Operazione Quercia
(in
tedesco
Unternehmen Eiche
) fu il
nome in codice
dato all'
operazione militare
condotta il
12 settembre
1943
dai
paracadutisti
tedeschi della
2. Fallschirmjager-Division
che porto alla liberazione di
Benito Mussolini
dalla prigionia a
Campo Imperatore
, sul
Gran Sasso
. Dopo essere stato arrestato il
25 luglio 1943
, Mussolini venne condotto in varie localita e alla fine trasferito a Campo Imperatore a fine estate del 1943, una zona isolata e raggiungibile solo tramite funivia, dove era guardato a vista. Per non rischiare di farlo cadere in mano agli
Alleati
,
Adolf Hitler
ordino al generale dei paracadutisti
Kurt Student
di organizzare una missione per la liberazione del Duce servendosi dei suoi
Fallschirmjager
, a cui vennero aggregati, per ragioni politiche, sedici uomini del Servizio di sicurezza (
Sicherheitsdienst
- SD) delle
SS
agli ordini del capitano
Otto Skorzeny
.
Il 12 settembre, pochi giorni dopo il
Proclama Badoglio
che annunciava la
resa incondizionata
delle
forze italiane
agli Alleati, i paracadutisti tedeschi lanciarono un audace assalto per liberare Mussolini, che si risolse con successo e senza perdite per gli assalitori. Grazie ai suoi contatti diretti con
Ernst Kaltenbrunner
e
Heinrich Himmler
, fin da subito Skorzeny riusci a imporre la propria versione distorta e autocelebrativa dei fatti avvenuti sul Gran Sasso, versione che per ragioni politiche e di prestigio fu utilizzata e resa ufficiale dalla propaganda nazista, la quale utilizzo la figura di Skorzeny e il successo dell'azione per risollevare il morale dell'esercito tedesco dopo i rovesci
in Tunisia
,
in Sicilia
e
sul fronte sovietico
. Tale ricostruzione nel dopoguerra trovo ampio risalto, nonostante i rapporti ufficiali e le testimonianze dei protagonisti negassero un reale coinvolgimento di Skorzeny nella fase preparatoria ed esecutiva dell'operazione.
Fin dall'entrata in guerra a fianco della
Germania nazista
, l'Italia subi una lunga serie di sconfitte culminate nel 1943 con la
distruzione dell'8ª Armata
in
Unione Sovietica
a gennaio, la
perdita dei possedimenti
in
Nordafrica
a maggio e con l'
invasione anglo-statunitense della Sicilia
in luglio. In questa situazione critica per il paese e per il
regime fascista
, esponenti di
Casa Savoia
, delle
forze armate
e del regime stesso cercarono una soluzione per concludere un armistizio con gli
Alleati
. Nella notte del 25 luglio 1943, al termine di una burrascosa riunione del
Gran consiglio del fascismo
iniziata il pomeriggio del 24, Mussolini venne sfiduciato. Il Duce intorno alle 17:00 si reco a
Villa Ada
per un colloquio con il
re
Vittorio Emanuele III
, il quale gli comunico la sua sostituzione da capo del governo con il
Maresciallo d'Italia
Pietro Badoglio
; lo fece poi arrestare all'uscita della villa. Tre ore dopo vennero annunciate al paese le dimissioni del Duce e, contemporaneamente, reparti di polizia e carabinieri s'impadronirono dei maggiori centri di comunicazione compiendo arresti fra i fascisti ancora fedeli a Mussolini, evitando cosi una loro eventuale reazione. A
Roma
la folla scese in strada abbattendo i simboli del regime e prendendo d'assalto le sedi del partito
[1]
.
Con l'uscita di scena del Duce, per non indispettire i tedeschi, Badoglio decise di mantenere l'
alleanza con la Germania
, ma segretamente intavolo le prime trattative con gli Alleati. Temendo una reazione di
Adolf Hitler
e per impedire eventuali rappresaglie, venne deciso di tenere Mussolini segregato fino al futuro arrivo degli Alleati. Il Duce venne dapprima trasferito a
Ponza
, ma fin da subito i
servizi segreti italiani
riferirono che i tedeschi stavano preparando due operazioni: una per occupare
Roma
("piano Student") e una per liberare Mussolini ("piano Eiche"). Ponza venne considerata troppo vulnerabile nel caso in cui Hitler avesse dato il via al piano per liberare il Duce, pertanto questi il 7 agosto venne prelevato e condotto all'
isola della Maddalena
[2]
. A fine agosto, dopo aver ricevuto informazioni utili dal
Sicherheitsdienst
(SD), i tedeschi iniziarono a muoversi e inviarono sull'isola della Maddalena un
ricognitore
Heinkel He 111
, sul quale volava il capitano del Sicherheitsdienst
Otto Skorzeny
con il compito di fotografare l'isola dall'alto. L'aereo a causa di un'avaria dovette ammarare e Skorzeny con l'equipaggio furono tratti in salvo. Venuti a conoscenza del tentativo tedesco, il 28 agosto i servizi di sicurezza italiani prelevarono Mussolini e lo condussero in un albergo ai piedi del
Gran Sasso
, da dove il 6 settembre venne ulteriormente trasferito in un
altro albergo
sulla sommita del Gran Sasso, a
Campo Imperatore
, a piu di 2 000 metri di altitudine
[3]
.
Hitler, consapevole del doppio gioco di Badoglio, oltre che le operazioni "Eiche" e "Student" si riservo, in caso di defezione italiana, l'opportunita di occupare la penisola e disarmare l'esercito italiano dislocato in patria e fuori, pianificando a tale scopo l'
operazione "Achse"
. L'8 settembre, dopo difficili trattative, il governo italiano
rese pubblica
la
resa incondizionata
dell'Italia alle forze alleate firmata il precedente 3 settembre. La risposta tedesca, accuratamente pianificata e organizzata nei dettagli operativi, fu rapida e immediatamente efficace. Alle ore 19:50, pochi minuti dopo la conclusione dell'annuncio di Badoglio, venne diramata la parola in codice "Achse" che automaticamente diede il via alle misure aggressive tedesche contro le forze armate italiane in tutti i teatri bellici del
Mediterraneo
[4]
.
