Il
lago di Lucrino
e un
bacino
naturale della
citta metropolitana di Napoli
, situato sulla costa dei
Campi Flegrei
, a poca distanza dal
lago d'Averno
. Si e formato in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che, apportando progressivamente della sabbia, ha col tempo chiuso un'insenatura naturale con un istmo
[1]
[2]
.
Il nome Lucrino deriva dal latino
lucrum
(lucro, guadagno, profitto) per gli allevamenti di pesci e soprattutto di ostriche che nel I secolo a.C. vi impianto il senatore romano
Sergio Orata
, uno degli uomini piu ricchi dell'epoca.
In seguito, a causa del moto
bradisismico
discendente, essendo penetrate nel lago le onde marine e avendone danneggiato gli impianti, gli allevatori richiesero al Senato Romano di intervenire. Le opere di restauro e di soprelevazione dell'istmo che separava il lago dal mare (
Via Herculea
) furono fatte realizzare da
Giulio Cesare
, e magnificate da
Virgilio
[3]
. Tali opere vengono ricordate anche dall'umanista
Flavio Biondo
, nel libro tredicesimo dell'Italia Illustrata, dedicato alla Campania.
Gli allevamenti di pesci e ostriche, molto redditizi, proseguirono per tutto il periodo dell'impero romano, come attestano le famose
fiaschette vitree puteolane
del IV secolo, sulle cui superfici sono rappresentati i principali monumenti della costa che va da
Pozzuoli
fino a
Miseno
[4]
. In particolare le fiaschette conservate a New York, Varsavia e Ampurias recano la scritta "ostriaria" e mostrano gli impianti di allevamento delle ostriche quali reticoli di palafitte, alle quali sono sospese delle corde che, come collane, presentano infilate delle ostriche.
Il sottile istmo che separava il lago di Lucrino dal mare, secondo il mito, venne attribuito a
Eracle
che l'avrebbe creato quando dal remoto occidente condusse in Grecia i buoi che aveva rubato al mostruoso
Gerione
. Sull'istmo fu successivamente costruita una strada che, in ricordo dell'eroe, fu chiamata
Via Herculea
o
Via Heraclea
o
Via Herculanea
[5]
.
Nel I secolo a.C., essendo stata sommersa dalle onde marine, Giulio Cesare ne curo il restauro sopraelevandola.
Nel 37 a.C. Agrippa taglio l'istmo e la strada per permettere alle navi di accedere nel bacino del lago Lucrino, trasformato parzialmente in porto militare, e ricollego i due tronconi di strada con un ponte ligneo mobile.
La strada carrozzabile che passa sull'istmo fra il mare e il Lago Lucrino odierno non corrisponde al tracciato dell'antica via Herculea. Infatti, per effetto del
bradisismo
la via Herculea e attualmente sommersa nel mare a 3,5-4 metri di profondita, parallelamente alla costa di Lucrino a 350-500 metri piu al largo. L'antica via e riconoscibile nelle fotografie aeree, oppure nei giorni di mareggiata o, anche, eseguendo delle immersioni.
Nel 37 a.C., nel corso della guerra navale che vide contrapporsi
Ottaviano
a
Sesto Pompeo
,
Marco Vipsanio Agrippa
installo, a sostegno di Ottaviano, nel
Lago d'Averno
e nella parte orientale del lago Lucrino un porto militare,
Portus Julius
[6]
, mentre gli allevamenti ittici proseguivano nella meta occidentale del lago. Per permettere alle navi di accedere al bacino, egli taglio l'istmo carrabile della Via Herculea, realizzando un canale di ingresso di 300 m formato da due frangiflutti paralleli, che veniva scavalcato da un ponte ligneo mobile che garantiva la percorribilita dell'istmo
[7]
. Il Portus Julius ebbe vita breve nel Lucrino, in quanto il bacino, essendo poco profondo e andando soggetto ad insabbiamento, risulto ben presto inadatto alle pesanti navi da guerra. Gia nel 12 a.C. la flotta militare imperiale venne trasferita a Miseno, mentre gli impianti portuali nel lago Lucrino continuarono a essere utilizzati per scopi civili e commerciali.
In epoca romana il Lucrino fu un lussuoso luogo di villeggiatura. Rientrando fra gli insediamenti costieri particolarmente amati dai Romani per l'amenita dei luoghi, vide sorgere lungo tutta la costa
[8]
magnifiche ville e dimore di personaggi di rango dell'epoca, da
Puteoli
a
Baiae
, a
Misenum
senza soluzione di continuita.
