Studio delle modalita percettive della
vista
tramite un
bastone di Giacobbe
, in una raffigurazione del trattato alchemico
Utriusque Cosmi
di
Robert Fludd
(1617)
La
percezione
e il processo
psichico
[
senza fonte
]
che opera la sintesi dei dati
sensoriali
in forme dotate di significato. Gli assunti allo studio della percezione variano a seconda delle teorie e dei momenti storici. Le principali discipline che si sono occupate di percezione sono la
psicologia
, la
medicina
e la
filosofia
.
E possibile operare una prima distinzione
[
senza fonte
]
tra la
sensazione
legata agli effetti immediati ed elementari del contatto dei recettori sensoriali con i segnali provenienti dall'esterno e in grado di suscitare una risposta e la
percezione
che corrisponde all'organizzazione dei dati sensoriali in un'esperienza complessa ovvero al prodotto finale di un processo di elaborazione dell'
informazione
sensoriale da parte dell'intero
organismo
.
La psicologia
associazionista
considerava la percezione come la somma di piu stimoli semplici legati in modo diretto al substrato fisiologico degli apparati sensoriali. Con lo sviluppo e il consolidamento della psicologia della
Gestalt
, il centro dell'indagine sui processi percettivi passa dalla precedente concezione elementaristica alla percezione come risultato di un'interazione e organizzazione globale di varie componenti. Prima di esporre le varie teorie che si sono occupate della percezione, e opportuno comprendere i processi che ne stanno alla base.
Tali processi sono di due tipi: la
categorizzazione
e l'identificazione.
Raffigurazione del modo in cui, secondo
Cartesio
, la
mente
prende coscienza delle percezioni
sensorie
tramite la
ghiandola pineale
.
[1]
La categorizzazione e il processo mediante il quale assegniamo un oggetto a una categoria. Ad esempio, un oggetto di forma sferica, liscio e con un picciolo in mezzo fa parte della categoria frutta.
Dopo aver fatto questo dobbiamo "identificare l'oggetto", ovvero dargli un nome. L'oggetto liscio e sferico col picciolo in mezzo si chiama mela (processo di identificazione.) Sia la categorizzazione sia l'identificazione richiedono processi cognitivi elevati, come ad esempio tutto cio che sappiamo sull'oggetto, le impressioni che ci siamo fatti su di esso, ecc.
Ci sono due tipi di stimoli che noi usiamo per crearci la nostra rappresentazione percettiva degli oggetti: lo stimolo distale e quello prossimale.
Lo stimolo distale e cio che noi percepiamo, la presenza fisica dell'oggetto.
Lo stimolo prossimale e quello stimolo da cui noi dobbiamo ricavare informazioni per arrivare allo stimolo distale.
Il fatto che la mela e rotonda, che ha il picciolo in mezzo etc., fanno tutti parte dello stimolo prossimale, perche grazie a queste informazioni io arrivo a capire che quella e una mela, quindi allo stimolo distale.
In sintesi, il processo della percezione richiede che il sistema percettivo ricopi le informazioni contenute nello stimolo prossimale per crearsi la rappresentazione percettiva dell'oggetto, o stimolo distale. Tuttavia questo passaggio non avviene sempre in modo corretto: ogni tanto il sistema percettivo fa degli errori, e quindi ci fa sperimentare quelle che si chiamano illusioni.
Una illusione e una rappresentazione sbagliata che noi ci siamo fatti di un oggetto. Quando qualcosa e freddo puo sembrare bagnato. Questo e un esempio di illusione. Fonte: "Daniel levitin", "Foundations of cognitive psychology". Vi sono due processi fondamentali che il sistema percettivo mette in atto per arrivare allo stimolo distale: quello di bottom-up e quello di top-down. Il bottom-up avviene quando la rappresentazione percettiva dell'oggetto e guidata dalle sue caratteristiche. Il top-down avviene quando la rappresentazione percettiva e guidata dalle esperienze passate dell'individuo, ad esempio da tutto quello che io conosco sull'oggetto.
Per decenni si e pensato che la memoria di un oggetto e la sua percezione per la prima volta attivassero le stesse aree cerebrali. La
risonanza magnetica nucleare
ha mostrato che entrambi attivano la
corteccia visiva
. Tuttavia, la percezione attiva una gerarchia di sistemi in cui la corteccia visiva secondaria e poi quella terziaria (e cosi via) presentano un grado crescente di dettaglio circa la complessita dell'oggetto (es. la mela e rotonda, di colore verde, ecc.), ma perdono in precisione circa la sua collocazione spaziale. Questo processo non accade nel ricordo che risulta assai meno ricco di particolari.
