I popoli romani (
rom
,
sinti
,
camminanti
) sono una minoranza etnica e linguistica non riconosciuta
[1]
in Italia. Secondo il Consiglio d'Europa
[2]
, la loro presenza varia dalle 110 000 alle 170 000 unita, di cui circa 70 000 con cittadinanza italiana, quindi circa lo 0,25% della popolazione italiana. In realta l'Italia non dispone di strumenti giuridici per definire in maniera esatta il numero di persone ascrivibili alle comunita rom
[3]
. I rom autoctoni (discendenti di gruppi presenti in Italia sin dal
Medioevo
) sarebbero circa 45 000, mentre gli altri sarebbero di piu recente arrivo da altri paesi europei
[4]
[5]
, quali le Repubbliche dell'ex Jugoslavia, la Romania e la Bulgaria
[6]
. La maggior parte dei rom italiani e stanziale e urbana con forme di nomadismo ormai estinte
[7]
. Nei cosiddetti "campi nomadi", secondo i rapporti pubblicati nel 2021 da enti di monitoraggio nazionali, vivono in tutto 17 800 persone, tra le quali il 55% e rappresentato da minori
[8]
. Alla luce di tali informazioni, e possibile affermare che in Italia poco piu di un rom su dieci vive all'interno dei cosiddetti "campi rom".
Boccaccio Boccaccino,
Zingarella
, 1516-1518 ca., Tempera su Tavola, 24 × 19 cm Galleria degli Uffizi, Firenze
Rom italiani in viaggio verso la Spagna (data sconosciuta)
Donne rom a Milano, marzo 1984
Si stima che la popolazione romani arrivo in Europa prevalentemente tra il
XIV
ed il
XV secolo
.
[9]
Da tener presente un documento del 4 marzo 1283 emesso dalla magistratura veneziana dei Signori di Notte, che tutelava l'ordine pubblico a Venezia, in cui si ordina di allontanare dalla citta i "gagiuffi" (termine antico che deriva probabilmente da "egiziano" e significava quindi "zingaro")
[10]
.
Si ritiene che i primi rom e sinti siano arrivati in Italia nel
1392
come conseguenza della
battaglia del Kosovo
fra le
armate ottomane
e quelle serbo-cristiane: con la vittoria delle prime, si affermo l'influenza
islamica
nei
Balcani
.
[11]
In un documento del
1390
, si registra l'arrivo di un gruppo nomade a
Penne d'Abruzzo
; si trattava del primo nucleo di rom in Italia, oggi chiamati
rom abruzzesi
[12]
.
Per l'Italia sono fondamentali due cronache: la
Cronica di Bologna
, di autore anonimo, e il
Chronicon Foroliviense
di frate
Girolamo Fiocchi
; da questi testi si desume che i primi zingari sono arrivati a
Bologna
e a
Forli
nel
1422
(documenti degli archivi municipali, deliberazioni e conti dei comuni in cui compaiono le varie liberalita concesse su richiesta dei rappresentanti degli zingari).
