La
storia del Regno delle Due Sicilie nel 1848
comprende i complessi avvenimenti che coinvolsero il regno di
Ferdinando II
, a partire dalla
rivoluzione siciliana
, iniziata con la insurrezione di
Palermo
del 12 gennaio, attraverso la marginale partecipazione alla
prima guerra di indipendenza
, la concessione e la successiva repressione delle liberta costituzionali, l'invasione della
Sicilia
e la fallita invasione della
Repubblica Romana
.
I
moti costituzionali del 1820
nel
Regno delle Due Sicilie
furono promossi dalla
Carboneria
, il loro successo iniziale spinse
Ferdinando I delle Due Sicilie
a concedere il 6 luglio 1820 una
costituzione
, sul modello della
Costituzione spagnola del 1812
, che ebbe vita effimera poiche pochi mesi dopo, nel
congresso di Lubiana
, lo stesso Ferdinando I rinnego la costituzione da lui giurata, chiese l'intervento delle forze della
Santa Alleanza
che soffocarono la rivolta.
Nell'
estate
1828 aderenti ai
Filadelfi
tentarono una
insurrezione
, nel
Cilento
avente per obiettivo il ripristino della
Costituzione
del 1820 nel
Regno delle Due Sicilie
, questa fu repressa nel sangue da
Francesco Saverio del Carretto
che arrivo a radere a cannonate il paese ribelle di
Bosco
.
L'insurrezione di Palermo e la separazione della Sicilia
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L'
anno delle rivoluzioni
ebbe inizio il 12 gennaio 1848, quando
Palermo
insorse
, per la seconda volta in trent'anni, contro i
Borbone
di
Napoli
, sotto la guida di
Rosolino Pilo
e
Giuseppe La Masa
. Il tempo d'inizio fu deliberatamente scelto affinche coincidesse con il compleanno di
Ferdinando II delle Due Sicilie
, essendo egli stesso nato a Palermo nel 1810 durante il periodo di occupazione napoleonica del Regno di Napoli. Il 23 gennaio si riunisce il Comitato Generale, con
Vincenzo Fardella di Torrearsa
,
Ruggero Settimo
,
Francesco Paolo Perez
,
Mariano Stabile
[1]
e
Francesco Crispi
con la monarchia borbonica che viene dichiarata decaduta.
In breve, le ‘Reali Truppe’ vennero ridotte nella sola cittadella di
Messina
. I fatti di
Palermo
provocarono un'analoga insurrezione costituzionale a Napoli, il 27, che costrinse, due giorni dopo,
Ferdinando II
a concedere nuovamente la Costituzione, promulgata l'11 febbraio. Il 25 marzo fu riaperto dopo circa 30 anni di chiusura, il
Parlamento di Sicilia
, presieduto da Vincenzo Fardella e venne proclamato il nuovo Regno di Sicilia.
In particolare, il 18-23 marzo 1848, con le
cinque giornate di Milano
, ebbe inizio la
prima guerra di indipendenza
.
Essa
ebbe fine il 9 agosto con la firma dell'
armistizio di Salasco
, che, pero, entrambi i contendenti principali (
Carlo Alberto
e
Radetzky
) sapevano temporaneo.
La
guerra
coinvolse, oltre al grande esercito
sardo
, le piu piccole armate
toscana
e
romana
, nonostante le resistenze del
Pontefice
.
Uscita dal conflitto del Regno delle Due Sicilie
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Esse avrebbero dovuto essere raggiunte anche da un notevole corpo di spedizione
napoletano
(circa 16 000 uomini), che parti effettivamente da Napoli ma, giunto al
Po
e in procinto di entrare in
Veneto
, venne raggiunto dall'ordine di
Ferdinando II di Borbone
di rientrare a Napoli: rifiutarono l'ordine solo il generale
Pepe
, un vecchio patriota, insieme all'artiglieria e al genio (le ‘armi dotte’) con le quali raggiunse
Venezia
ove gli venne affidato il comando supremo delle truppe e avrebbe offerto un contributo lungo l'intero corso dell'
assedio
. Ma non pote, in alcun modo, sostenere il
Durando
.
