Lo
scivaismo kashmiro
e un sistema
filosofico
e
teologico
costituito da movimenti
religiosi
e scuole
esegetiche
sorto nella regione del
Kashmir
intorno all'
VIII
-
IX secolo
[1]
e poi protrattosi fino al XIV secolo.
[2]
Sviluppatosi nell'ambito di piu antiche tradizioni
tantriche
seguite dagli strati piu popolari, si e successivamente allargato negli ambienti
brahmanici
, prima come religione dei capofamiglia, quindi anche come speculazione teologica.
[3]
Di carattere
monistico
, queste scuole
?aiva
del Kashmir sostengono l'identita fra gli
individui
, l'
universo
e
Dio
, qui identificato con
?iva
.
[4]
L'indologo britannico
Mark Dyczkowski
osserva preliminarmente che il termine "scivaismo kashmiro" puo dare luogo a fraintendimenti, dato che il sistema di tradizioni e scuole che con questo nome viene usualmente indicato, non comprende tutte le tradizioni
?aiva
del Kashmir, ma soltanto quelle che condividevano un preciso insieme di testi, i
tantra
non-dualisti (indicati con
?gama ??stra
in queste tradizioni), tradizioni che quindi si possono definire moniste. Non e quindi da ritenersi inclusa, nello scivaismo kashmiro, un'altra importante tradizione che, sebbene in seguito si sia diffusa nelle regioni meridionali dell'
India
, ebbe origine proprio nel Kashmir: lo
?aivasiddh?nta
, tradizione
?aiva
essenzialmente dualista che adottava come testi canonici anche i
Veda
.
[5]
Il termine, "scivaismo kashmiro", deriva da un testo di J. C. Chatterjee,
Kashmir Shaivaism
(Srinagar, 1914), che fu il primo a usare questo termine nell'accezione oggi adoperata.
[5]
≪L'interesse per lo scivaismo kashmiro comincia verso la meta del secolo passato ed e lentamente proseguito fino ai nostri giorni. L'attrazione che lo scivaismo ha per noi viene in parte dai risultati sull'origine e la natura dell'universo, che sembrano cosi simili alle conclusioni dei moderni scienziati da apparire sorprendentemente moderni.≫
Poco si conosce sulle origini di queste tradizioni
?aiva
nel Kashmir, a quanto pare gia diffuse verso gli inizi del
IX secolo
, epoca nella quale ormai si da per certa l'esistenza di parte delle prime opere scritte di queste tradizioni, gli
?gama ??stra
. Il regno del Kashmir, che in quei tempi era piu esteso del territorio federato
indiano
attualmente noto con questo nome, lo
Jammu e Kashmir
, era stato e ancora era culla di molte tradizioni religiose, non soltanto hindu, ma anche
buddhiste
[6]
, nonche patria di valenti grammatici, astronomi e matematici, terra quindi fertile spiritualmente e scientificamente.
[7]
Questi primi testi testimoniano l'esistenza di diverse sottoculture religiose che non si rifacevano all'ortodossia
brahmanica
dei
Veda
e dei
Pur??a
, ma possedevano carattere essenzialmente
tantrico
: tradizioni che avevano un seguito al di fuori dei circoli brahmanici, nelle fasce piu umili della popolazione, tradizioni quindi trasgressive, con culti e divinita proprie.
Kalha?a
, storico kashmiro del XII secolo, scrive di templi dedicati a ?iva esistenti nel Kashmir gia nell'epoca dell'impero di
A?oka
(III sec. a.e.v.)
[8]
. Le tradizioni tantriche, che non erano soltanto una prerogativa dell'
induismo
ma anche del buddhismo, sono suddivisibili a seconda delle divinita principali: quelle che qui interessano sono quelle che si riferiscono, anche se non esclusivamente, a Bhairava.
[7]
Bhairava
("Il Tremendo") e ipostasi aggressiva e terrificante del
deva
?iva
, considerato essere, in alcune di queste tradizioni, la forma divina dell'Assoluto
[9]
, Assoluto indicato con molti nomi, tra cui ?iva stesso o anche Parama?iva ("?iva Supremo"). Molte delle tradizioni
?aiva
hanno come fine spirituale proprio l'identificazione con Bhairava, divinita vista anche come quel potere che distruggendo la nescienza, conduce dal microcosmo al macrocosmo, dall'individuo al divino. Il ricongiungimento con l'Assoluto, o in altre parole, il riconoscimento della propria natura come essenzialmente divina, e l'elemento comune, il fine soteriologico di tutte queste tradizioni.
[7]
Gli studiosi designano con
Kula
l'insieme di queste tradizioni religiose, tradizioni che possono definirsi
?akta
(da
?akti
, "potenza", "energia") in quanto l'energia divina e personificata come
dea
e come tale venerata. Il nome, Kula ("famiglia"), e associato a una coppia di dei, Kule?vara e Kule?var? (rispettivamente "Signore" e "Signora della famiglia"), divinita di una delle piu antiche di queste tradizioni, la P?rva-?mn?ya ("trasmissione orientale" o anche "trasmissione antica"). Occorre rimarcare che in queste tradizioni, pur essendo contemplate e venerate non poche divinita, ?iva-Bhairava conserva sempre una supremazia di carattere metafisico: le dee sono Sue emanazioni, potenze che agiscono nel cosmo e nell'individuo.
[10]
Nell'insieme delle tradizioni del Kula occorre infine distinguere due successivi sviluppi: le tradizioni, o scuole religiose, del
Trika
e del
Krama
: la prima derivante dalla gia menzionata "trasmissione orientale", la seconda dalla "trasmissione settentrionale".
[7]
Col tempo queste tradizioni religiose cominciarono ad attrarre sempre piu adepti, fino a coinvolgere brahmani e personaggi altolocati. A partire dal IX secolo circa, alcuni di questi brahmani e pensatori diedero inizio a un'esegesi delle scritture tradizionali, gli
?gama ??stra
, con l'intento di fornire cosi una base teorica interpretativa che sancisse queste pratiche nell'ordinarieta religiosa dell'epoca. Il punto piu alto fu raggiunto dal filosofo
Abhinavagupta
e dal suo discepolo
K?emar?ja
(XI secolo circa), che riuscirono a debellare anche la corrente dualistica dello
?aivasiddh?nta
nel Kashmir.
[11]
Ad Abhinavagupta si deve la sistematizzazione delle varie dottrine esposte dalle tradizioni
?aiva
del Kashmir, la loro sintesi in una visione chiara, coerente e completa, tant'e che attualmente col termine "scivaismo del Kashimr" ci si riferisce
tout court
proprio alla visione che questo filosofo riusci a dare. Senza il suo apporto sarebbe forse difficile districarsi fra le varie scuole, individuarne gli elementi comuni e risolverne le divergenze.
[12]
Difatti, le scuole e tradizioni
?aiva
kashmire cominciarono a declinare proprio poco tempo dopo l'epoca di Abhinavagupta e del suo discepolo K?emar?ja, con l'invasione
musulmana
del XII secolo, invasione che fece di quella regione un sultanato durato cinque secoli.
In epoca moderna, per opera di alcuni seguaci e studiosi c'e stata una ripresa di alcune di queste tradizioni. Fra questi va menzionato soprattutto lo Swami
Lakshman Joo
(1907 ? 1991) che tradusse e commento molte scritture delle tradizioni
?aiva
del Kashmir.
R?me?vara Jha
, vissuto anch'egli nel XX secolo a
Varanasi
, si e prodigato nella diffusione della dottrina formando diversi discepoli.
La tradizione scritta dello scivaismo kashmiro puo essere suddivisa in tre categorie:
?gama ??stra
,
Spanda ??stra
e
Pratyabhijn? ??stra
.
[13]
Il termine
??stra
significa regola, insegnamento, e indica genericamente una scrittura ritenuta sacra.
Gli
?gama ??stra
sono opere in versi
[14]
considerate di origine divina:
?gama
vuol dire "tradizione", "tramandato". Trasmessi oralmente da maestro a discepolo, questi testi furono poi messi per iscritto in epoche piu recenti, ragion per cui e spesso difficile risalirne all'eta. I contenuti riguardano soprattutto il rito, le pratiche cultuali e yogiche, le regole di vita quotidiane, eccetera,
[15]
con argomenti che comunque spaziano notevolmente, fino all'architettura sacra, alla cosmologia e all'alchimia.
[16]
Essi comprendono i 64
tantra
non-dualisti (
?dvaita
) che la tradizione vuole enunciati dal personaggio mitologico Tryambaka, figlio spirituale di Durv?as, cui ?iva stesso affido il compito di diffondere lo
scivaismo
nel mondo. Tra questi testi ricordiamo: il
M?lin?vijaya Tantra
, lo
Svacchanda Tantra
, il
Vijn?nabhairava Tantra
, il
Netra Tantra
, il
M?gendra Tantra
, il
Rudray?mala Tantra
, la
Par?tri??ik?
, il
Tantrasadbh?va
, eccetera.
[17]
Il
corpus
e anche noto col nome di
Bhairava tantra
o anche
Bhairava ?gama
.
Accanto a questi
tantra
va senz'altro affiancato lo (o gli)
?ivas?tra
, opera fondamentale per le scuole dello scivaismo kashmiro. Rivelati al mistico
Vasugupta
(VIII-IX secolo), questi
s?tra
costituiscono uno dei testi piu importanti per le scuole in oggetto.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Vasugupta
.
Gli
Spanda ??stra
sono testi che approfondiscono alcuni aspetti gia enunciati negli
?iva?tra
e negli
?gama ??stra
; si tratta quindi, come anche per i
Pratyabhijn? ??stra
, di letteratura post-scritturale.
Spanda
significa "vibrazione", "palpitante", con riferimento all'aspetto dinamico della potenza divina. Spanda e anche il nome di una delle quattro principali scuole dello scivaismo kashmiro. L'opera principale e la
Spandak?rik?
(VIII-IX secolo), con i suoi commenti, fra cui lo
Spandasa?doha
(commento soltanto dei primi
s?tra
), e lo
Spandanir?aya
(commento del testo completo), entrambi del filosofo
K?emar?ja
.
I
Pratyabhijn? ??stra
sono gli scritti con contenuti di carattere principalmente metafisico e teologico.
Pratyabhijn?
e termine usualmente tradotto con "riconoscimento", oltre che essere il nome di una delle scuole esegetiche dello scivaismo kashmiro. Il "riconoscimento" e quello della propria natura divina, di cui, secondo la scuola, si e dimentichi, inconsapevoli. Le opere piu importanti sono: la
?ivad???i
di
Som?nanda
; la
??varapratyabhijn?k?rik?
