Roberto Francesco Romolo Bellarmino
(
Montepulciano
,
4 ottobre
1542
?
Roma
,
17 settembre
1621
) e stato un
teologo
,
scrittore
e
cardinale
italiano
appartenente alla
Compagnia di Gesu
.
Beatificato
nel
1923
, e stato proclamato
santo
da
papa Pio XI
nel
1930
.
Terzogenito di cinque figli, nacque in una famiglia di Montepulciano di nobili origini, per parte sia paterna sia materna, ma in via di declino economico. Suo padre, Vincenzo Bellarmino, fu
gonfaloniere
di Montepulciano, e sua madre, Cinzia Cervini, molto pia e religiosa, era sorella di
papa Marcello II
. Fu battezzato dal cardinale fiorentino
Roberto Pucci
al quale probabilmente deve l'onore del suo primo nome, mentre il secondo e in riferimento a
Francesco d'Assisi
, il santo onorato il
4 ottobre
giorno della sua nascita; Romolo fu dato in onore di un antenato della famiglia.
Fin da piccolo ebbe una salute precaria e una forte inclinazione per la Chiesa. Dopo un'iniziale educazione in famiglia, vista l'inclinazione religiosa, fu inviato per gli studi presso i
padri gesuiti
da poco arrivati anche a Montepulciano, dei quali sua madre aveva grande stima. All'eta di sedici anni espresse l'intenzione di entrare nell'ordine gesuita, ma suo padre preferiva inviarlo a
Padova
per indirizzarlo al
clero secolare
, convinto che le ottime doti del figlio gli avrebbero permesso di fare una buona carriera ecclesiastica con miglioramento economico dell'intera famiglia. Roberto persistette nel suo intento di farsi gesuita e si consolo sapendo che anche un suo cugino di
Padova
, Ricciardo Cervini, desiderava entrare nel nuovo ordine religioso. Suo padre alla fine concesse il permesso. Il 20 settembre
1560
, diciottenne, entro con il cugino presso il
Collegio Romano
e il giorno dopo fecero la loro prima
professione religiosa
. Suo cugino Ricciardo Cervini mori quattro anni dopo il loro ingresso in noviziato.
Nonostante la sua parentela con un pontefice, fu riconosciuta la sua umilta e il suo impegno negli studi e si affermo che la sua vita si confaceva a uno dei suoi libri spirituali piu seguiti, l'
Imitazione di Cristo
.
Fin da giovanissimo mostro doti letterarie e ispirandosi agli autori latini come
Virgilio
, compose diversi piccoli poemi sia in lingua volgare sia in lingua latina. Uno dei suoi inni, dedicato alla figura di
Maria Maddalena
, fu inserito poi per l'uso nel
breviario
.
Studio nel Collegio romano dal
1560
al
1563
, e fu condiscepolo di
Cristoforo Clavio
. Inizio successivamente a insegnare materie umanistiche sempre in scuole del suo ordine religioso, prima a
Firenze
e poi a
Mondovi
; in questa cittadina piemontese, si distinse come
predicatore
, nonostante non fosse ancora ordinato
sacerdote
, e si applico allo studio del greco.
Nel
1567
inizio a studiare in modo sistematico
teologia
a
Padova
, dove approfondi in particolare l'opera di san
Tommaso d'Aquino
. Dopo aver visitato
Genova
per un incontro di gesuiti, avendo dimostrato ottime qualita di predicatore, fu inviato nel
1569
da
Francesco Borgia
, preposito generale dell'ordine dei gesuiti, a
Lovanio
nelle
Fiandre
, allora facente parte dei
Paesi Bassi spagnoli
; qui aveva sede una delle migliori universita cattoliche e il giovane Bellarmino vi completo gli studi teologici, trovando inoltre l'ambiente adatto per acquisire una notevole conoscenza sulle
eresie
piu importanti del suo tempo.
Dopo l'
ordinazione sacerdotale
avvenuta a
Gand
il 25 marzo del
1570
, vigilia di
Pasqua
, guadagno notorieta sia come insegnante sia come predicatore; in quest'ultima veste era capace di attirare al suo pulpito sia cattolici sia
protestanti
,
[1]
persino da altre aree geografiche. Gli fu conferito l'insegnamento della teologia a Lovanio nel
1570
, e qui rimase per sei anni, fino al
1576
, distinguendosi per l'eloquenza e per la capacita di controbattere le tesi
calviniste
, che si diffondevano ampiamente nei Paesi Bassi spagnoli.
Venne quindi richiamato a Roma da
papa Gregorio XIII
che gli affido la cattedra di "controversie" (
apologetica
), da poco istituita nel Collegio romano, attivita che svolse fino al
1587
. Da poco tempo si era concluso il
concilio di Trento
e la Chiesa cattolica, attaccata dalla
Riforma protestante
aveva necessita di rinsaldare e confermare la propria identita culturale e spirituale. L'attivita e le opere di Roberto Bellarmino s'inserirono proprio nel contesto storico della
Controriforma
. Gli studi che intraprese per applicarsi all'insegnamento confluirono successivamente nell'opera in piu volumi
Le controversie
(
Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos
), che rappresenta il primo tentativo di sistematizzare le varie controversie teologiche dell'epoca, ed ebbe risonanza in tutta
Europa
.
