Il complesso evidenziato nel panorama cittadino
Pia casa di lavoro di Montedomini, fronte su
via dei Malcontenti
La
Pia casa di lavoro di Montedomini
si trova a
Firenze
tra
via dei Malcontenti
,
via delle Casine
,
via Pietro Thouar
e il
viale della Giovine Italia
. Fu fondata da
Napoleone I
nel
1812
per festeggiare la nascita del
re di Roma
.
Antichi stemmi del Popolo, dell'Arte della Lana e della famiglia Ardinghelli
Nel
1476
, la Signoria di Firenze dono allo
spedale di Santa Maria Nuova
un esteso terreno, situato lungo via dei Malcontenti o del Tempio, gia denominato il Prato della Giustizia (poiche luogo di pubbliche esecuzioni), con lo scopo di costruirvi un
lazzaretto
. Di fatto, gia in quell'anno, fu posta la prima pietra e dopo poco inizio la costruzione del fabbricato che prese il nome di "Spedale di San Sebastiano degli Ammorbati" che per molti anni si dedico alla cura dei suoi ospiti fin quando non venne completamente distrutto nel
1529
, durante l'
assedio delle truppe imperiali
. In quella critica emergenza su ordine della Repubblica vennero fatte abbattere molte costruzioni che si trovavano nel raggio delle tre miglia dalle mura cittadine, per impedire agli attaccanti di trovare vantaggio e riparo da tali edifici. Per lo stesso scopo vennero distrutti e irrimediabilmente rovinati anche molti altri fabbricati fra i quali vale la pena ricordare i due monasteri: quello di Santa Maria Assunta chiamato di Montedomini (monte del Signore), esistente fino dal
1285
fuori dalla
porta di San Gallo
a
San Marco Vecchio
e l'altro di Santa Maria Annunziata detto di Monticelli (mons coeli: monte del cielo) che si trovava all'esterno della
porta di San Frediano
in prossimita di
Bellosguardo
, gia dal
1217
(fondato, si dice, da
sant'Agnese
, sorella di
santa Chiara
). Al termine dell'assedio questo vasto terreno situato al Prato della Giustizia venne destinato alle due comunita di monache, ormai rimaste senza un'adeguata sede, per costruirvi due grandiosi monasteri contigui che mantennero i nomi originari delle religiose: di Monticelli (dal 1534) e di Montedomini (dal 1541).
Costruito un muro di divisione tra i due conventi, le suore di Monticelli adattarono la porzione a loro destinata in base alle nuove esigenze e costruirono una nuova chiesa (1542-1555), con il fronte prospettante uno slargo all'angolo tra
via dei Malcontenti
e
via delle Casine
, poi rinnovata nei suoi interni nel
1745
; fu dedicata a Santa Maria degli Angioli. Lo stesso fecero le suore di Montedomini, la cui chiesa, iniziata nel
1541
, fu consacrata nel
1573
, e il cui monastero fu ampliato nel
1631
; la chiesa era dedicata a Maria Santissima Assunta e in seguito, in onore del
granduca
, anche a san Ferdinando. Nella
veduta di Firenze
di
Stefano Bonsignori
del
1584
si individuano i due complessi contigui, organizzati attorno a chiostri porticati lungo i quali erano dislocati gli ambienti comuni (
parlatoio
,
refettorio
,
capitolo
, infermeria) e, al piano superiore, le celle.
Un incendio scoppiato nel febbraio del
1674
danneggio parte dei locali del monastero e costo la vita a due suore.
Dopo che questi monasteri furono soppressi, nel
1808
, l'architetto
Giuseppe del Rosso
ristrutturo i loro locali in un'unica struttura in
stile neoclassico
per accogliervi il
Deposito di Mendicita
. Questa istituzione, istituita sulla base di un decreto di
Napoleone I
del
1811
legato ai festeggiamenti per la nascita del
Re di Roma
, era destinata a risolvere il problema della piaga della mendicita, tramite la reclusione dei poveri, degli accattoni e dei senza casa. Vennero assunti, infatti, drastici provvedimenti repressivi nei confronti dei mendicanti, perseguendo lo scopo di abituare il povero a guadagnarsi il pane con le proprie fatiche, educandolo al lavoro. Il progetto di internamento di basava anche su un criterio economico di diretta gestione statale dei mendicanti e degli oziosi al fine di renderlo un'impresa produttiva (avviamento al lavoro) fuori dai pericoli del vagabondaggio, della prostituzione e del crimine.
