Bona di Savoia
(
Avigliana
,
10 agosto
1449
?
Fossano
,
17 novembre
1503
) fu duchessa consorte di Milano, reggente per pochi anni dopo la morte del marito. "Femme de petit sens", la defini il contemporaneo e politico francese
Filippo di Comines
, ossia donnicciola di poco intelletto.
[1]
In
linguaggio cifrato
fu anche soprannominata
Malhora
.
[2]
Bona nacque nel
castello di Avigliana
, undicesima figlia di
Ludovico di Savoia
e
Anna di Lusignano
, il giorno 10 agosto del
1449
[3]
. Rimasta nel 1462 orfana della madre, crebbe alla corte di
Luigi XI di Francia
[3]
. In quel periodo il
Ducato di Savoia
stava cadendo nell'area d'influenza francese
[4]
: la posizione del ducato era un ottimo avamposto per future mire militari in Italia. Infatti Luigi, quando era ancora
delfino
, sposo nel 1451
[5]
la sorella di Bona,
Carlotta di Savoia
, con l'intento di rafforzare tale stato di dipendenza.
Negli anni '60 del
Quattrocento
il
duca di Milano
Francesco Sforza
aveva stabilito dei buoni rapporti diplomatici con la corte francese
[6]
, in quanto conscio della pericolosita dello
stato transalpino
per l'equilibrio politico italiano. Pertanto, seguendo una sensata politica di
real politik
(facilitata anche dall'accondiscendenza del primogenito
Galeazzo Maria
, riluttante a sposare
Dorotea Gonzaga
[7]
), lo Sforza propose a re Luigi il matrimonio del primogenito con Bona
[3]
[8]
. Tali trattative si rivelarono molto lunghe e le motivazioni si possono riscontrare in una serie di impedimenti:
- Negli impegni militari di Galeazzo Maria, posto al comando di una spedizione militare volta a sostenere re Luigi contro Carlo di Borgogna
[7]
.
- La morte del duca Francesco Sforza nel 1466
[6]
, evento che rallento le trattative matrimoniali.
- L'ostilita dei Savoia verso gli Sforza. I Savoia, infatti, ritenevano gli Sforza dei
parvenus
e degli usurpatori del trono meneghino
[9]
, un tempo occupato, nel ruolo di duchessa consorte di
Filippo Maria
, da
Maria di Savoia
. Entrato in conflitto con Francesco Sforza, Ludovico non riusci pero a prendere il trono di Milano. Da quel momento i Savoia si sentirono soffocati tra la Francia e gli Sforza.
Dal punto terzo si puo comprendere il fallito tentativo di rapire, da parte di
Amedeo IX
, Galeazzo Maria mentre cercava di ritornare in patria per prendere possesso del suo trono
[7]
. In seguito pero alle pressioni di Luigi di Francia sul piccolo Stato, Amedeo acconsenti al matrimonio della nipote: il
matrimonio per procura
fu celebrato ad
Amboise
il 12 maggio 1468
[3]
, mentre quello religioso a Milano il 7 luglio
[3]
.
Ovviamente, Galeazzo Maria si informo bene sulle fattezze della futura sposa. All'inizio del 1468 invio il suo pittore
Zanetto Bugatti
in Francia
[10]
per ritrarre la futura consorte e vedere se fosse di suo gradimento. Quando il pittore ritorno a marzo
[10]
, Galeazzo pote mostrare la sua soddisfazione. Quando poi i due consorti si conobbero per la prima volta, Galeazzo pote confermare cio che vide nel dipinto:
≪I rapporti inviati a Galeazzo su di lei in questo periodo la descrivono alta, ben proporzionata, di bella carnagione, con vita sottile, bei lineamenti e un carattere gentile. Lo stesso Galeazzo, che la incontro a Novi e l'accompagno a Vigevano per gli sponsali, dichiaro di essere "tanto contenti et consolati, che non lo posiamo ad sufficientiam dire ne scrivere"≫
Negli otto anni in cui rivesti il ruolo di duchessa consorte, Bona di Savoia non si intromise mai negli affari politici del marito
[11]
. Al contrario della precedente duchessa consorte, la suocera
Bianca Maria Visconti
, Bona si dedico quasi esclusivamente alla crescita dei figli e ad essere nei loro confronti una madre premurosa e dolce. Mentre era in vita il marito, Bona si sforzo di mantenere buoni i rapporti tra Savoia e Sforza e compi due visite di stato: l'una insieme alla famiglia ducale a Firenze nel 1471, l'altra a Mantova.