Nello scritto Bellarmino esponeva in modo chiaro le posizioni della Chiesa cattolica senza polemica nei confronti della Riforma, ma solo usando gli argomenti della ragione e della tradizione. Presso le chiese protestanti in
Germania
e in
Inghilterra
furono istituite specifiche cattedre d'insegnamento per tentare di fornire una replica razionale agli argomenti dell'ortodossia cattolica difesi da Bellarmino. L'opera e ritenuta la piu completa nel campo
apologetico
,
[1]
anche se l'avanzamento degli studi critici ha diminuito il valore di alcuni degli argomenti storici da lui presi in considerazione. La sua azione a difesa della fede cattolica, gli valse - come per altri prima e dopo di lui - l'appellativo di "martello degli eretici".
[2]
Nel
1588
Roberto Bellarmino fu nominato direttore spirituale del Collegio romano. In questo periodo collaboro intensamente con
papa Sisto V
nella riedizione di tutte le opere di
Sant'Ambrogio
. Nel
1590
fece parte della legazione, guidata dal cardinal legato
Enrico Caetani
, che papa Sisto V aveva inviato in
Francia
per difendere la Chiesa cattolica nelle difficolta scaturite dalla
guerra civile
tra cattolici e
ugonotti
, subito dopo l'assassinio del re
Enrico III di Francia
. Mentre si trovava in Francia fu raggiunto dalla notizia che Sisto V, che aveva in precedenza calorosamente accettato la dedica della sua opera
Le controversie
, stava ora per proporre di inserirne il primo volume nell'
Indice dei libri proibiti
, in quanto vi si riconosceva alla
Santa Sede
un potere indiretto e non diretto sulle realta
temporali
: la condanna dell'opera fu evitata in seguito all'improvvisa morte del papa a causa di un'epidemia che dopo pochi giorni di pontificato colpi anche il suo successore,
papa Urbano VII
. Il nuovo papa,
Gregorio XIV
, concesse invece all'opera una speciale approvazione pontificia.
Quando la missione del cardinale Enrico Caetani era oramai al termine, Bellarmino riprese nuovamente il suo lavoro come insegnante e
padre spirituale
. Guido negli ultimi anni della sua vita san
Luigi Gonzaga
, che mori appena ventitreenne al Collegio romano nel
1591
dopo essere stato contagiato da un uomo appestato che era stato abbandonato per strada. Bellarmino assistette il giovane fino al trapasso e negli anni successivi ne promosse il processo di
beatificazione
presso la Santa Sede e volle la sua tomba vicina a quella del santo.
In questo periodo fece parte della commissione finale per la revisione del testo della
Vulgata
, richiesta dal
concilio di Trento
per controbattere le tesi protestanti. Dopo il concilio i papi avevano portato l'opera quasi a realizzazione completa.
Papa Sisto V
, non dotato di competenze specifiche in materia biblica, aveva tuttavia introdotto delle modifiche con evidenti errori e per accelerare i tempi aveva comunque fatto stampare questa edizione, che fu in parte anche distribuita, con il proposito di imporne l'uso con una sua
bolla
. Dopo la sua morte, tuttavia, prima della promulgazione ufficiale, i suoi immediati successori procedettero a togliere dalla circolazione l'edizione errata per sostituirla con una corretta.
Il problema consisteva nell'introdurre un'edizione ulteriormente corretta, senza pero screditare il nome di Sisto V. Bellarmino propose che la nuova edizione dovesse portare sempre il nome di Sisto V, con una spiegazione introduttiva secondo la quale, a motivo di alcuni errori tipografici o di altro genere, lo stesso papa Sisto aveva deciso che l'opera dovesse essere emendata. La sua dichiarazione, dal momento che non c'era prova contraria, dovette essere considerata come risolutiva, e i membri della commissione preposta alla sua stesura accolsero il suggerimento di Bellarmino. Lo stesso pontefice
Clemente VIII
, si trovo pienamente d'accordo con tale risoluzione, e concesse il suo "
imprimatur
" alla prefazione del Bellarmino nella nuova edizione, detta Clementina.
Angelo Rocca
, il segretario della commissione deputata alla revisione, scrisse di suo pugno una bozza della prefazione in cui dichiarava:
≪[Sisto] quando inizio a rendersi conto che c’erano errori tipografici ed altre opinioni scientifiche, cosicche si poteva, o meglio doveva, prendere una decisione sul problema, e pubblicare una nuova edizione della Volgata, siccome mori prima, non fu in grado di realizzare quanto aveva intrapreso.≫
Questa bozza del Rocca, alla quale fu poi preferita quella di Bellarmino, e allegata alla copia dell'edizione Sistina in cui sono segnate le correzioni apportate con l'edizione Clementina, e puo essere consultata nella
Biblioteca Angelica
di Roma.
