La
chiesa di San Miniato tra le torri
era un'antica chiesa di
Firenze
, distrutta a fine Ottocento durante il
Risanamento
della zona del
Mercato Vecchio
. Sorgeva lungo l'antico chiasso degli Erri (detto anche chiasso dei Ricchi), con l'entrata su una strada piuttosto angusta, mentre il retro era affacciato sull'omonima piazza di San Miniato tra le Torri. Oggi sul suo sito si trova il
palazzo delle Poste
.
La chiesa era di antichissime origini e segnava il luogo in cui il martire fiorentino
san Miniato
era stato decapitato, nei pressi del
foro romano
. Da li, secondo la leggenda, egli si sarebbe miracolosamente rialzato e, raccolta la propria testa, si sarebbe diretto verso la collina detta Monte alle Croci, dove venne poi costruita la
chiesa di San Miniato al Monte
; tuttavia un'altra tradizione lo voleva decapitato fuori
Porta alla Croce
, dove esisteva appunto una croce che ricordava l'evento: qui allora sarebbero invece esistite le prigioni in cui sarebbe stato incarcerato e torturato
[1]
.
Il retro di San Miniato tra le torri sul chiasso dei Ricchi. A destra si vede il tabernacolo costruito sopra l'antico portale tamponato della chiesa.
Per distinguerla proprio dall'altra illustre basilica questa chiesa era denominata "tra le torri", poiche in questa zona, prima delle demolizioni, erano numerosissime le casetorri di antiche famiglie fiorentine (solo in questo isolato si ergevano quelle degli
Strozzi
, dei Pilastri, dei Palermini, dei Cipriani, degli Erri, dei Serzelli, dei
Sassetti
, dei
Minerbetti
, degli
Elisei
, dei
Lamberti
e dei
Pilli
)
[1]
.
Una serie di autori quali il Rosselli, il
Del Migliore
e il
Richa
riportano la notizia secondo quale si conservava nella sagrestia della chiesa un
antifonario
che la ricordava come fondata nel 507, da un fantomatico "papa Pelagio". Vari autori comunque ne ipotizzano la fondazione tra l'VIII e l'XI secolo. Ricordata tra le trentasei parrocchie del cerchio di mura primitivo di Firenze, e citata per la prima volta su un beneplacito del 1046, in cui se ne ricordava il possesso da parte dell'
abbazia di Nonantola
. Il Del Migliore cito anche un documento del 1106, in cui era chiamata "testimonii fidei", cioe luogo di fede, legato quindi al martirio di Miniato
[1]
.
Gia entro il 1303 i diritti dell'abbazia emiliana dovevano essere cessati, poiche si registra il patronato dei Pilastri, dei Palermini e poi della
Badia a Settimo
. Nel Quattrocento ne erano patroni a meta gli
Strozzi
e gli Spinellini: si trattava di un'onorificenza piuttosto impegnativa, poiche il giorno della festa del santo essi erano tenuti a inviare catini di legno colmi di vivande, coperti da rami di alloro e accompagnati da squilli di trombe. Per questo in caso di mancanze da parte delle famiglie era previsto che se ne occupasse la
Compagnia del Bigallo
. Dal 1525 questa offerta venne sostituita da ceri con l'immagine del santo
[1]
.
Nel XV secolo l'orientamento della chiesa venne capovolto, ma conservando gran parte dell'antica struttura: non piu con l'altare rivolto a est, come tipico delle prime chiese, ma verso ovest. Dal 1542 al 1615 vi ebbe sede la
Compagnia di San Carlo dei Lombardi
. Nel 1573 Gabriello di Soldo Strozzi cedette il suo patronato alle famiglie Guiducci da Spicchio e Berti, che poi lo lasciarono rispettivamente ai
Buonomini di San Martino
e ad Agnolo Galli
[1]
.
Come la maggior parte delle chiese della zona, anche San Miniato fra le Torri fu ristrutturata a meta del Settecento, su iniziativa del priore Gaetano Maria Veraci e progetto di suo fratello architetto
Giovanni Maria
[1]
.
