Marino Marini
(
Pistoia
,
27 febbraio
1901
?
Viareggio
,
6 agosto
1980
) e stato un
artista
,
scultore
,
pittore
,
incisore
italiano
.
Nel 1917 si iscrive all'
Accademia delle Belle Arti di Firenze
con la sorella
Egle
, pittrice e poetessa che in seguito si ispirera all'arte del fratello per le proprie poesie
[1]
, frequentando il corso di Disegno e Pittura tenuto da
Galileo Chini
e quelli di scultura tenuti da
Domenico Trentacoste
. Qui incontra
Auguste Rodin
in visita alla citta. Nel 1919 si reca per la prima volta a
Parigi
dove conosce nuove tendenze artistiche
[1]
.
Tornato in
Italia
comincia a praticare la pittura e l'incisione, legandosi alla tradizione figurativa di fine Ottocento e in particolare all'opera di
Medardo Rosso
. In alcuni lavori dei suoi inizi si puo notare l'influenza degli artisti del primo
Rinascimento
, in particolare
Piero della Francesca
. Gia dal 1922 decide di dedicarsi alla scultura e, nel 1923, partecipa ad diverse esposizioni, tra cui la II Biennale romana. Nel 1926 apre uno studio a Firenze, ma nel '29 decide di trasferirsi a Milano, invitato da
Arturo Martini
per sostituirlo come insegnante presso la scuola d'arte
ISIA
nella
Villa Reale di Monza
, dove, successivamente, gli sara assegnata la cattedra di scultura.
Nei primi anni trenta torna a Parigi, dove incontra
Pablo Picasso
,
Georges Braque
,
Vasilij Vasil'evi? Kandinskij
e molti altri artisti. Nel 1932 espone disegni e sculture sia a Milano che a
Roma
e diventa membro onorario dell'Accademia di belle arti di Firenze. Negli anni successivi compie di diversi viaggi in Italia e all'estero che gli permettono di far conoscere i suoi lavori. Nel 1934 a
Bamberga
ammira la
statua equestre
cosiddetta del
Cavaliere di pietra
(forse rappresentante Enrico II) che sara per lui fonte di ispirazione per i suoi cavalieri. Nel 1936 partecipa alla XX
Biennale di Venezia
con tre sculture e una pittura. Il 14 dicembre 1938 sposa Mercedes Pedrazzini, da lui chiamata Marina, e nello stesso periodo partecipa alla XXI
Biennale di Venezia
.
All'inizio degli anni Quaranta si trasferisce a Torino come professore alla facolta di scultura della locale Accademia e l'anno successivo diventa titolare della cattedra di scultura all'
Accademia di belle arti di Brera
a Milano. Nel 1942, a seguito della distruzione, per un bombardamento, del suo atelier a
Monza
, si rifugia a
Tenero
, in
Svizzera
, nei pressi di
Locarno
, dove continua a lavorare. Si reca spesso a
Zurigo
e a
Basilea
continuando a esporre; partecipa alla grande Esposizione al
Kunstmuseum Basel
nel 1944. Dopo la fine della
guerra
nel 1948 torna a Milano dove riprende a insegnare a Brera. Nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia, sia come di membro della giuria che come artista. In questi anni
Peggy Guggenheim
acquista un suo Cavaliere e lo installa a Venezia davanti al suo museo, dove si trova tuttora
[2]
.
Negli anni Cinquanta l’artista soggiorna negli
Stati Uniti
dove conosce
Stravinskij
,
Dali
,
Feininger
e altri artisti. Al suo ritorno in
Europa
si ferma a
Londra
, dove incontra l’amico
Henry Moore
, e a
Bruxelles
, dove riceve il riconoscimento come membro onorario dell’
Accademia reale fiamminga
. Fa numerose esposizioni a
Stoccolma
,
Cincinnati
,
Oslo
,
Copenaghen
,
New York
. Nel 1954 ottiene il Gran Premio all’
Accademia dei Lincei
di
Roma
e, sempre nello stesso anno, si trasferisce con la moglie a
Forte dei Marmi
e qui incontra
Pablo Neruda
[3]
.
