvenne per mezzo di bombe o
mitragliatrici
, ma principalmente con il piu rudimentale ma altrettanto efficace
machete
. Il genocidio dei Tutsi ebbe termine nel luglio 1994 con la vittoria dell'RPF nel suo scontro con le forze governative. Giunto a controllare l'intero paese, l'RPF attuo un programma di giustizia contro i responsabili del genocidio che aggravo ulteriormente la situazione umanitaria, in quanto comporto la fuga di circa un milione di profughi Hutu mischiati con gli estremisti Hutu verso i paesi confinanti (Burundi, Zaire, Tanzania e Uganda) per paura di essere giustiziati.
Lo stesso argomento in dettaglio:
UNAMIR
.
L'uccisione dei Tutsi era stata ben organizzata dal governo ruandese
[2]
. Quando il massacro inizio, i miliziani Hutu erano circa 30 000, un membro della milizia ogni dieci famiglie. Venne organizzato a livello nazionale, con rappresentanti in ogni quartiere. Alcuni membri della milizia erano in grado di acquisire i fucili d'assalto
AK-47
compilando il modulo di richiesta. Altre armi, come le
granate
, non venivano richieste tramite alcun lavoro d'ufficio e sono state quindi ampiamente distribuite dal governo. Molti membri dell'Interahamwe e Impuzamugambi erano muniti solo di machete.
Anche dopo l'accordo di pace firmato ad Arusha nel 1993, alcuni uomini d'affari vicini al generale Habyarimana fecero importare 581 000 machete dalla
Cina
[14]
per aiutare gli Hutu nell'uccidere i Tutsi, perche erano piu economici delle pistole
[15]
. Durante un notiziario del 2000 il
The Guardian
rivelo che "l'allora
Segretario generale dell'ONU
,
Boutros Boutros-Ghali
, gioco un ruolo importante nella fornitura di armi al regime Hutu, il quale ha realizzato una campagna di genocidio contro i Tutsi in Ruanda nel 1994. Come ministro degli esteri dell'
Egitto
, Boutros-Ghali ha facilitato un affare di armi nel 1990, che era di $26 milioni (18 milioni di sterline) di bombe di mortaio, lanciarazzi, granate e munizioni, trasferite da
Cairo
al Ruanda. Le armi furono utilizzate dagli Hutu in attacchi che hanno portato fino a 1 000 000 di morti"
[16]
.
Il Primo ministro del Ruanda,
Jean Kambanda
, rivelo durante la sua testimonianza davanti al
Tribunale penale internazionale per il Ruanda
che all'interno del governo ci furono apertamente delle discussioni riguardanti il genocidio e che "...uno dei ministri del governo disse che era personalmente in favore di sbarazzarsi di tutti i Tutsi; senza i Tutsi, disse il ministro, tutti i problemi del Ruanda sarebbero risolti"
[14]
. Oltre a Kambanda, gli organizzatori del genocidio includono il colonnello
Theoneste Bagosora
, un ufficiale dell'esercito in pensione, molti funzionari governativi di alto livello e membri dell'esercito, come il generale
Augustin Bizimungu
.
A livello locale, i pianificatori del genocidio includono
sindaci
e
poliziotti
. Gli Hutu e i Tutsi furono costretti a utilizzare carte d'identita che specificassero la loro etnia d'appartenenza. Queste carte venivano utilizzate come simboli che l'Interahamwe poteva controllare tramite la minaccia della forza
[17]
. Il colore della pelle, la forma del naso, l'altezza e i lineamenti erano dei tratti fisici generali che venivano in genere utilizzati nella identificazione "etnica". I ruandesi dal colore piu chiaro, alti, naso fine e lineamenti sottili erano tipicamente Tutsi, il gruppo di minoranza, mentre i ruandesi dalla pelle piu scura in genere erano Hutu, il gruppo di maggioranza in Ruanda. In molti casi, gli individui Tutsi erano separati dalla popolazione generale e talvolta
costretti a essere schiavi
.
L'
ONU
si disinteresso delle tempestive richieste di intervento inviategli dal maggiore generale canadese
Romeo Dallaire
[18]
, comandante delle forze armate (2 500 uomini, ridotti a 500 un mese dopo l'inizio del genocidio) dell'ONU. Un passo tratto dal fax inviato all'ONU da Dallaire denuncia il rischio dell'imminente genocidio:
Dal momento dell'arrivo dell'UNAMIR, (l'informatore) ha ricevuto l'ordine di compilare l'elenco di tutti i tutsi di Kigali. Egli sospetta che sia in vista della loro eliminazione. Dice che, per fare un esempio, le sue truppe in venti minuti potrebbero ammazzare fino a mille tutsi. (...) l'informatore e disposto a fornire l'indicazione di un grande deposito che ospita almeno centotrentacinque armi... Era pronto a condurci sul posto questa notte - se gli avessimo dato le seguenti garanzie: chiede che lui e la sua famiglia siano posti sotto la nostra protezione.
