L'
eccidio di Partinico
e un episodio del
risorgimento
avvenuto a
Partinico
il 16 maggio
1860
, durante la
spedizione dei Mille
.
La cittadina, dopo lo
sbarco a Marsala
di
Garibaldi
, si
ribello
alle
truppe borboniche
e diversi civili vennero uccisi.
Ancor prima dello sbarco garibaldino a
Marsala
, nell'aprile del
1860
nella zona circostante
Partinico
erano avvenuti scontri tra rivoltosi siciliani e truppe borboniche, collegati alla
rivolta della Gancia
. Il 6 aprile una banda di rivoltosi, guidata dal
barone Sant'Anna
, assali a
Monreale
il 9º battaglione cacciatori, il cui comandante, il maggiore
Ferdinando Beneventano del Bosco
, contrattacco con quattro compagnie respingendo i rivoltosi sulla strada per Partinico; tuttavia il controllo dell'ordine pubblico non venne completamente ripreso dalle truppe governative e, dopo non piu di un mese, la stessa popolazione saccheggio nella zona i quartieri militari, e le case degli ufficiali, tra cui quella di
Giuseppe Butta
, che riporto la cronaca di questi eventi nel suo libro
[1]
. Altri scontri avvennero in zona, e dopo il 18 aprile un gruppo di insorti, ritirandosi da un sanguinoso scontro avvenuto a
Carini
con le truppe borboniche, si ritiro a Partinico
[2]
.
Dopo la
battaglia di Calatafimi
, alla mezzanotte del 15 maggio 1860 le truppe del
generale Lanza
, ritiratesi nell'abitato di
Calatafimi
, ricevettero l'ordine di mettersi in marcia per raggiungere
Palermo
.
La
ritirata
fu un capolavoro di disorganizzazione che vide i reparti ippotrainati di
carriaggi
e artiglieria mescolarsi alla fanteria e ben presto superarla, lasciando i battaglioni senza viveri. Cio spinse i militari a usare il solito mezzo delle
requisizioni forzate
, piegando la resistenza dei contadini con uccisioni e incendi.
La notizia della sconfitta borbonica si era diffusa rapidamente nell'area, spesso accompagnata da mirabolanti particolari che dipingevano i garibaldini come esseri sovrannaturali e invincibili, fomentando il sentimento di rivolta nella popolazione siciliana. Ad
Alcamo
, sulla via per Palermo, le truppe furono attaccate dai ribelli che sparavano dalle case e dai balconi, come rappresaglia i soldati incendiarono molte case
[3]
.
La sera del 16 maggio, una delle formazioni borboniche giunse a
Partinico
, cittadina posta a una cinquantina di chilometri a occidente di Palermo, all'epoca di circa 20.000 abitanti, dove le notizie della battaglia e dei successivi saccheggi operati dai militari in fuga, avevano destato un insieme di tripudio e di grande preoccupazione.
I partinicesi, speranzosi nell'arrivo dei garibaldini, erano decisi a difendere le loro povere scorte alimentari, a resistere alle requisizioni e, esaltati dalla notizia della vittoria di Calatafimi, ad attaccare la colonna di Landi quando questa fosse passata per la citta
[4]
. Quando il reparto borbonico giunse nella via principale della cittadina, fu accolto dai colpi di fucile della popolazione asserragliatasi nelle case. Inizialmente i soldati borbonici reagirono ed ebbero la meglio, attaccando, bruciando 60 case , svaligiandone 20 e uccidendo donne e bambini
[5]
[6]
, ma stanchi, causa la ritirata, non resistettero al contrattacco degli abitanti e furono costretti a una fuga precipitosa e scomposta, lasciando nelle mani degli insorti un'ambulanza e diversi feriti e prigionieri che vennero massacrati dai popolani. (Secondo Bandi i borbonici proseguirono la loro ritirata verso Palermo)
[7]
.
[4]
.
Inebriati dalla vittoria, i
partinicesi
si abbandonarono a orrendi atti di ferocia, uccidendo i borbonici caduti in loro mano e poi straziandone i corpi in una sorta di primitivo rito tribale, gettando molti cadaveri a bruciare nel fuoco delle loro case incendiate. Il bilancio fu di 40 soldati trucidati e 15 prigionieri da consegnare come trofeo ai garibaldini.
