≪Se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: "Mora, mora!".≫
I
Vespri siciliani
[1]
furono una
ribellione
scoppiata a
Palermo
all'ora dei
vespri
di
Lunedi dell'Angelo
nel
1282
. Bersaglio della rivolta furono i dominatori francesi dell'isola, gli
Angioini
, avvertiti come oppressori stranieri. Da Palermo i moti si sparsero presto all'intera Sicilia e ne espulsero la presenza francese.
La ribellione diede avvio a una
guerra
, per il controllo della
Sicilia
, che si concluse definitivamente con la
Pace di Caltabellotta
.
Dopo la morte dell'imperatore
Corrado IV
, la sconfitta di
Manfredi
a Benevento
e la decapitazione a
Napoli
il 29 ottobre
1268
dell'ultimo pretendente svevo
Corradino
, il
Regno di Sicilia
era stato definitivamente assoggettato al sovrano francese
Carlo I d'Angio
.
Papa Clemente IV
, che il 6 gennaio
1266
aveva gia incoronato Carlo
re di Sicilia
, sperando cosi di poter estendere la propria influenza all'Italia meridionale senza dover subire i veti precedentemente imposti dagli svevi, dovette rendersi conto che gli angioini avrebbero perseguito una politica espansionistica aggressiva: conquistato il meridione d'Italia, le mire di Carlo volgevano infatti gia ad Oriente e al neo-restaurato
Impero bizantino
.
In
Sicilia
la situazione si era fatta particolarmente critica per una generalizzata riduzione delle liberta baronali e, soprattutto, per una opprimente politica fiscale. L'isola, da sempre fedelissima roccaforte sveva, che dopo la morte di
Corradino di Svevia
aveva resistito ancora per alcuni anni, era ora il bersaglio della rappresaglia angioina.
[2]
Gli Angio si mostrarono insensibili a qualunque richiesta di ammorbidimento ed applicarono un esoso fiscalismo, praticando usurpazioni, soprusi e violenze. Va segnalato a tal proposito che
Dante
, che nel 1282 aveva solo 17 anni, nell'VIII canto del Paradiso, indichera come
Mala Segnoria
il regno angioino di Sicilia.
I nobili siciliani e in particolare il diplomatico
Giovanni da Procida
riponevano le proprie speranze in
Michele VIII Paleologo
, imperatore bizantino gia in contrasto con Carlo I d'Angio, in
papa Niccolo III
, che si era dimostrato disponibile ad una mediazione, e in
Pietro III d'Aragona
. Poiche Michele si trovava in una situazione critica a causa dell'invasione dei
Balcani
da parte di Carlo d'Angio, scelse la via diplomatica, in cui i Bizantini si erano sempre distinti, per distogliere il re angioino dai suoi piani di conquista. Durante il pontificato di Niccolo III, Michele VIII con la sua mediazione aveva stretto un'alleanza con Pietro. Il re aragonese avrebbe dovuto attaccare l'Angioino alle spalle e togliergli il regno, cosi come nel 1266 Carlo lo aveva tolto a re
Manfredi
. L'imperatore bizantino gli avrebbe messo a disposizione i mezzi per costruire una flotta.
Il re d'Aragona, in particolare, era guardato con favore perche sua moglie
Costanza
, in quanto figlia di
Manfredi
e nipote di
Federico II
, risultava l'unica pretendente legittima della casa di Svevia; tuttavia il sovrano aragonese era impegnato nella riconquista di quella parte della
penisola iberica
ancora in mano agli arabi. Alla fine del
1280
, in concomitanza con la morte di papa Niccolo III e con la guerra che impegnava il Paleologo contro una coalizione di cui facevano parte veneziani ed angioini, i baroni siciliani ruppero gli indugi organizzando una sollevazione popolare che desse un segno tangibile della loro determinazione, convincendo l'unico interlocutore rimasto, Pietro d'Aragona, ad accorrere finalmente in loro aiuto. In quel mentre avveniva l'elezione del papa di origini francesi
Martino IV
che, eletto proprio grazie al determinante sostegno degli Angio, si mostro fin dall'inizio insensibile alla causa dei siciliani. Intanto, agenti bizantini e aragonesi, largamente provvisti di denaro bizantino, istigarono i Siciliani alla rivolta.
