Atahualpa
(
Cusco
,
20 marzo
1497
?
Cajamarca
,
26 luglio
1533
) e stato il tredicesimo e ultimo sovrano del
Tahuantinsuyo
, o
Impero Inca
, prima della conquista spagnola.
Giunse al potere dopo aver sconfitto il fratellastro
Huascar
nella guerra civile scoppiata dopo la morte del padre
Huayna Capac
, colpito da una
malattia infettiva
(probabilmente
vaiolo
). Regnante
de facto
dal
1532
al
1533
, non puo essere propriamente considerato un
Qhapaq Inca
(
imperatore
), dal momento che non ottenne la carica ne in seguito a una eredita diretta, ne per una sorta di abdicazione a suo favore da parte del suo predecessore. E famoso soprattutto per il riscatto che promise a
Francisco Pizarro
in cambio della sua liberazione: un volume di
oro
e
argento
pari a quello della
stanza dove era rinchiuso
. Tuttavia, il riscatto non giunse in tempo e Atahualpa venne giustiziato, dopo essersi battezzato
in extremis
(sotto promessa di commutazione della condanna al rogo in uccisione per strangolamento).
Secondo
Garcilaso Inca de la Vega
, le cui conclusioni sono state confermate da
Agustin de Zarate
e da
Lopez de Gomara
, Atahualpa era figlio di
Huayna Capac
e di
Pacha
, l'erede al trono di
Quito
(capitale dell'attuale
Ecuador
) dove, sempre secondo tale leggenda, sarebbe nato.
Poiche la principessa Pacha era la figlia legittima dell'ultimo sovrano del regno di Quito, il defunto
Cacha Duchicela
, sconfitto da Huayna Capac, Atahualpa sarebbe stato, per parte di madre, il legittimo erede dei territori del Nord dell'impero.
Questa versione e oltremodo apprezzata dai moderni storici ecuadoriani che hanno fatto di Atahualpa un eroe nazionale, ma non trova altrettanti consensi tra i piu accreditati studiosi di storia incaica.
Secondo la maggior parte dei cronisti spagnoli, con in testa
Sarmiento de Gamboa
e
Juan Diez de Betanzos
, Atahualpa era invece figlio di Huayna Capac e di
Palla Coca
, una principessa di
Cuzco
, la capitale dell'
impero incaico
, dove il principe avrebbe visto la luce. La madre proveniva forse dalla prestigiosa famiglia
Panaca
detta
Hatun Ayllo
, fondata dal nono sovrano della dinastia, il famoso
Pachacutec
.
Cieza de Leon
, da parte sua, afferma che il principe era nato a
Cuzco
ma gli attribuisce come madre una concubina di Huayna Capac, nativa del Nord dell'Impero, indicata genericamente come una "
quillaco
", epiteto, piuttosto dispregiativo, che gli Inca riservavano agli abitanti della regione di Quito. Questo autore, di solito molto attendibile, ha pero attinto le sue informazioni da alcuni nobili del Cuzco ostili ad Atahualpa.
L'ipotesi di
Betanzos
sembra quella maggiormente accreditata, data la posizione dell'autore: egli infatti aveva sposato una principessa inca, gia promessa sposa di Atahualpa. Per suo tramite aveva accesso alle informazioni piu riservate sulla genealogia del defunto sovrano.
La sua versione e del resto confermata da
Sarmiento de Gamboa
, altro illustre cronista che aveva concorso a stilare le famose
Informaciones
, raccolte direttamente presso gli indigeni, dal vicere
Francisco de Toledo
, per conto della
Corona spagnola
.
Atahualpa, comunque, se ne ando da Cuzco assieme al padre, all'eta di circa 10 anni e si trasferi a Quito, partecipando alle numerose campagne militari che si svolsero nel Nord del paese.
Molti dei territori conquistati da
Tupac Inca Yupanqui
, lungi dall'essere assimilati all'impero, alla morte di questo sovrano si erano, di fatto, sottratti all'autorita degli Inca e andavano nuovamente assoggettati. Furono necessarie numerose campagne militari per fissare definitivamente le frontiere dell'impero, al confine Nord.
Il giovane Atahualpa ebbe modo di provare la sua attitudine al comando militare in diverse occasioni. Conobbe anche la sconfitta e, in una occasione fu salvato, in extremis, dall'intervento provvidenziale di una armata di rincalzo, comandata da
Huayna Capac
in persona, ma per coraggio e determinazione si impose all'ammirazione dei soldati e ne conquisto la fiducia e l'affetto.
Durante queste campagne frequento e apprese gli insegnamenti dei piu stimati generali dell'esercito Inca e seppe guadagnarsene la stima in posizione di reciprocita. Tre di questi, in special modo,
Quizquiz
,
Chalcochima
e
Ruminahui
, si legheranno a lui incondizionatamente e saranno i pilastri dei suoi futuri successi.