[18]
, l'opera fondamentale di
Utpaladeva
; i due relativi commenti di
Abhinavagupta
, la
??varapratyabhijn?virma?in?
e la
??varapratyabhijn?viv?itivirma?in?
; la
Pratyabhijn?h?dya
di K?emar?ja. Accanto a questi occorre poi affiancare la grande sintesi operata da Abhinavagupta (X-XI secolo) nel suo fondamentale
Tantr?loka
("Luce sui Tantra").
Stante alla tradizione, Vasugupta (VIII ? IX secolo) ricevette in sogno da
?iva
le indicazioni per recarsi sul monte Mah?deva e rinvenire la, su una lastra di roccia, gli aforismi che costituiscono gli
?ivas?tra
, cosi come il Dio stesso li aveva incisi. Estremamente concisi e spesso enigmatici, gli
?ivas?tra
("I sutra di ?iva") costituiscono il punto di avvio per le tradizioni
?aiva
esegetiche del Kashmir: l'opera viene considerata fondamentale da tutte queste scuole e ad essa fanno riferimento gran parte degli esponenti di queste medesime tradizioni.
[19]
Lo stesso argomento in dettaglio:
Vasugupta
.
Autore, molto probabilmente, della
Spandak?rik?
("Le strofe dello Spanda"), opera fondamentale della scuola esegetica dello Spanda, Bha??a Kalla?a (IX secolo) fu allievo diretto di Vasugupta.
[19]
Jn?nanetra
(IX secolo) (anche noto col nome di ?iv?nanda) e ritenuto il fondatore della scuola Krama, essendo stato, secondo la tradizione, direttamente iniziato dalla dea Ma?gal?, aspetto benevolente della dea
K?l?
. Di lui si conserva un'unica opera, il
K?lik?-stotra
, inno dedicato alla Dea.
[20]
Som?nanda (IX secolo) con la sua
?ivad???i
("La Visione di ?iva") e da ritenersi il fondatore della scuola
Pratyabhijn?
.
[19]
Lo stesso argomento in dettaglio:
Som?nanda
.
Utpaladeva (X secolo), discepolo di Som?nanda, porto a compimento l'opera del maestro con la
??varapratyabhijn?k?rik?
("Le Strofe di riconoscimento del Signore").
[19]
Egli fu anche maestro del Krama e del Trika.
[21]
Bh?skara
(X secolo) fu uno degli esponenti della scuola dello Spanda: egli si riallaccia a Bha??a Kalla?a, e quindi a Vasugupta, attraverso la successione di maestri: ?r?ka??a Bha??a, Mah?deva Bha??a, Prajn?rjuna, Pradyumna Bha??a. Bh?skara scrisse un commento agli
?ivas?tra
di Vasugupta, lo
?ivas?trav?rttika
.
[19]
Le tradizioni
?aiva
del Kashmir furono sistematizzate dal filosofo
Abhinavagupta
(X ? XI secolo) nella sua opera piu importante, il
Tantr?loka
("La Luce dei Tantra"), un'opera in versi che si presenta come una sintesi originale delle tradizioni monistiche esistenti al suo tempo.
[22]
Abhinavagupta riusci ad appianare tutte le apparenti differenze e le disparita tra queste diverse scuole, offrendo cosi un'unitaria, coerente e completa visione di queste tradizioni. A causa della lunghezza eccezionale (5.859 versi
[23]
) del
Tantr?loka
, Abhinavagupta stesso forni una versione piu breve in prosa, nota come
Tantras?ra
("L'Essenza dei Tantra").
Nel lignaggio della Pratyabhijn? Abhinavagupta fu allievo di Lak?ma?agupta, e costui di Utpaladeva, commentando con due testi l'opera di quest'ultimo: la
??varapratyabhijn?virma?in?
e la
??varapratyabhijn?viv?itivirma?in?
.
[19]
Ma Abhinavagupta si riallaccia anche alla scuola dello Spanda, essendo stato anche allievo di
Bh?skara
[19]
; e alla scuola del Krama, essendo stato allievo indiretto di Utpaladeva.
[24]
Discepolo illustre di Abhinavagupta, K?emar?ja (X ? XI secolo) si mosse, come il maestro, fra piu scuole e fu principalmente un prolifico autore di commenti. Nella tradizione dello Spanda commento due volte le
Spandak?rik?
con la
Spandanir?aya
e lo
Spandasa?doha
. Nella scuola della Pratyabhijn? scrisse il
Pratyabhijn?h?dya
("Il Cuore del Riconoscimento") cui accluse un commento. K?emar?ja scrisse poi uno dei due commenti piu importanti agli
?ivas?tra
di Vasugupta, lo
?ivas?travimar?in?
, nel quale fornisce un'interpretazione che si discosta dalla tradizione esegetica dello Spanda.
[19]
Lo stesso argomento in dettaglio:
K?emar?ja
.
Jayaratha
(1150-1200 d.C.
[25]
), aggiunse il suo commento al
Tantr?loka
nella sua opera fondamentale, il
Tantr?lokav?rttika
(o anche
Tantr?lokaviveka
), compito di grande difficolta che egli persegui per tutta la sua vita
[26]
. Il filosofo forni cosi spiegazioni contestuali, numerose citazioni e chiarimenti, senza i quali certi passaggi del
Tantr?loka
sarebbero stati difficilmente accessibili al giorno d'oggi.
Gli studiosi hanno definito e classificato lo scivaismo del Kashmir in molti modi: idealismo monistico, idealismo realistico, monismo idealistico, monismo concreto, e altro ancora. E un idealismo poiche vi si afferma che nulla puo essere sperimentato se non se ne ha una percezione: cio che da realta all'oggetto e la sua percezione stessa; l'oggetto e quindi una forma della consapevolezza che ne abbiamo. Questo concetto nucleare viene esteso a ogni categoria dell'esistenza, a ogni elemento del cosmo, portando a concludere che tutto cio che appare non e che l'espressione multiforme e infinitamente rappresentata di un unico ente, la Coscienza. Persino i miraggi, le visioni e i sogni sono fenomeni ritenuti reali, e cio che differenzia le varie percezioni e soltanto conseguenza del diverso grado di partecipazione alla Coscienza assoluta. La materia stessa, seppure in una forma limitata ("contratta") e dotata di consapevolezza.
[27]
≪Tutte le cose sono manifeste perche non sono altro che manifestazione.≫
≪Reale e l'ente che appare nel momento della percezione diretta, vale a dire, nell'esperienza che noi abbiamo di esso. Una volta che la sua forma specifica sia stata chiaramente determinata, si dovrebbe, con tenacia, indurla a penetrare nella sua natura di pura coscienza.≫
In altre parole, cio che del mondo si percepisce e una visione piu o meno parziale di quell'unica realta che e la Coscienza, in virtu della quale la percezione stessa e possibile, sebbene diversa a seconda del nostro grado di partecipazione. In questo senso il mondo e reale (e dunque si parla di "idealismo realistico"), esso non e ne illusione ne una nostra costruzione mentale: cio che ci differenzia sono le limitazioni, conseguenze necessarie della Coscienza che si manifesta come molteplice anziche Una.
L'accademico
Kamalakar Mishra
definisce lo scivaismo kashmiro un
idealismo
assoluto: il mondo non e che l'estensione di un'unica mente cosmica. Non e quindi un idealismo soggettivo, per il quale il modo sarebbe una creazione della mente individuale: il mondo al contrario e reale; ma nemmeno lo si puo definire un sistema
realista
, perche non esiste una realta altra dalla mente cosmica: tutto esiste nella Coscienza assoluta. Il mondo, estensione dell'Assoluto, non e dunque una Sua trasformazione, e nemmeno e qualcosa creato dal nulla. Abhinavagupta spiega questo concetto affermando
[28]
che il mondo e il riflesso (
pratibimba
) della Coscienza da Se stessa in Se stessa.
[29]
Anuttara
e uno dei termini con cui e designato il principio ultimo nello scivaismo kashmiro. Tra le molteplici interpretazioni abbiamo: "supremo", "realta insuperabile"
[30]
; "indicibile", "senza pari"
[31]
. Nella
lingua sanscrita
Anuttara
e associato alla prima lettera dell'alfabeto, "A" (in scrittura
devanagari
"?"). L'Assoluto e anche indicato in molti altri modi, a seconda del contesto e di cio che si vuol mettere in evidenza: Parama?iva (Supremo ?iva), o piu semplicemente ?iva; ?iva-?akti (unione indissolubile di ?iva e ?akti); Kula (Coscienza suprema: cosi nelle tradizioni del Kula)
[31]
;
citi
(coscienza)
[32]
;
Bhairava
(cosi in alcuni testi degli
?gama ??stra
).
Come concetto,
Anuttara
differisce da quello di
trascendenza
in quanto, anche se l'Assoluto e al di la di tutto, cio non implica uno stato di separazione dall'universo.
[33]
Parama?iva e al di la del mondo ma anche
nel
mondo: e Assoluto sia nel senso che Egli non dipende da altro (
nirapek?a
), sia nel senso che tutto cio che esiste e Sua espansione (
pras?ra
). Egli e sia trascendente che
immanente
.
[32]
Conosciuto sotto il nome di
sv?tantrya
, il
libero arbitrio
e all'origine
[34]
stessa della creazione dell'universo. Parama?iva, infatti, essendo assolutamente indipendente, e libero di agire come di non agire; Egli non nutre bisogni, ma tutto cio che fa e attivita spontanea, e gioco (
lil?
) senza causa ne fine alcuno. Il mondo, che e Sua espansione, e soggetto alla legge di
causalita
, ma Parama?iva non ne e influenzato.
[32]
Sv?tantrya
e una delle qualita di
Dio
. I singoli soggetti coscienti possono partecipare in vari gradi a questa sovranita divina, possedendo un grado di libero arbitrio limitato dal loro livello di coscienza. Cosi, tutti i soggetti sono dotati di libero arbitrio, ma generalmente ignorano questo potere. Questa ignoranza e essa stessa un aspetto di
Sv?tantrya
, e puo essere rimossa solo da questa stessa volonta divina.
Una delle funzioni di
sv?tantrya
e infatti quella di favorire la grazia divina (
?aktip?ta
, o anche
anugraha
): la liberazione spirituale non e garantita solo attraverso lo sforzo, ma dipende, in ultima analisi, dalla volonta di Dio. Cosi, il discepolo non puo che offrire se stesso e lasciare che la grazia divina scenda e dissolva le limitazioni che schermano la sua coscienza.
