Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia nel 1909
Vincenzo Pietro Peruggia
(
Dumenza
,
8 ottobre
1881
?
Saint-Maur-des-Fosses
,
8 ottobre
1925
) e stato un
decoratore
italiano
, noto per aver trafugato la
Gioconda
, di
Leonardo Da Vinci
dal
Museo del Louvre
nel 1911
[1]
.
Peruggia si era nascosto in una stanzetta del Louvre e alla chiusura tolse la
Gioconda
dalla cornice e poi scappo da una porta sul retro che forzo con un coltellino. Il giorno dopo gli impiegati pensarono in un primo tempo che il quadro l'avesse con se il fotografo ufficiale, ma poi dovettero informare la polizia, che immediatamente cerco senza esito all'interno del museo, impiegando un certo tempo data la sua vastita.
Poi la notizia del furto si diffuse e i giornali francesi si scatenarono in merito alle ipotesi sulla scomparsa del quadro. Venne anche scritto fosse opera di un collezionista statunitense e che le sue intenzioni fossero di copiare il quadro, tenendo l'originale e mettendo nel museo una copia. Dopo circa due anni si trovo il colpevole: Peruggia avrebbe voluto vendere la
Gioconda
alla
Galleria degli Uffizi
per qualche milione di
lire
. Affermo che la sua era stata un'azione patriottica e che l'Italia avrebbe saputo valorizzare maggiormente l'opera.
Era originario di
Trezzino
, frazione di
Dumenza
, un paese del nord della
provincia di Varese
, vicino al confine con la
Svizzera
. Il padre Giacomo era muratore, mentre la madre Celeste si occupava dei lavori domestici e dei cinque figli: quattro maschi e una femmina. Appreso in giovane eta il mestiere di imbianchino e verniciatore, segui per lavoro il padre a
Lione
nel 1897.
Essendo di costituzione gracile, nel 1901 venne riformato dal servizio di leva e nel 1907 emigro in cerca di lavoro a
Parigi
, percorso gia compiuto da altri emigranti italiani. Qui si ammalo di
saturnismo
, malattia dovuta all'intossicazione da
piombo
, metallo contenuto nelle vernici utilizzate dagli imbianchini. Vista la lontananza dall'Italia egli tenne contatti epistolari con la famiglia, alla quale inviava saltuariamente modiche somme di denaro. Assunto dalla ditta del signor Gobier, venne mandato con altri operai al
Museo del Louvre
con il compito di pulire quadri e ricoprirli con cristalli: in tale veste compi il suo furto la mattina del 21 agosto 1911.
Il 5 giugno 1914 venne processato dal tribunale di
Firenze
, fu riconosciuto colpevole con le attenuanti e condannato a un anno e quindici giorni di prigione per furto aggravato. Questa pena fu ridotta in appello il 29 luglio a sette mesi e otto giorni di reclusione. Una volta scarcerato partecipo alla
prima guerra mondiale
e dopo la
battaglia di Caporetto
fini in un campo di prigionia austriaco. Dopo la fine della guerra, il 26 ottobre 1921, si sposo con Annunciata, di quindici anni piu giovane. Poi torno in
Francia
utilizzando un espediente: sui documenti per l'espatrio sostitui Vincenzo con Pietro, suo secondo nome. Si stabili a
Saint-Maur-des-Fosses
, periferia di Parigi. Il 22 marzo 1924 nacque la sua unica figlia, Celestina, che ricordava come in paese da piccola la chiamassero "Giocondina", deceduta il 10 marzo 2011.
Peruggia mori l'8 ottobre 1925, il giorno del suo 44º compleanno, a Saint-Maur-des-Fosses a causa di un infarto e fu sepolto nel cimitero Conde.
[2]
Il furto avvenne verso le sette della mattina di lunedi 21 agosto 1911, giorno di chiusura del Louvre. Vincenzo Peruggia entro nel museo attraversando la porta
Jean Goujon
, usata di frequente dagli operai, e si diresse al
Salon Carre
senza che alcuna persona si accorgesse della sua presenza. Dopo aver staccato il quadro dalla parete, si diresse verso la scaletta della sala dei
Sept Metres
liberandosi della cornice e del vetro. Giunto in un cortile interno poco frequentato si servi della giacca che indossava per avvolgere il quadro. Uscito dal museo senza essere fermato, sali sul primo autobus, ma si accorse di aver sbagliato direzione e cosi scese e si fece riportare a casa da una vettura, precisamente in
rue de
l'
Hopital Saint-Louis
, dove nascose la
Gioconda
. Dovendo tornare al lavoro, per giustificare il ritardo disse di essersi ubriacato il giorno precedente e di soffrirne ancora le conseguenze. Poiche la stanza nella quale viveva era molto umida e temendo che l'opera potesse danneggiarsi, Peruggia la affido al compatriota Vincenzo Lancellotti, che abitava nello stesso stabile. Trascorso un mese, dopo aver realizzato una cassa in legno nella quale custodire il dipinto, lo riprese e lo tenne con se.
