La voce verbale
latina
incipit
(con accentazione
sdrucciola
; dal verbo
incip?re
, letteralmente "incomincia") e la parola iniziale della formula latina che introduce il titolo di un'opera, talvolta anche con il nome dell'autore
[1]
. In
filologia
e in
bibliografia
, con l'
incipit
, sostantivato, si fa riferimento alle prime parole con cui inizia un
testo
, e in particolare al primo
verso
di una
poesia
.
Se pero, in senso stretto, il termine
incipit
definisce propriamente la parola o la frase o il verso iniziale di un qualsiasi componimento in prosa o in versi, l'uso che ha assunto nella
critica letteraria
moderna e piu esteso. Non solo, dunque, la prima parola o la prima frase, ma l'intera
tranche
d'avvio, che puo essere di lunghezza diversa.
La frase o il verso finale di un'opera letteraria viene invece detta
explicit
.
L'
incipit
e,
come dice
Traversetti
[
senza fonte
]
, "l'esplosione
semantica
che genera e avvia il cosmo
romanzesco
e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" e questo "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe". Nel leggere infatti la prima pagina non si viene a conoscenza di tutto il romanzo, ma si creano dei percorsi mentali lungo i quali orienteremo la nostra lettura.
Sia la
retorica
classica sia la moderna teoria della
letteratura
sanno che se uno
scrittore
vuole essere accolto deve sapere influenzare a proprio vantaggio la disposizione del pubblico e che il pubblico, per poter accogliere lo scrittore e quindi quanto scrive, ha bisogno di riscontrare una vasta comunanza di
topoi
emozionali ed ideologici.
Baudelaire
diceva che tra il romanziere e i suoi lettori ci deve essere
complicita
e che questa complicita doveva essere subito attivata prima ancora che iniziasse la vera lettura.
La retorica classica affidava proprio all'
exordium
o
proemium
, quindi all'inizio del
discorso
, le regole argomentative. L'
exordium
doveva infatti "dirigere l'attenzione, la favorevole disposizione e la benevolenza del
giudice
alla causa di parte presentata nel discorso: cosa particolarmente difficile quando si danno gradi di debole credibilita" (
H. Lausberg
, in
Elementi di retorica
, Bologna, Il mulino,
1969
, p. 31).
Questa tecnica, che prevedeva la
captatio benevolentiae
, e stata ripresa anche nel romanzo moderno.
Gia con il titolo il romanzo innesca un processo comunicativo che, pur essendo esterno al testo, spesso lascia trasparire molte allusioni essendo esso solitamente composto da un breve motto riassuntivo.
Il titolo rimane comunque sempre un elemento esterno al testo vero e proprio mentre l'incipit ne e parte fondamentale e non appare solo come un segnale di riconoscimento generico di identificazione dell'opera, ma stabilisce subito nel lettore un meccanismo di complesse attese..
Ogni inizio, indipendentemente dalle sue modalita, ha qualcosa di simbolico ed e un atto di creazione che serve a definire la lettura tematica, come ancora oggi fanno le
encicliche
papali che affidano a un breve incipit di poche parole il doppio compito di documentare e di delineare la lettura del testo. Quello pero che oggi viene chiamato
incipit
e in letteratura qualcosa di molto diverso e piu complesso e la prima questione che nasce e quella della sua lunghezza. Se infatti sappiamo che l'incipit ha inizio dalla prima parola, dobbiamo definire dove esso termini.
L'
incipit
termina dove il racconto, ormai certo della sua convenzione, si affida unicamente a se stesso e cio puo avvenire dopo una sola riga, al termine di una lunga argomentazione introduttiva, dopo uno stacco concettuale ben definito oppure lungo un percorso, breve o lungo, che esaurisce l'introduzione addentrandosi gia nella trama o nel profilo del protagonista.
L'incipit
in medias res
, pur essendo spesso ambiguo e conduttore di informazioni indirette supplementari, e senza dubbio quello la cui modalita si avvicina maggiormente all'ipotetico
grado zero
ipotizzato da Barthes ed e il piu diffuso a tutti i livelli e in tutte le epoche storiche del mondo narrativo.
"
L'importanza degli
incipit
"
Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo (...) il mondo dato in blocco, senza ne un prima ne un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialita implicita (...). Ogni volta l'inizio e quel momento di distacco dalla molteplicita dei possibili: per il narratore e l'allontanare da se la molteplicita delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare"
Italo Calvino
- "Appendice" alle "Lezioni americane", in Saggi, Mondadori, v. 1, pp. sgg.