Oltre a Sergio Orata, possedette una villa che si affacciava sul Lucrino
Marco Tullio Cicerone
, villa da lui chiamata
Cumanum
o
Academia
, famosa in seguito per aver ospitato le spoglie dell'imperatore
Adriano
, morto nel
138
in uno dei palazzi imperiali nella vicina
Baia
. Dopo la morte di Cicerone, la villa passo di proprieta ad Antistio Vetere il quale, eseguendovi dei lavori di ristrutturazione, fece sgorgare una sorgente di acqua termale, citata da
Plinio il Vecchio
e che nel medioevo veniva ancora chiamata
Balneum Ciceronis
o
Balneum Prati
e utilizzata a fini curativi
[9]
.
Il Lucrino vide intorno al suo bacino una grande concentrazione di fonti termali. Esse sono attestate sia dai resti di impianti termali di epoca romana, tuttora riconoscibili intorno al suo specchio d'acqua, sia dal catalogo che nel XIII secolo compilo
Pietro da Eboli
.
Molte delle sorgenti termali esistenti in epoca romana e utilizzate fino al medioevo a fini terapeutici, scomparvero irrimediabilmente nel 1538 in seguito all'eruzione del Monte Nuovo.
Il lago Lucrino fu chiamato in antico anche
"Acherusio"
perche si credette di identificarvi la
Acherusia palus
(nome attribuito piu spesso al
lago Fusaro
), cosi come si penso che il lago potesse essere identificato con i fiumi infernali
Cocito
o
Piriflegetonte
. La prossimita col
lago d'Averno
, considerato nell'antichita l'ingresso agli
Inferi
, connotava evidentemente tutta l'area, ed eventuali fenomeni
fisici
inconsueti potevano far sorgere leggende e favole.
Virgilio
narra infatti di presunti fenomeni di
ebollizioni
, forse causate da emissioni
sulfuree
o magmatiche.
Connessa all'idea che la zona avesse a che fare con il regno dei morti, abbiamo la testimonianza da un lato di Plinio il Vecchio
[10]
che ci parla di una citta
Cimmera
collocata fra il lago di Lucrino e il lago d'Averno; dall'altro abbiamo
Strabone
[11]
che, citando
Eforo
, precisa che i Cimmeri vivevano in case sotterranee collegate da gallerie, dove essi accoglievano gli stranieri che venivano per interrogare l'oracolo
ctonio
dei morti (
nekyomanteion chthonion
), e che proprio grazie all'oracolo essi traevano parte del loro sostentamento, pare con una tariffa per le consultazioni fissata dal loro re.
Il lago di Lucrino era inoltre la scena di un noto racconto di Plinio il Vecchio
[12]
circa un
delfino
che, all'epoca di Augusto, era penetrato nel lago. Un bambino che soleva passare di li per andare a scuola, avendolo notato, aveva preso l'abitudine ogni giorno di chiamarlo, dandogli da mangiare la merenda che portava con se. Fra i due era nata una grande amicizia, al punto che il delfino lo faceva montare in groppa, per portarlo sul dorso fino alla scuola a Baia e, piu tardi, tornava a prenderlo per riportarlo a casa a Pozzuoli. Questo era durato per diversi anni, fino a quando il bambino non si era ammalato ed infine era morto. Il delfino pero continuava a venire ogni giorno nel luogo consueto ad attendere invano che il bambino arrivasse, finendo per immalinconirsi sempre di piu, fino a quando non era morto anch'esso, per la tristezza.
Il cui tema del fanciullo a cavallo di un delfino non era in realta specifico del lago Lucrino, ma era diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo.
Nella letteratura antica il Lucrino si ritrova anche in
Orazio
,
Marziale
,
Properzio
e
Virgilio
.
In epoca altomedievale, nella prima meta del IX secolo i Campi Flegrei subirono la loro massima sommersione marina dovuta al
bradisismo
negativo. A
Pozzuoli
le colonne marmoree dell'antico mercato romano chiamato
Tempio di Serapide
vennero intaccate dai
litodomi
fino a un'altezza di 6,30 m dal piano pavimentale. Nonostante la mancanza di fonti scritte a riguardo, e chiaro tuttavia che in questa epoca il lago di Lucrino non esisteva piu, essendo completamente sommerso dal mare.
Nel
1341
giunse a
Napoli
, alla corte del re angioino
Roberto d'Angio
,
Giovanni Boccaccio
. Visitando la zona flegrea noto che il mare agitato irrompeva nel lago d'Averno. Dunque, ancora nel XIV secolo il lago Lucrino era del tutto cancellato dalla sommersione bradisismica, anche se l'area flegrea stava progressivamente riemergendo. Ancora nel '500 il Lucrino risultava sommerso dal mare e appariva come una profonda insenatura marina che raggiungeva l'imboccatura del lago d'Averno, baia sulla quale si affacciava il villaggio di Tripergole.
