Lo
scontro di Villa Glori
ebbe luogo nel pomeriggio del 23 ottobre
1867
, nel quadro della spedizione militare di
Giuseppe Garibaldi
per sottrarre
Roma
dal governo pontificio ed unirla all'Italia, nota come
campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma
.
Nel corso del 1867 Garibaldi, reduce dal successo contro gli austriaci alla
battaglia di Bezzecca
, diede avvio all'organizzazione di un piccolo esercito di 10.000 volontari, fra cui era il futuro Presidente del Consiglio
Alessandro Fortis
, per l'invasione del
Lazio
(ancora in mano al Papato) e predisponendo, al contempo, un piano per la sollevazione di
Roma
.
La notte del 23 ottobre 1867, un drappello di settantasei volontari guidati dal pavese
Enrico Cairoli
, partiti da
Terni
il 20
ottobre
per portare aiuti ai rivoluzionari romani, dopo aver navigato il
Tevere
prese terra alla confluenza del Tevere con l'
Aniene
. Raggiunta una piccola altura alla sinistra del Tevere, dove aveva appuntamento con altri congiurati, la colonna occupo un casale sui
Monti Parioli
.
Nel frattempo, due volontari,
Giuseppe Monti
e
Gaetano Tognetti
, piazzavano una bomba in un magazzino sotto la
caserma Serristori
. L'esplosione distrusse un'intera ala dell'edificio e uccise 25 zuavi pontifici e due civili.
[1]
I due furono catturati e decapitati con la
ghigliottina
il 24 novembre
1868
, nonostante la richiesta di grazia che
Vittorio Emanuele II
aveva inoltrato a
Pio IX
.
Verso le cinque pomeridiane di quel 23 ottobre i volontari vennero intercettati da circa 300 carabinieri
svizzeri
dell'
esercito pontificio
. Per circa un'ora si difesero in mezzo alle vigne e per due volte contrattaccarono alla
baionetta
. Negli scontri perse la vita
Enrico Cairoli
, mentre il fratello
Giovanni
fu gravemente ferito (
Fratelli Cairoli
). Giovanni mori l'11 settembre
1869
per le ferite riportate, a
Belgirate
, nella casa estiva della madre Adelaide. Michele Rosi scrive
[2]
:
≪Negli ultimi momenti gli parve vedere
Garibaldi
e fece vista di accoglierlo con trasporto. Udii (cosi narra un amico presente) che disse tre volte: "L'unione dei francesi ai papalini fu il fatto terribile!" pensava a
Mentana
. Chiamo piu volte Enrico, suo fratello, 'perche lo aiutasse!' poi disse: "ma vinceremo di certo; andremo a Roma!"≫
Allo scontro partecipo anche l'allora ventenne
Pio Vittorio Ferrari
, giunto non molto prima dalla sua
Udine
per unirsi alle truppe dei Cairoli. Trentadue anni dopo i fatti, il Ferrari ne pubblico una ricostruzione, in forma di una sorta di diario di viaggio.
[3]
Partecipo ( nr. 48 del monumento) allo scontro anche il tenente Costantino Tamanti (Petritoli 1829-1882 Magliano di Tenna) (A.B.)
Morto Cairoli, il comando venne assunto da
Giovanni Tabacchi
che fece rientrare i volontari nella villa, da dove seguitarono a fare fuoco, finche i soldati pontifici, calata la sera, si ritirarono in
Roma
. I superstiti ripiegarono verso le posizioni di
Garibaldi
, al confine italiano.
Tra i superstiti,
Giulio Aiani
e
Pietro Luzzi
, catturati dalle forze papaline, vennero
condannati a morte
il 10 dicembre
1868
; altri cinque rivoluzionari furono condannati all'
ergastolo
.
L'azione garibaldina avrebbe registrato il suo ultimo esito alla
battaglia di Mentana
.
In cima alla collina di villa Glori, vicino al luogo dove mori Enrico Cairoli, c'e una semplice colonna dedicata ai fratelli Cairoli ed ai loro 70 compagni. A pochi metri dalla colonna una targa ricorda le ultime parole pronunciate dal Cairoli prima di spirare:
Ci resta pero la soddisfazione di aver fatto il nostro dovere siamo caduti da forti. Il gran problema e risolto.
Sul
Pincio
, vicino a Villa Medici (
Accademia di Francia
), c'e un altro monumento di bronzo con Giovanni che sostiene con un braccio il morente Enrico Cairoli (salita la scalinata di
Piazza del Popolo
il monumento si trova un centinaio di metri a sinistra). Sul retro del monumento sono scritti i nomi dei loro compagni.
Il
Museo centrale della Campagna
, con annessa Ara-Ossario dove riposano i resti di 300 volontari, si trova a
Mentana
, dove il 3 novembre 1867 la Campagna stessa si concluse.
Un frammento del
mandorlo
di Villa Glori fu donato al Museo dalla
Societa Reduci delle Patrie Battaglie
ed e esposto a Mentana dal
1914
, insieme ad altri cimeli dei Cairoli.
Al fatto d'armi e alla morte di Cairoli e dedicata una grande tela del pittore
Gerolamo Induno
.
Lo scontro di villa Glori ispiro la poesia
In morte di Giovanni Cairoli
di
Giosue Carducci
, pubblicata in
Giambi ed Epodi
nel 1882, e i venticinque sonetti romaneschi che compongono
Villa Gloria
di
Cesare Pascarella
.
- ^
Severini, Marco,
Monti, Giuseppe
, su
Dizionario Biografico degli Italiani
, Enciclopedia Italiana, 2012.
URL consultato il 1º luglio 2015
.
- ^
M. Rosi,
I Cairoli
, L. Capelli Ed., Bologna 1929, pp. 223-224
- ^
Pio Vittorio Ferrari,
Villa Glori - Ricordi ed aneddoti dell'autunno 1867
, Societa Editrice Dante Alighieri, Roma, 1899.
ATTENZIONE, I nomi dei due garibaldini Giulio Aiani e Pietro Luzzi non figurano nell'elenco dei 78 facenti parte del Sacro Drappello. Anche la frase storica, attribuita a Enrico Cairoli, secondo gli scritti di Giovanni Cairoli, fu una sua esternazione in quanto, ferito, credeva di morire.