Secondo la visione filosofica dello scivaismo kashmiro, la
coscienza
(
citi
o anche
sa?vit
) non e una funzione del corpo, ma un ente non materiale indipendente (
tattva
) che il corpo supporta: e coscienza come principio
ontologico
e non
biologico
. Essa e presente non solo in ogni essere vivente, ma anche nella materia stessa, dove e concepita come "coscienza sopita". Dunque, tutto e coscienza, o, il che e lo stesso dire, la coscienza e quel sostrato che accomuna ogni cosa, l'essenza ultima. Questa essenza ultima, che e percio Coscienza assoluta, e un aspetto dell'Assoluto, aspetto che viene usualmente indicato con ?iva (il termine tecnico e
?iva tattva
). ?iva e Coscienza assoluta.
[35]
L'attivita con cui Parama?iva emana il mondo e diretta conseguenza della Sua beatitudine (
?nanda
), essa e dunque puramente spontanea, non finalizzata ne causata. Questo dinamismo e chiamato in molti modi a seconda della scuola:
spanda
("vibrazione");
?akti
("energia");
kriy?
("attivita");
vimar?a
("attivita ideativa"), eccetera. In senso generico, e adoperato il termine
?akti
. ?akti non e un attributo di Parama?iva, ma un Suo stesso aspetto, che viene messo in evidenza per affiancarlo all'altro, la Coscienza. In tal senso si usa anche l'espressione ?iva-?akti per indicare l'Assoluto, quando si vuol mettere in evidenza questo Suo duplice aspetto. Parama?iva, l'unica Realta, e Coscienza attiva, o anche Energia cosciente.
[32]
In questa connotazione, lo scivaismo kashmiro differisce dall'
Advaita Ved?nta
, nel quale l'Assoluto,
Brahman
, e invece descritto come Coscienza assoluta priva di qualsivoglia dinamismo. E di piu: la posizione
vedantina
e criticata in quanto, si obietta, se Brahman fosse inerte, Egli non potrebbe conoscere se stesso, in quanto la conoscenza implica necessariamente un'attivita. Parama?iva e invece autocosciente proprio in virtu della sua stessa attivita (
kriy?
).
[32]
Ogni individuo possiede si una coscienza limitata, ma essa e potenzialmente assoluta, perche la Coscienza, essendo essenza ultima, non e divisibile, e al piu sopita o offuscata, latente, come e appunto il caso dell'individuo non realizzato.
[35]
Aham
(letteralmente "io") e il concetto di Realta suprema inteso come "cuore". E considerato come lo spazio non duale interno a ?iva, e anche come il supporto dell'intera manifestazione
[36]
, il supremo
mantra
[37]
, identico a
?akti
[38]
.
Come si e detto, nello scivaismo kashmiro il mondo e concepito quale estensione dell'Assoluto in se stesso, o suo riflesso. Questo riflesso e cio che il singolo individuo (
a?u
o anche
pa?u
) puo generalmente percepire; essendo egli limitato, la sua visione e incompleta (
ap?r?a
)
[35]
, e la Realta gli si presenta dunque come apparenza (
?bh?sa
) di qualcos'altro. Quest'apparenza, questo riflesso, e pero ben reale, in quanto ha innanzitutto una valenza
epistemica
. In secondo luogo non e illusione, non e "scambiare una cosa per un'altra", come invece sostiene l'
Advaita Ved?nta
. Il mondo non e una realta altra e nemmeno e illusione: e ?iva che appare in quella forma che chiamiamo mondo.
[29]
Il considerare il mondo reale, non creato e dunque quale estensione dell'Assoluto, pur se riflessione, ha ovviamente ripercussioni
etiche
importanti: il
t?ntrika
non ritiene che l'umanita e la natura siano altro da se, egli ha un atteggiamento positivo e di rispetto
[39]
verso ogni manifestazione.
[29]
Kula e un concetto complesso, tradotto generalmente come "famiglia" o "gruppo". Come la trama di un tessuto si compone di tanti fili, cosi la via tantrica si presenta su vari piani come una totalita formata da molte parti, interconnesse e complementari (il termine
tantra
puo essere reso con "trama di un tessuto"). Questa totalita e chiamata famiglia in quanto i diversi elementi che la compongono hanno un legame comune unificante, che in definitiva e il Signore Supremo stesso, ?iva.
[40]
Nelle dottrine relative alle tradizioni del Kula (o Kaula), l'attenzione e lontana dalle elaborazioni filosofiche complesse ed e piu diretta alla pratica. Per esempio, il Kaula propone una forma di
alchimia
del corpo in cui gli aspetti piu grossolani del proprio essere (impulsi, istinti, eccetera) si dissolvono in quelli piu sottili, in quanto tutti sono considerati come formanti un'unica famiglia (un
kula
), che si basa su ?iva come ultimo principio.
[41]
Le scuole
?aiva
moniste
del Kashmir intendono l'
universo
come il processo di espansione dell'
Assoluto
, indicato con molti termini, a seconda della scuola e dei testi: spesso con Parama?iva ("?iva supremo"), o piu semplicemente con
?iva
; o anche Mahe?vara ("Grande Signore")
[4]
; Parame?vara ("Signore supremo").
[42]
[43]
Nelle tradizioni del
Kaula
e adoperato anche il termine Kula ("Famiglia", nel senso di "Totalita").
[44]
Nella tradizione del
Trika
l'Assoluto e altresi personificato come divinita, riferendosi cosi a
Bhairava
, ipostasi terrifica di
?iva
.
[45]
L'Assoluto, dunque, non crea il mondo, ma si espande o, come e descritto nel
Tantr?loka
, riflette Se stesso in Se stesso apparendo come mondo.
[46]
Essendo pertanto Egli sia al di la di ogni altra cosa esperibile, sia il principio da cui tutto scaturisce e di cui ogni cosa e parte, e da intendersi come avente contemporaneamente le qualita di
trascendenza
e
immanenza
.
[47]
L'espansione dell'Assoluto, la
cosmogonia
, e descritta attraverso un insieme di principi costitutivi, categorie (
tattva
) intese come emanazioni dell'Assoluto stesso. Il numero e le caratteristiche di tali categorie variano a seconda della scuola.
[42]
[48]
Il filosofo
Abhinavagupta
(X-XI sec.), nel capitolo IX del suo
Tantr?loka
, sistematizzando la dottrina del Trika, espone un processo costituito da 36
tattva
, rifacendosi alle categorie proprie della scuola
Pratyabhijn?
.
[42]
[49]
Questo stesso insieme e poi interpretato, quando visto in senso inverso, come percorso spirituale, quella via salvifica che riconduce il singolo all'Uno, riunisce l'uomo a Dio.
[43]
[49]
Le 36 categorie descritte da Abhinavagupta delineano due cammini: il puro e l'impuro. Al primo cammino, detto puro perche al di la di ogni
dualita
, appartengono cinque categorie effetti di altrettanti aspetti dell'Assoluto, aspetti che in letteratura vengono dette potenze (
?akti
). L'analogia adoperata per illustrare la connessione fra l'Assoluto e queste potenze e quella del fuoco: il fuoco possiede i poteri di illuminare, riscaldare, cuocere, bruciare, eccetera, ma il fuoco e e resta fonte unica di queste capacita, che dal fuoco stesso non possono essere scisse come entita autonome.
Le potenze sono:
[49]
[50]
- La potenza intellettiva (
cicchakti
)
[52]
e l'
onniscienza
di Parama?iva, descritta come Coscienza assoluta.
[46]
- La potenza di
beatitudine
(
?nanda?akti
) e descritta come esuberanza spontanea, gioia di Parama?iva, qualcosa di simile al gioco (
lil?
) di un bambino, o a una danza libera e beata. Parama?iva emana il mondo proprio per questa Sua capacita.
[46]
- La potenza di
volonta
(
icch??akti
) e la potenzialita di farsi altro da Se, di emanare cioe il mondo.
[46]
- La potenza di
conoscenza
(
jn?na?akti
) e la capacita di ideazione, e consapevolezza del molteplice all'interno dell'unita.
[46]
- La potenza di attivita (
kriy??akti
) e capacita di far apparire il molteplice, il mondo, sempre all'interno dell'unita.
[46]
Il cammino puro e dunque costituito dalle seguenti cinque categorie:
[43]
[49]
[53]
- 1.
?iva
("propizio", "benevolo"), effetto della intelligenza:
?iva tattva
e la coscienza pura, inattiva e non manifesta; e ?iva come Coscienza assoluta, soggetto irrelato; e ≪Io≫. E questa la prima categoria che Abhinavagupta espone, lo
?iva tattva
, che egli distingue pertanto dall'Assoluto, Parama?iva o ?iva
tout court
, ponendo
[54]
quest'ultimo al di fuori delle 36 categorie. Non cosi il filosofo
Utpaladeva
(X sec.), esponente della scuola Pratyabhijn?, che intende Parama?iva come la prima delle categorie.
[42]
Cosi commenta l'orientalista
Raffaele Torella
:
≪Lo ?iva irrelato e la prima delle manifestazioni dello ?iva supremo. Mentre lo ?iva supremo e la realta assoluta nel suo perenne pulsare di oggettivita e soggettivita (all'interno della omnicomprensivita della Coscienza), il mondo della manifestazione e caratterizzato dalla scissione tra soggetto e oggetto e dal loro contrapporsi come due realta separate.≫
- 2.
?akti
("potenza", "energia"), effetto della beatitudine:
?akti tattva
e l'altro polo dell'Io, e la potenza che permette all'oggetto di manifestarsi e al soggetto di poter affermare "Io sono"; e ≪Questo≫.
[43]
Mentre la prima categoria e il soggetto, la seconda,
?akti tattva
, e l'oggetto: e l'insieme di tutte le potenze dell'Assoluto che in questo stadio del cammino cominciano a delinearsi. Tali potenze, o piu semplicemente
la
potenza dell'Assoluto e indicata, nelle varie scuole, con molti nomi e spesso personificata come
dea
, compagna di ?iva o di sue manifestazioni; anche oggetto di culto in molte tradizioni, specie le
?akta
, come le dee
K?l?
,
Tripurasundar?
,
Ku??alin?
,
P?rvat?
, eccetera. Nella scuola dello
Spanda
, la Potenza e indicata anche col nome di
spanda
("vibrazione"), realta dinamica onnipresente nella manifestazione.
[55]
[56]
Nella scuola del Trika e descritta come avente un triplice aspetto, nelle tre dee Par? ("Suprema"), Par?par? ("Suprema-non suprema"), Apar? ("Non suprema").