[13]
La prima cronaca italiana che ci racconta della presenza dei rom e attribuita ad un documento del XV secolo, una cronaca di un anonimo bolognese (la "
Historia miscellanea bononiensis
"), dove si racconta dell'arrivo a
Bologna
, nel
1422
, di una comunita nomade:
≪A di 18 de luglio venne in Bologna uno ducha d'Ezitto, lo quale havea nome el ducha Andrea, et venne cum donne, puti et homini de suo paese; et si possevano essere ben cento persone (...) si demorarono alla porta de Galiera, dentro et fuora, et si dormivano soto li portighi, salvo che il ducha, che stava in l'albergo da re; et (...) gli andava de molta gente a vedere, perche gli era la mogliera del ducha, la quale diseva che la sapeva indivinare e dire quello che la persona dovea avere in soa vita et ancho quello che havea al presente, et quanti figlioli haveano et se una femmina gli era bona o cativa, et s'igli aveano difecto in la persona; et de assai disea il vero e da sai no (...)Tale duca aveva rinnegato la fede cristiana e il Re d'Ungheria prese la sua terra a lui. Dopodiche il Re d'Ungheria volle che andassero per il mondo 7 anni e che si recassero a Roma dal Papa e poscia tornassero alloro Paese.≫
Nell'agosto dello stesso anno alcune cronache proverebbero la presenza di una banda di nomadi in altre citta italiane. In una sorprendente cronaca di
frate Girolamo dei Fiocchi
da
Forli
[14]
viene riferito che "
Aliqui dicebant, quod erant de India
". Benche in questa cronaca non sia chiaro chi siano gli "aliqui" si tratta del primo documento in cui si fa riferimento alla probabile origine indiana dei rom, anche se l'elenco comprendeva anche la
Caldea
, la
Nubia
, l'
Etiopia
, l'
Egitto
ed addirittura il continente scomparso di
Atlantide
[15]
Sia a Bologna che a Forli, oltre che per i tratti somatici che ne caratterizzavano l'appartenenza a una diversa etnia, gli
zingari
furono notati soprattutto per l'aspetto rude ed "inselvatichito" dalla fame e dalle difficolta.
[16]
A partire dal
1448
, alcune comunita di "zingari" si insediarono nell'Italia settentrionale, nel territorio compreso tra
Ferrara
,
Modena
,
Reggio
e
Finale Emilia
. Stazionavano in aree di confine, spesso gravitando intorno ai principali luoghi di mercato dove potevano commerciare in cavalli, utensili di rame e di ferro fabbricati da loro stessi, e le donne si dedicavano al vaticinio del futuro. A volte i
Cingari
militarono come mercenari al soldo dei signori, come nel
1469
per gli
Estensi
di Ferrara, o per i
Bentivoglio
di Bologna nel
1488
. In quegli stessi anni le cronache riportano il loro arrivo a Napoli.
[17]
I rom recavano lettere firmate dal santo Padre, sulla cui autenticita permangono forti dubbi, in cui si chiedeva protezione e che per quasi un secolo ricorreranno nelle varie e sporadiche cronache attestanti la presenza dei primi gruppi rom nella penisola.
La cronaca della citta di
Fermo
riporta che era stato esibito un documento del Papa "
che permetteva loro di rubare impunemente
".
Di eventuali lettere firmate dal
Santo Padre
non e stata trovata traccia negli archivi vaticani, anche se un documento che attesta la presenza dei rom a
Napoli
nel
1435
lascerebbe aperta l'ipotesi che alcune di queste comunita nomadi siano passate per
Roma
.
Tra il
1470
ed il
1485
e riportata notizia che "
conti del Piccolo Egitto
" circolavano nel modenese, provvisti di passaporto del signore di
Carpi
.
E tuttora in dubbio l'origine dei gruppi di "
Egiziani
" che arrivarono in Italia nel
XV secolo
, se essi venissero via terra dall'
Europa centrale
o dal nord oppure se essi siano venuti via mare dai Balcani gia durante la caduta dell'
impero bizantino
.
La possibile origine rom di un pittore abruzzese,
Antonio Solario
, detto lo "
Zingaro pittore
", lascerebbe supporre che l'arrivo dei rom in
Italia
andrebbe datato precedentemente il
1422
.
Attraverso l'
Adriatico
e lo
Jonio
, spesso uniti a
dalmati
e
greci
in fuga dall'avanzata dei turchi nei Balcani, diverse comunita cominciarono ad insediarsi nell'Italia Centrale e meridionale, specialmente in
Abruzzo
e
Puglia
, provenienti principalmente da
Ragusa
, crocevia obbligato tra le strade dei Balcani e quelle dei mari, incentivati da vantaggi fiscali concessi dagli
Aragonesi
.
