La
Galleria degli Uffizi
[1]
e un
museo statale
di
Firenze
, che fa parte del complesso museale denominato
Gallerie degli Uffizi
e comprendente, oltre alla suddetta galleria, il
Corridoio vasariano
, le collezioni di
Palazzo Pitti
e il
Giardino di Boboli
, che insieme costituiscono per quantita e qualita delle opere raccolte uno dei piu importanti
musei
del mondo.
Il complesso appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichita e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare
patrimonio artistico nazionale
.
Vi si trovano la piu cospicua collezione esistente di
Raffaello
e
Botticelli
, oltre a nuclei principali di opere di
Giotto
,
Tiziano
,
Pontormo
,
Bronzino
,
Andrea del Sarto
,
Caravaggio
,
Durer
,
Rubens
,
Leonardo da Vinci
ed altri ancora. Mentre a
Palazzo Pitti
si concentrano le opere pittoriche del Cinquecento e del
Barocco
, ma anche dell'Otto e Novecento italiano, il corridoio vasariano ospitava fino al 2018 parte della collezione di autoritratti (oltre 1 700), che dovrebbero essere poi inclusi nel percorso espositivo della Galleria delle Statue e delle Pitture, come in piccola parte gia avviene.
Il museo ospita una raccolta di opere d'
arte
inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei
Medici
, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di
monasteri
e
conventi
tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere del
Rinascimento fiorentino
. Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e soprattutto quella dei disegni e delle stampe che, conservata nel
Gabinetto omonimo
, e una delle piu cospicue e importanti al mondo.
Nel 2022 ha registrato 2 222 692 visitatori, risultando il museo piu visitato d'Italia.
[2]
Con l'insediamento del duca
Cosimo I de' Medici
nell'antica sede comunale di
Palazzo Vecchio
, inizio la politica d'esaltazione della monarchia all'interno del perimetro cittadino. Nel 1560 il duca volle riunire le 13 piu importanti magistrature fiorentine, dette
uffici
collocate in precedenza in varie sedi, in un unico edificio posto sotto la sua diretta sorveglianza, in modo da affiancare al vecchio
Palazzo della Signoria
una nuova sede governativa, consona alla potenza politica e militare acquisita da Firenze dopo la conquista di
Siena
. Il luogo scelto per la nuova costruzione fu un lembo di terra fra il lato meridionale di
Piazza della Signoria
e il
lungarno
, in un quartiere popolare dove si trovava il porto fluviale di Firenze.
I lavori furono affidati a
Giorgio Vasari
che gia si occupava del cantiere dell'adiacente Palazzo Vecchio. Il progetto prevedeva un edificio a forma di "U", costituito da un braccio lungo a levante, da incorporarsi con l'antica chiesa romanica di
San Pier Scheraggio
, da un tratto breve affacciato sul fiume
Arno
e da un braccio corto a ponente, inglobando la Zecca Vecchia.
Nel nuovo edificio dovevano essere collocati gli uffici di tredici importanti Magistrature che regolavano l'amministrazione dello Stato mediceo; sul lato di
Palazzo Vecchio
, dall'antica
chiesa di San Pier Scheraggio
si successero: i Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione fiorentina, l'
Arte dei Mercatanti
, l'
Arte del Cambio
, l'
Arte della Seta
, l'
Arte dei Medici e Speziali
, l'Universita dei Fabbricanti e il
Tribunale della Mercanzia
; dalla parte opposta gli Ufficiali dell'Onesta, le Decime e Vendite, gli Ufficiali della Grascia, il Magistrato dei Pupilli, i Conservatori di Leggi e i Commissari delle Bande.
[3]
Per ridurre le spese, Cosimo, oltre ad affidare i lavori in appalto al massimo ribasso, concesse ai fornitori licenze insolite: i
renaioli
poterono estrarre la sabbia dall'alveo del fiume
Arno
presso l'attuale
Ponte alle Grazie
(ponte a Rubaconte); gli scalpellini si assicurarono l'uso della cava di
pietra serena
del Fossato del
Mulinaccio
,
[4]
nella
valle della Mensola
,
[5]
presso
San Martino a Mensola
, tradizionalmente riservata alle opere pubbliche; i muratori utilizzano
sassi di cava
estratti dal fosso della fortezza di
San Miniato
, vicino alla
porta di San Niccolo
e avanzi di lastrico pavimentale delle strade di Firenze.
[6]
Si ricorse all'imposizione di servitu,
comandando
i popoli di alcune podesterie: i
carradori
di
Campi
e
Prato
, gli scalpellini di
Fiesole
, i picconieri di
Figline di Prato
. I legnami si comprarono dall'
Opera di Santa Maria del Fiore
.
L'architetto Giorgio Vasari fu affiancato in questo difficile cantiere da Maestro Dionigi (o Nigi) della Neghittosa.
[7]
Per il matrimonio del figlio
Francesco
con
Giovanna d'Austria
, nel 1565, il Duca decreto di aprire una via soprelevata e segreta tra Palazzo Vecchio e
Palazzo Pitti
, la nuova residenza della dinastia Medici e collegata direttamente alla
cerchia bastionata di Firenze
. Il Vasari in soli sei mesi costrui il cosiddetto
Corridoio vasariano
, che, da
Palazzo Vecchio
, superata via della Ninna con un ponte coperto, percorre parte della galleria, superando l'
Arno
sopra al
Ponte Vecchio
, sbuca nel quartiere d'
Oltrarno
, arrivando nel
Giardino di Boboli
e da li in
Palazzo Pitti
; da questo luogo venne in seguito predisposto un raccordo per raggiungere in sicurezza il
Forte Belvedere
. Nell'agosto 1572 tutte le magistrature dalla parte di San Pier Scheraggio sono gia insediate nei nuovi uffici anche se l'edificio non e completato.
Nel 1574 con il Duca
Francesco I de' Medici
la direzione dei lavori venne affidata a
Bernardo Buontalenti
, che completo la fabbrica, insieme a
Alfonso Parigi il vecchio
. Nell'ottobre 1580 l'edificio venne ultimato con il congiungimento, dalla parte della Zecca, "alla Loggia grande e antica di Piazza". Tra il 1579 e il 1581 le volte della Galleria furono affrescate con motivi a "
grottesca
" da
Antonio Tempesta
e successivamente da
Alessandro Allori
, con cui collaborarono
Ludovico Buti
,
Giovanmaria Butteri
,
Giovanni Bizzelli
e
Alessandro Pieroni
.
Nel 1581 Francesco I, figlio di Cosimo, decise di chiudere ed adibire la loggia dell'ultimo piano a galleria personale dove raccogliere la sua magnifica collezione di dipinti quattrocenteschi, contemporanei di
cammei
,
medaglie
, pietre dure, statue antiche e moderne, di oreficerie, bronzetti, armature, miniature, strumenti scientifici e rarita naturalistiche, ma anche ritratti della
famiglia Medici
e di uomini illustri. Rese poi tale collezione visitabile su richiesta, facendo cosi degli Uffizi uno dei piu antichi musei d'Europa.
Per meglio allestire la collezione, a partire da quell'anno stesso, il Buontalenti edifico la
Tribuna
nel braccio lungo degli Uffizi, ispirandosi alla
torre dei Venti
di
Atene
, descritta da
Vitruvio
nel primo libro del
De architectura
, nucleo centrale della Galleria medicea. Nel 1583 Francesco I fece trasformare la terrazza, sopra la
Loggia dei Lanzi
, in un giardino pensile, ora scomparso, dove la corte si riuniva per ascoltare esibizioni musicali e altri intrattenimenti. Risale a quegli anni anche la
porta delle Suppliche
su
via Lambertesca
, caratterizzata da uno spregiudicato accostamento di elementi classici.
Nello stesso periodo (1586), spetta ancora al genio del Buontalenti il compimento del
Teatro Mediceo
fatto costruire in corrispondenza del primo e del secondo piano attuali dell'ala orientale del museo. Si tratta di un grande vano rettangolare a doppia altezza, circondato da gradinate su tre lati, con il palco dei principi nel mezzo. Nel XIX secolo, dopo essere stato modificato e utilizzato per le riunioni del Senato Italiano, il teatro, dopo il trasferimento della capitale, sara suddiviso in due piani: nel primo ora ha sede il Gabinetto Disegni e Stampe, nel secondo alcune sale della Galleria. Del teatro nel suo complesso resta soltanto il
Vestibolo
, dove a sinistra e sistemato quello che un tempo costituiva il portale d'ingresso, oggi ingresso del Gabinetto Disegni e Stampe; di fronte, le tre porte del
Ricetto
: su quella centrale, con le ante lignee intagliate con stemmi medicei, vi e il busto di Francesco I.