Quando giunsero le prime notizie dell'arresto di Mussolini, Adolf Hitler, che in quel momento si trovava nella cosiddetta "
Tana del Lupo
" (Wolfsschanze) a
Rastenburg
, decise fin da subito di liberare il suo alleato, annientare il governo di Roma e occupare la penisola italiana. Il 26 luglio Hitler convoco presso il suo quartier generale di Rastenburg il suo Stato maggiore, dove venne discussa l'opportunita, poi accantonata, di mettere in moto un contro-colpo di stato per occupare Roma in pochi giorni. Gli ufficiali dello Stato maggiore convinsero il Fuhrer ad abbandonare l'idea, in quanto non vi erano abbastanza uomini per affrontare i circa 60 000 soldati italiani dislocati attorno alla capitale. Hitler acconsenti a prendere tempo finche nella penisola non vi fossero truppe sufficienti per poterla occupare in forze. Tuttavia, il dittatore tedesco non intendeva rischiare che Mussolini cadesse nelle mani degli Alleati, e decise la costituzione di un'unita speciale con il compito di trovare e liberare il Duce
[5]
.
Hermann Goring
raccomando il
XI. Fliegerkorps
del generale
Kurt Student
, che si stava addestrando nella
Francia meridionale
. Student fu subito convocato a Rastenburg e incaricato di studiare un piano per liberare Mussolini, piano denominato "Eiche" (Quercia). Assieme a Student, l'
Oberkommando der Wehrmacht
(OKW) aveva convocato alcuni ufficiali dell'unita speciale
Brandenburg
e di unita della
Luftwaffe
. Tuttavia per le operazioni di spionaggio, sotto pressione di
Heinrich Himmler
, agli ufficiali della Brandeburg vennero preferiti uomini del Servizio di sicurezza (
Sicherheitsdienst
- SD) delle
Schutzstaffel
(SS) al comando del capitano
Otto Skorzeny
, comandante dell'SS-Jagerbataillon 502, posto comunque sotto gli ordini di Student
[6]
.
Quando, dopo due giorni di combattimenti,
Roma cadde definitivamente
in mano ai tedeschi, Student pote concentrarsi sulla questione Mussolini. Con gli alleati
sbarcati a Salerno
e gli italiani ufficialmente nemici, in base alle poche informazioni fornite dai servizi segreti tedeschi in Italia, Student organizzo in brevissimo tempo un'azione verso il luogo dove la custodia di Mussolini era considerata piu probabile: l'hotel sul pianoro sommitale del Gran Sasso. Verso le ore 15:00 dell'11 settembre Student incarico il maggiore
Harald-Otto Mors
d'iniziare la pianificazione dell'azione, la quale sarebbe dovuta iniziare alle 07:30 del giorno seguente. Le unita scelte per l'azione furono gli uomini del I battaglione del 7º reggimento paracadutisti, tranne la 4ª compagnia, trattenuta a Roma. Stabiliti il "quando" e il "dove", Mors dovette occuparsi del "come" e convoco il capitano dell'
Abwehr
Gerhard Langguth, che aveva effettuato delle fotografie aeree del pianoro sul Gran Sasso, e l'ufficiale addetto alle operazioni di Student, il maggiore Arnold von Roon
[7]
.
Dopo alcune valutazioni di ordine tattico che esclusero assalti via terra o con truppe aviotrasportate, l'attenzione cadde sull'utilizzo degli alianti. Questi velivoli avrebbero garantito il trasporto di un numero sufficiente di uomini a una distanza tale dall'edificio da poter assicurare il fattore "sorpresa", grazie al quale poter sopraffare eventuali uomini a guardia del presidio prima che questi potessero reagire. Student ordino che dodici
alianti
DFS 230
del 12º Staffel/Luftlande Geschwader 1 fossero trasferiti quanto prima all'
aeroporto di Pratica di Mare
per trasportare la 1ª compagnia del tenente Georg von Berlepsch, rafforzata da un plotone della 4ª compagnia, per un totale di 120 uomini
[8]
. Nonostante che a Skorzeny fosse stata affidata la parte informativa dell'operazione e ai suoi uomini l'operazione che prevedeva la liberazione dei familiari di Mussolini a
Rocca delle Caminate
, egli riusci a persuadere il generale Student a lasciarlo partire per il Gran Sasso con alcuni uomini delle SS
[9]
.
Di fatto, il servizio informazioni tedesco non era riuscito a rilevare la vera consistenza del presidio italiano sul Gran Sasso; Langguth la stimava all'incirca in un centinaio tra carabinieri e poliziotti, e altrettanti ad
Assergi
, localita dove sorge la base della funivia per il Gran Sasso. In base all'esperienza avuta durante i combattimenti per Roma, i tedeschi si aspettavano una significativa resistenza del presidio e, per evitare di lasciare i paracadutisti in balia di eventuali contrattacchi provenienti dagli uomini a presidio della funivia, Mors decise che lui e gli uomini della 2ª e 3ª compagnia (circa 260 soldati) nella notte tra l'11 e il 12 sarebbero partiti da
Frascati
in direzione Assergi, dove si sarebbero impadroniti della stazione di base
[10]
. Nel corso della sera dell'11 settembre Mors e Student, riuniti a Frascati, si concentrarono sulla fase dell'
esfiltrazione
. Venne previsto che in caso la funivia fosse rimasta danneggiata dai combattimenti, Student avrebbe messo a disposizione due aeroplani leggeri
Fieseler Fi 156
in grado di atterrare e decollare nel pianoro su cui sorgeva l'hotel in cui era rinchiuso Mussolini. Student predispose poi due compagnie di paracadutisti da lanciare sull'
aeroporto dell'Aquila
per assicurare la necessaria protezione alle operazioni, che prevedevano l'arrivo del Duce e il suo seguente imbarco all'aeroporto dell'Aquila per essere condotto a
Vienna
[11]
.
Quando Mors e von Berlepsch vennero a conoscenza del fatto di dover lasciare a terra diciotto dei propri uomini per permettere a Skorzeny e a diciassette uomini dei servizi segreti di partecipare all'azione, si preoccuparono non poco ma dovettero rispettare gli ordini, anche perche problemi ben piu pressanti angustiavano i due. Con l'avvicinarsi della mezzanotte divenne chiaro che gli alianti non sarebbero arrivati in tempo a Pratica di Mare e che la colonna motorizzata diretta alla funivia non sarebbe stata in grado di rispettare la tabella di marcia, cosi Mors venne autorizzato da Student a rinviare l'operazione alle ore 14:00 del 12 settembre. Alle 03:00 Mors mosse da Frascati con la colonna motorizzata diretto ad Assergi
[12]
.