[18]
Amedeo Modigliani
,
Zingara con bambino
(National Gallery of Art , Washington)
Movimenti analoghi si ebbero nello stesso periodo anche verso la
Sicilia
, dove gia nel
XV secolo
il nome "zingari" viene registrato negli atti dei notai di
Palermo
e nei registri della cancelleria della citta di
Messina
, nella quale i "Cingari", ritenuti provenienti dalla
Calabria
, erano equiparati ad una
universitas
e godevano di autonomia giudiziaria. Secondo alcuni studiosi la successiva migrazione verso le coste sudorientali della Spagna, insieme ad altri profughi greci, sarebbe partita dalla Sicilia, e sarebbe provata, gia dalla meta del XV secolo, dalla presenza dei "zinganos" in
Sardegna
e
Corsica
, isole situate lungo la rotta commerciale con la penisola iberica.
[19]
Un altro documento interessante e datato
1506
e riferisce del seppellimento ad
Orvieto
di tale "
Paolo Indiano, capitano dei cingari
", che aveva prestato servizio nell'esercito veneziano.
[20]
La prima testimonianza scritta di
lingua romani
in
Italia
e datata al
1646
e si trova in una
commedia
di
Florido dei Silvestris
, nella quale e riportata la frase "
tagar de vel cauiglion cadia dise
" (ritrascrivibile in: "
t(h)agar devel, k aviljom kadja dise
"), che significa "Signore Iddio, che sono giunto (in) questa citta".
[21]
Questa espressione corrisponderebbe al secondo "strato" della classificazione linguistica fatta da
Marcel Courthiade
e costituirebbe un elemento per sostenere che i Rom siano arrivati in Italia dai Balcani.
Nelle varie cronache che raccontano dell'incontro con queste comunita di "pellegrini", un importante aspetto e legato al
dono
della
divinazione
o della predizione del futuro, cosi come il commercio dei cavalli, che i rom accompagnavano alle loro richieste di aiuto.
Le stesse cronache, allo stesso tempo, sono anche le prime a testimoniare dell'insorgere dei pregiudizi nei confronti dei rom, i quali vengono spesso accusati di furti.
In
Italia
, secondo lo
European Roma Rights Centre
si stima che ci siano tra i 90 000 e i 110 000 Rom,
Sinti
,
Camminanti
, e altre minoranze
romani
, mentre secondo l'
Opera Nomadi
(e altre organizzazioni di volontariato) sarebbero tra i 120 000 e i 140 000, di cui circa 70 000 hanno la nazionalita italiana. La discordanza di questi numeri, secondo la Commissione Straordinaria del Senato delle Repubblica per la tutela e la promozione dei diritti umani dipende dal "vuoto di conoscenza, dovuto in parte all'impossibilita di eseguire censimenti su base etnica ma anche, in parte, a causa di una certa reticenza nel dichiarare un'identita fortemente stigmatizzata"
[22]
. I rom di antico insediamento sarebbero circa 45 000, di questi circa l'80% e discendente dalle popolazioni di
lingua romani
migrate in Italia a partire dal
1400
, mentre il restante 20% e costituito da rom provenienti dai paesi dell'
Europa orientale
:
[4]
[5]
fonti risalenti al 2008.
Si stima che circa la meta di questa popolazione sia composta da minori, bambini e giovani adolescenti e che solo il 3% supera i 60 anni.
Il tasso di natalita e elevato (5/6 figli per i nuclei familiari di nuova formazione); anche il
tasso di mortalita
e elevato.
[13]
Schedatura dei rom in Italia nel 2008
A seguito dell'
ordinanza
di
protezione civile
del 30 maggio 2008 di procedere all'identificazione di tutti coloro che vivono nei campi nomadi, partendo dalle Regioni
Campania
,
Lombardia
e
Lazio
, il
Ministero dell'interno
ha costituito un gruppo di lavoro con le altre amministrazioni interessate (
Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali
e
Ministero dell'istruzione, dell'universita e della ricerca
) e con l'
UNICEF
, al fine di elaborare un piano di attuazione degli interventi successivi al censimento. A seguito del censimento effettuato nelle tre regioni sono stati individuati complessivamente 167 accampamenti, di cui 124 abusivi e 43 autorizzati, ed e stata registrata la presenza di 12 346 persone, tra le quali 5.436 minori.