La nuova struttura fu inaugurata nel dicembre del 1813. Le attivita produttive che vennero svolte nel Deposito fin dal primo momento sono la filatura e la tessitura della
canapa
, del
lino
e della
lana
; la
conciatura
e la lavorazione delle pelli; una bottega di
falegname
, una di
calzolaio
e una di
fabbro
, con macchine e utensili per allora all'avanguardia.
L'iscrizione sulla facciata
Alla restaurazione del Governo Lorenese (
1815
) l'Istituto per volere di
Ferdinando III
, fu oggetto di profonde riforme e prese il nome di Pia Casa di Lavoro di Montedomini, con lo scopo principale di accogliere i
poveri
, gli
invalidi
e gli
anziani
, ma anche individui dediti al
gioco
e al
vagabondaggio
. In questo periodo la Pia Casa riusci a mantenersi con varie sovvenzioni fisse a carico dello Stato, del Comune, con i proventi del gioco del
Lotto
, nonche con la tassa dell'Azienda dei Sali, con quella sugli spettacoli e con quella di soggiorno (dei forestieri) e naturalmente con la pubblica beneficenza, oltre al non trascurabile utile del lavoro proprio degli ospiti artigiani, che eseguivano pregiati manufatti. Cosi Montedomini divenne in quel periodo il centro della beneficenza fiorentina e impiego tutte le sue potenzialita verso le classi disagiate senza trascurare i fanciulli poveri di qualsiasi eta. Si rivelo quindi una struttura assistenziale di tipo misto, che accoglieva individui di ogni tipo: sani e malati, liberi e reclusi, bambini e anziani, dementi e delinquenti, ricoverati su indicazione, attraverso una breve istruttoria, del parroco o di un commissario di polizia. Cosi, se durante il periodo francese il numero degli ospiti era contenuto, dopo il
1816
si registro una forte impennata nel numero degli arrivi trasformandosi in un raccoglitore di varia umanita in mezzo alla citta, ma al contempo fuori da essa, vedendo, purtroppo, un'altissima mortalita fra i suoi ospiti, paragonabile solo a quella degli ospedali del tempo.
nel
1849
ne fu direttore
Pietro Thouar
.
Elenco dei benefattori
L'ingresso nord del 1866
Con l'avvento del Regno d'Italia Montedomini fu riconosciuta come
Opera Pia
, e proprio la presenza di quelle competenze educative nei confronti dei ragazzi e ragazze povere, creo i presupposti per la riunione della Pia Casa con l'
orfanotrofio di San Filippo Neri
e con il fondo detto Eredita De' Poirot. Lungo
via Pietro Thouar
(da poco aperta), fu iniziata la costruzione di una nuova ala dell'edificio su progetto dell'ingegnere Ghelardi, mentre nel
1872
l'ingegnere Vincenzo Ricci realizzo la facciata sull'allora viale Carlo Alberto, ora
della Giovine Italia
. Alla fine del secolo l'ala su via Thouar fu ulteriormente ampliata, mentre altri lavori di miglioramento furono realizzati con la direzione dell'ingegnere Cesare Spighi.
Scomparvero pero le principali risorse e grande fu il sacrificio per mantenere la struttura in attivo, solo nel
1866
il Consiglio Municipale di Firenze delibero di mantenere con una retta individuale i poveri appartenenti al Comune. E di questo periodo l'iscrizione a destra sulla porta d'ingresso, che recita:
≪Quest'Ospizio dell'indigenza - Durato con varia fortuna e con discipline difformi - Fino al 1866 - Fu in quell'anno - Per decreto di
Vittorio Emanuele II
Re d'Italia - Riconosciuto come "Opera Pia" ed ebbe Proprie costituzioni - Che lo fecero Asilo di Carita non di pena - Ove trovano riposato vivere gl'impotenti al lavoro - e si addestrano nelle arti meccaniche i giovani abbandonati -provvedendo il Comunedi Firenze - amantenere i poveri della Citta - Tolti alla vergogna del mendicare - Il Commendatore Carlo Peri - Direttore dell'Opera Pia- nel 1870.≫
Con questo contributo del Comune le finanze si consolidarono e l'Istituto sotto la pregevole direzione di Carlo Peri prese fortemente il carattere sia di asilo benefico per quanti erano inabili al lavoro, che di collegio per i piu giovani per indirizzarli allo studio ed al lavoro. I nomi dei benefattori di quegli anni figurano nelle lapidi di marmo murate nell'
atrio
. Per i lasciti piu cospicui oltre ai nomi furono posti anche i busti dei donatori.
Dal
1890
assunse l'attuale natura giuridica di
Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza
(
IPAB
).