Nel
1592
Bellarmino divenne
rettore
del Collegio romano, incarico che svolse per circa due anni fino al
1594
. Nel
1595
divenne preposito dell'ordine gesuita per la provincia di Napoli. Nel
1597
papa Clemente VIII
lo richiamo a
Roma
, dopo la morte nel settembre 1596 del suo
consultore teologo
pontificio, il cardinale gesuita
Francisco de Toledo Herrera
. Bellarmino fu allora nominato consultore teologo, oltre che "esaminatore per la nomina dei vescovi", "consultore del
Sant'Uffizio
" e teologo della sacra penitenzieria. Sempre nel 1597 dopo la morte senza eredi del duca
Alfonso II d'Este
, lo Stato della Chiesa
rientro in possesso dei territori
del
ducato di Ferrara
e Bellarmino accompagno il papa in visita nel nuovo territorio.
Nel
concistoro
del 3 marzo
1599
il papa lo fece
cardinale presbitero
e il 17 marzo gli consegno la berretta rossa con il
titolo
di
Santa Maria in Via
, indicando la motivazione di questa nomina con le parole:
La Chiesa di Dio non ha un soggetto di pari valore nell'ambito della scienza
. Si racconta che Bellarmino tento in tutti i modi di far cambiare idea al papa, non volendo ricevere questa carica, ma il pontefice alla fine glielo impose con la superiore autorita. Negli anni successivi Bellarmino fu descritto come "il gesuita vestito di rosso", in relazione all'abito cardinalizio che contrastava con la tonaca nera dei gesuiti. Nonostante questa nomina, egli non cambio il suo austero e sobrio stile di vita: le sue rendite e gli introiti economici conseguenti alla sua nomina e alle sue attivita furono devolute per i poveri.
[3]
Il papa lo nomino il 18 marzo
1602
arcivescovo
metropolita di
Capua
, sede resasi proprio allora vacante. Clemente stesso volle consacrarlo con le sue mani, un onore che abitualmente i papi concedevano come segno di stima speciale. A lui si deve la fondazione del seminario di Capua, uno dei primi dopo la riforma tridentina. Celebro diversi
sinodi diocesani
e scrisse un
catechismo
per i parroci, che fosse loro di aiuto per la predicazione la
catechesi
. Quando fu richiamato a Roma, ebbe a dire: "La mia patria e Capua, la mia casa la sua cattedrale, la mia famiglia il suo popolo". Persino poco prima di morire, dira che a Capua avrebbe fatto ancora piu bene rispetto a cio che aveva realizzato a Roma.
Nel marzo del
1605
Clemente VIII mori e gli succedettero prima
Leone XI
, che regno per solo ventisei giorni, e poi
Paolo V
. Nel
primo
e nel
secondo conclave
, ma soprattutto in quest'ultimo, il nome di Roberto Bellarmino fu spesso considerato ma il fatto che fosse un gesuita, secondo il giudizio di molti cardinali, costitui un impedimento.
Racconta Ludwig Von Pastor, storico vaticanista, che nei primi giorni del
secondo conclave del 1605
un gruppo di cardinali tra i quali
Baronio
,
Sfondrati
,
Aquaviva
,
Farnese
,
Sforza
e
Piatti
, si adoperarono per far eleggere il cardinale gesuita Bellarmino, ma che questi fosse contrario, tanto che saputo della sua candidatura rispose che avrebbe volentieri rinunciato anche al titolo cardinalizio.
[4]
Il suo appoggio durante il conclave sembra fosse rivolto verso il cardinal Baronio. Il nuovo papa Paolo V, eletto con l'accordo delle maggiori potenze cattoliche, insistette nel tenerlo con se a Roma, e il cardinale chiese di essere dunque esonerato dal ministero episcopale a Capua. Fu nominato membro del
Sant'Uffizio
e di altre congregazioni, e successivamente consigliere principale della Santa Sede nel settore teologico della sua amministrazione.
Il caso di Giordano Bruno, filosofo e frate domenicano condannato al rogo per
eresia
, storicamente si inquadra nella dura reazione
controriformista
alla messa in discussione dei temi della fede religiosa cristiana iniziata alcuni decenni prima dalla
riforma protestante
. Il frate domenicano, condannato per le sue idee anche dalla chiesa luterana e da quella calvinista,
[5]
[6]
[7]
con i suoi scritti si era fatto promotore di nuove idee religiose e filosofiche che lo ponevano in contrasto con quelle della Chiesa. Il processo ebbe luogo nel
1593
e la sentenza di condanna al rogo fu emessa nel
1600
. La vicenda coinvolse Bellarmino dal
1597
, da quando cioe fu nominato consultore del
Sant'Uffizio
. Il Bellarmino ebbe alcuni colloqui con il frate domenicano, durante i quali tento di fargli
abiurare
le tesi considerate eretiche, nel probabile tentativo di salvargli la vita,
[8]
poiche la condanna per eresia implicava la comminazione della pena capitale. La lunga durata del processo fu causata anche dal fatto che Giordano Bruno non ebbe un comportamento lineare nell'ammettere il carattere ereticale delle proprie posizioni. Benche gli inquisitori volessero ricorrere, come
extrema ratio
, alla tortura,
papa Clemente VIII
si oppose fermamente.