[2]
Il modello di
Hermann von Helmholtz
sottolinea l'importanza dell'esperienza nella percezione, enfatizzando il ruolo dei processi mentali nell'interpretazione degli stimoli. Gli stimoli eccitano il sistema nervoso e cosi il soggetto, in base alle sue esperienze passate sull'oggetto (le sue conoscenze e le sue memorie) puo sviluppare quelle che Helmholtz chiama "inferenze (ipotesi) inconsce".
Helmholtz suddivide il processo percettivo in due stadi:
- 1º stadio (
analitico
): gli organi sensoriali analizzano gli stimoli in entrata.
- 2º stadio (
sintetico
): si sintetizzano gli stimoli sensoriali ricevuti, per formare la rappresentazione percettiva dell'oggetto.
Nella teoria di Helmholtz sono presenti i precursori di quello che in seguito sara definito come "costruttivismo cognitivo" applicato alla percezione, basato sul presupposto che "i processi cognitivi coinvolgono quelle che si chiamano inferenze induttive, o problem solving intelligenti".
In pratica, secondo il costruzionismo cognitivo, i processi percettivi tentano di "costruire una descrizione che meglio si adatta alla situazione, usando ad esempio i contesti percettivi dello stimolo".
[3]
La
Gestalt
, mediante un approccio
fenomenologico
alla percezione, canonizza
una serie di leggi percettive
indipendenti dall'esperienza esterna (quindi non legate a fenomeni di
apprendimento
) e presenti sin dalla nascita.
Queste leggi analizzano l'organizzazione figurale prendendo in considerazione la separazione della figura dallo sfondo (attraverso il colore, la densita, la trama, il contorno).
Max Wertheimer
, il padre della
psicologia della Gestalt
, ipotizzo le seguenti leggi:
- La legge della sovrapposizione: le forme sopra sono figure. Perche si verifichi una sovrapposizione e allora necessario che ci siano indizi di profondita.
- La legge dell'area occupata. La zona distinta che occupa un'estensione minore tende ad essere colta come figura, mentre quella piu estesa come sfondo. Risulta importante anche orientamento dell'area occupata. Questo meccanismo di identificazione degli oggetti sullo sfondo funziona anche se la chiusura e incompleta
- Legge dell'organizzazione percettiva sulla base del destino comune. Tale meccanismo di vicinanza risulta saliente non solo a livello di modificazioni dello spazio, ma anche del tempo.
Altri studi, sempre afferenti alla psicologia gestaltista, si sono occupati di postulare le leggi generali volte a sintetizzare piu elementi in un'unica percezione globale:
- La legge della
Gestalt
, che sintetizza l'intera logica della percezione, e quella della semplicita o della "buona forma": i dati vengono infatti organizzati nella maniera piu semplice e piu coerente possibile, rispetto alle esperienze pregresse.
- La legge del raggruppamento per somiglianza: in elementi disposti disordinatamente, quelli che si somigliano tendono ad essere percepiti come forma, staccati dallo sfondo e divenire una figura. La percezione della figura risulta tanto piu forte quanto piu forte e la somiglianza.
- Legge della buona continuazione (o continuita della direzione): si impone come unita percettiva quella che offre il minor numero di irregolarita od interruzioni, a parita delle altre proprieta.
Altri studi si sono invece occupati di determinare gli elementi figurali utilizzati per la percezione della terza dimensione. Essa risulta infatti legata alla percezione del movimento. I principali indicatori identificati sono:
- la grandezza relativa (l'oggetto piu grande e il piu vicino),
- la luminosita,
- la prospettiva aerea e quella lineare.
Le leggi della percezione sono dette
autoctone
perche ritenute innate e non frutto dell'apprendimento, anche se si e visto che esiste una progressione evolutiva nella elaborazione delle percezioni. Fin dai primi mesi il
neonato
e in grado di riconoscere i colori e le forme (in particolare la figura umana), ma solo piu tardi acquistera la "costanza percettiva", ossia la capacita di collegare una forma o figura gia conosciuta, con una diversa in cui riconosce caratteristiche di somiglianza (ad es. una statua viene associata ad una persona).
[4]
Chiamato anche "teoria della percezione diretta", secondo tale teoria la percezione non e niente di piu che l'immediata ricezione dell'informazione. Questo approccio apparve in forma "embrionica" nel libro di
Gibson
"La percezione del mondo visuale".
Un approccio fondamentalmente diverso alla comprensione della percezione degli oggetti si basa sul ruolo essenziale dell'
intenzionalita condivisa
.
[5]
Il professore di psicologia cognitiva
Michael Tomasello
ha ipotizzato che i legami sociali tra i bambini e i tutori sarebbero gradualmente aumentati attraverso la forza motrice essenziale dell'
intenzionalita condivisa
a partire dalla nascita.