Nell'instabile panorama politico della fine del
XIII secolo
, la rivolta siciliana, intrecciando l'opposizione al potere temporale dei papi al contenimento dell'inarrestabile ascesa dei loro vassalli angioini, inneschera nel Mediterraneo un vero e proprio conflitto internazionale: da una parte
Carlo I d'Angio
, sostenuto da
Filippo III di Francia
e dai
guelfi
fiorentini
, oltreche dal papato; dall'altra Pietro III d'Aragona, appoggiato dall'
imperatore
Michele VIII Paleologo
, da
Rodolfo d'Asburgo
, da
Edoardo I d'Inghilterra
, dalla fazione
ghibellina
genovese
, dal Conte
Guido da Montefeltro
e da
Alfonso X di Castiglia
, oltreche, piu tiepidamente, dalle Repubbliche marinare di
Venezia
e di
Pisa
.
[3]
Lo stesso argomento in dettaglio:
Drouet
.
Tutto ebbe inizio in concomitanza con la funzione serale dei
Vespri
del 30 marzo
1282
,
lunedi dell'Angelo
,
[4]
[5]
sul sagrato della
chiesa del Santo Spirito
, a
Palermo
.
A generare l'episodio fu, secondo la ricostruzione storica, la reazione al gesto di un soldato dell'esercito
francese
, tale
Drouet
, che si era rivolto in maniera irriguardosa a una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso con il pretesto di doverla perquisire.
[5]
A difesa di sua moglie, lo sposo riusci a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Tale gesto costitui la scintilla che dette inizio alla rivolta.
Nel corso della serata e della notte che ne segui, i palermitani ? al grido di
"Mora, mora!"
? si abbandonarono a una vera e propria
"caccia ai francesi"
che dilago in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.
[6]
Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso a uno
shibboleth
,
[7]
mostrando loro dei ceci (≪
ciciri
≫, nella
lingua siciliana
[8]
) e chiedendo di pronunciarne il nome; quelli che venivano traditi dalla loro pronuncia francese (
scisciri
), venivano immediatamente uccisi.
[8]
[9]
Secondo la tradizione, la rivoluzione del Vespro fu organizzata in gran segreto dai principali esponenti della nobilta siciliana. Tre furono i principali organizzatori, insieme a
Giovanni da Procida
, medico di
Federico II
, ed
Enrico Ventimiglia
,
conte di Geraci
:
A costoro si aggiunga altresi il contributo fornito da
Ruggero Mastrangelo
capitano del popolo di Palermo.
Secondo
I Raguagli Historici del Vespro Siciliano
di
Filadelfo Mugnos
, nell'organizzazione della rivolta questa fu la ripartizione:
- Ad Alaimo di Lentini fu assegnato il
Val Demone
con la citta di
Messina
. A sua volta questi affido:
- A Palmiero Abate fu assegnato il
Vallo di Mazara
e a sua volta questi affido:
- A
Gualtiero di Caltagirone
fu assegnato il
Val di Noto
, il quale si riservo di organizzare la rivolta in prima persona a
Caltagirone
,
Piazza
e
Aidone
. Affido invece:
- Mineo
e alcune terre vicine al figlio Perotto;
- Catania a Pietro Cutelli e Cau Tedeschi;
- Lentini
a Giovanni Balsamo e Lanfranco Lentini;
- Siracusa
a Perrello Modica e Pietro Manuele;
- Modica
,
Ragusa
e altri luoghi a Manfredi Mosca;
- Vizzini
ad Arnaldo Callari e Luigi Passaneto;
- Noto
a Luigi Landolina e Giorgio Cappello.