Cio che era accaduto e che il 29 aprile
Pio IX
, con una famosa allocuzione al
concistoro
, aveva condannato la guerra. Cio che diede l'estro a
Borbone
di cambiare casacca in corsa.
Alla vigilia del 15 maggio, i deputati liberali napoletani piu intransigenti, del neoeletto
parlamento napoletano
, insistettero nella richiesta a
re Ferdinando
di modificare parte della Costituzione su cui avrebbe dovuto giurare. Nella notte fra il 14 e 15 maggio, mentre i deputati tentavano le ultime negoziazioni col Re, iniziarono a sorgere delle barricate una delle quali fu eretta in via Toledo davanti a
Palazzo Cirella
, e altre nelle vie laterali.
Gli scontri iniziarono verso le 10, dopo che re Ferdinando fece arrestare i deputati Capitelli e Imbriani inviati in un ultimo tentativo di negoziazione. Pietro Catalano Gonzaga si mise a capo della barricata sorta davanti al Palazzo Cirella e uomini furono posti dal duca Pasquale sul tetto e dietro le finestre dello stesso. Respinto un primo assalto delle truppe regie, le barricate cedettero sotto il fuoco dell'artiglieria e due compagnie di Cacciatori Svizzeri, superate le barricate, sfondarono il portone di
Palazzo Cirella
e invasero il palazzo trucidando tutti coloro che vennero trovati con le armi in pugno. Vennero catturati il duca
Pasquale Catalano Gonzaga
, i suoi figli Luigi e Clemente e suo fratello Pietro. Il Palazzo fu saccheggiato: quadri, suppellettili e mobili furono gettati dalle finestre e la biblioteca, assieme all'archivio, bruciata. I prigionieri vennero condotti alla Darsena e rinchiusi a bordo di un Regio Legno della Marina borbonica attrezzato a galera. Evasero con l'aiuto del
generale Pepe
[2]
e raggiunsero gli
Stati Pontifici
.
Lo stesso giorno Ferdinando sciolse il Parlamento e la guardia nazionale, nomino un nuovo governo, proclamo lo stato d'assedio. La feroce repressione causo circa 500 morti. Tra le vittime illustri vi fu
Luigi La Vista
, giovane scrittore fucilato dai mercenari svizzeri all'eta di 22 anni davanti suo padre, il filosofo
Angelo Santilli
ucciso a baionettate assieme a suo fratello, un amico e una fantesca.
Alcuni patrioti, tra cui
Pietro Mileti
riuscirono a fuggire dapprima a
Malta
e poi rientrarono nel regno in
Calabria
, formando un comitato di salute pubblica a Cosenza, cercando di organizzare una resistenza armata, ma furono sconfitti a
Campotenese
e a
Castrovillari
, Mileti, braccato da un corpo di 200 cacciatori, cerco riparo nella
Valle del Savuto
e fu ucciso, il suo cadavere fu decapitato e la testa esposta in pubblico a
Cosenza
≪per ispirarvi terrore≫
[3]
[4]
.
L'improvviso voltafaccia, in ogni caso, decise le sorti della guerra (come afferma, ad esempio, il
Pieri
), in quanto lascio solo l'esercito
romano
del
Durando
, che non pote impedire il congiungimento di un corpo d'armata
austriaco
comandato dal
Nugent
, con il grosso del Radetzky a
Verona
; e che venne assalito due volte a
Vicenza
. La prima volta respinse il
Nugent
nelle
cinque giornate di Vicenza
, ma la seconda nulla pote contro buona parte dell'esercito
austriaco
che lo assali nella
battaglia di Monte Berico
del 10 giugno 1848. Conseguenza ne fu la caduta delle citta liberate del
Veneto
, con l'eccezione della citta-fortezza di
Venezia
e l'uscita dal
conflitto
dell'esercito del
Durando
.