Nel 1587 col Duca
Ferdinando I de' Medici
la collezione venne arricchita con la cosiddetta "
Serie Gioviana
", una raccolta di ritratti di uomini illustri intrapresa dal
Vescovo di Como
Paolo Giovio
, che oggi e esposta in alto tra le travature delle gallerie delle statue. Per volonta ducale venne realizzata, chiudendo un terrazzo vicino alla tribuna, la sala detta "delle carte geografiche" le cui pareti furono affrescate da
Ludovico Buti
e
Stefano Bonsignori
con le mappe del "dominio vecchio fiorentino", "dello Stato di Siena" e "dell'
Isola d'Elba
" e nel soffitto furono posizionate alcune tele dipinte da
Jacopo Zucchi
con rappresentate favole mitologiche. Al centro della stanza stava un mappamondo e una
sfera armillare
(oggi al
Museo Galileo
); inoltre venne compiuto lo
Stanzino delle Matematiche
destinato a raccogliere strumenti scientifici, con una volta decorata da una bella donna, personificazione della
Matematica
, affiancata alle pareti dalle
Scene con le invenzioni di
Archimede
.
Su iniziativa di Ferdinando I, agli Uffizi furono trasferiti i laboratori granducali e nel 1588 l'
Opificio delle Pietre Dure
, una manifattura di Stato esperta nella lavorazione di oggetti preziosissimi, mentre vennero sistemati i laboratori di orafi, gioiellieri, miniatori, giardinieri, artefici di
porcellane
, scultori e pittori nell'ala di ponente della galleria e per consentire l'accesso venne collocato lo scalone detto "del Buontalenti".
Vicino alla manifattura, sette sale della Galleria furono destinate ad accogliere la collezione di armi e armature, ed inoltre venne allestita una sala con le pietre preziose intagliate portate in dote da
Cristina di Lorena
. A quell'epoca risale la ridipintura di alcuni soffitti affrescati da
Ludovico Buti
nel 1588. Nel 1591 si decreto l'apertura al pubblico della Galleria su richiesta. Con la morte di Ferdinando I nel 1609 la Galleria rimase inalterata per molto tempo.
Tra il 1658 e il 1679, al tempo di
Ferdinando II de' Medici
, si interpellarono
Cosimo Ulivelli
,
Angelo Gori
e
Jacopo Chiavistelli
per affrescare i soffitti, la cui opera fu distrutta nel 1762 e sostituita da nuove decorazioni di
Giuseppe del Moro
,
Giuliano Traballesi
e
Giuseppe Terreni
. La consorte di Ferdinando,
Vittoria della Rovere
, ultima discendente dei duchi di
Urbino
, porto a Firenze la vasta
eredita d'Urbino
: un raffinatissimo nucleo di opere del
Tiziano
,
Piero della Francesca
,
Raffaello
,
Federico Barocci
ed altri. Altre opere di scuola veneta giunsero per opera del
cardinale
Leopoldo de' Medici
, fratello del granduca, che comincio con grande passione a raccogliere in collezione disegni, miniature ed autoritratti.
Tra il 1696 e il 1699 sotto il regno
Cosimo III de' Medici
, i geni di
Giuseppe Nicola Nasini
e
Giuseppe Tonelli
decorarono le volte del braccio che guarda all'Arno, e poco dopo si amplio il braccio di ponente della galleria, adibendo i nuovi locali ad ospitare una deliziosa collezione di autoritratti, porcellane, medaglie, disegni e bronzetti.
Nella Fonderia, ovvero farmacia, si ando raccogliendo cio che stimolava soprattutto la curiosita naturalistica rinascimentale: alcune
mummie
, numerosi animali imbalsamati, uova di struzzo e corni di rinoceronte. Riguardo alle raccolte, il duca Cosimo III acquisto numerosi quadri fiamminghi (molti i
Rubens
) ed alcune preziose statue romane, come la celebre
Venere de' Medici
, un rarissimo originale greco che divenne a buon diritto fra le piu conosciute sculture della galleria.
Ormai spentasi la dinastia dei Medici nel 1737 dopo la morte di
Gian Gastone
, la sorella di quest'ultimo,
Anna Maria Luisa
, con la Convenzione del medesimo anno, cedette le raccolte medicee alla dinastia dei
Lorena
, a patto che le opere restassero a Firenze ed inalienabili: fu l'atto, puntualmente rispettato dai Lorena, che permise la conservazione intatta delle vaste e sublimi collezioni fino ai nostri giorni, senza disperdersi o prender la via fuori dall'Italia, come accadde alle altrettanto eccezionali collezioni di
Mantova
o di
Urbino
.
Tra il 1748 e il 1765 venne realizzato un vasto rilevamento grafico, coordinato da
Benedetto Vincenzo De Greyss
. Il 12 agosto 1762 un incendio distrusse una parte del corridoio orientale distruggendo anche molte delle opere custodite, prontamente ricostruita e ridecorata.
Pietro Leopoldo di Lorena
, aprendo la Galleria al pubblico nel 1769 e provvedendo alla costruzione di un nuovo ingresso, su progetto di
Zanobi del Rosso
, promosse una radicale trasformazione della Galleria, affidandone la direzione a
Giuseppe Pelli Bencivenni
e il riordino, completato negli anni 1780-1782, a
Luigi Lanzi
, che segui i criteri razionalistici e pedagogici propri dell'
Illuminismo
, con "
un suo proprio genere di cose o al piu di due
" in ogni sala. Nella Galleria venne rimossa l'armeria, venduta la collezione di maioliche e spostati nella
Specola
gli strumenti scientifici; questo fatto e risolvibile in una visione razionalistica di quell'Illuminismo che distingueva la scienza dall'arte e volle concentrare negli Uffizi la pittura, separata da scultura antica e le arti minori, in opposizione all'eclettismo dei rinascimentali. Dal 1793 alcuni scambi con la
Galleria Imperiale
di
Vienna
, facilitato dai legami di parentela tra le rispettive case regnanti, vide l'arrivo di capolavori di
Tiziano
,
Giovanni Bellini
,
Giorgione
,
Durer
e altri, in cambio di opere fiorentine dei secoli XVI e XVII, tra cui
Fra Bartolomeo
: col senno di poi fu soprattutto Firenze a guadagnarci.
Nel 1779 venne realizzata da
Gaspare Maria Paoletti
la Sala della Niobe, dove vennero allestite un complesso di sculture antiche raffigurante
Niobe e i suoi figli
, proveniente dalla
Villa Medici
a
Roma
.
Con la
Rivoluzione Francese
e la
Campagna d'Italia
del 1796, gli Uffizi, come gran parte del patrimonio artistico toscano durante le
spoliazioni napoleoniche,
venne depauperato di opere d'arte scelte da
Dominique Vivant Denon
, direttore del
Musee Napoleon
, spedite a Parigi. Tra le opere sottratte si ricordano la
Venere Medici
asportata dalla
Tribuna degli Uffizi
, la
Madonna dal collo lungo
, il
Ritratto di Leone X
, successivamente restituite con la Restaurazione e l'opera di
Antonio Canova
durante il
Congresso di Vienna
. Destino ben peggiore ebbero pero le
Gallerie dell'Accademia
, e le opere raccolte a Pisa, Massa, Carrara e Fiesole che videro prendere la strada del
Louvre
e li ancora oggi esposte.
Tra il 1842 e il 1856, vennero inserite 28 statue marmoree nelle nicchie dei pilastri all'esterno della Galleria, con i toscani illustri dal Medioevo all'Ottocento. Tra le piu pregevoli della serie ci sono la statua di
Giotto
di
Giovanni Dupre
, a sinistra sul terzo pilastro, il
Machiavelli
di
Lorenzo Bartolini
, all'undicesimo, la statua di
Sant'Antonino
del Dupre, a destra nel quarto pilastro, e il
Michelangelo
[8]
di
Emilio Santarelli
.
In eta risorgimentale, quando Firenze fu eletta capitale d'Italia (1865-1871), il
Teatro mediceo
fu ampiamente modificato per essere adattato ad aula del
Senato italiano
, accogliendo anche personaggi famosi come il Manzoni.
Nella seconda meta del
XIX secolo
, gli Uffizi si avviarono a diventare soprattutto una raccolta di quadri, vennero rimosse alcune statue rinascimentali e trasferite al
Museo del Bargello
e alcune statue etrusche che furono trasferite al
Museo Archeologico
.
Nel braccio corto a ponente dal 1866 ebbero sede le Regie Poste (adattamento di
Mariano Falcini
), e oggi, dopo un restauro del 1988, vi si tengono alcune esposizioni di materiale proveniente soprattutto dai depositi.
Nel 1889 il teatro mediceo venne diviso in due piani e smantellato. Oggi lo spazio che occupava contiene le sale dei "Primitivi" della Galleria e il
Gabinetto dei disegni e delle stampe
.
Nel 1900 venne acquistata la quadreria dell'
arcispedale di Santa Maria Nuova
, tra cui il
Trittico Portinari
proveniente dalla
chiesa di Sant'Egidio
, e da inizio Novecento si potenziarono, con acquisti e trasferimenti da varie chiese e istituti religiosi, aree come il Trecento e il primo Quattrocento, estranee al nucleo storico del museo.
