Attentati alle chiese di Roma
attentato
|
---|
Il
palazzo del Laterano
con tutte le finestre divelte dall'esplosione.
|
Tipo
| autobomba
|
---|
Data
| 28 luglio
1993
00:03 – 00:08
|
---|
Luogo
| Roma
, piazza di San Giovanni in Laterano e via del Velabro
|
---|
Stato
|
Italia
|
---|
Obiettivo
| Basilica di San Giovanni in Laterano
,
Palazzo del Laterano
e
Chiesa di San Giorgio in Velabro
|
---|
Responsabili
|
- Pietro Carra, Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano,
Gaspare Spatuzza
, Luigi Giacalone, Antonino Mangano, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Emanuele Di Natale e Cosimo D'Amato (esecutori materiali)
- Salvatore Riina
,
Bernardo Provenzano
,
Filippo
e
Giuseppe Graviano
,
Matteo Messina Denaro
,
Leoluca Bagarella
,
Giovanni Brusca
, Giuseppe Ferro e Francesco Tagliavia (mandanti)
|
---|
Motivazione
| Rappresaglia contro la lotta alla mafia
|
---|
Conseguenze
|
---|
Feriti
| 22
|
---|
Modifica dati su Wikidata
·
Manuale
|
Gli
attentati alle chiese di Roma
sono stati due
attacchi terroristici
organizzati dall'organizzazione mafiosa di
cosa nostra
avvenuti in sostanziale contemporaneita nei pressi della
basilica di San Giovanni in Laterano
e della
chiesa di San Giorgio in Velabro
.
Alle ore 00:03 un'
autobomba
esplose in piazza di San Giovanni in Laterano presso la
Basilica di San Giovanni in Laterano
e il
Palazzo del Laterano
mentre un altro attacco fu attuato cinque minuti dopo alle 00:08 nei pressi della
chiesa di San Giorgio in Velabro
, complessivamente si contarono ventidue feriti.
[1]
Quaranta minuti prima nella stessa notte un'altra autobomba
esplose in via Palestro a Milano
alle 23:14 circa.
Intorno alla meta di
maggio
1993
, Antonio Scarano (spacciatore di droga di origini
calabresi
legato al
boss
castelvetranese
Matteo Messina Denaro
, che si era gia messo a "disposizione" per l'esecuzione dell'
attentato in via Fauro
) venne incaricato da Luigi Giacalone (mafioso di
Roccella
) di reperire un appartamento a
Roma
: Scarano ne trovo uno in affitto in via Dire Daua, nel
Quartiere Africano
, da un suo amico, Alfredo Bizzoni
[2]
[3]
.
Sempre a meta maggio, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano e
Gaspare Spatuzza
(mafiosi di
Corso dei Mille
e
Brancaccio
) provvidero a macinare e confezionare alcuni chili di esplosivo necessario per compiere attentati, presso una casa fatiscente a
Corso dei Mille
messa a disposizione da Antonino Mangano (capo della
Famiglia
di
Roccella
)
[2]
[4]
; una parte dell'esplosivo venne affidata a Pietro Carra (autotrasportatore che gravitava negli ambienti mafiosi di Brancaccio), il quale lo occulto in un doppiofondo ricavato nel suo
camion
per trasportarlo a Roma, presso un magazzino sulla
via Ostiense
messo a disposizione da Emanuele Di Natale (spacciatore di droga amico di Scarano), dove lo stesso Di Natale, insieme a Scarano, Giuliano, Lo Nigro, Spatuzza (presente anche Salvatore Benigno, mafioso di
Misilmeri
"esperto" di esplosivi), provvidero a scaricarlo e a sotterrarlo nel cortile del magazzino per utilizzarlo in un secondo momento
[2]
[4]
.
A
giugno
Scarano accompagno con la sua auto Lo Nigro e Spatuzza a
Trastevere
durante la tradizionale "
Festa de Noantri
" e in centro, nella zona di via dei Cerchi e del
Velabro
: i due osservarono strade e edifici, misurarono i tempi dei tragitti per individuare un luogo da colpire; infine scelsero come obiettivi le chiese di
San Giorgio al Velabro
e
San Giovanni in Laterano
[2]
.
