Seduto su una spiaggia incendiata, sotto una pioggia di fuoco: cosi?
Dante Alighieri
avrebbe punito suo
padre
dopo la morte, almeno secondo quanto?si legge nella
Divina Commedia
.
Alighiero di Bellincione
, padre del Sommo Poeta, “era infatti un piccolo e astuto
usuraio
, protagonista di continui maneggi di denaro”. Per questo sarebbe potuto finire nel terzo girone del settimo cerchio dell’Inferno dantesco, insieme a bestemmiatori e sodomiti. Chissa pero se il figlio, quando scrisse il suo capolavoro,?era a conoscenza dell’attivita di Alighiero, testimoniata ora dai
documenti
pubblicati nella nuova edizione?del ‘
Codice Diplomatico Dantesco
‘ (Salerno Editrice) curato da Teresa De Robertis, Giuliano Milani,
Laura Regnicoli
e Stefano Zamponi. Due pergamene conservate nell’
Archivio Diocesano
di
Lucca
che attestano la partecipazione del padre di Dante?a un processo svoltosi a Firenze nel
1254
davanti al podesta, undici anni prima della nascita di suo figlio.
Anche quando si trovo a vestire i panni di
procuratore giudiziale
nel tribunale del podesta, Alighiero di Bellincione non esito a rivelarsi, sotto mentite spoglie, uno
speculatore finanziario
, sfruttando le difficolta economiche di un convento, il cui abate aveva fama di essere “dedito ai piaceri mondani e dissipatore di denaro”: e questa l’immagine del padre del Sommo Poeta?che emerge dai nuovi documenti, che non solo confermano la sua attivita usuraria, ma contribuiscono a precisarla, arricchendola di dettagli e sfumature. Il tribunale di
Firenze
, dove costantemente si affrontavano cause per
debiti
in udienze aperte al pubblico, rappresentava per gli usurai “un fertile bacino da cui attingere la
clientela
e con ogni probabilita era frequentato anche dal padre di Dante in cerca di affari”, ricostruisce Laura Regnicoli, docente dell’
Universita
di Firenze.
“Niente vieta allora di pensare che Alighiero, presente nell’aula del podesta il 5 settembre 1254, abbia offerto il proprio aiuto all’
abate Nicola
, tanto carico di debiti quanto di proprieta con cui garantire i
mutui
– spiega la professoressa?all’AdnKronos – Se questa ricostruzione e esatta, le pergamene lucchesi assumono il valore esemplare di un’attivita svolta da Alighiero come usuraio, in forma piu o meno continuativa. In cambio di opera e soldi il padre di Dante ottenne verosimilmente la proprieta?dell’
abbazia
e forse, attuando una strategia finanziaria gia di famiglia, la?rivendette, convertendola in
moneta
sonante”.
Le carte d’archivio spiegano che la causa civile fu promossa da due fratelli di
Semifonte
, citta che fu?avversaria di Firenze, contro il monastero di
San Salvatore di Fucecchio
, allora sotto Lucca, e il padre di Dante intervenne come procuratore dell’abate Nicola. La prima pergamena,?ritrovata da
Alberto Malvolti
(che ne pubblico un riassunto del contenuto nel 1987 sulla rivista “Erba d’Arno”)?contiene la verbalizzazione delle udienze tenutesi tra il 5 settembre e il 5 novembre 1254.?L’altra e stata scoperta proprio da Laura Regnicoli?e costituisce il presupposto giuridico dell’azione processuale di Alighiero, contenendo la
procura
a lui rilasciata dall’abate. Due nuove testimonianze contenute?nel ‘Codice Diplomatico Dantesco’ che dimostrano l’attivita usuraia del padre di Dante. Anche se il Sommo Poeta, nel suo viaggio con
Virgilio
attraverso l’Inferno, non racconta di averlo incontrato.