Durante la
II Guerra Mondiale
le sale degli Uffizi furono svuotate e le opere d'arte, depositate in rifugi ritenuti sicuri, tornarono nella loro sede a luglio 1945. Una parte era stata requisita dai tedeschi e trasferita in provincia di
Bolzano
, ma fu recuperata.
Separando il teatro mediceo in due piani e ricavandone sei sale, vennero ristrutturate le prime nel 1956 su progetto di
Giovanni Michelucci
,
Carlo Scarpa
,
Ignazio Gardella
.
Nel 1969 venne acquistata la
Collezione Contini Bonacossi
.
Il 27 maggio 1993, a seguito della
Strage di via dei Georgofili
, un attentato mafioso che ha provocato la morte di cinque persone e danneggiato alcuni ambienti della Gallerie e del Corridoio vasariano, molti pezzi della collezione vennero sistemati nei depositi e gradualmente, con i restauri e la messa in sicurezza dell'ala occidentale, sono tornati nell'allestimento museale.
Nel 1998 il concorso internazionale per la
Nuova uscita della Galleria degli Uffizi
e stato vinto da
Arata Isozaki
insieme ad Andrea Maffei, ma il progetto non e stato ancora realizzato.
Un altro progetto a lungo termine e stata la realizzazione dei "Grandi Uffizi", raddoppiando la superficie espositiva grazie al trasloco dell'
archivio di Firenze
dal primo piano, attingendo opere dai depositi (che sono situati all'ultimo piano) e ampliando cosi tutte le sezioni, fino ad allora leggermente penalizzate dagli spazi.
Il piano di riallestimento delle sale e di rinnovo degli impianti e stato portato avanti dai direttori Antonio Natali e poi, dal 2015,
Eike Schmidt
, il quale ha modificato il progetto originario, ad esempio includendo la
collezione Contini-Bonacossi
nel normale percorso di visita nelle sale "Blu".
La costruzione fu iniziata nel 1560 e realizzata adottando l'
ordine dorico
, secondo il Vasari, "
piu sicuro e piu fermo degl'altri, [...] sempre piaciuto molto al signor duca Cosimo
". Nel 1565 presentava gia completati i cosiddetti Uffizi Lunghi e il tratto che si affacciava sull'Arno.
Il palazzo degli Uffizi e composto da due corpi di fabbrica longitudinali principali, collegati verso sud da un lato piu breve del tutto analogo, dando origine cosi ad un complesso a "U", che abbraccia un piazzale e sfonda prospettivamente verso
piazza della Signoria
, con una perfetta inquadratura di
Palazzo Vecchio
e della sua torre.
I tre corpi di fabbrica presentano lo stesso modulo: a pianterreno un loggiato
architravato
coperto con
volta a botte
, costituito da campate delimitate da
pilastri
con
nicchie
e suddivise in tre intercolumni da due colonne interposte tra i pilastri; a tale modulo corrispondono tre aperture nel soprastante finto mezzanino che servono ad illuminare il portico e tre finestre al primo piano che presentano l'alternanza tra timpano triangolare e timpano curvilineo e sono comprese tra lesene; infine all'ultimo piano un loggiato riprendeva il modulo tripartito ed avrebbe in seguito ospitato l'originaria "Galleria" degli Uffizi.
Al pian terreno corre un porticato per tutta la lunghezza dei lati ovest e sud, e per il lato est fino a
via Lambertesca
; sopraelevato su un podio di alcuni gradini, il portico e costituito da colonne doriche e pilastri con le nicchie per statue che sorreggono un
architrave
, ma e coperto da lunghe
volte a botte
, decorate da cornici rettangolari a rilievo, che sono collegate tra loro da fasce disegnanti un motivo geometrico spezzato e uniforme.
Il portico architravato rappresenta una grande novita nella storia dell'architettura, in quanto i portici medievali, e poi quelli rinascimentali, erano costituiti da una serie di archi e mai di architravi, sia a Firenze (come per esempio il portico dello
Spedale degli Innocenti
), sia altrove, a parte il
Palazzo Senatorio
di Michelangelo che infatti e uno dei modelli del progetto vasariano.
Ai piani superiori si ripete un modulo di tre riquadri, tre finestre con balconcini e timpani rispettivamente triangolare, circolare e di nuovo triangolare (primo piano) e tre aperture sulla loggetta superiore (oggi la galleria del secondo piano), divise da due colonnine. I piani sono divisi da maestose cornici marcapiano. Gli elementi architettonici sono sottolineati dall'uso della
pietra serena
(in particolare di quella estratta dalla valle della
Mensola
), che risalta sull'intonaco bianco, secondo lo stile piu tipicamente fiorentino iniziato da
Brunelleschi
.
Il lato breve e caratterizzato da un grande arco componente una
serliana
che inquadra scenograficamente l'affaccio sull'
Arno
, sormontata da una loggia, aperta sia sul piazzale antistante che sull'Arno, come vero e proprio fondale teatrale, ispirato alle coeve realizzazioni scenografiche. Al piano terra si segnala la statua di
Giovanni dalle Bande Nere
, opera di
Temistocle Guerrazzi
. Al primo piano le grandi finestre hanno uno scoronamento ad arco e davanti a quella centrale, la piu ampia, corrispondente internamente al Verone, si trovano tre statue:
Cosimo I
in piedi di
Giambologna
(1585), affiancato dalle personificazioni sdraiate dell'
Equita
e del
Rigore
, entrambe di
Vincenzo Danti
(1566). Nelle nicchie dei pilastri del loggiato fu progettato di inserire una serie di statue di fiorentini famosi, la realizzazione si inizio solo a partire dal 1835.
Molto originale e il portale ("
porta delle Suppliche
") costruito da
Bernardo Buontalenti
su
via Lambertesca
: e coronato da
timpano
spezzato, ma per maggiore originalita Buontalenti inverti le due meta, ottenendo una sorta di timpano "ad ali", che ricorda gli spunti animalistici e organici della sua architettura.
Nel 1998 gli architetti
Arata Isozaki
e Andrea Maffei vincono il concorso internazionale per il progetto della riqualificazione di Piazza Castellani sul retro per adibirla a Nuova Uscita del museo degli Uffizi. Dopo varie vicissitudini, il progetto esecutivo e stato completato ed approvato dal Ministero dei Beni Culturali nel febbraio 2009 ed e in attesa di essere realizzato.
- La descrizione del percorso espositivo si basa sull'
allestimento dell'agosto 2014
. Essendo stato nel frattempo modificato piu volte dai diversi direttori e non avendo ancora raggiunto una disposizione definitiva, nell'attesa del completamento dei lavori dei "Grandi Uffizi", la sua rappresentazione in questa pagina ha un carattere puramente indicativo e temporaneo
.
L'ambiente, costituito da tre vestiboli, venne ricavato alla fine del Settecento col completamento dello scalone monumentale, il nuovo accesso alla Galleria, per volonta del
granduca Pietro Leopoldo
. Nel primo vestibolo sono siti i busti in
marmo
e
porfido
dei
Medici
, da
Francesco I
a
Gian Gastone
; comunicante con questo e il vestibolo rettangolare, decorato nella volta da
Giovanni da San Giovanni
con
Capricci mitologici
, allestito con are, busti antichi e moderni; nel Vestibolo ellittico si trovano statue romane, sarcofagi e rilievi antichi. La porta che immette nella Galleria, con ai lati sono due
Cani molossi
, copie romane del I secolo d.C., e sormontata dal busto di
Leopoldo
.
I tre corridoi che corrispondono ai tre corpi del palazzo, corrono lungo tutto il lato interno e su di essi si aprono le sale. Sono decorati nei soffitti da affreschi e le ampie vetrate rivelano il loro primitivo aspetto di loggia aperta coperta.
Oggi i corridoi ospitano la collezione di statuaria antica, iniziata da
Lorenzo il Magnifico
, che conservava le opere nel
Giardino di San Marco
vicino al
Palazzo Medici
. La raccolta fu ampliata da
Cosimo I
dopo il suo primo viaggio a
Roma
del 1560 quando scelse di destinare le statue per abbellire
Palazzo Pitti
e i ritratti e i busti per
Palazzo Vecchio
. Infine venne accresciuta ancora all'epoca di
Pietro Leopoldo di Lorena
, quando si portarono a Firenze le opere di
Villa Medici
, raccolte in gran parte dal futuro granduca
Ferdinando I
, all'epoca
cardinale
. E curioso notare che tali opere, oggi spesso distrattamente scansate dai visitatori, fino al primo Ottocento erano motivo di interesse principale della visita alla galleria. Secondo alcune fonti fu un saggio di
John Ruskin
a ridestare l'interesse per la pittura rinascimentale del museo, fino ad allora bistrattata.
Le sculture sono di grande valore e risalgono soprattutto all'epoca romana, con numerose copie di originali greci. A volte le statue incomplete o spezzate vennero restaurate e integrate dai grandi scultori del Rinascimento. La disposizione delle sculture oggi ricalca il piu possibile quella di fine del Settecento, quando permettevano il confronto tra maestri antichi e moderni, un tema allora molto caro, e quindi la funzione delle statue e tuttora essenziale e fortemente caratterizzante dell'origine e della funzione storica della galleria.
