Difesa in profondita
in epoca romana e un termine usato dall'analista di politica americana
Edward Luttwak
per descrivere la sua teoria della
strategia
difensiva messa in atto dall'
Impero romano
nella
tarda antichita
(
III
-
IV secolo
).
L'opera di Luttwak intitolata
La grande strategia dell'Impero romano
(
1976
) sosteneva che nel III e IV secolo la strategia imperiale romana provo a mutare, da "difensiva avanzata" e "di sbarramento" dei secoli I e II (basta ricordare le
campagne militari
da
Augusto
a
Traiano
), a "difensiva in profondita", senza pero riuscirvi ne in modo definitivo ne in modo totale o generalizzato.
[1]
Nel libro
La grande strategia dell’Impero romano
Luttwak individua tre differenti sistemi, cronologicamente successivi, con cui esso difendeva i propri confini.
Durante la dinastia Giulio-Claudia il Principato si affidava agli “stati clienti”, sia i popoli barbari in Occidente sia i civilizzati regni d’Oriente, il cui maggior onere consisteva appunto nel bloccare infiltrazioni e invasioni esterne, almeno quelle a bassa intensita. Le legioni posizionate nelle province non difendevano i confini, ma avevano soprattutto la funzione di prevenire, tramite la propria presenza intimidatoria, le rivolte interne e degli stati clienti.
A tale sistema faranno seguito la difesa avanzata e di sbarramento, tipica del periodo tra gli imperatori Flavi e i Severi, e la difesa in profondita nel periodo successivo (soprattutto con Diocleziano).
- "Difesa avanzata" (I-II secolo)
Secondo questo punto di vista, l'
esercito romano
del
Principato
, faceva affidamento sul fatto di neutralizzare le possibili incursioni barbariche in modo preventivo, prima che potessero raggiungere i
confini imperiali
. Cio comportava il fatto di posizionare le unita militari (
legioni
ed
auxilia
) lungo i confini e stabilendo anche dei "salienti strategici", al di la degli stessi, come nel caso degli
Agri Decumates
(in
Germania Magna
) o della stessa
Dacia
(nell'ambito del bacino dei
Carpazi
).
La risposta ad una minaccia esterna avrebbe comportato un attacco preventivo con manovra "a tenaglia" in territorio barbaro, coinvolgendo sia truppe di
fanteria
sia grandi forze di
cavalleria
, che convergessero dalle vicine basi di confine; simultaneamente il nemico sarebbe stato attaccato da dietro da altri reparti di cavalleria romana (
alae
).
[2]
Questa organizzazione aveva, ovviamente, la necessita di usufruire di un sistema di spionaggio all'avanguardia per quel periodo, che potesse prevedere i
raid
dei barbari lungo le linee difensive, grazie sia ad un insieme di fortificazioni e di torri di avvistamento poste nei punti strategici, sia a tutta una serie di continui pattugliamenti da parte di truppe specifiche (
exploratores
).
Secondo Luttwak, il sistema di difesa preventivo era estremamente vulnerabile quando le forze barbariche erano estremamente numerose, poiche la distribuzione dell'esercito romano lungo le sue
immense frontiere
non poteva che modestamente far fronte a tali minacce. Inoltre, la mancanza di qualsiasi "riserva strategica", posta alle spalle dei confini imperiali, determino che grosse concentrazioni barbariche riuscirono a penetrare in profondita nei territori romani, devastandoli pesantemente, prima che dei rinforzi potessero giungere ad intercettarli in modo soddisfacente.
[1]
La prima sfida importante per la "difesa avanzata" fu la grande invasione di
Sarmati
Iazigi
,
Quadi
e
Marcomanni
, che vide l'attraversamento del
limes danubiano
a partire dal
166
-
167
, e che diede inizio alle cosiddette
guerre marcomanniche
. I barbari riuscirono a penetrare nei territori romani fino ad
Aquileia
nel nord-est dell'
Italia
, cacciati solo dopo aspri combattimenti durati alcuni anni. La risposta imperiale non fu di cambiare la strategia di "difesa avanzata", ma di rafforzarla (con la creazione di due nuove legioni sotto
Marco Aurelio
ed altre 3 sotto
Settimio Severo
, oltre ad un numero imprecisato di
forze ausiliarie
).
