≪[L’]ignorante Vasari [n]on s’accorge che gl’[a]ntichi buoni maestri [h]anno cavate le cose [l]oro dal vivo, et vuol [p]iu tosto che sia buono [r]itrar dalle seconde [c]he son l’antiche, che [d]a le prime e princi[p]alissime che sono le vive, le quali si debbono [s]empre immitare. [M]a costui non intese [q]uest’arte
[1]
≫
Annibale Carracci
(
Bologna
,
3 novembre
1560
?
Roma
,
15 luglio
1609
) e stato un
pittore
italiano
.
In antitesi con gli esiti ormai sterili del tardomanierismo, propose il recupero della grande tradizione della pittura italiana del
Cinquecento
, riuscendo in un'originale sintesi delle molteplici scuole del Rinascimento maturo:
Raffaello
,
Michelangelo
,
Correggio
,
Tiziano
e il
Veronese
sono tutti autori che ebbero notevole influsso sull'opera del Carracci. La riproposizione e, al tempo stesso, la modernizzazione di questa grande tradizione, unitamente al ritorno dell'imitazione del vero, sono i fondamenti della sua arte. Con
Caravaggio
e
Rubens
, pose le basi per la nascita della
pittura barocca
, di cui fu uno dei padri nobili
[2]
.
Di fondamentale importanza nello sviluppo della sua carriera furono i rapporti con il cugino
Ludovico
e il fratello
Agostino
? entrambi dotatissimi pittori ? con i quali, agli esordi, tenne
bottega comune
e con cui collaboro, a piu riprese, anche in seguito.
Annibale Carracci nacque da Antonio, sarto cremonese, trasferitosi a Bologna col fratello Vincenzo, di professione beccaio e padre di
Ludovico Caracci
.
Nulla e noto circa la formazione iniziale di Annibale, anche se, in alternativa alla diffusa opinione che lo vuole allievo del cugino Ludovico, e possibile che essa sia avvenuta al di fuori della cerchia familiare
[3]
. Infatti, l'avvio della collaborazione con Ludovico (e Agostino), risale all'inizio degli anni Ottanta del Cinquecento, quando Annibale, quindi, e gia piu che ventenne e ottiene (nel 1583) una rilevante commissione pubblica, improbabile per un quasi esordiente. Appare allora ipotizzabile che - prima di metter su bottega con il cugino e il fratello - il piu giovane dei Carracci possa aver compiuto il suo primo apprendistato presso altri maestri
[4]
, ma questa ipotesi, ad oggi, non e comprovata da alcun documento.
La prima opera certa di Annibale Carracci e una
pala d'altare
raffigurante la
Crocifissione e santi
dipinta per la
chiesa bolognese di San Nicolo
(e attualmente nella chiesa di Santa Maria della Carita), che risale appunto al 1583. Non e la sua prima opera in assoluto
[5]
e fu oggetto di vivaci critiche da parte dell'ambiente artistico bolognese per il realismo e la semplicita con cui Annibale raffiguro la Passione di Cristo
[6]
.
La storiografia moderna
[7]
, invece, osserva gia in questa prima opera pubblica il rifiuto delle convenzioni del tardomanierismo da parte del giovane pittore e un primo tentativo di ritorno al vero.
A questa prima attivita di Annibale risalgono alcuni dipinti di genere
[8]
, come la
Grande macelleria
, oggi nella
Christ Church Picture Gallery
. La tematica non e, di per se, una novita: opere di soggetto analogo sono infatti presenti sia in dipinti di scuola fiamminga (come, ad esempio, in quelli di
Joachim Beuckelaer
), sia in dipinti di scuola italiana, come in quelli di
Bartolomeo Passerotti
(bolognese come Annibale).
La novita della
Grande macelleria
di Annibale risiede, invece, nella sobria raffigurazione del lavoro di una bottega. Contrariamente a quanto avveniva in molte opere fiamminghe e italiane piu o meno coeve e di soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignita dei lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare interesse per il dato naturale
[5]
.
A questo periodo
[9]
, forse appartiene anche un altro dipinto di genere: il celebre
Mangiafagioli
(Roma,
Palazzo Colonna
) che, forse, raffigura
Zanni
, nota maschera della
Commedia dell'arte
[10]
.