Alla morte di Huayna Capac si presento drammaticamente il problema della successione.
L'anziano imperatore, contrariamente ai suoi predecessori, non aveva associato alla conduzione dell'impero nessuno dei potenziali eredi. Colpito, sembra, da un'
epidemia
di
vaiolo
aveva indicato come successore
Ninan Cuyuchi
, il maggiore dei suoi figli, ma questo principe sopravvisse al defunto imperatore solo pochi giorni, stroncato dalla stessa mortale malattia.
Huascar
, gia residente a
Cuzco
, era diventato l'erede legittimo, ma Atahualpa, che aveva il favore dei militari, avanzava pretese sui territori del regno di Quito che, asseriva, gli erano stati affidati dal padre e che non aveva alcuna intenzione di abbandonare.
Le spoglie di
Huayna Capac
furono condotte nella capitale per esservi inumate con la consueta pompa riservata agli imperatori defunti, ma tra i dignitari che accompagnavano il corteo funebre non figurava Atahualpa. Il figlio del re, paventando un pericolo per la sua vita, aveva preferito restare a Quito, circondato dagli eserciti fedeli.
A Cuzco le sue rivendicazioni furono sostenute dalla potente
famiglia imperiale
della madre,
Hatun Ayllo
, ma ancor piu trovarono appoggio nella minacciosa presenza degli eserciti del Nord, che si erano pronunciati a suo favore.
Senza spargimento di sangue si giunse ad una tacita spartizione dell'impero, che vide il Regno di Quito reggersi autonomamente, sotto l'autorita, solo formale, di Cuzco.
Lo
status quo
si mantenne per alcuni anni, ma Huascar si dimostrava sempre piu insofferente per la limitazione della sua autorita, malgrado Atahualpa avesse evitato di compiere atti che potessero pregiudicare in qualche modo la situazione.
Il sovrano di Cuzco era probabilmente sobillato dalla fazione aderente alla Panaca
Capac Ayllo
, la famiglia di
Tupac Inca Yupanqui
, da sempre nemica acerrima di quella dell'Hatun Ayllo, schierata con Atahualpa.
Probabilmente alla determinazione del suo agire concorsero anche le mire del capo della nazione
Canari
, uno stato cuscinetto al confine tra le zone di influenza dei due fratelli, che ambiva a riguadagnare la propria indipendenza e che alimentava ogni sorta di provocazione tra entrambi i contendenti.
La crisi si determino quando Atahualpa invio una delegazione alla corte del fratello, per assicurare la propria fedelta, ma anche per richiedere una maggiore indipendenza.
I suoi incaricati portavano importanti doni ma Huascar, irato, li fece a pezzi e, proferendo accuse insensate, taccio i dignitari di tradimento, pretendendo una confessione.
Alle loro sdegnate proteste reagi facendoli dapprima sottoporre alla tortura e, successivamente, condannandoli alla pena capitale.
Uno di loro, risparmiato allo scopo, doveva raggiungere Atahualpa intimandogli di recarsi subito al Cuzco, pena la morte, e doveva consegnargli, per sommo spregio, un dono singolare: degli abiti femminili da indossare all'atto del suo ingresso nella capitale.
Era la guerra, che scoppio quando Atahualpa vide arrivare il primo esercito inviato a catturarlo, sotto la guida del generale Atoc.
Nel primo scontro gli eserciti di Quito esordirono subendo una severa sconfitta.
Ma i generali di Atahualpa,
Quizquiz
e
Chalcochima
, veterani di tante battaglie, riuscirono in breve a rovesciare la situazione e a portare la guerra entro i confini stessi dell'impero degli Inca.
Il conflitto fu oltremodo cruento: le pianure, luoghi delle battaglie, furono coperte dalle ossa dei soldati caduti, a testimonianza delle perdite in vite umane da entrambe le parti.
Huascar non sembro capire pienamente la situazione e si intestardi in una tattica avventata. Ad ogni sconfitta ricostituiva in fretta una nuova armata per rispondere all'avanzata dell'avversario, che puntualmente sgominava il nuovo esercito.
Solo quando le armate di Quito furono a ridosso di Cuzco si rese conto della drammaticita della situazione e si sforzo di mobilitare tutto l'impero per costituire una forza che risultasse numericamente preponderante.
Era quasi riuscito nell'intento, ma la sorte non fu dalla sua parte. Improvvisatosi comandante supremo, si spinse audacemente incontro al nemico con le insegne spiegate. Ma venne riconosciuto da Chalcochima, generale di Atahualpa. L'accorto militare, tralasciando il campo centrale della battaglia, concentro tutte le sue truppe sul luogo dove Huascar dirigeva i suoi soldati e, con un audace colpo di mano, riusci a catturarlo vivo.
La guerra era finita e agli eserciti di Quito non resto che entrare trionfanti a Cuzco, che peraltro fu risparmiata dal saccheggio. La stessa magnanimita non fu pero riservata ai fedeli di Huascar, che furono trucidati a centinaia, mentre lo stesso sventurato sovrano dovette sopportare oltraggi e umiliazioni, e a vedere le proprie mogli e i figli trucidati davanti a se.
