Il
fascio littorio
(in
latino
fasces lictoriæ
[1]
)
[N 1]
era, nell'
Antica Roma
, l'
arma
portata dai
littori
, che consisteva in un fascio di bastoni di legno legati con strisce di cuoio, normalmente intorno a una scure, a rappresentare il potere di
vita
e di
morte
sui condannati romani.
Divenne in seguito un simbolo del potere e dell'autorita maggiore, l'
imperium
, e assunse la tipica forma di fascio cilindrico di verghe di
betulla
bianca simboleggianti il potere di punire, legate assieme da nastri rossi di
cuoio
(in
latino
fasces
), simboli di sovranita e unione, al quale talvolta era infissa un'
ascia
di
bronzo
.
Venne poi ripreso come simbolo nell'
araldica
da movimenti e ideologie politiche rivoluzionarie (nella
rivoluzione francese
come simbolo di ordine pubblico, guidato dal popolo liberato se insieme al
berretto frigio
) e poi dal
Fascismo
, che nel
1926
rese il fascio littorio parte dello stemma del
Regno d'Italia
.
L'origine etrusca del fascio littorio sembrerebbe trovare fondamento su fonti letterarie e su testimonianze archeologiche. A quanto ci riferiscono
Dionigi di Alicarnasso
[2]
e
Tito Livio
,
[3]
i
Romani
avrebbero importato dall'
Etruria
l'usanza di far precedere i
re
da littori recanti sulle spalle un fascio di verghe e una scure.
Di origine etrusca dei fasci parlano anche
Floro
[4]
e
Strabone
,
[5]
precisando che i fasci furono portati a
Roma
da
Tarquinia
.
Silio Italico
, invece, specifica
[6]
che la prima citta a introdurne l'uso sarebbe stata l'etrusca
Vetulonia
. E proprio a Vetulonia nel 1898
Isidoro Falchi
rinvenne nella cosiddetta
Tomba del Littore
, databile attorno al
600 a.C.
, un oggetto di ferro ossidato a forma di fascio composto da un gruppo di verghe unite insieme con in mezzo un'ascia a doppio taglio (bipenne).
[7]
La piu antica rappresentazione etrusca di fasci senza scure s'incontra in un rilievo
chiusino
del
Museo di Palermo
che si data nella prima meta del
V secolo a.C.
Su urne e su sarcofagi etruschi del periodo ellenistico (IV-I secolo a.C.) sono spesso rappresentati littori con fasci al seguito di magistrati. Fasci sono raffigurati anche sulle pareti della Tomba del Tifone
[8]
e della Tomba del Convegno (databili al II-I secolo a.C.) di Tarquinia.
Vennero poi usati sin dall'
eta regia di Roma
come simbolo del potere del
re
e recati davanti a questi in numero di dodici da altrettanti littori, in
eta repubblicana
divennero appannaggio dei magistrati maggiori, cioe quelli dotati di
imperium
e trasportati davanti al magistrato, in numero corrispondente al suo rango, nelle cerimonie pubbliche e nelle ispezioni.
Con l'esclusione del dittatore, tutti gli altri magistrati potevano portare le asce infisse nei fasci solo al di fuori del
pomerio
, poiche all'interno della citta non era possibile applicare la pena di morte a cittadini romani, che avevano diritto alla
provocatio ad populum
cioe di ricorrere ai
comizi centuriati
per paralizzare una condanna capitale stabilita dai magistrati; inoltre, in eta repubblicana le verghe dei fasci erano considerate l'unico modo in cui fosse possibile violare la schiena di un cittadino romano, altrimenti considerata sacra e inviolabile. A seconda della figura, variavano nella composizione:
L'unica eccezione si verifico con i
Decemviri
del
450 a.C.
, che ripristinarono l'uso dei Re di mostrare l'ascia tra i fasci anche all'interno del pomerio, e per questo divennero invisi al popolo romano.
[9]
In Senato il console in carica nella presidenza della seduta era riconoscibile dal fatto di esser fornito di
fasces
. I fasci venivano inoltre portati da soldati eroici (dovevano essere stati feriti in battaglia) durante i
Trionfi
(celebrazioni pubbliche tenute a Roma dopo una conquista militare). A volte, in occasione di funerali o riunioni politiche, i littori potevano essere assegnati anche a privati cittadini come segno di rispetto da parte della citta.