Il sodalizio con Ludovico e Agostino e l'Accademia degli Incamminati
[
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L'esordio di Annibale Carracci sulla scena artistica e strettamente connesso all'attivita del fratello Agostino e del cugino Ludovico. Insieme, nei primi anni Ottanta del Cinquecento, i tre cugini diedero vita ad una scuola chiamata dapprima
Accademia dei Desiderosi
e successivamente
Accademia degli Incamminati
[11]
.
L'accademia dei tre giovani cugini, allora ancora agli inizi delle rispettive carriere, non va paragonata alle accademie ufficiali, come ad esempio la celebre
Accademia del Disegno
a Firenze. Si trattava piuttosto di una scuola/bottega privata, verosimilmente guidata da Ludovico, il piu anziano dei Carracci, dove ? diversamente da quanto avveniva nelle vere e proprie accademie, allora legate ai canoni pittorici tardomanieristi
[12]
? si promuoveva l'imitazione della realta e gli allievi erano incoraggiati ad osservare e studiare le opere dei grandi del Rinascimento in modo nuovo, senza la ripetizione di formule di
maniera
ormai prive di potenzialita creative.
L'
Accademia degli Incamminati
fu peraltro una rilevantissima fucina di talenti: alcuni dei migliori pittori italiani del primo Seicento vantarono un apprendistato presso i cugini Carracci.
La carriera di Annibale Carracci fu significativamente legata al rapporto con il fratello e il cugino. Infatti, oltre alla produzione artistica personale, Annibale collaboro, a piu riprese, con i parenti in opere collettive.
La prima di queste, nel 1584, e la decorazione ad affresco di
Palazzo Fava
, a Bologna. Secondo quanto riferito dalle fonti ? e in particolare da
Carlo Cesare Malvasia
nel suo libro
Felsina Pittrice
? questa commissione sarebbe stata affidata ai tre Carracci grazie all'intermediazione del padre di Annibale e Agostino, che era uomo di fiducia di Filippo Fava, il proprietario della dimora.
A Palazzo Fava, i cugini Carracci decorarono, in questa prima occasione, due ambienti raffigurando in uno le
Storie di Giove ed Europa
e nell'altro le
Storie di Giasone e Medea
. Nonostante gli sforzi degli studiosi, ad oggi e pressoche impossibile distinguere con certezza le mani dei tre in questo ciclo pittorico
[13]
.
Gli anni Ottanta del Cinquecento sono, per Annibale, anche anni di viaggio e saranno soprattutto due i soggiorni che ne segneranno i futuri sviluppi artistici. Prima Parma, dove il Carracci perfeziona la sua conoscenza della pittura del
Correggio
(e dove eseguira delle opere
[14]
) e poi Venezia, dove il giovane pittore resta ammirato dai capolavori dei grandi maestri veneziani del secolo che sta per chiudersi
[15]
.
Correggio e successivamente il
Veronese
saranno, negli anni emiliani, i maggiori punti di riferimento per Annibale Carracci
[3]
.
La prima opera significativa in cui si avverte l'influenza dell'
Allegri
e il
Battesimo di Cristo
, del 1585, realizzato per la chiesa di San Gregorio a Bologna. Altro, piu evidente, omaggio al Correggio - e in particolare al
Compianto Del Bono
- e la
Pieta con i santi Chiara, Francesco e Maria Maddalena
[16]
, realizzata da Annibale nello stesso anno per la chiesa dei Cappuccini di Parma (e ora nella
Galleria nazionale
della stessa citta).
In questo periodo Annibale da prova di se anche in commissioni diverse da quelle ecclesiastiche, come dimostra un'opera di notevole pregio, quale l'
Allegoria della Verita e del Tempo
(1584-1585).
Poco dopo ottiene importanti incarichi anche a
Reggio Emilia
, dove esegue, nel 1587, per la confraternita di San Rocco, una grande pala raffigurante l'
Assunzione della Vergine
[17]
.