I garibaldini arrivarono a Partinico due giorni dopo, accolti dalle campane che suonavano a festa, ma ai loro occhi si presento uno spettacolo orribile, cosi descritto da
Ernesto Teodoro Moneta
:
≪'All'entrata e per le vie della citta molti cadaveri di soldati borbonici, abbrustoliti e straziati in mille modi. Intorno a sette od otto di questi cadaveri, molto fanciulle danzavano a cerchio tenendosi per mano e cantando. Interrogata dal
Pentasuglia
una donna del perche non li seppellissero. ≪
Perche (rispose) non meritano sepoltura; devono mangiarseli i cani
≫
Gli eventi furono cosi commentati da
Garibaldi
: ≪
A Partinico il popolo era frenetico. Molto maltrattato dai soldati borbonici, anteriormente alla pugna di Calatafimi quando questi tornarono fuggendo e sbandati, la popolazione di Partinico diede loro addosso massacrando quanti potevano, e perseguendo il resto verso Palermo. Miserabile spettacolo! Noi trovammo i cadaveri dei soldati borbonici, per le vie divorati dai cani! Eran cadaveri d'Italiani da Italiani sgozzati che, se cresciuti alla vita dei liberi cittadini, avrebbero servito efficacemente la causa del loro oppresso paese; ed invece, come frutto dell'odio, suscitato dai loro perversi padroni, essi, finivano straziati, sbranati dai loro propri fratelli, con tal rabbia da far inorridire le jene
≫
[8]
.
Il generale diede ordine di seppellire immediatamente i morti e il giorno stesso emise un decreto sul rimborso dei danni causati dalle truppe borboniche: i danneggiati sarebbero stati provvisoriamente indennizzati dai Comuni nei quali i danneggiamenti abbiano luogo, dopo la valutazione dei danni fatta da periti giurati, alla fine della guerra, i municipi sarebbero stati rimborsati dallo Stato delle spese sostenute; altresi era fatto obbligo ai "
Municipii di soccorrere le famiglie di coloro che si battono in difesa della patria
"
[9]
.
Nell'impossibilita di prendere provvedimenti, Garibaldi accetto la cittadinanza offertagli dal consiglio comunale di Partinico, ma la notte stessa diede ordine a
Francesco Crispi
di formare un
Comitato di guerra
con poteri giudiziari che fosse in grado di imporre un minimo di legalita e soffocare le altre prevedibili vendette popolari, come in effetti avvenne a
Bronte
poche settimane piu tardi. La citta venne lasciata dai garibaldini la sera del 18 maggio per il concentramento di truppe presso l'altopiano di Renda, vicino al centro abitato di Pioppo, frazione di
Monreale
.
- ^
Butta
, pag 13
.
- ^
L.E.T
, pag 87
.
- ^
Butta
, pag 27
.
- ^
a
b
L.E.T
, pag 183
.
- ^
M. Menghini
, pag 426
.
- ^
a
b
T. Moneta
, pag 36
.
- ^
Giuseppe Bandi I Mille. Da Genova a Capua. Firenze 1902.
- ^
Cfr. pag. 433 G. Garibaldi,
Scritti e discorsi politici e militari
, Cappelli, Bologna, 1934, vol. II
- ^
L.E.T
, pag 183-184
.
- Giuseppe Cesare Abba
,
Da Quarto al Volturno
, Nistri, Pisa, 1866
- Giuseppe Bandi
,
I Mille da Genova a Capua
, Salani,
Firenze
, 1903
- Giuseppe Garibaldi
, Scritti e discorsi politici e militari, Cappelli, Bologna, 1934, vol. II
- Giuseppe Butta
,
Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta: memorie della rivoluzione dal 1860 al 1861
, Napoli, Tipografia G.de Angelis e figlio, 1883.
URL consultato il 23 maggio 2011
.
ISBN non esistente
- L.E.T.,
L'Insurrezione siciliana (aprile 1860) e la spedizione di Garibaldi
, Milano, Tipografia Fratelli Rorroni, 1860.
URL consultato il 23 maggio 2011
.
ISBN non esistente
- Ernesto Teodoro Moneta.
,
Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo decimonono
, Milano, Societa tipografica editrice popolare, 1910.
URL consultato il 23 maggio 2011
.
ISBN non esistente
- Mario Menghini
,
La spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli: nei proclami , nelle corrispondenze, nei diarii e nelle illustrazioni del tempo
, Torino, Soc. tip.-editrice nazionale, 1907.
URL consultato il 23 maggio 2011
.
ISBN non esistente
- Gigi Di Fiore
,
I vinti del Risorgimento
, Utet, 2004