Con il termine
Vedismo
(o
cultura vedica
), gli
storici
e gli
orientalisti
intendono la
dottrina filosofica
e la
cultura
degli antichi popoli che abitarono l'
India
nord-occidentale (allora indicata come
Saptasindhu,
???? ?????, 'terra dei sette fiumi'), dove tale cultura vedica acquisi le sue prime caratteristiche filosofiche e linguistiche, per poi espandersi nelle regioni del Sud e addirittura anche verso Occidente e verso il sud-est dell'Asia
[1]
.
Il periodo vedico (Vedismo) e considerato tale a partire dalla nascita della grande
civilta vedica
sulle sponde dei tre grandi fiumi
Gange
,
Yamuna
e
Sarasvati
(ormai del tutto prosciugato), e dalla compilazione delle parti in prosa in lingua
sanscrita
dei
Veda
, dei
Br?hma?a
e delle
Upani?ad
; successivamente anche dei commentari redatti a partire dall'
VIII secolo a.C.
, per questo denominati come
Ved?nta
(
fine dei Veda
)
[2]
.
Il periodo successivo al "Vedismo", a partire dall'VIII secolo a.C. fino a primi secoli della nostra Era, gli
storici
lo denominano come
Bramanesimo
, mentre quello successivo a questo e fino ai giorni nostri viene indicato come
Induismo
[2]
.
Il passaggio dal Vedismo al
Bramanesimo
corrisponde alla progressiva sostituzione delle figure sacerdotali coinvolte nei
riti sacrificali
. Se nel primo
Veda
, il
?gveda
, l'officiante delle libagioni e lo
hot?
, accompagnato da altre figure sacerdotali minori, con il passare dei secoli e con l'elaborazione dottrinale all'interno degli stessi
Veda
, sopraggiunge la figura dello
udg?t?,
il cantore delle melodie del
S?maveda
, sostituito poi anch'esso come figura sacerdotale primaria dallo
adhvaryu
, il mormorante dei
mantra
relativi allo
Yajurveda
e, infine con il
Bramanesimo
, dal
bramino
, l'ultimo dei sacerdoti che sovrintendeva alla correttezza del rito riparando a qualsiasi errore e detentore dell'ultimo
Veda
, l'
Atharvaveda
[3]
.
Le popolazioni vediche indicavano se stesse come
?rya / ?ry?
, che sta indicare una persona retta, nobile o civilizzata.
L'uomo vedico conservava nel suo spazio sacro la purezza e riti di purificazione che lo rendevano puro da cio che e impuro: sangue, unghie recise, capelli tagliati o caduti,
sperma
, cerume, muco, sudore e
vomito
, ma anche i feti abortiti e il mestruo
[4]
. Allo stesso modo erano considerati impuri coloro che per la propria attivita venivano in contatto con tali elementi: i macellai, i lavandai, i boia; tutti coloro che venivano a contatto con tali persone si dovevano poi sottoporre a riti purificatori.
Non erano invece impuri il latte delle madri e le urine (mischiate ad argilla e utilizzate come sapone) e feci (utilizzate come combustibile) delle vacche.
La "purezza" consentiva all'uomo
?rya
il proprio stile di vita che doveva essere contraddistinto dalla rettitudine (
dharma
) e dalla spiritualita.
I ritmi della vita "vedica" erano contraddistinti da una ritualita in cui l'elemento del
fuoco
aveva un ruolo del tutto peculiare. Il fuoco, anzi i tre fuochi erano ospitati nella casa dei
bramini
:
- il piu importante, denominato
g?rhapatya
, e posto ad Ovest su una sede circolare ed e il luogo dove dimora l'
Agni
originario; con questo fuoco alimentato esclusivamente dal capofamiglia, dalla moglie o dal primogenito viene attinta la fiamma per il secondo fuoco;
- il secondo fuoco, sede dell'
Agni
sacrificante, e posto da Est su base quadrata; denominato
?havan?ya
;
- il terzo fuoco (lo
anv?h?ryapacana
), di base semicircolare e posto a Sud ed e di supporto al fuoco orientale in quanto e il fuoco del sacrificio del
riso
situato a destra dell'officiante quando egli e rivolto verso l'Oriente, questo fuoco e il fuoco che consuma con i suoi sacrifici i pericoli e la morte (
m?tyu
) che dal Meridione provengono.
Questo fuoco benedira il bambino appena nato, da questo fuoco saranno attinte le fiamme che consumeranno i cadaveri delle persone dopo la loro morte, a questo fuoco si destinera parte del pasto prima di consumarlo e a questo fuoco si rende onore appena rientrati nella propria casa. Insieme al sole (
S?rya
) e il fuoco ad essere particolarmente onorato da questa cultura che gli offre due sacrifici (
Agnihotra
) quotidiani: a mezzodi e al tramonto.
