La
battaglia di Casaloldo
fu un episodio militare che si svolse il 10 maggio
1509
a
Casaloldo
, nel mantovano, tra le guarnigioni veneziane di quel borgo e di
Asola
e parte dell'esercito mantovano guidato da
Alessio Beccaguto
.
[2]
Nel
XVI secolo
le mire espansionistiche dei
Gonzaga
portarono a diversi scontri per la conquista dei borghi di confine del loro
marchesato
, anche in ossequio agli accordi della
Lega di Cambrai
del dicembre
1508
, alla quale aveva aderito
Francesco II Gonzaga
,
marchese di Mantova
, per contrastare l'espansione veneziana a scapito del suo dominio.
Il 1 maggio
1509
, mentre il grosso dell'esercito veneziano era accampato a
Pontevico
, Francesco II Gonzaga si trovava con le sue truppe a
Canneto sull'Oglio
, nel mantovano ma al confine con il cremonese, che era governato dalla
Repubblica di Venezia
. Quel giorno circa 200
lance
francesi, seguite da ventiquattro carri di
biada
, vino e pollame, attraversarono il
Po
a
Casalmaggiore
avvalendosi di un
ponte
di 30-40 barche che vi era stato realizzato precedentemente. Passato il fiume, si portarono a Canneto dal marchese che li distribui nei borghi circostanti. Dopo l'arrivo dei rinforzi francesi, Francesco II ebbe a disposizione circa 5.000 fanti
guasconi
, 200 cavalieri pesanti, 200 cavalleggeri, 400 balestrieri a cavallo francesi, tutti ben armati. Un tale esercito pero risultava difficile da mantenere in un territorio tutto sommato contenuto come quello del Marchesato di Mantova, tanto che Francesco si trovava in costante penuria di biada per i cavalli ed era stato costretto a minacciare la
forca
per tutti coloro che avessero ardito tagliar l'erba nei campi. Come se non bastasse, dopo aver pagato i cavalieri, si era trovato nelle condizioni di non poter far lo stesso con i fanti. I veneziani, avvertiti dei movimenti dei mantovani, iniziarono a temere azioni ostili nelle retrovie che erano poco difese dal momento che gran parte dei loro soldati stavano marciando verso la
Gera d'Adda
per effettuare un'offensiva contro i francesi nel milanese o nel lodigiano.
[3]
Il 3 maggio un messo di
Luigi XII
,
re di Francia
, raggiunse il marchese con l'ordine di procedere con l'esercito a
Casalmaggiore
per poi attraversare il Po, la campagna emiliana e ricongiungersi con il resto dei francesi a
Maccastorna
, nel lodigiano, presso la foce dell'
Adda
. I veneziani appresero grazie alle loro spie che le citta emiliane sino a pochi giorni prima erano state poco presidiate tanto che sarebbero state una facile preda se le si fosse attaccate per tempo e che se si fosse minacciato di invadere il Marchesato, Francesco II sarebbe probabilmente passato dalla loro parte e si sarebbe quindi evitato che i suoi uomini si unissero al grande esercito francese. Giunti a quel punto, tuttavia, sarebbe stata difficoltosa anche un'offensiva su Canneto, difesa da ben trenta pezzi d'artiglieria tra cui una cortana
[4]
di grande calibro.
Il giorno successivo la maggior parte dell'esercito mantovano, circa 3.000-4.000 uomini insieme a buona parte dell'artiglieria, si mise in marcia per Casalmaggiore, preceduto dal marchese che alloggio per la notte a
Colorno
presso il palazzo di Elisabetta Costanza del Carretto, moglie di
Galeazzo Sanseverino
. L'8 maggio, quando il marchese era ormai giunto nel lodigiano, l'esercito attraverso il Po.
[5]
Federico Contarini
, provveditore di
Asola
dal giugno dell'anno precedente, avendo appreso che il grosso dell'esercito mantovano aveva oltrepassato il Po, tra l'8 e il 9 maggio effettuo una serie di scorrerie devastando le campagne nemiche. Nella notte successiva
Alessio Beccaguto
, capitano dei balestrieri del Marchesato, muovendo da Canneto assedio il borgo di
Casaloldo
con 300-400 cavalieri e 600 fanti mantovani ben armati, supportati da due cannoni in ferro e da altri due in bronzo. I circa 200 fanti veneziani a presidio del castello di quel borgo si difesero e inviarono subito un messaggero ad avvisare il Contarini dell'attacco in corso. Il provveditore ordino a Matteo dal Borgo di radunare rapidamente circa 200-300 contadini locali, che vennero armati con
lance
,
falcioni
e
ronconi
, dopodiche usci incontro al nemico insieme ai suoi 100 fanti e a 70 fanti al comando di Angelo Avogadro da Brozzo. I mantovani mossero verso
Castelnuovo
e i due eserciti si incontrarono nei campi attorno all'odierno cimitero del paese, in localita Sant'Emiliano. La mischia fu aspra e i mantovani probabilmente non si aspettarono una tale determinazione da parte di un esercito costituito perlopiu da contadini. Durante lo scontro fu ferito lo stesso Beccaguto che cadde nelle acque del
Tartaro
. I soldati mantovani, vedendo che il comandante era stato ferito e disarcionato insieme a molti dei loro, si diedero ad una fuga disordinata verso Canneto. I fanti e i cavalieri appiedati furono in buona parte catturati.
[6]
I veneziani ebbero lievi perdite mentre morirono sessanta mantovani, un centinaio furono feriti, ottanta presi prigionieri insieme a cinquanta cavalli e ai quattro cannoni. I prigionieri, spogliati delle armi e legati, furono condotti ad Asola. Pochi giorni dopo Beccaguto cadde di nuovo in un'imboscata tesagli da stradiotti veneziani a
Castiglione delle Stiviere
; vi morirono ventiquattro uomini e altri ottanta furono catturati.
Quattro giorni dopo la vittoria di Casaloldo, i veneziani subirono una disastrosa sconfitta ad
Agnadello
per mano dei francesi e furono costretti a ritirarsi da tutta la
Lombardia
e da gran parte del veronese, attestandosi dietro l'
Adige
.
[7]
L'episodio e stato immortalato in un quadro del
XVIII secolo
conservato presso il
Palazzo ducale di Venezia
.
- Marin Sanudo
,
Diarii
, vol. 8, Venezia, Rinaldo Fulin, 1882, pp. 157-230.
- Antonio Besutti,
Storia di Asola
, Mantova, 1952.
- Mariano Vignoli, Casaloldo, 10 maggio 1509. Gli antefatti, il castello, la battaglia, il Casaloldo e la battaglia del 10 maggio 1509, a cura di M. Vignoli, Comune di Casaloldo - Publi Paolini, Mantova, 2009, pagg. 79-111.
- Augusto Bolther,
L'assedio di Asola 1516. La morte di Riccino Daina 1522
, Asola.
ISBN 978-88-6867-129-7