Domenico Morone
(
Verona
,
1442
circa ?
Verona
,
1518
) e stato un
pittore
e
miniatore
italiano
.
Tra i primi esponenti
rinascimentali
della
scuola veronese di pittura
, nacque in una famiglia di
Morbegno
giunta in riva all'
Adige
intorno al 1425. Probabilmente fu allievo di
Francesco Benaglio
, ma venne profondamente influenzato anche da altri artisti dell'epoca, come
Andrea Mantegna
e
Giovanni Bellini
, anche se poco si conosce della sua formazione e dei primi anni di attivita.
Si ritiene che inizio come
miniatore
per poi passare alla produzione di dipinti e affreschi. Le sue prime opere conosciute risalgono al 1470, come le quattro tavolette in cui raffiguro
San Francesco, san Bernardino, san Bartolomeo e san Rocco
, originariamente parte di un
polittico
, e alcuni affreschi oggi
staccati
e conservati al
museo di Castelvecchio
di Verona. A parte la decorazione delle portelle dell'
organo
della
chiesa di San Bernardino
, non si conoscono altre sue opere collocabili negli
anni 1480
, benche fosse pressoche sicuro che la sua
bottega
dovesse aver raggiunto una certa popolarita in citta. Nel 1493 firmo una delle sue opere piu celebri, la tela
Cacciata dei Bonacolsi
,
commissionata dal
duca di Mantova
Francesco II Gonzaga
. A partire dagli anni successivi, gran parte della sua produzione vide la collaborazione del figlio
Francesco
, e proprio insieme a lui nel 1503 termino quello che e considerato il suo capolavoro: il ciclo di affreschi per la
libreria Sagramoso
nel convento di San Bernardino, a Verona.
Celebre per i dettagli delle figure umane, degli sfondi e degli oggetti, utilizzo nei suoi lavori colori vibranti e luminosi, spesso con una gamma cromatica ricca. E stato osservato che i volti dei suoi protagonisti sono tendenzialmente sobri e prosaici a differenza di quelli del figlio, definiti invece "dolciastri". Negli ultimi anni Domenico Morone divenne sempre piu opaco e attento alle finezze psicologiche, come ben si nota nella sua
Madonna col Bambino
dipinta negli
anni 1510
. Probabile maestro di artisti di rilievo, tra cui
Girolamo dai Libri
,
Paolo Morando
e
Michele da Verona
(oltre al gia citato figlio
Francesco
), la sua ultima menzione risale al 1517 e, verosimilmente, mori da li a poco.
Domenico Morone nacque a
Verona
, citta dove trascorse gran parte della sua vita. Il padre Agostino, originario di
Morbegno
(oggi in
provincia di Sondrio
, in
Lombardia
), era giunto in riva all'
Adige
intorno al 1425, ed esercitava la professione di "
stropezzator
" (lavoratore di pelli) presso la contrada della Braida, come riferisce un
estimo
del 1433.
[1]
Nel 1436 sposo Donna Maddalena, figlia di un certo Bertoldo mugnaio di
Illasi
, e vedova di Nicolao de Alemanea. La coppia ando a vivere in contrada San Vitale, dove Agostino e registrato nel 1443 come "Agustinus pelacanus quidam Petri, per soldi 4".
[2]
La piu antica menzione di Domenico compare in un'anagrafe della suddetta contrada, risalente al 1455-1456, in cui venne riportato il seguente testo: ≪
magister Augustinus pelacanuus ann. 50 - Domina Magdalena ejus uxor ann. 56 - Domincis ejus filius ann. 13 - Benvenuta ejus neptis ann. 17 - Libera filia suprascripti magistri Augustini ann. 9
≫. Dunque, stando a questo documento, Domenico dovrebbe essere nato nel 1442, che e la data di nascita tradizionalmente accettata, anche se un documento del 1461, in cui viene registrato gia come ≪pictor≫, fa ritenere che questa possa essere anticipata di qualche anno, tra il 1438 e il 1439 circa. Della sorella Libera, di cinque anni piu giovane, si sa poco o nulla. Il cognome Morone si formo soltanto agli inizi del secolo successivo e questo rende difficile ricostruire maggiori dettagli della sua famiglia.
