La
battaglia di Civita Castellana
venne combattuta il 5 dicembre
1798
durante la breve invasione della
Repubblica Romana giacobina
, difesa dalle truppe francesi dell'Armata di Roma del generale
Jean Etienne Championnet
, da parte dell'esercito del
Regno di Napoli
guidato dal generale austriaco
Karl Mack
. Dopo un'avanzata iniziale fino a
Roma
, l'esercito napoletano, disperso lungo il fronte dal generale Mack e composto da truppe inesperte e mal preparate, venne sconfitto e respinto in tutti i settori dalle truppe francesi molto inferiori numericamente, ma combattive, agguerrite e guidate da ufficiali giovani e aggressivi.
Lo scontro decisivo di Civita Castellana del 5 dicembre 1798 vide di fronte il grosso dell'esercito napoletano contro il raggruppamento francese del generale
Etienne Macdonald
; l'esercito napoletano, frazionato in cinque colonne separate, venne progressivamente battuto e completamente sbaragliato dai francesi, opportunamente concentrati dall'abile generale Macdonald.
Dopo questa vittoria l'esercito napoletano si disgrego completamente e l'armata francese del generale Championnet pote avanzare agevolmente fino a
Napoli
dove venne costituita, con l'appoggio dei democratici filofrancesi locali, la
Repubblica Partenopea
.
Dopo la disgregazione della
Prima coalizione
la
Repubblica francese rivoluzionaria
aveva ripreso un'aggressiva politica di espansione ideologica costituendo una serie di
repubbliche sorelle
in cui aveva organizzato governi democratici appoggiati dalla borghesia liberale filofrancese, dopo aver detronizzato le monarchie di
antico regime
. Nel febbraio
1798
anche lo
Stato Pontificio
era stato invaso e facilmente occupato dall'Armata d'Italia dell'esercito francese, il
papa Pio VI
era stato costretto a rifugiarsi a
Siena
ed era stata costituita una Repubblica Romana giacobina, difesa dalla nuova Armata di Roma francese.
[3]
La presenza di questa nuova repubblica democratica e delle truppe francesi sul confine settentrionale, provocava grandi preoccupazioni nella monarchia borbonica del
Regno di Napoli
guidata dal re
Ferdinando IV
e soprattutto dalla combattiva e fortemente antirivoluzionaria e antifrancese regina
Maria Carolina
. Il Regno di Napoli, dominato dalle correnti politiche reazionarie e dalla nobilta clericale, temeva possibili aggressioni e inoltre la notizia di una spedizione mediterranea dell'armata francese del generale
Napoleone Bonaparte
fece temere anche una invasione via mare; fin dal maggio 1798 il regno aveva concluso con l'
Impero austriaco
un trattato di alleanza difensiva
[4]
.
L'arrivo a
Napoli
della flotta dell'ammiraglio
Horatio Nelson
, reduce dalla vittoria navale nella
battaglia del Nilo
del 1º ottobre 1798 contro le navi francesi che avevano trasportato l'esercito del generale Bonaparte in
Egitto
, provoco una svolta della situazione, accolto trionfalmente nel porto di Napoli, l'ammiraglio insieme all'ambasciatore britannico
William Hamilton
e alla moglie di quest'ultimo
Emma Hamilton
, convinsero i sovrani del regno a prendere l'iniziativa ed aderire al sistema di alleanze antifrancese della
seconda coalizione
che era in costituzione. Il 29 novembre e il 1º dicembre 1798 il Regno di Napoli strinse formali alleanze con
Russia
e
Gran Bretagna
e vennero stabiliti accordi di collaborazione militare concreta in
Italia
. In precedenza era arrivato nel regno, su richiesta all'Austria del re Ferdinando IV, il generale austriaco
Karl Mack
a cui fu assegnato il compito di organizzare e dirigere un'offensiva contro la Repubblica Romana e le truppe francesi che vi si trovavano. L'esercito napoletano attraverso il confine il 23 novembre 1798
[5]
.