Gli Spagnoli erano frattanto entrati in Peru.
Durante le ultime fasi della guerra, Atahualpa era rimasto lontano dalla zona delle operazioni. Non si trattava di un eccesso di prudenza, ma piuttosto di un'accorta strategia, in quanto i territori conquistati dalle sue armate andavano controllati. Ad ogni battaglia vittoriosa,
Quizquiz
e
Calicuchima
si avvicinavano sempre piu alla capitale dell'impero, ma si lasciavano dietro vaste zone ostili che avrebbero potuto sollevarsi, compromettendo la loro sicurezza.
Per evitare sorprese, un potente esercito comandato da Atahualpa in persona, con l'ausilio di
Ruminahui
, uno dei suoi generali piu esperti (e, secondo alcuni autori, suo primo cugino), provvedeva a guardare loro le spalle presidiando i territori appena conquistati.
Quando gli giunse la notizia della vittoria finale, Atahualpa non mostro troppo desiderio di recarsi subito nella capitale espugnata. Forse temeva che la guerra potesse ancora serbare delle sorprese, oppure non voleva trovarsi personalmente coinvolto nella sanguinosa epurazione che i suoi generali stavano ultimando.
Vi era anche un altro motivo che gli consigliava di non lasciare sguarnite le frontiere del Nord. Era stato infatti avvertito dell'arrivo di strane genti, giunte dal mare su enormi case galleggianti che stavano soggiogando le zone costiere. I resoconti parlavano di una razza straniera, bianca e barbuta, con strani bastoni lucenti che provocavano il tuono e la folgore e con ancora piu strani ed enormi animali dai piedi di argento. La fantasia degli indigeni aveva tradotto cosi l'immagine degli
archibugi
e dei
cavalli
provvisti di ferri agli zoccoli.
Il sovrano Inca aveva cercato di ottenere informazioni piu precise al riguardo, inviando degli esploratori e chiedendo ai capi locali delle relazioni sulla situazione.
I suoi informatori lo avevano tranquillizzato. Innanzitutto non si trattava di divinita, come si era in un primo momento supposto, in quanto i nuovi venuti, per strani che fossero, si comportavano in tutto e per tutto come degli uomini normali: avevano fame, sete e non erano in grado di fare dei miracoli.
Quanto alla loro pericolosita, si poteva stare tranquilli. Erano pochissimi, poco piu di un centinaio, e le loro armi non erano cosi micidiali come si era temuto. I bastoni di argento dovevano essere armati ogni volta, con grande lentezza e non erano piu precisi di una buona freccia. Anche i loro animali non erano poi cosi temibili perche non potevano agire di notte e non uccidevano nessuno. Si pensava che fossero necessari ai loro padroni per spostarsi, in quanto questi ultimi erano troppo deboli per farlo da soli.
Atahualpa, ingannato da questi resoconti, decise di attendere gli stranieri a
Cajamarca
, dove si sentiva al sicuro, protetto com'era da circa 80.000 uomini in armi.
La marcia degli Spagnoli sarebbe stata molto difficile, se non addirittura impossibile, se l'Inca avesse deciso di attaccarli lungo la strada. Il cammino per giungere a Cajamarca si snodava infatti su ripidi sentieri lungo le pendici delle Ande, dove i cavalli sarebbero stati inutilizzabili e dove un pugno di guerrieri avrebbe potuto annientare qualsiasi avversario in una delle numerose gole che si trovavano nel cammino.
Francisco Pizarro
, che era partito dalla citta di San Miguel, primo nucleo spagnolo in
Peru
, nelle pianure di
Piura
, pote invece giungere indisturbato a Cajamarca il 15 novembre
1532
.
L'Inca stava profittando dei bagni di una zona termale prossima alla citta.
Pizarro mando da lui un contingente sotto la guida di
Hernando de Soto
e successivamente aumento la consistenza di questo drappello unendolo a un altro gruppo di soldati, comandati dal fratello
Hernando Pizarro
. I due cavalieri furono ammessi alla presenza di Atahualpa, ma non poterono parlargli direttamente in quanto il sovrano, che teneva lo sguardo ostentatamente abbassato, fece conoscere la sua volonta solo a mezzo di un dignitario. Venne comunque offerto loro da bere della
chicha
in calici d'
oro
e gli Spagnoli approfittarono di questo favore per invitare a loro volta Atahualpa a recarsi a Cajamarca, per un incontro a cena con il loro comandante. Dapprima ottennero solo un rifiuto, motivato dalla scusa di un rito di digiuno che doveva essere completato, ma Atahualpa ebbe infine un ripensamento e si ripromise di fare visita agli stranieri l'indomani.