[57]
Nella scuola della Pratyabhijn? e identificata con la capacita ideativa (
vimar?a
). Sulla personificazione della
?akti
, cosi si esprime l'indologo francese
Andre Padoux
:
≪Si tratta quindi di tradizioni che si possono definire
?akta
, dal momento che le dee sono personificazioni della
?akti
, incarnazioni dell'Energia divina. Questa e una, onnipresente, sovrana; le diverse dee adorate nei culti privati o pubblici, pur con le loro differenze a volte molto marcate, non sono altro che sue forme particolari.≫
Queste due prime categorie,
?iva tattva
e
?akti tattva
, o piu semplicemente ?iva e ?akti, non sono da intendersi come sequenziali, ma connotazioni della medesima Realta ultima: i due aspetti indissolubili dell'Assoluto: Coscienza e Energia. L'Assoluto, Parama?iva, e Energia cosciente. L'espansione vera e propria ha inizio col terzo
tattva
: fin qui il soggetto e l'oggetto costituiscono un'unita indistinta. Adesso l'Assoluto, per effetto delle tre potenze di volonta (
icch?
), di conoscenza (
jn?na
) e di attivita (
kriy?
) vuole l'oggetto (il mondo in senso lato), lo concepisce, lo forma in Se. La funzione dello
?akti tattva
e proprio quella di avviare questo processo.
[46]
- 3.
sad??iva
(?iva "eterno"), effetto della volonta:
sad??iva tattva
e l'affermazione del soggetto sull'oggetto; e ≪Io sono questo≫.
- 4.
??vara
("signore"), effetto della conoscenza:
??vara tattva
e l'affermazione dell'oggetto sul soggetto; e ≪Questo sono io≫.
[58]
- 5.
?uddhavidy?
("conoscenza pura"), effetto della attivita:
?uddhavidy? tattva
e lo stadio in cui soggetto e oggetto si equilibrano e si conoscono distinti ma uniti; e ≪Io questo≫ (o anche ≪Io sono e questo e≫
[59]
).
Queste prime cinque categorie rappresentano dunque il passaggio dall'unita indistinta ≪soggetto-oggetto≫ dell'Assoluto, alla coppia ≪soggetto e oggetto≫ identificabili e ancora uniti. L'universo non esiste ancora, ma l'Assoluto ha ora riconosciuto in se la possibilita di farsi altro.
La sesta categoria, quella che pone termine al cammino puro (
?uddha
) aprendo l'impuro (
a?uddha
), e
m?y?
, altro aspetto della potenza divina stessa, potenza
[60]
di auto-limitazione.
M?y? tattva
non e quindi "illusione" nel senso che il
Ved?nta
da a
questo termine
, ma potenza dell'Assoluto, potenza creatrice dell'universo esperibile. In virtu dell'emergenza di
m?y?
adesso l'io e il questo si separano definitivamente, l'unita originaria si frange e la Coscienza si scinde in soggetto e oggetto, si frammenta in infiniti particolari. Le categorie, d'ora in poi, non sono piu quelle del soggetto unico, ma da transindividuali diventano individuali, raggruppate in tanti insiemi quanti sono gli individui.
[61]
M?y? opera attraverso una serie di cinque limitazioni, dette
kancuka
("corazza" o "guaina"
[62]
). Sono queste cinque limitazioni, insieme alla
m?y?
stessa, a costituire la prima parte del cammino impuro, caratterizzato dalla comparsa di dualismi e incompletezze:
[43]
[49]
[63]
- 6.
m?y?
("arte", "illusione"): abbandono dell'
Unita
; percezione del tutto come molteplice; pluralismo.
M?y? tattva
separa l'unita indistinta ≪soggetto-oggetto≫ delineatasi nell'Assoluto in due entita separate: il soggetto e l'oggetto. Questa scissione provoca, nell'oggetto, la perdita dei poteri dell'Assoluto: sono le cinque limitazioni, le
kancuka
.
Cosi l'orientalista
Giuseppe Tucci
:
≪Cotesta maya, che e un aspetto della stessa potenza divina, limita come soggetto ed oggetto, nel tempo e nello spazio, la unicita indiscriminata della coscienza: l'anima allora si rifrange illusoriamente come molti, dimentica ormai della propria essenza: e quei molti si riconoscono come individui (
puru?a
).≫
Le cinque limitazioni sono:
[64]
- 7.
kal?
("frazione", ignoranza"): limitazione dell'
onnipotenza
; percezione del potere di azione come limitato.
- 8.
vidy?
("conoscenza", "scienza"): limitazione dell'
onniscienza
; conoscenza parziale; dualismo conoscente-oggetto della conoscenza.
- 9.
r?ga
("passione", "desiderio")
[65]
: limitazione della
perfezione
, senso di incompletezza; dualismo soggetto-oggetto del desiderio.
- 10.
niyati
("necessita", "destino"): limitazione dell'
onnipresenza
; senso di finitezza;
localita
.
- 11.
k?la
("tempo", "stagione"): limitazione dell'
eternita
; percezione del tempo come lineare;
causalita
.
La seconda parte del cammino impuro ricalca invece, con alcune differenze interpretative, l'insieme delle 25 categorie del
S??khya
, con un processo di individuazione che da luogo allo spirito (
puru?a
, concetto plurale indicante il complesso di tutte le "anime", soggetti limitati), alla materia (
prak?ti
, intesa non soltanto come substrato materiale, bensi anche mentale), all'intelletto, al senso dell'io, al senso interno, ai cinque sensi di percezione, ai cinque sensi di azione, ai cinque elementi sottili e infine ai cinque elementi grossi.
[53]
Lo stesso argomento in dettaglio:
S??khya
.
La differenza fondamentale col S??khya sta nel fatto che mentre secondo quest'ultimo
puru?a
e
prak?ti
sono principi antitetici e ultimi, qui essi sono considerati entrambi emanazioni dell'Assoluto:
prak?ti
e Coscienza in forma di materia inseziente (coscienza dormiente
[66]
);
puru?a
e Coscienza limitata e pluralmente individuata. Tale differenza ha conseguenze nella dottrina della liberazione (
mok?a
, o anche
mukti
) e quindi ripercussioni etiche notevoli: mentre nel S??khya la liberazione e svincolarsi dall'illusorio legame con la materia, che e quindi vista come limitante se non nemica, qui la liberazione e ritorno a uno stato di unita col Tutto, materia compresa.
[46]
Nella molteplicita dei soggetti che sono cosi derivati dall'Assoluto, trovano quindi luogo gli individui, frazioni nelle quali la coscienza originaria si ritrova offuscata: l'Assoluto si riconosce cioe come insieme di singoli dalla consapevolezza limitata, individui in realta dimentichi della propria condizione divina,
schermati
dalle cinque corazze, le
kancuka
di cui sopra, che se da un lato hanno consentito all'universo e al molteplice di manifestarsi, nel contempo limitano l'individuo impedendone il riconoscimento come emanazione di Dio.
[67]
≪E Parame?vara colui che mette in scena il dramma del mondo, unico desto nel mondo addormentato.≫
Dunque, secondo le scuole dello scivaismo kashmiro, tutto cio che e, e stato e sara, ogni soggetto conoscente, ogni oggetto della conoscenza, ogni mezzo di conoscenza: tutto nell'universo e manifestazione dell'Assoluto, una forma di
?iva
(quando inteso come dio personale), un Suo riflesso (
?bh?sa
), l'incessante evolversi (
pari??ma
) della Sua emanazione, della Sua coscienza.
[43]
Su questo, cosi si esprime uno dei testi fondamentali delle tradizioni kashmire, il
Vijn?nabhairava Tantra
:
≪Quel principio che ha come qualita la coscienza e presente indifferentemente in tutti i corpi, sicche colui che mediti come il tutto sia essenziato di esso, diventa vincitore del mondo.≫
E nelle
Spandak?rik?
(VIII-IX sec.) leggiamo:
≪L'anima individuale e sostanziata dal tutto, poiche e da essa che sorge ogni cosa, tale identita con il tutto essendo mostrata dalla natura del suo percepire la realta; ne consegue che non v'e stato ? nelle parole, negli oggetti significati, nel pensare ? che non sia ?iva. A presentarsi come realta fruibile e sempre e comunque il fruitore, e il fruitore soltanto.≫
La
coscienza
non e qui da confondersi con le forme di
conoscenza
, come mette in guardia il filosofo
K?emar?ja
(X-XI sec.) commentando il primo
s?tra
degli
?ivas?tra
:
≪Dal momento che la natura propria del tutto e la coscienza, proprio per questo le varie forme di conoscenza sono impotenti, inidonee a farla conoscere: e infatti sulla coscienza che anche la loro facolta di rendere manifesto qualcosa si appoggia, e, inoltre, in base al principio su esposto
[69]
, la coscienza non puo essere velata da alcunche, proprio perche costantemente autoluminosa.≫
Quando ?iva e immanifesto, l'universo, tutti i possibili universi esistono
in nuce
in ?iva stesso, cosi un universo viene emanato non appena in Lui si ha uno schiudersi (
unme?a
) della coscienza. Con una significativa metafora cosi le
Spandak?rik?
esprimono questo concetto:
(
SA
)
≪yasyo
nmesa
nime??bhy?? jagata? pralayodayau ta? ?akticakravibhavaprabhava? ?ankaramstuma?≫
(
IT
)
≪Rendiamo lode al Benigno
[70]
, da cui scaturisce la gloria delle potenze; al suo aprirsi e chiudersi di ciglia sorge l'universo e si dissolve.≫
Similmente, l'universo viene riassorbito al chiudersi (
nime?a
) degli occhi di ?iva: quando la coscienza si richiude in se stessa, l'universo scompare, e tutto puo cominciare da capo. Questa
cosmogonia
ciclica e ben messa in evidenza dalla metafora della danza: ?iva e infatti il "Re della danza" (
na?ar?ja
):
≪Con una parte tu
[71]
sei il se interiore, il danzatore, l'occultatore del tesoro.≫
?iva Na?ar?ja all'interno dell'arco di fuoco che simboleggia la distruzione, stringe il
?amaru
, il tamburo che emette il suono primordiale che genera il creato, il tamburo a forma di clessidra che coi due triangoli vertice contro vertice, richiama all'unione del
li?ga
e dello
yoni
, del fallo e della vagina, simboli delle prime due categorie,
?iva tattva
e
?akti tattva
: il soggetto e l'oggetto (
aham
e
idam
), il dio e la sua potenza, la coppia (
y?mala
) cosmica. Cosi il filosofo
Abhinavagupta
(X-XI sec.), sistematore delle tradizioni
?aiva
, descrive la coppia cosmica:
≪La fusione, quella della coppia ?iva e ?akti, e l'energia della felicita da cui emana tutto l'universo: realta al di la del supremo e del non-supremo, essa e chiamata Dea, essenza e Cuore [glorioso]: e l'emissione, il Signore supremo.≫
La metafora dell'unione sessuale, spesso rappresentata nell'iconografia classica con la coppia ?iva e
P?rvat?
abbracciati in uno stato di beatitudine eterno, o con l'immagine della
dea
K?l?
che cammina o giace sul corpo immobile di ?iva col pene eretto, si presta qui a indicare proprio quelle prime due categorie che aprono il cammino puro. E la Dea,
?akti
, che, nella metafora, suscitando il desiderio di ?iva, apre il cammino, un nuovo ciclo di emanazione.