[9]
Durante il processo la Congregazione fece esaminare da Bellarmino una dichiarazione di Giordano Bruno su otto proposizioni che gli erano state contestate come eretiche. Il 24 agosto
1599
il Bellarmino riferi alla Congregazione che Giordano Bruno aveva ammesso come eretiche sei delle otto proposizioni e sulle altre due la sua posizione non era chiara: ≪videtur aliquid dicere, si melius se declararet≫. La completa ammissione gli avrebbe risparmiato la condanna a morte, ma Giordano Bruno mantenne il suo punto di vista. A condanna pronunciata, a Bruno fu concesso ancora un qualche compromesso per evitare la condanna a morte,
[10]
ma egli non rinnego le proprie idee e preferi affrontare il rogo, che ebbe luogo a Roma in
Campo de' Fiori
il 17 febbraio
1600
.
Galilei subi un solo processo presso il Santo Uffizio, nel
1633
(precedentemente nel
1616
era stato ammonito verbalmente di non discutere o insegnare le teorie di
Copernico
). Il processo ebbe luogo poiche la
teoria eliocentrica
era considerata eretica dai teologi. Infatti, sostenendo che il Sole fosse fisso al centro dell'universo si smentivano alcune frasi contenute nella Bibbia, per esempio ≪Allora Giosue parlo all'Eterno [...] e disse in presenza d'Israele: “Sole, fermati su Gabaon, e tu, luna, sulla valle di Aialon!”≫ (
Giosue
10, 12). La dottrina teologica prevalente al tempo riteneva che il testo biblico fosse vero alla lettera, non solo in riferimento al suo contenuto dottrinale. Bellarmino fu coinvolto nella questione copernicana fino all'ammonimento del 1616 poiche, al tempo del processo del 1632-33, quando Galilei fu condannato al carcere, era gia defunto. I documenti dimostrano che il cardinal Bellarmino ebbe rapporti, sia epistolari sia diretti, cordiali, se non amichevoli, con lo scienziato anche dopo la denuncia di
Tommaso Caccini
davanti al
Sant'Uffizio
nel
1615
.
Durante la prima inchiesta su Galilei, nell'anno
1616
, il Santo Uffizio prese in esame la
teoria eliocentrica
e ascolto Galilei, che si presento a Roma ed ebbe colloqui diretti anche con il
papa Paolo V
. Questi, sempre in relazione alla frase contenuta in
Giosue
10, 12, invito il Bellarmino a dissuadere Galilei dall'insegnare le due tesi principali sull'eliocentrismo. Il Santo Uffizio nel marzo 1616 condanno la teoria copernicana come falsa e formalmente eretica, inserendo il
De revolutionibus orbium coelestium
nell’
Indice dei libri proibiti
.
Il Bellarmino aveva espresso una posizione aperta nei confronti dello scienziato, pur senza rinnegare i pronunciamenti del Santo Uffizio, in particolare non ammettendo eccezioni all'
infallibilita delle Scritture
. Tale posizione fu espressa in una lettera inviata il 12 aprile
1615
al padre
Paolo Antonio Foscarini
, cattolico sostenitore dell'eliocentrismo e amico di Galilei, nella quale il Bellarmino sosteneva di non poter escludere a priori l'attendibilita della teoria eliocentrica, ma consigliava prudenza, suggerendo di proporla come descrizione fisica solo dopo che se ne avesse avuta la prova concreta e definitiva.
[11]
Inoltre poco dopo la condanna dell'eliocentrismo presso il Santo Uffizio del 1616, Galilei chiese e ottenne un colloquio privato col Bellarmino. Si osservi che nel 1611 Bellarmino commentando il salmo 18 a p. 81 della sua
In Omnes Psalmos Dilucida Explanatio
aveva fatto una scelta esegetica che poteva anche fornire un appiglio scritturale all'eliocentrismo.
[12]
La
Vulgata
, infatti, in accordo col testo greco dei
Septuaginta
, scrive che Dio ha posto la sua tenda nel Sole (
In Sole posuit tabernaculum suum
) e Bellarmino scrisse che il testo ebraico preservato dai
Masoreti
, in cui questa frase e modificata, potrebbe contenere una alterazione del testo originario. Una tenda e un insediamento stanziale, in contrasto con la mitologia greca, che parla sempre di un "cocchio" del Sole.
Il 24 maggio 1616 Bellarmino firmo su richiesta dello stesso Galilei una dichiarazione nella quale si affermava che non gli era stata impartita nessuna penitenza o abiura per aver difeso la tesi eliocentrica, ma solo una denuncia all'Indice, a riprova del fatto che non c’era stato alcun processo contro di lui. Questa dichiarazione fu poi falsificata da un grande nemico di Galilei, padre Seguri, che divulgo un verbale apocrifo in cui Bellarmino ammoniva Galilei, pena il carcere, di non insistere nella difesa della tesi eliocentrica. Questo falso documento fu poi utilizzato anni dopo nel processo contro Galilei, quando Bellarmino, ormai morto, non poteva piu smentire tale verbale.