Al momento del commiato, Hernando de Soto, che aveva notato la curiosita con cui il sovrano guardava il suo cavallo, ebbe un'idea. Facendo caracollare il suo destriero improvviso una specie di carica puntando uno squadrone di soldati. Questi ultimi arretrarono per lo spavento, ma quando il cavaliere, tornato indietro, arresto l'animale ad un passo da Atahualpa, questi non batte ciglio.
Il capitano spagnolo non sapeva di aver condannato a morte, con il suo gesto, i soldati che aveva impaurito. Appena egli ed Hernando furono partiti, il sovrano Inca, infatti, fece mettere a morte tutto lo squadrone per la codardia dimostrata.
Il giorno dopo Atahualpa, sul far della sera, arrivo a Cajamarca, scortato da numerosi sudditi disarmati, ma al momento di entrare in citta ebbe un'esitazione e si arresto. Pizarro invio allora uno spagnolo che conosceva alcune parole di
quechua
; quest'ultimo riusci a convincerlo ad entrare con il suo seguito nella piazza principale. Si fece allora avanti un
frate
,
Vicente de Valverde
, assieme ad un interprete locale,
Felipillo
.
Vicente de Valverde si presento come uomo mandato da Dio, dicendo ad Atahualpa che il
Papa
aveva inviato gli spagnoli nelle loro terre perche potessero convertirsi al
Cristianesimo
, e per questo motivo gli Inca avrebbero dovuto riconoscere l'autorita di re
Carlo I di Spagna
.
Il suo discorso era una formula stereotipata dell'epoca, detta
Requerimiento
, che la
Spagna
faceva pronunciare ai suoi soldati per richiedere agli abitanti originari la sudditanza, prima di imporla con le proprie armi.
Atahualpa ovviamente rispose che non sarebbe stato il tributario di nessuno e chiese da quale potere derivasse una simile pretesa. Il frate gli mostro una
Bibbia
. Atahualpa la prese e se l'accosto all'orecchio come per ascoltare, poi, non sentendo alcun suono, disinteressato butto il libro per terra e richiese, a sua volta, una spiegazione sulla presenza degli spagnoli all'interno dell'Impero Inca. Valverde si limito a raccogliere la Bibbia e corse a riferire a Pizarro l'accaduto, parlando di Atahualpa come di un "cane orgoglioso".
Vicente de Valverde
, tornato a rapporto da
Pizarro
, non si era limitato ad esternare il sospetto di un imminente attacco degli uomini di Atahualpa. Il frate aveva incitato il comandante spagnolo ad ordinare l'attacco ai suoi soldati, nascosti nei dintorni della piazza principale.
Valverde aveva cercato di trasmettere a Pizarro la stessa profonda indignazione che lui stesso aveva provato nell'aver visto le sacre scritture oltraggiate e gettate per terra. Il comandante spagnolo, da parte sua, non aveva alcun bisogno di essere incitato. Dalla sera prima aveva accuratamente preparato l'agguato, consapevole che l'unica possibilita di successo era rappresentata dalla cattura del sovrano nemico, come le vicende del
Messico
avevano dimostrato
[1]
.
Mentre Valverde impartiva una preventiva assoluzione ai soldati per i crimini che avrebbero commesso, Pizarro diede l'ordine dell'attacco. Le squadre spagnole, rimaste fino allora defilate ai lati della piazza, uscirono, brandendo le loro
spade
di acciaio e imbracciando, alcuni, le poche
armi da fuoco
in dotazione, mentre l'artigliere
Pedro de Candia
faceva tuonare le poche
colubrine
di cui era provvisto il minuscolo esercito. Gli uomini di Atahualpa, disarmati, furono nettamente presi alla sprovvista e rimasero spaventati dal fragore degli archibugi e dell'artiglieria spagnola.
Non si tratto di una vera battaglia, ma piuttosto di una carneficina. I soldati spagnoli, seppure in netta minoranza, grazie alle loro armi tecnologicamente superiori e all'effetto sorpresa, uccisero migliaia di
inca
. Ad un certo punto gli amerindi, alla ricerca disperata di una via di fuga, si ammassarono contro il muro di cinta che delimitava la piazza e, con la loro pressione, lo fecero cadere. Tutti cercarono di salvarsi attraverso l'insperata breccia, ma gli Spagnoli a cavallo li inseguirono per la pianura proseguendo la strage. Il numero dei morti e ancora controverso, ma la cifra piu attendibile raggiunge il numero di 5.000 indigeni. Un numero enorme pensando che gli Spagnoli combattenti erano circa 160.
Durante la battaglia Atahualpa era rimasto al centro della piazza, in piedi sulla sua lettiga sorretta dai suoi nobili piu fedeli. Gli Spagnoli cercavano di catturarlo, ma si trovavano davanti ad un muro umano che impediva loro i movimenti. Incuranti delle perdite, i nobili inca rimpiazzavano prontamente i caduti e sempre nuovi portatori sostenevano la lettiga del sovrano. Pizarro riusci infine a raggiungerlo e ad afferrarlo ad una gamba, appena in tempo per parare la coltellata di un soldato spagnolo che eccitato cercava di colpire Atahualpa. L'Inca venne cosi trascinato fuori della mischia e imprigionato nel luogo di culto della citta, cioe nel
Tempio del Sole
.