Nel suo
saggio
Il grado zero della scrittura
Roland Barthes
si chiedeva se fosse possibile un
grado zero
, cioe un grado di innocenza della scrittura priva di ogni segno, una scrittura neutra come quella bianca di
Camus
e di
Blanchot
o quella parlata di
Queneau
elaborando una famosa e problematica definizione. Nell'
incipit
romanzesco puo accadere.
Applicazioni pratiche di un incipit che entri subito in mezzo agli eventi del romanzo si possono trovare in molte opere e con diverse modalita. Nell'analizzare il mondo degli incipit partendo da un possibile grado zero, soprattutto nel romanzo moderno e contemporaneo, ci si rende conto che l'incipit maggiormente utilizzato e quello che non fa riferimento al prima e al perche di un evento, ma si colloca subito in
media res
conducendo il lettore con prepotenza ma evitandogli anche l'elaborazione faticosa di costruire uno scenario. Quando l'
incipit
viene collocato in media res sono sufficienti poche righe per trattenere e subito indirizzare il lettore nella immedesimazione e nel centro dell'azione narrata:
- "C'e l'avvocato" annunzio mamma Grazia affacciandosi all'uscio. E siccome il marchese non si volto ne rispose, la vecchia nutrice, fatti pochi passi nella stanza, esclamo: "Marchese, figlio mio, non sei contento, avremo finalmente la pioggia!" Infatti lampeggiava e tuonava da far credere che tra poco sarebbe piovuto a dirotto... e gia radi goccioloni schizzavano dentro dall'aperta vetrata del terrazzino
.
Questo incipit di
Luigi Capuana
tratto da
Il marchese di Roccaverdina
e un esempio specifico di ogni esordio
in medias res
.
Il lettore, trascinato nel cuore della
narrazione
, riesce in poche righe a comprendere molte informazioni (dall'ambiente
sociale
in cui l'azione si svolge, alla
parentela
di alcuni personaggi, alla patita attesa dell'evento
meteorologico
) e a predisporsi per seguire il racconto.
La tecnica d'esordio
in medias res
e uno dei canoni costanti della
tecnica cinematografica
. Nei
film
infatti, escludendo quei pochi esempi in cui lo spettatore assiste ad un prologo o ad un antefatto, magari narrato fuori campo, viene sempre data una prima sequenza che sembra incurante di ogni spiegazione che non sia il grado di
suspense
predisposto per organizzare ma che poi, nel corso della narrazione, svela i propri motivi.
I vari modi di condurre il lettore
in medias res
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Un esordio narrativo
in medias res
, come nel film, puo nascondere le proprie finalita, presentarsi subito con un
hic et nunc
che crea suspense o sollecitare il lettore con analogie con il proprio vissuto.
Spesso la sequenza iniziale viene data apparentemente noncurante di ogni giustificazione se non il grado di
suspense
creato per organizzare quei motivi che saranno svelati nel corso della narrazione.
Certi esordi narrativi di questo tipo nascondono le proprie finalita e non presentano alcun chiarimento, che verranno forniti solamente con lo sviluppo dell'intreccio, rendendo passiva ogni risposta critica del lettore il quale e esortato a convivere fin dall'inizio con l'ambiguita e l'attesa come nel caso del
Martin Eden
di
Jack London
che nel presentare le sue righe iniziali non trasmette altro se non una vaga informazione marinaresca con una accattivante
suspense
senza che il lettore possa nemmeno immaginare tutto l'aggrovigliarsi di difficolta esistenziali che termineranno nel suicidio del protagonista:
- "
Il primo aperse la porta con una chiave piatta ed entro seguito da un giovane che si levo il berretto con fare impacciato. Il giovane indossava rozzi panni che odoravano forte di mare ed era palesemente fuori posto nell'atrio spazioso in cui si trovava. Non sapeva che farsene del berretto e se lo stava cacciando in tasca, quando l'altro glielo levo di mano. Il gesto fu calmo e naturale e il giovanotto impacciato lo apprezzo. Capisce - penso - mi portera sino in fondo proprio come si deve
".