[13]
Negli ultimi anni Bellarmino dedico molto del suo tempo alla preghiera e ai digiuni, nonostante una salute piuttosto precaria. Continuo a fare molte elemosine ai poveri, ai quali lascio praticamente tutti i suoi averi, tanto che fu sempre molto amato dai romani; contribui a far concedere l'approvazione pontificia alla fondazione del nuovo
Ordine della Visitazione di Santa Maria
di
Francesco di Sales
; si impegno per la beatificazione di
Filippo Neri
e porto a termine la stesura di un
"
grande catechismo
"
e di un
"
piccolo catechismo
"
; quest'ultimo in particolare ebbe notevole successo e fu ampiamente utilizzato fino a tutto il XIX secolo; infine compose un piccolo e anch'esso famoso testo
De arte bene moriendi
oltre che una sua
Autobiografia
.
Un episodio importante lo vide protagonista il 29 maggio
1608
durante un Concistoro presieduto da
papa Paolo V
in onore di
Francesca Bussi dei Ponziani
la famosa Santa Francesca Romana, dove Roberto Bellarmino espose un elogio alla religiosa che convinse la maggior parte dei partecipanti a chiudere definitivamente il processo di beatificazione che era in stallo da quasi due secoli. Fu la prima donna beatificata dopo
Caterina da Siena
nel
1461
. Il cardinale Bellarmino fu nominato
Camerlengo del Sacro Collegio
dal 9 gennaio
1617
all'8 gennaio
1618
; successivamente fu Prefetto della
Congregazione dei riti
e poi della
Congregazione dell'Indice
.
Egli visse ancora per assistere a un altro
conclave
, quello che elesse
Gregorio XV
nel febbraio
1621
. La sua salute stava rapidamente declinando e nell'estate dello stesso anno gli fu permesso di ritirarsi a
Sant'Andrea al Quirinale
, sede del noviziato dei gesuiti, per prepararsi al trapasso. Qui spiro il 17 settembre
1621
tra le ore 6 e le 7 del mattino. Alla sua morte il suo corpo fu deposto nella cripta della casa professa, la
Chiesa del Gesu
a Roma e dopo circa un anno fu posto nel sepolcro che aveva ospitato il corpo di sant'
Ignazio di Loyola
. Di lui disse
Francesco di Sales
che era "fontana inesauribile di dottrina". E patrono, insieme a santo
Stefano protomartire
, dell'
arcidiocesi di Capua
.
[14]
Poco dopo la sua morte, la Compagnia di Gesu ne propose la beatificazione che ebbe effettivamente inizio nel
1627
durante il pontificato di
Urbano VIII
, quando gli fu conferito il titolo di
venerabile
. Tuttavia un ostacolo di natura tecnica, proveniente dalla legislazione generale sulle beatificazioni, emanata dallo stesso Urbano VIII, comporto una dilazione. Poi l'iter si areno e anche se la causa fu reintrodotta in numerose occasioni negli anni
1675
,
1714
,
1752
e
1832
, e nonostante a ogni ripresa la grande maggioranza dei voti fosse favorevole alla sua beatificazione, l'esito positivo arrivo solamente dopo molti anni.
Il motivo fu in parte legato al carattere influente di alcuni prelati che espressero parere negativo, e in particolare il cardinale e santo
Gregorio Barbarigo
, il cardinale domenicano e tomista
Girolamo Casanate
, il famoso cardinale
Decio Azzolino juniore
nel
1675
; il potente cardinale
Domenico Silvio Passionei
nel
1752
; quest'ultimo in particolare in frequente contrasto con i gesuiti e vicino alle tesi
gianseniste
opposte alla tesi
molinista
della grazia efficace. Comunque secondo molti storici, la causa principale nella dilazione della beatificazione fu il parere negativo circa l'opportunita politica internazionale, dal momento che il nome del cardinale Bellarmino era strettamente associato a una visione dell'autorita pontificia in netto contrasto con i politici regalisti della corte di Francia dei secoli XVIII e XIX. A tal proposito basti la citazione di
papa Benedetto XIV
che scrisse al cardinale
de Tencin
:
≪Noi abbiamo confidenzialmente detto al Generale dei Gesuiti che il ritardo della causa e motivato non da materie di poco conto attribuite a suo carico dal cardinale Passionei, ma dalle infelici circostanze dei tempi.≫
Il 22 dicembre
1920
papa Benedetto XV
riassumendo l'iter per la sua beatificazione, promulgo il decreto dell'eroicita delle sue virtu; poi il 13 maggio
1923
, durante il pontificato di
papa Pio XI
, fu celebrata la sua beatificazione e dopo sette anni, il 29 giugno
1930
fu canonizzato. Piu breve e stato quindi il processo di canonizzazione e ancora piu rapida la nomina a
Dottore della Chiesa
, conferitagli il 17 settembre
1931
sempre da parte di
Pio XI
. La sua festa liturgica e il
17 settembre
, giorno del suo trapasso, mentre nella
messa tridentina
e il
13 maggio
, giorno della sua beatificazione; e
patrono
della
Pontificia Universita Gregoriana
, dove e comunque commemorato il 13 maggio, dei catechisti, degli avvocati canonisti, dell'arcidiocesi della citta di
Cincinnati
negli USA.