Il
26 luglio
, Lo Nigro, Spatuzza, Benigno e Giuliano si portarono da
Milano
(dove avevano preparato un
altro attentato
) nell'appartamento di via Dire Daua a Roma
[2]
. Nella serata del giorno successivo Lo Nigro, Spatuzza e Giuliano rubarono tre
Fiat Uno
, accompagnati da Benigno e Scarano: le tre auto rubate furono portate nel magazzino di Di Natale sulla
via Ostiense
, dove Lo Nigro e Benigno provvidero a imbottirne solo due con l'esplosivo gia conservato li; la sera stessa, Lo Nigro porto la prima autobomba davanti a
San Giorgio al Velabro
mentre Spatuzza e Giuliano portarono la seconda a
San Giovanni in Laterano
, accendendo le rispettive
micce
e fuggendo poi a bordo della terza Fiat Uno guidata da Benigno, che venne poi abbandonata presso lo
Scalo di San Lorenzo
, dove vennero prelevati da Scarano, che li riporto in via Dire Daua
[2]
: le esplosioni, che avvennero a distanza di quattro minuti l'una dall'altra, provocarono ventidue feriti ma nessuna vittima, nonche gravi danneggiamenti alle due chiese
[4]
.
Poco prima di andare a parcheggiare le autobombe davanti alle chiese, Spatuzza si occupo di imbucare due lettere anonime, che gli erano state consegnate su incarico del
boss
Giuseppe Graviano
ed erano destinate alle redazioni dei quotidiani
Corriere della Sera
di Milano e
Il Messaggero
di Roma, in cui si leggeva:
≪Tutto quello che e accaduto e soltanto il prologo, dopo queste ultime bombe, informiamo la Nazione che le prossime a venire andranno collocate soltanto di giorno ed in luoghi pubblici, poiche saranno esclusivamente alla ricerca di vite umane.
P.S. Garantiamo che saranno centinaia
[2]
[4]
≫
Nel primo pomeriggio del 28 luglio
papa Giovanni Paolo II
visito ambedue i siti colpiti da esplosioni.
[5]
Una delle possibili spiegazioni in ordine all'individuazione degli obiettivi e stata che potesse trattarsi di un'intimidazione nei confronti dei massimi esponenti istituzionali dell'epoca, il
Presidente del Senato
Giovanni Spadolini
e il
Presidente della Camera
Giorgio Napolitano
[6]
, ma anche che potesse trattarsi di un sinistro avvertimento al
Vaticano
per il discorso contro la mafia pronunciato da
Giovanni Paolo II
durante la sua visita ad
Agrigento
nel maggio precedente
[7]
.
Le indagini sugli attentati alle chiese vennero inizialmente coordinate dalla Procura di
Roma
, che nell'ottobre 1993 iscrisse nel
registro degli indagati
i tre
camorristi
Raffaele Catapano, Francesco Cocozza e Vincenzo Rinaldi, accusati dal collaboratore di giustizia
Salvatore Annacondia
di avergli chiesto in carcere di aderire ad un programma di attentati contro il
patrimonio artistico italiano
per arrivare all'abrogazione dell'
articolo 41 bis
sul carcere duro per i detenuti mafiosi: tuttavia le accuse vennero subito archiviate per mancanza di prove
[8]
[9]
.