Von Berlepsch organizzo la forza d'assalto del Gran Sasso dividendo gli alianti in quattro gruppi, in base alla convenzione tedesca che prevedeva l'impiego degli alianti in formazioni da tre, denominati
Kette
. Mors forni a von Berlepsch una squadra di addetti alle comunicazioni, due assistenti di sanita, una sezione mitragliatrici, una sezione mortai e un plotone
Panzerjager
con cannone controcarro
2,8 cm sPzB 41
[13]
. Lo stesso von Berlepsch avrebbe guidato la prima
Kette
con tre alianti e trenta uomini del I plotone per condurre l'assalto iniziale all'albergo. Aggregato in qualita di "consigliere politico"
[14]
, Skorzeny con i suoi uomini sarebbero saliti sugli alianti nella seconda
Kette
con l'incarico primario di prendere il controllo della zona di atterraggio, sorvegliare eventuali prigionieri e, una volta che i paracadutisti avessero liberato Mussolini, di prendere quest'ultimo in custodia. La terza sezione del maresciallo Eugen Abel al comando del II plotone si sarebbe impadronita della stazione superiore della funivia e la quarta, con il III plotone del sottotenente Gradler, con armi pesanti, addetti alla sanita e alle comunicazioni, avrebbe assicurato assistenza a seconda delle necessita. Il primo
Kette
sarebbe atterrato con i suoi tre alianti in simultanea, mentre gli altri alianti sarebbero atterrati ad un minuto di distanza uno dall'altro, in modo tale da avere l'intero contingente a terra in circa dieci minuti
[15]
.
Nel frattempo Skorzeny si adopero per tramare alle spalle di Mors e von Berlepsch per propri fini personali. Unilateralmente incluse nell'operazione il generale italiano
Fernando Soleti
[N 1]
, prelevato da
Roma
su indicazione di
Herbert Kappler
, il quale si pensava disponesse di informazioni utili sulla guarnigione a protezione di Mussolini. Secondo le fonti di Kappler, Soleti aveva mandato alcuni uomini della
PAI
sul Gran Sasso l'8 settembre, il che confermava che quella era la localita dove il Duce era stato trasferito. Skorzeny penso quindi di utilizzare Soleti quale "arma" per irrompere nell'hotel senza sparare, e ordino a
Karl Radl
di condurre Soleti all'aeroporto di Pratica di Mare, dove intorno alle 10:00 venne informato che avrebbe partecipato all'azione. Skorzeny infine escluse due paracadutisti per far spazio ad un fotografo e ad un corrispondente di guerra, palesando la sua volonta di rendere l'azione spendibile in ambito propagandistico
[16]
.
Preceduta da un nucleo di ricognizione motociclista, la colonna tedesca composta da una quindicina di camion Fiat che trasportava la 3ª compagnia del tenente Karl Schulze e la compagnia comando del battaglione con il maggiore Mors, intorno alle ore 13:00 raggiunse la deviazione per Assergi, presso
L'Aquila
. Mors ordino a Schulze di lasciare un distaccamento per formare un posto di blocco e dare l'allarme in caso di interferenza della
Divisione "Pinerolo"
, in quel momento di stanza nel capoluogo abruzzese. Successivamente la colonna si rimise in marcia verso Assergi, dove Mors ordino ai motociclisti di entrare con cautela nell'abitato e di dirigersi verso la stazione di base della funivia. Gli italiani avevano sistemato alcuni posti di blocco e in questo frangente trovo la morte la guardia forestale Pasqualino Vitocco, che si trovava nei pressi del posto di blocco a sud di Assergi: Vitocco, in circostanze mai del tutto chiarite, fu colpito da una raffica di mitra alla schiena
[17]
[N 2]
.
Quando il distaccamento tedesco entro ad
Assergi
fu attaccato dai militari italiani appostati negli edifici, ma la superiore capacita di fuoco dei tedeschi costrinse gli italiani a desistere; uno di loro, Giovanni Natali, venne ucciso, mentre altri due
carabinieri
rimasero feriti. Quando il grosso della colonna raggiunse la stazione di base della funivia gli italiani si arresero e Mors, assieme a Schulze e altri paracadutisti, attese il via libera da parte dei paracadutisti impegnati con l'assalto all'albergo, che avrebbero dovuto occupare la stazione superiore della funivia. Erano le ore 14:00, e pochi minuti dopo, alle 14:03, gli alianti iniziarono le manovre di atterraggio
[18]
.
Frattanto il sottotenente Hans Mandel raggiunse col suo distaccamento Rocca delle Caminate: senza incontrare resistenza, fece salire su un'automobile
Rachele Mussolini
e i figli minori
Romano
e
Anna Maria
. Portati all'
aeroporto di Rimini
, vennero imbarcati su un velivolo della Luftwaffe e trasferiti a Vienna
[18]
.
Intorno alle 12:10, mentre i paracadutisti stavano salendo sugli alianti, suono una sirena di allarme aereo che fece ritardare l'imbarco definitivo, avvenuto alle 13:00; cinque minuti dopo decollo la prima sezione di tre alianti al traino degli
Henschel Hs 126
del gruppo di von Berlepsch, mentre le altre due sezioni seguirono a intervalli di due minuti l'una dall'altra. Langguth, che conosceva meglio di tutti il terreno del Gran Sasso, si trovava sull'Hs 126 di testa per guidare la navigazione, ma poco dopo la partenza da Pratica di Mare i tedeschi trovarono forti venti, che convinsero Langguth a eseguire una deviazione non prevista dal piano per superare le cime delle montagne. Alle 13:25 circa Langguth ordino al suo pilota di effettuare una virata di 360º per guadagnare quota; i tre velivoli della prima
Kette
eseguirono la manovra ma i piloti delle sezioni successive, a 7 km di distanza, rimasero spiazzati e proseguirono dritti, cosicche Skorzeny si trovo in testa alla formazione. In seguito Skorzeny sostenne di aver lui stesso ordinato al pilota Elimar Meyer di procedere, anche se dal rapporto dello stesso Meyer cio risulta non essere vero, anche perche la cabina di pilotaggio era separata dal vano di carico e Skorzeny non poteva nemmeno vedere il pilota
[19]
[20]
.