Ferdinando II, quindi, aveva ottenuto il risultato di allineare la propria politica estera alla potenza sua tradizionale alleata, l'
Impero austriaco
. In fondo, la politica reazionaria di quest'ultima meglio soddisfaceva la cultura assolutistica del monarca. D'altronde
Vienna
aveva, in appena trentatre anni, compiuto gia due spedizioni militari per reinsediare i
Borbone
sul trono di Napoli: nel 1815 l'austriaco
Federico Bianchi
(di padre
comasco
) sconfisse
Gioacchino Murat
nella
battaglia di Tolentino
e ancora nel 1821 l'austriaco
Johann Maria Philipp Frimont
sconfisse il generale
Guglielmo Pepe
nella
battaglia di Rieti-Antrodoco
. Due invasioni militari che avevano comportato la sconfitta di due eserciti interamente napoletani.
A cio si aggiunga una congenita avversione alle ambizioni delle altre case regnanti
italiane
. Una eventuale riduzione del
Lombardo-Veneto
avrebbe, inevitabilmente, comportato un ingrandimento del
Regno di Sardegna
di Carlo Alberto. Il quale gia agiva, con il consenso della popolazione, per l'annessione del piccolo
Ducato di Parma
(retto da una dinastia
borbonica
). E, il 12 maggio, era stato annunciato il
plebiscito
per votare l'unione della
Lombardia
al
Regno di Sardegna
(si sarebbe concluso, trionfalmente, l'8 giugno).
Dopo gli eventi palermitani del gennaio 1848, in Sicilia era stata ripristinata la
Costituzione siciliana del 1812
che includeva i principi della democrazia rappresentativa e della centralita del
Parlamento siciliano
. Fu costituito un governo guidato da
Ruggero Settimo
, gia ammiraglio della flotta borbonica e leader dei moti del 1820-21.
Il governo rivoluzionario aveva resuscitato l'antico
Regno di Sicilia
(proclamato nel luglio 1848) e inviato una delegazione a
Torino
per offrire la Corona a un Principe
sabaudo
. I tentativi pero di eleggere nuovo
re di Sicilia
Ferdinando Alberto Amedeo di Savoia
non riuscirono per il suo rifiuto in quanto impegnato nella prima guerra d'indipendenza.
Ma forse la circostanza che piu soddisfaceva
re Ferdinando
era potersi dedicare, finalmente, alla repressione della
rivoluzione siciliana
.
A tal fine, egli tento la via costituzionale e, il 14 giugno, a un mese di distanza dalla controrivoluzione del 15 maggio, abrogo lo stato d'assedio, e celebro, il giorno dopo nuove elezioni generali.
I risultati furono, tuttavia, assai diversi dalle attese: quasi tutti i deputati del disciolto parlamento, a maggioranza favorevole alla guerra all'
Austria
, vennero rieletti.
Subito alla inaugurazione, il 10 luglio, si manifesto un'insopprimibile divergenza riguardo alle priorita della politica nazionale: egli desiderava unicamente reprimere l'
insurrezione siciliana
, il
Parlamento
rispondeva che: "La nostra politica di rigenerazione non puo essere perfetta senza l'indipendenza e la ricostituzione dell'intera nazionalita italiana".
Nel giugno 1848 il comandante della flotta siciliana
Salvatore Castiglia
riusci a portare a
Paola
in Calabria la spedizione del colonnello
Ignazio Ribotti
imbarcata su due piroscafi, eludendo con un abilissimo stratagemma la vigilanza di due fregate borboniche. Il tentativo di far insorgere anche altre regioni pero non riusci
[5]
.