Nel corso degli anni Sessanta continuano le sue esposizioni al
Museo Boymans Von Beunigen
a
Rotterdam
e a
Palazzo Venezia
a Roma, e a
Gottinga
riceve la nomina a membro dell'
Orden pour le Merite fur Wissenschaften und Kunst
[4]
[5]
.
Negli anni Settanta riceve un riconoscimento come cittadino onorario della citta di Milano e inaugura nel 1973 il Museo Marino Marini nella
Galleria d’Arte Moderna di Milano
ed espone al
Castello Sforzesco
. Nel 1978, con un'esposizione itinerante, vengono portate le sue opere a
Tokyo
,
Yamagata
,
Sapporo
,
Kobe
e
Kumamoto
[6]
.
Muore a
Viareggio
, nel 1980, all'eta di settantanove anni.
L'artista si avvicina alla
scultura
nel 1922, quando inizia a frequentare le lezioni di
Domenico Trentacoste
presso l'
Accademia delle Belle Arti di Firenze
. Nel 1926 apre uno studio in
via degli Artisti
a
Firenze
dove unisce una sensibilita moderna con il gusto fedele alla tradizione. I suoi modelli sono la scultura fiorentina del Quattrocento, specialmente i
busti
della scuola del
Verrocchio
, e la plastica etrusca con particolare attenzione ai
vasi canopi
, e si dimostra subito in grado di padroneggiare diversi materiali come la
cera
, il
gesso
, la
terracotta
[7]
. Nel 1927 partecipa alla III Mostra Internazionale di arti decorative a
Monza
dove conosce
Arturo Martini
. Nel 1928 partecipa alla biennale di
Venezia
e realizza
Il cieco
; l'anno dopo espone
Il prelato
alla II Mostra del
Novecento italiano
, opera che viene acquistata per la
Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
di
Roma
, e
Il ritratto di
Paola Ojetti
,
che viene acquistato per la
Galleria d'Arte Moderna
di
Milano
. Sempre nel 1929 espone
Il popolo
alla Mostra sindacale toscana.
La maturita: plasticita ed emotivita delle forme
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Nel 1930 si trasferisce a Milano perche
Arturo Martini
lo chiama alla Scuola di
Monza
dove sperimenta nuove tecniche e materiali come l'
intaglio
del legno. Nel corso dei soggiorni parigini del 1930 e 1931, la passione per la scultura monumentale dell'antico Egitto sostituisce quella giovanile per l'arcaismo etrusco; infatti, le opere eseguite tra il 1932 e il 1935, "costituiscono il risultato di questi nuovi stimoli e segnano un punto di svolta nella elaborazione di un linguaggio che si avvia alla maturita
[8]
".
Con le opere
Il nuotatore
(1932)
[9]
Icaro
(1933) e
Pugile
(1935)
[10]
, Marini riprende uno dei “temi cruciali del dibattito della scultura degli anni Trenta
[11]
” e cioe la rappresentazione del nudo maschile, che considera necessaria per testare le proprie capacita di modellazione plastica. In questo periodo l'arte italiana vive sia di astrazione che di figurazione, ma predomina in lui l'attenzione alla figura umana, e la sua ricerca artistica e tutta rivolta alla struttura della forma e all'organizzazione dello spazio in forme plastiche. Egli espone
Icaro
e altre cinque sculture alla
Quadriennale di Roma
del 1935 vincendo il primo premio; le sue opere corrispondono alle aspettative della critica e del pubblico e grazie ad esse egli conquista definitivamente “un ruolo da protagonista nella contemporanea scena dell'arte italiana
[12]
”.
Ispirato dal
cavaliere di pietra
del
Duomo di Bamberga
, ammirato nel corso di un viaggio in
Germania
nel 1934, e a seguito dello studio della pittura di
Piero della Francesca
, l'artista sviluppa la serie dei “Cavalieri”, con la quale estende la propria sperimentazione artistica alla coppia uomo/cavallo. A questa fase risalgono il
Cavallo e cavaliere
in legno policromo del 1936
[13]
, il
Gentiluomo a cavallo
in bronzo del 1937
[14]
e
Il
pellegrino
(o
San Giacomo
) in gesso del 1939. Negli anni che precedono la
Seconda guerra mondiale
, egli accentua il lato emotivo delle proprie opere; con la Giovinetta del 1938
[15]
e la serie delle "
Pomone
", egli ricerca e ottiene “un mobile equilibrio tra seduzioni contemporanee della femminilita e riferimenti alla tradizione classica
[16]
”.