Bona era tradita continuamente dal marito, il quale possedeva numerosissime amanti; ma, stando all'opinione dello storico Antonio Perria, sulla base di una serie di studi condotti, l'infedelta coniugale sarebbe stata reciproca. Bona, infatti, avrebbe scelto "la strada piu tranquilla e piu sordida della ripicca, tradendo cioe il duca". Galeazzo aveva regalato alla moglie un chitarrista spagnolo, tale Mattia, di bell'aspetto. Nel giro di un anno questi fini in carcere sotto accusa imprecisata, ma che riguardava comunque i suoi rapporti con la duchessa e le signore di corte. Che fosse scoppiato uno scandalo sarebbe provato dal fatto che, quando Galeazzo decise di recarsi in pompa magna a Firenze, prego il marchese di Mantova di prestargli alcuni musici, poiche i suoi erano finiti in galera "per qualche mal fatto".
[12]
Bona "non rivolse la sua attenzione a un gentiluomo di nobili natali o a un soldato valoroso [...] scelse i suoi amanti molto in basso". La sua nota relazione col cameriere
Antonio Tassino
, che fu la chiacchiera preferita di tutte le corti italiane, a parere del Perria sarebbe iniziata ben prima della morte del duca. Per questo motivo Galeazzo per ben tre anni, dal 1472 al 1475, avrebbe evitato di frequentare la moglie, dicendo che gli era venuta a noia. "Il fatto che lei se la spassasse non lo turbo. In fondo questo gli permetteva di scaricarsi la coscienza e di non provare rimorso per cio che egli andava facendo".
[13]
Rimasta prematuramente vedova dopo l'assassinio di Galeazzo Maria il 26 dicembre
1476
[7]
, Bona si affido alla competenza illuminata del segretario ducale
Cicco Simonetta
e fu proclamata
reggente
il 9 gennaio del 1477
[3]
[14]
in nome del figlio novenne. La sua posizione, la quale fu rinsaldata dall'abile Simonetta, fu pero contestata dai cognati, desiderosi di poter controllare la volonta del giovane duca.
[15]
Questi (tra i quali spiccava l'ambizioso
Sforza Maria
) cercarono nel maggio del 1477 di estromettere Bona e Simonetta dalla tutela di Gian Galeazzo Maria, ma il Simonetta riusci a precederli e ad esiliarli (25 maggio
[3]
[14]
). La rivalsa dei cognati non tardo pero a farsi aspettare: aiutati dal condottiero
Roberto Sanseverino
, i giovani Sforza allestirono un esercito che invase il Ducato, conquistando tra il 1478 e il 1479
Genova
e
Tortona
[3]
. A facilitare le loro imprese fu anche la progressiva caduta in disgrazia del Simonetta davanti agli occhi di Bona. Quest'ultima, nel frattempo, aveva intrapreso una relazione sentimentale con un suo cameriere ferrarese,
Antonio Tassino
. Sebbene non sia chiaro quando l'uomo divenne suo amante, dopo la morte del duca acquisto in breve tempo un enorme potere e influenza su Bona, divenendo percio nemico personale di Cicco.
