DELASEM
,
acronimo
di
Delegazione per l'Assistenza degli Emigranti Ebrei
, e stata un'organizzazione di
resistenza ebraica
che opero in
Italia
tra il
1939
e il
1947
per la distribuzione di aiuti economici agli
ebrei
internati o perseguitati, potendosi avvalere anche del supporto di numerosi non ebrei.
Si calcola che nel solo
periodo bellico
la DELASEM sia stata capace di distribuire aiuti per piu di 1.200.000 dollari, di cui quasi 900.000 provenienti dall'estero.
La DELASEM nacque il 1º dicembre
1939
come associazione autorizzata dal
governo fascista
, per iniziativa di
Dante Almansi
e dall'avvocato genovese ebreo
Lelio Vittorio Valobra
, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'
Unione delle comunita israelitiche in Italia
. Suo scopo ufficiale era quello di assistere i correligionari stranieri allora profughi e internati in Italia ed agevolare l'emigrazione di almeno una parte di essi. Dietro le quinte dell'operazione c'era
Raffaele Cantoni
che a Milano prima delle
leggi razziali fasciste
del 1938 aveva avviato la breve esperienza della COMASEBIT (Commissione per l'assistenza degli ebrei in Italia), chiusa d'autorita dal regime per le note simpatie antifasciste di Cantoni.
Gli
ebrei
stranieri rifugiatisi in
Italia
risultavano nella maggior parte privi dei piu elementari mezzi di sussistenza. Erano privati del diritto di residenza sul suolo italiano dalle leggi razziali del
1938
e, a partire dal 15 giugno
1940
furono rinchiusi in campi di concentramento creati appositamente, tra i quali quello
Ferramonti
di
Tarsia
(
Cosenza
) fu il principale; altri vennero avviati al
confino
.
La sede centrale della DELASEM fu stabilita a
Genova
sotto la direzione di
Lelio Vittorio Valobra
. A coadiuvarlo furono chiamati
Enrico Luzzatto Pardo
e
Bernardo Grosser
, i quali gia avevano collaborato a Milano con l'esperienza della COMASEBIT. I finanziamenti giungevano principalmente attraverso
Parigi
da enti ebraici internazionali, quali l'American Joint Distribution Committee e l'Hebrew Immigrant Aid Service, ma il 30%-40% dei fondi erano raccolti direttamente in Italia dalle comunita o attraverso donazioni da benefattori come Sally Mayer, la famiglia Shapira e altri.
[1]
L'organizzazione, che fu legale fino all'8 settembre del
1943
, pote contare fin dall'inizio del sostegno e della collaborazione non ufficiale di non ebrei e di alcuni settori importanti della
Chiesa cattolica
. Dopo l'occupazione di
Parigi
fu la
Svizzera
a fare da collegamento fra la DELASEM e le organizzazioni di beneficenza internazionali.
Per attuare le sue finalita la DELASEM si servi di una rete di corrispondenti scelti tra i correligionari internati, dislocati nei
campi
e nelle localita di internamento. Con una circolare del 18 maggio
1942
, il
Ministero dell'interno
fascista
richiamo che l'attivita di questi corrispondenti fosse limitata esclusivamente "
agli scopi assistenziali e al disbrigo delle pratiche di emigrazione
", ma tollero di fatto l'autonomia dell'organizzazione. Per tutto il primo periodo bellico il regime fascista e le autorita militari italiane si attennero alle politiche discriminatorie messe in atto con le leggi razziali, le quali non contemplavano lo sterminio fisico degli ebrei sotto giurisdizione italiana o la loro consegna all'alleato tedesco, favorendo piuttosto soluzioni alternative quali l'emigrazione in paesi neutrali.
[2]
Nonostante ogni limitazione tra il
1939
e il
1943
la DELASEM pote cosi assistere oltre 9.000 rifugiati ebrei e di aiutare 5.000 di essi di svariata nazionalita a lasciare l'Italia e raggiungere paesi neutrali, in primo luogo la
Spagna
, salvando loro la vita.