[23]
Le migrazioni di
popoli romani
dall'Europa orientale che hanno interessato l'Italia nel Novecento sono state principalmente le seguenti: alla fine della
Seconda guerra mondiale
, dalla
Croazia
di lingua italiana; a cavallo degli anni sessanta e settanta, a seguito del terribile
terremoto
che devasto la
Macedonia
(
Skopje
); gia dal 1987, e poi soprattutto con il grande esodo verificatosi a seguito della guerra nella ex
Jugoslavia
(1991), principalmente dalla
Bosnia ed Erzegovina
e dal
Kosovo
; infine alla fine del socialismo reale, quindi dai paesi dell'Europa orientale.
[24]
Rom abruzzese
in piedi sul proprio cavallo, circa 1960
In Italia la
popolazione romani
si divide tra:
[
senza fonte
]
- Rom
italiani: circa 90 000 (30 000 nel
Sud Italia
), di cui:
- Rom
harvati
: 7000 giunti dalla
Jugoslavia
settentrionale dopo la
seconda guerra mondiale
. I
khalderasha
(stagnini) ne costituiscono un sottogruppo.
- Rom
lovari
: 1000, si occupano principalmente dell'allevamento di cavalli (la parola viene dall'ungherese
lo
, che significa appunto cavallo).
- Rom
rudari
: di origine romena, arrivati in Italia negli anni '60. Musicanti e artisti di strada, lavorano anche il rame e vivono in accampamenti lungo la
via Tiburtina
, a Roma.
[25]
- Rom abruzzesi
e molisani, giunti in Italia al seguito degli
arbereshe
dall'
Albania
dopo la battaglia di
Kosovo Polje
nel
1392
, parlano
romani
mescolato ai dialetti locali e praticano l'allevamento e il commercio di cavalli, oltre che, nel caso delle donne, la
chiromanzia
(
romnia
). Diversi nuclei sono emigrati in vari centri del
Lazio
a partire dal
Novecento
- Rom napoletani
(
napulengre
), ben integrati, fino agli
anni settanta
si occupavano principalmente della fabbricazione di attrezzi da pesca e di spettacoli ambulanti, vivono soprattutto in provincia a
Giugliano in Campania
e un grosso concentrato vive da molti anni nella periferia di
Napoli
maggiormente a
Ponticelli
e
Scampia
.
- Rom cilentani
: 800 residenti ad
Eboli
, con punte di elevata alfabetizzazione
- Rom lucani
: la maggior parte di loro sono allevatori di cavalli, risiedono in diverse zone della
Basilicata
soprattutto a
Francavilla in Sinni
e
Melfi
- Rom pugliesi
, si dedicano in maggioranza all'agricoltura ed all'allevamento di cavalli (alcuni di loro gestiscono macellerie equine)
- Rom calabresi
: uno dei gruppi piu poveri, con 1550 persone ancora residenti in abitazioni di fortuna
- Camminanti
siciliani: 2000 persone
- Rom balcanici
o
jugoslavi
: circa 70 000, presenti principalmente nel
Nord Italia
.
- Rom della Romania
: fino al 2015 erano il gruppo in maggior crescita; hanno comunita a
Milano
,
Roma
,
Napoli
,
Bologna
,
Bari
,
Pescara
,
Genova
. Le numerose azioni di sgombero forzato hanno spinto molte di queste comunita al ritorno nel paese d'origine o al trasferimento in altri paesi europei. Con lo scoppio della pandemia da Covid-19 e andata aumentando la spinta verso il paese d'origine, giudicato piu sicuro sotto il profilo sanitario e con una prospettiva di qualita della vita ritenuta migliore
[26]
.