[3]
[16]
≪Antonio Tassino ferrarese, il quale, nato di vile condizione, venuto a Milano, pervenne alle mani del duca Galeazzo, e alla duchessa sua donna per cameriere lo concesse. Questi, o per essere bello di corpo, o per altra sua segreta virtu, dopo la morte del Duca sali in tanta reputazione apresso alla Duchessa, che quasi lo stato governava≫
Dopo la morte di Sforza Maria, forse avvelenato dalla stessa Bona e dal Simonetta, Antonio Tassino persuase l'amante a concedere all'altro cognato,
Ludovico
, il rientro a Milano, nella speranza che cio bastasse a liberarlo dalla scomoda presenza di Cicco. Bona accetto la sua richiesta e l'8 settembre si riconcilio con il cognato, condannando di fatto il fedele Cicco Simonetta alla pena capitale.
[3]
[16]
≪Eccellenza illustrissima a me sara tagliato il capo e voi in processo di tempo perderete lo stato≫
La frase pronunciata dal Simonetta non pote essere che veritiera: benche rimanesse ufficialmente ancora la reggente, coadiuvata dal nuovo cancelliere ducale
Bartolomeo Calco
[3]
, Ludovico il Moro aveva in mano la situazione politica dello Stato. Il 7 ottobre del 1480
[3]
, infatti, Ludovico, col pretesto di proteggere la vita del nipote dalle mire di Antonio Tassino
[17]
, lo fece trasportare nella "Rocchetta", l'area piu imprendibile del
Castello Sforzesco
, quindi costrinse la cognata a firmare la condanna all'esilio per Antonio Tassino e i suoi familiari, che dovettero tornare in patria a Ferrara.
[18]
A causa della separazione forzata dall'amante, Bona comincio a dare segni di isteria. Pretese di abbandonare il ducato e di tornare in Piemonte o in Francia, dov'era cresciuta, e minaccio il suicidio quando Ludovico e
Roberto Sanseverino
tentarono di impedirglielo, cosicche i due si videro costretti a cedere.
[19]
[20]
≪La Bona per la partita di costui entro in tanta furia, che dimenticato ogni suo honore, et dignita, ancor lei delibero partirsi, et passare oltra i monti, et da questo pessimo proposito mai non si pote rivocare; ma, scordandosi ogni filiale amore, in mano di Lodovico Sforza rinoncio la tutela dei figliuoli et dello stato.≫
Dunque Bona firmo la rinuncia formale alla reggenza del figlio e parti alla volta della Francia, ma per le insistenze del piccolo figlio si accontento poi di fermarsi ad abitare nel castello di
Abbiategrasso
, con un seguito costituito principalmente da spie del Moro.
[3]
[18]
Il piccolo Gian Galeazzo firmo un documento
[21]
con cui proclamava suo tutore lo zio in luogo della madre assente, cosi com'era disposto nel testamento del defunto Galeazzo Maria nel caso in cui Bona non avesse voluto o potuto assumersi la responsabilita della reggenza. Ludovico concentro in tal modo quasi tutto il potere politico nelle proprie mani.
[18]
Nonostante fosse stata esiliata ad Abbiategrasso, il trattamento riservato alla duchessa madre indigno profondamente sia i suoi parenti savoiardi, sia Luigi XI di Francia
[3]
. Se da un lato questi fecero pressione sul nuovo reggente perche le fosse concessa piu liberta, dall'altro essa patrocino, senza pero pur prendervi parte direttamente, a dei complotti contro il Moro nel 1481 e nel 1483
[3]
. Quest'ultimo attentato, pero, relego Bona in una prigionia ancor piu dura, dalla quale riusci a liberarsi soltanto verso la fine degli anni '80, quando assistette al matrimonio del figlio duca e della figlia
Bianca Maria
. Fu al fianco di Gian Galeazzo
[3]
nel
castello di Pavia
, quando mori il 21 settembre del 1494
[14]
.