Gli Hs 126 si avvicinarono al Gran Sasso da sud-ovest passando vicino a L'Aquila, dove trovarono forti raffiche di vento e un fitto banco di nubi. Nonostante il piano prevedesse l'avvicinamento all'obbiettivo da una quota di 3 200 metri, i piloti decisero di rimanere sotto la copertura delle nubi, a circa 2 800 metri. All'altezza di Assergi gli alianti iniziarono a sganciarsi dagli aerei da traino e i piloti a circuitare intorno al lato meridionale della vetta, manovrando per avvicinarsi alla zona d'atterraggio da sud-est. Dopo lo sgancio Langguth ordino al pilota del suo Hs 126 di rimanere in quota per osservare l'assalto dall'alto e alle 14:03 i DFS 230 di Skorzeny si apprestavano ad atterrare sulla zona designata
[21]
.
Come ricorda lo stesso Meyer, solo quando gli alianti furono a circa 150 metri di quota ≪vedemmo improvvisamente tante persone affluire come formiche ad un'uscita. I soldati laggiu non assunsero nessun atteggiamento ostile. Benche qualcuno avesse il fucile o il mitra, tutti si limitarono a guardare con stupore gli aerei sconosciuti. La situazione era visibilmente piu favorevole di quanto ci si potesse aspettare≫. L'impatto degli
alianti
della prima
Kette
fu violento e gli occupanti rimasero piuttosto provati dall'atterraggio, compreso il generale Soleti, il quale appena sbarcato cerco, con scarso successo, di comunicare con i soldati del presidio mentre gli altri alianti si apprestavano ad atterrare nei dintorni. Skorzeny - ignorando qualsiasi disposizione - si diresse verso l'ingresso piu basso dell'albergo, ma gli altri uomini delle SS non furono di alcuna utilita all'azione, poiche non erano addestrati a questo tipo di operazioni e caddero vittima del
mal d'aria
.
[22]
.
Mentre Skorzeny si dirigeva all'ingresso dell'albergo, l'aliante n.5 di Menzel atterro a un centinaio di metri dall'edificio; poco dopo essere uscito dal velivolo, Menzel si accorse di essersi rotto una caviglia. Nel frattempo il capitano Skorzeny, dopo aver trovato sbarrato un primo ingresso, si diresse sul lato ovest dell'albergo, dove trovo una terrazza a circa un metro e mezzo da terra che non riusci a raggiungere. Solo l'arrivo del caporale maggiore Himmel, al quale fu ordinato di piegarsi in modo tale da consentire a Skorzeny di salirgli sulla schiena per poter superare l'ostacolo, consenti allo stesso Skorzeny di entrare nell'albergo
[23]
.
Nel frattempo atterrarono l'aliante n.6, i cui occupanti procedettero a occupare la stazione della funivia, e l'aliante n.7 del maresciallo Eugen Abel. Sul lato orientale dell'albergo intanto il generale Soleti continuava a parlare confusamente con un folto gruppo di uomini del presidio che si erano portati attorno all'aliante di Skorzeny. Allertato dalla concitazione creatasi all'esterno dell'albergo, il tenente Alberto Faiola, comandante dei 43 carabinieri del presidio, entro nella stanza dell'
ispettore capo
di polizia Giuseppe Gueli per informarlo e decidere il da farsi. Gueli, che in quel momento stava dormendo, fu preso totalmente alla sprovvista e, dopo essersi diretto di sobbalzo alla finestra, vide gli ultimi alianti atterrare; in preda al panico, urlo dalla finestra alle sentinelle di non sparare
[24]
. Resosi conto che Gueli non era in grado di ragionare, Faiola si reco nella stanza del suo vice, Osvaldo Antichi, ed entrambi si recarono nella stanza 201 dove era recluso il Duce
[25]
.
Skorzeny si trovo assieme al solo assistente Schwerdt dinanzi all'ingresso dell'albergo e, dopo aver visto Mussolini sporgersi dalla finestra delle sua stanza, decise di entrare. Gli italiani all'interno non opposero alcuna resistenza, alcuni non sapendo cosa fare tornarono alle proprie stanze, cosi Skorzeny pote liberamente salire le scale dell'albergo fino alla stanza 201. Arrivato nella stanza del Duce, Skorzeny intimo a Faiola e Antichi di mettersi contro il muro e pochi istanti dopo entro Schwerdt che li scorto fuori; a questo punto Skorzeny rivolse un discorso enfatico a uno sbalordito Mussolini: ≪Duce, il Fuhrer mi ha mandato a liberarvi≫, disse, proseguendo in una breve autoesaltazione del proprio operato. Dopo aver ascoltato Skorzeny, Mussolini esclamo: ≪Sapevo che il mio amico Adolf Hitler non mi avrebbe abbandonato!≫, dopodiche chiese di essere portato a Rocca delle Caminate. Erano passati appena dieci minuti da quando l'aliante di Skorzeny aveva toccato terra
[26]
. In realta l'incarico di prendere in custodia Mussolini era stato affidato al maresciallo Eugen Abel, comandante del plotone della compagnia di von Berlepsch, ma questi, giunto per primo alla stanza di Mussolini, fu scacciato proprio da Skorzeny, che si arrogo un potere gerarchico derivante dal grado di capitano di cui non avrebbe dovuto avvalersi. In questo modo Skorzeny pote affermare di essere stato il primo a presentarsi a Mussolini
[27]
.
Anche Mors in quel frangente si presento all'ex Duce del fascismo e l'impressione che il maggiore ebbe di Mussolini venne ricordata nel dopoguerra dallo stesso Mors: ≪Era un uomo i cui segni della delusione e della sofferenza si leggevano su un volto molto piu eloquente delle parole di circostanza. [...] Provai proprio in quell'attimo un senso di pieta verso di lui, restituito alla guerra, alla politica, alla storia. Ed era stato riconsegnato allo scenario internazionale dai soldati tedeschi, non dai suoi connazionali, che invece lo avevano imprigionato. [...] E credo che fosse amareggiato, tanto che, quando i fotografi e l'operatore del cinegiornale
UFA
chiesero se potesse uscire dall'albergo per sfruttare le migliori condizioni di luce, disse stancamente in tedesco: "Fate di me quel che volete"≫
[28]
.