La funzione dei fasci non era esclusivamente simbolica, giacche le canne venivano materialmente usate per fustigare i delinquenti sul posto e analogamente l'ascia era utilizzata nella somministrazione delle
pene capitali
e comunque come mezzo di difesa da parte della scorta di
lictores
, i particolari servitori dello Stato incaricati di portare i
fasces
.
Il fascio e un simbolo largamente utilizzato nel resto del mondo in stemmi, bandiere e sigilli per rappresentare l'autorita. Negli
Stati Uniti d'America
si puo ritrovare ad esempio nel simbolo del
Senato
federale o anche inciso sopra la porta dello
studio Ovale
del Presidente nonche nel
Lincoln Memorial
. Tra gli altri svariati esempi si segnalano lo stemma ufficiale dell'
Ecuador
, della
Francia
,
[10]
del
Camerun
, quello del cantone
svizzero
di
San Gallo
, del
comune francese
di
Villejuif
, del
comune tedesco
di
Legau
, quello della
Polizia norvegese
e della
Guardia Civil
spagnola.
Una raccolta fotografica inclusa in
Les Grands Palais de France: Fontainebleau
[11]
[12]
rivela che gli architetti francesi usavano i fasci littori (
faisceaux romains
) come elemento decorativo gia sotto
Luigi XIII
(
1610
?
1643
) e hanno continuato a usarlo fino all'
Impero
di
Napoleone I
(
1804
?
1815
).
I fasci, inizialmente usati solo nelle opere che ritraevano l'
antica Roma
(sia
repubblicana
sia
imperiale
), assunsero un ruolo sempre piu importante durante la
rivoluzione francese
. A partire dalla
Prima Repubblica
, infatti, il fascio littorio, talvolta sormontato dal
berretto frigio
, fu sia un tributo alla
Repubblica romana
sia un simbolo di democrazia e ordine sociale. Durante i
moti del 1848
, e di nuovo durante la
Terza Repubblica
, esso appare nel
sigillo
repubblicano, impugnato dalla
dea Liberta
. Il fascio, ufficialmente riconosciuto dalla
Costituzione
come simbolo di "unita ed indivisibilita della Repubblica",
[13]
compare inoltre nell'attuale
stemma della Repubblica Francese
insieme alla sigla "RF", circondato da foglie d'
ulivo
(simbolo di
pace
) e di
quercia
(simbolo di
giustizia
).
Sebbene non sia mai stato riconosciuto come simbolo della Presidenza della Repubblica, il fascio ha fatto parte dello stemma presidenziale di
Valery Giscard d'Estaing
.
[13]
Il fascio appare anche sull'elmetto, sulle fibbie e sui distintivi di alcuni reparti dell'
esercito francese
, tra cui il
Corpo autonomo di polizia militare
, che ha il compito di indagare gli avvocati coinvolti in processi penali presso la
Corte marziale
.
Il termine venne impiegato nella politica italiana dalla fine del
XIX secolo
, e, facendo allusione alla forza derivante dall'unione, era riferita a gruppi politici
radicali
, socialrivoluzionari, particolarmente attivi in diverse parti d'
Italia
, soprattutto in
Sicilia
, dove vennero creati i
Fasci siciliani
, un movimento di lavoratori della terra che si batteva per i loro diritti. Nell'agosto 1883, per coordinare l'opposizione delle sinistre, fu organizzato il
Fascio della democrazia
da
Andrea Costa
,
Giovanni Bovio
e
Felice Cavallotti
.
[14]
Il riferimento culturale era l'idea di forza e di unita
plebea
del fascio nell'antica Roma.
[15]
Nel periodo che precede la
prima guerra mondiale
l'idea di fascio venne estesa in chiave nazionalista dall'
Unione Sindacale Milanese
, in un celebre discorso di
Alceste de Ambris
. In qualche settimana le Unioni Sindacali di gran parte dell'area padana, guidate dal dirigente
Amilcare De Ambris
abbandonarono l'USI e, dopo meno di cinquanta giorni dallo strappo, il 5 ottobre
1914
, vennero fondati da
Filippo Corridoni
, gia cofondatore dell'
Unione Sindacale Italiana
(USI), il
Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista
[16]
(composti da membri della sinistra avanzata, da repubblicani intransigenti, da sindacalisti rivoluzionari e dagli
irredenti
giuliani, dalmati e trentini) e
Angelo Oliviero Olivetti
pubblicava il loro manifesto nella nuova serie della rivista "
Pagine Libere
", fondata nel 1906 con
Francesco Chiesa
e
Arturo Labriola
.