Con l'arrivo di
Carlo VIII
in Italia, successore di Luigi sul trono francese, Bona fuggi in Francia alla corte di
Amboise
[22]
: non si sentiva piu al sicuro a Milano, con l'odiato cognato diventato finalmente duca. L'antico amante Antonio Tassino, che per anni si era dato alla macchia, costretto a fuggire dalle spie che lo inseguivano per ordine del Moro, si era nel mentre sposato e trasferito nella natia Ferrara, dove viveva felicemente. Nel 1495, sospettando che Bona volesse ricongiungersi ad Antonio, tanta era la sua insistenza di partire, Ludovico scrisse al suocero
Ercole d'Este
per indagare sugli spostamenti dell'uomo. Il duca, nella sua risposta del 30 novembre, lo rassicuro che Antonio non aveva alcuna intenzione d'immischiarsi negli affari della vecchia amante e che anzi desiderava vivere tranquillo nella sua natia Ferrara.
[23]
[24]
Non trovandosi pero a suo agio alla corte francese, Bona chiese ed ottenne dal nipote
Filiberto II di Savoia
asilo nella patria d'origine
[3]
. Le fu concesso un feudo a Fossano, ove Bona spiro il 17 novembre 1503
[3]
[22]
, dimenticata anche dal mondo. Fu sepolta nella chiesa di San Giuliano a
Savigliano
[3]
.
Gelosa del marito, che aveva un gran numero di amanti, accetto soltanto i figli illegittimi che lui ebbe prima del loro matrimonio.
Diede al marito quattro figli:
- ^
La destruction des mythes dans les memoires de Ph. de Commynes
, Jean Dufournet. Librairie Droz, 1966, p. 388.
- ^
Da un documento adespoto e senza data rinvenuto nell'archivio di stato di Napoli, ma datato tra il 1482 e il 1483. (Rivista delle biblioteche e degli archivi, periodico di biblioteconomia e di bibliografia, d. paleografia e di archivistica, Volumi 14-16, 1903, pp. 178-180;
Malaguzzi Valeri
, p. 462
; Archivio storico lombardo, Volume 3;Volume 32, Societa storica lombarda, 1905, p. 432).
- ^
a
b
c
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Daniel M. Bueno De Mesquita,
Bona di Savoia in
Dizionario Biografico degli Italiani
, su
treccani.it
, vol. 1969, Treccani, 1969.
URL consultato il 27 dicembre 2014
.
- ^
Il 27 ottobre 1452 Luigi, ancora delfino, impose al duca Ludovico il trattato di Cleppie, con il quale il Ducato di Savoia veniva legato da un vincolo di alleanza alla Francia. Cfr. Francesco Cognasso,
Ludovico di Savoia
, in
Enciclopedia Italiana online
, Treccani, 1934
- ^
Angela Dillon Bussi,
Carlotta di Savoia in
Dizionario Biografico degli Italiani
, su
treccani.it
, vol. 20, Treccani, 1977.
URL consultato il 27 dicembre 2014
.
- ^
a
b
Cfr.
Francesco Sforza
- ^
a
b
c
d
Cfr.
Galeazzo Maria Sforza
- ^
G. Lopez,
I Signori di Milano - dai Visconti agli Sforza
, Milano, Newton&Compton Editore, 2013, p. 86.
- ^
"Nel 1447 alla morte di Filippo Maria Visconti, seguendo le direttive paterne, (Ludovico, N.d.A) agi con le armi e la diplomazia per essere riconosciuto signore dai Milanesi." in Francesco Cognasso,
Ludovico di Savoia
,
cit.
- ^
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, Milano, Lampi di Stampa, 1999, p. 174.
- ^
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I terribili Sforza
, Longanesi & C., 1973, p. 155.
- ^
Antonio Perria,
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, Longanesi & C., 1973, pp. 116-117 e 168.
- ^
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Cfr.
Gian Galeazzo Maria Sforza
- ^
Santoro
, pp. 179-190
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, pp. 220-228
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- ^
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- ^
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, p. 84.
- Mariana Frigeni Careddu,
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. Piacenza, Sperling e Kupfer 1997.
ISBN 88-200-2434-9
- Caterina Santoro,
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- Daniel M. Bueno De Mesquita,
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