Il
monastero
e un complesso di edifici destinati alle
monache
o ai
monaci
di differenti
religioni
.
Il nome "monastero" entra nella
lingua italiana
nella prima meta del
XIII secolo
dal latino tardo
monast?r?um
, questo dal
greco antico
μοναστ?ριον (
monast?rion
) derivato da μοναστ?? (
monast?s
; monaco) quindi da μονακ?? (
monakos
; solitario, eremita) a sua volta da μ?νο? (
monos
; solo, unico).
Nel
buddismo
un monastero e un luogo dove
monaci
e
monache
possano vivere in conformita alla disciplina e all'etica insegnata da
Buddha Sakyamuni
, per ricevere insegnamenti, studiare, progredire nella pratica e mantenere viva la tradizione buddista. Il tempio si chiama v
ihara
ed e una parola presa dall'antica lingua sanscrita (?????) che significa
dimora
ed indica il luogo dove risiedono il
Buddha
ed i suoi monaci. E la sala o l'edificio principale del tempio buddista, ed ha sostituito il
chaitya
in tale funzione.
Nel
Cristianesimo
un monastero e un
edificio
comune dove vive una comunita di monaci o monache, sotto l'autorita di un
abate
o di una
badessa
. I monasteri non costituiscono un
ordine religioso
: ognuno di essi puo essere una comunita a se stante, oppure far parte di
confederazioni
, con alcune funzioni di coordinamento e di mutuo aiuto.
Monastero non e sinonimo di
convento
: quest'ultimo venne introdotto con l'avvento degli
ordini mendicanti
. Il monachesimo prese avvio nelle province orientali dell'Impero romano, soprattutto in Egitto, verso la fine del III secolo. I primi monaci erano detti anacoreti (dal greco anakorein che vuol dire ritirarsi, fuggire), cercavano una vita ascetica, un rapporto mistico con la divinita e si rifugiavano in luoghi impervi, spesso desertici. Anche in Occidente alcuni cristiani si isolarono per condurre una vita da eremiti. Finche San Benedetto da Norcia, nato nel 480 dC, diede vita per la prima volta a una comunita monastica che doveva operare secondo norme precise stabilite dalla Sancta Regula.
Il monastero e stato per molti secoli una piccola
citta
, con la tendenza all'autosufficienza dal punto di vista
economico
. I monaci si dedicavano a varie attivita manuali per garantire ai confratelli cibo e mezzi necessari alla vita quotidiana. Lavoravano e pregavano (ora et labora). Nell'epoca medievale, molti monaci amanuensi ebbero anche il merito di trascrivere opere letterarie e filosofiche greche e romane che, grazie a questa paziente attivita di copiatura, sono giunte fino noi. I monasteri si diffusero in tutta
Europa
. A parte l'Italia, uno dei Paesi in cui maggiormente si affermo l'dea monacale fu l'Irlanda.
Il monastero non e solo un fenomeno cristiano: anche gli aderenti ad altre
religioni
hanno creato monasteri.
Lo stesso argomento in dettaglio:
Abbazia
.
Particolare tipo di monastero e l'
abbazia
, che per il
diritto canonico
e un ente autonomo: il complesso abbaziale, gli edifici in cui essa vive e i territori circostanti che rientrano sotto il suo controllo, possono essere considerati come una comunita religiosa. Le abbazie possono trovarsi o meno all'interno di una
diocesi
: nel caso in cui non lo siano vengono denominate
nullius dioecesis
e di fatto assumono loro stesse il ruolo di diocesi.
Generalita sulle attivita e funzioni monastiche medievali
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In effetti le funzioni sociali di un'abbazia nel Medioevo erano molteplici, fino alla comparsa dello stato modernamente inteso. Da una parte esse avevano una funzione spirituale per il bene della societa, nei fabbricati conventuali (per la vita monastica), organizzate attorno al chiostro o alla chiesa abbaziale. Ma vi erano altri fabbricati di ospitalita per il pubblico esterno: scuole, infermerie, ostelli per pellegrini, alloggi per i conversi (i fratelli laici dell'abbazia), "porte della carita".