[17]
A dicembre dello stesso anno furono fondati i Fasci autonomi di azione rivoluzionaria,
[18]
con l'aggregazione dei Fasci autonomi di
Benito Mussolini
, gia direttore dell'
Avanti!
, che pochi giorni prima, il 29 novembre, era stato espulso dal
Partito Socialista Italiano
.
Nel dicembre del
1917
nacque il "Fascio parlamentare per la difesa nazionale" sotto la guida di
Maffeo Pantaleoni
. Il termine "fascio" usato dalla sinistra diventa di moda anche negli ambienti della destra. Nel primo periodo del
1918
il fascio di difesa nazionale ottiene un discreto successo, radunando tutti gli interventisti, di destra e di sinistra, compresi i nazionalisti e i futuristi. Sull'onda di questo gruppo se ne formeranno molti altri: il "Fascio nazionale italiano", il "Fascio romano per la difesa nazionale", la "Federazione dei Fasci di resistenza". Per tutti, gli obiettivi possono essere riassunti nella petizione al parlamento italiano del "Comitato italiano di resistenza interna":
- Una ferrea disciplina di guerra;
- La mobilitazione civile;
- La costituzione di un'armata di volontari;
- L'invio in zona di guerra degli ufficiali e soldati mutilati che ne fanno domanda;
- L'applicazione rigorosa di disposizioni atte a eliminare l'imboscamento nell'interno e nella zona di guerra;
- Arresto e internamento di sudditi nemici e confisca dei loro beni per costituire un fondo pro-combattenti;
- Assoluta certezza che la concordia nazionale non verra turbata (e sarebbe tradimento della patria) col ritorno al governo di uomini che avversano le ragioni ideali e immanenti della nostra guerra.
Alla fine della guerra la coesione degli interventisti del fascio viene naturalmente meno essendo i suoi appartenenti su posizioni ideologiche troppo diverse. Solo parecchi mesi dopo, nel marzo del 1919, quando comincio a diffondersi il concetto di
vittoria mutilata
, quando sembro che il "
Wilsonismo
" si applicasse solo all'Italia e dopo il discorso rinunciatario di
Bissolati
, vi fu una ripresa dei contatti tra gli ex interventisti con la nuova parola d'ordine "
Fiume
e la
Dalmazia
italiane". Nacquero cosi, inizialmente in sordina, per opera di
Benito Mussolini
i "
Fasci italiani di combattimento
", che si trasformarono poi nel
Partito Nazionale Fascista
. Il Fascio littorio sara poi il simbolo della
dittatura
di Mussolini e comparira anche, durante la seconda guerra mondiale, sulla bandiera di guerra della
Repubblica Sociale Italiana
.
- Esplicative
- ^
L'espressione "fascio littorio" (
fascis lictorius
, pl.
fasces lictorii
), ignota a quanto sembra agli autori latini dell'epoca classica, compare nell'opera "
De viris illustribus Romae
" ("de C. Licinio Stolone", cap. 20,1) attribuita allo storico e politico vissuto nel IV secolo d.C.
Sesto Aurelio Vittore
:
≪Fabius Ambustus ex duabus filiabus alteram Licinio Stoloni plebeio, alteram Aulo Sulpicio patricio coniugem dedit. Quarum plebeia cum sororem salutaret, cuius vir tribunus militaris consulari potestate erat,
fasces lictorios
foribus appositos indecenter expavit.≫
[
Tradurre
]
- Fonti
- ^
Arman Golapyan,
Fasces lictoriae
, su
Veni Vidi Vici
.
URL consultato il 14 gennaio 2022
.
- ^
Dionigi di Alicarnasso,
Antichita romane
, III, 59-62.
- ^
Tito Livio,
Ab Urbe condita libri
, I, 8.
