San Pacomio
, fondatore del cenobitismo
Il
cenobitismo
(dal
latino
coenobium
, a sua volta dal
greco
κοιν??, "comune", e β?ο?, "vita") e una forma comunitaria di
monachesimo
, praticata in
monasteri
(cenobi), sotto la guida di un'autorita spirituale, secondo una disciplina fissata da una
regola
.
I cenobiti sono monaci
cristiani
le cui prime comunita risalgono al
IV secolo
e si differenziano dagli
eremiti
in quanto praticano una vita comunitaria anziche solitaria. Fondatore del cenobitismo e considerato
San Pacomio
, monaco
egiziano
vissuto a cavallo fra
III
e
IV secolo
.
Il cenobitismo, nato in Egitto dalle radici dell'eremitismo ascetico dei santi del deserto sull'esempio di
Sant'Antonio abate
, dalla
Tebaide
si propago in Palestina, in Siria, in Asia Minore e a
Costantinopoli
. In Oriente si diffuse grazie alla
Vita di Sant'Antonio
di sant'
Atanasio di Alessandria
. In Occidente si diffuse per opera sia di
san Girolamo
, sia di
Martino di Tours
(nella
Gallia
), sia di
Cesario d'Arles
, sia di
Benedetto da Norcia
, sia di
Colombano di Bobbio
.
All'inizio del IV secolo si sviluppo nell'
Alto Egitto
una forma di monachesimo differente da quello originario eremitico: la
koinonia
(κοινων?α, 'comunita'), iniziata da Pacomio. Il termine indica una famiglia monastica che riunisce diversi monasteri (il termine κοιν?βιον, cenobio, significa per l'appunto vita comune) all'interno di un unico sistema, ossia una forma avanzata di organizzazione comunitaria, nata dall'intuizione di un fondatore desideroso di allargare il piu possibile l'accesso alla salvezza attraverso la disciplina monastica.
Le principali fonti sulla nascita del cenobitismo sono le Vite di Pacomio (in
greco
,
copto
,
latino
,
arabo
), la Lettera di Ammone, il corpus delle regole, e quello delle Lettere, Catechesi e altri Insegnamenti di Pacomio stesso e dei suoi primi successori. Tranne che per le Lettere del fondatore, evidentemente piu antiche (di difficile comprensione pero, in quanto redatte facendo uso di un linguaggio simbolico), le fonti a disposizione risalgono alla seconda meta del IV secolo.
Pacomio nacque in una famiglia pagana di
Esna
(l'antica Latopoli, in Tebaide). Conobbe il cristianesimo in una caserma di
Tebe
, durante la leva obbligatoria avvenuta in occasione della guerra tra
Massimino Daia
e
Licinio
(313). Ivi, benefattori cristiani andavano a portare cibo e generi di conforto ai soldati, arruolati a forza e rinchiusi in attesa della battaglia. Tornato in liberta, prima ancora di avere combattuto, Pacomio si stabili nei pressi di Chenoboskia, in
Tebaide
, ricevette il
battesimo
e divenne discepolo un anziano asceta, Palamone. Su indicazione di una visione, il giovane monaco si stabili a Tabennisi, dove istitui una comunita di piu ampie proporzioni: durante la prigionia, infatti, aveva fatto voto di dedicarsi alla salvezza del prossimo come contraccambio per la scampata morte in guerra.
L'iniziativa di Pacomio ebbe un successo incredibile: nell'arco di pochi anni i monasteri si moltiplicarono, unendo quelli fondati da Pacomio stesso con quelli gia esistenti desiderosi di unirsi alla congregazione. Alla morte del santo, la confederazione era composta da ben nove monasteri maschili (di cui Pbow, 100 km a nord di Tebe, divenne il centro) e due femminili (in uno dei quali entrera la sorella del fondatore Maria). Nei monasteri pacomiani sono state introdotte per la prima volta delle innovazione destinate a perdurare per tutta la storia del monachesimo successivo: i confini della comunita erano delimitati da un muro esterno, i monaci indossavano un abito riconoscibile e le attivita erano organizzate secondo una regola comune.
La rapida evoluzione della
koinonia
provoco un conflitto tra Pacomio e alcuni vescovi, che in passato erano stati monaci sotto la sua direzione: al sinodo di Latopoli, avvenuto pochi mesi prima della sua morte, il fondatore fu accusato a motivo del dono delle visioni, che venne equiparato ad una forma di
stregoneria
.
Alla morte del fondatore si vennero a creare nella comunita pacomiana delle tensioni che misero in crisi l'eredita del fondatore e resero necessaria la redazione delle regole, avvenuta nella seconda meta del IV secolo e restituitaci in una traduzione latina realizzata da san Girolamo (a cui si aggiungono i Regolamenti sopravvissuti in una traduzione copta). Dopo un tentativo di secessione abortito (da parte del monastero di Monchosis in Tebaide) e una difficile successione (si avvicendano Petronio, Teodoro e Orsiesi) a capo della koinonia, che evidenzia il problema della trasmissione del carisma del fondatore, si opto infine per un'organizzazione accuratamente normata della vitale della gerarchia comunitarie.