[18]
Il Dipartimento per le Missioni di Pace con sede a
New York
non invio la richiesta d'intervento alla
Segreteria Generale
ne al
Consiglio di sicurezza
. Il 20 aprile 1994 il Segretario Generale delle Nazioni Unite presento al Consiglio di Sicurezza il rapporto speciale S/1994/470 nel quale, descrivendo la situazione degli scontri etnici, sottolineava l'impossibilita per la forza dell'
UNAMIR
, composta da 1 705 uomini dopo il ritiro del contingente belga e del personale non essenziale, di perseguire gli obiettivi del suo mandato di pace. Il rapporto conteneva quindi tre alternative di intervento:
- Rinforzo immediato e consistente delle forze dell'UNAMIR e modifica del mandato in modo da
imporre
alle forze combattenti un cessate il fuoco, ristabilire l'ordine, fermare i massacri e permettere l'assistenza umanitaria in tutto il paese;
- Riduzione del contingente UNAMIR a un piccolo gruppo guidato dal comandante militare e dal suo staff, con il compito di intermediazione tra le forze combattenti per raggiungere il cessate il fuoco. Per garantire la sicurezza del team era prevista la presenza di circa 270 uomini;
- Ritiro completo delle forze UNAMIR.
Il 21 aprile 1994 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voto all'unanimita la risoluzione 912 (1994) che adottava la seconda alternativa.
Nonostante i diversi rapporti presentati alla Commissione per i Diritti Umani dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza, a causa del veto degli
Stati Uniti d'America
, non riconobbe il genocidio in Ruanda
[
senza fonte
]
. Inoltre diversi paesi mandarono dei contingenti con l'unico scopo di salvare i propri cittadini. Fra questi spiccano il
Belgio
e la
Francia
;
quest'ultima non solo non volle fermare i massacri (negli anni precedenti aveva armato e addestrato le FAR), ma anzi fiancheggio le milizie Hutu in ritirata dopo l'arrivo del RPF (Tutsi)
[
senza fonte
]
.
Gli USA parlarono di "atti di genocidio" il 10 giugno 1994
[
senza fonte
]
: tale atteggiamento attendista e da mettere in relazione con la memoria ancora viva dei soldati americani massacrati nella
battaglia di Mogadiscio
appena cinque mesi prima (3 ottobre 1993). Sul
ruolo della Francia nel genocidio del Ruanda
e in particolare di
Mitterrand
,
dapprima appoggio i Tutsi per poi spingere gli Hutu alla rivolta (il commando piu violento nel genocidio dei Tutsi, gli Interahamwe, voluto dal clan Habyarimana, era addestrato dall'esercito ruandese e anche da soldati francesi)
[
senza fonte
]
. Nel
Regina Coeli
del 15 maggio 1994,
papa Giovanni Paolo II
chiese ai ruandesi la fine del massacro, affermando che
essi stanno portando il paese verso l'abisso. Tutti dovranno rispondere dei loro crimini davanti alla storia e, anzitutto, davanti a Dio. Basta col sangue!
[19]
Numerosi autori delle stragi rimasero impuniti o indirettamente protetti da paesi occidentali, come il
Regno Unito
, a causa dell'assenza di trattati di estradizione con il Ruanda. L'
UNAMIR
resto in Ruanda fino all'8 marzo 1996, con l'incarico di assistere e proteggere le popolazioni oggetto del massacro. L'ufficio dell'
Organizzazione delle Nazioni Unite
fu capace di lavorare a pieni ranghi solo dopo il termine del genocidio e questo ritardo costo alle Nazioni Unite una quantita di accuse che le portarono, nel marzo 1996 appunto, a ritirare i propri contingenti.
Nel corso del mandato avevano perso la vita 27 membri dell'UNAMIR, 22 caschi blu, 3 osservatori militari, un membro civile della polizia in collaborazione con l'ONU e un interprete. Gran parte dei responsabili trovarono rifugio nel confinante
Zaire
(poi
Repubblica Democratica del Congo
). Gli odi razziali passarono cosi alle nazioni vicine: si suppone infatti che essi abbiano alimentato la
prima
e la
seconda guerra del Congo
(rispettivamente, 1996-1997 e 1998-2003), e che siano stati uno dei principali fattori della
guerra civile in Burundi
(1993-2005).
Nel marzo 2008 un processo di appello ha condannato il sacerdote cattolico
Athanase Seromba
all'
ergastolo
, accusandolo di aver partecipato attivamente ai massacri dei Tutsi senza mostrare segni di pentimento.
[20]
Il 18 dicembre 2008 il tribunale internazionale speciale istituito ad
Arusha
, in
Tanzania
, ha condannato all'ergastolo per genocidio dei Tutsi il colonnello Theoneste Bagosora, nel 1994 a capo del Ministero della Difesa ruandese e ritenuto l'ideatore del massacro, il maggiore Aloys Ntabakuze e il colonnello Anatole Nsengiyumva. La vicenda e stata ricostruita in
film
come
Hotel Rwanda
(2004),
Accadde in aprile
(2005),
Shooting Dogs
(2005) e
Shake Hands with the Devil
(2007), nel primo episodio della serie documentario TV di
Amazon Prime
This is Football
(2019) e nel film
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