Il contatto con Reggio Emilia, dove Annibale realizzera piu opere, e di capitale importanza per gli sviluppi futuri della sua vicenda artistica. E a Reggio, infatti, che Annibale entra in rapporti con
Gabriele Bombasi
, uomo legato alla corte di
Ranuccio I Farnese
, Duca di Parma, del quale era stato precettore. Si crea probabilmente cosi il legame con i Farnese che determinera, di li a non molti anni dopo, la chiamata di Annibale a Roma
[18]
.
Intorno al 1588 la pittura di Annibale vira in modo deciso verso il gusto pittorico veneziano rappresentato in primis da
Paolo Veronese
. L'opera che inaugura questa nuova fase della parabola artistica e la
Madonna in trono col Bambino e santi
(opera anch'essa realizzata per Reggio Emilia e ora nella
Gemaldegalerie
di Dresda), che mostra una forte vicinanza con il
Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria
del Caliari (1575 circa), ora conservato presso le
Gallerie dell'Accademia
a Venezia. Negli anni a seguire e sino al suo trasferimento a Roma la pittura veneta sara per Annibale un determinante punto di riferimento.
Tra il 1589 e il 1592, Annibale torna al lavoro con il fratello e il cugino per gli affreschi di
Palazzo Magnani
, a Bologna, ove i tre realizzano un fregio con le
Storie della fondazione di Roma
. Come nel precedente di Palazzo Fava, l'opera presenta, nei vari riquadri in cui si articola, una sostanziale unita stilistica e di conseguenza, anche in questo caso, l'attribuzione delle varie scene all'uno o all'altro dei Carracci non e oggetto di visioni condivise.
Nel 1593 il pittore realizza una pala d'altare raffigurante la
Madonna col Bambino in trono e santi
(nota anche come
Pala di San Giorgio
, dal nome della chiesa bolognese cui era originariamente destinata), dipinto in cui parte della critica ha visto un contributo piu o meno ampio (a seconda delle diverse posizioni) dell'allievo
Lucio Massari
, ma che da ultimo e stato decisamente riattribuito alla piena autografia di Annibale
[19]
[20]
.
Dello stesso anno e la
Resurrezione di Cristo
, opera di definitivo approdo alla maturita
[21]
che si segnala anche per la maestria con la quale e raffigurato il gruppo dei soldati romani a guardia del sepolcro, in parte dormienti in parte stupefatti dall'evento, nel dipingere i quali Annibale da un notevole saggio di abilita compositiva e di padronanza degli scorci
[22]
.
All'incirca nel medesimo periodo, con il fratello e il cugino, Annibale torna a Palazzo Fava, luogo della prima opera comune dei Carracci, per affrescarvi un altro ambiente con un fregio dedicato alle
Storie di Enea
.
Verosimilmente tra il 1593 e 1594 si colloca un'ulteriore impresa con Ludovico e Agostino: la
decorazione di Palazzo Sampieri
a Bologna. Qui i tre dipingono in tre stanze affrescando in ogni ambiente una scena sul soffitto e una sulla fuga del camino.
La commissione, oltre alla decorazione parietale, comprende la realizzazione di tre grandi tele ? e anche in questo caso ognuno dei Carracci deve realizzarne singolarmente una ? da utilizzare come
sovrapporta
, in ciascuna delle stanze oggetto della campagna decorativa.
Proprio nel sovrapporta, Annibale realizza un'opera mirabile quale il
Cristo e la Samaritana
(oggi nella
Pinacoteca di Brera
).
Quanto agli affreschi, complessivamente dedicati alle storie di Ercole, sono di mano di Annibale la scena di
Ercole guidato dalla Virtu
(soffitto) e quella dove
Ercole punisce Caco
(sul camino)
[23]
.
Opera di chiusura del periodo emiliano, capolavoro di questa fase dell'attivita di Annibale Carracci, e l'
Elemosina di san Rocco
[24]
[25]
.
Il quadro, completato nel 1595 (benche commissionato molto tempo prima), fu realizzato di nuovo per la confraternita di San Rocco di Reggio Emilia (oggi e custodito presso la
Gemaldegalerie Alte Meister
di Dresda). E il dipinto (affreschi a parte) piu grande del pittore e nella monumentale composizione una turba di umanita bisognosa e derelitta si approssima al santo che si spoglia di tutti i suoi averi
[26]
.