- Sinti
: 30 000 persone con cittadinanza italiana, residenti principalmente in Nord e Centro Italia e un tempo occupati principalmente come giostrai, mestiere che pero sta scomparendo e che li costringe a reinventarsi in nuovi mestieri, da rottamatori a venditori di
bonsai
. I sinti non si riconoscono come
rom
ma fanno parte della piu ampia
popolazione romani
.
I rom italiani parlano principalmente la lingua italiana. Coloro che sono di origine dell'Europa orientale parlano spesso anche le lingue dei paesi d'origine (romeno, serbocroato). La
lingua romani
, nei suoi diversi dialetti, e anche parlata da tali gruppi.
La lingua rom non e riconosciuta come
minoranza linguistica
dalla normativa in tema di
tutela delle minoranze linguistiche
(L. 482/1999), approntata in applicazione dell'art. 6 della
Costituzione italiana
.
La comunita italiana piu antica e il grande gruppo dei rom dell'Italia centro-meridionale, giunti verosimilmente dai Balcani e insediatisi in
Abruzzo
,
Molise
,
Campania
,
Puglia
,
Calabria
fin dal
XV secolo
.
Il
romani
parlato dai rom italiani, fortemente influenzato dai dialetti regionali, oggi e quasi del tutto dimenticato e sopravvive pressoche esclusivamente nella memoria degli anziani
[27]
e nell'uso comune di alcune frasi in
gergo
.
I rom in Italia spesso vengono definiti "
nomadi
", benche la maggior parte di loro voglia radicarsi in un territorio, in conseguenza del venire meno, nell'economia contemporanea, del “prestigio sociale” delle attivita professionali (giostrai, venditori di cavalli, arrotini, circensi, etc.) connesse alla loro secolare storia nomadica. La definizione, che contiene una “
promessa della temporaneita e della estraneita della comunita dai residenti
” costituisce un nesso inscindibile con la
discriminazione
che subiscono gli "zingari". La
Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza
(ECRI), nei suoi “rapporti sull'Italia”, ha invitato diverse volte ad abbandonare, nelle “
politiche a riguardo di rom e sinti
”, il “
falso presupposto che i membri di tali gruppi siano nomadi
”, in base ai quali viene attuata “
una politica di segregazione dal resto della societa
”, con l'installazione di "campi nomadi", concepiti in base al principio della presenza temporanea dei rom, in molti casi senza accesso ai servizi piu basilari, favorendo la deresponsabilizzazione delle amministrazioni locali dal dover fornire servizi scolastici e sociali finalizzati all'integrazione.
[28]
[29]
Una analoga obiezione e stata mossa all'Italia anche dalle
Nazioni Unite
, da Doudou Diene, nel suo rapporto sull'Italia.
[30]
La politica segregazionista, e stato osservato, contraddice le stesse intenzioni degli attuatori, che spesso mettono l'accento sulle politiche di pubblica sicurezza e di controllo sociale degli "zingari". L'isolamento e la scarsa visibilita dei campi favorisce “l'occultamento e la dissimulazione degli elementi pericolosi”, aggravando la situazione sia dal punto di vista della incolumita di chi vive nei campi, sia peggiorando il giudizio negativo su chi vive nei campi.
[31]
Il presunto nomadismo e stato utilizzato dal legislatore italiano anche per escludere le comunita parlanti la lingua romani dai benefici della legge n. 482 del 1999.