A seguito dell'opera di
Pietro da Eboli
,
De Balneis Puteolanis
[13]
, scritta nel XIII secolo alla corte di
Federico II di Svevia
, gli
Angioini
incoraggiarono l'uso delle sorgenti flegree a fini terapeutici. Sul lago Lucrino, presso una piccola collinetta di
tufo
, chiamata
Monticello del Pericolo
, su cui essi avevano edificato un castello, sorse un villaggio chiamato
Tripergole
. Esso si sviluppo dove piu numerose si addensavano le fonti e gli impianti termali romani, a seguito dell'afflusso dei malati. Il villaggio aveva due chiese
[14]
, un ospedale con circa 30 letti fatto costruire da
Carlo II d'Angio
con annessa una farmacia, tre ostelli per i forestieri, ed infine una casina di caccia reale ed una cavallerizza. Nella costruzione dell'ospedale fu coinvolto anche l'architetto e scultore
Gagliardo Primario
.
Il 29 settembre 1538, dopo una serie di fenomeni anticipatori (terremoti, ritiro del mare a seguito di una imponente sollevazione del suolo, boati sotterranei ecc.) e dopo un'eruzione vulcanica durata 5 giorni, sorse dal nulla il
Monte Nuovo
. L'eruzione cambio totalmente la topografia del luogo e cancello completamente il villaggio di Tripergole con tutti i suoi edifici civili, religiosi e militari. Scomparve il Monticello del Pericolo, furono totalmente distrutte le antiche sorgenti termali e vennero sepolti gli impianti di epoca romana che si trovavano presso il villaggio
[15]
. Risultarono distrutti anche i resti della villa di Cicerone chiamata
Academia
e scomparve anche una grande sala termale romana di forma circolare, caratterizzata da sei finestre nella cupola, chiamata
Truglio
[16]
. Infine, il lago Lucrino subi un drastico ridimensionamento, riducendosi ad un decimo di quello che era stata la sua estensione in epoca romana, cosi come appare ancora al giorno d'oggi.
Probabilmente nei mesi (o negli anni) successivi all'eruzione il suolo si riabbasso progressivamente: secondo alcuni ritornando alla quota che aveva nel 1530, secondo altri abbassandosi di circa 3 m.
Una tavola del 1586 conservata al
Museo di San Martino
a Napoli
[17]
che ritrae una veduta generale a volo d'uccello dei Campi Flegrei da
Posillipo
fino a
Cuma
, mostra un Lucrino praticamente inesistente, forse per la quota a cui il lago venne a trovarsi a seguito dell'eruzione, probabilmente diversi metri al di sopra del livello del mare.
Oggi Lucrino e una
frazione
del comune di
Pozzuoli
, che comprende gli insediamenti abitativi intorno all'omonimo lago. Il paese e caratterizzato da varie tipologie di edilizia residenziale, ai piedi del Monte Nuovo.
Seppure notevolmente ridotte rispetto all'epoca antica, tuttavia permangono in zona sorgenti di acque termali. Ancora utilizzate sono le
Stufe di Nerone
, situate ai piedi del Monte delle Ginestre, dove oltre agli impianti moderni per le immersioni, sono tuttora in uso alcune strutture di epoca romana quali gli ambienti a volta delle saune e una pozza per i fanghi all'aperto. In riva al mare, ai piedi del Monte Grillo, e possibile immergersi in acque caldissime in apposite vasche situate sulla spiaggia.
Un antico
laconicum
(sauna) realizzato dai Romani nella collina
tufacea
di Tritoli e conosciuto nel medioevo come
Sudatorium
Trituli
o
Sudatorium Magnum
, situato al di sopra della galleria della
Ferrovia Cumana
, e consistente in alcune stanze rettangolari fornite di letti in tufo dalle quali si dipartono due profondi cunicoli che si addentrano per circa 80 m all'interno della montagna, e oggi occupato dai discendenti di sfollati che, rifugiatisi qui durante il
secondo conflitto mondiale
per sfuggire ai bombardamenti, decisero di rimanere stabilmente
[18]
, facendone la loro dimora, naturalmente riscaldata nei periodi invernali dalle calde esalazioni che tuttora si sprigionano dal fondo dei cunicoli.
- ^
Nei Campi Flegrei abbiamo altri esempi di laghi costieri formatisi allo stesso modo: il
lago Miseno
(chiamato anche Mare Morto), il
lago Fusaro
, il
lago di Patria
, e il prosciugato
lago di Licola
. Sono invece laghi prettamente vulcanici il
lago d'Averno
e i prosciugati Lago di
Agnano
e la caldera della
solfatara di Pozzuoli
.
