L'
arianesimo
(in
greco
: ?ρειανισμ??) e una
dottrina trinitaria
[1]
di tipo
subordinazionista
, elaborata dal
presbitero
,
monaco
e teologo
Ario
(
256
-
336
)
[2]
, condannata come
eretica
al
primo concilio di Nicea
(
325
). Tale dottrina sostiene che il
Figlio di Dio
sia un essere che partecipa della natura di
Dio Padre
, ma in modo inferiore e derivato, e che pertanto c'e stato un tempo in cui il
Verbo
ancora non esisteva e che egli sia stato
creato
da Dio all'inizio del tempo.
Nei decenni in cui i
teologi cristiani
cominciavano ad elaborare la dottrina della
Trinita divina
, il presbitero
alessandrino
Ario
(260 ca - 336
[3]
) fu il massimo rappresentante di una delle interpretazioni della relazione tra le persone della Trinita, in particolar modo tra il
Padre
e il
Figlio
. Ario non negava la Trinita, ma subordinava il Figlio al Padre (
subordinazionismo
), negandone la
consustanzialita
[2]
che sara poi formulata nel
concilio di Nicea
(
325
) nel
credo niceno-costantinopolitano
. Alla base della sua tesi, permeata della cultura
neoplatonica
tanto in voga nell'ambiente ellenistico egiziano
[4]
, vi era la convinzione che Dio, principio unico, indivisibile, eterno e quindi ingenerato
[5]
, non potesse condividere con altri la propria
ousia
, cioe la propria essenza divina
[4]
[6]
. Di conseguenza il
Figlio
, in quanto “generato” e non eterno
[4]
[7]
, non puo partecipare della sua
sostanza
(negazione della consustanzialita), e quindi non puo essere considerato Dio allo stesso modo del Padre (il quale e ingenerato, cioe
aghennetos arche
[6]
), ma puo al massimo esserne una creatura
[6]
: certamente una creatura superiore, divina, ma
finita
(avente cioe un principio) e per questo diversa dal Padre, che e invece infinito
[8]
. Padre e Figlio non possono dunque essere identici, e il Cristo puo essere detto "Figlio di Dio" soltanto in considerazione della sua natura creata, e non di quella increata, posta allo stesso livello di quella del Padre
[4]
. Cosi facendo,
Ario
non negava di per se la Trinita, ma la considerava costituita da tre persone, caratterizzata ognuna da una propria sostanza (
treis hypostaseis
[8]
).
Dopo l'
editto costantiniano
di tolleranza del 313, ad
Alessandria d'Egitto
si apri la controversia trinitaria, e le tesi che il presbitero
Ario
aveva cominciato a diffondere si estesero fino a coinvolgere un sempre maggior numero di persone
[9]
. Il vescovo di Alessandria,
Alessandro
, ne condanno le posizioni come
eretiche
in una
sinodo
tenutasi nel 318
[9]
composto da 100 vescovi africani
[8]
, ma
Ario
pote contare su un partito molto numeroso di fedeli, che annoverava tra l'altro anche alcuni vescovi, sia africani che orientali, tra cui
Eusebio di Cesarea
ed
Eusebio di Nicomedia
[8]
; questi ultimi godevano di un forte prestigio anche presso la corte imperiale. La disputa oppose per anni il clero egiziano a quello
antiocheno
(in particolare la
Palestina
e la
Bitinia
), attirando l'attenzione dell'imperatore e del popolo. Nel tentativo di porre fine alla questione, che inizialmente
Costantino
aveva sottovalutato, nel
325
indisse, anche per le pressioni dei suoi consiglieri ecclesiastici che erano invece molto informati sulla disputa, il
Concilio ecumenico di Nicea
[10]
.
La convocazione del concilio non era pero un fatto solamente religioso: all'imperatore stava a cuore soprattutto la stabilita dello Stato. Le questioni teologiche, con i disordini e le contese che ne derivavano, costituivano un problema politico che andava risolto con la sconfitta di una qualsiasi delle due fazioni. Costantino non aveva infatti convinzioni teologiche che lo facessero propendere particolarmente per l'una o per l'altra parte in conflitto. Al concilio Ario ed Eusebio di Cesarea non convinsero l'assemblea. Il loro argomento era il seguente: se il Figlio di Dio non era uguale al Padre, allora non era neanche divino, o per lo meno non quanto il Padre. E questo non era accettabile dagli ortodossi. La tesi poi secondo la quale "
ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era
" fece inorridire i padri conciliari, che posero in minoranza e condannarono definitivamente le idee di Ario
[11]
.