Dopo il
bombardamento alleato
su Milano del settembre 1942, ripara prima a
Blevio
, sul lago di
Como
, e poi a
Tenero
, in
Svizzera
, dove rimane fino a tutto il 1946. Questi sono anni che rafforzano la concentrazione dell'artista, gia propria del suo temperamento, ne favoriscono il contatto con esperienze internazionali e determinano “un sensibile mutamento d'indirizzo nella sua produzione
[17]
”: egli vuole tradurre in arte il clima di inquietudine e tragedia che affligge l'
Europa
in guerra. A questo periodo risalgono l'Arcangelo del 1943
[18]
, che rivela una fisionomia afflitta da un'interna consunzione, e l'
Arcangela
del 1943, che sembra accettare piu dignitosamente il proprio destino. Egli ottiene in Svizzera un grande successo, come dimostrano le sue numerose esposizioni: al
Kunstmuseum di Basilea
e al
Kunsthalle
di
Berna
nel 1944, a
Basilea
nel 1945, a
Zurigo
e di nuovo a
Basilea
nel 1946.
Il rientro in Italia e il successo internazionale
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]
Nel 1948 torna in
Italia
per esporre alla
Biennale di Venezia
ricevendone una consacrazione internazionale, a partire dagli
Stati Uniti
. Infatti, poco prima della
Biennale veneziana
, giunge in
Italia
James Thrall Soby
, responsabile del Dipartimento di pittura e scultura del
Museum of Modern Art di New York
, accompagnato da
Alfred Barr
, direttore delle collezioni del museo, per censire le opere di arte moderna italiana nelle gallerie pubbliche e private o presso i maggiori collezionisti al fine di organizzare la prima grande mostra americana dopo la caduta del
d:fascismo
e presentare al pubblico internazionale le forze positive di un paese alleato. Nella primavera del 1948, Soby si reca presso lo studio di Marini e acquista due "Cavalieri", uno per la sua collezione privata e che mette a disposizione per una mostra alla Buchholz Gallery di
New York
1950. La mostra e il vero e proprio debutto artistico di Marini negli
Stati Uniti
e lo presenta come “alternativa alle esasperazioni astratte della contemporanea scultura americana e nordeuropea
[19]
”.
In questo periodo Marini si pone in stretto dialogo con la contemporaneita e sviluppa la serie dei "Miracoli" e quella dei "Guerrieri". Nella prima, di natura intensamente drammatica, il miracolo rappresenta il dissidio, la rottura dell’armonia tra cavallo e cavaliere: l’animale fremente e imbizzarrito, o prostrato a terra, e ingovernabile per il condottiero in balia dell’evento. Il rimando alla caduta di
Saulo
? ma ripensato alla luce di
Guernica
? e evidente, ma manca nei miracoli mariniani la luce della salvezza: l’uomo si va perdendo. Nella seconda, la figura del guerriero e oggetto di un effetto distorsivo e deformante che dimostra l'influenza su di lui scultore inglese
Henry Moore
.
Marini si avvicina alla
pittura
in giovane eta. Nel 1916 realizza
Le vergini
[20]
dove, oltre a dar prova di notevoli doti di ritrattista, esprime la propria riflessione sull'arte di
Piero della Francesca
, di cui analizza la strutturazione formale dell’immagine: le tre figure femminili, solide nel corpo e ieratiche nell'attitudine, sono racchiuse da un disegno fermo, deciso, tutto quattrocentesco, con cui Marini rivendica l'appartenenza all'identita culturale toscana. Nel 1917 si iscrive all'
Accademia di Firenze
seguendo i corsi di
Galileo Chini
[21]
.
Partecipa ad una mostra a Livorno
[22]
nell'estate del 1923 con i dipinti
Dalla Piazza Garibaldi (Livorno)
,
Fossi (Scali livornesi)
,
Scogliera d'Ardenza
,
Impressioni dall'alto
,
Santa Croce
,
Impressione
[21]
.