Il primo, lungo corridoio e quello est, riccamente decorato nel soffitto da grottesche risalenti al 1581, mentre corre al limite del soffitto, una serie di ritratti, la
serie gioviana
, intervallata da dipinti di dimensione piu grande degli esponenti principali della famiglia Medici, la
serie Aulica
iniziata da
Francesco I de' Medici
, con i ritratti da
Giovanni di Bicci
a
Gian Gastone
. I dipinti della Serie Gioviana e della serie Aulica, che continuano anche nel corridoio sull'Arno ed in quello ovest della Galleria, costituiscono una delle piu grandi e complete raccolta al mondo di ritratti.
Ai ritratti pittorici fanno da contraltare la serie dei busti romani, ordinati cronologicamente a fine del Settecento in maniera di coprire tutta la storia imperiale.
Fra le opere di statuaria piu importanti si segnalano un
Ercole e Centauro
, da un originale tardoellenistico, integrato nella figura dell'eroe da
Giovan Battista Caccini
nel 1589; un
Re Barbaro
, composto nel 1712 a partire dal solo busto antico;
Pan e Daphni
, da un originale di
Eliodoro di Rodi
dell'inizio del I secolo a.C.; il
Satiro danzante
o
Bacco fanciullo
, da un originale ellenistico, restaurato nel Cinquecento. Piu avanti si incontrano una statua di
Proserpina
, da un originale greco del IV secolo a.C., la copia antica del
Pothos
di
Skopas
(IV secolo a.C.). Ai lati dell'ingresso della Tribuna si trovano un
Ercole
, da un originale di
Lisippo
, e un
busto di Adriano
appartenuto a
Lorenzo il Magnifico
. Nell'ultima parte del corridoio si incontrano due
Veneri
, da originali del IV secolo a.C. e un
Apollo
ellenistico, che si trovava all'ingresso di
Villa Medici
e invitava, col braccio destro di restauro, ad accedere alla casa, come se fosse il regno del dio stesso.
La sala venne creata nel 1921, in questa sono allestite opere per lo piu provenienti da
Roma
. Tra i rilievi si segnalano quello di una
Biga
(V-IV secolo a.C.) e il fregio dell'
Atena Nike
(restaurato nel Settecento da
Bartolomeo Cavaceppi
). Appartengono al filone "
plebeo
" dell'arte romana i due rilievi con
Scene di bottega
, del I secolo d.C. I rilievi dell'
Ara Pacis
sono calchi: i Medici possedevano la lastra originale della
Saturnia Tellus
, che nel 1937 torno a Roma per ricomporre il monumento. Di epoca augustea sono pure i
frammenti di
parasta
a
girali
, mentre ai lati si trovano due rilievi di amorini, uno con gli attributi di
Giove
(il fulmine) e uno con quelli di
Marte
(la corazza): facevano parte di una serie molto famosa nel Medioevo, alla quale
Donatello
si ispiro per la
cantoria di Santa Maria del Fiore
.
Provengono da un fregio
adrianeo
del II secolo il
Tempio di Vesta
e la
Scena di sacrificio
. Il sarcofago con le
Fatiche di Ercole
e caratterizzata da un piu accentuato contrasto luminoso, tramite la lavorazione a trapano; le diverse eta di Ercole raffigurate alludono ai periodi della vita.
Le sale dalla 2 alla 6 sono dedicate all'arte medievale. Con la prima, del Duecento e di Giotto, si entra nel nucleo delle sale "dei primitivi", allestite entro il 1956 da
Giovanni Michelucci
,
Carlo Scarpa
e
Ignazio Gardella
, che coprirono la sala con un soffitto a
capriate
, imitando le chiese medievali. La sala ha un forte impatto per la presenza delle tre monumentali
Maesta
di
Cimabue
,
Duccio di Buoninsegna
e
Giotto
, dipinte a pochi anni di distanza. Nella
Maesta di Santa Trinita
del 1285-1300 Cimabue tento di emanciparsi dagli stilemi bizantini, ricercando un maggior volume e rilievo plastico, con un'inedita dolcezza di sfumato; di fronte e la pala di Duccio, detta
Madonna Rucellai
(1285 circa), costruita con una struttura ritmica e con figure aggraziate, maggiormente influenzata dalla coeva esperienza pittorica del
gotico francese
; infine, al centro della sala, la
Maesta di Ognissanti
di Giotto (1310 circa) di impianto monumentale e costruita molto piu plasticamente accentuando il chiaroscuro e la volumetria dei corpi. Di Giotto e anche il
polittico di Badia
del 1300 circa.
La prima sala ha inoltre una sceltissima rappresentanza di pittura duecentesca, tra cui un
Cristo trionfante
della fine del XII secolo e un
Christus patiens
, rari per la qualita elevata e lo stato di conservazione molto buono.
La sala seguente (3) e dedicata ai grandi maestri del Trecento senese, in cui si fronteggiano i piu grandi maestri di tale scuola: l'
Annunciazione
di
Simone Martini
e
Lippo Memmi
(1333) e la
Presentazione al Tempio
di
Ambrogio Lorenzetti
(1342), entrambe provenienti dal
Duomo di Siena
, e la
Pala della beata Umilta
(1340) di
Pietro Lorenzetti
.
Segue la sala del Trecento fiorentino (4), che mostra gli sviluppi dell'arte dopo Giotto con i contributi dei suoi allievi e di personalita piu originali come
Giottino
e
Giovanni da Milano
.
La sala del Gotico internazionale (5-6) e dominata dalla monumentale
Incoronazione della Vergine
(1414) di
Lorenzo Monaco
e dal tripudio di sfarzosita ed eleganza dell'
Adorazione dei Magi
(1423) di
Gentile da Fabriano
, eseguita per il mercante fiorentino
Palla Strozzi
.
Impareggiabile e il nucleo di pittura del primo Rinascimento, dagli anni venti del Quattrocento alla meta del secolo. L'elaborazione del nuovo linguaggio e testimoniata dalla
Sant'Anna Metterza
(1424) di
Masolino
e
Masaccio
nella sala 7: di Masaccio sono lo scultoreo Bambino e la Vergine, dipinta con una solenne corporatura cosi austera e realistica da non potersi piu definire "gotica". Nella stessa sala si trovano la
Battaglia di San Romano
di
Paolo Uccello
, che testimonia la sua "ossessione" prospettica, e le opere di
Beato Angelico
e
Domenico Veneziano
che indicano la ricerca di nuovi formati per le pale d'altare e la nascita della "pittura di luce".
La grande sala 8 e dedicata a
Filippo Lippi
, sviluppatore delle proposte di Masaccio e traghettatore dell'arte fiorentina verso quel "primato del disegno" che fu la sua caratteristica piu tipica. Qui si trova anche lo straordinario
Doppio ritratto dei duchi d'Urbino
di
Piero della Francesca
, una delle icone piu note dell'estetica rinascimentale. L'esposizione e completata dalle opere di
Alesso Baldovinetti
e del figlio del Lippi,
Filippino
, che fu un artista di rottura alla fine del XV secolo.
La sala 9 e dedicata a fratelli del Pollaiolo,
Antonio
e
Piero
, tra i primi a praticare una linea di contorno agile e scattante, che fu da modello per numerosi artisti successivi. Nella serie di
Virtu
realizzate per il
Tribunale della Mercanzia
, una si distingue per l'eleganza formale: e la
Fortezza
, tra le prime opere del giovane
Botticelli
(1470).
La sala del Botticelli, vasta per l'accorpamento delle sale 10-14, raccoglie la migliore collezione al mondo di opere del maestro
Sandro Botticelli
, compreso il suo capolavoro, la
Primavera
e la celeberrima
Nascita di Venere
, due opere emblematiche della sofisticata cultura
neoplatonica
sviluppatasi a Firenze nella seconda meta del Quattrocento. Queste opere furono realizzate negli
anni ottanta del Quattrocento
e sono le prime opere di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano. Furono dipinte per
Lorenzo de' Medici
(non
Lorenzo il Magnifico
, ma un suo cugino che viveva nella
Villa di Careggi
, con il quale fra l'altro non correva buon sangue).
In questa sala si puo ripercorrere l'intera evoluzione pittorica del maestro, con la graziosa
Madonna in gloria di serafini
e la
Madonna del Roseto
, opere piu giovanili legate ancora allo stile di
Filippo Lippi
e del
Verrocchio
, al
Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio
(1475), dove gia si assiste ad una maturazione dello stile legata probabilmente allo studio del realismo di opere fiamminghe, alle opere mitologiche, come la commovente
Pallade e il Centauro
, allegoria degli istinti umani divisi tra ragione e impulsivita, ma guidati dalla sapienza divina.
