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Storia
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Battaglia di Mene

Pasque Veronesi

Battaglia di Lepanto


Storia

Riconosciuti dalla Repubblica Veneta tra i Nazionali, gli Oltramarini o Schiavoni furono i più valorosi, bellicosi, fieri, temutissimi e fedeli soldati della Serenissima Repubblica Veneta.

Il Grevembroch Giovanni in un suo acquarello che dedica ad un suo amico ufficiale Oltramarino li descrive così:

"Sono di già passati circa 200 anni , che questi soldati ualeuoli in Guerra, e in pace, in terra, e in mare, si denominauoano Crouati, in seguito Schiauoni, et ora sono detti Oltramarini.

Come però il suo paese è dalla parte di tramontana, confina con la Crouazia, e dall'altro di Greco con la Bosnia, che si frappone trà la Schiauonia, e Dalmazia, così il suo uero termine dovrebbe essere Dalamtini........"

Inizialmente i Schiavoni vennero utilizati come fanteria marina, della quale conservarono la tradizione fino al 1797 della distribuzione del biscotto al posto del pane.

Gli eventi storici ci ricordano che molto tardi vennero impiegati come vera e prorpia fanteria anfibia, verso il 1645 ed il 1669, nel periodo della Guerra di Candia.

Il Pietro Garzoni nella ' Istoria della Repubblica di Venezia in tempo della sacra Lega contro Maometto IV ' ci descrive:

" i popoli della Cimera, che vanno sparsi su i monti Acrocerauni alla spiaggia dell'Epiro conservano la Religione Cristiana, e qualche spezie di libertà.

Sono assai bellicosi. Si arrolano à stipendi della Repubblica, che quasi gli ricovera e si fà scudo; le professano divozione"

Invece su Dalamati e Morlacchi il De la haye nel libro ' La politique Civile et Militaire des Venetiens ' dice:

" ces contrées sont assez peuplèes & de Gens aguerris & accoustumez à la fatigue, entr'autres les Morlaques qui sont pour ainsi dire les Iroquois de ce Païs-la"

Tirando le somme come detto all'inizio le cronache del tempo ci danno dunque l'idea di Gente bellicosa, fiera e fedele, quello che gli avvenimenti del tragico 1797 ci cofermano.

In Morea il Morosini li usa costantemente come truppe d'assalto per colpi di mano audaci che nessun altro corpo sarebbe in grado di sostenere, sono sempre gli stessi O.M. con 4 reggimenti a sostenere tutto l'urto nemico a Paleocastro nel 1694 e innumerevoli sono le prove di tenacia guerriera a qui sono sottoposti. Sempre lo stesso Francesco Morosini ne canta le lodi dicendo:

"la Natione Oltramarina che seppe con tanto vigore reprimere l'orgoglio de li Musulmani".

 Per la loro fedelta' gli verranno affidati sempre compiti di notevole importanza, come il presidio di Fortezze e la guardia d'onore dei pubblici rappresentanti. Infatti nel 1782 forniranno la scorta ad Udine dei Principi Imperiali di Russia Paolo e Maria Teodorwna. Sempre a loro resta il posto d'onore come Milizia  a scorta del Doge sopra il Bucintoro.

Voglio rendere onore ai soldati Oltramarini ricordando che furono loro a sostenere la rivolta della città di Verona nelle conosciute Pasque Veronesi, descritti così da un cronista dell'epoca “ i soldati oltremarini menano strage degli avversari ”. Sempre gli stessi non permetteranno, grazie ad  Alvise Viscovich che a bordo della goletta Annetta Bella  riuscì con impeto a bloccare l'ennesima offesa alla terra di San Marco da parte di quel piccolo Generale Corso, annientandone la nave le Liberateur d'italie che voleva sbarcare i suoi uomini in P.zza San Marco, evitando la non ultima insolenza giacobina. Sempre loro, aiuteranno il Popolo Veneto tutto, a insorgere contro il nemico Francese in tutti i vasti territori della Serenissima

Il tragico dì del 12 Maggio 1797 gli Schiavoni  furono costretti a salpare per le loro terre natie dal meschino nano Corso che ne temeva l'irruenza. Nel numero di dodicimila circa, nella riva che ancora porta il loro nome, riva dgli Schiavoni, salutarono la loro Repubblica Veneta con salve di moschetto, tanto da far temere ai giacobini-municipalisti una rivolta da parte degli stessi vista l'approvazione popolare nei loro confronti

 

Il primo dì di luglio a Zara del tragico anno 1797 le insegne di San Marco vennero portate nel Duomo di Santa Anastasia e deposte sull’ Altar Maggiore. Venne fatta una solenne sfilata per le calli di tutta la guarnigione. Il sergente generale Antonio Stratico, in lacrime, baciò il vessillo. Dopo di lui i 160 ufficiali della guarnigione, seguiti da tutto il popolo. Ricorda Lorenzo Licini nel suo diario che:

 ”talmente delle lacrime rimasero bagnati i vessilli come se fossero stati immersi nell’acqua”.

I l 27 Agosto alle Bocche di Cattaro fu fatto il famosissimo discorso del Giuseppe Viscovich che dopo aver ammainato il millenario Gonfalone di San Marco e sepolto sotto l'altare della chiesa di Perastro il vessillo del Leone Alato, pronunciò queste parole:

" Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l'Europa, che Perasto ha degnamente sostenuto fino all'ultimo l'onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto atto solenne e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo pianto. Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti, coi quali sigilemo la nostra gloriosa carriera sotto al Serenissimo Veneto governo, rivolgemose verso sta insegna che lo rappresenta e su ella sfoghemo al nostro dolor. Per 377 anni la nostra fede, el nostro valor l' ha sempre custodìa per terra e per mar, per tutto dove ne ha chiamà i so nemici, che xe stai pur quelli della Religion. Per 377 anni le nostre sostanze, il nostro sangue, le nostre vite le xe sempre stae per tì, o S. Marco, e felicissimi sempre se avemo reputà, tì con nù, nù con tì; e sempre con tì sul mar nu semo stai illustri e virtuosi .... Se i tempi presenti infelicissimi per imprevidenza, per dissenzion, per arbitri illegali, per vizi offendenti la natura e il gius delle genti, non avesse tì tolto dall'Italia, per tì in perpetuo sarave stae le nostre sostanze, el sangue, la vita nostra, e piuttosto che vederti vinto e disonorà dai toi, el coraggio nostro, la nostra fede se averave sepelìo sotto di tì. Ma za che altro non ne resta da far per tì, el nostro cuor sia l'onoratissima to tomba, e el più puro e el più grande to elogio le nostre lagrime ".

Nello trascrivere questi fatti, non certo esaltati, ma perlopiù nascosti dalla storiografia ufficiale italiana, non esagero quando dico che le lacrime hanno il sopravvento.

Pierluigi Ceccon

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