Ulteriori cantieri sono documentati nel
1924
,
1933
e
1938
. Dopo la
prima guerra mondiale
, nel periodo
fascista
, dal
1938
fu adibito anche ad ospedale per i malati cronici e solo la strada cambio nome e divenne "via dei Martiri Fascisti" proprio perche in quella strada, nei pressi di Montedomini c'era, in una cripta il "Sacrario dei martiri fascisti". Alla fine del
1944
il complesso fu sgombrato per ordine del Comando tedesco e, gravemente danneggiato dallo scoppio di ordigni bellici, riordinato e restaurato dopo la guerra.
Al
1965
si data uno studio per la trasformazione del complesso edilizio redatto dall'architetto Aurelio Cetica e dall'ingegnere Arduino Matassini. Dopo l'
alluvione dell'Arno del 1966
Montedomini fu gravemente danneggiato e cesso di operare nell'ambito dell'educazione giovanile, indirizzando tutte le proprie risorse verso l'assistenza agli anziani. Fu in seguito realizzato definitivamente l'accorpamento con l'
Orfanotrofio di San Filippo Neri
e con l'Eredita De' Poirot e in tempi piu moderni ha acquisito anche l'
Istituto San Silvestro
, l'Istituto Principe Abamelek, la Residenza Canova e l'Istituto Demidoff.
A partire dal
2006
e stato avviato una vasto progetto di riqualificazione della struttura che e stata trasformata in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona: attualmente Montedomini si pone come moderno luogo di assistenza per la terza eta e polo propulsore di iniziative utili alla continuita delle cure. Parte degli ambienti dell'antico convento, non utilizzati per le attivita dell'istituto, sono stati ceduti all'Azienda per il diritto allo studio dell'Universita di Firenze, che li adibisce ad alloggi per studenti, ed alla ASL locale per le sue attivita distrettuali.
Lungo via dei Malcontenti l'edificio neoclassico mostra un prospetto che individua sette corpi di fabbrica di diversa altezza, con un centro contraddistinto da un
timpano
classicheggiante che corrisponde a quello che era il fronte della chiesa di Santa Maria Assunta di Montedomini (la chiesa di Monticelli fu invece sconsacrata e il grande coro adattato a dormitorio).
A lato del portone d'ingresso un'iscrizione ricorda la data del 1868, quando l'Ospizio fu riconosciuto come Opera Pia dipendente dal Comune di Firenze:
QUEST'OSPIZIO DELL'INDIGENZA
DURATO CON VARIA FORTUNA E CON DISCIPLINE DIFFORMI
FINO AL 1868
FU IN QUELL'ANNO
PER DECRETO DI
VITTORIO EMANUELE RE D'ITALIA
RICONOSCIUTO COME OPERA PIA ED EBBE PROPRIE COSTITUZIONI
CHE LO FECERO ASILO DI CARITA NON DI PENA
OVE TROVANO RIPOSATO VIVERE GLI IMPOTENTI AL LAVORO
E SI ADDESTRANO ALLE ARTI MECCANICHE I GIOVANI ABBANDONATI
PROVVEDENDO IL COMUNE DI FIRENZE
A MANTENERVI I POVERI DELLA CITTA
TOLTI ALLA VERGOGNA DEL MENDICARE
IL COMMENDATORE CARLO PERI
DIRETTORE DELL'OPERA PIA
NEL 1870 P. Q. M.
|
|
Esisteva un'altra lapide, spostata nella prima corte interna in epoca imprecisata, e riportata in varie antologie tra cui quella di Bargellini-Guarnieri. Vi si legge:
PIA CASA DI LAVORO
ALLA PROVVIDA MUNIFICENZA
DI NAPOLEONE IL GRANDE P.A.F.
IMPERATORE DE' FRANCESI E RE D'ITALIA
CHE PADRE DEI POPOLI
AD EFFICACE SOLLIEVO DELL'INDIGENZA
A VANTAGGIO MAGGIORE DELLE ARTI
EDIFICO APERSE GENEROSAMENTE DOTO QUEST'OSPIZIO
L'ANNO VII DEL SUO IMPERO
MEMORABILE PEL FAUSTO NASCIMENTO
DEL RE DI ROMA SPERANZA DEL MONDO
GOVERNANDO LA TOSCANA
LA GRANDUCHESSA ELISA SORELLA DELL'AUGUSTO
REGGENDO LA PREFETTURA DELL'ARNO
IL BARONE GIUSEPPE FAUCHET COMANDANTE
DELLA LEGIONE D'ONORE
ESSENDO PRIMO UFIZIALE DELLA CITTA
IL CONTE EMILIO PUCCI CIAMBELLANO IMPERIALE
E MEMBRO DELLA LEGIONE D'ONORE
|
|
Il giardino interno
La chiesa di San Ferdinando
Come fece notare
Cesare Torricelli
, se l'istituzione fu voluta effettivamente dall'imperatore, la dotazione fu possibile solo attraverso la tassazione dei comuni toscani. Altre targhe si trovano dentro il complesso: la piu antica e del 1631 e ricorda un beneficio dell'arcivescovo
Pietro Niccolini
, una il barone
Pietro Ricasoli
, una i morti della
prima guerra mondiale
del quartiere, alcune i benefattori del complesso. Nel primo cortile si trovano alcuni stemmi e tracce lapidarie dei conventi piu antichi.