Il concilio elaboro un
simbolo
, cioe una definizione
dogmatica
relativa alla fede in Dio, nel quale compare, attribuito al
Cristo
, il termine
homoousios
(tradotto in italiano dal latino con "consustanziale" (al Padre), ma in greco "di uguale essenza"), che costituisce la base dogmatica del cristianesimo storico. In assenza del
vescovo di Roma
Silvestro I
(che mando suoi legati), presiedette l'assemblea il vescovo
Osio di Cordova
, favorito dell'imperatore (presente a tutte le sessioni dei lavori), la cui influenza sullo stesso imperatore ebbe facile gioco nel conquistare il sovrano alla causa dell'ortodossia. Gli eretici furono minacciati di esilio e
Ario
fu bandito e spedito in
Illiria
.
La scarsa saldezza delle convinzioni teologiche di Costantino e pero dimostrata dal fatto che in soli tre anni le sue posizioni nei confronti dell'arianesimo divennero assolutamente indulgenti e tolleranti: su suggerimento della sorella
Costanza
e per insistenza di
Eusebio di Nicomedia
, fu revocato l'esilio per i vescovi ariani, lo stesso
Ario
fu piu tardi richiamato (nel
331
o
334
) e introdotto a corte
[12]
, dove riusci a tal punto a convincere l'imperatore della bonta delle sue opinioni, che lo stesso Costantino lo riabilito e condanno all'esilio il vescovo
Atanasio di Alessandria
, che di Ario era stato tra i piu acri oppositori
[12]
. L'ariano
Eusebio di Nicomedia
sostitui
Osio di Cordova
nel ruolo di consigliere imperiale ecclesiastico, battezzando poi lo stesso imperatore in punto di morte
[13]
[14]
[15]
.
L'affermazione nicena, che definiva il Figlio Dio tanto quanto il Padre, poneva nell'ambiente ariano e in quello ortodosso almeno tre grandi interrogativi:
- puo Dio generare un Figlio?
- puo Dio separarsi in se stesso?
- puo Dio morire (in croce o in qualsiasi altro modo)?
I seguaci di Ario portarono alle estreme conseguenze le risposte alle tre domande, che avevano in comune la conclusione che il Figlio non aveva natura divina ma, in quanto creatura di Dio, era un tramite o intermediario tra la divinita e l'umanita
[15]
. Ma all'interno del movimento ariano si verificarono comunque divisioni profonde, che portarono a tre gruppi principali:
- la fazione radicale degli
Anomei
(greco: ?νομο?οι) o
Eunomiani
(dal nome del loro piu importante esponente,
Eunomio di Cizico
), fedele alla professione di fede originaria di Ario secondo la quale ≪il Figlio e in tutto dissimile al Padre≫ in quanto, essendo stato creato e fatto da cio che prima non esisteva, non poteva definirsi ≪generato≫
[16]
[17]
;
- la fazione dei
Semiariani
o ariani moderati, fra cui lo stesso Ario dopo l'esilio ed Eusebio di Nicomedia, che ritenevano ≪il Figlio simile al Padre ma non per proprieta di natura, bensi per dono di grazia, nei limiti, cioe, in cui la Creatura puo essere paragonata al Creatore≫
[17]
;
- la fazione dei
Macedoniani
, secondo i quali ≪il Figlio e in tutto simile al Padre, mentre lo Spirito Santo nulla ha in comune ne con il Padre ne con il Figlio≫
[17]
.
L'arianesimo ebbe fortuna in particolare sotto gli imperatori
Costanzo II
(figlio di
Costantino I
,
337
-
361
) e
Valente
(
364
-
378
) e nell'ultima fase dell'Impero Romano. Costanzo, al contrario dei fratelli Costante e Costantino II, era di tendenze ariane. In seguito alle guerre fratricide e alla definitiva supremazia di Costanzo (350), quest'ultimo pote liberamente dedicarsi alla risoluzione delle questioni cristologiche nell'ultimo decennio del suo regno. Durante questo periodo, infatti, Costanzo convoco molti concili provinciali deputati a definire il credo cristiano:
Sirmio
(351), Arles (353), Milano (355),
Sirmio II
(357),
Rimini
(359)
[18]
e infine Costantinopoli (360)
[19]
. Il piu importante, per gli effetti che provoco in Occidente, fu pero quello di Sirmio II del 357
[12]
, al quale parteciparono solamente vescovi d'oriente (in prevalenza ariani)
[19]
e che mise al bando i termini quali
ousia
e consustanzialita
[20]
. I vescovi d'Occidente (piu vicini alla chiesa di Roma e quindi fedeli al Credo niceno), manifestarono il loro dissenso:
papa Liberio
e
Osio di Cordova
furono imprigionati e costretti a sottoscrivere alle decisioni di Sirmio
[19]
, mentre nel
concilio di Rimini
del 359 si procedette alla condanna di Sirmio
[19]
.