Vi si aggiungano ancora i fabbricati detti
fabbricerie
dove venivano soddisfatte le necessita logistiche immediate dell'abbazia (laboratori vari, panifici, scuderie, stalle, pollai, ecc.) Piu lontano ancora, nei villaggi, l'abbazia erigeva croci, particolarmente per i pellegrini. Questa varieta di funzioni si ritrova nei principali "uffici" (responsabilita, incarichi) delle monache:
badessa
(dirigenza), cantori (musica sacra), cellerari (affari di giustizia), economi, ciambellani (relazioni esterne), infermieri, elemosinieri (assistenza ai poveri), bibliotecari, pietanzieri (cibi per i giorni di magro), ipotecari (farmacia), madri delle converse, vicari (celebrazioni delle Messe nella chiesa parrocchiale), maniscalchi (ferratura dei quadrupedi), refettorieri (per i refettori), giardinieri, camerieri (per l'abbigliamento), ecc.
Gli insediamenti conventuali di tipo
benedettino
, con il loro principio del lavoro manuale per i monaci, ebbero nel Medioevo un ruolo di sviluppo economico e tecnologico locale: e il caso, ad esempio, della diffusione in
Francia
della
carpa
e soprattutto del
coniglio
domestico, dovuta a motivi religiosi ed economici. I prodotti agricoli ed artigianali delle abbazie benedettine (come nel sud-est i liquori di
Lerins
o il liquore verde detto
Benedictine
, non piu prodotto dai monaci dopo la
Rivoluzione francese
) sono oggi visibili al grande pubblico sui siti Internet delle abbazie.
L'ampiezza delle comunita monastiche variava enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime mentre altre, seppur minoritarie, potevano accogliere anche 900 monaci. In media, pero, ne riunivano da 10 a 50, perche l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale. Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua potesse essere convogliata verso le fontane e la cucina, prima di raggiungere la
lavanderia
e i bagni. Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle
ville romane
, edifici a loro familiari e costruiti su uno schema unico in tutto l'
Impero
. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunita in edifici preesistenti, spesso proprio delle ville di origine romana, che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a
culti pagani
. Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunita monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri secondo criteri comuni a tutte le latitudini. Questo porto i monasteri a rassomigliarsi tra loro. Alla fine l'aspetto generale del monastero risulto essere quello di una sorta di
citta
, con case divise da strade ed edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. L'edificio della
chiesa
forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunita. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di
mulini
,
forni
,
stalle
,
cantine
e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le esigenze della loro comunita.
- Chiesa:
In altezza, la chiesa di norma domina materialmente il resto dell'abbazia ed, inoltre, e sempre molto ricca, dimostrando la grande importanza che l'
ufficio divino
deve avere nella vita del monaco. La sua dimensione e ricchezza esprime anche la prosperita del monastero e spesso vi sono seppelliti i benefattori della comunita e conservate le
reliquie
dei
santi
. Per la sua costruzione i monaci si rifecero soprattutto alle
basiliche romane
, molto diffuse in
Italia
: una
navata
centrale e due laterali illuminate da una fila di finestre sulle pareti, terminanti in un'
abside
semicircolare.
- Chiostro:
Il
chiostro
(dal
latino
claustrum
, luogo chiuso), e stilisticamente ripreso dall'
atrium
delle
ville romane
ed e il luogo dedicato alla
meditazione
(per questo vi vige la "regola del silenzio") servendo ai religiosi da deambulatorio e riparo. E sempre circondato da portici sostenuti da
colonne
e
pilastri
ed e posizionato centralmente alle varie costruzioni del monastero di cui viene cosi a formare l'ossatura, infatti su di esso si affacciano gli edifici piu importanti, come la chiesa, il capitolo per le riunioni della comunita monastica, il dormitorio (poi sostituito dalle celle), il refettorio. Il chiostro si richiama all'
hortus conclusus
e si carica di simbolismo biblico-religioso.
