La
Sonata per pianoforte n. 9, Op. 14 n. 1
in mi maggiore venne composta da
Ludwig van Beethoven
nello stesso periodo della celebre
Patetica
e della compagna
sonata n. 10, Op. 14 n. 2
. Questi lavori, oltre ad essere presi in gran considerazione dal compositore per diverso tempo, riscontrarono anche numerosi pareri favorevoli da parte della critica musicale. Nel 1801 Beethoven ricavo da questa composizione un arrangiamento per quartetto d'archi, nella piu comoda tonalita di fa maggiore.
Il primo movimento si apre nei toni alti con una serie di quarte ascendenti, poi seguite dall'echeggiare di una frase in diverse ottave. Il secondo tema, in si maggiore, si basa su una scala cromatica ascendente. Lo sviluppo e pieno di arpeggi in semicrome nei toni bassi, e scale in semicrome nei toni alti accompagnano l'inizio della ripresa. Il movimento termina comunque dolcemente.
Il secondo movimento e paragonabile ad un minuetto; la sezione principale non si risolve in una cadenza completa, ma termina su una corda in mi maggiore che somiglia alla dominante del la minore. All'inizio essa precede, senza modulazione intermedia, il trio - definito
Maggiore
- in do; dopo il suo ritorno, la coda riprende brevemente l'accordo in do maggiore prima di tornare al mi minore.
Eccetto qualche passaggio nel rondo (come appunto il ritorno finale), la sonata e di facile esecuzione. Stilisticamente, tuttavia, essa introduce quel carattere di "Sturm und drang", con cui molto spesso Beethoven venne identificato. Egli dona un colore drammatico al contrasto tra i passaggi lirici dall'agile sviluppo, e le sezioni tematiche strutturali; inoltre sfrutta la variazione e la dinamiche contrastanti fra maggiore e minore, usando la minore parallela e la sottodominante della maggiore corrispondente (da mi minore a do maggiore).
Il primo movimento della nona sonata per pianoforte di Beethoven e un
Allegro
in tempo
quattro quarti
, tagliato nella tonalita di base di mi maggiore. La struttura e quella della
forma-sonata
[1]
: esposizione (due temi) ? sviluppo ? ripresa e coda finale.
Il primo tema (esposto nella tonalita di base: mi maggiore) e un'ampia e distesa melodia di
minime
poste in progressione ascendente su
intervalli di quarta
con un guizzo finale [bb. 1-4]:
[2]
Alla battuta 5 inizia subito la codetta del tema (bb. 5-12). Nelle prime due battute appare un rapido inciso, che echeggiando scende per ottave verso il registro basso del pianoforte; il ritmo quindi si fa piu ampio e la struttura piu
polifonica
, fino alla ricomparsa del tema (battuta 13), per una seconda esposizione di chiusura. Interessante, in questa seconda esposizione, e il progressivo infittirsi della trama del tessuto musicale: un crescendo ed una salita
cromatica
porta l'accento dall'inizio della battuta a meta battuta, grazie all'inserimento di diversi elementi
sincopati
e un progressivo spostamento delle legature [bb. 13-22]:
[3]
Il progressivo cromatismo delle ultime fasi del primo tema porta ad alcuni accordi sulla
sopratonica
(fa diesis maggiore), per preparare l'entrata del secondo tema alla
dominante
(si maggiore). In ambiente tonale di mi maggiore, il fa diesis maggiore e la dominante della dominante: si maggiore. In effetti questa seconda esposizione del primo tema assume anche la funzione di
ponte modulante
(di preparazione armonica all'entrata del secondo tema). I cromatismi (la diesis) sono importanti anche da un punto di vista strutturale, perche e in questa zona che ”e collocata la tradizionale semicadenza sulla dominante della dominante”.
[3]
Il secondo tema (dal carattere poco pianistico, ma ben contrapposto al primo tema
[2]
) si basa su una scala cromatica ascendente di minime e
semiminime
preceduta da una
quartina
discendente di
crome
in posizione di
anacrusi
. Il tema e sviluppato su due frasi simmetriche [bb. 21-30]:
La codetta al secondo tema (bb. 30-38), che riprende con insistenza l'inciso iniziale delle quattro crome, si riallaccia direttamente alla coda dell'esposizione (bb. 38?60) in ambiente armonico della dominante (si maggiore). Questa puo essere divisa in quattro parti: (1) misure 38?46; (2) misure 46?49; (3) misure 49?56; (4) misure 57?60. Le parti (1) e (3) sono “forti”, mentre le parti (2) e (4) sono “deboli”
[4]
. La quarta parte di questa coda e dedicate ad un'ultima apparizione del tema principale alla dominante (si maggiore ? elemento armonico “debole” rispetto alla tonica). Il segno di ritornello indica che tutta l'esposizione va ripetuta.