[43]
Ancora Abhinavagupta, nell'
incipit
della
??varapratyabhijn?virma?in?
, cosi omaggia la coppia che deriva dall'Assoluto:
≪Mi inchino davanti all'Assoluto non-duale onnipervadente, il supremo ?iva-?akti, che nel suo stato di assenza di desiderio e perfezione, prima di tutto si illumina come puro "Io sono" [il soggetto puro] e poi allo scopo di separare la sua potenza attiva si divide in due [il soggetto e l'oggetto] e che per sua natura continua ad emanarsi ed estendersi [nella Creazione] e di nuovo si dissolve in se stesso.≫
Un altro simbolismo che forse meglio rispecchia l'unita ancora inseparata di soggetto e oggetto, di soggetto e oggetto con-fusi, e quella di Ardhan?r??vara, il "Signore meta donna": ?iva uomo nella meta destra del corpo e donna nell'altra.
Al termine del cammino puro, quando l'Assoluto si e ormai reso soggetto e oggetto distinti ma ancora insieme, e
m?y? tattva
che opera la scissione di tale unita, dando quindi la possibilita all'Assoluto di farsi universo. Cosi K?emar?ja:
≪Nell'ambito del se ? che e simile all'etere ? si manifesta infatti una contrazione, a cominciare dal piano dello ?iva irrelato fino al piano del soggetto illusorio, dovuto al potere della grande M?y? , tesa com'e all'occultamento della vera natura; potere, questo, che ha le sue radici nella potenza di Liberta, e dunque del Supremo Signore stesso.≫
E dunque, anche nel cammino impuro, sempre e solo Parama?iva che continua a operare in assoluta liberta (
sv?tantrya
): e Parama?iva l'unico a possedere libera volonta. L'individuo e solo apparentemente libero, o meglio lo e fintanto che la sua coscienza non si riconosca come quella dell'Assoluto. In altre parole, il
libero arbitrio
dell'individuo e limitato finche egli non si ricongiunge con Parama?iva:
≪Il mondo e dunque come un raggio, un bagliore, per colui che ha raggiunto tale condizione; l'universo, in altre parole, gli appare come una sua propria irradiazione.≫
O, come molto piu sinteticamente si era gia espresso
Vasugupta
nei suoi fondamentali
?ivas?tra
:
≪Il visibile e il corpo.≫
All'individuo, pur nella sua mancanza di libero arbitrio, non e allora preclusa la strada verso la beatitudine e la liberta: egli, in quanto emanazione dell'Assoluto, possiede natura divina ma ne e dimentico, inconsapevole:
≪La natura divina che lo yogin raggiunge non e qualcosa che prima non fosse, ma null'altro che la sua stessa intima natura di cui egli era soltanto incapace di prendere coscienza benche fosse manifesta, per colpa delle costruzioni mentali suscitate dalla potenza di
M?y?
. Attraverso la graduale illustrazione dei mezzi suddetti proprio questa natura divina viene portata alla luce.≫
La liberazione (
mok?a
) dell'individuo, conseguibile secondo queste scuole con percorsi e mezzi differenti a seconda della tradizione, e percio intesa come un processo inverso a quello di emanazione, un processo di regressione che puo ricondurlo a Parama?iva, riassorbirlo nell'unita originaria:
(
SA
)
≪tadaparijn?ne sva?aktibhirvy?mohitat? sa?s?ritvam≫
(
IT
)
≪Trasmigrare e permanere nella convinzione di essere separato.≫
Centrale, pur con molte differenze interpretative e operative, e spesso il ruolo di quella stessa entita che ha aperto il cammino puro cominciando a delineare la distinzione fra soggetto e oggetto, la
?akti
, la multiforme potenza di Dio, la
Dea
[43]
:
≪Essa e la forma di tutto cio che e cosciente. L'origine della conoscenza, la percezione della realta, l'istigatrice dell'intelletto.≫
≪Lo shivaismo kashmiro e giunto a quelle profondita del pensiero umano dove le varie correnti della sapienza umana sono unite in una sintesi luminosa.≫
Come si e detto, nell'ambito dello scivaismo kashmiro possiamo distinguere tradizioni religiose poi evolutesi come scuole, e scuole filosofiche che a queste hanno fatto riferimento. I nomi che piu ricorrono sono Kula, Trika e Krama fra le scuole tradizionali, e Spanda e Pratyabhijn? fra le scuole esegetiche. In realta il Trika e sia una tradizione religiosa sia una scuola esegetica, in quanto elaborazione del filosofo Abhinavagupta e dei suoi successori.
Con il termine Kula, o
Kaula
, gli studiosi cosi tendono oggi a etichettare un insieme variegato di tradizioni religiose originatosi da sette shivatite molto antiche, quali ad esempio i
K?p?lika
, i
P??upata
(II secolo) e i
L?kula
, tradizioni lontane dall'ortoprassi dei
Pur??a
, sette che adottavano culti trasgressivi, visionari, prediligendo divinita terrifiche anziche benefiche.
[74]
Non e propriamente corretto percio definire il Kula una scuola, quanto piuttosto un alveo nel quale sono confluite visioni con alcuni fondamentali tratti in comune: lessico, teologia, pratiche rituali. Occorre pero ricordare che tradizionalmente il Kula e ritenuta una tradizione fondata da
Macchanda
, ritenuto discendente del mitico Tryambaka, enunciatore dei 64
testi tantrici
non dualisti, gli
?gama ??stra
.
[19]
Kula
in sanscrito significa "famiglia", nel senso di "totalita": con questo termine nella letteratura religiosa tradizionale ci si riferisce invece all'insieme delle potenze divine che danno origine alla realta sensibile, una totalita che e espressione della potenza dell'Assoluto, quindi realta suprema e indifferenziata.
[19]
Lo stesso argomento in dettaglio:
Kaula
.
Nell'insieme del Kula, inteso come gruppo di tradizioni, si sono successivamente distinte quattro correnti principali, che tradizionalmente sono associate ai quattro punti cardinali. Dalla tradizione orientale, la P?rva-?mn?ya, si ritiene sia originato il Trika, che in quanto scuola esegetica e stata successivamente sistematizzata dal filosofo Abhinavagupta.
[75]
Trika
vuol dire "triade": il sistema interpretativo della scuola e infatti caratterizzato da un insieme di triadi, espressioni del triplice aspetto della realta: ?iva, Potenza, Uomo.
[19]
Fra i testi principali, oltre i
Tantra
non dualisti (fra i quali principalmente il
M?lin?vijaya
, il
Devy?y?mala
, il
Tantrasadbh?va
e il
Vijn?nabhairava Tantra
): il commento
?ivas?travimar?in?
di K?emar?ja agli
?ivas?tra
di Vasugupta; il
Tantr?loka
di Abhinavagupta, e il relativo commento di Jayaratha, il
Tantr?lokav?rttika
.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Trika
.
Il termine
krama
significa "progressione", "gradazione" o "successione", termini intesi come "progressione spirituale", "perfezionamento graduale dei processi mentali" (
vikalpa
): "successione degli stati che la coscienza attraversa nel suo manifestarsi"
[76]
.
Questa scuola, originaria dell'
U??iyana
, nell'attuale
Pakistan
, si e sviluppata a partire dal VII secolo d.C. come esegesi della tradizione
tantrica
del
Kula
denominata Uttara-?mn?ya ("tradizione settentrionale"), tradizione centrata sul culto della dea
K?l?
.
[77]
La scuola pone l'attenzione sui movimenti energetici, raffigurati come ruote che girano e tradizionalmente associati alle potenze Divine (
?akti
). Lo sviluppo della coscienza consiste nel ritrovare in ogni movimento la ruota principale, il cui centro e la Coscienza Suprema, attorno a cui girano le ruote secondarie. Il divino femminile risveglia e dirige il movimento, la Dea proietta l'universo ? azione centrifuga ? e ?iva, Coscienza Suprema, lo riassorbe ? azione centripeta.
Concentrandosi sull'azione delle Potenze, il Krama pone particolare enfasi sulla trasmissione attraverso le donne.
I testi di questa corrente finora pervenuti sono assai pochi, tra questi senz'altro il
K?lik?-stotra
di Jn?nanetra. Opera perduta di Abhinavagupta e invece il
Kramakeli
. Occorre poi menzionare il
Mah?nayaprak?sha
, di autore ignoto, contemporaneo o di poco posteriore ad Abhinavagupta, che descrive i processi delle energie e le pratiche volte a prenderne coscienza.
[78]
Il termine
spanda
, che vuol dire "vibrazione", "energia vibrante", e stato introdotto da Vasugupta e ripreso dal suo discepolo Bha??a Kalla?a nella
Spandak?rik?
(VIII-IX secolo)
[79]
. Nella scuola esegetica che da quest'opera prende il nome, il Principio ultimo e concepito come un movimento perpetuo, fonte di ogni creazione e dissoluzione. L'essenza di questa vibrazione e l'estatica coscienza, potenza di ?iva, in perenne rinnovo.
[80]
Sebbene il metodo proposto sia graduale, il nucleo di questa filosofia e definito come un "salto" o un'improvvisa adesione al Reale che trascende completamente la divisione tra conoscente e conosciuto, e che consente allo yogi di vedere tutto l'universo come il proprio "corpo" o come l'espansione della propria energia. Chi raggiunge tale stato e chiamato Yoge?vara, "Signore degli yogi".
I testi piu importanti di questa scuola sono il
Vijn?nabhairava Tantra
, di autore ignoto; e quelli classificati come
Spanda ??stra
: gli
?ivas?tra
di Vasugupta, col commento
?ivas?trav?rttika
di Bh?skara; la
Spandak?rik?
, coi commenti
Spandanir?aya
e
Spandasa?doha
di K?emar?ja, e lo
Spandavi?tti
di Bha??a Kalla?a.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Spanda
.
Il termine
pratyabhijn?
vuol dire "riconoscimento", con riferimento al fine spirituale della scuola: riconoscimento della propria natura come divina, il riconoscersi cioe in ?iva, Realta Ultima, descritto come Suprema Coscienza e Signore Supremo.
