Il
primo mobile
(o in
latino
primum mobile
) e, secondo l'
astronomia
medioevale
e
rinascimentale
, la prima e piu esterna delle
sfere cosmiche
ruotanti attorno alla Terra in base al modello
geocentrico
dell'
universo
, dalla quale parte il movimento che mette in moto le
stelle
e i
pianeti
.
Il concetto fu introdotto da
Aristotele
,
[1]
il quale seguendo la concezione
astronomica greca
riteneva che i corpi celesti si muovessero su
sfere concentriche
, aventi la Terra come proprio
centro di rotazione
. Gli astri e i pianeti risultavano incastonati, conficcati all'interno di tali sfere: era il movimento di queste ultime a farli muovere, trascinandoli con se. Poiche tuttavia i
pianeti
sembravano seguire una traiettoria irregolare, a differenza delle stelle piu lontane (percio dette ≪fisse≫), Aristotele ipotizzo che ognuno di essi fosse mosso non da una, ma da un insieme di piu sfere, le cui combinazioni rendessero ragione degli spostamenti planetari altrimenti inspiegabili come il
moto retrogrado
; egli introdusse cosi un totale cinquantacinque sfere, ventidue in piu delle 33 di
Callippo
.
Questi pianeti situati oltre la Terra, secondo una concezione astronomica fatta propria anche da
Platone
,
[2]
erano in tutto sette, ed erano in ordine: la
Luna
,
Mercurio
,
Venere
, il
Sole
,
Marte
,
Giove
, e
Saturno
. L'ultimo
cielo
era infine quello contenente le
stelle fisse
, o appunto
primo mobile
, che metteva tutti gli altri cieli in movimento. Si trattava del
primo cielo
, cioe dell'involucro piu esterno dell'universo, su cui le stelle erano come incastonate. Esso risulta mosso direttamente dalla
causa prima
o
primo motore
, identificabile con la
divinita
suprema (mentre le altre divinita risiedevano all'interno del cosmo), in una maniera tuttavia non meccanica o
causale
, dato che
Dio
, essendo ≪atto puro≫, e assolutamente immobile, oltre ad essere privo di materia e quindi non localizzabile da nessuna parte.
[3]
Il
primo mobile
piuttosto si muove per un desiderio di natura
intellettiva
, cioe tende a Dio come propria
causa finale
. Cercando dunque di imitare la Sua perfetta immobilita, esso e contraddistinto dal moto piu regolare e uniforme che ci sia: quello
circolare
.
[1]
Dal Primo Mobile, che si rende a sua volta
motore
, il
movimento
viene trasmesso progressivamente a tutte le altre sfere, sebbene corrompendosi man mano e trasformandosi da circolare-uniforme in
rettilineo
. In tal modo la dottrina aristotelica poteva fornire un fondamento metafisico all'
astrologia
, poiche riconduceva tutti i mutamenti del mondo al movimento del primo cielo: il
divenire
terrestre cioe poteva essere previsto e spiegato astrologicamente, con cause non solamente meccaniche, ma soprattutto
finalistiche
, dotate di senso e
destino
.
In seguito, dopo che
Ipparco di Bitinia
ebbe scoperto la
precessione degli equinozi
, da cui risultava che anche le stelle fisse possedevano un lento
moto retrogrado
, sembrando cioe tornare indietro per alcuni tratti rispetto alla normale direzione diurna,
Claudio Tolomeo
introdusse un nono cielo per ovviare a questa incongruenza, distinguendo la sfera delle stelle fisse, situata all'ottavo livello, dal
primum mobile
, concepito come un cielo purissimo senza astri.
[5]
Il modello tolemaico dei nove cieli rimase in vigore durante tutto il
Medioevo
, fino ad approdare al
Rinascimento
.
Dante
ad esempio lo utilizzo ampiamente nella descrizione dei
cieli del Paradiso
, sottolineando la purezza del
primo mobile
, da lui denominato ≪cielo cristallino≫,
[6]
oltre il quale collocava il paradiso
Empireo
.