Lo sviluppo propone subito il tema fondamentale alla tonica (mi maggiore), ma dopo sole quattro misure appare un nuovo tema appassionato alla
sottodominante
minore (la minore) trasformando questo sviluppo in un episodio lirico (bb. 66-70):
[3]
Questo nuovo tema formato da arpeggi di
semicrome
dei toni bassi e da scale di
crome
nel soprano, viene lungamente esposto. Nella parte centrale una modulazione porta l'ambiente armonico al do maggiore (battuta 76)
[3]
e solamente alla fine un'ulteriore modulazione alla dominante (si maggiore) e una nuova frase (battuta 82), piu vicina alle figurazioni del tema di base, prepara il ritorno del tema fondamentale alla tonica (mi maggiore).
Nella ripresa il primo tema si ripresenta con una nuova veste: le minime del tema sono rinforzate da poderosi accordi a quattro note, mentre l'accompagnamento che prima era realizzato da accordi sincopati di crome ribattute viene sostituito da rapide scale ascendenti di semicrome sempre sincopate (manca la prima semicroma di ogni scaletta) (bb. 92-95):
La codetta del tema (bb. 96-103) invece non viene cambiata rispetto all'esposizione. La seconda esposizione del tema, sempre rispetto all'esposizione, si prolunga di una misura, mentre l'ambiente armonico si sposta dalla tonica (mi maggiore) alla sopradominante (do maggiore). Alla fine pero un'ulteriore modulazione alla dominante (si maggiore), prepara l'entrata del secondo tema, come previsto dalle norme della forma-sonata
[5]
alla tonica (mi maggiore). Il secondo tema, a parte il cambio tonale, si ripresenta simile all'esposizione. La codetta del secondo tema, come di consueto, si riallaccia alla coda finale del movimento. Riappaiono le quattro frasi conclusive dell'esposizione, ora pero esposte nella tonica (mi maggiore): (1) misure 130?138; (2) misure 138?142; (3) misure 142?148; (4) misure 149?163. L'ultima parte o frase (quella del tema fondamentale) si prolunga alquanto e porta direttamente a un finale “dolce” e tranquillo, in quanto Beethoven mantiene il carattere “debole” della frase fino in fondo.
Il secondo movimento e un
Allegretto
in tempo tre quarti nella tonalita di mi minore. La forma e quella di un
minuetto
tripartito con la sezione centrale in modo maggiore
[6]
La prima parte e costruita da tre
periodi
di due
frasi
ognuno. Il primo periodo e dedicato al tema del movimento (esposizione del minuetto): la prima frase (battute 1?8; domanda) inizia alla tonica e si chiude con una
semicadenza
alla dominante (si maggiore); la seconda frase (battute 9?16; risposta) e quasi identica alla prima: inizia alla tonica (la melodia pero e suonata ad un'ottava piu alta) e si chiude con una cadenza perfetta sulla tonica (mi minore) (bb. 1-16)
[6]
Anche la seconda parte (sviluppo del minuetto) e formata da un periodo a due frasi: la prima frase (battute 17?24; domanda) riprende l'inciso iniziale della battuta 1, lo ripropone tre volte e termina con una cadenza sul relativo maggiore (sol maggiore); analogamente all'esposizione la seconda frase (battute 24?32; risposta) ripete la prima ad una ottava piu alta, terminando con una semicadenza sulla dominante (si maggiore) arrestandosi su una
corona
.
[6]
L'ultimo periodo (ripresa e coda finale) e anch'esso formato da due frasi: la prima ripropone il tema alla tonica (bb.32?40); la seconda (bb. 40?62) chiude questa prima parte con una coda modulando alla fine sul mi maggiore.
La seconda parte e il classico
trio
del minuetto. La tonalita e do maggiore (
sopradominante
di mi minore). Il brano e diviso in tre parti: (1) esposizione del tema (di due frasi, l'ultima con codetta) con ripetizione (battute 63?78):
(2) breve sviluppo (battute 79?87); (3) ripresa del tema con cadenza finale sul si maggiore (dominante del mi) attraverso i
gradi
VI?V?I (do maggiore ? la minore ? mi minore):
Nella terza parte si riprende integralmente il minuetto in mi minore e si conclude con una coda di sedici misure, dove viene riproposto il trio, e nelle ultime battute si riprende la cadenza conclusiva del trio per risolvere definitivamente sulla tonica (mi) [bb. 163-176]:
[6]
L'ultima battuta (con corona) pur essendo vuota e necessaria per chiudere adeguatamente l'unita modulare “forte-debole” di due battute, con la quale e costruito quest'ultimo periodo. Cio indica quanto importante sia per Beethoven il senso ritmico e la sua quadratura.