[19]
La scuola Pratyabhijn? e stata fondata alla fine del IX secolo da Som?nanda e sistematizzata dal suo discepolo Utpaladeva. Le opere fondamentali sono quelle del
Pratyabhijn? ??stra
: gli
?ivad???i
e la
??ktavijn?na
di Som?nanda; la
??varapratyabhijn?k?rik?
di Utpaladeva; i due commenti di Abhinavagupta a quest'opera: la
??varapratyabhijn?virma?in?
e la
??varapratyabhijn?viv?itivirma?in?
; il
Pratyabhijn?h?dya
di K?emar?ja.
Questa scuola puo essere definita come
anup?ya
, cioe "priva di mezzi", dal momento che l'identificazione dell'"io" individuale con l'"io" universale non richiede nessuna disciplina psicofisica o pratica religiosa particolare, ma soltanto la comprensione metafisica della natura divina quale essenza unica nel mondo.
Come tutte le altre
dar?ana
indu, anche lo scivaismo kashmiro mostra al seguace un fine che e la liberazione (
mok?a
), intesa qui come affrancamento da quelle impurita (
mala
) che offuscano la vera natura del
se
, quindi come la riacquisizione di uno stato che gia preesisteva. Il filosofo
Utpaladeva
esprime questo concetto descrivendolo come "diventare cio che si e gia diventati"
[81]
.
[82]
Le impurita sono di tre tipi:
- ??ava mala
, che da luogo all'ego, al senso dell'io cioe, identificando, erroneamente, la Coscienza assoluta (?iva) con quella dell'
individuo
(
a?u
);
- m?y?ya mala
, che origina il
dualismo
soggetto-resto del mondo;
- k?rma mala
, che causa l'azione volontaria (
karman
) finalizzata all'ottenimento di qualcosa.
[82]
Queste tre impurita sono conseguenza una dell'altra: l'auto-limitazione della Coscienza genera il senso di differenziazione, che a sua volta spinge ad agire per cercare di possedere qualcosa che si reputa non avere, o viceversa, disfarsi di qualcosa che si ritiene negativo.
[82]
Cosi
Abhinavagupta
:
≪Il
k?rma mala
arriva quando l'agente e nello stato di ignoranza e imperfezione, ha il senso della dualita e svolge l'azione sotto forma di virtu o di vizio, il che porta alla rinascita e a raccogliere i frutti delle azioni.≫
La liberazione e quindi il riconoscimento (
pratyabhijn?
) della propria natura quale Coscienza assoluta:
"Diventare cio che si e gia" e dunque diventare ?iva, riconoscersi Dio. Questo traguardo non e inteso come premio
post-mortem
, ma come obiettivo da ottenere nella vita attuale. Colui che raggiunge il
moksa
e detto liberato in vita,
j?vanmukti
. Il liberato in vita non vive affatto in uno stato di isolamento, non e un rinunciante, al contrario in lui e ben vivo il senso di unita col mondo. Il suo agire non e pero finalizzato, non e
karman
: e
kriy?
, attivita spontanea e gioiosa, assolutamente non egoistica, puro gioco interamente abbandonato nel Se:
[82]
≪Colui che si identifica con il Se universale e sa 'che tutto questo e la mia gloria', rimane nella '?ivaita' anche di fronte alle determinazioni prevalenti [la dualita].≫
Il
j?vanmukti
non rinuncia ne al mondo ne ai suoi piaceri, come illustra questo testo delle tradizioni del
Kula
:
≪Il sole asciuga ogni cosa nel mondo, il fuoco consuma ogni cosa (e ancora il sole e il fuoco si mantengono puri); cosi anche lo yogin, pur sperimentando tutti i piaceri, non e contaminato dal peccato.≫
Nel
Tantr?loka
Abhinavagupta classifica tutti i differenti metodi di liberazione in quattro categorie (
jn?nacatu?ka
, "quadruplice conoscenza") che egli chiama
upay?
(lett. "mezzo"
[83]
, "strumento"):
[84]
- Mezzo senza mezzi (
anupay?
): dominio della trascendenza; livello dell'
Assoluto
(Parama?iva)
- Mezzo divino (
??mabhavop?ya
): dominio dell'immanenza percepita come unita; livello del divino (
?iva
): supremo (
para
)
- Mezzo potenziato (
??ktop?ya
): dominio dell'immanenza percepita come unita nella differenza; livello della potenza divina (
?akti
): supremo-non supremo (
par?para
)
- Mezzo individuale (
??avop?ya
): dominio dell'immanenza percepita come differenziata; livello dell'individuo (
nara
): non supremo (
apara
).
Le ultime tre categorie si trovano gia menzionante nel
M?lin?vijaya Tantra
, dal cui testo e da altri Abhinavagupta ne deriva la definizione:
[85]
≪La forma Divina di assorbimento mistico e quella che sorge da un intenso risveglio della coscienza libero da tutti i costrutti di pensiero. Potenziato e il nome dato qui all'assorbimento mistico raggiunto riflettendo attentamente sulla realta senza la mediazione di altri mezzi. L'assorbimento raggiunto attraverso la recitazione di mantra, le posture del corpo, la meditazione, le lettere mistiche e la formazione dei supporti, e giustamente chiamato individuale.≫
A queste tre classi di mezzi, che operano nel dominio di cio che e manifesto, il filosofo aggiunge un ulteriore mezzo che in realta non contempla "mezzi", nel senso in cui tale termine e inteso nei primi tre (pratiche specifiche piu o meno differenziate), ma pertiene al dominio della trascendenza ed e da intendersi sia come obbiettivo ultimo di qualsiasi altro mezzo, sia come esperienza diretta che la realta ha di se stessa (
percezione
immediata):
[86]
≪Coloro i quali sono purificati da questa coscienza supremamente reale, saldamente affermata dentro di loro, sono ben avviati sul cammino dell'assoluto e non sono vincolati dalla pratica.≫
In tal senso, ≪il quarto mezzo (
anup?ya
, lett. "senza mezzo") e la liberazione stessa≫
[87]
; e quello che nella scuola della
Pratyabhijn?
e definito "riconoscimento" (
pratyabhijn?
)
[88]
: questa scuola, infatti, non prevede pratiche specifiche cosi come intese nella tradizione del
Trika
o nella scuola dello
Spanda
, ma si affida alla pura riflessione metafisica sulla natura della Realta Ultima, che e Coscienza, assoluta, libera e indifferenziata. Cosi infatti
K?emar?ja
definisce il riconoscimento:
≪Al termine di innumerevoli rinascite, l'attivita [psicofisica] dello yogin [che nasce dall'ignoranza] e improvvisamente interrotta dal riconoscimento della sua natura trascendente, piena di una nuova e suprema beatitudine.≫
Le persone che si trovano nello stato definito come "mezzo privo di mezzi" sono persone particolari, persone che hanno dissolto ogni distinzione e si trovano permanentemente in congiunzione col supremo indifferenziato, essi effondono grazia e favoriscono la liberazione di chi con loro si identifica.
[89]
Di seguito una tabella schematica illustrante i mezzi di realizzazione da differenti punti di vista:
[90]
Mezzo
|
livello del
|
categoria
|
potenza di
|
dominio della
|
tipo di pensiero
|
modalita di percezione
|
livello dello yoga
|
|
|
|
|
|
|
|
|
senza mezzi
|
Assoluto
|
le prime due
|
intelligenza e beatitudine
|
trascendenza
|
non pensiero
|
coscienza assoluta
|
congiunzione naturale
|
anupay?
|
Parama?iva
|
?iva-?akti
|
cit, ?nanda
|
anuttara
|
avikalpa
|
|
sahaja sam?dhi
|
|
|
|
|
|
|
|
|
divino
|
divinita
|
("io sono questo mondo")
|
volonta
|
unita
|
spontaneo
|
immediata
|
congiunzione attiva
|
??mabhavop?ya
|
?iva
|
sad??iva
|
icch?
|
abheda
|
nirvikalpa
|
|
nirvikalpa sam?dhi
|
|
|
|
|
|
|
|
|
potenziato
|
potenza divina
|
("questo mondo sono io")
|
conoscenza
|
unita differenziata
|
intenzionale interiorizzato
|
sintetica
|
meditazione, concentrazione, distacco
|
??ktop?ya
|
?akti
|
??vara
|
jn?na
|
bhed?bheda
|
vikalp?tmaka
|
|
dhy?na, dh?ra??, praty?h?ra
|
|
|
|
|
|
|
|
|
individuale
|
individuo
|
("io sono e il mondo e")
|
attivita
|
differenziazione
|
intenzionale esteriorizzato
|
analitica
|
respirazione e posture
|
??avop?ya
|
nara
|
?uddhavidy?
|
kriy?
|
bheda
|
vikalpa
|
|
pr???y?ma, ?sana
|
≪Cosi come un oggetto appare direttamente a colui i cui occhi sono aperti senza l'intervento di alcuna riflessione mentale, allo stesso modo, ad alcuni, appare la natura di ?iva.≫
I metodi che sono classificati in questa categoria sono quelli che consentono la comprensione della Realta Ultima prima che mezzi di
conoscenza
(le razionalizzazioni in genere) e oggetti della conoscenza (quello che si ritiene essere altro da se) entrino in gioco. E quella percezione immediata che si consegue fermando la volonta al sorgere della consapevolezza.
[91]
Molte pratiche dello Spanda appartengono a questa categoria,
spanda
puo infatti essere interpretato come ≪l'intento della coscienza non ristretto ad alcun oggetto specifico≫.
[92]
Negli
?ivas?tra
il mezzo divino e inteso nel senso di "slancio" (
udyama
), "elevazione" che conduce in modo improvviso, senza alcuna tecnica, a intuire l'unita di tutte le cose.
[93]
Questo mezzo e infatti associato alla terza categoria, Sad??iva, effetto della potenza di volonta (
icch??akti
): secondo Abhinavagupta, che si rifa a
Som?nanda
, la volonta e cio in cui preesiste ogni effetto successivo, ancor prima che questo si di determini sul piano del pensiero discorsivo o su quello dell'azione.
[94]
E in questo momento che il mezzo divino opera, in questo "primo incresparsi del mare tranquillo della Coscienza". Il praticante che si trova in questo stadio e dunque "divino" nel senso che egli agisce come Sad??iva, la volonta che desidera creare.
[95]
[96]
Il mezzo divino e pero anche interpretato come un risveglio che puo avvenire nel praticante per opera della "grazia di ?iva" (
?aktip?ta
).