[32]
Contrariamente a quanto ritenuto in passato, quando si pensava che le comunita rom tendessero a preservare l'unita della
famiglia estesa
(comprendente fino a 60 persone), cercando allo stesso tempo di non mescolarsi con altri gruppi, tale concetto e superato, la maggior parte dei rom in Italia e infatti stanziale e vive in abitazioni convenzionali
[33]
. Esistono tuttavia ancora esempi di insediamenti monoetnici
realizzati dalle amministrazioni locali
[
senza fonte
]
. Si tratta principalmente di
insediamenti formali all'aperto
, denominati "campi rom",
microaree
abitate da famiglie allargate,
centri d'accoglienza
riservati esclusivamente a persone rom e
edifici di edilizia residenziale pubblica
dal forte carattere monoetnico.
Sono 109 i cosiddetti "campi nomadi" autorizzati, presenti in 62 comuni italiani e abitati da 11.300 persone
[
manca riferimento temporale
]
, le cui unita abitative sono costituite da container, roulotte, tende e baracche. Le condizioni igieniche e di sicurezza abitativa sono talvolta precarie, non sono rari gli incendi e gli incidenti mortali dovuti all'utilizzo di candele (spesso manca l'elettricita). Oltre ai campi formali, esistono diversi campi informali, abitati principalmente da rom dell'est Europa.
Al loro interno si stima una presenza di circa 6.500 persone
[
senza fonte
]
. In Emilia Romagna sono stati compiuti tentativi di realizzare microaree per famiglie allargate
[26]
. In altri casi si e trattato di realizzare aree residenziali su base etnica per famiglie rom come nel caso del villaggio del "
Guarlone
" a
Firenze
. L'esperienza inizialmente sembrava aver dato un esito positivo, poiche, nel 1998,
a dieci anni di distanza, l'area residenziale ed i suoi abitanti fanno parte integrante del quartiere, [...] e l'attenzione con la quale gli abitanti curano l'area smentisce lo stereotipo del rom secondo il quale "non e abituato a vivere in casa e vive nello sporco"
;
[34]
. Successivamente e andato pero consolidandosi il pensiero che la realizzazione di spazi abitati monoetnici anche in muratura non puo rappresentare la giusta soluzione
[35]
. Altri villaggi rom, con esiti di inclusione fallimentari, sono stati costruiti a
Cosenza
nel
2001
in via degli Stadi, a Gioia Tauro nel 1992 nel quartiere Ciambra, a Pisa nel 1996 nel quartiere di Coltano, ad
Arghilla
, quartiere periferico di
Reggio Calabria
.
Tra i rom provenienti dalla ex-
Iugoslavia
, circa 30-40.000 persone, presenti in molti casi da piu decenni in Italia, con una larghissima presenza di “immigrati di terza generazione”, ragazzi cioe nati in Italia da genitori, a loro volta nati in Italia, ad oggi solo una piccola parte di loro si trova in una condizione di apolidia di fatto. Secondo recenti studi e possibile sostenere che siano circa 860 le persone provenienti dall'ex-Iugoslavia a forte rischio apolidia presenti negli insediamenti italiani
[36]
.
Al deflagrare delle
guerre jugoslave
, molti si trovavano gia sul territorio italiano, altri invece sono emigrati successivamente per fuggire dalla guerra e dalle persecuzioni etniche, venendosi cosi a trovare in una condizione di
apolidia
di fatto, che nella stragrande maggioranza dei casi le autorita governative italiane non hanno inteso tutelare, violando gli obblighi derivanti dalla
convenzione di Ginevra
relativa allo status degli apolidi, obbligando i richiedenti a esibire un certificato di iscrizione anagrafica nel proprio paese, condizione questa impossibile sia per la distruzione dei registri anagrafici in molte citta della
Bosnia ed Erzegovina
e del
Kosovo
, sia perche rom nati in Italia.
[37]
In Italia fino ad alcuni anni fa era presente un numero variabile tra i 30 e 40 000
rom provenienti dalla Romania
arrivati negli ultimi anni, a partire dalla seconda meta degli anni novanta. Costretti alla sedentarizzazione durante il
regime socialista
, durante le riforme economiche post-socialiste in
Romania
, i rom hanno perso i loro lavori nei
kombinat
industriali e hanno subito fenomeni gravi di discriminazione: espulsione dei minori dalle scuole, roghi delle case, pestaggi che hanno indotto a un esodo verso i paesi dell'Europa occidentale di “zingari” che si erano sedentarizzati nel corso di 50 anni.