La chiesa di Montedomini, ridedicata nel
1845
dedicata a
san Ferdinando Re
in onore di
Ferdinando III di Toscana
, risale alla fabbrica cinquecentesca ed e tuttora esistente. E decorata, nella volta, dall'affresco della
Vergine che porge il Bambino a san Francesco
di
Agostino Veracini
.
Sul lato di
via delle Casine
sono visibili resti cospicui dell'architettura originaria del convento di Monticelli. Qui si trova anche una lapide alla vittima degli
Anni di Piombo
Fausto Dionisi
.
Il prospetto su via Pietro Thouar fu realizzato a partire dal
1866
, in concomitanza con la realizzazione della strada e con la nomina a direttore della Pia Casa del commendatore
Carlo Pieri
, che promosse l'ampliamento della struttura con la costruzione di questa ala dell'edificio, su progetto di un non altrimenti noto ingegnere Ghelardi (che Francesca Carrara ipotizza possa identificarsi in Pietro Gaetano Gherardi, per quanto di quest'ultimo sia documentata solo l'attivita espletata a Livorno). Il cantiere trovo poi la sua logica prosecuzione con l'erezione, nel 1872, del fronte sull'allora viale Carlo Alberto (ora della Giovine Italia) su progetto dell'ingegnere Vincenzo Ricci, che in buona sostanza replico qui il modello del prospetto su via dei Malcontenti dovuto a
Giuseppe Del Rosso
, in modo da offrire un'auspicata continuita delle varie facciate. L'ala di via Pietro Thouar fu ulteriormente ampliata alla fine del secolo sotto la presidenza di Arturo Linaker con la costruzione di un nuovo dormitorio intitolato a
Garibaldi
e destinato ai reduci delle battaglie d'indipendenza, poi rinnovato nel
1925
. Nel dicembre 1938 fu inaugurato, sempre su questo lato, al primo piano, una nuova grande infermeria per malati cronici e, nell'ambito di questo cantiere, realizzata la grande sala di portineria con accesso da questo lato, con un'ampia scala a giorno che porta al nuovo ambiente. In questo ampio androne e una pittura murale con scene di vita ospedaliera e di assistenza, datato
1937
e firmato
Bruno Paoli.
Il self-service di Montedomini
L'Amministrazione Comunale ha individuato nel Centro di Servizi Montedomini la principale A.S.P. di riferimento per l'area anziani. Rinnovato completamente nelle sue strutture di accoglienza Montedomini ha realizzato un self service sia per gli ospiti, per i cittadini disagiati, sia per gli studenti universitari (piu di 800 pasti al giorno) e ha avviato il progetto di una residenza studentesca in stretto rapporto con l'opera universitaria. Il centro ospita un presidio di riabilitazione intensiva (P.R.I.M.) extra-ospedaliera che opera nelle fasi post-acute di patologie invalidanti cognitive e motorie sia in regime di ricovero, nonche diurno con l'attivita
ambulatoriale
di controllo post-dimissione e pre-ricovero. Il Centro dei Servizi gestisce anche le Residenze Sanitarie Assistite che offrono ospitalita e assistenza, consulenza
geriatrica
e animazione. Altri servizi erogati interessano cittadini del territorio. Sono presenti numerose Associazioni di volontariato che supportano l'attivita assistenziale.
L'ultimo piu avanzato progetto, per garantire assistenza e tranquillita agli anziani soli si chiama "telec@re": l'iniziativa, finanziata dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze e dall'
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
, garantisce un sistema di assistenza per gli anziani in condizioni di limitata autonomia e ai cittadini adulti disabili o con particolari patologie, residenti nell'area fiorentina. Il tutto attraverso l'installazione di un "
set top box
" direttamente a casa dell'assistito in collegamento con un
call center
situato a Montedomini, ove gli operatori presenti 24 ore su 24 esaminano le segnalazioni e decidono il da farsi.
La sua struttura e stata individuata anche come sede del Distretto Socio Sanitario del Quartiere 1 Firenze Centro, dal 1º febbraio
2006
ha preso la denominazione ufficiale di "Montedomini Azienda Pubblica di Servizi alla Persona".