[97]
Questo senza dimenticare che ?iva non e tanto il dio personale che dall'alto salva il fedele con il suo intervento, quanto piuttosto quell'unica realta che tutto pervade, la Coscienza.
Si tratta di pratiche interiori, che si esercitano nel mentale (
cetas
) con l'attenzione centrata sul flusso dei mezzi di conoscenza (
pram??a
), quando cioe il soggetto comincia a operare rappresentazioni mentali (
vikalpa
) della realta che lo circonda, e che egli deve cercare di ricondurre alla pura consapevolezza (percezione sintetica), prima che queste creino differenziazioni. Anche se alcune delle pratiche che appartengono a tale classe sono in effetti presentate come se appartenessero a quella delle pratiche individuali (i riti o la recitazione di mantra, per esempio), esse sono vissute dallo yogin come pratiche interiori e in tal senso reinterpretate.
[98]
L'attenzione del praticante non e pertanto quella del mero esecutore del rito che resta sul gesto e sugli oggetti, quanto quella che si eleva sulle potenze che vi operano in quanto espressioni specifiche della potenza della Coscienza, la Sua
?akti
cioe, la potenza di ?iva (da cui il nome: "potenziato").
[99]
In questo stadio gli oggetti si trovano sospesi in un dominio che gia non e piu quello dell'unita, essendo cominciate le rappresentazioni mentali che ne specificano le caratteristiche, ma che ancora non e, e non deve essere, quello della completa differenziazione, la dove invece esercitano la parola e l'azione:
≪Il pensiero abbraccia chiaramente la mente, il senso interno ed il senso dell’io, e naturato di conoscere differenziato ed e quindi materiato di m?y?. [...] Il mezzo ≪divino≫, secondo ch’e stato detto, e naturato di non differenziazione, il mezzo ≪potenziato≫ di differenziazione-non differenziazione, ed il mezzo ≪particoliforme≫ di differenziazione.≫
Come esempio, nel quarto capitolo del suo
Tantr?loka
, Abhinavagupta reinterpreta il Grande Rito Sacrificale (il Mah?y?ga) quale rito interiore: l'abluzione iniziale e l'immersione del pensiero nella cenere con cui si e bruciata la dualita; la venerazione e riunire le parti della propria coscienza; la recitazione dei mantra e la risonanza della consapevolezza, e cosi via.
[100]
D'altronde, gia nel
Vijn?nabhairava Tantra
leggiamo:
≪L'adorazione non si fa con i fiori, ecc. La vera adorazione e un saldo pensiero rivolto al grande etere indifferenziato, un dissolversi intensamente in esso.≫
O, negli
?ivas?tra
, una lettura in senso inverso suggerisce un'interpretazione "potenziata" del quotidiano:
≪Il comune parlare e recitazione di mantra.≫
Questa classe comprende tutte quelle forme esteriori di realizzazione che il singolo individuo puo praticare, quali ad esempio i
riti
, l'
adorazione
, la recitazione di
mantra
, la pratica dello
yoga
del corpo.
[101]
Sono pratiche che operano nel dominio della realta percepita come differenziata: e questo l'ultimo stadio di emanazione della Coscienza, frammentata ora in infiniti oggetti apparentemente indipendenti l'uno dall'altro. La percezione del praticante e qui necessariamente analitica: da un lato l'individuo completamente identificato col proprio organismo psicofisico, dall'altro gli oggetti, tutto cio che e altro da se. Al praticante non resta che agire (spiritualmente) in modo da rendere manifesta la relazione fra se e il mondo, e in questo modo purificare questa stessa percezione col fine di espandere la propria consapevolezza.
[102]
Abhinavagupa
[103]
reinterpreta lo
Yoga
come l'azione (
kyriy?
) che rimuove le tracce latenti (
v?san?
) della percezione differenziata (
vikalpa
) derivanti dalle impurita (
mala
) che hanno contratto la Coscienza.
[104]
Il modello di questo yoga
[105]
e sempre quello degli
Yoga S?tra
di
Patanjali
ma ne differisce perche non prevede le prime due membra,
yama
(le proibizioni) e
niyama
(le discipline):
≪Le cinque proibizioni ? non uccidere, non mentire, non rubare, non aver rapporti sessuali, non essere avaro ?, le cinque discipline, quali l’ascesi, etc., le varie posizioni del corpo ed i diversi tipi di controllo della respirazione non sono direttamente di utilita alcuna nei riguardi della coscienza, ma semplici manifestazioni esteriori.≫
Il termine "yoga" acquista qui un senso piu vicino al suo significato etimologico ("unione"): unire quegli elementi dell'esperienza (i
tattva
) che costituiscono l'interezza della Coscienza.
[106]
La via yogica secondo il
tantrismo
non e altro che lo stesso processo di emanazione dell'Assoluto che diede origine al mondo, percorso pero "all'incontrario", dagli elementi grossolani e quelli sottili ai sensi di percezione e azione, alla mente, all'intelletto e quindi oltre il dominio di
M?y?
, fino alla Coscienza,
[107]
che:
≪divenuta piena e oggetto di venerazione costante, distrugge, come il fuoco alla fine del tempo, l'oceano della trasmigrazione.≫
La meta, di questo come degli altri mezzi precedentemente descritti, resta dunque pur sempre la liberazione (
mok?a
) dal ciclo delle rinascite (
sa?s?ra
), liberazione che e pero qui intesa in senso metafisico: liberazione da tutto cio che non consente di percepire se stessi e il mondo come un tutt'uno, liberarsi cioe dall'ignoranza spirituale (
avidy?
, o anche
ajn?na
, lett.: "senza conoscenza") e tornare a percepire il mondo come indifferenziato, al di la di ogni limitazione.
[108]
≪Elevatosi al di sopra di ogni pratica, e quindi di ogni possibile ricaduta verso livelli inferiori, lo yogin realizza di essere sempre stato libero e comprende che il suo viaggio attraverso la terra oscura di M?y? non era altro che un sogno, una costruzione della sua immaginazione.≫
La rinascita e invece tornare a limitarsi, differenziarsi per identificarsi col proprio ego, la propria mente e i propri sensi.
[109]
In parole esplicite cosi si esprime un
tantra
della scuola
Krama
citato da K?emar?ja:
≪L'eliminazione di nascita e disparizione non comporta in realta la distruzione. Nascita e disparizione stanno a significare metaforicamente la nescienza.≫
- ^
Dyczkowski,
Op. cit.
, p. 4.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 82.
- ^
Flood,
Op. cit.
, p. 220 e p. 227.
- ^
a
b
Flood,
Op. cit.
, p. 227.
- ^
a
b
Dyczkowski,
Op. cit
, nota 12, p. 222.
- ^
Si rammentano, fra gli altri
N?rop?
e
Padmasambhava
, considerato il diffusore del Buddhismo in
Tibet
.
- ^
a
b
c
d
Dyczkowski,
Op. cit
, introduzione.
- ^
La data non puo essere anteriore perche in India non furono costruiti templi prima di quel secolo, secondo quanto riferisce Mark Dyczkowski.
- ^
Cosi
Mark Dyczkowski
, indologo britannico che ha dedicato molto del suo impegno allo studio delle tradizioni tantriche
?aiva
:
≪
In the Kashmiri ?aiva tradition, Bhairava is understood as the divine form of the absolue realised as the exertive force (
udyama
) that drives the senses and mind [...].
≫
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 76 e p. 80.
- ^
Flood,
Op. cit.
, pp. 227 e segg.
- ^
Mishra 2012, cap. 1.
- ^
Jaideva Singh,
Pratyabhijnahrdayam
,
Op. cit.
, introduzione.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 51.
- ^
Flood,
Op. cit.
, p. 218.
- ^
Alain Danielou
,
?iva e Dioniso
, traduzione di Augusto Menzio, Ubaldini Editore, 1980.
- ^
Torella, in Vasugupta 1999, p. 23 e segg.
- ^
??varapratyabhijn?k?rik?
significa di fatto "Strofe (
k?rik?
) di Riconoscimento (
pratyabhijn?
) del Signore (
??vara
)".
- ^
a
b
c
d
e
f
g
h
i
j
k
l
Raffaele Torella, in Vasugupta 1999.
- ^
Christopher Tompkins and Christopher Wallis,
An Introduction to the Tantric 'Krama' lineage of Kashmir
,
shaivayoga.com
.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 83.
- ^
Cosi l'indologo francese
Andre Padoux
:
≪Ma bisogna citare al disopra di tutti il grandissimo Abhinavagupta, filosofo e yogin, studioso di estetica e mistico, il cui
Tantr?loka
, vasto trattato spirituale e di ritualistica, e, insieme con il commentario di Jyaratha, un'opera fondamentale per la conoscenza dell'universo tantrico.≫
- ^
Alexis Sanderson
,
Tantric Studies in Memory of Helene Burnner
, p. 371.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 83
- ^
Navijan Rastogi,
Introduction to the Tantr?loka
, p. 92.
- ^
Navijan Rastogi,
Introduction to the Tantr?loka
, p. 102.
- ^
Dyczkowski 2013, pp. 72-86.
- ^
Tantr?loka
, 3.44 (citato in Mishra 2012,
cit.
, p. 234).
- ^
a
b
c
Mishra 2012, cap. 5.
- ^
Jaideva Singh,
Para-trisika Vivarana
, pp. 20-27.
- ^
a
b
Lilian Silburn
,
La ku??alin? o L'energia del profondo
, traduzione di
Francesco Sferra
, Adelphi, 1997, p. 44.
- ^
a
b
c
d
e
Mishra 2012, cap. 3.
- ^
Paul Muller-Ortega,
The Triadic Heart of Shiva
, p. 88.
- ^
(
SA
)
≪Citi? svatantr? vi?vasiddhihetu?≫
(
IT
)
≪La libera Coscienza e all'origine delle proprieta dell'universo.≫
- ^
a
b
c
Mishra 2012, cap. 2.
- ^
Jaideva Singh,
Par?-tr??ik? Vivara?a
, p. 194.
- ^
Jaideva Singh,
Par?-tr??ik? Vivara?a
, p. 180.
- ^
Jaideva Singh,
Par?-tr??ik? Vivara?a
, p. 127.
- ^
Le tradizioni tantriche si sono sempre mostrate aperte a tutti, opponendosi cosi al sistema dell
caste
. Non solo, la
donna
, essendo ritenuta espressione concreta della
?akti
, e tutt'altro che emarginata. (Mishra 2012,
cit.
, cap. 1).
- ^
Paul Muller-Ortega,
The Triadic Heart of Shiva
, p. 102.