- ^
In
M.Malte-Brun,
Universal Geography
, VII, Edinburgh, Adam Black, 1829.
pag. 259 il lago viene citato col nome di "Lago Lucerno"
- ^
Georgiche II, 161-164 e relativo commento di
Servio
al verso 161.
- ^
Le principali fiaschette vitree puteolane sono conservate a Praga (Museo nazionale), Lisbona (Accademia di belle arti), St. Helens (Pilkington Glass Museum), New York (Corning Museum of Glass), Varsavia (Museo Borgiano), Ampurias.
- ^
Da non confondersi con la
Via Herculea
che correva lungo l'
Appennino
sannita-lucano e nemmeno con la
Via Herculea
nella Spagna orientale
- ^
E possibile visionare una foto aerea delle strutture attualmente sommerse del Porto Giulio (due bacini con relativi moli; una strada rettilinea fiancheggiata da magazzini; un ampio cortile con una fila centrale di stanze, forse una caserma; una residenza con giardino centrale, forse per l'ammiraglio della flotta; ecc.) in
qui
.
- ^
Una ricostruzione precisa della situazione topografica in epoca romana
Archiviato
il 27 settembre 2009 in
Internet Archive
. e mostrata da un plastico esposto nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel
Castello aragonese di Baia
, realizzato da archeologi e topografi sulla base delle evidenze archeologiche.
- ^
Nel
Golfo di Napoli
vi sono altre coste amate dai Romani per l'amenita dei luoghi e la splendida vista sul mare, disseminate tuttora di resti di quelle che un tempo furono splendide ville: la
costa di Surrentum
,
Stabiae
,
Oplontis
,
Herculaneum
,
Pausilypon
.
- ^
"<...>
Questo bagno sana l'intestino, rimuove gli umori cattivi dal corpo e dai reni. Le braccia tonifica e cura il capo e la milza. Sana gli occhi cisposi e l'ulcera. A tutto il tuo essere da vitalita
<...>" (Pietro da Eboli,
De Balneis Puteolanis
)
- ^
"
oppidum Cimmerium
": Plinio il Vecchio,
Naturalis Historia
III, 61
- ^
Strabone, Geografia V, 4, 5, C 244-245
- ^
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, IX, 25
- ^
Oppure
De Balneis Terrae Laboris
- ^
Una nel castello dedicata allo Spirito Santo ed a Santa Marta, mentre nel villaggio vero e proprio vi era una seconda chiesa dedicata a Santa Maddalena
- ^
Da Pietro da Eboli chiamati Balneum Ciceronis o Balneum Prati, Balneum Tripergula, Balneum Arcus, Balneum Raynerii, Balneum de Scrofa, Balneum de Sancta Lucia e Balneum de Cruce
- ^
di questo edificio che viene detto simile a quello di Baia seppure di dimensioni minori, abbiamo una pianta disegnata da
Giuliano da Sangallo
, pubblicata da Huelsen "il libro di Giuliano da Sangallo", vol. II, Lipsia 1910, f. 8. La didascalia del Sangallo recita: "
Ale III Perghole, ed evi VI lumi nela volta
".
- ^
Edita da E. Duchetti a Roma
- ^
articolo su
Il Mattino
di Napoli del 9 novembre 1968 pag. 8 e foto sullo stesso giornale del 12 novembre 1968 pag. 8.
- Antonio Parascandola -
Il Monte Nuovo ed il Lago Lucrino
, in: Bollettino della Societa dei Naturalisti in Napoli, vol. LV, 1944-1946
- AA. VV. -
I Campi Flegrei, un itinerario archeologico
, Venezia 1990
ISBN 88-317-5354-1
- AA. VV. -
Le Terme Puteolane e Salerno nei codici miniati di Pietro da Eboli
, Napoli 1995
ISBN 88-85346-22-7
- Filiberto Passananti -
Terme e sorgenti di Napoli
, Roma 1996
ISBN 88-8183-507-X
- Alessandro Giuliani -
"La viabilita antica nei Campi Flegrei"
, Napoli, 2011 -
ISBN 978-88-6618-346-4
- Alessandro Giuliani -
"Campi Flegrei. Atlante di cartografia storica"
, Napol1 2013 -
ISBN 978-88-911072-6-8
- Alessandro Giuliani -
"Il Vessillo azzurro di Marco Vipsanio Agrippa",
Napoli, 2014
ISBN 978-88-911300-2-0