Durante il breve lasso di tempo di dieci minuti tutti gli alianti atterrarono a
Campo Imperatore
, con il solo aliante n.8 che ebbe un incidente in fase di atterraggio con qualche ferito. Alle 14:10 anche la
Kette
di von Berlepsch prese terra e i paracadutisti, attenendosi ai piani, circondarono l'edificio e montarono alcune mitragliatrici
MG 42
per tenere sotto tiro l'albergo. Gli italiani rimasero nascosti e alcuni gettarono le armi; solo a quel punto von Berlepsch capi che Skorzeny, di sua iniziativa, era gia entrato nell'edificio, cosi ordino a parte dei suoi uomini di entrare e ordino al sottotenente Gerhard Opel, comandante del II plotone della 4ª compagnia di dirigersi alla stazione di arrivo della funivia per aiutare gli uomini dell'aliante n. 6 ad occuparla
[29]
. Gli esterrefatti carabinieri a guardia delle funivia consegnarono le armi appena videro i tedeschi, a quel punto i para contattarono Mors con il seguente messaggio: ≪Hier Bergstation! Bergstation in unserer Hand!≫ che confermava la caduta in mano tedesca della funivia. Alle 14:17 von Berlepsch comunico a Mors il messaggio: ≪Missione compiuta!≫. In tutto l'incursione era durata 12 minuti
[30]
.
Intorno alle 14:45, appena arrivato all'albergo, Mors incontro Mussolini, presentandosi come ≪il comandante responsabile della missione≫ e comunicandogli che di li a breve sarebbe stato condotto in Germania, al
quartier generale
del Fuhrer. Alcuni tecnici dell'
Universum-Film AG
(UFA) girarono alcuni minuti di filmato con Mussolini e la squadra che l'aveva liberato per il cinegiornale, mentre altri scattarono numerose fotografie del Duce con i membri della missione
[28]
. Pochi minuti dopo Mussolini fu portato su uno dei due
Fieseler Fi 156
inviati da Student sul Gran Sasso a supporto dell'operazione, pilotato dal capitano della Luftwaffe e pilota personale di Student, Heinrich Gerlach. L'aereo poteva trasportare solo un passeggero, ma dopo varie insistenze, forse facendo "pesare" il suo grado o forse semplicemente dopo averlo convinto, Skorzeny ottenne il permesso di salire a bordo con Mussolini. La pista corta, l'aria rarefatta e il peso in eccesso portarono Gerlach a decidere di far trattenere le ali dello Storch da alcuni soldati fino a raggiungere il massimo regime del motore. A un segnale, lasciato libero, l'aereo scatto in avanti, prese quota e si diresse verso Pratica di Mare. A quel punto Mors pote comunicare a Student: ≪Auftrag erfullt. Duce abgeflogen!≫ (≪Missione compiuta. Il Duce e partito≫)
[31]
.
Alle 16:15 lo Storch raggiunse Pratica di Mare e gli occupanti si trasferirono su un
Heinkel He 111
diretto a Vienna dove, per volere di Hitler, successivamente vennero condotti anche Gueli e Soleti. Da li Mussolini il giorno successivo fu trasferito a Monaco dove incontro i figli e donna Rachele
[32]
. Appena atterrato a Vienna Skorzeny chiamo immediatamente
Ernst Kaltenbrunner
, riferendogli per filo e per segno la sua versione di quanto era accaduto in Abruzzo; successivamente, all'Hotel Imperial, Skorzeny venne contattato prima da
Heinrich Himmler
e, successivamente, da Hitler in persona, che si congratulo con lui e - caso piu unico che raro - gli assegno in quello stesso giorno la
Croce di Cavaliere
e lo promosse al grado di
maggiore
(
Sturmbannfuhrer
)
[33]
[34]
. In serata il radiogiornale tedesco diramo i particolari dell'operazione, elogiando il semisconosciuto Skorzeny, che in un attimo ≪era diventato un eroe per la Germania nazista e un temerario avventuriero per gli Alleati≫, e - come scrisse lo storico Patricelli - ≪ironia della sorte, a causa dell'unica impresa della sua pur audace carriera che non solo non era frutto del proprio ingegno, ma della quale non era stato neppure realmente protagonista≫
[35]
.
Nel frattempo sul Gran Sasso gli uomini di Mors diedero alle fiamme gli equipaggiamenti e gli alianti che non potevano essere riportati giu; verso sera i soldati tedeschi iniziarono il trasferimento verso valle con la funivia e si accamparono nei dintorni della stazione di base della medesima. La mattina del 13 settembre Mors ricondusse la colonna motorizzata a Frascati senza alcun contrattempo e senza che gli italiani di stanza all'Aquila prendessero alcuna iniziativa
[36]
.
Il giorno successivo, il 14 settembre, Mussolini raggiunse la "
Tana del Lupo
", dove incontro Hitler; verso sera incontro anche i gerarchi rifugiatisi in Germania, tra cui
Alessandro Pavolini
,
Renato Ricci
,
Roberto Farinacci
,
Guido Buffarini Guidi
e
Giovanni Preziosi
. Nei due giorni seguenti Mussolini, Hitler e vari ministri ebbero ripetuti colloqui per creare le basi per la rinascita di un nuovo stato fascista, giorni in cui Hitler decise la formazione di un nuovo governo fascista sotto il controllo delle autorita naziste
[37]
.
Fin dalla notte tra il 12 e il 13 settembre Mors e von Berlepsch ebbero l'impressione che Skorzeny avesse deliberatamente disobbedito agli ordini per il solo scopo di essere il primo a incontrare Mussolini e avvalorare, tramite foto e riprese, l'idea che fosse stato lui il protagonista dell'azione. In un momento negativo per gli avvenimenti bellici della Germania, Goebbels approfitto dell'ottimo esito dell'operazione sul Gran Sasso avvalorando la versione inventata di Skorzeny, tanto che il 14 settembre, nei
radiogiornali
tedeschi, Skorzeny venne indicato come l'organizzatore e l'uomo cui andava il merito della liberazione di Mussolini. In un'intervista radio Skorzeny si spinse addirittura a raccontare di un violento scontro a fuoco con gli italiani, di molti morti tra i paracadutisti durante gli atterraggi e di come il suo "Commando SS" fosse uscito vincitore, relegando nella sua narrazione i Fallschirmjager a un ruolo assolutamente marginale
[38]
. Gia nel 1950 pero l'ex braccio destro di Skorzeny, Karl Radl, fu uno di coloro che confutarono la versione raccontata da Skorzeny in cui si parlava di svariati caduti tra i paracadutisti, quando descrisse l'atterraggio degli alianti affermando: ≪[...] in realta tutta l'azione fortunatamente non ha provocato vittime≫
[39]
.