Secondo
Denis Mahon
l'
Elemosina di san Rocco
e un testo di capitale importanza per la nascente pittura barocca: ≪
the first great multifigured composition of the baroque
≫ la definisce lo storico inglese.
L'opera, inoltre, dovette colpire profondamente i pittori dell'epoca come testimonia l'alto numero di incisioni che da questo quadro sono state tratte
[24]
.
Al termine di questa parabola il piu giovane dei Carracci e uno dei pittori piu richiesti e apprezzati nel panorama artistico bolognese (ed emiliano in genere). Tra le ragioni di questo successo e stata individuata anche la capacita di Annibale di entrare in sintonia con le nuove esigenze artistiche dettate dallo spirito
controriformistico
.
Del resto fu proprio a Bologna che, ad opera del cardinale
Gabriele Paleotti
, arcivescovo della citta, venne redatto ? proprio negli anni in cui Annibale esordiva ? uno dei testi piu significativi sui dettami dell'
arte controriformata
: il
Discorso intorno alle immagini sacre e profane
(1582).
Si ritiene che l'inclinazione di Annibale per il vero e la sua ripulsa per l'artificiosita tardomanieristica gli abbiano fornito un rilevante e naturale
atout
per intercettare lo spirito dei tempi e imporsi sull'establishment artistico locale che, condizionato da tanti anni di "
errori e perversita
" (per dirla con le parole del Paleotti), non dimostro la stessa capacita.
Gli affreschi monumentali di Bologna e le altre opere emiliane diedero grande notorieta ad Annibale, tanto che il cardinale
Odoardo Farnese
, forse dietro consiglio del letterato reggiano
Gabriele Bombasi
che da anni conosceva bene il pittore, lo incarico, con suo fratello Agostino, di decorare il piano nobile di
Palazzo Farnese
, a
Roma
.
Nella citta Annibale ebbe un primo breve soggiorno nel 1594, forse per perfezionare gli accordi con il cardinal Farnese e farsi un'idea del luogo in cui avrebbe dovuto operare. Secondo alcune fonti, gia in questa occasione egli esegui un dipinto per il suo nuovo mecenate: si tratta del
Cristo e la Cananea
che fu collocato nella cappella privata di Palazzo Farnese (ora si trova a Parma) e che costituirebbe, quindi, la sua prima opera romana in assoluto, nonche la prima delle tante realizzate negli anni seguenti per il cardinal Odoardo
[27]
.
Dopo questo primo contatto con Roma, Annibale fece ritorno in Emilia per concludere le incombenze rimaste in sospeso e (insieme al fratello) si trasferi stabilmente a Roma tra la fine del 1595 e l'inizio del 1596.
La sua fama in citta comincio a diffondersi grazie ad una commissione del Bombasi (affidatagli durante la prima campagna decorativa di Palazzo Farnese), riguardante la
Santa Margherita
realizzata per la cappella acquistata dal letterato reggiano nella
chiesa di Santa Caterina dei Funari
(dove tuttora si trova). Si tratta della prima opera pubblica romana di Annibale Carracci e, secondo
Bellori
, il dipinto riscosse anche l'ammirazione di
Caravaggio
che, ≪
dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si risolse, e disse: mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore
≫
[28]
.
Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello
Ranuccio
, duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di
Alessandro Farnese
, padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuita con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal
Salviati
e completata da
Taddeo Zuccari
nel sesto decennio del XVI secolo
[29]
.
Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente nella tarda estate del 1595, partendo dal
Camerino
del cardinale, ove venne raffigurato un ciclo allegorico che per ha protagonista
Ercole
. Mirabile, nell'ambiente, come gia rilevo il
Baglione
, e la decorazione monocroma a finto stucco
[30]
.
Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il Camerino del cardinal Farnese, Annibale realizzo una grande tela raffigurante
Ercole al bivio
incastonata nel soffitto della stanza, dove la figura dell'eroe rimanda alla celebre statua dell'
Ercole Farnese
[31]
, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel
Museo di Capodimonte
a Napoli).
