Purgatorio - Canto trentaduesimo

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Voce principale: Purgatorio (Divina Commedia) .
Il carro tirato da sette fiere, illustrazione di Gustave Dore

Il canto trentaduesimo del Purgatorio di Dante Alighieri si svolge nel Paradiso terrestre , in cima alla montagna del Purgatorio , dove le anime che hanno compiuto l'espiazione si purificano prima di accedere al Paradiso ; siamo nel mattino del 13 aprile 1300 , o secondo altri commentatori del 30 marzo 1300 .

≪Canto XXXII, dove si tratta come Beatrice comando a l’auttore che scrivesse li miracoli che vide in quel luogo, e come elli con le donne seguio il carro, e l’aguglia percosse il carro, e una volpe sen fuggio, e de la puttana e del gigante.≫

Temi e contenuti

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La processione all'albero di Adamo - versi 1-60

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Dante e tutto assorto nella contemplazione del viso di Beatrice, pienamente rivelatosi dopo dieci anni dalla scomparsa di lei, a tal punto che quanto lo circonda gli e indifferente. Per questo viene rimproverato dalle Virtu teologali. Volgendosi verso di loro, una volta recuperata la vista abbagliata dal troppo sole, Dante vede che la solenne processione si e rimessa in cammino, questa volta verso oriente: prima i sette candelabri che simboleggiano i doni dello Spirito Santo , come gia descritto nel canto XXIX ; seguono i ventiquattro vecchi, poi il carro (che rappresenta la Chiesa), trainato dal grifone . Matelda , Stazio e Dante si accodano alla ruota destra del carro e procedono, accompagnati da canti di angeli, per uno spazio pari a circa tre tiri di freccia; a questo punto Beatrice scende dal carro.

Tutti mormorano " Adamo " circondando una pianta completamente priva di gemme o foglie. La sua chioma ha forma di cono rovesciato ed e di altezza smisurata. Le voci delle varie figure simboliche esaltano il grifone (simbolo di Cristo) perche non si ciba di quell'albero, dolce al gusto ma dannoso poi; e il grifone risponde che in tal modo si preserva il bene. Il grifone quindi trascina il carro fino all'albero e lo lega ad esso. Come sulla terra le piante in primavera mettono le gemme, poi i fiori, cosi l'albero, fino a quel momento del tutto spoglio, si riveste di fiori di un colore tra rosso e viola.

Sonno di Dante - vv. 61-84

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Dante non riesce a percepire bene e fino alla fine il canto che accompagna questo momento, perche e colto da un sonno improvviso; non puo descrivere il modo in cui si e addormentato, il che e impossibile per tutti. Il risveglio e causato da un improvviso bagliore e da una voce che lo invita ad alzarsi. Come, dopo la Trasfigurazione di Gesu , Pietro , Giovanni e Giacomo ritornano alla realta consueta, cosi Dante vede Matelda china su di lui.

La missione di Dante - vv. 85-108

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Matelda invita Dante a contemplare Beatrice seduta sotto l'albero, circondata dalle sette Virtu; intanto gli altri personaggi seguono il grifone verso il cielo, cantando un inno. Dante e di nuovo assorto nell'ammirazione di Beatrice, quando ella solennemente gli preannuncia che presto egli sara in eterno in paradiso con lei. Prima pero, a vantaggio dell'umanita peccatrice, deve osservare con attenzione il carro e prepararsi a scrivere fedelmente, tornato sulla Terra, tutto quello che vedra.

L'allegoria del carro - vv. 109-147

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Con la velocita del fulmine, dalla cima dell'albero scende un'aquila che ne fende la corteccia e rompe le fronde nuove, e colpisce violentemente il carro che si piega sul fianco. Poi si avventa su di esso una volpe famelica, ma Beatrice l'accusa di colpe spregevoli e la mette in fuga. L'aquila a sua volta entra nel carro e vi lascia le sue penne; una voce dal cielo lamenta lo stato in cui si trova la "navicella" sua. (E San Pietro che deplora il triste carico che appesantisce la sua Chiesa, ossia i beni terreni).

Appare un drago, come uscito dalla terra, che conficca la coda nel carro, poi la ritrae trascinando con se una parte del fondo, quindi se ne va. I resti del carro vengono ricoperti dalle piume dell'aquila, che in breve invadono anche il timone e le ruote. Il carro cosi trasformato mette fuori tre teste (ciascuna con due corna) sul timone e una su ogni lato (con un solo corno): mostro mai visto prima.