Nel
1994
tutte le indagini sugli
attentati di Roma, Firenze e Milano
passarono alla Procura di Firenze, condotte dal procuratore capo
Pier Luigi Vigna
e dai sostituti procuratori
Francesco Fleury
,
Gabriele Chelazzi
e
Giuseppe Nicolosi
[10]
: in quell'anno, la svolta all'inchiesta sugli attentati alle chiese fu data dalla
collaborazione con la giustizia
di Emanuele Di Natale e di alcuni membri del suo
nucleo familiare
(il nipote Umberto Maniscalco e il figlio illegittimo Pietro Siclari)
[11]
, cui si aggiunsero le dichiarazioni di Antonio Scarano e Pietro Carra, i quali avevano avuto un ruolo nell'esecuzione dell'attentato
[4]
[2]
[3]
. Nel
1998
Giuseppe Barranca,
Gaspare Spatuzza
, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano, Salvatore Benigno, Luigi Giacalone, Emanuele Di Natale, Aldo Frabetti, Pietro Carra e Antonino Mangano vennero riconosciuti come esecutori materiali degli attentati alle chiese nella sentenza per le
stragi del 1993
[2]
.
Nel
2008
Spatuzza inizio a collaborare con la giustizia e le sue dichiarazioni fecero riaprire le inchieste su tutte le stragi del biennio
1992
-
93
: nel
2011
la Corte d'Assise di Firenze condanno all'ergastolo Francesco Tagliavia, capo della
Famiglia
di
Corso dei Mille
accusato da Spatuzza di aver fornito supporto logistico ed economico all'esecuzione degli attentati
[4]
, sentenza diventata definitiva nel
2017
[12]
; sempre sulla base delle dichiarazioni di Spatuzza, nel
2012
la Procura di Firenze dispose l'arresto del pescatore Cosimo D'Amato, cugino di Cosimo Lo Nigro, il quale era accusato di aver fornito l'esplosivo, estratto da residuati bellici recuperati in mare, che venne utilizzato in tutti gli
attentati del 1992-1993
, compresi quelli alle chiese di Roma
[4]
[13]
. Nel
2013
D'Amato venne condannato all'
ergastolo
con il
rito abbreviato
dal
giudice dell'udienza preliminare
di Firenze
[14]
, condanna divenuta definitiva nel 2016
[15]
.
- ^
Pisano, 2011
, pp. 17-18
.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
h
i
Valutazione delle prove - Sentenza del processo di 1º grado per le stragi del 1993
(
PDF
).
- ^
a
b
LA CASA DELLE BOMBE - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 9 marzo 2022
.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
Sentenza del processo di 1º grado a Francesco Tagliavia per le stragi del 1993
(
PDF
).
- ^
Marco Politi,
La Via Crucis del Papa tra le macerie
, su
repubblica.it
, 29 luglio 1993.
URL consultato il 9 marzo 2020
.
- ^
Stato-mafia, allarme Sismi nel '93: "Rischio attentato a Napolitano"
, su
repubblica.it
, 16 ottobre 2014.
URL consultato il 9 marzo 2020
.
- ^
LA MAFIA CONTRO IL PAPA? RUINI: ' E' POSSIBILE ... ' - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 10 marzo 2022
.
- ^
BOMBE DI ROMA, DAI PENITENZIARI L'ORDINE DEI BOSS PER PROTESTARE CONT - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 10 marzo 2022
.
- ^
AUTOBOMBE, TRE INDAGATI - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 10 marzo 2022
.
- ^
ATTENTATI ' 93 CINQUE BOMBE UNA SOLA STRATEGIA - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 10 marzo 2022
.
- ^
UNA NUOVA PISTA PER GLI ATTENTATI DI VIA FAURO E SAN GIOVANNI - la Repubblica.it
, su
Archivio - la Repubblica.it
.
URL consultato il 10 marzo 2022
.
- ^
Strage di via dei Georgofili, Cassazione conferma l'ergastolo per boss Tagliavia
, su
Il Fatto Quotidiano
, 20 febbraio 2017.
URL consultato l'8 marzo 2022
.
- ^
Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia XVI LEGISLATURA
(
PDF
).
- ^
Stragi del '93, ergastolo per il pescatore che forni il tritolo - La Repubblica.it
- ^
Firenze, confermato l'ergastolo per D'Amato: forni il tritolo per le stragi di mafia del '92-93
, su
la Repubblica
, 18 gennaio 2016.
URL consultato l'11 marzo 2022
.