Speciale attenzione fu riservata all'infanzia. Nel
1942
fu costituita a
Firenze
la "
DELASEM dei Piccoli
" con lo scopo specifico di dare assistenza ai bambini internati, offrendo loro libri, assistenza medica, giocattoli e vestiti. Nel campo di Ferramonti di Tarsia l'istituzione di una "Mensa dei Bambini" aiuto significativamente a migliorare le condizioni di vita degli infanti, bambini e ragazzi ivi internati. A
Villa Emma
a
Nonantola
il delegato DELASEM
Mario Finzi
in collaborazione con don
Arrigo Beccari
e il medico
Giuseppe Moreali
organizzo un
orfanotrofio
modello che accolse per circa un anno un gruppo di un centinaio di bambini dalla
Germania
e dai
Balcani
.
Con l'8 settembre
1943
(
armistizio di Cassibile
) e l'inizio dell'occupazione
tedesca
la DELASEM passo alla clandestinita.
Dalla soppressione dei diritti degli ebrei si arrivo al progetto di sterminio sistematico. Definiti dalla
Repubblica Sociale Italiana
come "stranieri e nemici" nel novembre di quell'anno dal
Manifesto di Verona
, oltre 6000 ebrei (uomini, donne e bambini) saranno deportati dall'Italia e uccisi nel
campo di concentramento di Auschwitz
.
Lelio Vittorio Valobra
, coadiuvato da
Raffaele Cantoni
e
Massimo Teglio
, prese contatti col cardinale
Pietro Boetto
, che guidava la diocesi di Genova, e costui incarico il suo segretario don
Francesco Repetto
affinche l'attivita della DELASEM potesse proseguire e fossero forniti aiuti materiali e rifugio agli ebrei perseguitati, sia italiani che stranieri. Ci si attivo nella prospettiva di formare strutture clandestine di coordinamento nelle maggiori citta.
Con l'arresto di
Enrico Luzzatto Pardo
e di diversi delegati locali (tra i quali anche
Mario Finzi
e
Nathan Cassuto
) e la fuga forzata in Svizzera di
Lelio Vittorio Valobra
,
Raffaele Cantoni
e
Bernardo Grosser
la componente non ebraica acquisto sempre maggior peso all'interno dell'organizzazione. La DELASEM si frammento in due tronconi tra loro isolati, con centro rispettivamente a
Roma
e a
Genova
.
I regolari contatti di Roma con Genova (e le centrali di finanziamento in Svizzera) si interruppero bruscamente con l'arresto e la fuga in Svizzera di
Raffaele Cantoni
. L'ufficio in Lungotevere Sanzio 2 dovette essere chiuso ma la DELASEM a Roma continuo ad operare fino alla Liberazione sotto la direzione dei delegati ebrei
Settimio Sorani
e
Giuseppe Levi
, e del padre cappuccino
Maria Benedetto
. Il Convento dei Cappuccini di via Sicilia 159 divenne la sede centrale del comitato e il flusso dei finanziamenti fu ristabilito facendo ricorso alla mediazione degli ambasciatori d'Inghilterra e degli Stati Uniti presso il Vaticano, nonche all'iniziativa di padre
Maria Benedetto
che per due volte riusci a recarsi a Genova, ritornando a Roma con grosse somme di denaro. Nei nove mesi dell'occupazione nazista furono cosi distribuiti aiuti per "circa 25.000.000 di lire" a "oltre 4000 assistiti, di cui 1500 stranieri e 2500 italiani". La DELASEM di Roma provvedeva anche a trovare luoghi di asilo e a distribuire documenti falsi.
[3]
Il collegamento e il flusso di denaro tra la Svizzera (dove ora operavano Valobra e Cantoni) e la sede centrale di
Genova
rimasero invece sempre attivi anche grazie all'assistenza del
nunzio apostolico
a
Berna
, mons.
Filippo Bernardini
.
La collaborazione tra l'ebreo
Massimo Teglio
e il
cardinale
Pietro Boetto
fece si che la Curia genovese funzionasse a tutti gli effetti come la centrale per la distribuzione degli aiuti internazionali agli ebrei nell'Italia del Centro-Nord (esclusa Roma) durante tutto il periodo dell'occupazione tedesca. A tenere in piedi l'intera organizzazione fu di fatto, con Massimo Teglio, don
Francesco Repetto
, segretario del cardinale Boetto.
Quando nel luglio del
1944
don Repetto, ricercato dalla
Gestapo
, sara costretto a nascondersi in montagna, don
Carlo Salvi
ne continuera l'opera con Massimo Teglio fino alla
Liberazione
.