- Capitolo:
Il
capitolo
e il locale dedicato alle riunioni della comunita monastica dove il
postulante
si presenta a chiedere l'ammissione al monastero, l'
abate
impone il nome nuovo al postulante che diventa cosi
novizio
e, in segno di umilta ed affetto, gli
lava i piedi
, seguito in cio da tutti i fratelli, Il novizio emette i voti divenendo
monaco
, l'abate convoca i suoi monaci per consultarli su questioni importanti per la comunita e funge anche da camera ardente per la veglia dei monaci deceduti. Sebbene San Benedetto non abbia mai nominato esplicitamente il capitolo, non di meno egli aveva ordinato nella Regola dei momenti di riunione cosi, intorno al
IX secolo
, si comincio ad adibire un apposito locale allo scopo scegliendolo sempre accanto al chiostro. Inizialmente nel capitolo ci si riuniva solo per la distribuzione del lavoro manuale tra i monaci, solo con il tempo fu dedicato esclusivamente alle riunioni ufficiali della comunita. Il suo nome deriva dalle letture (preghiere,
sacre scritture
e la regola dell'ordine) che accompagnavano abitualmente l'attribuzione delle varie incombenze. Benche il passo letto quotidianamente non corrispondesse sempre ad un capitolo, tuttavia questo nome resto attribuito alla sala.
- Biblioteca:
Le
biblioteche
, in particolare dei monasteri benedettini e
cistercensi
, hanno svolto l'importantissima funzione di preservare, dopo la
caduta dell'Impero romano d'Occidente
, le conoscenze antiche, leggendo, studiando e trascrivendo i testi che via via venivano recuperati dalle rovine dell'Impero romano. L'opera di trascrizione veniva svolta piu esattamente nello
scriptorium
, l'ampio locale, quasi sempre comunicante con la biblioteca, che essendo dotato di ampie vetrate facilitava il lavoro dei monaci
amanuensi
. Negli
scriptorium
si trascrivevano non solo i testi delle antiche passate civilta, ma, anche, i testi religiosi delle prime comunita cristiane, spesso abbellendoli con preziosi e riccamente decorati
capolettera
e
marginalia
, annotazioni e figure ai margini del testo principale, tant'e che, tuttora, le biblioteche dei monasteri sono ricche depositarie di
codici miniati
. Anche ai giorni nostri la biblioteca di un monastero ha grande importanza, dato che la lettura e lo studio fanno parte integrante della vita monastica. Sono, inoltre, aperte e frequentate anche da studiosi esterni, che spesso solo li possono reperire i documenti di cui necessitano.
- Dormitorio e celle:
Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una
lampada
era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra piu dormitori. Con gli anni si passo dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell'attivita intellettuale (studio). In seguito, la stanza fu chiusa da una porta ed, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal
XV secolo
.
- Refettorio:
Il
refettorio
era la sala comune dove i monaci si riunivano per consumare i loro pasti. Originariamente costruito sul piano del
triclinium
romano, terminava in un'abside. I tavoli erano (e sono tuttora) normalmente disposti su tre lati lungo le pareti, lasciando il centro libero per gli inservienti. Vicino al refettorio c'era sempre uno spazio comune munito di fontana, il cosiddetto
lavatorium
o lavatoio, dove ci si poteva/doveva lavare prima e dopo i pasti. Per evitare che fosse solo un'occasione per appagare le proprie esigenza fisiologiche e rendere il tempo li trascorso in un atto profondamente religioso, durante tutto il pasto un monaco a turno e incaricato di leggere brani tratti dalla
Sacra Scrittura
, per questa ragione vi vige "regola del silenzio". Turni settimanali sono adottati anche per avvicendare i monaci nel servire gli altri in cucina.
- Calefattorio:
Il
calefattorio
(dal
latino
calefactorium
, luogo del riscaldamento) era l'ambiente adibito al mantenimento di un fuoco comune che i monaci potevano usare per riscaldarsi brevemente tra un'attivita e l'altra durante i mesi invernali.
- Cimitero:
Alla loro morte, i monaci erano seppelliti nel
cimitero
interno al monastero. Nei secoli passati, quando le difficolta delle comunicazioni rendevano enormi le distanze, i monaci avevano trovato il mezzo di annunziarsi scambievolmente la morte di un confratello e assicurare cosi i reciproci suffragi: d'abbazia in abbazia, di provincia in provincia, peregrinava un religioso che portava con se la lista dei morti dove erano annotati i defunti dell'anno con un breve
curriculum vitae
. Questo uso ha perduto la sua ragion d'essere ma ancora oggi, quotidianamente ed all'
ora prima
, i monaci ricordano i religiosi e i benefattori defunti e, una volta al mese, tutta la comunita va a benedire le salme che riposano nei sepolcri. L'onore di essere sepolti tra i monaci era un privilegio che la comunita talvolta poteva concedere a
vescovi
, re e benefattori.