Pizarro segui il suo regale prigioniero tamponandosi alla meglio il braccio colpito. Il Capitano risulto l'unico ferito spagnolo nella battaglia di Cajamarca.
Superato l'iniziale sgomento, il sovrano Inca, che aveva temuto per la propria vita, incomincio a progettare soluzioni per riguadagnare la liberta. Atahualpa si era accorto della cupidigia con cui
Francisco Pizarro
guardava i numerosi manufatti d'
oro
e d'
argento
e di pietre preziose degli
Inca
e penso di poter trarre ulteriore profitto alla situazione: disse al comandante spagnolo che, in cambio della propria liberta, avrebbe fatto riempire di metalli preziosi la stanza in cui era imprigionato fino a
dove la mano potesse toccarli
.
Pizarro, seppure incredulo, accetto la sua offerta e fece addirittura stilare un regolare contratto dal notaio della spedizione, impegnandosi a liberare il suo regale prigioniero se la promessa fosse stata mantenuta.
In realta non aveva nessuna intenzione di rilasciarlo, ma l'Inca imprigionato, pago delle sue assicurazioni, diede ordine ai suoi dignitari di portare tutto l'oro e l'argento necessari al riscatto pattuito.
In breve, numerosi carichi di metalli preziosi presero a confluire a Cajamarca, tra lo stupore degli Spagnoli che avevano fino ad allora dubitato dell'effettivo potere del loro prigioniero.
Quando l'oro e l'argento sarebbero stati fusi in lingotti, il loro valore avrebbe sorpreso anche i piu ottimisti.
A Pizarro sarebbero toccati 2.350 marcos d'argento e 57.220 pesos d'oro. Agli altri cavalieri 362 marcos d'argento e 8.880 pesos d'oro. Ai piu umili fanti, solamente, si fa per dire, 135 marcos d'argento e 3330 pesos d'oro, cioe una vera fortuna per l'epoca.
L'atto di ripartizione del riscatto e stato ritrovato e stampato da Quintana nella sua opera
Francisco Pizarro
e risulta assai utile per le ricerche storiche su questo evento, non tanto per la particolareggiata elencazione delle somme attribuite a ciascuno, quanto per il completo ed esaustivo elenco dei
conquistadores
presenti a Cajamarca.
In attesa che il pagamento del riscatto fosse completato, Atahualpa dovette adeguarsi alla sua nuova condizione di prigioniero. Gli Spagnoli, riconoscendo il suo rango, gli permisero di tenere una piccola Corte in Cajamarca, pur sorvegliando attentamente i suoi movimenti.
Alcuni dei
Conquistadores
presero a frequentare i quartieri dell'imperatore e divennero intimi con lui, osservandone abitudini ed usanze. Dai loro resoconti possiamo farci un'idea di quale fosse la vita di un sovrano Inca, anche se la condizione di ristrettezza di Atahualpa non era minimamente paragonabile alla magnificenza in cui era, solitamente, abituato ad agire.
Il sovrano Inca era servito dalle sue concubine e da una in particolare che mutava, pero, ogni settimana. Non portava mai due volte lo stesso abito e lo cambiava anche piu volte nella stessa giornata, se si fosse sporcato o macchiato. Gli indumenti smessi venivano conservati in una cassa ed erano bruciati ad intervalli regolari. La stessa cosa avveniva per i capelli caduti o per le unghie tagliate. Questa usanza era dovuta alla superstizione e al timore di una possibile fattura malefica nei suoi riguardi. Mangiava da solo, seduto su un basso sgabello, servito da una delle sue donne.
Qualunque dei suoi sudditi venisse ammesso alla sua presenza doveva presentarsi scalzo, con un fardello sulle spalle e tenere gli occhi bassi.
Atahualpa era dotato di notevole intelligenza e impressiono vivamente gli Spagnoli per l'abilita con cui apprese il gioco dei dadi e quello ancor piu difficile degli scacchi. Si dimostro assai interessato alla scrittura e ascolto con profonda attenzione la storia della nazione spagnola.
Era un uomo poco piu che trentenne, di corporatura robusta e di media statura, ben proporzionato e giudicato attraente. I suoi lineamenti erano angolosi, ma regolari. Aveva uno sguardo fiero e penetrante, ma i suoi occhi erano iniettati di sangue. Uno dei suoi lobi auricolari era lacerato, vuoi per una ferita in battaglia, vuoi, come sussurravano voci maligne, per una vicenda amorosa.