Costanzo, allora, cerco di trovare una formula di compromesso nel
concilio di Seleucia
del 359
[20]
, che vide il trionfo delle posizioni ariane sancite poi da quello di Costantinopoli dell'anno seguente
[20]
. Disordini e violenze si verificarono in diverse altre circostanze, come in occasione della successione al vescovo Alessandro di
Costantinopoli
; l'ariano Macedonio ottenne la sede episcopale solo con la forza e con l'intervento militare, dopo che il rivale Paolo, vicino alla Chiesa di Roma, venne rapito, esiliato e assassinato. Le sommosse popolari che seguirono all'insediamento di Macedonio furono soffocate nel sangue; lo stesso vescovo si senti autorizzato dall'autorita imperiale di Costanzo, che lo proteggeva e aveva favorito il suo insediamento, a imporre il suo ministero anche con la tortura e la forza delle armi
[21]
[22]
. Anche nell'Occidente niceno si ebbero delle ripercussioni sulle scelte vescovili: a
Milano
, come vescovo successore di
Dionigi
, fu imposto il vescovo ariano
Aussenzio
.
Giuliano l'Apostata
, apertamente filo-pagano, revoco tutte quelle leggi beneficiarie che i suoi immediati predecessori avevano promulgato nei confronti dei cristiani. Secondo la sua opinione, il cristianesimo doveva debilitarsi sempre di piu attraverso il rifiorire delle contese teologiche messe a tacere pochissimi anni prima da Costanzo, e per questo motivo il nuovo imperatore Giuliano fece richiamare dall'esilio i cristiani di fede nicena
[23]
[24]
.
Dopo il breve regno di
Gioviano
(363-364), l'impero ritorno ad essere diviso in due tronconi: la
Pars Occidentalis
fu affidata a
Valentiniano I
(364-375), mentre la
Pars Orientalis
a
Valente
. Se Valentiniano, cristiano come Gioviano, mantenne una politica tollerante nei confronti di tutte le fedi religiose
[25]
[26]
, il fratello minore Valente fu un fanatico sostenitore dell'arianesimo
[24]
, ripristinando le disposizioni ecclesiastiche di Costanzo
[27]
. Il clima di terrore e di sopraffazione che Valente instauro nell'area orientale dell'impero, termino con la sua sconfitta e uccisione nella
grande battaglia di Adrianopoli
(378), combattuta contro i
goti
.
Nel
380
, sotto l'influsso del
vescovo
di
Milano
,
Ambrogio
, venne emanato da
Teodosio I
e
Graziano
l'
editto di Tessalonica
che definiva il
credo niceno
(e quindi l'ortodossia) come religione di Stato. Oltre all'affermazione della formula nicena, che dunque toglieva di mezzo le dottrine ariane, l'editto definiva per la prima volta la Chiesa che professava il Credo Niceno "cattolica" (dal greco "katholicos", cioe "universale") e "ortodossa" (dal greco "orthos-doxa", cioe "di retta dottrina"), bollando tutti gli altri gruppi cristiani come eretici e come tali soggetti a pene e punizioni
[28]
. Si tratto, di fatto, di una persecuzione antiariana incruenta, in cui i vescovi vennero allontanati e tutte le chiese affidate al controllo dei cattolici, escludendo gli ariani da ogni luogo di culto anche dove, come a Costantinopoli, la loro comunita era decisamente di gran lunga piu numerosa. Proprio nella capitale dell'impero l'imperatore Teodosio in persona sostitui il vescovo Demofilo con
Gregorio Nazianzeno
, portandolo quasi in trionfo per le vie della citta e proteggendo il suo insediamento con un reparto di guardie imperiali armate. Lo stesso vescovo
[29]
deplorava che il suo insediamento fosse protetto dalle armi, tra gente che lo guardava con rabbia e lo considerava nemico, sembrava piu l'ingresso in una citta conquistata da parte di un barbaro invasore
[30]
. Non meno appassionata e violenta era la contesa che si svolgeva in Occidente tra il vescovo
Ambrogio di Milano
e l'imperatrice ariana
Giustina
, madre e
reggente
del futuro imperatore
Valentiniano II
[31]
. La condanna dell'arianesimo venne poi ribadita nel
381
durante il
primo concilio di Costantinopoli
, proprio nella citta che, nonostante l'editto, era in qualche modo riuscita a conservare una popolosa colonia ariana che accoglieva al suo interno tutti gli “eretici” di varia denominazione
[32]
. Negli anni successivi Teodosio ribadi con una serie di editti la sua persecuzione contro l'eresia ariana, che prevedeva la proibizione delle riunioni di culto, la destituzione e la comminazione di forti multe a vescovi e preti, l'esclusione da professioni onorevoli e lucrose e (poiche gli ariani separavano la natura del Padre da quella del Figlio) l'inibizione alla capacita di lasciti testamentari. In qualche caso si giunse anche a pronunciare sentenze capitali che pero raramente vennero eseguite perche Teodosio era in realta piu propenso alla correzione che non alla punizione. Con l'affidamento dell'esecuzione dei suoi editti ad una schiera di funzionari l'imperatore istitui, di fatto, l'embrione di un ufficio di
Inquisizione
[33]
.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Ulfila
.