Non sempre il lettore e lasciato alla suspense ma puo accadere che egli venga introdotto
in medias res
in modo piu dolce con una serie di analogie con il proprio vissuto che, pur non rivelandogli la futura vicenda narrata, gli offre delle garanzie con frammenti di un comportamento abituale. Un inizio
in medias res
, dunque, senza il clima dell'attesa che trova pero una sua giustificazione nella convincente proposta della familiarita, indipendentemente dal materiale storico magari sconosciuto al lettore.
Nel leggere l'incipit de
Il sosia
di
Dostoevskij
il lettore non ha bisogno di ricordare il contesto storico della
Russia
perche egli viene, comunque, preso dal senso abitudinario del risveglio e si immedesima immediatamente:
- "
Erano quasi le otto del mattino quando il consigliere titolare Jakov Petrovic Goljadkin si sveglio dopo un lungo sonno, sbadiglio, si stiracchio e infine apri del tutto gli occhi. Per un paio di minuti rimase pero a giacere immobile nel letto come uno che non e ben sicuro se e desto o se dorme ancora, se tutto cio che gli succede intorno e veglia e realta o non piuttosto la continuazione delle disordinate visioni del sogno"
.
Il lettore in questo caso si riconosce nel protagonista e trova facile e non traumatizzante abitare nella casa di via Sestilavocnaja a
Pietroburgo
dalla quale, attraverso il fluire di insolite vicende, viene condotto man mano, attraverso le angosce della duplicita e le anomalie dell'identita, nel vorticoso cerchio della psicologia dostoevskijana.
Questi modi di introdurre il lettore in modo intuitivo nel centro dell'avvenimento narrato, supplisce alla voluta mancanza, da parte del romanziere, di qualsiasi causalita e temporalita determinata. La scrittura prende l'avvio da un
ex nihilo
che vede esplodere il suo
big - bang
, solamente da una forma codificata di comportamento tacito che viene ad instaurarsi tra lo scrittore e il lettore e che permette al piu debole, cioe al lettore, di convivere e inavvertitamente di subire, gia all'inizio della scrittura, i carattere dei personaggi e tutti gli altri dettagli, partendo da una distanza-zero.
Il romanziere non sempre getta il suo lettore nel vivo dell'opera con tratto noncurante ma cerca, nell'incipit, di immetterlo nella vicenda con gradualita, spesso delineando forme geometriche.
Spesso viene utilizzato un andamento descrittivo a spirale che procede dal generale al particolare, dal grande al piccolo, dall'indistinto allo specifico, fino a raggiungere quell'azione decisiva che mette in moto tutta la trama.
Esempio classico e quello de
I promessi sposi
del
Manzoni
.
Esso inizia con la descrizione di un paesaggio ampio e disteso sul quale la vista si afferma immediatamente:
- "
Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor piu sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni
".
Subito dopo l'occhio, dopo aver alzato lo sguardo sulle cime circostanti, si restringe fino a cogliere il punto dove sorge la citta di
Lecco
e poi, rimpicciolendo ancora di piu la prospettiva, individua la rete delle stradine di campagna fino al momento della messa a fuoco e dell'ingrandimento della figura di don Abbondio per concludersi con la ricerca, ancora piu particolareggiata, dei sassi che egli scalcia e solo a questo punto l'incipit puo dirsi concluso.
Nel caso dell'incipit del Manzoni si assiste ad una dinamica geometrica e figurativa, terminata la quale l'azione procede e il lettore entra nel romanzo per trovarsi i
bravi
che compaiono dicendo "
questo matrimonio non s'ha da fare, ne domani, ne mai".
Se l'incipit a spirale riporta sempre una figura dinamica, con la figura del cerchio l'emozione che prova il lettore all'ingresso e di grande quiete.
Si puo riportare come esempio l'incipit de
Il compagno segreto
di
Joseph Conrad
dove si incontra subito il narratore che occupa il centro dell'ampio cerchio che con lo sguardo va osservando:
- "
Avevo a dritta due file di pali da pesca simili a un complesso misterioso di steccati di bambu semisommersi, che frazionava incomprensibilmente il regno dei pesci tropicali, e appariva cadente come se l'avesse abbandonato per sempre una tribu nomade di pescatori trasferitasi intanto all'altro capo dell'oceano; che sin dove l'occhio giungeva non vi era traccia di abitazione umana. A sinistra un gruppo di sterili isolotti, che evocavano ruderi di muraglie, torri e casematte di pietra, era come incastrato con la base in un mare blu che anch'esso pareva solido, tanto era fermo e stabile sotto i miei piedi... E quando volsi il capo per dare uno sguardo d'addio al rimorchiatore che ci aveva appena lasciato all'ancora fuori della barra, scossi la linea retta della costa piatta, unita a quel mare stabile, lembo contro lembo, con una perfetta saldatura invisibile, in un unico piano livellato per meta marrone, per meta azzurro sotto la cupola enorme del cielo
".