Nel corso degli anni, l'artista si allontana dalla pittura per dedicarsi principalmente alla scultura; riprende a dipingere soltanto negli anni '50, e affianca alla pittura la
litografia
. Lungi dall'essere attivita di minore impegno, Marini ottiene con la
pittura
risultati interessanti, caratterizzati da masse cromatiche vivaci, racchiuse in campiture geometrizzanti che si stagliano da fondi piatti. I soggetti sono quelli percorsi nella scultura ? il mondo del circo, i cavalieri, le danzatrici ? ma la bidimensionalita della superficie pittorica allontana le figure in un mondo rarefatto e intangibile, metaforico.
La Fondazione Marino Marini
Nel 1979 viene dato avvio all'attivita del "Centro di documentazione dell'opera di Marino Marini" nella sede del Comune di Pistoia, dove Marino aveva deciso di lasciare tutta la sua documentazione d
’archivio
: disegni, incisioni, una biblioteca specializzata e piccole opere dell'artista, insieme ad una
videoteca
e fototeca
[23]
. La citta natale dell’artista, dietro sollecitazione della moglie Mercedes Pedrazzini, costituisce nel 1983 una fondazione a lui dedicata
[24]
[25]
e nomina prima presidente della Fondazione proprio Mercedes “Marina”, carica che manterra fino al 2008, l'anno della sua morte. Ad oggi la Fondazione e riconosciuta come unico referente per l’autenticazione delle opere di Marino ed ospita un percorso espositivo sull’artista e le sue opere. La citta di Pistoia accoglie nell’atrio del
Palazzo Comunale
e nel
Palazzo Pretorio
sculture donate dall'artista alla citta.
Il Museo Marino Marini a Milano:
La citta di Milano ospita, presso la
Galleria di Arte Moderna
(GAM), dal 1984 una sezione separata, "Museo Marino Marini", con le opere dell'artista
[26]
.
Il museo Marino Marini a Firenze
Nel 1988 il Comune di Firenze e la Fondazione di Pistoia hanno fondato il museo dedicato all'artista, situato nell'ex
chiesa di San Pancrazio a Firenze
. Grazie a tale museo e possibile la conservazione, valorizzazione ed esposizione permanente delle sue opere
[27]
.
- Galleria d'Arte Moderna
,
Milano
- Pinacoteca di Brera
, Milano
- Museo del Novecento
, Milano
- Collezione Peggy Guggenheim
,
Venezia
- Museo Marino Marini
,
Firenze
- Museo Novecento
, Firenze
- Collezione Roberto Casamonti
, Firenze
- Musei Civici di Monza
- Museo Marino Marini
,
Pistoia
- Collezione d'arte religiosa moderna
,
Musei Vaticani
,
Citta del Vaticano
- MAGI '900 - Museo delle eccellenze artistiche e storiche
,
Pieve di Cento
- Estorick Collection of Modern Italian Art
,
Londra
,
Regno Unito
- Litografie dell'artista sono presenti nella struttura alberghiera "Locanda dell'Arte" a Solonghello, Monferrato, Piemonte.
- Membro delle Bayerische Akademie der Schonen Kunste, Monaco di Baviera - 1958
- Membro dell'Academie Royale Flamande, Bruxelles - 1950
- Membro dell'Akademie der Kunste der Deutschen Demokratischen Republik - 1978
- Riconoscimento del Governo Giapponese, Konju Hosho - 1979
- Gran Premio di scultura - II Quadriennale, Roma - 1935
- Gran Premio Internazionale di Scultura alla XXVI Biennale, Venezia - 1952
- Premio Internazionale Feltrinelli
, Accademia dei Lincei, Roma - 1954
[28]
- Premio "Il Cino", Pistoia - 1972
- Cittadino onorario di Firenze - 1979
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Marco Bazzini e Maria Teresa Tosi (a cura di),
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Alessandro Manzoni
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URL consultato il 23 maggio 2019
(archiviato dall'
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il 19 novembre 2018)
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Il 29 novembre 1983, ma riconosciuta con un decreto prefettizio il 27 agosto 1985.
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