La chiesa, come altre della zona, venne sconsacrata nel 1785, secondo una disposizione del
granduca Pietro Leopoldo
che voleva ridurre le chiese dalla giurisdizione e dalla rendita limitata. Dopo la soppressione la chiesa venne ridotta a civile abitazione, tanto che si fatica a riconoscerla come edificio sacro nelle poche foto fatte prima della demolizione. Tali lavori di adattamento erano stati cosi profondi e radicali che pochissimo dell'antica chiesa venne rinvenuto al momento della demolizione, nel 1894
[1]
.
La pala di Andrea del Castagno, oggi a Berlino
Piazza San Miniato fra le Torri: l'edificio a destra e quanto rimaneva della chiesa prima delle demolizioni, ridotta ormai a civile abitazione
Sulla facciata della chiesa si trovava un
San Cristoforo
colossale della mano di
Antonio del Pollaiolo
, come riporta
Filippo Baldinucci
. Sulla lunetta del portale si trovava poi una
Madonna
di
Luca della Robbia
, e sul retro della chiesa era montato un tabernacolo che ricordava un prelato della casata di
Paolo III
Farnese
. Visibile in una foto prima delle demolizioni, il tabernacolo venne depositato presso il
Museo di San Marco
e verso il 1956 ritirato dal Comitato per l'Estetica Cittadina, per essere murato in una via fiorentina. Tuttavia in quell'occasione se ne persero le tracce, ed e probabile che oggi sia in un deposito comunale
[1]
.
All'interno esistevano tre altari. Quello maggiore era decorato da una pala di
Andrea del Castagno
(
Assunzione della Vergine tra i santi Miniato e Giuliano
, 1449-1450), commissionato dal priore Leonardo di Francesco dei Falladanzi da
Orte
e oggi alla
Gemaldegalerie di Berlino
. Dietro l'altare si trovava un organo, sul quale era appeso un
Crocifisso
simile a quello di
san Giovanni Gualberto
in
Santa Trinita
, sul quale era l'iscrizione ≪
Hoc opus fecit domina Dianora uxor de Minerbettis MCCCXX
≫.
Quello di destra, dedicato a san Carlo Borromeo e gia patronato dagli
Strozzi
era decorato da un crocifisso ligneo e, sotto la mensa, una
Maria addolorata
dipinta. Quello sinistro era pure degli Strozzi e dedicato alla Visitazione, ma non si conosce se fosse decorato da opere d'arte. Inoltre lungo le pareti correva un fregio con le storie del martirio di san Miniato, opera settecentesca del pittore
Vincenzo Sgrilli
. Nell'oculo in facciata era presenta una vetrata con gli stemmi Strozzi-Spinellini
[1]
.
Molte sepolture erano ricordate da lapidi sul pavimento, tra cui oltre a quella del priore Leonardo da Orte, ce n'era una con arme gentilizia oggi nel lapidario del
Museo di San Marco
[1]
.
In sagrestia si conservava un
ostensorio
di
cristallo di rocca
legato in rame dorato con lo stemma Pulci (1330), l'antifonario con la storia della chiesa e le armi Strozzi-Spinellini, e un reliquiario del santo titolare del XIV secolo, oggi a
San Gaetano
[1]
.
Tutte queste opere d'arte andarono disperse al tempo della soppressione nel 1785 e, tranne dove indicato, non sono a oggi state rintracciate
[1]
.
- Arnaldo Cocchi,
Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX
, Firenze, Pellas, 1903.
- Piero Bargellini
, Ennio Guarnieri,
Le strade di Firenze
, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, pp. 286-287;
- Il centro di Firenze restituito. Affreschi e frammenti lapidei nel Museo di San Marco
, a cura di Maria Sframeli, Firenze, Alberto Bruschi, 1989, pp. 217-219.
- Franco Cesati,
Le chiese di Firenze
, Roma, Newton Compton Editori, 2002.