Dal 21 giugno
1923
il suo corpo e esposto nella terza cappella di destra della
chiesa di Sant'Ignazio di Loyola
a Roma, chiesa del
Collegio Romano
che conserva le reliquie di altri santi gesuiti tra cui san
Luigi Gonzaga
. Le ossa dello scheletro sono state ricomposte e unite con fili d'argento e rivestite con l'abito cardinalizio mentre il volto e le mani sono state ricoperte d'argento; cosi appare sotto l'altare a lui dedicato. A lui e intitolato il "Collegio Bellarmino" sito nel
Palazzo Gabrielli-Borromeo
a Roma in via del Seminario, di antica storia e appartenente ai gesuiti. Qui risiedono i giovani gesuiti che frequentano i corsi della Pontificia Universita Gregoriana e di altre pontificie universita a Roma.
Le doti intellettuali e le capacita di mediazione di Bellarmino gli diedero modo di giocare un ruolo fondamentale in alcune importanti controversie.
Poco tempo dopo la sua elezione a cardinale, Bellarmino venne nominato, insieme al cardinale
Girolamo Bernerio
,
domenicano
e vescovo di
Ascoli Piceno
, come assistente dei cardinali
Ludovico Madruzzo
e
Pompeo Arrigoni
che presiedevano la congregazione "
De Auxiliis Divinae Gratiae
". Questa era stata istituita nel
1597
da
papa Clemente VIII
per ricomporre una controversia teologica sorta tra i
tomisti
, guidati dal domenicano
Domingo Banez
, e
molinisti
, che riguardava la natura dell'armonia tra
grazia
efficace e
liberta umana
. In tale diatriba che si trascinera per diversi decenni, si contrapponevano
gesuiti
molinisti e
domenicani
tomisti. I primi accusavano di eresia
calvinista
i tomisti, mentre questi ultimi accusavano di eresia
pelagiana
i molinisti.
Il parere di Bellarmino sin dall'inizio fu che tale questione, di natura squisitamente dottrinale, non dovesse essere risolta con un intervento autoritativo, ma che dovesse essere lasciata ancora alla discussione tra i diversi indirizzi e che ai contendenti di entrambi i campi fosse seriamente proibito di indulgere a censure o condanne dei rispettivi avversari.
Bellarmino prese pero apertamente le difese di un suo discepolo, frate
Leonardo Leys
, gesuita, coinvolto nella diatriba scoppiata all'
Universita di Lovanio
. In tale occasione scrisse una bozza,
De Controversia Lovaniensi
, che indirizzo ai cardinali Mandruzzo e Arrigoni, presidenti della congregazione. In questa disputa Bellarmino si opponeva agli scritti del teologo spagnolo dell'universita di Salamanca, padre
Domingo Banez
, a sua volta direttamente in disputa con il padre gesuita
Luis de Molina
.
Clemente VIII all'inizio si mostro propenso ad accettare l'opinione conciliante di Bellarmino, ma successivamente cambio idea, e decise di dare una piu precisa definizione dottrinale in favore della tesi tomista. La congregazione "
De Auxiliis
" condanno quindi le tesi di Luis de Molina come eretiche. La presenza del cardinale Bellarmino nella Curia romana sarebbe divenuta quindi forse imbarazzante,
[15]
e fu forse per questo motivo che venne nominato nel
1602
arcivescovo di
Capua
. Dopo la morte di Clemente VIII,
papa Paolo V
concluse la disputa "
De Auxiliis
" con una decisione che riprendeva l'originaria proposta di Bellarmino.
Il
1604
segno l'inizio della contesa tra la Santa Sede e la
Repubblica di Venezia
, che, senza consultare papa Clemente e versando in cattive condizioni finanziarie, aveva abrogato la legge di esenzione del
clero
dalla giurisdizione civile e tolto alla Chiesa il diritto di possedere beni immobili. La disputa porto a una guerra di libelli durante la quale le difese della parte repubblicana furono sostenute da
Giovanni Marsilio
e dal frate
servita
Paolo Sarpi
, mentre la Santa Sede fu difesa dal cardinal Bellarmino e dal cardinal
Cesare Baronio
. A tal proposito alcuni contemporanei descrivono chiaramente l'atteggiamento di profonda e non celata stima che Bellarmino aveva per il frate servita, nonostante la netta contrapposizione.