Il generale Mack appariva pienamente fiducioso sulle prospettive dell'offensiva; l'esercito napoletano, rinforzato nelle ultime settimane da numerose migliaia di reclute, era costituito da oltre 60.000 soldati, in gran parte inesperti e poco addestrati ma che superavano numericamente le truppe francesi dell'Armata di Roma che contava non piu di 15.000 uomini. Il comandante austriaco tuttavia non avanzo mantenendo concentrate le sue cospicue forze ma al contrario organizzo una serie di distaccamenti ampiamente dispersi e mal collegati per avanzare in tutte le direzioni. Sulla costa adriatica avanzo il generale
Micheroux
con 7.000 soldati, verso
Rieti
e
Terni
il generale Sanfilippo con 4.000 uomini, lungo la
via Appia
il generale Demas con 8.000 soldati; mentre il generale Mack prese il comando della colonna principale destinata a marciare su Roma lungo la
via Latina
, infine un corpo di 6.000 soldati venne sbarcato a
Livorno
al comando del generale Naselli.
Il generale
Jean Etienne Championnet
aveva assunto il comando della Armata di Roma da soli otto giorni nel momento dell'inizio dell'invasione napoletana e in un primo momento invio un messaggio al generale Mack per chiedere chiarimenti sulle sue intenzioni; avendo ricevuto una risposta ultimativa dal suo avversario che richiedeva l'evacuazione della
Repubblica Romana
, il generale francese prese subito una serie di decisioni per fronteggiare la situazione. La notte del 25 novembre egli quindi evacuo Roma, lasciando solo circa 1.000 soldati a guardia di
Castel Sant'Angelo
e si trasferi con i consoli della repubblica a
Perugia
[1]
.
Il comandante dell'Armata di Roma riusci a prendere subito il controllo della situazione e organizzare una serie di movimenti delle sue truppe per effettuare la concentrazione e sbarrare le direttrici dell'avanzata nemica. Il corpo principale da battaglia, al comando del generale
Etienne Macdonald
, venne quindi ritirato anch'esso da Roma e dalla zona del
Circeo
dove era dislocato, e dopo essere stato raggruppato, venne schierato sulla posizione di
Civita Castellana
con avanguardie a
Nepi
e
Rignano
. Al centro le deboli forze del generale
Louis Lemoine
, posizionate a
Rieti
, furono ritirate metodicamente verso
Terni
dove avrebbero dovuto resistere per mantenere i collegamenti tra le due ali dell'armata.
[1]
A sud di
Ancona
rimasero i 3.000 soldati del generale
Guillaume Duhesme
con l'ordine di difendere la linea del fiume
Tronto
.
Le truppe napoletane, avanzando senza incontrare resistenza dopo la ritirata strategica dei francesi, entrarono a Roma il 27 novembre, in un'atmosfera di violenza e confusione e lo stesso re Ferdinando fece il suo ingresso nella capitale, ma dal punto di vista tattico i piani del generale Mack dimostrarono subito i loro difetti. Le colonne minori napoletane andarono incontro a dei gravi insuccessi: a sud di
Fermo
le truppe del generale Micheroux vennero fermate e sconfitte dai francesi guidati dai generali Mounier, Rusca e Capabianca e si ritirarono in disordine, mentre il generale Sanfilippo, dopo essere entrato senza opposizione a Rieti, venne contrattaccato e battuto nella
battaglia di Terni
dal generale Lemoine, rinforzato dal reparto del generale
Simon Dufresse
; i Napoletani ripiegarono in disordine prima di nuovo su Rieti e poi su
Tivoli
.
Sfruttando le incertezze e gli errori del suo avversario, il generale Championnet pote quindi effettuare con successo il concentramento delle sue forze; mentre egli si portava personalmente a
Terni
per stabilire il suo quartier generale e controllare la situazione con le truppe di riserva, il raggruppamento piu forte di circa 8.000 uomini al comando del generale Etienne Macdonald occupava saldamente il settore di Civita Castellana. Il generale Macdonald presidiava l'importante posizione tattica e la fortezza con le sue truppe che comprendevano anche i soldati della Legione Romana del generale
Francesco Pignatelli Strongoli
e i reparti polacchi del generale
Karol Kniaziewicz
; egli organizzo la sua posizione tra Civita Castellana, Nepi e Rignano per fronteggiare un attacco da sud-ovest e coprire le retrovie dell'armata a Terni.