Una volta fu visto bere la
chicha
in un teschio ornato d'oro e, interrogato sul significato di quel macabro trofeo, riferi che si trattava del cranio di un suo fratello che aveva giurato di bere nel suo e che, invece, era stato sconfitto.
Richiesto di che cosa avrebbe fatto se avesse vinto la battaglia con gli Spagnoli, rispose, candidamente, che ne avrebbe salvato alcuni, il barbiere e il fabbro per primi e che, tranne pochi altri da sacrificare ai suoi dei, avrebbe fatto castrare i rimanenti per destinarli alla guardia del suo harem.
Non stupisce che, se pur imprigionato, il sovrano Inca non sia stato inoperoso quando si tratto di regolare la questione con il fratello
Huascar
che, seppure in ceppi, cercava di mettersi in contatto con le truppe spagnole che, da parte loro, erano desiderose di incontrarlo. Dietro suo ordine, i suoi seguaci eliminarono il deposto sovrano del Cuzco, affogandolo nel fiume vicino alla citta di Andamarca in cui era imprigionato. Assieme a lui furono soppressi i suoi dignitari superstiti, la regina consorte e la di lui madre.
Il versamento dell'immenso riscatto non era destinato a permettere ad Atahualpa di riconquistare l'agognata liberta.
Il timore di una sollevazione degli indigeni a lui fedeli infondeva un odio profondo verso la sua persona ritenuta la possibile origine di tutti i guai paventati dalla truppa ignorante.
Pizarro stesso era combattuto tra il desiderio di onorare la parola data e la preoccupazione di salvaguardare l'integrita della spedizione.
Per la verita, alcuni capitani, tra tutti
Hernando de Soto
, richiamandosi al senso dell'onore, avrebbero voluto tenere fede alla promessa di liberare l'augusto prigioniero o almeno di trasferirlo in Spagna per essere giudicato dall'Imperatore in persona.
Sembra che la volonta di Pizarro si sia infine piegata davanti alle insistenze di
Vicente de Valverde
e di Riquelme, il tesoriere della Corona. Mentre de Soto era lontano per una missione esplorativa, quanto mai opportuna, la sorte di Atahualpa fu compiuta e Pizarro si piego di fronte alla volonta dei suoi uomini, decretandone la morte sul rogo.
Garcilaso Inca de la Vega
ci ha tramandato un racconto in cui figurerebbe un vero e proprio processo a carico di Atahualpa. Secondo la sua narrazione, l'Inca sarebbe stato accusato di tradimento e sottoposto a giudizio, sotto l'accusa di ben dodici imputazioni, per la verita piuttosto risibili. Il giudizio sarebbe stato condotto secondo tutti i crismi della legalita e non sarebbero mancati gli interventi di accusatori e difensori, in ossequio alle procedure forensi dell'epoca.
La storiografia moderna ha, peraltro, rigettato questa ipotesi evidenziando tutta una serie di contraddizioni. Oggi, sembra chiaramente accreditata la versione di un giudizio emesso da un consiglio ristretto di capitani, senza alcuna formalita evidente.
Il frate
Vicente de Valverde
, che non aveva mai cessato di cercare di convertirlo alla religione cristiana, gli disse che se si fosse convertito al
cattolicesimo
e si fosse fatto
battezzare
, la sua pena sarebbe stata commutata. Sempre di morte si sarebbe trattato, ma la sentenza non sarebbe stata eseguita sul rogo. La
religione inca
aborriva la distruzione del cadavere che si riteneva non avrebbe permesso di conseguire l'immortalita e la proposta trovo l'immediata adesione del condannato. Atahualpa venne cosi battezzato col nome di
Francisco
e, invece di essere bruciato sul
rogo
, venne giustiziato mediante
garrota
come un comune criminale; quella stessa notte, migliaia di suoi sudditi si tagliarono le vene per seguirlo nell'aldila.
Quando de Soto, al ritorno dalla sua spedizione, fu messo di fronte al fatto compiuto, ebbe una reazione indignata e si riservo di comunicare all'Imperatore la reale portata degli eventi. Di fronte alle sue minacce, tutti i maggiori protagonisti della vicenda legata alla morte di Atahualpa cercarono di sminuire le proprie responsabilita, accusandosi l'un l'altro, in uno squallido spettacolo di meschina ipocrisia.
Atahualpa fu giustiziato il 26 luglio
1533
, anche se per molti anni, seguendo la cronica di
Juan de Velasco
, la data della sua morte venne considerata quella del 29 agosto. Si deve allo storico
Raoul Porras Barrenechea
il merito di aver ricostruito l'esatta cronologia degli avvenimenti.
Venne sepolto nella piccola chiesa improvvisata dagli spagnoli in Cajamarca, ma dopo la partenza delle truppe europee gli indigeni prelevarono il suo cadavere e lo portarono a Quito, per inumarlo in un sepolcro rimasto sconosciuto fino ai giorni nostri.