[1]
[3]
Fu solo dopo la catastrofica
crisi militare
degli anni
235
-
286
che il comando romano fu assunto da un imperatore illuminato:
Diocleziano
.
- Difesa in profondita (III-IV secolo)
Fu Diocleziano che comincio ad attuare la cosiddetta "difesa in profondita": una forma di difesa necessaria ormai per quel periodo, che solo
Costantino I
e poi
Valentiniano I
, cercarono di invertire come tendenza, con il ritorno ad una politica militare offensiva
[4]
(vedi
campagne germanico-sarmatiche di Costantino
e
di Valentiniano I
). La verita e che il nuovo sistema militare era diventato semplicemente troppo costoso da mantenere, anche per l'emergere ad
Oriente
di un Impero piu potente ed espansionista come quello dei
Sassanidi
).
La caratteristica fondamentale della "
difesa in profondita
", secondo Luttwak, era l'accettazione da parte delle
province romane
di frontiera, che sarebbero diventate il campo di battaglia in operazioni contro le minacce barbariche, piuttosto che le terre dei barbari stessi
oltre il confine
(in
barbaricum
).
[4]
Nell'ambito di questa strategia, le forze di frontiera non avrebbero pertanto tentato di respingere un'incursione di grandi dimensioni. Si sarebbero invece ritirate in roccaforti fortificate ad attendere che le forze di mobili (
comitatenses
) arrivassero ad intercettare gli invasori. In sostanza le forze di frontiera furono indebolite (in quantita e qualita) rispetto al precedente sistema di "
difesa avanzata
", a vantaggio di fortificazioni maggiormente imponenti, atti a meglio resistere a lunghi assedi: da qui l'abbandono del vecchio
castrum
rettangolare di fortezza romana.
Le nuove fortezze furono progettate a pianta quadrata o circolare, con pareti molto piu alte e piu spesse, terrapieni-fossati piu ampi e profondi lungo l'intero perimetro, torri sporgenti per consentire attacchi incrociati, oltretutto posizionate in cima a colline. Allo stesso tempo, molte fortezze piu piccole furono posizionate nelle zone interne, soprattutto lungo le strade, in modo da rallentare la marcia degli invasori. Inoltre, i granai furono fortificati per meglio conservare il vettovagliamento in modo sicuro e impedire che se ne approvvigionassero gli invasori. La popolazione civile della provincia, infine, fu protetta da nuove cinta di mura attorno a molte citta, molti villaggi e anche alcune
ville
(grandi case di campagna); alcune fortificazioni di epoca pre-romana, da tempo abbandonati, furono rioccupate nella forma di nuovi insediamenti romani fortificati.
[5]
La forza d'invasione, in tal modo, avrebbe trovato una regione costellata di fortificazioni romane, dove non sarebbe stato facile ottenere sufficienti approvvigionamenti. E se i barbari invasori avessero ignorato queste roccaforti romane, avanzando in profondita, avrebbero rischiato poi di essere attaccati alle spalle. Se avessero tentato di
assediare
le fortezze, avrebbero dato alle truppe mobili romane, tempo sufficiente a raggiungerli e combatterli. Nel complesso, l'obiettivo della difesa in profondita era quello di fornire un efficace sistema di difesa ad un costo accettabile, dal momento che questo genere di difesa, richiedeva dispiegamenti di truppe molto piu limitati lungo i confini. Per essere piu precisi, il costo era cosi trasferito dal contribuente dell'intero impero, alla sola popolazione delle province di frontiera,
[6]
in particolare sui contadini, che vedevano i loro familiari trucidati o rapiti, le case distrutte, il bestiame sequestrato, le colture bruciate dai predoni barbari.