Accadde cosi che
Ferdinando
avviasse la riconquista dell'isola, inviando il tenente generale
Filangieri
, con 14 000 uomini, numerose artiglierie e la flotta su
Messina
, ove le truppe
regie
del
Pronio
tenevano ancora la cittadella, ben munita di artiglierie puntate sulla
citta
. La spedizione parti da
Reggio
il 3 settembre, sbarco e, il 6 settembre, comincio l'assalto comandato dai generali
Lanza
e
Nunziante
.
Messina
venne duramente bombardata per tre giorni e poi presa il 7 settembre 1848, dopo che vennero aperte delle breccia nelle mura. La piazzaforte borbonica della
Real cittadella
non si era arresa e una volta presa la citta, le truppe vincitrici si resero responsabili di violente stragi e feroci saccheggi. Cio che guadagno a Ferdinando II l'intramontato soprannome di "re bomba" e le proteste di Francia e Regno Unito.
Segui l'occupazione della fortezza di
Milazzo
, il 9 e poi, l'11, una tregua imposta dal Regno Unito (che aveva forti interessi nell'isola), rappresentata dalla squadra navale dell'ammiraglio
Parker
e dalla Francia, rappresentata dall'ammiraglio
Baudin
.
Nel frattempo, gia il 5 settembre 1848, il
sovrano
aveva prorogato la riapertura del
Parlamento napoletano
al 30 novembre. Tale data venne ulteriormente prorogata al 1º febbraio 1849 dopo che le elezioni suppletive del 13 novembre avevano visto incrementare i voti della opposizione liberale.
Appena riaperta, la camera voto un indirizzo ove lamentava la continuata violenza politica contro l'opposizione e rivendicava i propri poteri in merito al finanziamento della guerra in
Sicilia
: cio che avrebbe comportato il taglio dei crediti di guerra. Dopo cio, il 12 marzo 1849, Ferdinando II sciolse una seconda, e ultima, volta le camere.
Intanto, il 28 febbraio 1849, indirizzo un proclama ai siciliani, promettendo un nuovo statuto per l'isola, che indusse il governo
palermitano
a dichiarare decaduto l'armistizio, con il successivo 19 marzo: le ostilita ripresero. I circa seimila siciliani del generale polacco
Ludwik Mierosławski
(1814-1878), poco poterono contro i 13 500 del
Filangieri
: questi gia il 30 riprese l'offensiva e, il 7 aprile, conquisto
Catania
.
Nel frattempo, il 14 aprile, il
Parlamento siciliano
a Palermo accettava le precedenti proposte di Ferdinando II. Salvo che il 26 aprile si presento dinnanzi a
Palermo
una squadra navale, con una ingiunzione alla resa e, il 5 maggio, l'avanzata dei
napoletani
sino a
Bagheria
. Giunse allora la notizia che il
sovrano
aveva concesso l'amnistia e, il 14 maggio 1849,
Filangieri
prese possesso di
Palermo
.
Filangieri divenne
duca di Taormina
, e
governatore della Sicilia
. La costituzione siciliana non venne mai piu riproposta, cosi come accadde alla costituzione napoletana del 1848.
I 43 esclusi dal provvedimento si imbarcarono per
Genova
. Si trattava, naturalmente, del meglio della
intellighenzia
siciliana: negli anni successivi molti di essi (
La Masa
,
La Farina
,
Crispi
,
Amari
,
Cordova
,
Fardella di Torrearsa
) condivisero la causa
risorgimentale
e, undici anni piu tardi, parteciparono alla
spedizione dei Mille
.
Nel frattempo, mentre Ferdinando II resisteva opponendosi all'opinione pubblica e al parlamento, maggioritariamente liberali e favorevoli alla guerra all'Austria,
Pio IX
fuggi da
Roma
rifugiandosi il 25 novembre 1848 nella fortezza
napoletana
di
Gaeta
. Lo raggiunse, di li a poco, il
Granduca
, fuggito da
Firenze
il 30 gennaio 1849, per salpare, il 21 anch'egli per
Gaeta
.