Con l'avvicinarsi del
XVI secolo
l'ondata reazionaria ultra-religiosa di
Girolamo Savonarola
inizio a farsi sempre piu pressante nella societa fiorentina e questo si manifesta piu o meno gradualmente in tutti gli artisti dell'epoca. Anche Botticelli, dopo un'opera fastosa come la
Madonna del Magnificat
inizio ad adottare uno stile piu libero, sciolto dalla lucidita geometrica della prospettiva del primo Quattrocento (
Madonna della Melograna
,
Pala di San Barnaba
), con qualche esperimento arcaicista come l'
Incoronazione della Vergine
dove il maestro torna allo sfondo oro in una scena pare ispirata dalla lettura di
Dante
. Il periodo piu cupo della predicazione savonaroliana porta una definitiva ventata di misticismo pessimista nella sua pittura: la
Calunnia
(1495) simboleggia il fallimento dello spirito ottimistico umanista, con la constatazione della bassezza umana e la relegazione della verita.
Ma questa sala contiene anche altri numerosi capolavori: particolarmente azzeccata e la collocazione del
Trittico Portinari
, opera fiamminga di
Hugo van der Goes
del 1475 circa portata da una banchiere della
ditta Medici
a
Bruges
nel 1483, che con la sua estraneita formale verso le opere circostanti ben rende l'effetto di fulgida meteora che questa opera ebbe nei circoli artistici fiorentini della seconda meta del Quattrocento. A un esame piu accurato si iniziano a cogliere pero le affinita con le opere realizzate successivamente, la maggior cura dei dettagli, la migliore resa luministica dovuta alla pittura ad olio che i pittori fiorentini cercarono di imitare, arrivando anche a copiare alcuni elementi dell'opera fiamminga, come gli omaggi chiari di
Domenico Ghirlandaio
nella sua analoga
Adorazione dei pastori
nella
basilica di Santa Trinita
.
Un'altra opera fiamminga e la
Deposizione nel sepolcro
di
Rogier van der Weyden
(1450 circa), con la composizione ripresa da
un pannello
di
Beato Angelico
, che testimonia i reciproci scambi tra maestri fiamminghi e fiorentini.
La sala 15 documenta gli esordi artistici di
Leonardo da Vinci
, a partire dalla prima opera documentata, il
Battesimo di Cristo
del 1475, opera del suo maestro
Verrocchio
nella quale il giovane Leonardo dipinse la testa dell'angelo di sinistra, il paesaggio e forse il modellato del corpo di Cristo. Un'altra opera giovanile e l'
Annunciazione
, dipinta dal maestro ventenne, dove gia sono visibili le qualita dello
sfumato
leonardesco e la sua attenzione alle vibrazioni atmosferiche (si pensi all'angelo appena atterrato), ma con qualche errore prospettico, come il libro sul quale la Vergine posa un braccio, che al suolo poggia su un basamento ben piu avanzato rispetto alle gambe della Madonna. L'
Adorazione dei Magi
invece e un'opera incompiuta nella quale e lampante il senso innovatore del genio di Vinci, con una composizione originalissima incentrata sulla Madonna e il Bambino in un rutilante scenario di numerose figure in movimento, fra le quali non compaiono pero il tradizionale
San Giuseppe
o la capannuccia.
Nella sala sono inoltre rappresentati artisti attivi a Firenze in quegli anni:
Perugino
(tre grandi pale),
Luca Signorelli
e
Piero di Cosimo
.
La sala 16 (delle carte geografiche) era originariamente una loggia e venne chiusa per desiderio di
Ferdinando I de' Medici
. Fu decorata con carte geografiche dei domini medicei e
festoni
di frutta e fiori sulla travatura del soffitto, opera di
Ludovico Buti
. Fra di esse,
Ferdinando I de' Medici
fece collocare le tele mitologiche commissionate a
Jacopo Zucchi
, quando era ancora cardinale a Roma.
[9]
[10]
La sala 17 e chiamata
Stanzino delle Matematiche
, creato sempre per Ferdinando I per accogliere i suoi strumenti scientifici. Il soffitto venne infatti decorato con un'allegoria della
Matematica
ed episodi che celebrano la cultura scientifica antica. Oggi espone la collezione di bronzetti moderni e alcune opere scultorie antiche.
La
Tribuna
e una saletta ottagonale che rappresenta la parte piu antica della galleria. Fu commissionata da
Francesco I de' Medici
nel 1584 per sistemarvi le collezioni archeologiche e in seguito vi furono collocati tutti i pezzi piu preziosi e amati delle collezioni medicee. Divenuta molto popolare ai tempi del
Grand tour
, si dice fu un'ispirazione per le
Wunderkammer
di numerosi nobili europei. L'ambiente e coperto da cupola incrostata di
conchiglie
e
madreperla
e percorsa da
costoloni
dorati e
lanterna
su cui era una
rosa dei venti
, collegata all'esterno da una banderuola. La Tribuna presenta nelle pareti di rosso scarlatto, dato dalla tappezzerie di velluto, su cui sono appesi i quadri e mensole per oggetti e statue; lo
zoccolo
, oggi perduto, venne dipinto da
Jacopo Ligozzi
con uccelli, pesci e altre meraviglie naturalistiche; al centro stava un tempietto-scrigno, ovvero un mobile ottagonale che custodiva i pezzi piu piccoli e pregiati della collezione; il pavimento venne realizzato a intarsi marmorei.
La Tribuna, le sue decorazioni e gli oggetti che conteneva alludevano ai quattro elementi (Aria, Terra, Acqua, Fuoco): per esempio la rosa dei venti nella
lanterna
evocava l'aria, mentre le conchiglie incastonate nella cupola l'Acqua; il fuoco era simboleggiato dal rosso delle pareti e la terra dai preziosi marmi sul pavimento. Tutta questa simbologia era poi arricchita da statue e pitture che sviluppavano il tema degli Elementi e delle loro combinazioni. Il significato affidato all'insieme era, inoltre, la gloria dei Medici, che grazie alla volonta divina, aveva raggiunto il potere terreno, simboleggiato dai magnifici oggetti rari e preziosi posseduti.
Oggi, per quanto trasformata nei secoli, e comunque l'unica sala nella quale si puo comprendere lo spirito originario degli Uffizi, cioe di luogo di meraviglia dove si potessero confrontare direttamente le opere degli antichi, rappresentate dalla scultura, e quelle dei moderni, con le pitture. Attorno al pregevole tavolo intarsiato in pietre dure (del 1633-1649) sono poste in circolo alcune delle piu famosa sculture antiche dei Medici, come il
Fauno Danzante
(replica romana di un originale del
III secolo a.C.
), i
Lottatori
(copia di epoca imperiale), l'
Arrotino
(che affilava il coltello nel gruppo di
Marsia
), lo
Scita
, (copia di una statua della scuola di
Pergamo
che faceva parte di un gruppo con
Marsia
), l'
Apollino
e soprattutto la celebre
Venere de' Medici
, un originale greco del
I secolo a.C.
tra le piu celebrate rappresentazioni della dea.
Il monumentale stipo in pietre dure conteneva la collezione di inestimabili pietre preziose, cammei antichi e pietre dure lavorate, una delle collezioni piu amate dai Medici, i quali spesso facevano incidere le proprie iniziali sui pezzi piu pregiati: oggi sono esposte in diverse sedi, al
Museo degli Argenti
, al
Museo archeologico nazionale fiorentino
e al
Museo di Mineralogia e Litologia
.
Il resto del braccio est (sale 19-23) e dedicato a varie scuole rinascimentali italiane e straniere: in queste sale si coglie appieno lo spirito didattico degli Uffizi, sviluppatosi nel XVIII secolo tramite scambi e specifici accrescimenti, a rappresentare lo sviluppo della pittura in tutti i suoi filoni piu importanti.
La sala 19, gia Armeria, ha una volta originale che ando distrutta e venne ridipinta nel 1665 con le
Allegorie di Firenze e della Toscana, trionfi, battaglie e stemmi medicei
da
Agnolo Gori
. La sala chiarisce la pittura umbra e toscana con capolavori di artisti gia incontrati nella sala di Leonardo:
Luca Signorelli
,
Pietro Perugino
,
Lorenzo di Credi
e di
Piero di Cosimo
. Quest'ultimo artista, celebre per il tono magico e fantasioso delle sue opere a soggetto mitologico, e qui rappresentato dal suo capolavoro
Perseo libera Andromeda
. Chiudono la sala dipinti di scuola emiliana,
forlivese
e marchigiana.
La sala 20 (di Durer) e di per se unica in Italia, ospitando ben cinque opere del maestro indiscusso del
Rinascimento tedesco
,
Albrecht Durer
, compresa l'
Adorazione dei Magi
del 1504, che mostra i debiti verso la pittura italiana nell'uso della
prospettiva
e del colore. Anche
Lukas Cranach
e rappresentato da varie opere, tra cui i grandi pannelli di
Adamo ed Eva
(1528).