[3]
[4]
[5]
Intorno al 1469 il giovane Domenico sposo Donna Cecilia, che gli dara sette figli: Chiara (nata nel 1469 circa), Francesca e Francesco (1471 circa), Gabriello (1472 circa), Antonio (1474 circa), Lodovico (1476 circa) e Maria (1478 circa). Di questi figli, a quanto ne sappiamo, solo
Francesco
e Antonio seguirono le orme del padre e diventarono pittori, il primo ottenendo una discreta fama, mentre del secondo non si conosce alcuna opera.
[6]
La prima menzione nota di Domenico Morone come pittore risale al 28 marzo 1461, quando venne chiamato a testimoniare insieme a
Francesco Benaglio
riguardo a un contratto; inoltre, la sua professione venne indicata nuovamente il 20 giugno 1466 nel testamento del lapicida Domenico di Bono. Il 28 gennaio 1469, davanti ai notai Agostino Pindemonte e Cristoforo Avogaro, si
emancipo
dal padre.
[7]
Ben poco si conosce della formazione e della prima produzione pittorica di Domenico. Secondo
Le Vite
di
Giorgio Vasari
, egli apprese l'arte pittorica da alcuni non ben precisati discepoli di
Stefano da Verona
.
[5]
[8]
[N 1]
E probabile che, come altri del suo tempo, abbia esordito in adolescenza come
miniatore
; d'altronde, se si esclude questa forma d'arte, il panorama veronese per quanto concerne la pittura risultava essere assai scarso nel periodo di tempo che va dalla morte del
Pisanello
a quando lo stesso Domenico inizio a cimentarsi con le opere di grandi dimensioni.
[9]
[10]
E stata avanzata la concreta ipotesi che sia stato studente di
Francesco Benaglio
, per via di una certa similitudine negli stili e in particolare ≪nell'espressione fissa delle figure, le loro proporzioni poco organiche, il tipo del Bambino, e il modo di inserire frutti simbolici che rivelano la dipendenza della corrente padovano-
squarcionesca
≫.
[5]
La somiglianza tra i due artisti fu tale che alcune
Madonne,
[N 2]
ora attribuite a Benaglio, furono in tempi piu remoti accostate erroneamente proprio a Domenico Morone.
[4]
[5]
[11]
Infine, fu prospettata la possibilita che, intorno ai venti o trent'anni, abbia soggiornato per un periodo a
Mantova
per proseguire la sua preparazione, ma al riguardo non vi sono prove concrete.
[12]
Secondo
Giuseppe Fiocco
potrebbe aver frequentato a
Venezia
, probabilmente insieme a
Giovanni Mansueti
, la scuola di
Gentile Bellini
.
[13]
Le prime opere attribuite con sufficiente sicurezza a Domenico Morone sono datate al 1470, anno in cui gli storici collocarono ben tre suoi lavori.
[4]
[12]
Di queste, la prima fu un
polittico
che realizzo per la ex chiesa di San Clemente, da cui successivamente furono ritagliate quattro tavole raffiguranti
San Francesco, san Bernardino, san Bartolomeo e san Rocco
,
oggi conservate al
museo di Castelvecchio
di Verona; in esse ≪le fisionomie ricordano certo Benaglio, con una raffinatezza che costui sembra non aver mai conosciuto≫, tanto da essere ≪la documentazione piu puntuale del passaggio evolutivo di linguaggio tra Francesco Benaglio e Domenico Morone≫.
[4]
[14]
[15]
[16]
Stilisticamente affini per la loro ≪tensione espressiva e qualita≫ sono gli
affreschi
con
Madonna con il Bambino e i santi Sebastiano e Rocco
,
realizzati per il
palazzo del Capitanio
, e un
San Giacomo Maggiore tra san Girolamo e un santo diacono
,
realizzato per l'ospedale del Corpus Domini, successivamente inglobato nel convento cittadino di Santa Maria a seguito della sua demolizione nel 1508 per motivi militari. Entrambe le opere vennero
staccate
nel 1875 da
Pietro Nanin
e in seguito collocate a Castelvecchio.