- ^
Floro,
Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC
, I, 5.6.
- ^
Strabone,
Geografia
, V, 2.2.
- ^
Silio Italico,
Puniche
VIII, 483 ss..
- ^
Corredo della tomba del Littore
, su
parcodeglietruschi.it
, nel
Museo archeologico di Firenze
(archiviato dall'
url originale
il 10 novembre 2013)
.
- ^
Tomba del Tifone
, su
necropoliditarquinia.it
, su necropoli di Tarquinia
(archiviato dall'
url originale
il 4 marzo 2013)
.
- ^
Dionigi
,
Antichita romane
, Libro X, 59.
- ^
(
FR
)
Le faisceau de licteur
, in
Les symboles de la Republique francaise
, Presidence de la Republique, Elysee.fr.
URL consultato il 9 giugno 2010
(archiviato dall'
url originale
il 4 novembre 2012)
.
- ^
Les Grands Palais de France: Fontainebleau
, I re Serie, Styles Louis XV, Louis XVI, Empire, Labrairie Centrale D'Art Et D'Architecture, Ancienne Maison Morel, Ch. Eggimann, Succ, 106, Boulevard Saint Germain, Paris, 1910.
- ^
Les Grands Palais de France: Fontainebleau
, II me Serie, Les Appartments D'Anne D'Autriche, De Francois I er, Et D'Elenonre La Chapelle, Labrairie Centrale D'Art Et D'Architecture, Ancienne Maison Morel, Ch. Eggimann, Succ, 106, Boulevard Saint Germain, Paris, 1912.
- ^
a
b
Le faisceau de licteur
, su
elysee.fr
,
Presidence de la Republique, Elysee
.fr.
URL consultato il 30 marzo 2014
.
- ^
Sapere
.it -De Agostini Scuola SpA: ≪Nasce il Fascio della democrazia durante i lavori del congresso tenuto a Bologna dai radicali con la partecipazione di numerosi esponenti repubblicani e socialisti≫.
[1]
.
- ^
La Storia Paravia Mondadori - ≪Nel 1883 nacque il Fascio della Democrazia, formato da piu di trecento associazioni che si prefiggevano di coordinare la propaganda democratica a sfondo laico e irredentista. Nel decennio successivo uso la dizione di Fasci siciliani quel movimento di contadini poveri che Francesco Crispi energicamente represse nel 1894.≫
[2]
Archiviato
il 9 luglio 2011 in
Internet Archive
..
- ^
Zeev Sternhell, Mario Sznajder e Maia Asheri,
The Birth of Fascist Ideology, From Cultural Rebellion to Political Revolution
, traduzione di David Maisel, Princeton (NJ), Princeton University Press, 1994, pp. 140, 214,
ISBN
9780691032894
.
- ^
Gianinazzi Willy,
Intellettuali in bilico. ‘Pagine libere’ e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo
, Unicopli 1996.
- ^
The Birth of Fascist Ideology
, Zeev Sternhell, pag. 303.
- Alessandro Carresi,
Vetulonia Appunti di storia di una citta etrusca
, 2ª ed., Edizioni Etruria, 1995, pp. 103 e ssg..
- Fabrizio Giorgio,
Il fascio littorio ricostruito nella sua storica realta
, in
Rinascita.Quotidiano della sinistra nazionale
, anno XI, n. 064, giovedi 3 aprile 2008, p. 13.
- Massimo Pallottino
,
Etruscologia
, 7ª ed., Milano, Hoepli, 1984, pp. 314?315,
ISBN
88-203-1428-2
.
- Paola S. Salvatori,
L'adozione del fascio littorio nella monetazione dell'Italia fascista
, in
≪Rivista italiana di numismatica e scienze affini≫
, CIX, 2008, 333?352.
- Paola S. Salvatori,
Liturgie immaginate: Giacomo Boni e la romanita fascista
, in
"Studi Storici"
, LIII, 2012, 2, 421?438.
- Elena Tassi Scandone,
Verghe, scuri e fasci littori in Etruria - Contributo allo studio degli insignia imperii
, della Biblioteca di Studi Etruschi dell'Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, vol. 36, Pisa - Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2001, pp. 272, con VII tavv. f.t.,
ISBN
88-8147-263-5
.