[7]
Per Dante il Primo Mobile possiede un moto
assoluto
perche non ha altra misura fuori di se, bensi esso e misura di tutti gli altri moti, come il numero dieci e prodotto dal due e dal cinque.
≪La natura del mondo, che quieta
il mezzo e tutto l'altro intorno move,
quinci comincia come da sua meta;
e questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s'accende
l'amor che 'l volge e la virtu ch'ei piove.
Luce e amor d'un cerchio lui comprende,
si come questo li altri; e quel precinto
colui che 'l cinge solamente intende.
Non e suo moto per altro distinto,
ma li altri son mensurati da questo,
si come diece da mezzo e da quinto.≫
(
Divina Commedia
,
Paradiso
,
XXVII
, vv. 106-117)
La concezione di Dante risente, oltre che della dottrina filosofica aristotelica, anche di quella
neoplatonica
, veicolata nell'Europa cristiana attraverso
Avicenna
,
[9]
in base alla quale ogni livello celeste e dotato anche di
anima
e
intelletto
. Dio infatti,
Causa
incausata
, genera come riflesso della propria attivita auto-contemplatrice il primo
causato
: questo e la prima
Intelligenza
, che a sua volta, guardando a Dio e cosi pensando se stessa, genera l'Anima della
volta celeste
, da cui si produce analogamente l'aspetto corporeo vero e proprio del
primo mobile
. Lo stesso processo si ripete per le altre sfere, fino all'ultima Intelligenza (≪
dator formarum
≫), che attraverso l'
Anima della sfera piu bassa
veicola nel mondo le forme intellegibili che si imprimono nella
materia
plasmando cosi i singoli organismi individuali.
[10]
Nel Cinquecento, pur avendo dato il via alla
rivoluzione eliocentrica
,
Copernico
ha continuato ad accettare l'esistenza della sfera delle
stelle fisse
, e piu ambiguamente quella del Primo Mobile,
[11]
che fu invece inglobato nella nuova e possente visione cosmologica di
Giordano Bruno
, in aggiunta alla nozione di infinito recuperata da
Nicola Cusano
. Per Bruno, il sommo orizzonte visibile dell'universo non costituiva piu il suo limite estremo, perche oltre di esso occorreva ammettere la presenza di
innumerevoli
altre sfere mobili e cieli motori.
≪Dove e numero
infinito
, ivi non e grado ne ordine numerale [...] Son, dunque, infiniti mobili e motori, li quali tutti se riducono a un principio passivo ed un principio attivo, come ogni numero se reduce all'
unita
; e l'infinito numero e l'unita coincideno [...] Cossi non e un primo mobile, al quale con certo ordine succeda il secondo, in sino l'ultimo, o pur in infinito; ma tutti gli mobili sono equalmente prossimi e lontani al primo e dal primo ed universal motore.≫
L'idea di un aristotelico Primo Mobile fu ancora inizialmente accettata da
Galileo
,
[12]
mentre
Francesco Bacone
se ne mostro scettico, come lo era del resto riguardo alla rotazione della Terra.
[13]
Fu solo dopo che
Keplero
attribui al
Sole
la causa del moto planetario, e non piu al Primo Mobile, che questo perse gradualmente la sua importanza astronomica, mantenendola tuttavia nel regno della
metafora
o dell'allusione letteraria,
[14]
oppure, come nel caso di
Giordano Bruno
, trasferendo le proprie caratteristiche di
perfezione
e di anelito verso
Dio
a tutti i corpi celesti: di questi era stata ora appurata la regolarita delle traiettorie, sicche ognuno di loro costituiva una diretta imitazione della suprema
Intelligenza motrice
.
[15]
Al di la infatti dell'aspetto
geocentrico
, che aveva sollevato diverse inconguenze risolte solo con l'adozione del modello
eliocentrico
, la concezione astronomica antica riteneva che il moto degli astri fosse portatore di un significato da interpretare
finalisticamente
, non come semplice
meccanismo
privo di scopo. L'ideazione di un universo armonico scaturiva dalla stessa esigenza, di matrice
neoplatonica
, che avrebbe indotto
Keplero
a fare del
Sole
la causa del moto dei
pianeti
, intesi in un'ottica
animistica
, e a ribadire al contempo la dignita di discipline come l'
astrologia
indipendentemente dalla questione se fossero i Cieli o la Terra a muoversi.