Il lavoro di Luttwak, se da un lato e stato elogiato per la sua lucida analisi dei suoi approfondimenti, riguardo alle questioni inerenti alla
strategia imperiale romana
, grazie alla quale ha stimolato grandemente il dibattito accademico su questi temi,
[7]
dall'altro ha suscitato in buona parte degli addetti ai lavori, una forte critica, trovando soprattutto in B.Isaac il piu tenace oppositore, autore del fondamentale studio sull'
esercito romano
in
Oriente
del
1992
.
[8]
Le obiezioni mosse alla teoria di Luttwak sono state principalmente:
- L'
Impero romano
non disponeva di un sistema di servizi segreti con la capacita di sostenere una
Grande Strategia
e, in ogni caso, non era difensivista nella sua ideologia o politica.
[9]
- La "difesa in profondita" non e riscontrabile in linea di massima, ne nella letteratura del periodo, ne nelle evidenze archeologiche.
[10]
La teoria di Luttwak sulla "Grande strategia imperiale" si fondava su una serie ben precisa di ipotesi:
- il sistema imperiale romano era sostanzialmente difensivo;
- l'espansionismo romano e la scelta delle frontiere erano da sempre state realizzate in modo sistematico e razionale, con l'obiettivo principale di garantire dei confini difendibili;
- la principale preoccupazione del governo romano era di garantire la sicurezza dei sudditi provinciali.
Ma Isaac ha dimostrato che queste ipotesi sono probabilmente false e il risultato di un'applicazione inadeguata dei moderni concetti di relazioni internazionali alla strategia militare del mondo antico.
[11]
Al contrario Isaac suggerisce che l'Impero utilizzasse ancora una politica e strategia militare fondamentalmente aggressiva, fino al
IV secolo
. Cio sarebbe dimostrato dalle continue operazioni militari e dal posizionamento di alcune fortificazioni ben oltre i confini imperiali.
[12]
L'espansione imperiale era dovuta soprattutto alle ambizioni dei singoli imperatori, e che la scelta delle frontiere era piu che altro dettata da considerazioni logistiche che di reale difendibilita. Infine, il potere imperiale era probabilmente molto meno interessato alla sicurezza dei suoi sudditi, rispetto a cio che avviene oggi con un governo attuale.
[13]
E sempre Isaac mostra che l'Impero non aveva ancora sviluppato una pianificazione centralizzata militare, o una cartografia sufficientemente accurata, necessaria per sostenere una "
Grande strategia
". Roma non aveva sviluppato l'equivalente del sistema generale tedesco di un esercito moderno (e neppure un dipartimento di studi strategici istituti come quelle frequentato da Luttwak). Gli Imperatori dipendevano dai loro comandanti militari dislocati nelle zone ad alto rischio (dai governatori provinciali, ai
magistri militum
, fino ai
duces
) e dai servizi segreti militari.
[14]
Ci sarebbero poi poche ed inequivocabili evidenze archeologiche e letterarie, a supporto della teoria di "
difesa in profondita
".
[10]
Le teorie di questa teoria di Luttwak sembrano contare su due fattori fondamentali:
- profonde zone di confine fortificato, dove si era reso necessario costruire fortezze in grado di sostenere lunghi assedi, localizzate anche in profondita, al fine di proteggere le linee di comunicazione interne. In sostanza, ad una sottile e puntuale linea difensiva lungo il perimetro dei territori imperiali, si sostituivano ampie fasce interne di controllo militare.
[15]
La precedente e "sottile linea" di forti ausiliari e
fortezze legionarie
fu gradualmente rimpiazzata da un sistema di difesa costituito da piccole e sparse postazioni, altamente fortificate, di
limitanei
.
[16]
Questa teoria si basa quindi sulla creazione di fortificazioni piu verso l'interno delle province di confine, che una serie di postazioni lungo la linea di confine.