Secondo recenti studi il numero attuale dei rom rumeni presenti negli insediamenti italiani si attesta intorno alle 600 unita.
[26]
L'arrivo dei rom in Italia dalla Romania e stato oggetto di diverse campagne mediatiche che facevano riferimento alla presunta "invasione dei rom dalla Romania", smentite dai dati del
Ministero dell'Interno
, che hanno dimostrato come in realta il cosiddetto “nomadismo” dei rom rumeni riguardasse quasi sempre le stesse persone che facevano la spola, in un pendolarismo legato all'attivita lavorativa, tra l'Italia e la Romania, dopo l'ingresso di questo paese nell'
Unione europea
, ritornando spesso nelle stesse citta italiane.
[38]
La persistenza di pregiudizi
antizigani
costituisce uno degli elementi della concatenazione di
esclusione sociale
e piccola
devianza
, da cui sorgono, oltre che comportamenti prevedibilmente speculari allo
stigma sociale
, una serie di leggende in parte infondate come quelle degli “zingari rapitori di bambini”, la cui casistica, nell'intera storia della giurisprudenza italiana, non trova conferma, mentre la statistica di casi di
borseggi
e
furti
, che vede coinvolti minori “zingari”, non dimostra “una propensione antropologica al furto” da parte dei rom, bensi la natura di tali reati come tipici “predatori”.
[39]
Tra i minori rom, secondo vecchi dati del
Ministero di grazia e giustizia
, circa il 37% dei segnalati risulta presa in carico dal servizio sociale di giustizia minorile, contro il 74% dei non rom italiani e il 54% dei non rom stranieri.
[4]
Tale situazione riflette le caratteristiche del sistema giudiziario minorile italiano, basato sull'implementazione di pratiche particolari che risentono delle risorse rieducative (numero di operatori, comunita minorili, centri di aggregazione giovanile, progetti di inclusione sociale e recupero, etc.) di ogni singolo
Tribunale dei minori
.
[40]
Cio confermerebbe l'impossibilita o la particolare complicazione degli interventi "rieducativi", dovuti a volte alle condizioni di arrivo del minore, spesso gia recidivo all'arrivo in Italia, ma anche per il difficile ambiente di vita nei campi rom.
[41]
Alcuni studiosi ritengono che il
giustificazionismo
culturale della devianza minorile dei rom sia la causa principale della deresponsabilizzazione degli operatori della giustizia minorale e dei
servizi sociali
, mentre l'incidenza dei reati, quali furto e borseggio tra i minori rom, andrebbe considerata come un fenomeno non riconducibile a un'identita culturale bensi fisiologico alla formazione di una
societa multiculturale
, al quale andrebbero corrisposti degli strumenti socio assistenziali calibrati sulle caratteristiche specifiche di marginalita sociale ed economica dei minori rom e sinti.
[42]
Secondo l'antropologo Glauco Sanga e il sociologo Marzio Barbagli (che nel suo libro
Immigrazione e sicurezza in Italia
cita a sostegno anche altri antropologi quali: Leonardo Piasere, Dick Zatta e Francesco Remotti) nelle comunita Rom rubare ai gage (i non zingari) e spiegabile con la teoria dello svantaggio sociale e privazione relativa.