[16]
- ^
a
b
Aristotele,
Fisica
, libro VIII.
- ^
Cfr. Platone,
Timeo
, X.
- ^
Aristotele,
Metafisica
, libro XII.
- ^
Stefano Zuffi, Alessandra Novellone,
Arte e Zodiaco
, pag. 42, Sassi, 2009
ISBN 9788896045046
.
- ^
≪Tolomeo poi, acorgendosi che l'ottava spera si movea per piu movimenti, veggendo lo cerchio suo partire dallo diritto cerchio, che volge tutto da oriente in occidente,
constretto
dalli principii di filosofia, che di necessitade vuole uno primo mobile semplicissimo, puose un altro cielo essere fuori dello Stellato, lo quale facesse questa revoluzione da oriente in occidente: la quale dico che si compie quasi in ventiquattro ore, [cioe in ventitre ore] e quattordici parti delle quindici d'un'altra, grossamente asegnando≫ (Dante,
Convivio
, II, 3, 5).
- ^
≪Ed e l'ordine del sito questo: che lo primo che numerano e quello dove e la Luna; lo secondo e quello dove e Mercurio; lo terzo e quello dove e Venere; lo quarto e quello dove e lo Sole; lo quinto e quello di Marte; lo sesto e quello di Giove; lo settimo e quello di Saturno; l'ottavo e quello delle Stelle; lo nono e quello che non e sensibile se non per questo movimento che e detto di sopra, lo quale chiamano molti Cristallino, cioe diafano o vero tutto trasparente≫ (Dante,
Convivio
, II, 3, 7).
- ^
≪Veramente, fuori di tutti questi, li catolici pongono lo cielo Empireo, che e a dire cielo di fiamma o vero luminoso; e pongono esso essere immobile per avere in se, secondo ciascuna parte, cio che la sua materia vuole. E questo e cagione al Primo Mobile per avere velocissimo movimento; che per lo ferventissimo appetito ch'e 'n ciascuna parte di quello nono cielo, che e immediato a quello, d'essere congiunta con ciascuna parte di quello divinissimo ciel quieto, in quello si rivolve con tanto desiderio, che la sua velocitade e quasi incomprensibile≫ (Dante,
Convivio
, II, 3, 8-9).
- ^
≪Un punto vidi che raggiava lume / acuto si, che 'l viso ch'elli affoca / chiuder conviensi per lo forte acume; / e quale stella par quinci piu poca, / parrebbe luna, locata con esso / come stella con stella si colloca≫ (
Paradiso
, canto XXVIII, vv. 16-21).
- ^
G. Galle,
Peter of Auvergne
(2003), p. 233.
- ^
Enciclopedia Dantesca
.
- ^
O. Pederson,
Early Physics and Astronomy
(1993), p. 271.
- ^
J. Reston,
Galileo: a life
(2005), p. 46.
- ^
R. L. Ellis,
Collected Works of Francis Bacon
, vol. I (1996), p. 450.
- ^
N. R. Hanson,
Constellations and Conjectures
(1973), pp. 256-7.
- ^
Marco De Paoli,
Theoria motus
, Franco Angeli, 2010, p. 121.
- ^
Keplero
,
Tertius interveniens
(1610), ossia ≪
Il terzo uomo che si interpone in mezzo
≫, in cui tra le altre cose metteva in guardia ≪i molti teologi, medici e filosofi [...] affinche, quando rifiutano come e giusto la
superstizione
dell'osservazione delle stelle, non gettino il bambino insieme all'acqua del bagno≫ (cit. in Arthur Beer,
Kepler's astrology and mysticism
in A. e P. Beer,
Kepler. Four Hundred Years
, pag. 412, Oxford, Pergamon Press, 1975).