Se dalla
geometria
apprendiamo che l'incontro di due rette parallele e posto all'infinito e pertanto non si incontrano mai, dal romanziere possiamo a volte scoprire il loro luogo d'incontro che puo essere posto molto prima, come alla conclusione di un romanzo o semplicemente alla fine di un incipit.
Quello che crea spesso il coinvolgimento maggiore del lettore e, in questi incipit
in medias res
, la presenza dell'io narrante, della "soggettivita" per usare un termine cinematografico, che propone lo svelarsi ora e subito ponendo se stesso al centro dell'osservazione e offrendo al lettore il suo stesso angolo visuale come nel significativo incipit di
Anatole France
ne
Il delitto dell'accademico Silvestro Bonnard
che introduce con il suo
"io narrante"
la persona dell'accademico con una autodescrizione che non rivela alcun aspetto della personalita e delle intenzioni dell'autore il quale, solamente piu avanti, apprendera la deformazione psicologica che lo fa diventare ladro dei suoi stessi libri:
- "
Avevo calzato le pantofole e indossato la vestaglia. Asciugai una lacrima provocata dal vento che soffiava dal viale e mi oscurava la vista. Avvicinai al fuoco la poltrona e il tavolino e presi accanto alla fiamma il posto che Amilcare si degnava di lasciarmi. Amilcare, a capo degli alari, sopra un cuscino di piume, stava raggomitolato col naso tra le zampe
".
Spesso la tecnica dell'entrare
in medias res
impone necessariamente l'uso della prima persona soprattutto quando l'autore vuole far comprendere che la situazione presentata non e normale e l'uso dell'
io
si impone perche non e possibile sottacere o minimizzare l'essenziale. Il lettore viene in questo modo catapultato nel punto drammatico dello scatenarsi delle emozioni che l'autore confessa come nell'incipit del
Cuore rivelatore
di
Edgar Allan Poe
:
- "
E vero! Io sono nervoso, terribilmente nervoso, lo sono stato e lo sono, ma pazzo no! E voi pretendete che lo sia. La malattia aveva affilato i miei sensi, non li aveva distrutti, non li aveva offuscati! Acuto piu di tutti era l'udito. Io udivo tutte le cose del cielo e della terra. Udivo molte cose dell'inferno. E allora come posso essere pazzo? Ascoltate attentamente! E osservate con che equilibrio, con che calma posso raccontare tutta la storia. Mi e impossibile dire come in principio mi sia entrata l'idea nel cervello; ma una volta che fu concepita, mi perseguito giorno e notte. Motivo non c'era. Passione non c'era. Ero affezionato al vecchio, non mi aveva mai fatto un torto. Non mi aveva mai offeso. Non volevo il suo oro. Penso che sia stato il suo occhio! Si, fu proprio questo! Lui aveva l'occhio di un avvoltoio: un occhio di un azzurro pallido coperto di un velo. Tutte le volte che si posava su di me il sangue mi si gelava nelle vene; e cosi lentamente - molto lentamente - decisi di togliere di mezzo il vecchio e liberarmi cosi per sempre dell'occhio
".
In questo inizio Poe s'impone al lettore con la sua soggettivita e ne coinvolge l'attenzione all'interno dell'opera.
In epoca contemporanea l'incipit di Poe diventa spesso il prototipo senza vita della maggior parte della
Trivialliteratur
che, come si sa da tante opere di oggi, e solamente l'indicazione informativa di un
genere
narrativo destinato al largo consumo di massa.
In questi casi viene utilizzata la confessione o il diario che da l'idea di una
dialettica
intima, di un avvio appena sussurrato che evita la descrizione e fa pensare a una semplice registrazione di eventi, una specie di
grado zero
che viene annunciato nelle prime righe per tradirsi pero nel corso della
narrazione
.