[4]
[16]
Nel 1471 lavoro ad un affresco con la
Madonna coi santissimi Cristoforo e Maddalena
, quasi interamente perduto, per la facciata della casa di Manfredo Giusti nell'attuale via Nicola Mazza 51, in cui si firmo per la prima volta come ≪Dominici de Morocini≫.
[4]
[14]
[17]
L'anno successivo comparve in un'anagrafe dove risulta sposato con Cecilia e padre di Clara e Francesca, rispettivamente di anni 3 e 1.
[17]
[18]
Nel 1481 Morone fu impegnato a dipingere un
San Francesco
e un
San Bernardino
per le portelle dell'
organo
della
chiesa di San Bernardino
di Verona. Lo strumento, uno dei piu antichi d'Europa e caratterizzato da una grande elevazione e da una linea slanciata, fu realizzato su commissione della famiglia Rossi.
[N 3]
[17]
[19]
Due anni piu tardi invece firmo e dato (29 aprile 1483) la tavola
Madonna col Bambino
, conservata alla
Gemaldegalerie
di
Berlino
il cui stile si allontana dal contesto veronese per abbracciare lo stile padovano-veneziano.
[4]
[14]
[17]
[20]
Sempre degli
anni 1480
sembra essere l'
olio
su
tela
Madonna col Bambino e san Francesco
, in mostra al museo della
Ca' d'Oro
di
Venezia
, dove fu osservato che la raffigurazione del Bimbo ≪gia preannuncia le tipologie tipiche di Domenico maturo≫. Non si conoscono altre opere di rilievo di Morone appartenenti a questo decennio, ad eccezione di qualche lavoro minore attribuito a lui o alla sua
bottega
, come gli affreschi
Episodi della vita di San Valentino
per la
chiesa intitolata al santo
a
Bussolengo
o la decorazione del pulpito del convento di san Bernardino, dove aveva gia lavorato sulle portelle dell'organo.
[4]
Riguardo alla sua vita personale, invece, i documenti anagrafici raccontavano che rimase vedovo tra il 1481, data di nascita dell'ultima figlia avuta da Cecilia, e il 1491, quando risulta sposato in seconde nozze con Donna Caterina, di 36 anni, e abitante con lei nella casa paterna in contrada San Vitale, dopo un periodo trascorso a San Quirico con la prima moglie. Da Caterina non ebbe figli.
[4]
[21]
Il 18 agosto 1489 figuro nei testamenti di Valerio Tarundi e di sua moglie, Maria Ormaneti, entrambi legati al convento
francescano
di
san Fermo Maggiore
, facendo supporre un avvicinamento di Morone all'ordine fondato da
san Francesco
.
[22]
Agli inizi degli
anni 1490
Domenico Morone aveva oramai raggiunto una certa fama presso la citta natale, nonostante non si conosca alcuna sua opera dopo le portelle di san Bernardino del 1483. Nel 1491 lo si trova a stimare, insieme ai pittori
Antonio Badile
e Pietro Antonio di Paolo, i dipinti eseguiti da Jacopo di Antonio della Beverara sulla facciata della casa di Lionello Sagramoso,
[N 4]
mentre l'anno successivo, per conto della comunita veronese, redasse una perizia insieme a
Liberale
e
Nicola Giolfino
riguardante le statue di Alberto da Milano destinate a porsi sulla
loggia del palazzo del Consiglio
.
[4]
[17]
[20]
[23]
Cio attestava la stima che Domenico era riuscito a guadagnarsi nella sua citta; la sua bottega era diventata una delle piu importanti della Verona di fine Quattrocento: si puo ritenere che da qui uscirono diversi pittori di talento, come
Girolamo dai Libri
,
Michele da Verona
,
Paolo Morando
e, ovviamente, il figlio
Francesco
.
[20]
Nel 1494 ricevette una prestigiosa commissione da parte del
marchese di Mantova
Francesco II Gonzaga
: la realizzazione della tela
Cacciata dei Bonacolsi
,
che si ipotizzo facesse parte di un
ciclo pittorico
riguardante i fasti della famiglia
Gonzaga
. Il soggetto dell'opera era la vittoriosa
battaglia
che
Luigi I Gonzaga
ottenne il 16 agosto 1328 contro
Rinaldo dei Bonacolsi
per il possesso di Mantova. E stato osservato come, con questo lavoro, Domenico Morone superi l'influenza del grafismo di
Andrea Mantegna
per aprirsi, da questo momento fino alle sue opere piu tarde, alle correnti veneziane di
Carpaccio
e di
Cima da Conegliano
.