Un monachesimo per molti aspetti simile a quello avviato da Pacomio e quello ruotante intorno alla figura di
Scenute d'Atripe
. Una Vita attribuita al successore Besa (redatta nella seconda meta del V secolo) ci informa sul personaggio, di cui abbiamo peraltro un ampio corpus di scritti in copto. I Canoni di Scenute costituiscono l'altro grande corpus normativo del monachesimo egiziano antico.
Archimandrita
del monastero Bianco di Atripe, principale autore della
letteratura copta
, religioso radicale, santo carismatico, Scenute fu considerato e chiamato profeta in larga parte dell'agiografia copta successiva. Restaurazione di una severa disciplina monastica e lotta al paganesimo sono da lui perseguite con ogni mezzo, sino all'utilizzo della violenza. Quello di Scenute e, come quello di Pacomio, un monachesimo cenobitico: il contatto tra i due potrebbe essersi verificato nel recupero e adattamento delle regole di Pacomio da parte di Pkiol, fondatore del monastero Bianco (di cui Scenute sara successore).
Le prime notizie attestanti l'esistenza di un movimento monastico cenobitico in Anatolia si rinvengono nei canoni e nella lettera sinodale del
sinodo di Gangra
(343 ca.), dove e pronunciata la condanna del vescovo
Eustazio di Sebaste
e dei suoi discepoli. Secondo alcune ipotesi, il gruppo affonderebbe le sue radici nella
filosofia neoplatonica
da un lato, e nell'ambiente dei Figli del Patto siriaci dall'altro. Lo storico
Sozomeno
presenta Eustazio come un abile organizzatore delle diverse esperienze preesistenti in un movimento dai contorni piu nitidi.
Organizzati in fraternita (?δελφ?τη?) che costituivano una vera e propria Chiesa separata, gli eustaziani si caratterizzano per il particolare "zelo" (in greco σπουδ?) con cui rinunciano alla ricchezza, alla carne, ai legami familiari e istituzionali. Si distinguono dalla Chiesa istituzionale quanto ai riti, alle consuetudini e all'abito. Si mantengono grazie ai doni degli aderenti, e attribuiscono un ruolo rilevante alle donne. Il comportamento settario e la contestazione delle istituzioni ecclesiastiche ne fanno un movimento dissidente che ritiene di essere l'unico a possedere un'≪intelligenza perfetta≫ delle Scritture, e di conseguenza a praticare una retta osservanza dei suoi precetti. D'altra parte, la convinzione del carattere universale delle esigenze ascetiche imposte dal movimento, ritenute valide per tutti i cristiani, ne fa anche un movimento missionario e, almeno in certa misura, itinerante.
Basilio di Cesarea
Basilio il Grande
, vescovo di Cesarea di Cappadocia (attuale
Kayseri
, in Turchia) e
padre della Chiesa
, fu una figura di primo piano del monachesimo antico. Dopo un viaggio in Siria ed Egitto, si ritiro a vita ascetica presso una proprieta familiare, nei dintorni di Neocesarea, dove gia da qualche tempo (a partire dal 341) si erano stabilite con il medesimo proposito la sorella
Macrina la Giovane
e la madre Emmelia. La casa venne trasformata in un monastero e altri si unirono a questa comunita. Certamente influenzato dall'asceta di Sebaste, Basilio mitigo gli eccessi degli eustaziani, incanalandone lo zelo ascetico in un movimento piu conforme all'istituzione ecclesiale. Basilio fece costruire una cittadella della carita con locande, ospizi e lebbrosario, chiamata Basiliade, gestita da membri delle sue comunita monastiche con fondi della Chiesa di Cesarea.
Il corpus delle opere ascetiche di Basilio include un insieme di testi riuniti in tre raccolte: il
Piccolo Ascetico
il
Grande Ascetico
(noto anche con il nome di
Regole
) e le
Regole Morali
. Strutturate in forma di domande e risposte, queste regole sono l'espressione di una comunita monastica articolata in sezioni, presumibilmente autonome, rispettivamente di uomini o di donne, ciascuna diretta da un preposto, o da una preposta, cui si deve obbedienza assoluta e cui si manifestano periodicamente i propri pensieri: una pratica che unisce direzione spirituale e governo comunitario. L'ingresso nella comunita era preceduto da un
noviziato
e sancito da voti di castita e di poverta.