Il 17 settembre il bollettino del
Deutsches Nachtrichten Bureau
gia parlava di ≪uomini del servizio di vigilanza delle Waffen-SS [...] appoggiati da reparti di paracadutisti≫, in un totale rovesciamento della realta in cui gli uomini di Student assunsero sempre di piu il ruolo di comprimari agli occhi dell'opinione pubblica
[40]
.
Ritornato a
Frascati
dopo l'operazione, Mors s'infurio e protesto subito con Student, il quale, nonostante si sentisse insultato del mancato riconoscimento del merito dei suoi uomini e dalle invenzioni di Skorzeny e Goebbels, era riluttante ad affrontare Himmler. Quest'ultimo appariva piu che mai orientato a utilizzare la versione di Skorzeny per dare credito alle sue SS. Dopo un colloquio con Goring, il generale tedesco capi di avere le mani legate, soprattutto perche non poteva contestare la versione ormai accettata, per ragioni politiche, dallo stesso Hitler
[41]
. Student riusci comunque a far ottenere riconoscimenti ai membri della
Luftwaffe
che avevano preso parte all'assalto: il 17 settembre Gerlach, von Berlepsch e Meyer ottennero la
Croce di Ferro
, il 28 Mors e Langguth ricevettero la
Croce tedesca in Oro
. Le cerimonie, tuttavia, avvennero in un campo erboso sui
Colli Albani
e non al
Palazzo dello Sport
di
Berlino
, davanti alle cineprese, come avvenne per le SS di Skorzeny
[42]
[43]
.
In Germania, nel frattempo, la propaganda di Goebbels fece ogni sforzo per aumentare la fama di Skorzeny, in modo tale da tenere alto il morale dell'esercito con esempi di efficienza e audacia. La notizia della liberazione di Mussolini ebbe enorme eco e Skorzeny divenne in brevissimo tempo ≪l'uomo piu pericoloso della Germania≫. Peraltro non furono i tedeschi ad affermarlo, bensi gli Alleati, ai quali giovava ritenere lo smacco del Gran Sasso come un evento imprevedibile ed eccezionale, dovuto a un uomo con capacita fuori dalla norma
[44]
.
Dopo l'azione sul Gran Sasso, von Berlepsch rimase ucciso
ad Anzio
e la 1ª compagnia del 7º reggimento subi gravi perdite, mentre Mors fu trasferito sul
fronte orientale
per mettere a tacere le sue persistenti proteste sull'operato di Skorzeny. Nell'estate del 1944 il 1º battaglione del 7º reggimento
fu inviato in Normandia
, dove rimasero uccisi vari uomini che avevano partecipato all'incursione. Quel che rimaneva del battaglione fu ritirato in
Belgio
a settembre, dove gran parte dei suoi componenti fu catturata dagli Alleati nella
sacca di Mons
. Sul finire del 1945 c'erano ben pochi superstiti che potessero contraddire la versione dell'ormai famosissimo Skorzeny, divenuto nel frattempo l'uomo di fiducia del Fuhrer per le missioni speciali. L'operazione fu un grande successo per Himmler, il quale se ne servi per creare i suoi battaglioni di paracadutisti indipendenti dalla Luftwaffe. Un mese dopo infatti venne creato l'
SS-Fallschirmjager-Bataillon 500
, che Himmler sperava di utilizzare per azioni spettacolari e ad alto rischio. Skorzeny partecipo quindi al tentativo di catturare il leader della
resistenza jugoslava
, il
maresciallo Tito
(
operazione Rosselsprung
), non portato a compimento per motivi a lui non imputabili
[45]
.
Un altro effetto della missione fu che Himmler riusci a screditare l'
Abwehr
di
Wilhelm Canaris
, che nel febbraio 1944 fu assorbito nel
Reichssicherheitshauptamt
(o RSHA), l'ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich. Gli uomini della
Brandenburg
furono posti sotto il controllo dei servizi segreti (
Sicherheitsdienst
) delle SS e si decise di rinunciare alla loro competenza per le operazioni speciali inquadrandoli come reparto di fanteria, spedendoli sul fronte orientale. Alcuni riuscirono a farsi trasferire nel Bataillon 500 di Skorzeny che opero nelle
Ardenne
, ma la politicizzazione dei servizi segreti tedeschi e delle operazioni speciali di fatto anniento la capacita della Wehrmacht di ripetere i successi come quelli contro il
forte di Eben-Emael
e del Gran Sasso
[46]
.
Dopo aver collaborato alla repressione successiva all'
attentato a Hitler del 20 luglio 1944
, nell'autunno dello stesso anno Skorzeny ebbe l'incarico di catturare il reggente di
Ungheria
Miklos Horthy
, che stava intavolando trattative di pace con i sovietici. La missione ebbe successo, Skorzeny fu promosso tenente colonnello e ricevette la Croce tedesca in oro, ma la sua fama ebbe un'ulteriore impennata durante l'
offensiva delle Ardenne
, quando con l'
operazione Greif
contribui a gettare caos e panico dietro le linee alleate. In tale caos si genero un notevole stato di ansia e un serpeggiante sospetto tra i soldati alleati, in particolare quando essi, sbagliando, ritennero che l'obiettivo reale dell'azione fosse la cattura del
generale
Dwight Eisenhower
[47]
[48]
.
Nonostante il resoconto ufficiale del tenente Karl Schulze - nel quale Skorzeny non viene nemmeno nominato - e le proteste di Mors, suffragate in tutto e per tutto dal generale Student, la propaganda hitleriana che voleva le SS al centro della scena non pote essere smentita a guerra in corso
[49]
.
Solo cinque anni dopo la fine del conflitto usci un primo reportage sulla rivista svizzera
Curieux
, a firma di Jurgen Thorwald, in cui venne confutato punto per punto il racconto di Skorzeny. Nel 1952 la rivista spagnola
Revista de aeronautica
pubblico un lungo articolo dal titolo
Mision especial
scritto dal tenente Hans-Joachim Kurth, dove veniva ricordato come, nonostante il grande eco dell'azione sul Gran Sasso, questa fu un successo per la cooperazione di forze e ne Mors ne Skorzeny avrebbero dovuto prendersene unicamente il merito: ≪se qualcuno deve rivendicare il ruolo di liberatore di Mussolini≫, scrisse Kurth, ≪questi e il comandante in capo delle forze paracadutiste, generale Student≫
[50]
.