Inoltre dal 15 giugno
2007
e stato dato il via alla Fondazione Montedomini, con l'obiettivo di raccogliere contributi e risorse destinati a progetti di supporto agli anziani con modalita e formule piu agili e moderne rispetto a quelle dell'Asp Montedomini.
- Chiara de' Baroncelli, badessa di Monticelli, nel
1538
, fece costruire la prima cucina, una stanza per le novizie e 11 cellette, l'anno seguente fece realizzare il portone di accesso.
- Fra' Cosimo da Lucignano, mastro architetto, nel
1541
poso la prima pietra delle fondamenta della chiesa dedicata a Maria Santissima Assunta (ora dedicata anche a San Ferdinando Re) di Montedomini
- Antonio de' Nobili
, favorito di
Cosimo I
, nel
1542
finanzio la costruzione della nuova chiesa dedicata a San Francesco nel Monastero di Monticelli
- Giuseppe del Rosso
, discendente da una famiglia di architetti, fu incaricato, nel
1812
, dal Comune, perche grande tecnico, del restauro di
Palazzo Vecchio
e della
fontana di piazza Santa Croce
oltre al complesso di Montedomini.
- Filippo Gamboni, di 69 anni tiratore di lacci (cioe un setaiolo) rimasto senza lavoro, fu, nel
1813
, il primo a varcare la soglia dell'Istituto di Mendicita.
- Ferdinando I d'Austria
visito la Pia Casa di Lavoro il 28 marzo
1819
.
- Per ordine del
Ministero della Pubblica Istruzione
, il 4 novembre
1848
, visitarono l'Istituto i signori
Ferdinando Zannetti
, Enrico Cipriani,
Pietro Thouar
e Pietro Zei.
- Il 7 settembre
1854
visito Montedomini il
Granduca di Toscana
Leopoldo II
.
- Nel
1860
visito la Pia Casa il principe
Eugenio Emanuele di Savoia-Villafranca
.
- Nel
1861
visitarono la Pia Casa re
Vittorio Emanuele II
con i figli.
- 1864
il
Duca d'Aosta
Amedeo di Savoia
.
- Il 23 settembre
1882
la regina d'Italia
Margherita di Savoia
.
- Il 23 luglio
1895
il cardinale
Agostino Bausa
,
arcivescovo di Firenze
.
- Il 29 giugno
1903
l'arcivescovo di Firenze
Alfonso Maria Mistrangelo
.
- Il 16 aprile
1906
Vittorio Emanuele di Savoia
consegno la bandiera agli alunni della Pia Casa.
- Il 29 novembre
1925
Umberto II di Savoia
e il ministro
Pietro Fedele
.
- Il 14 gennaio
1935
il principe
Carlo II di Romania
.
- Il 30 maggio
1933
la principessa
Maria Pia di Piemonte
.
- Il 4 giugno
1937
e poi piu volte il cardinale
Elia Dalla Costa
.
- Francesco Lumachi
Firenze - Nuova guida illustrata storica-artistica-aneddotica della citta e dintorni
, Firenze, Societa Editrice Fiorentina, 1929
- Giovanni Felice Berti,
Cenni intorno alla Pia Casa di Lavoro di Firenze
, Firenze, Tipografia Baracchi, 1862;
- Arturo Linaker,
La Pia Casa di Lavoro e le opere pie annesse, dall'anno 1896 al 1906: relazione
, Firenze, Stabilimento pei minorenni Corrigendi, 1907;
- Zeffirino Lazzeri,
Il monastero di Piccarda ossia le Clarisse di Monticelli nella storia di Firenze
, Arezzo, Cooperativa tipografica, 1912;
- Eliseo Marzi,
Montedomin
i, in "Firenze", 1933, 3, pp. 69?77;
- Cesare Torricelli,
La Pia Casa di Lavoro detta di Montedomini
, Firenze, Tipografia Barbera, 1940;
- Il trasferimento di Montedomini
, in "La Nazione", 27 settembre 1965;
- Commissione di studio proposta per Montedomini
, in "La Nazione", 8 ottobre 1965;
- Piero Bargellini
, Ennio Guarnieri,
Le strade di Firenze
, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978.
- Francesca Carrara, Ludovica Sebregondi,
Montedomin
, in
Gli istituti di beneficenza a Firenze. Storia e architettura
, catalogo della mostra (Firenze, Montedomini, aprile-maggio 1998) a cura di Francesca Carrara, Ludovica Sebregondi, Ulisse Tramonti, Firenze, Alinea, 1999, pp. 71?97.