[4]
[20]
[24]
Il quadro, dal 1913 in esposizione a
Mantova
presso il
Palazzo Ducale
, fu utilizzato anche come modello per il ripristino della facciata cinquecentesca del
palazzo del Capitano
.
[25]
[26]
Circa dello stesso periodo della
Cacciata
, o forse di pochi anni prima, erano anche due piccoli pannelli in cassone raffiguranti il
Ratto delle Sabine
, dal 1886 parte delle collezioni della
National Gallery
di
Londra
.
[4]
[20]
Nel 1496, insieme al figlio Francesco, dipinse una
Vergine in trono col Bambino e quattro Santi
per il
santuario della Madonna delle Grazie
ad
Arco
, oggi perduta anche se parte della critica l'avrebbe identificata con la pala omonima conservata al
Princeton University Art Museum
di
Princeton
.
[4]
[17]
[27]
L'anno successivo inizio ad affrescare la
cappella di San Biagio
presso la
chiesa dei Santi Nazaro e Celso
a Verona, sempre insieme al figlio e dividendo il lavoro con
Giovanni Maria Falconetto
. Ai Morone furono attribuiti parte dei profeti raffigurati nella cupola e alcuni santi nel
tamburo
sottostante, nonche l'affresco di una porzione della cappellina laterale sinistra (detta "Britti"); secondo una nota di pagamento, il suo impegno termino nel 1498. In questo lavoro si ispiro in parte alla prospettiva mantegnesca ammirata nella
camera picta
a Mantova.
[4]
[28]
[29]
[30]
Gli ultimi anni del secolo furono ricchi di commissioni: Domenico lavoro su degli affreschi per la
chiesa di Santa Maria in Organo
e, probabilmente, anche per la chiesa della Madonna dei Miracoli di
Lonigo
(entrambe officiate dagli
olivetani
), come accennato anche da
Giorgio Vasari
nelle sue
Vite
. Vasari dedico qualche parola di lode anche per un'affrescata,
Storie di Sant'Antonio
, realizzata per la cappella Medici nella chiesa di San Bernardino
[N 5]
e per una
Crocefissione coi santissimi Francesco e Girolamo
, oggi perduta, per il
refettorio
del monastero.
[4]
[29]
[31]
[32]
Vasari racconto che Morone fu autore, ancora per Santa Maria in Organo, di un
Sant'Antonio battuto dai demoni
, non sopravvissuto al tempo.
[30]
Al museo di Castelvecchio fu invece conservato un affresco staccato raffigurante la
Trinita tra i santi Giovanni Battista e Alberto carmelitano
,
dipinta probabilmente tra il 1498 e il 1502 sulla facciata di una casa non ben identificata nell'attuale via Carducci a Verona e gravemente compromessa dagli agenti atmosferici, tanto che l'attribuzione a Domenico Morone fu data con sufficiente sicurezza solo dopo un restauro effettuato nel 2004.
[4]
[33]
Nel 1501 Domenico comparve per la prima volta in un documento anagrafico con il cognome Morone, anche se era gia stato utilizzato in alcune note di pagamento risalenti alla fine del secolo precedente. La scrittura aggiungeva che aveva 54 anni, viveva con la moglie Caterina e con il figlio
Francesco
, che risultava sposato con Lucia.
[17]
[18]
Il XVI secolo si apri per Domenico con la realizzazione insieme al figlio di
due affreschi
, datati 12 settembre e 17 ottobre 1502, per la chiesa di San Nicola da Tolentino al Paladon di
San Pietro in Cariano
, nei possedimenti dei Verita Poeta, raffiguranti quattro santi ciascuno e facenti parte di un ciclo decorativo piu vasto. In cattivo stato di conservazione per gli anni passati esposti alle intemperie, dopo essere stati
staccati
fanno ora parte delle collezioni del museo di Castelvecchio. In questi affreschi, ≪dipinti frettolosamente≫, si possono ben distinguere gli apporti di Domenico, riscontrabili nei volti sobri e prosaici dei protagonisti, da quelli di Francesco, in cui sono riconoscibili ≪tratti dolciastri≫.