[16]
Contemporaneamente altre dispute riguardarono il
giuramento di fedelta
imposto ai cattolici inglesi dal re
Giacomo I
nel
1606
: il giuramento condannava come "empio ed eretico" l'insegnamento cattolico sul "potere di deporre" un sovrano, che la Santa Sede rivendicava. In questo contesto il cardinale Bellarmino scrisse una lettera all'arciprete inglese Blackwell, rimproverandolo per aver prestato il giuramento in spregio dei suoi doveri nei confronti del papa e il re inglese vi rispose nel suo scritto teologico
Tripli nodo triplex cuneus. Sive apologia pro juramento fidelitatis
, pubblicata anonima a Londra nel
1608
. Il cardinale rispose nello stesso anno, sotto pseudonimo, con la
Responsio Matthei Torti presbyteri et theologi papiensis ad librum inscriptum Triplici nodo triplex cuneus
. A loro volta a questo testo risposero sia lo stesso re sia il suo cappellano,
Lancelot Andrewes
[17]
. In questa disputa intervenne anche il giurista scozzese
William Barclay
(1546?1608), che scrisse il
De potestate papae
, pubblicato nel
1609
, al quale il cardinale rispose con il
Tractatus de potestate summi pontificis in rebus temporalibus adversus Gulielmum Barclaium
del
1610
. L'opposizione alle posizioni
gallicane
di Barclay fece si che per un decreto del 26 novembre del 1610 il trattato fosse pubblicamente bruciato a
Parigi
, in quanto ribadiva le motivazioni per la supremazia dell'autorita papale su quella monarchica.
Nelle opere con cui contribui alle controversie a lui affidate dalla Santa Sede, Bellarmino tenne spesso una via mediana che poneva limiti a ogni potere assoluto. Nel 1590 irrito papa Sisto V affermando che il papa aveva solo un potere indiretto di deporre i sovrani e corse il rischio che il suo libro venisse posto all'indice. Nella controversia con re Giacomo I, invece, pose in evidenza i limiti del potere regale scontentando anche il re di Francia (paese in cui risiedeva William Barclay), che nel 1610 fece pubblicamente bruciare il suo libro.
Nel suo scritto
De laicis
Bellarmino esprime alcuni principi che sono alla base delle istituzioni politiche moderne, come l'uguaglianza ("tutti gli uomini sono uguali"; cap. 7) o la sovranita popolare (cap. 6). Furono inseriti nella
Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America
da
Thomas Jefferson
, che possedeva e aveva annotato un libro in cui erano riportate e contestate le affermazioni di Bellarmino.
[18]
[19]
[20]
Della personalita del cardinale e emerso negli ultimi anni un duplice aspetto: ≪quello personale umanistico e scientifico e quello “politico” rigoroso, intransigente≫.
[21]
Sebbene spesso dipinto come un oscurantista, Bellarmino mostro fin da giovane una notevole apertura verso le nuove scoperte scientifiche. Nel 1571, quando aveva solo 29 anni ed era professore a Lovanio, Bellarmino aveva commentato un testo di S. Tommaso d'Aquino sulle stelle (
Praelectiones Lovanienses: tertium dubium in I p. Thomae, q. 69, de opere tertiae diei
), scrivendo: ≪Non spetta ai teologi investigare diligentemente queste cose […] alcuni spiegano queste apparenze col moto della terra […] altri con epicicli ed eccentrici […] altri col moto delle stelle per loro conto […]. Possiamo scegliere la spiegazione che ci pare piu conforme alle S. Scritture. Se pero in futuro sara provato con evidenza che le stelle si muovono con moto del cielo e non per loro conto, allora dovra vedersi come debbano intendersi le Scritture affinche non contrastino con una verita acquisita. E certo infatti che il vero senso della Scrittura non puo contrastare con nessun’altra verita, sia filosofica come astronomica≫.
[22]
Come nota Filippo Soccorsi, ≪Il principio, benche applicato dal Bellarmino a una questione diversa da quella copernicana, e tuttavia generale e da riferirsi anche a quella questione≫.
[23]
Come si vede, piu di 40 anni prima dell'insorgere della questione galileiana Bellarmino ricorreva a un tipo di ragionamento simile a quello usato piu tardi Galileo e da Foscarini, a proposito della impossibilita di una contraddizione tra una verita astronomica (veramente provata come tale) e la verita della Scrittura.
A causa delle sue posizioni ritenute antiscientifiche, alcuni filosofi contemporanei, tra i quali
Giacomo Marramao
e
Nuccio Ordine
hanno chiesto pubblicamente alla Chiesa cattolica di prendere in considerazione la revoca della dichiarazione di santita di Bellarmino. In particolare Marramao, nel 2007 ha dichiarato:
≪Mi chiedo se non sia venuto il tempo di ingaggiare una battaglia per la revoca della santita nei confronti di un individuo come Roberto Bellarmino che ha fatto fuori Giordano Bruno, stava per far fuori Tommaso Campanella e stava per infilzare Galileo Galilei. E questo qui sarebbe un santo!?≫
La lista completa degli scritti di Bellarmino e di quelli diretti contro di lui puo essere rintracciata nella
Bibliotheque de la compagnie de Jesus
di
Carlos Sommervogel
. I seguenti sono i piu importanti:
Scritti polemici:
- Disputationes de Controversiis Christianae Fidei adversus hujus temporis hereticos
, che ebbe innumerevoli edizioni di cui le principali sono quelle di Ingolstadt (1586-89), Venezia (1596), riviste personalmente dall'autore, ma piene di refusi di stampa, di Parigi o "Triadelphi" (1608), Praga (1721), Roma (1832)
- De Exemptione clericorum
, e
De Indulgentiis et Jubilaeo
, pubblicate come monografie nel 1599, ma successivamente incorporate nel
De Controversiis
- (
LA
) Roberto Bellarmino,
De translatione Imperii Romani a Graecis ad Francos adversus Matthiam Flaccium Illyricum libri tres
, Antverpiae, ex officina
Christophori Plantini
, Architypographi Regij, 1589.