Il 5 dicembre 1798 Il generale Mack condusse in modo confuso l'attacco alla posizione del generale Macdonald a Civita Castellana; con le sue notevoli forze, 35.000 soldati e numerosa artiglieria, organizzo cinque colonne separate che partendo dal settore di
Bracciano
avanzarono verso nord-est senza mantenere la coesione e intervenendo nella battaglia in modo disordinato e intempestivo. Le truppe napoletane inoltre erano in precarie condizioni a causa di difficolta di rifornimento, mentre nelle retrovie il comando trattenne grandi quantita di materiali e vettovagliamento che rimasero inutilizzati e vennero abbandonati dopo i combattimenti. I reparti napoletani entrarono in azione in tempi diversi: le colonne principali centrali intorno a mezzogiorno, mentre le colonne dell'ala sinistra nel tardo pomeriggio; una delle colonne di destra non riusci neppure ad attraversare un torrente che copriva le posizioni francesi e si limito a cannoneggiare le linee nemiche prima di ritirarsi
[1]
. Il generale Macdonald pote quindi sconfiggere in successione le diverse colonne nemiche e controllare la situazione concentrando opportunamente le sue deboli forze nei settori di attacco.
L'attacco principale napoletano, guidato da generale Mack con 8.000 uomini da
Monterosi
in direzione di Nepi, venne sferrato nella tarda mattinata; il generale Macdonald aveva schierato davanti a Nepi la sua avanguardia con tre squadroni di cavalleria, due cannoni e tre battaglioni di fanteria della 11ª e 15ª
demi-brigade
che, al comando del generale
Francois Etienne Kellermann
, affrontarono il nemico, passarono all'attacco e lo sbaragliarono completamente. I Napoletani ebbero 400 morti, persero 15 cannoni e 2.000 prigionieri e ripiegarono confusamente verso Monterosi dove i francesi arrivarono in serata e dove raccolsero un grande bottino di materiali abbandonati dal nemico. La seconda colonna napoletana, che sulla destra cercava di progredire attraverso
Rignano
lungo la vecchia strada di Roma, venne invece intercettata dal battaglione di fanteria della 15ª
demi-brigade
del colonnello Lahur e facilmente respinta
[2]
.
Le colonne di sinistra del Regno di Napoli, ottomila soldati al comando del
maresciallo di Sassonia
, arrivarono sul campo di battaglia solo quasi al tramonto, a causa di gravi ritardi e indecisioni, marciando dal bosco di
Falerii
in una sola fila senza avanguardia per individuare il nemico e con i materiali del traino frammischiati alle truppe. Il comandante venne messo al corrente della disfatta delle altre colonne del generale Mack ancor prima del combattimento e aveva preso la decisione di ripiegare a sua volta quando venne attaccato da tre battaglioni di fanteria francesi della 30ª
demi-brigade
con tre cannoni e due squadroni di cavalleria che sbaragliarono subito la testa della colonna. Nei reparti francesi combatterono con valore i Polacchi e gli Italiani e il generale Kniaziewicz guido l'attacco.
[2]
La disgregazione della testa della colonna provoco rapidamente il crollo dell'intero corpo di truppe che, senza spiegarsi contro il nemico, ripiego subito in rotta, il maresciallo di Sassonia rimase ferito mentre tentava di controllare la ritirata. I Francesi inseguirono il nemico in rotta fino a Falerii e catturarono otto cannoni e cinquanta prigionieri.
Al cader della notte del 5 dicembre 1798 il generale Macdonald era vittorioso in tutti i settori; con pochissime perdite, le truppe francesi, che avevano mostrato grande aggressivita, avevano sbaragliato un nemico molto piu numeroso ma dimostratosi inesperto, mal comandato e dal debole morale. I francesi avevano conquistato tutte le posizioni del nemico, catturato un notevole bottino e i reparti napoletani erano in ripiegamento confuso.