[17]
[34]
[35]
Zamperini aveva osservato che ≪le pitture si pongono in sintonia con i lavori precedenti e, nonostante la distanza temporale, il san Rocco non pare soffrire eccessivamente un raffronto con la Madonna di Berlino: le forme sono divenute meno legnose, ma il disegno complessivo palesa alcuni tratti
morelliani
, in specie nel contorno del naso e della bocca, che inducono a non negare
tout court
la familiarita≫.
[36]
Ma e nel 1503 che porto a termine, dopo diversi anni di lavoro, quello che e considerato probabilmente il suo capolavoro: l'affresco della
libreria Sagramoso
presso il convento di San Bernardino, dove gia aveva piu volte prestato la sua arte.
[17]
Alcuni autori avanzarono dubbi sull'attribuzione a Domenico dell'opera, tuttavia la maggioranza ritenne che fosse lui l'autore principale, anche se sicuramente dovette avvalersi di aiuti, tra cui certamente quello del figlio Francesco, ma anche, secondo quanto sostenuto dallo storico dell'arte
Giuseppe Fiocco
, degli allievi
Girolamo dai Libri
,
Paolo Morando
e
Michele da Verona
. La realizzazione di una cosi imponente opera si dovette al progetto di fra Ludovico della Torre da Verona e al lascito dei coniugi Donato Sagramoso e Anna di Niccolo Tramarino, che furono riportati in fondo al cospetto della Vergine in trono col Bambino e presentati da san Francesco e santa Chiara. Ai lati e sulla parete di ingresso, sono presenti 28 figure intere di santi
francescani
raffigurati a due a due sopra piedistalli e divisi da pilastri dipinti. In alto un
ornato
con 18
medaglioni
in cui si trovavano le raffigurazioni di beati francescani e santi mentre, sulla porta d'entrata, furono raffigurati i papi francescani.
[35]
[37]
[38]
[39]
E stato osservato, inoltre, che l'impianto iconografico della libreria richiama l'arte
miniatoria
veronese, in particolare nel
fregio
, dimostrando ulteriormente come Domenico padroneggiasse anche tale tecnica.
[10]
Negli stessi anni della libreria, sempre coadiuvato dal figlio, probabilmente dipinse una
Madonna col Bambino
che a lungo fu attribuita a Girolamo dai Libri per via della dolcezza dei tratti della vergine. Nell'opera l'influsso del Mantegna appare oramai parzialmente abbandonato a favore delle nuove correnti artistiche. Le sue dimensioni particolari fecero supporre che fosse in realta un frammento di un'opera piu grande.
[40]
[41]
I lavori degli
anni 1500
potrebbero essere gli ultimi realizzati da Morone, poiche del decennio successivo si ritrovano nei documenti anagrafici solo scarne notizie. Nel 1514 fu registrato settantenne e residente in contrada San Vitale con la famiglia, mentre tre anni piu tardi fu trascritto con l'eta di 78 anni circa. Quella del 1517 fu l'ultima menzione di Domenico, che probabilmente mori da li a poco. Vasari racconto che ≪fu sepolto in San Bernardino, dove sono le dette opere di sua mano, lasciando erede delle faculta e della virtu sua Francesco Morone, suo figliuolo≫.
[17]
[18]
[42]
Domenico Morone, insieme a
Liberale da Verona
e
Francesco Benaglio
, fu considerato come colui che, dopo gli anni di crisi successivi alla scomparsa del
Pisanello
, traghetto la
scuola veronese di pittura
dall'
arte gotica
verso il
Rinascimento
. Mentre le opere veronesi del Liberale mantengono intatti i canoni stilistici di
Andrea Mantegna
, secondo lo storico
Giuseppe Fiocco
l'arte di Domenico Morone contemplo maggiormente le voci delle correnti veneziane, pur mantenendo alcune reminiscenze del gotico.
