Lo Speciale di questo numero tratta un tema insolito per la maggior parte di noi. Propone, infatti, di creare una strategia chiara e consapevole per la nostra esistenza, applicando le logiche e gli strumenti abituali nelle attività aziendali, ma poco comuni nella vita di tutti i giorni. Gli autori degli articoli (il primo è di Rainer Strack, Susanne Dyrchs e Allison Bailey, il secondo di Herminia Ibarra) sono consapevoli di quanto possa apparire strano procedere con questo tipo di metodologia, ma ritengono di poter proporre un percorso articolato e molto pratico per giungere al risultato.
C’è una premessa logica a questa operazione, ed è legata al contesto crescentemente incerto e perturbato nel quale viviamo. Le crisi che stiamo affrontando sono molte e diverse tra loro e rendono non solo i percorsi professionali sempre più difficili da tenere sotto controllo e programmare, ma anche i nostri equilibri di vita e familiari e, conseguentemente, anche il rapporto tra vita e lavoro.
Non è peraltro la prima volta che questo tema si pone. Dare una strategia alla propria vita, o
Strategize Your Life
nel linguaggio degli autori, è un suggerimento che viene da lontano. Ne scrisse anni fa un grande esperto di management e innovazione quale Clayton Christensen, nell’articolo dal titolo “Come misurerete la vostra vita?”, pubblicato su questa rivista nel numero di luglio-agosto 2010. L'idea di fondo espressa da Christensen era che, per dare una valutazione alla nostra vita, non dovremmo basarci solo su successo professionale e ricchezza materiale, ma dovremmo includere anche valori personali, relazioni interpersonali e benessere emotivo.
Christensen metteva in discussione l'approccio comune di molte persone che concentrano la loro energia e tempo principalmente sulla carriera, trascurando spesso aspetti cruciali della vita come la famiglia e le relazioni; e invitava a riflettere sulle proprie priorità e a considerare come investire tempo e risorse. In definitiva, l'articolo incoraggiava a bilanciare la carriera professionale con gli aspetti personali e relazionali della vita per raggiungere una soddisfazione più completa e duratura, utilizzando a questo scopo i concetti mutuati dalla strategia messa in opera nell’azienda.
Analogamente, Strack e colleghi propongono un percorso ideale, ma molto concreto, per realizzare l’obiettivo. Un percorso che si basa su quella che chiamano la “sorprendente simmetria” di metodologie e strumenti applicabili sia nel lavoro professionale sia nella vita personale.
Il processo si basa su sette fasi che, con opportuni adattamenti, possono aiutare a descrivere e realizzare i propri obiettivi strategici, partendo dalla domanda fondamentale che nel caso dell’azienda punta a individuare obiettivi e significato del successo e nella realtà personale si propone di definire in cosa possa consistere una vita “fantastica”, nel senso di piena di realizzazioni e soddisfazioni. Seguono poi le altre fasi in cui tracciare il percorso attraverso l’identificazione di uno scopo e di una visione, di un portafoglio di attività, di punti di riferimento e benchmark di confronto e, infine, delle opportunità di cambiamento.
La proposta è indubbiamente intrigante e molti di noi saranno tentati di prenderla in considerazione. Naturalmente, anche una certa dose di scetticismo può essere giustificata e gli autori sanno bene che i critici potrebbero sostenere che non sia possibile trasferire i concetti dal business alla vita. Non a caso, richiamano il precedente che si pose negli anni Sessanta, quando sorsero preoccupazioni simili sul fatto che le idee strategiche provenienti dal mondo militare e politico potessero essere applicate al mondo aziendale. Un altro grande guru del management, Peter Drucker, cambiò addirittura il titolo di un suo libro del 1964 da
Strategia aziendale
a
Gestione dei risultati
, perché tutti quelli che lui e il suo editore interpellarono dissero che la strategia apparteneva a questi ambiti, non a quello aziendale.
Tuttavia, sottolineano, si è anche visto che i principi del mondo del business sono stati utilizzati per migliorare la capacità delle persone di autogestirsi. Per esempio, nel loro best-seller
Designing Your Life
, Bill Burnett e Dave Evans dell'Università di Stanford hanno modificato il pensiero progettuale utilizzato nello sviluppo del software allo scopo di aiutare le persone.
Strategize Your Life è il tentativo di fare lo stesso con il pensiero strategico in modo concreto e graduale, allo scopo di definire e realizzare un proprio grande progetto di vita. “Il nostro obiettivo – chiariscono gli autori - è dare alle vostre emozioni e intuizioni un partner analitico”.