Nonostante l'incidenza del modello orientale, appare evidente che il monachesimo latino presenta sin dall'inizio una propria fisionomia. Un aspetto che e stato piu volte rilevato dagli studiosi e quello del suo legame con l'istituzione ecclesiastica anzi, per essere piu precisi, con l'episcopato. Diverse comunita monastiche occidentali erano difatti riunite sotto l'autorita di un vescovo o erano destinate a divenire fucina di vescovi. Le tracce piu antiche di questo fenomeno risalgono all'esperienza di
Eusebio di Vercelli
(† 371), che si era adoperato per conformare alla ≪vita degli angeli≫ la comunita dei chierici del suo
presbyterium
. Castita, ascesi, lavoro, preghiera caratterizzavano la vita di questo gruppo di monaci urbani, che dimoravano nei pressi della
domus ecclesiae
.
San Martino di Tours in una litografia tratta dalle
Cronache di Norimberga
In quegli stessi anni,
Martino di Tours
decideva di ritirarsi a vita monastica dopo una lunga carriera militare: trascorse un primo periodo di eremitaggio a
Milano
; prese poi dimora sull'
isola di Gallinara
, avviando una lunga tradizione di monachesimo insulare; raggiunse infine il maestro
Ilario di Poitiers
, e fondo un monastero a
Liguge
nel 360. Martino divenne a sua volta vescovo di Tours nel 371 e, desideroso di tener vivo l'ideale monastico pur tra gli impegni del nuovo ministero, fondo una comunita monastica di tipo semi-anacoretico a
Marmoutier
. La comunita, destinata a disgregarsi poco dopo la morte di Martino nel 397, riuniva un gruppo di aristocratici (
honorati
) convertiti all'ascesi. Sempre nell'ambito di questo monachesimo episcopale e aristocratico sono da segnalare il monastero fondato da
Germano d'Auxerre
e il monastero di
Aquileia
, dove dimorano i chierici del vescovo
Valeriano
.
Si deve aggiungere la comunita semi-anacoretica fondata dal nobile
gallo-romano
Ponzio Meropio Paolino
, piu tardi
vescovo di Nola
, in Campania. Discendente da famiglia di rango senatoriale di
Burdigala
, la capitale dell'
Aquitania
e avviato a una promettente carriera politica, Paolino sposa una ricca cristiana. Dopo aver perso il figlio a otto giorni dalla nascita, decide (nel 394) di ritirarsi a vita monastica con la moglie nei pressi della tomba del martire
Felice
a
Cimitile
. Qui fonda due cenobi, uno maschile e uno femminile.
La tipologia della comunita monastica riunita intorno a un membro del clero in molti casi destinato all'episcopato, si diffonde anche all'Africa Latina, come testimoniato dalla comunita di
Ippona
, diretta da
Agostino
. Di ritorno da Milano, egli aveva riunito un gruppo di asceti a
Tagaste
, per poi fondare un monastero a Ippona (dove si era trasferito dopo essere stato ordinato presbitero). Infine, nominato vescovo nel 395, raduno nell'episcopio quelli che desideravano praticare il suo genere di vita. Di lui conserviamo una
regola
(
Regula ad servos Dei
, oggi considerata autentica), probabilmente la piu antica
regola monastica
d'Occidente, scritta intorno al 400: e costituita da un breve testo (
Praeceptum
) dove s'insiste sulla necessita della severita nella direzione dei monaci (non v'e da chiedere perdono per gli eccessi in tal senso, e detto) e - fatto alquanto significativo - viene posto a piu riprese il problema della convivenza di fratelli di diversa provenienza sociale. Piu tardi al
Praeceptum
viene aggiunto l'
Ordo monasterii
, che fornisce dettagli quanto alle attivita quotidiane della comunita.
Sul versante delle fondazioni monastiche destinate a intrattenere un legame forte e stabile con l'istituzione episcopale si deve ricordare l'
abbazia di Lerino
, in
Gallia
. All'inizio del V secolo, su questa piccola isola della costa provenzale prende dimora Onorato, indicato dalla tradizione (
Ilario di Arles
,
Vita sancti Honorati
) come il fondatore del monastero. In pochi anni di vita semi-anacoretica si forma un gruppo numeroso di discepoli, tale da rendere necessaria la costruzione di un convento con annessa una chiesa. Onorato e prima ordinato presbitero e, due anni prima della morte, consacrato vescovo, nel 428. La comunita - di tipo cenobitico, ma che include anche delle celle isolate - e incentrata sul lavoro ed e strettamente dipendente dall'autorita dell'abate. Lerino cresce rapidamente, moltiplicando le filiali e il numero dei monaci. A questo luogo sono legate numerose figure di primo piano del cristianesimo latino, capaci di coniugare armoniosamente la vita monastica, la redazione di opere ascetiche e teologiche e l'esercizio dell'episcopato: Massimo di Riez († 455 ca.),
Fausto di Riez
(† 495 ca.),
Eucherio di Lione
(† 449 ca.), Ilario di Arles († 449),
Cesario d'Arles
(† 542).