[43]
Secondo questa teoria l'individuo e un "animale morale", che durante l'infanzia e l'adolescenza interiorizza le norme della societa in cui vive. Se, e quando, viola queste norme (uccidere, rubare, etc.) e a causa della frustrazione causata tra lo squilibrio esistente fra la struttura culturale, che definisce le mete verso cui tendere socialmente, e la struttura sociale, costituita dalla distribuzione effettiva delle opportunita reali. Le frustrazioni (sentimenti di ingiustizia, sdegno, risentimento, etc.) determinano il senso di privazione relativa che non nasce dalla condizione obiettiva del soggetto, ma dal gruppo di riferimento che scelgono: dal rapporto tra aspirazione realta. In base a questa teoria, gli immigrati fanno propria la meta culturale (il successo economico) del paese dove sono emigrati, senza avere pero la possibilita di raggiungerla.
[44]
[45]
La stessa teoria spiegherebbe la minore incidenza dei reati commessi dagli stranieri, nelle
regioni meridionali
, con l'"arte di arrangiarsi" (pag. 195) tipica delle popolazioni meridionali, dove e piu facile trovare casa, arrangiarsi con il lavoro, perche il "grado di aspettative e meno elevato", etc. Diversa e invece la condizione degli immigrati di seconda generazione "nati nel paese che ha accolto i loro genitori, essi non possono confrontare la loro situazione con quella dei figli di coloro che non sono immigrati, per il buon motivo che non la conoscono. Il loro gruppo di riferimento e fatto necessariamente dagli immigrati di seconda generazione provenienti da altri paesi o dagli autoctoni. il loro livello di aspirazione e piu elevato. Non potendo tornare nel paese dei loro genitori essi desiderano farsi strada in quello in cui sono nati. Hanno cioe fatta propria la meta del successo economico in questa nuova societa, ma si accorgono ben presto che per loro e difficile raggiungerla. Cosi alcuni di loro cercano di arrivarvi per altre vie e si dedicano ad attivita illecite." (pag. 196-197) Glauco Sanga e Francesco Remotti, fanno inoltre un'analogia fra gli zingari e le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori, evidenziando pero che l'ambito della raccolta si e oggigiorno ampliato, i prodotti della raccolta non sono piu solamente i prodotti della terra o dell'allevamento ma anche i prodotti dell'attivita industriale, ed e appunto con questa teoria che Remotti spiega la mancanza di senso di colpa in coloro che si dedicano ai furti quotidiani.
[46]
[47]
Secondo Leonardo Piasere l'analogia tra gli zingari e le antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori e invece da abbandonare
[48]
.
Associazione 21 luglio e un’organizzazione non profit che supporta gruppi e individui in condizione di segregazione estrema e di discriminazione tutelandone i diritti e promuovendo il benessere delle bambine e dei bambini.
L'
Opera Nomadi
e un'associazione italiana senza fini di lucro, che opera in diverse regioni d'Italia per favorire l'integrazione delle minoranze rom, sinte e camminanti nella societa italiana, ottenere il riconoscimento di Rome e Sinti come minoranza etnica e linguistica, contrastare i pregiudizi diffusi in particolare sulla popolazione rom, ed esercitare opera di mediazione culturale fra dette minoranze e la cultura maggioritaria.
- ^
L’unica minoranza non riconosciuta in Italia e quella rom e sinta
, su
Eunews
, 29 luglio 2016.
URL consultato il 30 novembre 2021
.
- ^
Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni
, su
eur-lex.europa.eu
.
- ^
Blog | Rom, una parola non basta a definire 22 comunita diverse
, su
Il Fatto Quotidiano
, 5 dicembre 2017.
URL consultato il 30 novembre 2021
.
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Il prof. Leonardo Piasere, in una comunicazione pubblicata sulla pagina di discussione di questa voce ha chiarito che in riferimento al citato saggio "L'analogia coi popoli cacciatori-raccoglitori e stata fatta spesso a partire dagli anni sessanta, e forse prima, da molti autori, ma io una ventina d'anni fa la riprendevo parlando di una specifica, piccola, comunita rom, e per dire che era una analogia da abbandonare"
- Germano Baldazzi,
Japigia gagi, La mela rossa
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- Daniela Lucatti,
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- Alessandro Giuseppe Spinelli,
Gli zingari nel modenese
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