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, in questo caso coadiuvato da Agostino e probabilmente con l'intervento di alcuni aiuti, pose poi mano alla decorazione della
Galleria
. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il
Trionfo di Bacco e Arianna
al centro del soffitto - e
Gli Amori degli dei
e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma
Ranuccio Farnese
, fratello del cardinale Odoardo, e
Margherita Aldobrandini
, nipote di
Clemente VIII
[32]
.
La fonte iconografica utilizzata e, in gran parte, da rintracciarsi nelle
Metamorfosi
di
Ovidio
[33]
, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non e ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell'amore che tutto condiziona (l'
omnia vincit amor
virgiliano), compreso il destino degli dei
[34]
[35]
.
Gli affreschi farnesiani - vertice assoluto della vicenda artistica di Annibale Carracci - ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali
Lanfranco
,
Pietro da Cortona
, e successivamente
Andrea Pozzo
e
Giovan Battista Gaulli
, autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le piu mirabili produzioni della
pittura barocca
, di cui gli
Amori
di Annibale sono l'incunabolo.
Come attesta una lettera di un allievo di Annibale
[36]
, il suo rapporto con i Farnese non si limito alla sola decorazione del palazzo, ma fu assai simile a quello di un pittore di corte. Annibale, infatti, stipendiato dal cardinale Farnese (pare in modo assai modesto, come si desume dalla stessa lettera) si occupava di tutte le “esigenze figurative” della casata, realizzando quadri, progettando apparati effimeri per le feste, finanche disegnando le suppellettili usate a palazzo.
Significativa a questo riguardo e la realizzazione da parte di Annibale dei disegni
[37]
per una coppa d'argento che riscosse notevole ammirazione, ovvero la stesura da parte sua dei disegni utilizzati per la tessitura di paramenti sacri per conto del cardinale Odoardo
[38]
.
Tra le opere pittoriche realizzate per i Farnese nell'ambito di questo rapporto, particolare menzione deve essere fatta di una splendida
Pieta
, sostanzialmente coeva alla decorazione della volta della Galleria Farnese. L'opera e unanimemente considerata uno dei capolavori maggiori del Carracci e venne verosimilmente eseguita per una cappella privata dei Farnese, forse nello stesso palazzo romano, forse per una delle diverse dimore periferiche della casata (ora la tela e nel Museo di Capodimonte).
In questo magistrale dipinto Annibale fonde l'eredita correggesca, richiamando nuovamente il
Compianto Del Bono
, con un vigore dei corpi e un nitore di disegno prettamente romani.
Evidente, inoltre, e l'omaggio alla
Pieta vaticana
di Michelangelo, di cui Annibale riprende la composizione piramidale del gruppo e la posa della Vergine
[39]
.
Oltre a soddisfare le esigenze celebrative di Odorado, con la decorazione del palazzo, e quelle devozionali, con le opere di carattere religioso, Annibale attese ad esaudirne anche i desideri figurativi piu strettamente privati. E il caso della sensualissima
Venere dormiente con amorini
, ora al
Museo Conde
di
Chantilly
, opera elogiatissima da
Giovanni Battista Agucchi
, prelato e amatore d'arte bolognese al servizio di Pietro Aldobrandini, e della tela con
Rinaldo e Armida
(ora a
Capodimonte
), rimarchevole anche in quanto e una delle piu precoci rappresentazioni pittoriche tratte dalla
Gerusalemme liberata
di
Torquato Tasso
.
Annibale, infine, dovette prestare il suo pennello anche alle ambizioni politiche piu alte del cardinal Farnese. Nel
Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese
[40]
(
Galleria Palatina
),
sant’Edoardo
, patrono e primo re d'Inghilterra, presenta il Farnese al Redentore. Secondo un'interpretazione della composizione, essa alluderebbe al desiderio di Odoardo Farnese di ottenere (forte della sua discendenza, per parte materna, dai
Lancaster
) l'investitura a re d'Inghilterra
[41]
. Ambizione frustrata da Clemente VIII che si limito a conferirgli solo l'evanescente titolo di protettore di quel regno
[42]
.
