L'
assedio di Civitella del Tronto
(1860-1861) fu uno scontro del
Risorgimento
, l'ultima battaglia che vide contrapposte le truppe dell'
esercito sabaudo
e quelle dell'
esercito delle Due Sicilie
, conclusosi tre giorni dopo la
proclamazione del Regno d'Italia
.
Il 9 settembre
1860
la rivolta unitaria si propaga nel territorio teramano e ovunque si dichiara decaduto il Governo Borbonico. Da
Teramo
il comandante delle armi della Provincia esorta la fortezza a uniformarsi col governo provvisorio. Il giorno seguente l'anziano
maggiore
Luigi Ascione
, a capo della fortezza considerata piazza di seconda classe, rifiuta la proposta e decreta lo stato d'assedio
[1]
. La fortezza era presidiata da due compagnie del 3º Reggimento di gendarmeria comandate dal
capitano
Giuseppe Giovine, volontari e artiglieri costieri per un totale variante secondo le fonti da 450 a 650 uomini, e Ascione era un richiamato della fanteria sedentaria (quindi non della fanteria di linea, i reparti piu potenti e addestrati), affiancato dal maggiore Domenico Salinas e come aiutante maggiore il capitano Giovanni Raffaele Tiscar, proveniente dal XII reggimento cacciatori; l'artiglieria a sua disposizione era un insieme di vecchi pezzi ad anima liscia tra i quali 20 cannoni, tre obici, due mortai e una colubrina rinascimentale del museo.
[1]
Sei giorni dopo la fortezza di
Pescara
si scioglie e il 29 settembre anche quella di
Ancona
. Il 21 ottobre alcuni seguaci dei Borbone danno vita a una cruenta rivolta che portera al bombardamento di
Campli
e alla requisizione di animali e viveri. Il 2 novembre anche
Capua
cade.
Il primo colpo di cannone, seppur di sortita, viene sparato il 26 ottobre
1860
dando cosi inizio all'assedio. Il 9 novembre 1860 la Legione Sannita dichiara lo stato di blocco della fortezza e occupa Ripe, Piane, Fucignano e Passo. Il 13 novembre il tenente colonnello Curci invito ad una resa pacifica la fortezza ma Ascione, in attesa di notizie sul Garignano, rifiuto.
[
senza fonte
]
Il 6 dicembre
1860
, dopo diversi insuccessi, l'esercito piemontese, costituito soprattutto da volontari, si ritira unilateralmente dalle montagne circostanti il paese; il generale
Ferdinando Pinelli
giunge nella frazione di Ponzano, in aiuto dell'indebolito esercito sabaudo, con diverse compagnie di fanteria ed un consistente reparto di artiglieria, e con queste forze lo scontro riprende ancor piu duramente dopo il terzo rifiuto di resa del maggiore Ascione, non fidatosi della parola del nemico. Dal 10 al 17 dicembre riprendono, ininterrotti, i colpi di artiglieria. In fortezza non ci sono ne morti ne feriti e al 31 dicembre erano 551 i borbonici a fronte dei 1170 assedianti.
L'8 gennaio
1861
Civitella del Tronto, insieme a Gaeta, sottoscrive un armistizio di otto giorni durante i quali Ascione incontra piu volte il maggiore piemontese Belli. Dalla fortezza, intanto, il capitano borbonico Giovene invia al re una relazione negativa sull'operato di Ascione.
Il 15 gennaio
1861
l'
esercito sabaudo
venne totalmente sostituito da truppe regolari e l'iniziale semi-disfatta fu principalmente un problema di politica estera del
governo Cavour IV
.