Albrecht Altdorfer
e
Hans Holbein il Giovane
sono invece presenti in sala 22. Il soffitto della sala 20 presenta una decorazione ad affresco con
grottesche
originali del Cinquecento, mentre le vedute di Firenze vennero aggiunte in seguito nel Settecento; curiosa e la veduta della
basilica di Santa Croce
senza la facciata ottocentesca.
La sala 21, affrescata nella volta da
Ludovico Buti
con battaglie e grottesche (interessanti le figure di "indiani" e animali del Nuovo Mondo), e dedicata alla
pittura veneta
. Se le opere di
Giorgione
e di
Vittore Carpaccio
non sono unanimemente giudicate autografe dalla critica, di
Giovanni Bellini
e presente il capolavoro dell'
Allegoria sacra
, dal significato criptico non ancora pienamente interpretato. Qui si trova anche l'unico rappresentante della
pittura ferrarese
del Quattrocento in galleria,
Cosme Tura
e il suo
San Domenico
(1475 circa).
Anche la sala 22 (dei fiamminghi e tedeschi del Rinascimento) e di per se un
unicuum
nel panorama museuale nazionale, con esempi che testimoniano la prolifica stagione di scambi tra Firenze e le Fiandre nel XV secolo, come i
Ritratti di Benedetto
e
Folco Portinari
di
Hans Memling
(1490 circa) o i
Ritratti di Pierantonio Baroncelli e di sua moglie Maria Bonciani
, di un maestro anonimo fiammingo (1490 circa). Non a caso qui si trovano anche opere del pittore italiano piu "fiammingo",
Antonello da Messina
(
San Giovanni Evangelista
e
Madonna col Bambino e angeli reggicorona
, 1470-1475 circa). Il soffitto e decorato da
Ludovico Buti
(1588), con vivaci scene di battaglie.
La sala 23 infine e dedicata ai maestri del nord-Italia
Mantegna
e
Correggio
. Del primo sono tre opere tra cui il
trittico
proveniente dal
Palazzo Ducale
di
Mantova
(1460), in cui si legge la sua straordinaria capacita di rievocare lo sfarzo del mondo antico. Di Correggio sono documentate varie fasi con la
Madonna col Bambino tra due angeli musicanti
(opera della giovinezza), l'
Adorazione del Bambino
(1530 circa) e il
Riposo dalla fuga in Egitto con san Francesco
(1517 circa), opere di grande originalita stupefacentemente anticipatrice della pittura seicentesca. Chiudono la sala una serie di dipinti di scuola lombarda, soprattutto legati ai
leonardeschi
. Anche questa sala faceva parte dell'armeria, come ricorda il soffitto affrescato da
Ludovico Buti
con officine per la produzione di armi,
polvere da sparo
e modelli di
fortezze
(1588).
La sala 24 e il Gabinetto delle miniature, a pianta ellissoidale, visibile solo affacciandosi dall'esterno, che ospita la collezione di circa 400
miniature
dei Medici, di varie epoche e scuole e raffiguranti soprattutto ritratti. Venne decorata all'epoca di Ferdinando I, che qui aveva fatto collocare la collezione di pietre e cammei portata in dote dalla moglie
Cristina di Lorena
. Nel tempo ha ospitato varie collezioni (bronzetti, oreficerie, oggetti dal Messico, gemme...) che oggi si trovano altrove, soprattutto al
Museo degli argenti
. L'aspetto odierno e il risultato degli interventi settecenteschi di
Zanobi del Rosso
, che su incarico del
Granduca Pietro Leopoldo
ricavo la forma ovale e ricreo la decorazione (1782).
Il Corridoio sull'Arno, spettacolare per le vedute sul
Ponte Vecchio
, sul fiume e sulle colline a sud di
Firenze
, ospita da secoli le opere migliori della statuaria antica, per via della spettacolarita dell'ambientazione e per la massima luminosita (infatti affaccia a sud). Gli affreschi dei soffitti sono a tema religioso, eseguiti tra il 1696 e il 1699 da
Giuseppe Nicola Nasini
e
Giuseppe Tonelli
, per iniziativa del "cattolicissimo" granduca
Cosimo III
, a parte le prime due campate che sono cinquecentesche: una con un finto pergolato e una con le
grottesche
. Tra le statue esposte si trovano un
Amore e Psiche
, copia romana di un originale ellenistico, e il cosiddetto
Alessandro morente
, una testa ellenistica derivata da un originale di
Pergamo
, modello spesso citato di espressione patetica. Agli incroci coi corridoi principali si trovano due statue del tipo
Olympia
, derivate dalla
Venere seduta
di
Fidia
, una del IV secolo e una del I secolo con la testa rifatta in epoca moderna.
Sul lato verso l'Arno sono posti la
Fanciulla seduta pronta alla danza
(II secolo a.C., facente parte di un gruppo col
Satiro danzante
del quale esiste una copia davanti all'ingresso della Tribuna) e un
Marte
in marmo nero (da un originale del V-IV secolo a.C.). Sul lato opposto si trovano un frammento di
Lupa
in
porfido
, copia da un originale del V secolo a.C. e un
Dioniso e satiro
, col solo busto antico, mentre il resto venne aggiunto da
Giovan Battista Caccini
nel tardo Cinquecento.
Nel corridoio ovest, usato come galleria a partire dalla seconda meta del XVII secolo dopo aver ospitato le officine artigiane, continua la serie di statue classiche di provenienza soprattutto romana, in larga parte acquistate al tempo di
Cosimo III
sul mercato antiquario romano. Fra le opere piu interessanti le due statue di
Marsia
(
bianco
e
rosso
), poste una di fronte all'altra e copie romane di un originale tardo ellenistico: quello rosso appartenne a
Cosimo il Vecchio
e la testa venne integrata, secondo
Vasari
, da
Donatello
. Piu avanti si trova una copia del
Discobolo
di
Mirone
, col braccio destro restaurato come se si coprisse il volto (a lungo venne per questo aggregata al gruppo di
Niobe
). Il
Mercurio
e un pregevole nudo derivato da
Prassitele
restaurato nel Cinquecento. A sinistra del vestibolo d'uscita si trova un
busto di Caracalla
, con l'espressione energica che ispiro i ritratti di
Cosimo I de' Medici
. Alla parete opposta si trovano una
Musa
del IV secolo a.C. di
Atticiano di Afrodisia
e un
Apollo con la cetra
, busto antico elaborato dal
Caccini
. La
Venere celeste
e un altro busto antico integrato nel Seicento da
Alessandro Algardi
: per questo quando vennero ritrovate le braccia originali non vennero reintegrate. La
Nereide sull'Ippocampo
deriva da un originale ellenistico. Notevole e il realismo ritrattistico del
Busto di Fanciullo
, detto anche del
Nerone bambino
.
In fondo al corridoio si trova il
Laocoonte
copiato da
Baccio Bandinelli
per
Cosimo I de' Medici
su richiesta del cardinale
Giulio de' Medici
, con integrazioni del Bandinelli stesso desunte dal racconto virgiliano. Si tratta dell'unica statua interamente moderna dei corridoi, che permette il confronto, un tempo cosi caro ai Medici, tra maestri moderni e antichi.
La decorazione del soffitto avvenne tra il 1658 e il 1679 su iniziativa di
Ferdinando II de' Medici
, con soggetti legati a uomini illustri fiorentini, quali esempi di virtu, e le personificazioni delle citta del
Granducato di Toscana
. I pittori che parteciparono all'opera furono
Cosimo Ulivelli
,
Angelo Gori
,
Jacopo Chiavistelli
e altri. Quando le ultime dodici campate andarono perdute in un incendio nel 1762, gli affreschi vennero reintegrati da
Giuseppe del Moro
,
Giuliano Traballesi
e
Giuseppe Terreni
.
Le sale dalla 25 alla 34 ospitano i capolavori del XVI secolo. Si inizia con la sala 25 di Michelangelo e dei fiorentini, col capolavoro assoluto del
Tondo Doni
di
Michelangelo
, altamente innovativo sia per la composizione che per l'uso dei colori (1504), contornato da opere fiorentine della
scuola di San Marco
(
Fra' Bartolomeo
,
Mariotto Albertinelli
), dalla monumentalita calma e posata che ispirarono lo stesso Buonarroti e
Raffaello
.
Le sale 26 e 27, rispettivamente dedicate gia a Raffaello/Andrea del Sarto e a Pontormo/Rosso Fiorentino sono i riallestimenti dopo che le loro opere sono state trasferite nei locali piu ampi al primo piano ("sale rosse").
La sala 28 ospita i capolavori di scuola veneziana di
Tiziano
e
Sebastiano del Piombo
. Al primo sono riferiti una serie di ritratti e di nudi, tra cui le celeberrime
Flora
e la
Venere di Urbino
, opere dalla sensualita raffinata ed enigmatica.