Collegamenti tra Genova e il resto del Centro-Nord
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A fare da corrieri tra
Genova
e le varie citta del Centro-Nord furono ebrei come
Raffaele Cantoni
(fino al suo espatrio),
Mario Finzi
(fino al suo arresto e deportazione) e
Giorgio Nissim
(che continuo ad operare in Toscana per tutto il periodo bellico) e un gruppo di sacerdoti per i quali don Repetto dispose un preciso programma di viaggi per distribuire i finanziamenti ricevuti dalla Svizzera.
- Mons. Giovanni Cicali raggiunse diverse localita, tra cui
Firenze
e
Arezzo
.
- Don Giovanni De Micheli si reco a
Penne
,
Teramo
,
Chieti
,
Ascoli Piceno
,
Macerata
e
San Severino Marche
.
- Don
Alessandro Piazza
(che sara poi
Vescovo
di
Albenga
) raggiunse prima
Brescia
e poi
Como
.
- Don Gian Maria Rotondi ando a
Siena
,
Grosseto
,
Lucca
e
Pescia
.
- Don Carlo Salvi si reco a
Verona
,
Rovigo
,
Belluno
,
Treviso
e
Vittorio Veneto
.
- Don Natale Traverso ando a
Torino
ed
Assisi
.
- Don Raffaele Storace raggiunse prima
Asti
e poi
Aosta
,
Susa
,
Casale
,
Ivrea
,
Alba
e
Pinerolo
.
- Don Giuseppe Viola visito le comunita di
Mondovi
,
Cuneo
e
Fossano
.
Di tutti questi viaggi e della consegna dei fondi si ha precisa documentazione con le ricevute di cardinali, vescovi e parroci, rilasciate, come quietanza, delle somme consegnate a nome del card. Boetto.
A livello locale la DELASEM, grazie anche ai contatti gia consolidati negli anni precedenti, pote contare di una vasta e solidale rete di complicita tra ebrei, membri della
Resistenza italiana
, sacerdoti, funzionari di polizia, semplici cittadini, persino alcuni membri dell'esercito tedesco, che pur tra innumerevoli difficolta si adoperarono con molta efficacia a provvedere assistenza per il mantenimento, l'alloggio e in molti casi l'
emigrazione
clandestina in
Svizzera
di centinaia e centinaia dei circa 35.000 ebrei italiani e stranieri che sopravvissero alle persecuzioni in Italia.
A gestire la DELASEM nel periodo della clandestinita furono principalmente da parte ebraica:
Gli arresti e le deportazioni (di cui, fra gli altri, rimasero vittime
Riccardo Pacifici
,
Nathan Cassuto
e
Mario Finzi
) aumentarono il peso e la responsabilita delle componenti non ebraiche che contribuirono in modo determinante nel tenere vivo il flusso degli aiuti.
Tra i non ebrei che entrarono in contatto con la DELASEM o lavorarono per essa troviamo:
- Vescovi come:
Pietro Boetto
a
Genova
,
Elia Dalla Costa
a
Firenze
,
Giuseppe Placido Nicolini
ad
Assisi
,
Maurilio Fossati
a
Torino
,
Alfredo Ildefonso Schuster
a
Milano
e
Antonio Torrini
a
Lucca
;
- Sacerdoti come don
Francesco Repetto
, don
Carlo Salvi
a
Genova
, mons.
Vincenzo Barale
a
Torino
, don
Leto Casini
, padre
Cipriano Ricotti
don
Giulio Facibeni
, mons.
Giacomo Meneghello
e don
Enrico Bartoletti
a
Firenze
, don
Arturo Paoli
a Lucca, don
Giuseppe Bicchierai
a Milano, don
Raimondo Viale
e don
Francesco Brondello
a
Borgo San Dalmazzo
, don
Arrigo Beccari
a
Nonantola
, i padri
Aldo Brunacci
e
Rufino Niccacci
ad Assisi, don
Federico Vincenti
a Perugia, i padri
Maria Benedetto
, Armando Alessandrini e Francesco Antonioli a
Roma
, don
Piero Folli
a Voldomino (
Luino
);
- Laici come
Claudio Lastrina
,
Angelo de Fiore
,
Odoardo Focherini
, Luigi e Trento Brizi,
Gino Bartali
,
Giuseppe Moreali
,
Giorgio La Pira
,
Adone Zoli
, il genovese Guglielmo Marconi e tanti altri.
La memoria di molti di essi e onorata a
Yad Vashem
quale quella di
giusti tra le nazioni
.