Nel 1959 lo stesso Student invio a
Eugen Dollmann
la sua testimonianza sulla vicenda del Gran Sasso dove, oltre a confermare quando detto da Mors, aggiunse: ≪Gli diedi il mio consenso [a Skorzeny], senza sospetto [...] e permisi che i sedici del Sicherheitsdienst si unissero ai settantotto paracadutisti di von Berlepsch≫
[51]
. Ancor piu lapidario e il giudizio dello stesso Student sul ruolo di Skorzeny nello studio dell'operazione: ≪Con il piano Skorzeny non ebbe nulla a che fare≫
[52]
.
Anzi, neppure con l'attivita di spionaggio Skorzeny ebbe un ruolo rilevante: l'intercettazione del messaggio cifrato inviato da Gueli al capo della polizia
Carmine Senise
, in cui si esplicitava che le misure di sicurezza attorno al Gran Sasso erano ultimate, fu opera di
Herbert Kappler
, la raccolta di informazioni inerenti spostamenti di truppe e posti di blocco di
Erich Priebke
, le ricognizioni ad Assergi per controllare se la funivia fosse presidiata furono effettuate dal medico personale di Student, tenente Leo Krutow, mentre le foto della ricognizione aerea furono fatte da Langguth
[53]
.
Lo sforzo profuso dai tedeschi nella ricerca di notizie riguardanti il loro obiettivo comunque non ebbe molto successo. Student doveva agire in fretta, ragion per cui l'operazione parti senza che ci fosse la sicurezza di trovare Mussolini nell'albergo del Gran Sasso, e ancor meno si sapeva sulle possibili zone di atterraggio. Le ricognizioni orchestrate da Skorzeny furono inadeguate ed eseguite in modo dilettantesco
[54]
. Secondo lo storico Robert Forczyc, tutta l'operazione venne condotta disponendo di scarse informazioni. La sorpresa e i fortunati atterraggi degli alianti furono i principali vantaggi per gli attaccanti, ma se - sempre secondo Forczyc - gli italiani sul Gran Sasso avessero offerto una resistenza come fecero i loro commilitoni a
Monterotondo
, probabilmente l'azione non sarebbe riuscita
[55]
.
Nel 1973, a trent'anni esatti dagli avvenimenti, Skorzeny torno sull'argomento con uno scritto sprezzante e polemico nei confronti di Mors, accusandolo di aver detto il falso e affermando che fu lui a essere nominato a capo dell'operazione dallo stesso Student, e che il merito della liberazione fu suo e delle SS mentre i paracadutisti atterrarono a cose fatte. Versione ovviamente falsa, dato che le direttive di quanto avvenuto prima dell'operazione Quercia sono descritte nella versione di Mors e confermate da Student: ≪Io ricevetti l'ordine verbale≫ - riferisce Mors - ≪di portare via Mussolini vivo o morto. [...] Soltanto dopo Skorzeny chiese a Student che gli fosse consentito di prendere personalmente parte all'impresa. [...] Il generale non vide nessuna ragione di proibirglielo. A me disse: ≪Non possiamo mettere Skorzeny, che e un capitano, agli ordini del tenente von Berlepsch, che guida il gruppo degli alianti da carico. Vi partecipera come suo sottoposto immediato, come osservatore politico, diciamo, o come consigliere. Non avra nessuna facolta di impartire ordini≫
[51]
.
Ancora nel reportage del 1973
Dal Gran Consiglio al Gran Sasso
di
Sergio Zavoli
e
Arrigo Petacco
per la
Rai
, sia Dollmann, sia il generale Student, sia l'ex capitano Gerlach negarono ogni ruolo del capitano Skorzeny nell'operazione
[56]
.
Nonostante le numerose testimonianze e le ricerche storiografiche - come quella molto approfondita dello storico
Marco Patricelli
- abbiano smentito il ruolo di Skorzeny quale "liberatore di Mussolini", ne
Il giorno della battaglia
pubblicato nel 2007 dal giornalista Rick Atkinson la versione distorta di Skorzeny viene accettata senza discussioni. A pagina 288 dell'edizione italiana pubblicata da
Mondadori
nel 2008 si puo infatti leggere: ≪Hitler affido il salvataggio del Duce a Otto Skorzeny, un viennese delle truppe speciali [...]. Alle 13 del 12 settembre [...] stipo 108 uomini dentro gli alianti e decollo verso il Gran Sasso. Aveva praticato un foro sul fondo di tela del suo velivolo per navigare a vista≫
[57]
[58]
. Gli fece eco lo storico John Gooch, che nel 2019 nel suo
Mussolini's War. Fascist Italy from Triumph to Catastrophe
scrive molto sbrigativamente: ≪[...] il piano di salvataggio fu messo a punto e il 12 settembre una squadra guidata da Otto Skorzeny libero Mussolini≫
[59]
.
Dopo l'armistizio diramato via radio e la
fuga della famiglia reale e del capo del governo Badoglio
verso
Pescara
, Gueli si trovo a dover gestire in autonomia la prigionia di Mussolini. Nonostante l'articolo 29 dell'
armistizio
prevedesse la consegna del Duce agli Alleati, nei giorni successivi Badoglio e il governo si disinteressarono della faccenda, senza dare ordini precisi alla guarnigione italiana sul Gran Sasso
[60]
. La sera del 10 settembre, Radio Stoccolma annuncio che il dittatore italiano sarebbe stato consegnato agli Alleati in
Nordafrica
, e nonostante Gueli avesse l'autorizzazione a disporre del prigioniero in caso di eventuale trasferimento doveva concordare il tutto con il tenente Faiola che, come tutti i carabinieri, era legato al giuramento prestato al re e si riteneva quantomai dipendente dalle direttive del governo e di Badoglio
[61]
.