[
non chiaro
]
Finita la tregua Ascione chiese altri giorni per ricevere istruzioni dal suo comando ma il generale Pinelli, alquanto infastidito, rifiuta la proposta. Il 1º febbraio da
Gaeta
, con un dispaccio borbonico, la guarnigione viene promossa di un grado e Giovene viene nominato colonnello e comandante di Civitella. In segno di ripresa
Pinelli
emette alcuni durissimi bandi contro gli stessi civili che suscitarono tali proteste da costringere il governo regio a sollevarlo dall'incarico, mandando a dirigere le operazioni il generale
Luigi Mezzacapo
[1]
, ex ufficiale dell'artiglieria borbonica e
maggior generale
nell'esercito della
Repubblica romana
nel 1849.
Con l'arrivo di
Mezzacapo
, artefice della capitolazione della fortezza di
Gaeta
, comincia presso il forte di
Civitella del Tronto
una disputa fra quelli intenzionati ad arrendersi e quelli intenzionati a continuare la difesa del forte; a prevalere sono questi ultimi, che nello stesso tempo dimostrano tanta tenacia da poter influenzare anche gli abitanti
civitellesi
.
Il 15 febbraio
1861
il generale
Luigi Mezzacapo
ordina un violentissimo bombardamento; nonostante gli evidenti danni la fortezza non da cenno di resa. Con la resa della
Cittadella di Messina
, il 12 marzo
1861
, l'esercito sabaudo si concentra maggiormente su
Civitella del Tronto
.
Il 17 marzo
1861
, a
Torino
,
Vittorio Emanuele II
viene incoronato
Re d'Italia
con lo scontro di
Civitella del Tronto
ancora in corso. Viene ordinato un ulteriore rafforzamento del dispositivo d'assedio e, contemporaneamente, il generale borbonico Giovan Battista Della Rocca viene fatto entrare entro le mura di cinta, recando ai difensori il messaggio da Roma di
Francesco II
di deporre le armi, a seguito della resa il 13 febbraio della fortezza di
Gaeta
. Della Rocca non viene creduto e lo scontro continua.
Il colle di Civitella, che domina il paesaggio, sormontato dalla fortezza
Dopo tre giorni di bombardamenti, alle ore 11:00 del 20 marzo
1861
, il maggiore Giovanni Raffaele Tiscar espose la bandiera bianca e proclamo la resa a nome dell'intera
guarnigione
. Tiscar, vice-comandante del forte, firmo la capitolazione congiuntamente al tenente colonnello dell'
armata sarda
Emilio Pallavicini
. Alle ore 13:45 il sergente Messinelli, accusato di non aver obbedito agli ordini di resa del suo re Francesco II di cui era stato latore il generale Giovan Battista Della Rocca, venne portato fuori Porta Napoli per esser fucilato senza processo. I 291 soldati sopravvissuti furono portati come prigionieri di guerra ad
Ascoli Piceno
che, per rispetto, diffuse alla popolazione l'ordine di non insultarli poiche avevano fatto a pieno il loro dovere. Alle ore 17:00 lo stato maggiore sardo entro in
Civitella del Tronto
e nel forte venne issata la bandiera sabauda, salutata da 21 colpi di cannone. Nonostante la resa tardiva e onorevole, riferita il 21 marzo da
Cavour
alle corti inglese e francese, il 22 marzo il ministro della Guerra
Manfredo Fanti
ordino la distruzione della fortezza e della cinta muraria della citta come monito per i briganti. La fortezza restera in stato di abbandono per piu di un secolo.
- Tommaso Bruni,
Civitella del Tronto. Terzo assedio
, Teramo, Rivista abruzzese, 1902.
- Tito De Sanctis,
Assedio di Civitella del Tronto, Campagne per l'Indipendenza e l'Unita d'Italia
, Teramo, Stab. Tip. Bezzi-Appignani e C., 1892.
- Carino Gambacorta,
Storia di Civitella del Tronto
, Teramo, Edigrafital, 1992.
- Camillo Valentini,
Assedio e resa della Fortezza di Civitella del Tronto. 20 marzo 1861
, Teramo, Coop. Tip. "Ars et Labor", 1961.