[13]
Giorgio Vasari
, ne
Le Vite
, pose a confronto Domenico e il figlio Francesco concludendo a favore di quest'ultimo che ≪in poco tempo riusci molto miglior maestro che il padre stato non era≫.
[42]
Nei secoli successivi, tuttavia, la critica pote riscoprire le opere di Domenico.
[4]
[43]
Nonostante lo stesso Vasari non ne parli, Domenico Morone fu anche
miniaturista
, come d'altronde lo fu la maggior parte degli artisti veronesi coevi; almeno quattro sue miniature sono oggi note, inoltre in alcuni suoi lavori, come la libreria Sagramoso, si notano influenze provenienti da questa tecnica.
[10]
Di seguito un elenco non esaustivo delle principali opere attribuite a Domenico Morone:
[44]
- Cacciata dei Bonacolsi
, 1494,
Palazzo Ducale
,
Mantova
- Ciclo di affreschi del Paladon
, 1502, museo di Castelvecchio, Verona
- Ciclo pittorico della
cappella di San Biagio
(parte), 1498,
chiesa dei Santi Nazaro e Celso
, Verona
- Cristo portacroce con le Marie
, 1494,
Pinacoteca Egidio Martini
,
Ca' Rezzonico
,
Venezia
[45]
- Episodi della vita di San Valentino
,
chiesa di San Valentino
,
Bussolengo
- Libreria Sagramoso
(ciclo di affreschi), 1503, convento di San Bernardino, Verona
- Madonna col Bambino
, 1483,
Gemaldegalerie
,
Berlino
- Madonna col Bambino
,
Accademia di belle arti
,
Vienna
- Madonna col Bambino
, 1500-1510, museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e Rocco
, museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna col Bambino e San Francesco
,
Ca' d'Oro
,
Venezia
- Madonna col Bambino, le santissime Chiara e Caterina e tre angeli
,
Staatsgalerie
,
Stoccarda
- Ratto delle Sabine
,
National Gallery
,
Londra
- San Francesco
e
San Bernardino
per le portelle dell'organo della chiesa di San Bernardino, 1481, Verona
- San Francesco, san Bernardino, san Bartolomeo e san Rocco
, museo di Castelvecchio, Verona
- San Giacomo Maggiore tra san Girolamo e un santo diacono
, 1470, museo di Castelvecchio, Verona
- Trinita tra i santi Giovanni Battista e Alberto carmelitano
, 1498-1502,
museo di Castelvecchio
,
Verona
- Vergine in trono col Bambino e quattro Santi
, 1496,
Princeton University Art Museum
,
Princeton
- Esplicative
- ^
Sulla formazione di Domenico Morone,
Giorgio Vasari
racconta: ≪Imparo l'arte della pittura da alcuni che furono discepoli di Stefano, e dall'opere che egli vide e ritrasse del detto
Stefano
, di
Iacopo Bellini
, di
Pisano
e d'altri≫. In
Vasari, 1568
, p. 263
.
- ^
Nello specifico quelle conservate al
museo Jacquemart-Andre
di
Parigi
, nella
Accademia di belle arti Tadini
di
Lovere
, a
Rochester
, al
museo Correr
di
Venezia
, nel museo di Castelvecchio di Verona e nella collezione di
Harry Elkins Widener
oggi a
Washington
. In
Eberhardt, 1974
, p. 91
.
- ^
Il committente delle ante d'organo, Gaspare Rossi, fu raffigurato sul
fastigio
della cassa decorata insieme alla moglie. In
Viviani, 2004
, p. 109
.
- ^
In questa occasione conobbe Lionello Sagramoso, che successivamente gli conferi la commissione per l'affrescatura della libreria presso la
chiesa di San Bernardino
, considerata il capolavoro di Morone. In
Zamperini, 2013
, p. 14
.
- ^
Vasari aggiunse anche che il cavaliere Niccolo de' Medici aveva commissionato l'opera a Domenico poiche in quel momento era ≪piu famoso d'altro pittore in quella citta, essendo Liberale a
Siena
≫. In
Vasari, 1568
, p. 263
.
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URL consultato il 26 ottobre 2023
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