All'alba dell'indomani, la citta di Palermo si proclamo indipendente. La rivolta si estese subito a tutta la Sicilia.
Dopo Palermo fu la volta di
Corleone
,
Taormina
,
Siracusa
,
Augusta
,
Catania
,
Caltagirone
e, via via, tutte le altre citta. Infine anche
Messina
si uni alla
Communitas Siciliae
.
Successivamente, gli insorti richiesero il sostegno di
papa Martino IV
, affinche appoggiasse l'indipendenza dell'isola e la patrocinasse; tuttavia, il pontefice era stato eletto al soglio papale grazie all'appoggio dei suoi connazionali francesi e pertanto non accolse le richieste degli isolani, bensi appoggio l'azione repressiva degli angioini.
[6]
Carlo I d'Angio
tento invano di sedare la rivolta con la promessa di numerose riforme; alla fine decise di intervenire militarmente.
Famoso simbolo di quella lotta divenne il termine ≪
Antudo
!≫, una parola d'ordine usata dagli esponenti della rivolta. Antudo e l'acronimo per le parole latine "Animus Tuus Dominus" e che vuol dire "il coraggio e il tuo Signore".
Il 3 aprile 1282 veniva adottata la bandiera giallo-rossa, con al centro la
Triscele
e che diverra il vessillo di Sicilia. La bandiera venne formata dal giallo di Palermo e dal rosso di Corleone
[10]
a seguito di un atto di confederazione stipulato da 29 rappresentanti delle due citta.
Antudo
fu scritto anche nel vessillo.
A luglio, Carlo d'Angio sbarco in Sicilia, al comando di una flotta con 24.000 cavalieri e 90.000 fanti per sedare la rivolta dei siciliani e cinse d'assedio Messina, strenuamente difesa da
Alaimo da Lentini
. A Palermo, allora prevalse la tesi legittimista, per il richiamo dell'ultima degli
Svevi
, Costanza, moglie di
Pietro III d'Aragona
, figlia del defunto re
Manfredi di Sicilia
.
Pietro, insieme al suo esercito, sbarco a Trapani il 30 agosto grazie alla flotta donatagli dal Paleologo e il 4 settembre fu incoronato re a Palermo dal
parlamento siciliano
come Pietro I di Sicilia.
La
pace di Caltabellotta
fu l’accordo ufficiale di pace firmato il 31 agosto
1302
nel castello della cittadina siciliana fra
Carlo di Valois
, come capitano generale di Carlo II d'Angio, e Federico III d'Aragona; tale trattato concluse i Vespri.
I Vespri rappresentano una fondamentale tappa della storia siciliana: il lungo legame tra Sicilia e Aragona, che poi diverra inclusione dell'isola nel regno unificato alla fine del
XV secolo
, nasce in questo contesto. Tale legame realizzo l'inserimento della Sicilia nel teatro mediterraneo, in cui la Corona d'Aragona rappresentava l'avversario degli Angioini e del Papa. L'isola divenne inoltre fulcro di interessi commerciali, contesi tra le potenze marittime di quel tempo (
Valencia
-
Barcellona
,
Genova
,
Pisa
-
Firenze
,
Venezia
). Infine, moltissime famiglie nobili si trasferirono in Sicilia dalla
penisola iberica
, integrandosi con la nobilta siciliana e finendo per costituire una componente importante della nobilta isolana nei secoli successivi.
[11]
Un altro elemento degno di considerazione e la natura particolare del regno cosi nato. I ceti siciliani dominanti, attraverso il governo provvisorio, avendo richiesto a Pietro di assumere la corona, si rapportarono agli Aragonesi sempre come interlocutori piuttosto che come sudditi, nel segno di una monarchia "
pattista
", che avrebbe dovuto tutelare e conservare le tradizioni del Regno e quindi anche la sua origine. Sotto questo aspetto, la monarchia sorta nel 1282 differisce profondamente da quella costituita sull'isola dai Normanni e dagli Svevi.