[6]
Il terzo movimento e un
rondo
in quattro quarti tagliato, in tempo di
Allegro comodo
e nella tonalita di base (mi maggiore). La struttura formale e quella tipica di un rondo con le classiche tre esposizioni del tema (piu una quarta come coda finale) ed alcuni episodi intermedi.
[7]
La prima esposizione del tema occupa le prime 22 battute ed e divisa in due parti: (1) esposizione del tema (con conclusione sulla dominante) con una breve codetta (bb. 1?9); (2) riesposizione inalterata del tema (alla tonica)
[6]
, con la codetta che si trasforma in un breve sviluppo che modula decisamente sulla dominante (bb. 10?22). Il tema, molto semplice, e accompagnato da
terzine
di crome in arpeggio:
Alla battuta 23 appare il primo episodio intermedio (molto breve: termina alla battuta 32) tutto impostato sulla dominante (si maggiore).
Hugo Riemann
ha visto in quest'idea un secondo tema di sonata, e quindi la possibilita di definire questo movimento come un
Rondo-Sonata
. In realta la seconda idea e appena abbozzata (si tratta quasi di una cadenza) e nella ripresa si ripresenta alla sottodominante (e non alla tonica come previsto)
[8]
Il tema di questo episodio e sviluppato in due frasi ed una codetta (bb. 23?32):
La seconda esposizione del tema (battute 32?48) e simile alla prima fino alla seconda codetta che modula alla
mediante
(sol maggiore). Per rompere la monotonia del rondo qui Beethoven introduce una specie di trio in sol maggiore
[8]
, nel quale la mano destra procede per terzine di crome e la mano sinistra si produce in un'idea sincopata di ottave di semiminime appena accennata (bb. 49-55):
La terza esposizione del tema (bb. 85-100) e sempre nella tonica (mi maggiore), ma abbreviata: viene presentata solamente una frase con una codetta che alla fine modula alla sottodominante (la maggiore). Ed e in questa tonalita che torna il primo episodio intermedio (bb. 100-110). Alla fine alcune modulazioni cadenzali concluse da un accordo di
settima diminuita
preparano l'ultima ripresa del tema del rondo.
[8]
Alla battuta 110 inizia l'ultima esposizione del tema del rondo, suonata in stile
rubato
: prima la mano destra e in ritardo rispetto alla mano sinistra, poi viceversa
[6]
[bb. 110-116]:
La coda finale (b. 123) inizia con alcune figurazioni cromatiche in
pianissimo
per concludere sulla tonica (mi) con alcuni accordi in ottava, realizzando una cadenza perfetta (V?I).
- Giovanni Guanti,
Invito all'ascolto di Beethoven
, Milano, Mursia, 1995,
ISBN
88-425-1647-3
.
- (
EN
,
FR
)
Lista completa delle opere di Beethoven
, su
infopuq.uquebec.ca
.
URL consultato il 17 dicembre 2008
(archiviato dall'
url originale
il 31 dicembre 2008)
.
- Charles Rosen
,
Le sonate per pianoforte di Beethoven
, Roma, Casa Editrice Astrolabio, 2008, p. 162-165,
ISBN
978-88-340-1532-2
.
- Gaspare Scuderi,
Beethoven. Le sonate per pianoforte
, Padova, Franco Muzzio & C., 1985, p. 83-87,
ISBN
88-7021-278-5
.
- Gerald Abraham
,
L'eta di Beethoven
, Milano, Feltrinelli, 1984,
ISBN
88-07-21008-8
.
- Charles Rosen
,
Lo stile classico Haydn Mozart Beethoven
, Milano, Feltrinelli, 1982.
- Giancarlo Chiaramello,
Elementi di composizione musicale
, Padova, Franco Muzzio & C., 1985,
ISBN
88-7021-286-6
.
- Riccardo Nielsen,
Le forme musicali
, Bologna, Bongiovanni Editore, 1961,
ISBN
88-7021-286-6
.
- Nikolaj Andreevi? Rimskij-Korsakov
,
Trattato pratico di armonia
, Milano, Casa Musicale Sonzogno, 1977.
- Otto Karolyi,
La grammatica della musica
, Torino, Giulio Einaudi, 1969.