- Foresteria:
Le comunita monastiche riservano una zona all'
ospitalita
dei viandanti. Per questa ragione i monasteri costruiti lungo vie molto trafficate erano particolarmente attrezzati allo scopo e molto apprezzati. Spesso accoglievano anche ospiti di riguardo come re, principi e vescovi in viaggio insieme alle loro corti ed accompagnatori. Le infermerie erano collegate a queste ali del monastero per curare anche gli ospiti che ne avessero bisogno. Gli edifici adibiti all'ospitalita erano spesso suddivisi in aree distinte in funzione del censo di chi dovevano accogliere: ospiti importanti, altri monaci o pellegrini e poveri viaggiatori. Erano, inoltre, posizionati dove meno interferivano con la quiete e la riservatezza del monastero ed avevano anche una cappella perche gli estranei non erano ammessi nella chiesa utilizzata da monaci o monache.
- Infermeria:
L'infermeria era un edificio separato dedicato ad ospitare i monaci malati o deboli che erano affidati ad un monaco-medico. Spesso era posta vicino al dormitorio. Era dotata di un
orto
detto Giardino dei semplici.
- Giardino dei semplici:
Inizialmente aveva il nome di orto dei semplici. La parola semplici deriva dal latino medioevale
medicamentum
o
medicina simplex
usata per definire le erbe medicinali. E un
orto
per la coltivazione delle erbe e delle piante medicinali, spesso posto nei pressi dell'infermeria. I "semplici", ossia le piante officinali, furono nei secoli e lo sono ancora oggi, attraverso i loro principi attivi, il fondamento della terapia che e antica quanto l'umanita. Verso la fine del sec. VI il dottissimo Vescovo di Siviglia, Isidoro, consigliava di coltivare le piante medicinali in un "orto botanico" (
botanicum herbarium
). Nel silenzio delle abbazie anche i monaci si dedicarono alla ricerca delle erbe e alla loro coltivazione nei giardini claustrali. Ma gli "orti dei semplici" veri e propri sorsero e si svilupparono nel Rinascimento: secondo alcuni autori, pare che sia stato Nicolo V, per primo, a realizzare la prima collezione di piante rare nei giardini vaticani "in modo da formare un orto dei semplici". Secondo altri, si deve a Leone X e a Leonardo da Vinci la fondazione dell'orto dei semplici in Vaticano poiche proprio per l'interessamento di Leone X fu istituita a Roma nel 1513 la cattedra di Botanica e, l'anno successivo, vi fu chiamato come Lettore Giuliano da Foligno. A Casamari troviamo ancora oggi dietro la Basilica, attualmente denominato "giardino dei novizi", l'ubicazione del piccolo "orto dei semplici" di un tempo, incorporato nell'antico
viridarium
, e questo serve a documentare che ab antiquo anche i monaci di Casamari si dedicavano alla
ars medicandi.
Per la conservazione, dopo l'essiccazione in ambiente ben aerato esisteva primitivamente nel monastero il cosiddetto
armarium pigmentariorum
, che era un armadio di legno massiccio, senza battenti a vetri, perche le piante rimanessero nella oscurita piu completa. Oltre che con l'essiccazione i monaci conservavano i "semplici" con la preparazione di sciroppi, tinture, macerazioni nell'alcol, ecc. Fino al 1970, nei giardini e nel recinto della clausura dell'abbazia di Casamari, i monaci curavano la coltivazione di piante e di erbe aromatiche e medicinali, mentre alcune piante, ancora oggi vi crescono spontaneamente, quasi a testimoniare l'antica coltura che si faceva di esse. In verita l'interesse per le piante medicinali fu sempre vivo nei monaci di Casamari e ne abbiamo la prova in alcuni manoscritti, ingialliti dal tempo, che ancora oggi si conservano in archivio. I vari saccheggi subiti dall'abbazia hanno causato la distruzione delle documentazioni piu antiche dell'opera silenziosa dei monaci di Casamari nella ricerca dei mezzi piu idonei per la cura delle malattie, ma il carteggio giunto fino a noi e sufficiente per testimoniare una tradizione plurisecolare.