- Responsio ad praecipua capita Apologiae [...] pro successione Henrici Navarreni
(1586)
- Judicium de Libro quem Lutherani vocant Concordiae
(1585)
- quattro Risposte agli scritti a nome della Repubblica Veneziana di Giovanni Marsiglio e Paolo Sarpi (1606)
- Responsio Matthaei Torti ad librum inscriptum Triplici nodo triplex cuneus
(1608).
- Apologia Bellarmini pro responsione sua ad librum Jacobi Magnae Britanniae Regis
(1609).
- Tractatus de potestate Summi Pontificis in rebus temporalibus, adversus Gulielmum Barclay
(1610).
- Index haereticorum
[26]
Opere catechetiche e spirituali:
- Dottrina cristiana breve
(1597) e
Dichiarazione piu copiosa della dottrina cristiana
(1598), due opere catechetiche che hanno ricevuto piu di una volta l'approvazione del papa e sono state tradotte in varie lingue; sono state in uso fino al
XIX secolo
.
- Dichiarazione del Simbolo
(1604), a uso dei preti
- Admonitio ad Episcopum Theanensem nepotem suum quae sint necessaria episcopo
(1612)
- Exhortationes Domesticae
, pubblicate solo nel 1899 dal Padre van Ortroy;
- Conciones habitae Lovanii
, la cui edizione piu corretta e del 1615;
- De Ascensione mentis in Deum
(1615)
- De Aeterna felicitate sanctorum
(1616);
- De gemitu columbae
(1617)
- De septem verbis Christi
(1618);
- De arte bene moriendi
(1620).
Le ultime cinque sono opere spirituali scritte durante i ritiri spirituali annuali.
Opere esegetiche e di altro genere:
- (
LA
,
HE
) Roberto Bellarmino,
Institutiones linguae hebraicae ex optimo quoque auctore collectae, et ad quantam maximam fieri potuit breuitatem, perspicuitatem, atque ordinem reuocatae
, Romae, apud Franciscum Zanettum, 1578.
URL consultato il 23 settembre 2019
.
- (
LA
) Roberto Bellarmino,
De scriptoribus ecclesiasticis: liber unus : cum adiunctis indicibus undecim, & breui chronologia ab orbe condito usque ad annum M.DC.XII
, Romae, Ex typographia Bartholomaei Zannetti, 1613.
URL consultato il 23 settembre 2019
.
- De Editione Latinae Vulgatae, quo sensu a Concilio Tridentino definitum sit ut ea pro authenticae habeatur
non pubblicate fino al 1749
- (
LA
) Roberto Bellarmino,
In omnes Psalmos dilucida explanatio
, Brixiae, apud Io. Baptistam, & Antonium Bozzolas, 1611.
URL consultato il 23 settembre 2019
.
Edizioni complete dell'
Opera omnia
di Bellarmino sono state pubblicate a Colonia (1617), Venezia (1721), Napoli (1856), Parigi (1870).
La
genealogia episcopale
e:
La
successione apostolica
e:
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Genitori
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Nonni
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Bisnonni
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Niccolo Bellarmino
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…
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…
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Vincenzo Bellarmino
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Fiammetta Tarugi
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…
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…
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Roberto Bellarmino
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Ricciardo Cervini degli Spannocchi, patrizio di Siena
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Antonio Cervini degli Spannocchi, patrizio di Siena
|
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Elisabetta Machiavelli, patrizia di Firenze
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Cinzia Cervini degli Spannocchi, patrizia di Siena
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Cassandra Benci
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Domenico Benci
|
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|
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|
|
|
Mattea Benci
|
|
|
|
- ^
a
b
Catholic Encyclopedia
, voce
Bellarmine, St. Robert
; alcune informazioni potrebbero essere obsolete
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Ricorrenze: San Roberto Bellarmino “Il martello degli eretici” ? di Plinio Correa de Oliveira
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Si tratta del libro di
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, il teologo di corte del re
Giacomo I d'Inghilterra
intitolato:
Patriarcha: The Naturall Power of Kinges Defended Against the Unnatural Liberty of the People, By Arguments, Theological, Rational, Historical and Legal
. Nel suo libro Filmer difende il potere assoluto del re contro le limitazioni poste da Bellarmino in accordo con le tesi precedentemente espresse anche da Tommaso d'Aquino.
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L'unico manoscritto esistente fu scoperto da
Sebastian Tromp
nella Biblioteca municipale di
Treviri
(collocazione 792-1373). Contiene gli errori e i riferimenti patristici che motivarono le condanne di sette eretici, tra cui i 186 errori di
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