Il generale Mack, sconcertato dal totale fallimento dei suoi piani e dalla grave disfatta, decise di ripiegare a
Cantalupo
e fece ritirare una parte delle truppe oltre il
Tevere
. Non era ancora rassegnato alla sconfitta e progettava di sferrare un nuovo attacco verso il centro del fronte nemico.
[1]
La nuova manovra del generale Mack si concluse con un altro disastro; la colonna al comando del generale Metch che con 6.000 uomini avrebbe dovuto aggirare la posizione del generale Macdonald attraverso le montagne del subappennino a ridosso della
Valle del Tevere
fino a
Otricoli
, mentre i resti dell'esercito sconfitto rimanevano a Cantalupo, venne a sua volta intercettata dai francesi. Il generale Macdonald, lasciate deboli forze a Civita Castellana, con il grosso si diresse a Otricoli dove sbaraglio anche le truppe del generale Metch che si ritirarono in disordine fino a
Calvi dell'Umbria
dove vennero circondate dal reparto del generale Mathieu e costrette alla resa il 9 dicembre 1798
[1]
. Il generale Macdonald ebbe parole di disprezzo per lo scarso valore delle truppe nemiche e per le brutalita commesse a Otricoli prima della loro disfatta
[6]
.
Appresa la notizia della catastrofe a Calvi, il generale Mack decise quindi di iniziare la ritirata generale che degenero in rotta disordinata: egli non seppe condurre nemmeno la fase di ripiegamento, abbandono Roma e si diresse in un primo tempo ad
Albano Laziale
senza cercare di ricollegarsi con il corpo del generale
Roger de Damas
che, rimasto a nord-est di Roma, dovette trovare rifugio nella maremma toscana
[1]
, ripiego su
Orbetello
e concluse un accordo di evacuazione da
Porto Santo Stefano
, dopo aver abbandonato le artiglierie. Entro il 13 dicembre l'armata francese aveva vinto sette diversi combattimenti, tra cui la battaglia principale di
Civita Castellana
, catturato 10.000 prigionieri, trenta cannoni, nove bandiere, grandi quantita di materiali; le truppe nemiche inoltre avevano avuto 1.000 morti e 900 feriti.
L'esercito napoletano si disgrego nella ritirata, non oppose resistenza e il generale Championnet, preso il comando diretto del suo esercito pote avanzare senza difficolta verso sud; le truppe francesi entrate nel Regno di Napoli, devastarono e saccheggiarono il territorio, abbandonandosi a gravi violenze, e raggiunsero Napoli il 23 gennaio
1799
dove entrarono con la collaborazione dei democratici locali e schiacciarono la resistenza dei
lazzari
legittimisti e clericali. La Repubblica Partenopea, costituita dalla borghesia democratica e liberale napoletana favorevole ai francesi, avrebbe iniziato la sua breve esistenza fino alla drammatica caduta del giugno 1799
[7]
.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
h
pigna
- ^
a
b
c
d
Monitore napoletano 1799
.
- ^
AA.VV.,
Storia d'Italia
, vol. 6, pp. 94-95.
- ^
AA.VV.,
Storia d'Italia
, vol. 6, p. 95.
- ^
AA.VV.,
Storia d'Italia
, vol. 6, pp. 95-96.
- ^
"Avevo a che fare non con truppe regolari ma con bande di assassini"; in: D. Chandler (a cura di),
I marescialli di Napoleone
, pp. 362-363.
- ^
AA.VV.,
Storia d'Italia
, vol. 6, pp. 98-101.
- AA.VV.,
Storia d'Italia
, vol. 6, De Agostini, Novara 1980
- David Chandler (a cura di),
I marescialli di Napoleone
, Milano, Rizzoli, 1989.
- Francesco Pignatelli Strongoli;
Intorno alla guerra tra la Repubblica francese e il re di Napoli
- Pietro Colletta
;
Storia del reame di Napoli
- Nouveau dictionnaire historique des sieges et batailles memorables ..., Volume 2
, su
books.google.it
.
- Il Monitore napoletano 1799
, su
books.google.it
.