Nelle sale 29 e 30 si trovano capolavori di pittori emiliani, tra cui
Dosso Dossi
,
Amico Aspertini
,
Ludovico Mazzolino
, il
Garofalo
e, soprattutto,
Parmigianino
, la cui
Madonna dal collo lungo
mostra con virtuosismo il superamento dei canoni estetici del Rinascimento in favore di qualcosa di piu eccentrico e innaturale, dall'ambiguita complessa e sicuramente voluta, oltre che sinuosamente bella.
Le sale 31 e 32 sono di nuovo legate a pittori veneti, in particolare
Veronese
,
Tintoretto
, i
Bassano
,
Paris Bordon
e altri. Per la forma stretta e spezzata, la sala 33 e stata allestita come "Corridoio del Cinquecento", dedicato alle opere di formato medio-piccolo che mostrano la varieta di proposte figurative elaborate nel secolo: si va dalle composizioni affollate e minutamente capziose degli artisti che parteciparono alla decorazione dello
studiolo di Francesco I
in
palazzo Vecchio
, alle raffinatezze erotiche della
scuola di Fontainebleau
, dai ritratti ufficiali e alle opere semplificate secondo i dettami della
Controriforma
.
Chiude il percorso la sala 34, dei Lombardi, in cui trovano rappresentanza i maggiori artisti attivi in regione in tutto l'arco del XVI secolo. Tra questi spiccano
Lorenzo Lotto
, anello di congiunzione tra la cultura veneta e quella lombarda (
Ritratto di giovinetto
,
Susanna e i vecchioni
,
Sacra Famiglia e santi
), il
bresciano
Giovanni Girolamo Savoldo
, straordinario creatore di effetti materici, e il
bergamasco
Giovan Battista Moroni
, insuperato ritrattista.
Tra la sala 34 e la sala 35 si trova l'accesso per il
Corridoio vasariano
.
Il corridoio ovest ospita altre sale che vi si affacciano direttamente. Queste sale, dopo l'apertura delle nuove sale al piano terra, sono quasi tutte in riallestimento. La sala della Niobe e rimasta chiusa dalla primavera del 2011 al 21 dicembre 2012 per lavori di restauro.
[11]
La sala 35 e dedicata a
Federico Barocci
e alla Controriforma in Toscana, con numerosi esempi dei principali esponenti dell'epoca. Del Barocci spicca la grande pala della
Madonna del popolo
.
La sala 40 era anticamente il vestibolo di uscita del museo. Vi si trovano vari esempi di statuaria classica e alcuni dipinti, tra cui uno stendardo a due facce del
Sodoma
. La sala 41 era gia dedicata a Rubens e oggi e utilizzata come deposito. La grandiosa sala 42 venne realizzata dall'architetto
Gaspare Maria Paoletti
a fine del Settecento per ospitare le numerose statue del
Gruppo dei Niobidi
, una serie di statue romane copia di originali ellenistici portate in quegli anni a Firenze. Il mito di
Niobe
e dei suoi figli e legato all'amore materno, che porto la sventurata donna a vantarsi tanto della sua prole (sette maschi e sette femmine) da paragonarsi a
Latona
, madre di
Apollo
e
Artemide
, suscitando cosi l'ira degli dei che si vendicarono uccidendo i fanciulli uno ad uno. Le sculture vennero alla luce a
Roma
nel 1583 e fecero parte del corredo decorativo di
Villa Medici
(acquistate dal cardinale
Ferdinando
), dalla quale furono trasferite a Firenze nel 1781, dove vennero esposte direttamente in questa sala. Delle enormi tele alle pareti due sono di
Rubens
(facenti parte dell'incompiuto ciclo di
Enrico IV di Francia
), una di
Giusto Sustermans
e una di
Giuseppe Grisoni
.
La sala 43, gia del Seicento italiano ed europeo, ospita oggi solo un selezionatissimo nucleo di opere italiane, dopo che gli stranieri sono stati spostati nelle "sale blu" al primo piano. Sono rappresentati
Annibale Carracci
,
Domenichino
,
Guercino
,
Mattia Preti
,
Bernardo Strozzi
e altri.
La sala 44 (Rembrandt e i fiamminghi) e in riallestimento, mentre la 45 (del Settecento) e stata integrata con altre opere italiane dopo che quelle straniere sono state spostate al primo piano. Vi spiccano i lavori di
Canaletto
,
Giambattista Tiepolo
,
Francesco Guardi
,
Alessandro Magnasco
e
Rosalba Carriera
. Importante per dimensioni e qualita e la tela di
Amore e Psiche
di
Giuseppe Maria Crespi
.
L'ambiente attiguo e quello del bar, dal quale si accede alla terrazza sopra la
Loggia dei Lanzi
, ottimo punto di osservazione per
Piazza della Signoria
,
Palazzo Vecchio
e la
Cupola del Brunelleschi
. La piccola fontana della terrazza contiene una copia del
Nano Morgante
a cavallo di una lumaca
, di
Giambologna
, oggi al
Bargello
ma originariamente creata per questo sito. Dal bar si accede anche al nuovo scalone, inaugurato nel dicembre 2011, che conduce alle sale al primo piano.
Inaugurate nel dicembre 2011, le dieci sale blu al primo piano (46-55) sono state dedicate ai pittori stranieri del Seicento e del Settecento. Attingendo dalle sale al primo piano, e soprattutto, dai depositi, si e potuto sviluppare compiutamente la presenza di pittori spagnoli, francesi, olandesi e fiamminghi nelle collezioni medicee, permettendo anche di tracciare le differenti scuole, in particolare nei
Paesi Bassi
. La sala 46 e dedicata agli spagnoli (
Velazquez
,
El Greco
,
Goya
,
Ribera
), la 48 e la 51 ai francesi (
Le Brun
,
Vouet
,
Boucher
,
Chardin
), la 47 alla
scuola di Leida
, la 49 ad Amsterdam (
Rembrandt
), la 50 all'Aia, la 52 e la 55 ai Paesi Bassi del sud (
Jan Brueghel il Vecchio
,
Teniers
,
Brill
,
Rubens
e
van Dyck
), la 53 a Delft e Rotterdam, la 54 a Haarlem e Utrecht.
Nove sale "rosse", dalla 56 alla 61 e dalla 64 alla 66, sono state allestite nel giugno 2012, con opere del manierismo fiorentino, in particolare curandone i rapporti con l'antico. La sala 56 ospita infatti il meglio della scultura ellenistica della galleria, tra cui un
Niobide
, il
Torso Gaddi
e una
Venere accovacciata
. Il rapporto con la statuaria e meglio chiarito dalla sala successiva, in cui tre rari monocromi di
Andrea del Sarto
, eseguiti per il carnevale del 1513, sono messi in relazione con il fronte di sarcofago con raffigurazione di tiaso marino (190 circa).
Seguono le sale di
Andrea del Sarto
(58) con la celebre
Madonna delle Arpie
e degli artisti della sua cerchia (59), quelle di
Rosso Fiorentino
(60), di
Pontormo
(61), e due sale dedicate a
Agnolo Bronzino
(64 e 65), legate rispettivamente alla produzione sacra e al rapporto con i
Medici
, con i famosi ritratti di famiglia tra cui quello
di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni
.
Chiude la serie una sala dedicata a
Raffaello
(66). Sono qui opere della fase umbra/fiorentina (i
Ritratti dei duchi di Urbino Elisabetta Gonzaga
e
Guidobaldo da Montefeltro
, il
Ritratto di giovane con mela
), inclusa la famosa
Madonna del Cardellino
, armonica sintesi di diverse esperienze pittoriche (
Perugino
,
Leonardo da Vinci
,
Fra Bartolomeo
...). Il periodo romano dell'arte di Raffaello, e caratterizzato da una maggiore monumentalita e un pieno possesso della tecnica del colore, qui ben rappresentato dal sommo
Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi
.
Le sale 62 e 63 hanno ospitato tra il 2012 e il 2018 lavori di
Alessandro Allori
, di
Giorgio Vasari
e altri artisti operanti a Firenze nel secondo Cinquecento.
Si giunge poi al Verone sull'Arno, con le grandi finestre che danno sul fiume e sul piazzale degli Uffizi. Qui si trovano tre sculture monumentali.
Il
Vaso Medici
(al centro), grande cratere neoattico tra i tesori arrivati al museo da
Villa Medici
, risale alla seconda meta del I secolo a.C. ed e straordinario per dimensioni e per qualita. Vi e raffigurata nella base una scena a bassorilievo con gli eroi Achei che consultano l'
oracolo di Delfi
prima della partenza per la
guerra di Troia
.
Il
Marte Gradivo
e di
Bartolomeo Ammannati
, con il Dio rappresentato come nell'atto di incitare un esercito standone a capo, mentre sul lato opposto si trova il
Sileno con Bacco fanciullo
di
Jacopo del Duca
, copia di una statua romana oggi al
Louvre
, da un originale bronzeo del IV secolo, forse di
Lisippo
: anche queste due statue erano a villa Medici e decoravano la loggia che da sul giardino.