Genova
,
Roma
,
Torino
,
Milano
,
Assisi
,
Firenze
,
Lucca
,
Borgo San Dalmazzo
furono alcuni dei centri in cui la DELASEM riusci ad operare con maggiore efficacia.
Uno spettacolare esempio della capacita organizzative della DELASEM riguarda il salvataggio dei ragazzi di
Villa Emma
a
Nonantola
.
Grazie all'impegno di don
Arrigo Beccari
e
Giuseppe Moreali
, all'arrivo dei tedeschi nel settembre
1943
, in meno di 36 ore tutti i cento e piu ospiti dell'
orfanotrofio
della DELASEM furono nascosti tra le famiglie della zona e successivamente trasferiti clandestinamente in piccoli gruppi in
Svizzera
.
Soltanto uno di loro che, ammalato, era stato affidato a un
sanatorio
fu catturato e peri ad
Auschwitz
.
Ai ragazzi di Villa Emma la
Rai
ha dedicato nel 2004 il film-TV
La fuga degli innocenti
, tratto dal libro
I campi del Duce: l'internamento civile nell'Italia fascista (1930-1943)
, di
Carlo Spartaco Capogreco
.
[4]
Nuclei della DELASEM si riorganizzarono rapidamente al seguito della
Liberazione
.
Compito prioritario della DELASEM divenne quello da un lato di riunire le famiglie disperse, specie i bambini nascosti in
conventi
o presso privati, e dall'altro quello di organizzare l'emigrazione (ancora illegale) dei tanti profughi verso la
Palestina
, territorio allora sotto mandato britannico.
Emblematico, a questo proposito, il caso della nave
Fede
, bloccata nel porto de
La Spezia
nell'aprile
1946
con oltre mille ebrei provenienti dall'
Europa dell'Est
: ci vollero uno
sciopero della fame
, le denunce de
L'Unita
e l'interessamento personale di
Alcide De Gasperi
per sbloccare la situazione.
- ^
(
EN
)
Intervista di Alessandro Cassin a Donato Grosser
, su
primolevicenter.org
.
- ^
Michele Sarfatti,
The Jews in Mussolini's Italy: From Equality to Persecution
, 2006,
loc. cit.
; Ilaria Pavan,
Tra indifferenza e oblio. Le conseguenze economiche delle leggi razziali in Italia 1938-1970
, 2004.
- ^
I dati sull'attivita della DELASEM a Roma sono desunti dalla relazione che padre
Maria Benedetto
scrisse all'indomani della
Liberazione di Roma
, il 20 luglio 1944, e che e pubblicata in
Renzo De Felice
,
Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo
, Mondadori, Milano 1977, pp.752-54.
- ^
Einaudi: Torino 2004
- Settimio Sorani
,
L'assistenza ai profughi ebrei in Italia (1933-1947). Contributo alla storia della DELASEM
, Roma, Carocci, 1983
- Sandro Antonini,
DELASEM: Storia della piu grande organizzazione ebraica di soccorso durante la seconda guerra mondiale
, Genova, De Ferrari, 2000,
ISBN 978-8871723020
.
- Susan Zuccotti,
Il Vaticano e l'Olocausto in Italia
, Milano, Mondadori, 2001,
ISBN 978-8842498100
.
- Liliana Picciotto
(a cura di)
Giorgio Nissim. Memorie di un ebreo toscano
, Roma, Carocci, 2005,
ISBN 978-8843035960
.
- Enzo Collotti
(a cura di),
Ebrei in Toscana tra occupazione tedesca e RSI. Persecuzione, depredazione, deportazione (1943-1945)
, Roma, Carocci, 2007,
ISBN 978-8843040070
- Chiara Bricarelli (a cura di),
Una gioventu offesa. Ebrei genovesi ricordano
, Firenze, Giuntina, 1995,
ISBN 978-8880570219
- Rosa Paini,
I sentieri della speranza. Profughi ebrei, Italia fascista e la “Delasem”
, Milano 1988 (Xenia)
- Silvia Haia Antonucci,
Le attivita della DELASEM nelle carte dell’Archivio Storico della Comunita Ebraica di Roma
in
Dopo il 16 ottobre. Gli ebrei a Roma tra occupazione, resistenza, accoglienza e delazioni (1943-1944)
, a cura di Silvia Haia Antonucci e Claudio Procaccia, Roma, Viella, 2017, pp. 309-343