Il furto venne scoperto la mattina del giorno dopo, il 22 agosto: due artisti,
Louis Beroud
e
Frederic Languillerme
, si diressero al Louvre per imparare dai grandi maestri. Giunti nel salone Carre si accorsero della scomparsa della
Gioconda
di
Leonardo da Vinci
e informarono il capo della sicurezza del museo, Monsieur Poupardin. In poco tempo nella sala si riunirono il direttore del Louvre Monsieur Homolle, il sottosegretario di Stato alle Belle Arti, il capo della polizia ed il prefetto di Parigi,
Louis Lepine
.
Appurato il furto vennero bloccate le uscite, perquisiti i visitatori e si perlustro l'intero museo. Si ritrovarono la cornice e il vetro della
Monna Lisa
sulla scaletta della sala dei
Sept Metres
e alla fine della rampa si scopri che la porta a vetri era stata forzata ed era priva di pomello. Essendo quell'uscita frequentata dagli operai, la
Gendarmeria
penso che il ladro si fosse mescolato a loro o fosse egli stesso un lavoratore, pertanto tutto il personale stabile venne interrogato. Nel frattempo fu lanciato un appello ai cittadini di Parigi e a chiunque avesse notato una persona sospetta in quei giorni nei pressi del Louvre. All'appello rispose un impiegato che riferi di aver notato un uomo che si allontanava dal Louvre il lunedi mattina e che gettava un oggetto in un fossato vicino alla strada: li fu ritrovato il pomello mancante. Mentre fervevano le indagini, gli "Amici del Louvre" annunciarono una ricompensa di 25.000
franchi
per chi avesse dato informazioni valide. Intanto il posto lasciato vuoto dalla
Gioconda
sulla parete del Louvre fu preso momentaneamente da un dipinto di
Raffaello
, il
Ritratto di Baldassarre Castiglione
. Furono erroneamente arrestati, come possibili complici, anche due giovani che sarebbero diventati famosi nei campi della scrittura e dell'arte:
Guillaume Apollinaire
e
Pablo Picasso
, i quali dimostrarono la loro estraneita ai fatti. Dopo aver escluso dalla responsabilita del furto il personale stabile del museo la gendarmeria si concentro su muratori, decoratori e il personale assunto per breve periodo o per uno specifico incarico, tutte persone i cui dati erano riportati sul registro delle commesse. Peruggia venne interrogato e la sua modesta stanza fu sottoposta a un'ispezione che ebbe esito negativo poiche la
Gioconda
era nascosta in un apposito spazio ricavato sotto l'unico tavolo.
Peruggia, intanto, era riuscito a lasciare Parigi e dopo un lungo viaggio ritorno nel suo paese d’origine,
Dumenza
, sempre con la
Gioconda
appresso.
Nell'autunno del
1913
, il collezionista d'arte fiorentino
Alfredo Geri
decise di organizzare una mostra nella sua galleria chiedendo ai privati, tramite un annuncio sui giornali, di prestargli alcune opere. Tra le tante lettere giunte, una in particolare - proveniente da Parigi - conteneva una proposta per la vendita della
Gioconda
a patto che il capolavoro tornasse in Italia e fosse li custodito. La lettera, inviata da Peruggia, era firmata dal fittizio Monsieur Leonard V. Consigliatosi con
Giovanni Poggi
, direttore della
Regia Galleria
di
Firenze
, Geri fisso un incontro con Monsieur Leonard l'11 dicembre 1913 in un albergo di Firenze. Si presento con il direttore della galleria che, dopo aver visto il quadro, lo prese in custodia per esaminarlo. Peruggia fu arrestato il giorno seguente dai
Carabinieri
, i quali lo prelevarono direttamente dalla sua stanza d'albergo.