- l'utilizzo di un
comitatus praesentales
come forza di intercettazione contro le incursioni dei barbari. A questo proposito, vi e da rilevare che Luttwak termina la sua analisi nel 350, quando sembra fossero gia stati costituiti i vari
Comitatus
regionali
per Gallias
,
per Illyricum
,
per Orientem
e
per Thracias
.
[17]
La critica a queste due affermazioni sostiene che:
- rispetto al primo punto, J.C. Mann sottolinea che non ci sarebbero prove evidenti, ne nella
Notitia Dignitatum
, ne nella documentazione archeologica, che le unita poste lungo il
Reno
o il
Danubio
fossero di stanza nell'entroterra della frontiera.
[18]
Al contrario, quasi tutti i forti identificati, costruiti o occupati nel
IV secolo
, si trovavano nei pressi del Danubio o addirittura
in barbarico
, a nord del grande fiume, con una distribuzione molto simile a quella del
II secolo
.
[19]
[20]
- Luttwak aveva posto come esempio della sua teoria di "
difesa in profondita
", la situazione strategica della provincia di
Palaestina Salutaris
(
Arabia Petrea
), "punteggiata" da forti ovunque.
[21]
Ma qui non si puo dimostrare che tale sistema di difesa fu sviluppato solo nel
IV secolo
. Potrebbe datarsi anche al
II secolo
. In ogni caso, Isaac cerca di dimostrare che questi forti costruiti "
in profondita
" fossero stati probabilmente utilizzati ai fini della sicurezza interna, contro ribelli e briganti, piuttosto che a difesa di un pericolo esterno.
[22]
Infatti, il materiale archeologico a disposizione, daterebbe cio a
Diocleziano
, sulla base anche della sua riorganizzazione, che determino un massiccio rafforzamento della "
difesa lineare
" lungo la strada nel deserto di recente costruzione, la
Strata Diocletiana
.
- In
Britannia
, il gran numero di unita del
IV secolo
, che stazionano tra il
Vallo di Adriano
e le
fortezze legionarie
di
Deva
(
Chester
) ed
Eboracum
(
York
), assomiglierebbe superficialmente ad un sistema di "
difesa in profondita
". E vero anche che tale situazione non sembra molto diversa da quella che doveva apparire nel
II secolo
, tanto piu che la breve frontiera a nord, presupporrebbe una frontiera piu "profonda", piuttosto che la distribuzione orizzontale, anche per proteggere le coste dagli attacchi via mare. Non risulterebbe, pertanto, una forma di "
difesa in profondita
", nel significato e cronologia che ne darebbe invece Luttwak.
[23]
- rispetto al secondo punto, invece, alcuni obbiettano che nel
350
non erano stati ancora costituiti i vari
Comitatus
regionali
per Gallias
,
per Illyricum
,
per Orientem
e
per Thracias
.
[23]
[24]
In attesa di sufficienti prove letterarie, volte a dimostrare la "
profondita difensiva
" delle forze stanziate lungo la frontiera, ricordiamo che un passo di
Zosimo
[25]
ed uno di
Ammiano Marcellino
[26]
sembrerebbero confermare quanto teorizzato da
Edward Luttwak
.
≪
Infatti, per la previdenza di
Diocleziano
tutto l'impero era stato diviso [...] in citta, fortezze e torri. Poiche l'esercito era posizionato ovunque, i
barbari
non potevano penetrarvi. In ogni sua parte le truppe erano pronte a opporsi agli invasori ed a respingerli
.≫
Altro elemento a favore sembrerebbe, poi per alcuni studiosi, il
comitatus praesentales
(l'esercito della scorta imperiale), di stanza all'interno dell'Impero, seppure lo stesso Luttwak ammetta fosse troppo distante dalla frontiera, per essere in grado di intercettare le incursioni dei barbari.
[27]
Tanto che l'arrivo di queste forze poteva avvenire solo alcune settimane dopo l'attacco, se non mesi.