[12]
I Vespri furono determinanti anche per la salvezza dell'
Impero bizantino
, che dopo la
riconquista di Costantinopoli
del
1261
aveva aumentato enormemente la sua influenza nel teatro mediterraneo, ma rischiava molto a causa delle mire espansionistiche del potente vicino angioino. Grazie alla rivolta in Sicilia, Carlo fu costretto ad abbandonare la sua campagna di conquista nei Balcani dopo una catastrofe senza precedenti, che coinvolse lo stesso papa. Non avendo piu nessuno a supportarlo,
Filippo di Courtenay
, figlio dell'ultimo
imperatore latino di Costantinopoli
, non veniva preso sul serio da nessuno, mentre la potente Venezia si avvicinava al Regno d'Aragona e all'Impero Bizantino.
- ^
Si noti che molti studiosi siciliani, fra cui
Michele Amari
, preferiscono la denominazione di ≪Guerra del Vespro≫ o ≪Vespro siciliano≫ rispetto a ≪Vespri≫ che considerano una francesizzazione.
- ^
Fara Misuraca, Il Vespro (L’eredita di Federico II e gli eventi che portarono al Vespro), Pre-testi
, su
mondimedievali.net
, 24 ottobre 2007.
URL consultato il 18 settembre 2020
(archiviato dall'
url originale
il 24 ottobre 2007)
.
- ^
Senza dimenticare Michele VIII Paleologo e l'appoggio della nobilta siciliana e catalana.
- ^
Runciman
, p. 280
.
- ^
a
b
Montanelli e Gervaso
, p. 34
.
- ^
a
b
Montanelli e Gervaso
, p. 35
.
- ^
Si veda il
Libro dei Giudici
,
Giudici 12,5-6
, su
laparola.net
.
.
- ^
a
b
Runciman
, p. 281
.
- ^
S. Schiro,
Per un pugno di ceci
, su
palermoviva.it
, Palermo Viva.
- ^
La bandiera della Regione Siciliana
, su
pti.regione.sicilia.it
.
- ^
Benigno e Giarrizzo
, pp. 1-2
.
- ^
Benigno e Giarrizzo
, p. 2
.
- Indro Montanelli
e
Roberto Gervaso
,
L'Italia dei secoli d'oro - Il Medio Evo dal 1250 al 1492
, collana
Storia d'Italia
,
Milano
, Rizzoli, 1967.
- Giovanni Battista Niccolini
(1882),
Vespro Siciliano: storia inedita
, per cura di Corrado Gargiolli. Pubblicato da D. G. Brigola.
- Francesco Benigno e
Giuseppe Giarrizzo
,
Storia della Sicilia
, vol. 3, Roma-Bari, Laterza, 1999,
ISBN
88-421-0535-X
.
- Leonardo Bruni
,
History of the Florentine People
, Harvard, 2001
[1416]
,
ISBN
0-674-00506-6
.
- (
EN
)
Vespri siciliani
, in
Enciclopedia Britannica
, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Santi Correnti
,
Il Vespro
[
collegamento interrotto
]
- (
EN
)
Steven Runciman
,
The Sicilian Vespers
, 1958,
ISBN
0-521-43774-1
.
- I vespri siciliani
, Edizioni Dedalo, 1997,
ISBN
88-220-0508-2
.
- (
FR
) Julien Thery,
Les Vepres siciliennes
, collana
Les trente nuits qui ont fait l'histoire
, Belin, 2014, pp. 89-103,
ISBN
978-2-7011-9010-5
.
- Denis Mack Smith
,
Storia della Sicilia medievale e moderna
, IX, Laterza, 2009
[1968]
,
ISBN
978-88-420-2147-6
.
- (CAT)
Colomer Perez, Guifre,
Memories de la guerra de les Vespres (1282-1285). Controversies ideologiques i conflictes politics a la Mediterrania occidental
, Tesi Doctoral URV, 2022, http://hdl.handle.net/10803/675697