Alcuni hanno cercato di indagare le vere ragioni che portarono l'uomo a rubare il dipinto, ipotizzando anche un furto su commissione di un truffatore argentino, il marchese di Valfierno, che ne avrebbe volute vendere sei copie agli statunitensi. In realta Peruggia affermo sempre di aver compiuto il furto per patriottismo in quanto la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da
Napoleone Bonaparte
provoco in lui un senso di vendetta: voleva restituire all'Italia almeno uno di quei dipinti, non importava quale. Inizialmente aveva pensato alla
Bella Giardiniera
, ma le dimensioni esagerate del quadro lo avevano dissuaso. In realta la
Gioconda
non fece mai parte del
bottino di guerra napoleonico
: infatti fu portata in Francia dallo stesso Leonardo dove ne e attestata la presenza fra le collezioni reali gia dal 1625.
Vincenzo Peruggia durante il processo per il furto della
Gioconda
Il processo si svolse il 4 e 5 giugno 1914 presso il tribunale di Firenze, di fronte alla stampa internazionale e a un pubblico favorevole a Peruggia per motivi popolari mossi da amore e affetto per il gesto quasi eroico. La pressione popolare e l'invocazione dell'infermita mentale (confermata dall'indovinello postogli dal medico psichiatra del tribunale professor
Paolo Amaldi
, che assunse l'incarico il 24 maggio del 1914: "Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore spara a uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?"; "Uno!", rispose Peruggia. "Deficiente!", tuono il medico, in quanto la risposta alla domanda era zero, perche l'altro sarebbe scappato) sortirono comunque l'effetto di indurre la corte a concedergli le attenuanti e a comminargli una pena assai mite: un anno e quindici giorni di prigione.
Il 29 luglio la pena fu ridotta a sette mesi e otto giorni, ma appena fu emessa la sentenza Peruggia fu scarcerato.
Quando usci di prigione trovo un gruppo di studenti toscani che gli offrirono il risultato di una colletta a nome di tutti gli italiani: 4500 lire.
[
senza fonte
]
Ritorno della
Gioconda
al
museo del Louvre
il 4 gennaio 1914
L'atteggiamento delle Autorita italiane venne apprezzato in Francia, poiche i due Paesi coltivavano da circa dieci anni rapporti sempre piu amichevoli. Si pote cosi evitare che Parigi chiedesse una pena esemplare e concordare un lungo periodo di esposizione del dipinto in Italia (prima agli Uffizi a Firenze, poi all'ambasciata di Francia di
Palazzo Farnese
a
Roma
, infine alla
Galleria Borghese
in occasione del Natale), prima del suo definitivo rientro.
La
Monna Lisa
arrivo in Francia a
Modane
su un vagone speciale delle
ferrovie italiane
e fu accolta in pompa magna dalle autorita francesi, per poi giungere il 4 gennaio 1914 a Parigi dove, nel
Salon Carre
, l'attendevano il presidente della repubblica francese e tutto il governo.
- Ivan Graziani
, nel 1978, scrisse la poeticissima “Monna Lisa” per raccontare la vicenda di Peruggia e del furto del Quadro.
- Le Rital
degli
Ianva
e una canzone del
2017
ispirata a Vincenzo Peruggia e contenuta nell'album
Canone Europeo
.
- Parigi 1911
di Marco di Noia, canzone contenuta nell'album
Leonardo Da Vinci in pop
(2019), e interamente dedicata al furto della Gioconda da parte di Vincenzo Peruggia.
- I
Trenincorsa
, famosa formazione
luinese
gli ha dedicato la canzone
Il ladro della Gioconda
contenuta nel disco "
Barba E Capelli
" del 2016.
- Il ratto di Monna Lisa
(
Der Raub der Mona Lisa
), film
tedesco
diretto da
Geza von Bolvary
nel 1931.
- Il ladro della Gioconda
, film italo-francese diretto da
Michel Deville
nel 1966.
- Il furto della Gioconda
, sceneggiato Rai interpretato da
Enzo Cerusico
e diretto da
Renato Castellani
, trasmesso nel 1978.
- L'uomo che rubo la Gioconda
, sceneggiato per Canale 5, diretto da
Fabrizio Costa
, trasmesso nel 2006, con
Alessandro Preziosi
nel ruolo di Peruggia.
- Lovers, Liars and Thieves
, con
Dustin Hoffman
ed
Antonio Banderas
, di
Jeremy Leven
, in produzione nel 2009.
- The Art of the Steal
, con
Kurt Russel
e
Matt Dillon
, 2013.
- Carlo Lucarelli
e
Massimo Picozzi
,
Il genio criminale
, Milano,
Mondadori
, 2009,
ISBN
978-88-04-59732-2
.
- Jean-Yves Le Naour,
Il furto della Gioconda
, Bologna, Odoya, 2013,
ISBN
978-88-6288-178-4
.