Qui giunti, i due sovrani accettarono le offerte di aiuto dell'
Impero austriaco
del giovane
Francesco Giuseppe
, del
Regno di Spagna
e della
Seconda Repubblica francese
del neoeletto presidente
Luigi Napoleone
(il futuro
imperatore
Napoleone III
).
Nulla, tuttavia, accadde, finche la sconfitta di Carlo Alberto a
Novara
il 22-23 marzo 1849 decise, definitivamente, della supremazia in
Lombardia
e costrinse il nuovo sovrano
sardo
,
Vittorio Emanuele II
, a concentrarsi sulla caotica situazione politica interna. A quel punto, nessuno poteva piu opporsi alle ingerenze estere in Italia centrale.
Il primo a muovere fu
Luigi Napoleone
, che il 24 aprile fece sbarcare a
Civitavecchia
un corpo di spedizione
francese
, guidato dal generale
Oudinot
. Questi tento l'assalto a Roma il 30 aprile, ma venne malamente sconfitto. Ripiego a
Civitavecchia
e chiese rinforzi.
Si presento, quindi, a Ferdinando II un'occasione propizia per riaffermare il proprio prestigio militare e ritagliarsi un inedito ruolo di "secondo gendarme d'Italia", di conserva al grande alleato
austriaco
. La repressione delle due opposizioni (la Sicilia e il parlamento napoletano) stava, inoltre, perfezionandosi e si poteva tentare l'avventura.
Venne costituito un considerevole corpo di spedizione, forte di 8”500 uomini, con cinquantadue cannoni e cavalleria, cui venne messo a capo il generale
Winspeare
.
Questi venne, tuttavia, sconfitto da
Garibaldi
a
Palestrina
, il 9 maggio e ripiego verso
Capua
e
Gaeta
.
Contemporaneamente Radetzky fu libero di staccare, dal Lombardo-Veneto due considerevoli corpi di spedizione, inviati in
Toscana
da una parte, su
Bologna
e
Ancona
dall'altra.
La partita romana venne, infine, decisa da un secondo corpo di spedizione
francese
, forte complessivamente di oltre 30 000 soldati e un possente parco d'assedio, agli ordini dell'
Oudinot
.
Esso assali Roma all'alba del 3 giugno. La resistenza garibaldina si protrasse sino al 1º luglio, quando fu stipulata una tregua. Il 2 l'Assemblea Costituente della Repubblica Romana approvo la resa della citta.
Pio IX
rientro a Roma solo il successivo 25 novembre, dopo che era stata compiuta una significativa opera di repressione della sconfitta opposizione liberale.
In definitiva, Ferdinando II ottenne il risultato di riportare l'assetto politico del Regno allo
status quo ante
. Il Regno appiatti la propria politica estera sulla alleanza
di fatto
con l'Austria di
Francesco Giuseppe
.
Con un decreto del re del 15 dicembre 1849 venne imposto alla Sicilia un debito pubblico di 20 milioni di ducati. La dura repressione produsse una frattura irrimediabile con la classe dirigente e nobiliare siciliana, che non attendeva altro che una nuova occasione di riscatto.
Le sorti della
dinastia borbonica
si separarono, per sempre, dalla
causa nazionale
italiana. Si ponevano, in pratica, tutte le condizioni che avrebbero prodotto, 11-12 anni piu tardi, al collasso del Regno sotto l'urto di Garibaldi e della sua
spedizione dei Mille
.
- ^
Harold Acton,
Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861)
.
- ^
Vedi F. Carraro
Vita del Generale Pepe
, Genova, 1861.
- ^
E. Esposito,
Carlo Mileti e la democrazia repubblicana nel Mezzogiorno
, in ≪
Archivio Storico per la Calabria e la Lucania
≫, L (1993), pp. 19-25.
- ^
P. Posteraro,
≪MILETI, Pietro≫
. In:
Dizionario Biografico degli Italiani
, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 2010.
- ^
Cfr.
Dizionario del Risorgimento Nazionale
.