Una volta impiantato in Italia e in Gallia, il monachesimo si diffonde rapidamente in tutta l'area nordeuropea. Nel
Giura
sono attivi dei monasteri connessi alla figura di Romano, che s'insedia nella regione intorno al 430, secondo le
Vitae patrum Iurensium
. Sempre nel V secolo il monachesimo si diffonde in
Bretagna
,
Scozia
e
Irlanda
, aree in cui si percepisce l'influenza di Martino e del cenobio leriniano, nonche - piu avanti - quella romana, con l'invio, da parte di
Gregorio Magno
, di quaranta monaci missionari nel 596. D'altra parte, si avra anche un'influenza di ritorno del
monachesimo irlandese
sull'Europa continentale, in particolare con la figura di
Colombano di Bobbio
. Un'ascesi particolarmente severa (donde l'evocazione di un martirio verde o
glasmartre
) e una
peregrinatio
(lo spaesamento ascetico praticato attraverso l'itineranza) vissuta in maniera radicale sono le caratteristiche di un monachesimo destinato a diffondersi con successo nelle regioni corrispondenti alle odierne
Francia
,
Germania
,
Svizzera
,
Austria
e
Italia settentrionale
(l'
Abbazia di Bobbio
). A Colombano sono attribuiti due testi normativi, volti a organizzare e normare i monasteri impiantati nel corso delle sue peregrinazioni: una severa
Regula monachorum
e una
Regula cœnobialis
, contenente le pene previste per le mancanze dei monaci. L'idea di un elenco di penitenze corrispondenti ai peccati commessi si ritrova, questa volta volta a a beneficio dei laici, nel suo
Paenitentiale
.
Il monachesimo fatica a impiantarsi in Spagna, nonostante il tradizionale rigorismo della regione. La causa di questo stato di cose va ricercata negli effetti della questione di
Priscilliano
, asceta iberico condannato a morte per
magia
dall'usurpatore
Magno Massimo
nel 385, la quale in un primo tempo ispira alla gerarchia ecclesiastica locale un certo sospetto nei confronti del monachesimo. Questo conoscera invece uno sviluppo importante a partire dal VI secolo, come testimoniato dalla diffusione di diverse regole, come il
De institutione virginis
di
Leandro di Siviglia
(† 600), la
Regula monachorum
di Isidoro (636), una regola di
Fruttuoso di Braga
(665) la
Regula communis
dei monasteri galiziani.
Benedetto da Norcia
In Italia, un nuovo impulso alla vita monastica latina e dato all' inizio del VI secolo dalla figura di
Benedetto da Norcia
, considerato il padre del monachesimo medievale. Di nobile famiglia umbra, il giovane di Norcia decise di volgersi all'austerita monastica prima come eremita a
Subiaco
, poi
Montecassino
. Qui fondo il cenobio per il quale compose, certamente dopo il 530, la famosa
Regola benedettina
, In essa emergono: da un lato, l'insistenza, contro le forme monastiche itineranti, sull'esigenza della
stabilitas loci
; e dall'altro, un'organizzazione delle attivita del monastero incentrata sui tre pilastri del lavoro, della preghiera (in particolare liturgica: l'
opus Dei
) e della
lectio divina
(la lettura e la meditazione delle Scritture). Il celebre motto ≪
ora et labora
≫ , associato alla vita benedettina, si diffondera solo piu avanti, secondo qualcuno addirittura nel XIX secolo. La regola di Benedetto recupera e riutilizza molteplici fonti precedenti, dalla
Regola del Maestro
, che si ritrova quasi integralmente nei primi sette capitoli, a quella di Cesario di Arles, passando per gli scritti di Pacomio, di Basilio, di
Cassiano
, di Agostino e cosi via. Si tratta di un processo di composizione della regola monastica che si ritrova anche nel
De ordine monasterii
di
Eugippio
(VI secolo) e che sottolinea un fatto importante per la comprensione del monachesimo occidentale: forse perche influenzato della
giurisprudenza romana
o, secondo altri, per reazione a una prima fase anarchica del suo sviluppo, il monachesimo di area latina e strettamente legato all'idea della regola.
Sempre nella penisola italiana, merita infine ricordare l'esperienza del monastero di
Vivarium
in Calabria, presso
Squillace
, fondato intorno al 550 da
Cassiodoro
, gia alto funzionario dell'aristocrazia latina: nonostante la breve durata della sua esistenza, lo
scriptorium
di Vivarium ha svolto un'attivita di grande importanza nella riproduzione e diffusione di testi della
letteratura classica
e
patristica
. Il modello fornito da Cassiodoro non sara estraneo alla trasformazione dei benedettini in copisti, e alla diffusione della tipologia del monastero-scriptorium-biblioteca nel medioevo.