Dopo la sua morte, il
Tawantinsuyu
fu governato dal giovane fratello
Tupac Huallpa
e successivamente dall'altro fratello
Manco Inca Yupanqui
. Comunque, dopo la sua scomparsa era ancora lontana la conquista definitiva dell'intero
Peru
, perche Atahuallpa in vita aveva ordinato di non attaccare gli Spagnoli ma con la sua morte questo salvacondotto spari e iniziarono le battaglie con l'esercito inca.
Alcuni dei figli di Atahuallpa, residenti a
Quito
, poterono sopravvivere al loro augusto genitore.
In un primo momento erano stati imprigionati da
Ruminahui
che, approfittando dell'anarchia che aveva sconvolto il regno, aveva tentato di usurpare il trono, ma, successivamente, furono liberati dagli Spagnoli.
Tre ragazzi, Diego Illaquita, Francisco Illaquita e Juan Ninancoro e due fanciulle, di cui si ignora il nome, vennero affidati ai dominicani che si erano, nel frattempo, installati nel
Cuzco
, affinche provvedessero alla loro educazione.
Il domenicano
Domingo de Santo Tomas
, l'autore della prima grammatica quechua e del primo dizionario quechua-castellano, si appassiono alla loro sorte ed ottenne, per loro, dalla Corona una piccola rendita sufficiente appena a garantire una esistenza decorosa.
Altri tre fanciulli, Carlos, Francisco e Felipe, vennero invece cresciuti in un convento francescano di Quito. Anche per questi la Corona concesse delle elargizioni. Carlos ricevette una
encomienda
, Francisco, meglio conosciuto come Francisco Tupac Atauchi, pote godere di una rendita annua, Felipe, invece, mori giovanissimo.
Gli storici si interrogano tuttora sulla opportunita di considerare Atahualpa un legittimo imperatore inca.
In primis
occorre considerare che l'attribuzione della carica necessitava di una sorta di investitura e del riconoscimento da parte delle
Panaca
del Cuzco e degli
Ayllos custodi
.
E indubbio che Atahualpa non ottempero a questa tassativa prescrizione.
Il principe, tuttavia, si fece incoronare, durante la guerra civile, in un palazzo, appositamente costruito, nella provincia di Carangue, con tutte le formalita previste ed alla presenza dei rappresentanti di tutte le Panaca del Cuzco a lui fedeli. Ovviamente non erano presenti i capi delle famiglie a lui ostili e, segnatamente, quelli del
Capac Ayllo
, discendenti da
Tupac Inca Yupanqui
.
In quell'occasione Atahualpa cambio il suo nome in quello di
Caccha Pachacuti Inca Yupanqui Inca
, dove "Caccha" e l'appellativo di un dio delle battaglie e gli altri epiteti richiamano il nono sovrano della dinastia, il "riformatore del mondo",
Pachacutec
, mentre l'ultimo termine di "Inca" serve a rafforzare la sua condizione di sovrano assoluto.
E evidente che Atahualpa intendeva riformare tutto l'impero e porsi come il fondatore di una nuova era. In questa ipotesi e probabile che, lui stesso, non si sarebbe preoccupato di avallare, successivamente, il suo potere nella capitale con delle cerimonie che riteneva ormai desuete. Non dimentichiamo, al proposito, che sono ben presenti ai cronisti dell'epoca, le sue intenzioni di spopolare il Cuzco e di ricostruire la capitale imperiale nel Nord del paese.
Alla luce di queste considerazioni non si ritiene che Atahualpa possa essere considerato come appartenente alla dinastia classica degli imperatori Inca, con tutti i presupposti che una simile collocazione comporterebbe. Per i suoi avversari egli era soltanto un usurpatore, per i suoi fedeli, invece, doveva essere considerato il capostipite di una nuova dinastia.
- ^
Pizarro aveva conosciuto
Hernan Cortes
, il conquistatore dell'impero
azteco
ed aveva fatto tesoro dei suoi insegnamenti e, in specie, aveva assimilato la tattica impiegata nell'arresto di
Montezuma
.