[28]
Vi e pero da aggiungere che il posizionamento dei
comitatus
regionali, a non oltre 60 miglia (100 km) dai
confini
,
[29]
sembra sorprendentemente simile alla distribuzione legionaria del
II secolo
. Si potrebbe sostenere, pertanto, che la distribuzione del
Comitatus
regionale era semplicemente un'ammissione che la critica di
Zosimo
alla politica militare di Costantino, era valida e che la difesa avanzata, aveva richiesto il rafforzamento delle truppe di
limitanei
.
Un'ulteriore obiezione alle teorie di Luttwak potrebbe essere poi mossa, analizzando le campagne militari oltre i confini imperiali descritte da Zosimo e
Ammiano Marcellino
[30]
come quelle di
Costantino I
,
Costanzo II
e
Valentiniano I
(a nord di
Reno
e
Danubio
). Le tribu barbariche, che erano nel mirino delle operazioni militari, raramente riuscivano a resistere in battaglia ai Romani e spesso, si rifugiavano nei boschi e sulle colline. I Romani avrebbero poi devastato sistematicamente i loro raccolti e bruciati i loro villaggi fino a quando i barbari, costretti dalla fame, si fossero arresi. Essi sarebbero stati quindi costretti a concludere trattati di alleanza con i Romani, che spesso li vedeva coinvolti in
rapporti di "clientela"
.
[31]
Ma non vi sarebbe alcun aspetto di questa attivita riguardo al
IV secolo
.
Un'altra forma di "strategia di difesa imperiale" era costituita da tutta una serie di trattati di mutua assistenza alle/dalle tribu che vivevano lungo le frontiere imperiali, sebbene cio non rappresentasse una novita per il
IV secolo
. Al contrario era una prassi consolidata, risalente alla tarda Repubblica. I Romani promettevano di difendere l'alleato barbaro dagli attacchi dei suoi vicini, ed in cambio, chiedevano all'alleato di astenersi dal razziare i territori imperiali, controllando inoltre le vicine tribu ed evitando cosi che anche queste ultime potessero attaccare i territori imperiali. In molti casi la lealta di un alleato era garantito da continue donazioni o da regolari sussidi. In alcuni casi, i Romani assumevano una vera e propria sovranita su queste tribu, nel dettare loro la scelta dei loro capi, re o principi "clienti". Questa pratica fu applicata a tutte le frontiere: dai Germani
lungo il Reno
, ai Sarmati
lungo il Danubio
, ai i
re armeni
e del
Caucaso
, fino alle tribu
saracene
[
non chiaro
]
lungo il
confine orientale
o ai
Mauri
del
Nord Africa
. In cambio di aiuti alimentari, i re clienti lungo il
limes
della
Siria
, in alcuni casi avrebbero difeso la frontiera contro i predoni del deserto.
[32]
I Romani continuarono ad assistere le tribu clienti, aiutandole a difendersi da quelle vicine a loro ostili, ad esempio con la costruzione da parte dell'esercito di
Costantino
di due linee di terrapieni difensivi come la "
diga del Diavolo
" in
Ungheria
ed il
Brazda Lui Novac de Nord
, in
Romania
, ben al di la del Danubio (tra i 180?350 km a nord), a protezione dei territori di
Banato
e
Valacchia
contro le incursioni
gotiche
.
[33]
Questo sistema di "zone cuscinetto" di
"tribu clienti"
rappresentava indubbiamente una forma efficace ed economica di "difesa avanzata". Essa contraddirebbe, quindi, la teoria secondo cui le province di confine dell'impero costituivano esse stesse delle "zone cuscinetto". La verita e che ci sarebbero troppi punti similari tra l'esercito del Principato e quello tardo-imperiale, sollevando la questione legittima se la "
difesa in profondita
" fu mai realmente attuata come forma di difesa continuativa nel tardo Impero. Ed il dibattito sulla tale argomento sembra attualmente ancora molto vivo.