Piuttosto che scomparire, l'arianesimo sposto il suo asse verso il nord dell'impero, trovando seguaci presso i popoli “
barbari
” che in quel periodo si stavano spingendo contro i confini dello Stato, particolarmente
Goti
,
Vandali
e
Longobardi
. Grazie soprattutto alla predicazione condotta nel
IV secolo
fra i
Goti
da parte di
Ulfila
(311-383)
[34]
, l'arianesimo conobbe infatti una grande diffusione fra i popoli germanici fra i quali fiori almeno fino al
VII secolo
: infatti, la visione piu semplice del cristianesimo ariano era piu conforme alla loro mentalita pragmatica e priva di quelle basi filosofiche di cui era intessuto il credo niceno
[35]
. Traduttore, tra l'altro, della
Bibbia
in lingua gotica e inventore di un tipo di alfabeto latino che sostitui gli antichi
caratteri runici
, Ulfila svolse un ruolo fondamentale non solamente dal punto di vista strettamente religioso, ma anche linguistico per lo studio delle
antiche lingue germaniche
[34]
.
Durante il lento ma inesorabile crollo dell'
Impero romano d'Occidente
nel V secolo, i vari popoli germanici che si insediarono nei territori imperiali adottarono varie strategie di politica religiosa, che andavano dalla repressione violenta dei niceni (per esempio, i
Vandali
[36]
), alla pacifica convivenza religiosa (
Odoacre
, i
Visigoti
spagnoli
[37]
e gli
Ostrogoti
di
Teodorico
[36]
). Unico fattore comune tra cosi diverse linee di azione consisteva nel trovare nell'arianesimo una sorta di distinzione nei confronti dei romani che si professavano cattolici. Lentamente, pero, il cristianesimo calcedoniano (cioe quello niceno, perfezionato nel
Concilio di Calcedonia
del 451) comincio a convertire i popoli dei
regni romano barbarici
ancora sopravvissuti alle
guerre giustinianee
e a quelle tra gli stessi regni barbarici. In seguito alla conversione dei
Franchi
nel 511 con
Clodoveo
al cristianesimo calcedoniano
[38]
, gli altri popoli barbari cominciarono lentamente a convertirsi: i Visigoti, grazie all'opera di
re Recaredo
e poi di
Sisebuto
(tra il 586 e il 621
[38]
, ma in questi trent'anni fu decisivo il
terzo Concilio di Toledo
del 589
[39]
); i
Longobardi
, a opera della regina
Teodolinda
e dell'abate
Colombano
e dei suoi monaci, nei primi anni del VII secolo
[40]
. Tuttavia, nel
regno longobardo
, il passaggio dall'arianesimo al cattolicesimo fu abbastanza lento, in particolare in alcune citta, quali
Bergamo
,
Brescia
,
Torino
e, soprattutto
Pavia
, allora capitale del regno, dove solo nel nel 658 la cattedrale ariana,
Sant'Eusebio
, passo al culto cattolico e, contemporaneamente, il vescovo ariano della citta divenne il presule cattolico di Pavia
[41]
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Molti furono imprigionati, perseguitati e mandati in esilio. Interi gruppi di quelli chiamati eretici furono massacrati, in modo particolare a Cizico e a Samosata. Nella Paflagonia, nella Bitinia, nella Galazia e in molte altre province, citta e villaggi furono devastati e completamente distrutti
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E nostra volonta che tutti i popoli che sono governati dalla nostra moderazione e clemenza aderiscano fermamente alla religione insegnata da s. Pietro ai Romani, conservata dalla vera tradizione e ora professata dal pontefice Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, uomo di apostolica santita. Secondo la disciplina degli Apostoli e la dottrina del Vangelo, crediamo nella sola divinita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, sotto un'uguale maesta e una pia Trinita. Autorizziamo i seguaci di questa dottrina ad assumere il titolo di cristiani cattolici, e siccome riteniamo che tutti gli altri siano dei pazzi stravaganti, li bolliamo col nome infame di eretici, e dichiariamo che le loro conventicole non dovranno piu usurpare la rispettabile denominazione di chiese. Oltre alla condanna della divina giustizia, essi debbono prepararsi a soffrire le severe pene che la nostra autorita guidata da celeste sapienza, credera d'infliggere loro.
” (
Codex Theodosianus
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