- Ruiz de Arce
(Juan)
Advertencia... a los sucesores (1543)
In COLL. AUSTRAL Madrid 1964
- Estete
(Miguel de)
- Relacion del viaje ... desde el pueblo de Caxmalca a Pachacamac. (1533)
In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
- Noticia del Peru (1540)
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie tomo 8°, Lima 1920)
- Jerez
(Francisco de)
Verdadera relacion de la conquista del Peru (1534)
In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
- Mena
(Cristobal de)
Conquista y poblacion del Peru (1534)
In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
- Pizarro
(Hernando)
Carta de Hernando Pizarro (1533)
In COLL. AUSTRAL Madrid 1964
- Pizarro
(Pedro)
Relacion del descubrimiento y conquista de los Reynos del peru. (1571)
In BIBL. AUT. ESP. (tomo CLVIII, Madrid 1968)
- Sancho de la Hoz
(Pedro)
Relatione di quel che nel conquisto & pacificatione di queste provincie & successo ... & la prigione del cacique Atabalipa. (1534)
In Ramusio EINAUDI, Torino 1988
- Titu Cusi Yupanqui
Relacion de la conquista del Peru y echos del Inca Manco II (1570)
In ATLAS, Madrid 1988
- Trujillo
(Diego de)
Relacion del descubrimiento del Reino del Peru
(1571) in COLL. AUSTRAL Madrid 1964
- Betanzos
(Juan de)
Suma y narracion de los Incas (1551)
In ATLAS Madrid 1987
- Cabello Balboa
(Miguel)
Miscelanea antartica. Historia del Peru bajo la dominacion de los Incas (1576 -1586)
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie tomo II Lima 1920)
- Cieza de Leon
(Pedro de)
Segunda parte de la cronica del Peru (1551)
In COL. CRONICA DE AMERICA (Dastin V. 6°. Madrid 2000)
- Cobo
(Bernabe)
Historia del Nuevo Mundo (1653)
In BIBL. AUT. ESP. Tomi XCI, XCII, Madrid 1956
- Garcilaso
(Inca de la Vega)
- Commentarios reales (1609)
Rusconi, Milano 1977
- La conquista del Peru (1617)
BUR, Milano 2001
- Gomara
(Francisco Lopez de)
Historia general de las Indias (1552)
In BIBL. AUT. ESP. (tomo LXII, Madrid 1946)
- Herrera y Tordesillas
(Antonio de)
Historia general ... (1601 - 1615)
In COL. Classicos Tavera (su CD)
- INFORMACIONES
Declaracion de los quipocamayos
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
- INFORMACIONES
Relacion del origen e gobierno que los Ingas tuvieron
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
- INFORMACIONES
Informaciones acerca del senorio y gobierno de los Ingas
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (2ª serie, tomo III, Lima 1921)
- Murua
(Fray Martin de)
Historia general del Peru (1613)
In COLL. CRONICA DE AMERICA Dastin V. 20°. Madrid 2001)
- Naharro (Pedro Ruiz)
Relacion de los echos de los espanoles en el Peru
In COL. LIBR. DOC. HIST. PERU (tomo 6°, Lima 1917)
- Oliva
(Joan Anello)
Historia de los Reinos del Peru (1631)
P.U.C.P. Lima 1998
- Poma de Ayala
(Felipe Guaman)
Nueva coronica y buen gobierno (1584 - 1614)
In COL. CRONICA DE AMERICA (Historia 16. V. 29°, 29b, 29c. Madrid 1987)
- Santa Cruz Pachacuti
(Yamqui Salcamaygua)
Relacion de anteguedades de este reino del Peru (1613)
In BIBL. AUT. ESP. (tomo CCIX, Madrid 1968)
- Sarmiento de Gamboa
(Pedro)
Segunda parte de la historia general llamada indica (1572)
In BIBL. AUT. ESP. (tomo CXXXV, Madrid 1960)
- Zarate
(Agustin de)
Historia del descubrimiento y conquista de la provincia del Peru (1555)
In BIBL. AUT. ESP. (tomo XXVI, Madrid 1947)
- L. Andrade Reimers,
Biografia de Atahualpa
, Quito 1977
- Benjamin Carrion,
Atahualpa
, Quito 1999
- P. y A. Costales,
El reino de Quito
, Quito 1992
- W. Espinosa Soriano
Los Incas
, Lima 1997
- L. Guzman Palomino,
Los Incas - Hurin contra Hanan
, Lima 1977
- Franklin Pease G.Y.,
Los ultimos Incas del Cuzco
, Madrid 1991
- Franklin Pease G.Y.,
Los Incas
, Lima 2003
- Liliana Regalado de Hurtado,
Sucesion incaica
, Lima 1996
- Maria Rostworowski,
Historia del Tahuantinsuyo
, Lima 1999
- Frank Salomon,
Los senores etnicos de Quito en la epoca de los incas
, Otavalo 1980
- Alberto Mario Salas,
Las armas de la conquista
, Buenos Aires 1950
- Juan de Velasco,
Historia del reino de Quito
, Caracas 1989
- Nathan Wachtel,
La visione dei vinti
, Torino 1977
- Marius S. Ziolkowski,
La guerra de los Wawqui
, Quito 1996
- R.T. Zuidema,
Etnologia e storia. Cuzco e le strutture dell'impero inca
, Torino 1971
- Guido Valeriano Callegari,
ATAHUALPA
, in
Enciclopedia Italiana
,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana
, 1930.
- Atahualpa
, in
Dizionario di storia
,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana
, 2010.
- (
EN
)
Atahuallpa
, su
Enciclopedia Britannica
, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (
ES
)
Atahualpa
, in
Diccionario biografico espanol
,
Real Academia de la Historia
.
- (
EN
)
Atahualpa
, in
Catholic Encyclopedia
, Robert Appleton Company.