- Cucine:
La cucina (dove i monaci servivano in turni settimanali) era naturalmente situata vicino al refettorio. Nei monasteri piu grandi c'erano piu cucine: per i monaci, i novizi e gli ospiti.
- Gabinetti:
I gabinetti erano separati dagli edifici principali ed erano raggiungibili percorrendo un corridoio. Erano sempre disposti con grande cura verso l'igiene e la pulizia e forniti di acqua corrente ogni volta che era possibile.
- Scuole:
Molti monasteri avevano scuole esterne per i
novizi
, ragazzi destinati dai loro genitori alla vita monastica. In anni recenti alcuni hanno istituito anche scuole e
collegi
aperti a giovani che non hanno la chiamata religiosa.
- Noviziato:
I novizi, non essendo ancora parte della comunita, non avevano il diritto di frequentare la zona di
clausura
. Avevano un posto nel coro durante gli uffici divini, ma trascorrevano il resto del tempo nel
noviziato
. Un monaco anziano, il prefetto o maestro dei novizi, li istruiva nei principi della vita religiosa e li sorvegliava. Il periodo di prova durava una settimana. I noviziati piu grandi avevano propri dormitori, cucine, refettori, sale di lavoro e anche chiostri.
- Azienda agricola:
Le aziende agricole sono intese dalla regola, da un lato, come un'occasione di lavoro, dall'altro, come un mezzo di sostentamento che assicurava al monastero l'autonomia alimentare. Pur mantenendosi ben curata ed ordinata, oggi non ha piu l'importanza dei secoli passati, quando la terra costituiva l'elemento quasi esclusivo della ricchezza monastica. Oggi la funzione della tenuta monastica, dove pure essa esiste, e quella di permettere al monastero di trarne, almeno in parte, i prodotti necessari al proprio sostentamento.
- Magazzini e laboratori:
Nessun monastero era completo senza le sue dispense per conservare il cibo. C'erano, inoltre, granai, cantine e altri locali di servizio; tutto posto, insieme agli edifici delle fattorie, sotto la tutela del monaco cellaio. Molti monasteri possedevano
mulini
per
macinare
il
grano
.
- Appartamenti dell'abate:
A partire dal
basso Medioevo
separati erano anche gli appartamenti del capo della comunita: l'
abate
.
Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri piu grandi, l'abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.
- L'abate:
L'autorita massima del monastero e nelle mani dell'
abate
che puo avere alle sue dirette dipendenze un
priore
ed un coadiutore. Nei grossi monasteri, l'amministrazione spicciola e a carico di diversi altri monaci.
- Il priore:
Il
priore
e il vice dell'abate che, tra l'altro, lo sostituisce durante le sue assenze. Se necessario puo essere affiancato da un coadiutore.
- Il coadiutore:
Il coadiutore e l'aiutante o il vice del priore, in varie mansioni.
- Il cantore:
Il "cantore" si occupa dei canti durante i servizi divini. Suo assistente e il
succentore
. E anche uno dei tre monaci che conserva le chiavi del monastero.
- Il portinario:
Il "portinario" e il monaco responsabile dell'ingresso e dell'uscita dal monastero.
- Il sagrestano:
Il sagrestano e incaricato di curare la Chiesa insieme con il suo arredo e i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilita c'e anche l'illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati. Al fine di non lasciare la chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi. Il suo assistente principale era il
revestarius
che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell'altare. Un altro era il "tesoriere", incaricato di reliquari, vasi sacri, ecc.
- Il cellerario:
si occupava del cibo e della sua conservazione. In caso di necessita e esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c'era, anche, la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Era incaricato, inoltre, della legna, del trasporto di materiali (non solo cibo), della manutenzione degli edifici, ecc. Suo aiutante e il vice-cellerario e, nel forno, il
granatorius
, che si assicurava della qualita delle granaglie.
- Il refettorista:
Il "refettorista" e incaricato di curare il refettorio, assicurare la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell'acqua calda.