[6]
La nozione di
intenzionalita condivisa
, introdotta da Michael Tomasello, e stata sviluppata da ricercatori successivi, che tendevano a spiegare questa interazione collaborativa da diverse prospettive, ad esempio, psicofisiologia
[7]
[8]
[9]
e neurobiologia.
[10]
L'approccio dell'
intenzionalita condivisa
considera il verificarsi della percezione in una fase precedente dello sviluppo degli organismi rispetto ad altre teorie, anche prima dell'emergere dell'
intenzionalita
,
categorizzazione
e identificazione (guarda su). Poiche molte teorie basano la loro conoscenza sulla percezione sulla base delle sue principali caratteristiche di organizzazione, identificazione e interpretazione delle informazioni sensoriali per rappresentare l'immagine olistica dell'ambiente, l'
intenzionalita
e la questione centrale nello sviluppo della percezione. Al giorno d'oggi, solo un'ipotesi tenta di spiegare l'
intenzionalita condivisa
in tutta la sua complessita integrale dal livello delle dinamiche interpersonali all'interazione a livello neuronale ? l'approccio dell'
Intenzionalita condivisa
.
Introdotta dal professore lettone Igor Val Danilov, l'ipotesi dei processi neurobiologici che si verificano durante l'intenzionalita condivisa
[11]
evidenzia che, all'inizio della cognizione, gli organismi nella fase iniziale dello sviluppo non sono in grado di distinguere autonomamente gli stimoli sensoriali rilevanti. Poiche l’ambiente e una cacofonia di stimoli (onde elettromagnetiche, interazioni chimiche e fluttuazioni di pressione), la loro sensazione e troppo limitata dal rumore per risolvere il problema dei segnali. Lo stimolo rilevante non puo superare la grandezza del rumore se passa attraverso i sensi. Pertanto, l'intenzionalita e per loro un problema difficile poiche necessita della rappresentazione dell'ambiente gia categorizzato in oggetti. Anche la percezione degli oggetti e problematica poiche non puo apparire senza Intenzionalita. Dal punto di vista di questa ipotesi, l'
intenzionalita condivisa
e un'interazione collaborativa in cui i partecipanti condividono lo stimolo sensoriale essenziale del problema cognitivo reale. Questo legame sociale consente l'addestramento ecologico del giovane organismo immaturo, a partire dalla fase di sviluppo dei riflessi, per elaborare l'organizzazione, l'identificazione e l'interpretazione delle informazioni sensoriali nello sviluppo della percezione.
[12]
Da questo resoconto emerge la percezione dovuta all'
intenzionalita condivisa
nello stadio embrionale dello sviluppo, cioe anche prima della nascita.
[13]
Mentre in Europa si sviluppava la
Gestalt
, incentrandosi, attraverso le sue leggi universali, sugli elementi fenomenologici del percetto, negli Stati Uniti prendeva piede dagli anni 50 il paradigma del
New Look of Perception
.
Tra i maggiori esponenti di questi studi e possibile ricordare
Jerome Bruner
. Con questa scuola acquisisce l'importanza, del tutto trascurata dall'approccio della
Gestalt
, delle attivita e del valore (personale e sociale) dell'oggetto percepito. Le forme, non piu innate, sono ancorate ai bisogni e agli scopi degli individui; i valori e i bisogni personali diventano elementi chiave attraverso cui strutturare il processo percettivo. Oggetti e simboli ritenuti significativi dalla persona possono essere percepiti in maniera distorta, e dissonanti dall'approccio fenomenologico della percezione portato avanti dalla
Gestalt
.
Dal punto di vista del piano applicativo, la percezione rappresenta un potente indicatore del vissuto
emotivo
e
motivazionale
dell'individuo. Infatti, come la corrente del
New look of perception
ha sottolineato, i motivi e gli stati emotivi del soggetto, sia momentanei che persistenti, hanno l'effetto di sensibilizzare selettivamente il soggetto verso gli oggetti legati alle sue tendenze o avversioni, siano essi processi di allontanamento e difesa percettiva o vigilanza percettiva. L'atteggiamento percettivo, aspetto di un piu generale stile cognitivo, e strettamente legato al modo dell'individuo di vivere questi aspetti, quindi alla sua
personalita
in senso globale, nei suoi aspetti consapevoli e inconsapevoli.
L'equilibrio omeostatico tra motivazione\emozione e percezione e dimostrato da numerosi studi riguardanti la privazione senso-motoria. In questi studi il soggetto, messo in una condizione forzata di omogeneita percettiva e cognitiva, vivacizza la propria attivita percettiva con l'insorgere di uno stile analitico e addirittura di allucinazioni che destrutturano il percetto dalle leggi gestaltiste.
- ^
Illustrazione dal
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- Speciale
Percezione
, sul portale RAI Filosofia
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