Le ultime sale del museo, nel braccio est a piano terra, ospitano opere di
Caravaggio
, dei
caravaggeschi
e di
Guido Reni
. Allestite nel 1993 e spostate piu a nord negli anni duemila per lasciare maggior spazio alle esibizioni temporanee (le sale su questo lato si susseguono infatti pressoche identiche una dopo l'altra su tutto il lato del piazzale; poco piu di meta sono attualmente valorizzate). Non avranno numero finche l'intero allestimento del primo piano non sara completato.
Le opere di
Caravaggio
a Firenze non sono molte, ma rappresentano bene la fase giovanile del maestro, densa di celebri capolavori fin dalle prime produzioni artistiche. Spicca il
Bacco
, cosi disincantatamente realistico, e la
Testa di Medusa
, in realta uno scudo ligneo per occasioni di rappresentanza, come i tornei. L'espressione di terrore di Medusa impressiona per la cruda violenza della rappresentazione. Opera piu tipica dello stile maturo e il
Sacrificio di Isacco
, dove la violenza del gesto e miracolosamente sospesa.
Altre opere permettono un confronto immediato con opere di temi simili di seguaci del Caravaggio:
Artemisia Gentileschi
con la
Giuditta decapita Oloferne
(una delle poche donne artiste ad avere un posto importante nella storia dell'arte),
Battistello Caracciolo
,
Bartolomeo Manfredi
(sala apposita), l'olandese
Gerard van Honthorst
, italianizzato in
Gherardo delle Notti
(sala apposita), il
Rustichino
, lo
Spadarino
,
Nicolas Regnier
e
Matthias Stomer
.
L'ultima sala della galleria e dedicata a
Guido Reni
, caposcuola bolognese del Seicento. Fu un maestro del
classicismo
seicentesco, anche se l'opera del
David con la testa di Golia
si ricollega per lo sfondo scuro ai caravaggeschi delle sale precedenti. Piu astrattamente idealizzato e l'
Estasi di
sant'Andrea Corsini
, entrato in Galleria nel 2000, dalla luminosita sovrannaturale.
Al primo piano della Galleria, presso i locali ricavati dall'ex
Teatro Mediceo
, ha sede la raccolta di arti grafiche, iniziata intorno alla meta del
XVII secolo
dal cardinale
Leopoldo de' Medici
e trasferita agli Uffizi nel 1700 circa. Dell'antico teatro resta oggi solo il prospetto all'altezza dello scalone, con un busto di
Francesco I de' Medici
di
Giambologna
(1586) sulla porta centrale; ai lati si trovano una
Venere
, copia romana di un originale del V secolo a.C., e una
Statua femminile
ellenistica.
La raccolta di disegni e stampe, tra le maggiori al mondo, comprende circa 150.000 opere, datate dalla fine del Trecento al
XX secolo
, fra le quali spiccano esempi di tutti i piu grandi maestri toscani, da
Leonardo
a
Michelangelo
a molti altri, che permettono spesso di stabilire il percorso creativo di un'opera, attraverso i disegni preparatori, oppure a volte testimoniano, attraverso le copie antiche, opere ormai irrimediabilmente perdute, come gli affreschi della
Battaglia di Anghiari
di Leonardo da Vinci e della
Battaglia di Cascina
di Michelangelo, che un tempo dovevano decorare il
Salone dei Cinquecento
in
Palazzo Vecchio
.
Vasari
stesso colleziono i fogli e consacro il disegno come "padre" delle arti e prerogativa dell'arte fiorentina. Nella piccola sala davanti allo scalone o nel vestibolo di accesso al Gabinetto si tengono periodicamente mostre temporanee, con materiale delle collezioni o nuove acquisizioni.
Precedentemente posta nel braccio destro del loggiato, con l'entrata da via Lambertesca, ed ora sistemata nelle ex sale blu dell'ala di ponente, la straordinaria collezione raccolta nella prima meta del Novecento dai coniugi Contini Bonacossi e entrata nel normale percorso di visita del museo. Fu donata agli Uffizi negli anni settanta, venendo cosi a rappresentare il piu importante accrescimento del museo relativo al secolo scorso. Della collezione fanno parte mobilio, maioliche antiche, terrecotte
robbiane
, e soprattutto una notevolissima serie di opere di scultura e pittura toscana, fra le quali spiccano una
Maesta con i santi Francesco e Domenico
della bottega di
Cimabue
, la
Pala della Madonna della Neve
del
Sassetta
(1432 circa), la
Madonna di casa Pazzi
di
Andrea del Castagno
(1445 circa), il
San Girolamo
di
Giovanni Bellini
(1479 circa), il marmo di
Gian Lorenzo Bernini
del
Martirio di san Lorenzo
(1616 circa), La
Madonna col Bambino e otto santi
del
Bramantino
(1520-1530) oppure il
Torero
di
Francisco Goya
(1800 circa).
Della chiesa che sorgeva accanto a
Palazzo Vecchio
restano solo alcune arcate visibili da
via della Ninna
, e una
navata
che fa parte degli Uffizi, adiacente alla biglietteria usata nella seconda meta del Novecento.
La sala di San Pier Scheraggio viene usata per conferenze, per esposizioni temporanee o per esporre opere che non trovano spazio nel percorso espositivo per via della loro singolarita.
In passato ha ospitato una collezione di arazzi medicei, nonche gli affreschi staccati del
ciclo degli uomini e donne illustri
di
Andrea del Castagno
, provenienti dalla
Villa Carducci-Pandolfini
di
Filippo Carducci
a
Legnaia
, o l'affresco di
Botticelli
dell'
Annunciazione
del 1481, staccato dalla parete della loggia dell'
ospedale di San Martino alla Scala
a Firenze, oppure la grande tela della
Battaglia di Ponte dell'Ammiraglio
di
Guttuso
e
Gli archeologi
di
Giorgio de Chirico
.
Era in quest'area (corrispondente al tratto tra
via Lambertesca
e la
loggia de' Lanzi
), in antico, lo stabilimento della Zecca fiorentina, la cui storia e strettamente legata al
fiorino
d'oro che qui si batteva. Venne inglobato nel progetto di
Giorgio Vasari
, in modo da presentarsi in assoluta continuita con gli Uffizi, non fosse per la parte basamentale, chiusa e non aperta a loggiato. Nel periodo di
Firenze Capitale
(1865-1871) si scelse di destinare questa porzione ad ospitare il nuovo ufficio postale cittadino (essendo venuto meno il precedente situato alla
tettoia dei Pisani
in
piazza della Signoria
dove ora sorge il
palazzo delle Assicurazioni Generali
), affidando il progetto all'architetto
Mariano Falcini
. Questi, tra il 1865 e il 1866, ricavo dal preesistente cortile delle carrozze un grande ambiente (ora pavimentato a marmi bianchi e rossi), coperto da un lucernario a padiglione sorretto da quattro esili colonne con struttura portante in ghisa e nobilitato da fregi e cornici in stucco alle pareti. Utilizzato come ufficio postale fino al 1917, l'ambiente conobbe successivamente un periodo di abbandono per essere poi individuato nel 1934 dal Soprintendente alle Gallerie
Giovanni Poggi
come sede di un moderno laboratorio di restauro, non piu pensato come 'bottega d'arte', ma come centro scientifico e sperimentale di nuovi metodi, tecniche e materiali. Data diversa sede all'istituto, gli ambienti furono recuperati nella loro originaria configurazione con un intervento di restauro conclusosi nel 1988 con la direzione di Romeo Zigrossi (direttore dell'Ufficio tecnico della Soprintendenza), nell'ambito del quale fu realizzata la nuova pavimentazione in sostituzione della precedente in tessere vetrose, in pessimo stato di conservazione e comunque limitata alla parte centrale della sala. Da questa data lo spazio e stato utilizzato per l'allestimento di esposizioni temporanee legate all'attivita della Galleria degli Uffizi. Nell'ambito del progetto dei Nuovi Uffizi si prevede di creare qui una zona di servizi per i visitatori, in particolare un ristorante della galleria. Per quanto riguarda il prospetto esterno (per la parte terrena) e evidente la volonta di
Mariano Falcini
di operare un intervento in senso neomedioevale, volto a ricollegarsi piu alla vicina
loggia de' Lanzi
che non alla fabbrica vasariana. Il duplice accesso, oltre che dall'iscrizione che identifica le 'Reali Poste', e contrassegnato da quattro scudi con le armi dei quartieri storici di Firenze e, al centro, dallo scudo con lo
stemma del Regno d'Italia
(
croce sabauda
: di rosso alla croce d'argento).
[12]
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Attualmente denominata
Galleria delle Statue e delle Pitture (ex Palazzo degli Uffizi)
: decisione assunta con
Decreto Direttoriale n. 5/2016
, su
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3710, c. 1v.
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Maiano
e
Coverciano
, di proprieta di Maddalena Gaddi degli
Alessandri
, famosa per la qualita della pietra estratta.
- ^
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Nove conservatori del dominio e della giurisdizione fiorentina
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collegamento interrotto
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URL consultato il 2 settembre 2019
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