- Il cuciniere:
Il "cuciniere" ha la grande responsabilita di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c'e l'
ampor
che si occupa degli acquisti. Fra gli altri compiti del cuciniere c'e quello del mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all'Abate. E anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali. Per i suoi impegni e spesso esentato dai cori. I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.
- L'infermiere:
L'"infermiere" doveva curare amorevolmente deboli e malati e, quando necessario, era esentato dalla partecipazione alle funzioni comuni. Dormiva sempre nell'infermeria, anche quando non c'erano malati, cosi da essere sempre reperibile in caso di emergenza.
- L'elemosiniere:
L'
elemosiniere
era incaricato di distribuire le elemosine, in cibo e vestiti, con spirito di carita e discrezione.
- Il maestro degli ospiti:
Nel Medioevo l'ospitalita ai viaggiatori da parte dei monasteri era cosi frequente che il "maestro degli ospiti" richiedeva grande tatto, prudenza e discrezione, cosi come affabilita, poiche la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali fossero sempre pronti a riceverli quegli ospiti che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo; durante la loro permanenza doveva sopperire alle loro necessita, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione.
- Il ciamberlano:
Il "ciamberlano" sovrintendeva il guardaroba dei fratelli, il rammendo o rinnovo degli indumenti sdruciti, mettendo da parte quelli non piu usati per distribuirli ai poveri. Supervisionava anche la lavanderia e l'acquisto all'esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Suo compito erano, anche, i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.
- Il maestro dei novizi:
Il "maestro dei novizi" era uno dei monaci piu importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nei chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa, incoraggiando e aiutando chi dimostrava una reale vocazione.
- Il settimanale:
Il "settimanale" era incaricato di cominciare tutte le Ore canoniche, impartire le benedizioni richieste e cantare nella messa solenne celebrata giornalmente. I servizi settimanali includevano, oltre a quelli gia ricordati, il lettore nel refettorio che era incoraggiato a prepararsi bene al fine di evitare errori durante l'ufficio. C'era anche l'"antifono", il cui dovere era quello di intonare la prima antifona dei salmi e guidare la recitazione delle funzioni.
Il
monastero doppio
e un'istituzione monastica che ospita, in strutture monastiche separate,
monaci e monache
, sotto la direzione unica di un
abate
o di una
badessa
. Ne esistevano in Oriente dalla prima meta del
IV secolo
. In Occidente si osservano due grandi ondate di fondazione di questo tipo di monasteri: quella del cristianesimo celtico, precisamente nel
VII secolo
, e quella della
riforma gregoriana
nei secoli
XI
e
XII
.
Questo tipo di organizzazione monastica comparve in Oriente allo stesso tempo del
cenobitismo
cristiano:
[1]
esso fu dovuto alla necessita per le donne di avere accanto uomini, i soli abilitati a celebrare l'
Ufficio divino
e ad amministrare i sacramenti.
[2]
. Pare che i monasteri misti fossero numerosi in Oriente nei primi secoli del monachesimo cristiano.
[3]
. Le due strutture monastiche distavano fra loro da poche centinaia di metri a qualche chilometro (vi erano casi in cui la comunita femminile viveva su un'altura mentre quella dei monaci nella valle, come nel
monastero di San Piertro di Remiremont
, nei
Vosgi
, fondato verso il
620
da
sant'Amato
e da
San Romarico
).
Le attivita comuni erano limitate: generalmente toccava ai monaci provvedere ad esigenze quali l'approvvigionamento dei generi di prima necessita e, naturalmente, alle celebrazioni liturgiche ed all'amministrazione dei sacramenti.
In ogni caso la separazione fra monaci e monache era molto rigida. Le norme generali che regolavano tali rapporti di coabitazione nei monasteri doppi furono codificate per la prima volta dall'imperatore
Giustiniano I
nel
529
: i locali per i monaci e quelli per le monache dovevano essere separati. Le monache potevano uscire ed anche alloggiare altrove, salvo che nel monastero maschile. Tre monaci venivano messi a disposizione per le esigenze delle monache, ma essi potevano rivolgersi solo alla madre superiora.