Adrian Goldsworthy sostiene che entrambe le parti, il cui dibattito continua vigorosamente, hanno proposto validi punti. Un certo grado di pianificazione centrale e implicito in come furono disposte le
legioni
e le
forze ausiliarie
nelle diverse
province
.
[34]
Vi e da aggiungere che se anche l'ideologia dell'impero era di fatto offensivo per natura, le fortificazione lungo le
frontiere
, come il
vallo di Adriano
, erano costruzioni chiaramente difensive. E anche un dato di fatto che l'Impero romano cesso di espandere i suoi territori in modo continuativo, dopo il regno dell'imperatore
Traiano
(
98
-
117
). In sostanza pero, i confini rimasero pressoche stabili con, anzi, qualche perdita di territorio: basti pensare all'evacuazione immediata delle conquiste di Traiano in
Mesopotamia
da parte del suo successore
Adriano
(
117
-
138
), degli
Agri Decumates
in
Germania
e della
Dacia
nel
III secolo
. Cosi, sebbene l'ideologia e la propaganda imperiale fosse ancora espansionista (
imperium sine fine
- "impero senza confini"), la politica successiva fu generalmente contraria a nuovi ampliamenti, se non in casi eccezionali, piu che altro per prevenire nuove invasioni esterne, come nel caso degli imperatori come
Marco Aurelio
, che aveva programmato l'annessione di due nuove province (
Marcomannia
e
Sarmatia
),
[35]
o i vari
Settimio Severo
(
Mesopotamia
),
[36]
Diocleziano
,
[37]
Costantino
[38]
e
Valentiniano I
.
[39]
Per quanto riguarda il concetto di "
difesa in profondita
", sembra non vi siano ancora prove sufficienti per sostenerlo. La critica di Mann e stata scritta nel 1979, e quindi non tiene conto del materiale archeologico successivo, dove tutte le fortezze costruite o utilizzate nel
IV secolo
sembra si trovassero nei pressi o oltre i confini imperiali.
[20]
Alcune prove di fortificazioni nell'entroterra stanno venendo alla luce, coerenti con il sistema di "
difesa in profondita
". Ma tali caratteristiche non possono essere univocamente connesse con le unita militari presenti sul territorio. E anche difficile per lo storico costruire una teoria su sole prove archeologiche. Necessitera quindi un riesame di tutti i dati letterari ed archeologici insieme, al fine di rivedere la teoria di Luttwak, certamente di non trascurabile impatto sulla storiografia moderna.
Mann del resto accetta il concetto di "
difesa avanzata
" di Luttwak riferito all'inizio dell'Impero romano, ritenendolo una descrizione ragionevolmente accurata della realta archeologico-letteraria delle frontiere dei primi due secoli.
[40]
Egli ritiene, pero, sostanza che l'
esercito
del
IV secolo
avesse poi mantenuto caratteristiche similari con la politica difensiva precedente, come sembrano dimostrare alcune campagne militari degli imperatori di questo secolo (da
Costantino I
a
Valentiniano I
). La costruzione di nuove fortificazioni, forti ed altri edifici di questo tipo, cosi come per le citta nelle province di confine (ed anche "in profondita", all'interno dell'Impero, lungo le maggiori vie di comunicazione, tra cui la stessa Roma), potrebbe essere interpretabile come il fallimento della "
difesa avanzata
" dei primi due secoli, o comunque non piu riproponibile dopo le
invasioni barbariche del III secolo
. Ora che la pressione dei barbari si era fatta molto superiore, le forze di confine romane sembravano essere diventate meno efficaci rispetto a prima, non riuscendo piu a contenere le popolazioni che gravitavano lungo i confini. Restano, pertanto, troppe incertezze per accettare, allo stato attuale delle conoscenze, un sistema di "
difesa in profondita
" dell'intero sistema, forse parziale o per singolo settore e possibile. In particolare, la precisa localizzazione degli eserciti del
Comitatus
, sia
praesentalis
sia regionale, rimane solo ipotizzato, fattore critico nella valutazione del sistema di "
difesa in profondita
".
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