La meretrice e il gigante - vv. 148-160

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Sul carro appare una "puttana" provocante, che scambia baci con un gigante. Non appena essa rivolge lo sguardo a Dante, l'amante la percuote selvaggiamente poi, pieno di gelosia e di furore, scioglie il carro dall'albero e lo trascina per la foresta, finche tra Dante e queste orride figure c'e uno schermo di alberi.

L'inizio del canto si collega al tema dell'incontro tra Dante e Beatrice sviluppato nei due canti precedenti; dopo pochi versi pero si ritorna ai motivi simbolici che occupavano il canto XXIX . Il corteo sacro, gia prima descritto dettagliatamente, si rimette in cammino, seguito questa volta da Dante che, come e stato narrato nel canto XXXI , e stato trasportato oltre il fiume Lete . La processione si ferma nei pressi di un albero simile come forma all'albero che si trova nel girone dei golosi ( canto XXII ); ma la sua natura e anticipata dal richiamo ad Adamo: si tratta dell' albero della conoscenza del Bene e del Male , collocato, secondo Genesi ,3, nel Paradiso Terrestre , ovvero proprio nel luogo in cui ora si trova Dante. L'albero di Adamo riporta al tema del peccato originale , redento solo grazie alla Passione di Gesu Cristo, qui simboleggiato dal grifone. Nell'albero e intorno ad esso avvengono metamorfosi dense di significati allegorici .

Dopo la prima metamorfosi, con la quale l'albero da spoglio diventa verde e fiorito (grazie alla presenza del grifone), Dante e colto lentamente dal sonno, ma non puo descrivere l'atto dell'addormentarsi (come e psicologicamente ben noto a chiunque), bensi soltanto accennarvi mediante la similitudine col mito di Argo indotto da Mercurio ad addormentarsi con il racconto degli amori di Pan e della ninfa Siringa .

Un'altra similitudine, questa volta tratta dal Vangelo , introduce un momento successivo del rituale, in cui Beatrice pronuncia un'esortazione a Dante che suona come una vera e propria investitura: il suo compito di poeta e rivolto al ravvedimento "del mondo che mal vive"; sullo stesso piano si dovranno collocare le parole di Cacciaguida nel canto XVII del Paradiso e di San Pietro, sempre nel Paradiso, nel canto XXVII .

In questo modo, il destino individuale di Dante (al quale e preannunciata la salvezza eterna) si collega ai destini universali dell'umanita: questo collegamento, presente, come si e detto, anche in altri punti-chiave della Commedia , attesta la duplice funzione del personaggio Dante: singola persona ben precisa, e figura-simbolo di una umanita che con il suo cammino attraverso i tre regni dell'oltretomba ritrova la strada del bene, una strada smarrita anche per colpa grave della Chiesa .

Al centro degli eventi che ora accadono e il carro, simbolo appunto della Chiesa: dapprima assalito da un'aquila, poi da una volpe affamata; poi danneggiato da un drago, infine orribilmente alterato nel suo aspetto per le penne che lo ricoprono e le ripugnanti sette teste cornute che spuntano su di esso. Attraverso queste immagini rapidamente tratteggiate si delineano quattro momenti cruciali della vita della Chiesa: le persecuzioni da parte dell'Impero Romano (l'aquila); le eresie (la volpe, che si nutre di false dottrine); la Donazione di Costantino (le penne dell'aquila); gli scismi (l'asportazione del fondo del carro); ricordiamo che al tempo di Dante era considerato scisma anche l' Islam .

Infine, con un esplicito richiamo all' Apocalisse , viene rappresentata una meretrice (simbolo della Curia romana ) in atteggiamento lascivo con un gigante che poi trascina via il carro e la donna: allusioni alla relazione tra Filippo il Bello re di Francia e la Chiesa, da cui derivera la cattivita avignonese . Gia nel canto XX il sovrano francese e oggetto di un giudizio sferzante, e il papa ( Clemente V ) che a Filippo si sottomise e addirittura collocato nell'inferno ( canto XIX ).

Nel canto emerge dunque la profondita dell'impegno etico e dottrinale che Dante si assume, e che trova espressione in un linguaggio complesso, dove si accostano fasi descrittive (con tratti anche ruvidamente realistici, come ai vv.133, 136-137, 154-160, ma anche con una capacita creativa quasi allucinatoria) e fasi serenamente contemplative (vv. 31-33, 52-60, 85-90).

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