- ^
Paul Muller-Ortega,
The Triadic Heart of Shiva
, p. 60. Cfr. anche John R. Dupuche,
Abhinavagupta. The Kula Ritual, as Elaborated in Chapter 29 of the Tantr?loka
, p. 87.
- ^
a
b
c
d
Torella, in Vasugupta 1999, p. 28.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
h
Vassallo,
cit.
- ^
Torella, in Vasugupta 1999, p. 88.
- ^
Gnoli in
Vijn?nabhairava. La conoscenza del tremendo
,
Op. cit.
, p. 16.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
h
Mishra 2012, cap. 4.
- ^
≪Le nozioni ≪questa e dualita≫, ≪questa e differenziazione≫, ≪questa e non dualita≫, non sono anch’esse che un’espressione di Parame?vara che ha come corpo la luce.≫
- ^
Padoux,
Op. cit.
, nota 3, p. 66.
- ^
a
b
c
d
e
Tucci,
Op. cit.
, pp. 116-120.
- ^
Mishra 2013, p. 174-177.
- ^
Cosi traduce Giuseppe Tucci, e d'altronde: vedi
spokensanskrit.de
, e anche
Mc Donnel A pratical sanskrit dictionary
: "intelletto", "mente". Tuttavia in letteratura si incontra anche
cit
tradotto con "coscienza": cosi per esempio Padoux (
Op. cit.
, p. 84), Flood (
Op. cit.
, p. 227), e lo stesso Mishra.
- ^
Gabriel Prad?paka,
Sanskrit alphabet and the levels of Creation - Part 1
Archiviato
il 28 novembre 2012 in
Internet Archive
.
,
sanskrit-sanscrito.com.ar
.
- ^
a
b
Torella, in Vasugupta 1999, p. 29.
- ^
Tantr?loka
, 11, 21.22 (citato in Mishra 2012,
cit.
, p. 143). Abhinavagupta suddivise quest'opera in 37 capitoli.
- ^
Torella, in Vasugupta 1999, p. 24.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 85.
- ^
Flood,
Op. cit.
, p. 228.
- ^
Con questo termine,
??vara
, nell'induismo ci si riferisce generalmente a una divinita personificata: ??vara, il Signore, e il Dio personale nelle visioni
teiste
.
- ^
O forse ancora meglio: ≪Io e questo siamo≫.
- ^
Param?rthas?ra
, 15 (citato in Mishra 2012,
cit.
, p. 207).
- ^
Gnoli, in Abhinavgupta 2013, p. 43 e precc.
- ^
Cosi Mishra,
cit.
- ^
Torella mette in evidenza che a volte le 36 categorie sono distinte in tre cammini, anziche due: il puro (i primi cinque
tattva
); il puro-impuro (questi secondi sei
tattva
); l'impuro (gli ultimi venticinque
tattva
), p. 29.
- ^
≪kal?k?rya? bhokt?bh?ve ti??hadbhokt?tvap?ritam / m?y? kal? r?gavidye k?lo niyatireva ca / kancuk?ni ?a?ukt?ni sa?vidastatsthitau pa?u?≫
- ^
L'opposto di
r?ga
e
dve?a
, "avversione", "repulsione". Questi due aspetti rappresentano un unico stato d'animo, quello che nasce dal senso di separazione dall'oggetto, e quindi dal desiderarlo o avversarlo. Cosi Mishra, cap. 4,
cit.
- ^
Cosi si esprime
Aurobindo
(cfr. Mishra 2012,
cit.
, p. 217).
- ^
Torella, in Vasugupta 1999, pp. 29-30.
- ^
Cosi scrive K?emar?ja nel suo
?ivas?travimar?in?
, commentando il
s?tra
III.9. Raffaele Torella commenta in nota: ≪Il brano citato doveva appartenere al piu lungo dei due commenti che
Utpaladeva
dedico alla sua
??varapratyabhijn?k?rik?
, ora perduto.≫
- ^
Tutto e coscienza.
- ^
?ankara
nel testo originale, appellativo di ?iva. La ruota delle potenze (
?akticakra
) sono le potenze dell'Assoluto, quelle che danno origine al cammino puro.
- ^
Mahe?vara, il "Grande Signore", appellativo di ?iva.
- ^
Uno dei diciotto
?gama
dualistici-non dualistici: vedi
Tantra (testi induisti)
.
- ^
Citato in
Alain Danielou
,
Miti e dei dell'India
, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008, p. 293.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 76.
- ^
Padoux,
Op. cit.
, p. 78.
- ^
Navijan Rastogi,
The Krama Tantricism of Kashmir
, pp. 6-12.
- ^
Andre Padoux,
Op. cit.
, p. 79.
- ^
Introduzione all'
Essenza dei Tantra
(Abhinavagupta), Raniero Gnoli.
- ^
L'attribuzione non e certa: non pochi studiosi assegnano quest'opera a Vasugupta stesso.
- ^
Jaideva Singh,
Spanda-K?rik?s, The Divine Creative Pulsation
, p. XVIII.
- ^
??varapratyabhijn?k?rik?
, 2.3.17.
- ^
a
b
c
d
Mishra 2012, cap. 8.
- ^
"Mezzo" nel senso di "metodo": non si tratta di un singolo mezzo, ma di un insieme di mezzi.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 229 e p. 232-233. L'indologo inglese
Mark Dyczkowski
presenta l'esposizione di questi mezzi commentando che si tratta di principi che ≪sottostanno alla pratica dello
Spanda
≫. In realta quella del filosofo Abhinavagupta e una sintesi di metodologie che appartengono non soltanto a questa scuola (vedi oltre); mentre d'altro lato
K?emar?ja
, allievo di Abhinavagupta, non classifica affatto il mezzo individuale come illustrato dalla scuola Spanda, definendolo "grossolano" (vedi Vasugupta 1999, p. 114).
- ^
Dyzkzowski 2013, p. 230.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 237.
- ^
Cosi Dyczkowski 2013, p. 238.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 240.
- ^
Abhinavagupta
,
Tantr?loka
, cap. II.
- ^
Vedi Dyczkowski 2013, cap. VII; Mishra 2012, capp. VIII e IX (p. 228 e p. 368 per le categorie e le potenze; p. 346 per i due livelli del
sam?dhi
). Mishra usa il termine
sadvidy?
anziche
?uddhavidy?
per la quinta categoria. I membri dello yoga sono differentemente attribuiti agli ultimi due mezzi a seconda di dove e situato l'oggetto di sostegno della pratica, esteriormente o interiormente cioe.
La modalita di percezione nel livello del mezzo individuale e assimilabile all'
a posteriori
; quella nel mezzo potenziato, in quanto al di la del dato empirico esteriore, e assimilabile all'
a priori
: in quanto tali, anche le modalita di percezione dei livelli superiori sono
a priori
.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 243.
- ^
Cosi Dyczkowski 2013, p. 244.
- ^
Vedi Torella, in Vasugupta 1999, p. 61 (e segg.), nota 48.
- ^
Abhinavagupta, seguendo i suoi maestri, confuta la tesi secondo cui l'oggetto e determinato soltanto nel momento della sua rappresentazione:
≪La conoscenza discorsiva si limita infatti a riconoscere cose che sono gia state determinate.≫
- ^
Gnoli, In Abhinavaupta 2013, p. 21 e segg.
- ^
La volonta ha come conseguenza l'emanazione del mondo, come si e visto, e il mondo e conosciuto innanzitutto col pensiero, poi col discorrere e con l'azione, e siamo qui nei due stadi successivi: quello potenziato, dove agisce il pensiero, e quello individuale, dove agiscono parola e azione. Secondo i filosofi di queste scuole il pensiero non e altro dalla
parola
, nella volonta e infatti contenuta in nuce ogni parola, ma prima ancora che la parola compiuta si formi cio che agisce sono gli elementi che costituiscono ogni parola, pensata o pronunciata: i cinquanta fonemi della
lingua sanscrita
, nel loro insieme detti anche
m?t?k?cakra
("la ruota delle madri", madri nel senso di entita generatrici di ogni parola). Nel terzo capitolo del
Tantr?loka
Abhinavagupta espone il mezzo divino e si sofferma a lungo sulla descrizione delle potenze dell'Assoluto nella loro forma di fonemi. Si veda anche la voce
V?c
.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 232 e p. 235.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 232-234, p. 255 e p. 253.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 254.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 257 e segg.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 232.
- ^
Dyczkowski 2013, pp. 273-275.
- ^
Tantr?loka
1.150-151, cosi come commentato in Dyczkowski 2013, p. 278.
- ^
≪r??heryog?ntat?? pr?ptamiti ?r?gama??sane / yogo n?nya? kriy? n?ny? tattv?r??h? hi y? mati? / svacittav?san???ntau s? kriyetyabhidh?yate / svacitte v?san?? karmamalam?y?pras?taya?≫
- ^
Etichettato anche come "Yoga ?aiva" o "Yoga a sei membra" o anche "Yoga tantrico": vedi
Raffaele Torella
, in Vasugupta 1999, p. 75, nota 97.
- ^
Dyczkowski 2013, pp. 273-275 e p. 278.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 280.
- ^
Dyczkowski 2013, p. 290.
- ^
Il "corpo trasmigrante" (o "corpo ottuplice",
purya??aka
; o anche "se interiore",
ant?ratman
) e costituito dai cinque organi di senso, dal senso interno (la mente), dall'intelletto e dal senso dell'io. Vedi
Raffaele Torella
, in Vasugupta 1999, p. 123, nota 225.
- Vijn?nabhairava
. La conoscenza del tremendo
, traduzione e commento di Attilia Sironi, introduzione di
Raniero Gnoli
, Adelphi, 2002.
- Abhinavagupta
,
Luce delle scritture (Tantraloka)
, a cura di
Raniero Gnoli
, UTET, edizione elettronica De Agostini, 2013.
- Mark Dyczkowski
,
La dottrina della vibrazione nello ?ivaismo tantrico del Kashmir
, traduzione di Davide Bertarello, Adelphi, 2013.
- Gavin Flood
,
L'induismo
, traduzione di Mimma Congedo, Einaudi, 2006.
- Kamalakar Mishra
,
Tantra. Lo ?ivaismo del Ka?m?r
, traduzione di P. Zanoni, Lak?m?, Savona 2012.
- Andre Padoux
,
Tantra
, a cura di Raffaele Torella, traduzione di Carmela Mastrangelo, Einaudi, 2011.
- Lilian Silburn
,
La Ku??alin? o L'energia del profondo
, traduzione di
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Video
della conferenza della d.ssa Maria Syldona della Society for Scientific Exploration (SSE) su Shivaismo Kashmiro e Scienza moderna.