≪.... E qui, fra queste mura, dove la luce non potra mai filtrare e dove nessun lamento potra mai essere udibile all’esterno, che le autorita della Serenissima rinchiudevano gli evasori
[1]
≫
La
torre di Adalberto
o come e meglio conosciuta la
torre della fame
[2]
, e tra le piu antiche torri documentate di
Bergamo
d'epoca medioevale, si trova nell'angolo esterno della
Cittadella viscontea
.
Adalberto
, figlio di una famiglia nobile, venne nominato
vescovo di Bergamo
nell'
888
, ma quando nell'
894
Arnolfo di Carinzia
, re dei
Franchi
, conquisto alcune citta lombarde tra queste Bergamo distruggendola e facendo numerosi morti tra i cittadini
[3]
, trovo nel vescovo il suo peggior oppositore.
Questo, venne arrestato e dopo essere stato detenuto a
Magonza
sotto la custodia dell'arcivescovo Attone, venne liberato e ricondotto a Bergamo, dove inizio la sua opera di ricostruzione di quanto era stato distrutto.
Ricostrui chiese e mura difensiva, tra queste la torre armigera, che prese il suo nome.
Successivamente la torre passo di proprieta alla
famiglia Crotta
[nota 1]
.
La torre, costruita in pietra arenaria, ha un unico accesso, posto a qualche metro dal suolo, che richiede l'uso di scale, un tempo in legno che venivano rimosse, questo per impedire a chiunque di entrarne o uscirne con facilita
[4]
. Divenne prigione per gli invasori che venivano catturati, e al tempo della
Serenissima
gli evasori fiscali, da qui il nome con cui viene ricordata
Torre della fame
[5]
.
Torre di Adalberto-particolare
La torre resta come unica testimonianza di quelle che erano le undici torri che facevano parte della
cittadella viscontea
, delimitata da fossati e ponti levatoi.
[6]
- Annotazioni
- ^
La famiglia Crotta, nome che proviene dal Grotta, e tra le piu antiche di Bergamo quando la citta non era ancora urbanizzata e i suoi abitanti vivevano nelle grotte, nel quattordicesimo secolo, quando arrivarono le nuove famiglie ghibelline dei Visconti, si spostarono in Borgo Canale dove crearono l'Ospedale della Carita
- Fonti
- Emanuele Roncalli,
I misteri di Bergamo
, Bergamo, Burgo, 1999.
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