La mattina del 12 settembre il prefetto dell'Aquila incontro Gueli, comunicandogli che alcune informazioni da lui raccolte indicavano che i tedeschi stessero per attaccare l'albergo. Gueli non condivise immediatamente l'informazione con Faiola, forse in attesa di ulteriori comunicazioni da parte del governo, comunicazioni che comunque non sarebbero potute arrivare dato che le avanguardie motorizzate tedesche che precedevano la colonna di Mors avevano gia reciso i cavi telefonici e isolato l'albergo. Il capo della polizia Senise riusci infatti a comunicare con Gueli solo verso le 13:00, inviando un radiotelegramma al questore dell'Aquila che lo inoltro a Gueli. Sul foglietto c'era scritto l'ambigua frase ≪Raccomandare all'ispettore Gueli la massima prudenza≫
[62]
.
Secondo lo storico Patricelli quel messaggio poteva significare due cose, intensificare la sorveglianza o salvaguardare la vita di Mussolini, e Gueli opto per la seconda ipotesi. Anche Faiola sposo la tesi che non sarebbe stato il caso di usare le armi se i tedeschi si fossero presentati per liberare Mussolini e nego sempre che gli fosse stato impartito l'ordine di sopprimere il prigioniero. Il maresciallo Antichi, comunque, nel 1958 scrisse che lui e Faiola piuttosto che consegnare Mussolini lo avrebbero soppresso ≪perche questi erano gli ordini che avevamo e che nessuno, per tutto il 9 settembre e la notte successiva, ci revoco≫
[63]
. I due dunque concordarono che in caso di emergenza non avrebbero fatto ricorso alle armi. Quando i primi alianti comparirono sui cieli del Gran Sasso, i sorveglianti non abbozzarono alcuna reazione e quando i primi tedeschi uscirono dai velivoli armi in pugno nessuno tra carabinieri e poliziotti fece nulla per contrastarli
[64]
. L'effetto sorpresa e la determinazione degli assalitori certamente giocarono un ruolo fondamentale lasciando di sasso gli italiani: ≪erano armati fino ai denti≫ ricordo nel 1993 il poliziotto Ivreo Greghi ≪e non ci passo minimamente per la testa l'idea d'ingaggiare battaglia. Col loro arrivo per noi era finito l'incubo della custodia di Mussolini. Forse anche noi saremmo tornati a casa≫
[65]
.
L'atteggiamento di Gueli in tutta la vicenda nel gestire il servizio d'ordine resta in ogni caso ambiguo: fece disporre le armi automatiche nello scantinato e le munizioni chiuse a chiave in una stanza, i cani da guardia furono legati agli angoli piu improbabili dell'edificio e rifiuto altri cinquanta uomini per il presidio e un cannone leggero da dislocare alla base della funivia. Diverse testimonianze poi concordano nel riferire come la segretaria dell'albergo, Flavia Magnanelli, avesse a piu riprese avuto contatti telefonici in tedesco senza che nessuno si interessasse a capire con chi stesse parlando. Sempre secondo Patricelli, ≪[t]roppe, le circostanze, per pensare solo alla casualita o che Gueli si trovasse impreparato a gestire un gioco piu grande di lui. Chiunque al suo posto, con un minimo di esperienza - e lui di esperienza ne aveva abbastanza - avrebbe fatto di piu e meglio≫
[66]
. Come risalta sia dalle memorie di Gueli che da quelle di Senise, quest'ultimo, fin dal primo colloquio con Gueli, aveva detto che si trattava di salvaguardare Mussolini e di impedire in tutti i modi che i tedeschi lo rapissero e tale ordine era stato poi riassunto in una frase che Senise aveva ribadito piu volte allo stesso Gueli durante la prigionia, ossia ≪agire con la massima prudenza≫. Tale frase, pero, dopo la presa di Roma da parte dei tedeschi ? quando il rischio che essi arrivassero a Mussolini era sempre piu concreto ? passo forse a significare che bisognava salvaguardare la vita di Mussolini, anche se ad arrivare per primi fossero stati i tedeschi. Del resto, l'ultima volta che ricevette l'ordine da parte di Senise sotto la forma della frase in codice, Gueli la interpreto in questo modo: ≪al caso, bisogna evitare spargimenti di sangue≫
[67]
.
- ^
Secondo lo storico
Marco Patricelli
, il ruolo avuto da Soleti fu sostanzialmente inutile. Skorzeny sostenne di aver voluto Soleti perche favorevole ai tedeschi e perche col suo grado avrebbe fatto desistere i reparti italiani a guardia dell'albergo. In realta, diverse testimonianze confermano come Soleti fu preso di forza e utilizzato come possibile scudo-ostaggio, tanto che secondo von Berlepsch e il tenente Heidenreich Soleti tento in due occasioni di suicidarsi con un colpo alla testa prima di essere imbarcato sull'aliante. Di fatto, dopo un violento atterraggio che lo scombussolo non poco, Soleti non fu praticamente di alcun aiuto e non ebbe ruolo nel far desistere gli italiani dall'opporre resistenza. Vedi:
Patricelli
, pp. da 105 a 110
e
Forczyc
, pp. 80-81
.
- ^
Non vi sono ricostruzioni univoche dell'accaduto: lo storico locale Walter Cavalieri parla dell'uccisione di due carabinieri (Giovanni Natale, colpito mentre fuggiva, e un suo collega di cui non vengono date le generalita); Marco Patricelli invece colloca la morte della guardia forestale mentre tentava di dare l'allarme e del carabiniere all'interno dello scontro a fuoco, classificandole dunque come atti di guerra. Le testimonianze dei familiari, tuttavia, indicano una dinamica differente, secondo la quale la guardia forestale mori nel tentativo di mettere in salvo la propria famiglia, in ogni caso senza avere la minima intenzione di incrociare le armi con i tedeschi. A suffragare tali affermazioni vi e il rapporto dei carabinieri di Assergi n.25 del 19 settembre 1943, redatto dal brigadiere Caruso, che rileva come non vi fosse stato alcun tentativo di dare l'allarme, giacche il posto di blocco distava oltre un centinaio di metri dal fienile da cui mosse Vitocco, intento ad accudire gli animali; esclude, inoltre, qualsiasi sua volonta di offendere. Anche la dinamica del ferimento descritta da Caruso, con il proiettile che perforo la guardia campestre da parte a parte, da sinistra a destra uscendo davanti, indica che essa prestava le spalle ai militari tedeschi: dunque, nel momento in cui Vitocco fu colpito correva in direzione opposta al luogo in cui si consumo la sparatoria. Vedi:
Episodio di Assergi (AQ), 12.09.1943
(
PDF
), su
straginazifasciste.it
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URL consultato il 15 ottobre 2023
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