Nel
?gveda
, il nono cerchio contiene gli inni del Soma Pavamana, su una pozione sacra, la
Soma
.
Anne-Marie Esnoul
[5]
evidenzia come nella civilta e nella letteratura vedica (comprensiva in questo caso dei
Veda
e dei loro commentari, i
Br?hma?a
) non si riscontra alcuna riflessione sulla "sofferenza" nel mondo, sul ciclo delle rinascite (
sa?s?ra
) e, di conseguenza sui percorsi di
liberazione
(
mok?a
) da esso quanto piuttosto il godimento (
bhukti
) della vita terrena. E quindi solo con le prime
Upani?ad
che si avvia la riflessione
filosofica
vedica sulla sofferenza nel mondo e sulla necessita di un percorso di liberazione da essa. E questo corrisponderebbe all'avvio del
periodo assiale
individuato da
Karl Jaspers
.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Deva
.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Yajna
.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Veda
.
- ^
Il testo piu antico dei
Veda
e il
?gveda
, una raccolta di inni sacri che risalgono (nella redazione a noi pervenuta) probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra il 2000 a.C. e il 1700 a.C. Va tenuto presente tuttavia che le datazioni anteriori al X secolo a.C. sono del tutto ipotetiche. Qui vengono proposte le ipotesi dello studioso
Ramchandra Narayan Dandekar
riportate nella
Encyclopedia of Religion
edita dalla MacMillan di New York nel 2005 (Vol. XIV pag. 9550). Tale fonte, la
Encyclopedia of Religion
, ha il pregio di essere uno strumento condiviso, curato e rivisto da numerosi studiosi di fama internazionale. Tuttavia altri autorevoli studiosi offrono datazioni piu recenti. Cosi
Saverio Sani
(
?gveda
, Venezia, Marsilio, 2000, pag.19) data tra il XV e il V secolo a.C. la composizione del
?gveda
.
Mario Piantelli
(
Hinduismo
a cura di
Giovanni Filoramo
, Bari, Laterza, 2007, pag.5) data la composizione dei
Veda
con l'arrivo degli Arii in India, indicando questo arrivo nel XVI secolo a.C.
Michelguglielmo Torri
(
Storia dell'India
Bari, Laterza, 2000, pag. 32) entra nello specifico quando riportando la nuova tesi promossa dopo gli anni ottanta sull'origine autoctona degli Arii, ricorda: ≪I due punti di forza di questa teoria fanno riferimento al fatto che, fermo restando l'indicazione del 1000 a.C. come data di completamento della composizione degli inni raccolti nel
Rig Veda
, non e affatto certa quale sia la data d'inizio. Questa potrebbe essere assai piu antica del 1500 a.C. e risalire al 3000, al 4000 o addirittura al 7500 a.C. Il primo elemento a supporto di questa e tratto dall'astroarcheologia, cioe dal fatto che all'interno dei
Veda
vi sia una serie di riferimenti astronomici che, una volta decodificati, fanno pensare che i compositori degli inni vedici abbiano vissuto sotto un cielo caratterizzato da configurazioni stellari e da parabole solari caratteristiche di periodi ben piu antichi del 1500 a.C.≫. Tra gli indologi che spostano ben oltre la data del 1500 a.C. Torri cita:
David Frawley
,
K.D. Sethna
e
Shrikant Talageri
.
S. W. Jamison
and
M. Witzel
(
Vedic Hinduism
pag. 5) se da una parte linitano il periodo vedico al 1500-500 a.C. dall'altra notano che: ≪The RigVeda, which no longer knows of the Indus cities but only mentions ruins (armaka, [maha]vailasthana), thus could have been composed during the long period between 1990 and 1100 BCE.≫. Per
J. L. Brockington
(in
Concise encyclopedia of language and religion
Oxford, Elsevier, 2001, pag.126) invece i piu antichi inni dei Veda, appartenenti al Rig Veda, vanno fatti risalire al 1200 a.C.
- ^
a
b
Mario Piantelli
,
Hinduismo
, a cura di
Giovanni Filoramo
, Bari, Laterza, pp. 3 e segg..
- ^
Alf Hiltebeitel,
Religions of the Br?hma?as
, in
Hinduism
, collana
Encyclopedia of Religion
, vol.6, New york, MacMillan, 2004, p. 3991.
- ^
Particolarmente impuro era considerato il sangue mestruale. La donna mestruata doveva appartarsi e chiunque avesse contatto con lei doveva sottoporsi a delle abluzioni complete. Una donna che moriva in stato di mestruo non poteva venire arsa.
- ^
A. M. Esnoul.
Enciclopedia delle Religioni
vol.9. Milano, Jaca Book, 2004 pag.250.