Successivamente, in occidente, vennero stabilite regole ancor piu rigide, ed osservando quasi tutte le comunita femminili le regole della clausura, la possibilita di contatti diretti era pressoche nulla. Anche quando vi era una sola chiesa, che veniva utilizzata da entrambe le comunita, all'interno di questa erano realizzate strutture fisiche (muri e simili), che impedivano non solo la prossimita fra i membri delle due comunita durante le funzioni liturgiche, ma addirittura ne era impedita fisicamente anche la vista (le monache assistevano alle funzioni attraverso aperture velate, aperte nei muri separatori e protette da grate in ferro e solo una piccola apertura in una di esse consentiva alle monache di ricevere la
comunione
).
In questo tipo di monasteri vengono anche annoverati i "monasteri familiari", nei quali alcuni membri della comunita erano legati da vincoli di parentela: il marito dirigeva la comunita dei monaci e la moglie quella delle monache, ovvero i due ruoli erano ricoperti rispettivamente da fratello e sorella.
[2]
I monasteri doppi ebbero origine in oriente (il primo fu fondato in
Egitto
da
San Pacomio
a Tabennensis, in
Tebaide
, su una riva del
Nilo
, agli inizi del
IV secolo
). Si diffusero poi anche in Occidente, non si sa attraverso quale canale l'idea di monastero doppio vi fosse arrivata. Pare che il fenomeno abbia avuto i suoi inizi in
Gallia
, con istituzioni d'ispirazione colombaniana (San Colombano stesso, morto nel
615
, non par essere ad esse contemporaneo:
[2]
e le piu antiche che si conoscano sono quella di
Faremoutiers
e quella di
Remiremont
, che comparvero verso il
620
).
Essi conobbero una fase di notevole sviluppo fin verso il
IX secolo
per poi fermarsi ed addirittura retrocedere fino all'
XI
, allorche, con una rinnovata popolarita della vita monacale, riprese lo sviluppo di nuove istituzioni che raggiunse il suo apice a meta del
XII secolo
. Di qui ne inizio il declino, grazie anche alle esortazioni alla cautela emesse nel
1139
dal
secondo concilio lateranense
.
[4]
e questo tipo di istituzioni ando via via diminuendo (molte si trasformarono in monasteri semplici). Ad oggi ne esistono nel mondo solo pochissimi esemplari.
In questo tipo di monasteri vengono anche annoverati i "monasteri familiari", nei quali alcuni membri della comunita erano legati da vincoli di parentela: il marito dirigeva la comunita dei monaci e la moglie quella delle monache, ovvero i due ruoli erano ricoperti rispettivamente da fratello e sorella.
[2]
I monasteri doppi non vanno confusi con quelli detti "gemelli".
Vi e una certa confusione fra monasteri doppi (monaci e monache) e "monasteri gemelli" (solo monaci). Si tratta infatti, in questi casi, di coppie di monasteri ma ciascuno di essi era abitato da monaci. Nonostante si trattasse di monasteri maschili riuniti sotto l'autorita di un unico abate, questa istituzione e talvolta detta "doppia". Ne furono casi, fra gli altri, l'
Abbazia di Stavelot
e quella di
Malmedy
, in
Belgio
, fondati, pressoche insieme, nel
648
da
san Remaclo
; cosi come il
monastero di Wearmouth
, in Inghilterra, fondato nel
674
da
san Benedetto Biscop
, che gli aggiunse nel
682
il monastero gemello di Jarrow. Pur trattandosi ancora di monasteri maschili, questa istituzione di monaci "non irlandesi" e talvolta detta "doppia".
- ^
(
EN
) Constance Stoney,
Early Double Monasteries,
Project Gutenberg
- ^
a
b
c
d
(
EN
) Barbara Mitchell,
Anglo-Saxon double monasteries
, su
History Today
, vol. 45, ottobre 1995,
questia
Archiviato
il 4 gennaio 2013 in
Archive.is
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- ^
(
EN
)
Catholic Encyclopedia,
New Advent, ≪Double Monasteries≫
- ^
(
FR
)
Le Blog de L'ancienne Abbaye Cistercienne de la Seauve-Benite, ≪ La cloture des moniales au XIIeme siecle en France ≫
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collegamento interrotto
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- Luigi Giambene e Giorgio Rosi -,
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