Il rapporto con i Farnese non fu pero esclusivo, come dimostra l'allogazione ad Annibale, contemporaneamente alla decorazione della volta della Galleria Farnese o subito dopo la sua conclusione, della pala d'altare della cappella funeraria del monsignor
Tiberio Cerasi
, tesoriere della
Camera apostolica
, sita nella
basilica di Santa Maria del Popolo
[43]
, ancora oggi nota come
cappella Cerasi
.
La pala raffigura l'
Assunzione della Vergine
e presenta affinita sia con la celeberrima
tela di Tiziano
, di identico tema, della basilica veneziana dei
Frari
[44]
sia con la non meno celebre
Trasigurazione
di Raffaello.
Questa tavola del Carracci e famosa anche perche “dialoga” con gli ancor piu noti laterali di
Caravaggio
, siti nella stessa cappella, raffiguranti la
Crocifissione di san Pietro
e la
Conversione di san Paolo
.
Altro importante rapporto di committenza romano, diverso dai Farnese, fu quello con gli
Aldobrandini
, per i quali Annibale dipinse diverse opere come una
Incoronazione della Vergine
[45]
(1600 circa), ora
Metropolitan Museum of Art
, di New York - dipinto che nella composizione su due livelli e nella disposizione semicircolare della schiera angelica cita la raffaellesca
Disputa del Sacramento
- e il
Domine, quo vadis?
[46]
(1601), ora alla
National Gallery di Londra
.
Tavola, quest'ultima, che per il forte aggetto prospettico della figura di Cristo (nella posa del braccio destro, nella croce scorciata in profondita, nell'incedere del passo) - che occupa scultoreamente lo spazio pittorico -, e probabilmente frutto di una riflessione del Carracci sulle tele di Caravaggio della
Cappella Cerasi
, nelle quali il Merisi eccelse anche nella resa tridimensionale degli episodi raffigurati
[47]
. Il dipinto suscito l'entusiasmo del committente
Pietro Aldobrandini
che compenso riccamente il pittore.
Sempre per gli Aldobrandini, si impegno a decorarne la cappella privata di palazzo (opera poi completata dagli allievi).
Ulteriore rilevante commissione romana, non proveniente dai Farnese, e l'allogazione della decorazione ad affresco della cappella Herrera, presso la chiesa (oggi non piu esistente) di
San Giacomo degli Spagnoli
. Impresa che in verita, piu che da Annibale, fu portata a compimento dagli allievi, col particolare contributo di
Francesco Albani
[48]
. Forse, e almeno in parte del Carracci, invece, la pala d'altare fatta per cappella Herrera, raffigurante
San Diego di Alcala presenta il figlio di Juan de Herrera a Gesu
(1606 circa).
Gia il Bellori, nelle sue Vite (1672), considerava che Annibale Carracci nel raffigurare i paesaggi
≪ha superato ogn'altro eccettuando Tiziano≫
. Nelle sue prime prove da paesaggista ? ad esempio nelle scene di caccia e di pesca oggi al Louvre ? Annibale si rifece a precedenti veneti, ma a Roma elaboro un nuovo tipo di paesaggio, definito come
paesaggio classico
o
moderno
, che superava le precedenti coniugazioni di queste genere, nordiche e italiane
[49]
.
L'innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e l'uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere
[49]
.
Infatti, a lui, come riconosce la storiografia quasi unanime (gia a partire dal
Burckhardt
nel suo
Il Cicerone
- 1853/54), e dovuta una nuova concezione della
pittura di paesaggio
che la sottrae dal novero dei generi minori.
Il capolavoro di Annibale in questo genere e il
Paesaggio con la fuga in Egitto
[50]
, tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini. In questa ideale finestra aperta sull'
Agro romano
inondato da una luce autunnale, l'episodio sacro quasi scompare nell'amplissimo paesaggio che lo avvolge e vi e piena armonia tra l'elemento naturale e quello architettonico che si fondono in un tutto.
Debitori di Annibale saranno i maggiori paesaggisti del Seicento quali il
Domenichino
,
Nicolas Poussin
e
Claude Lorrain
, fino ad arrivare a
Salvator Rosa
: pittori che portarono questo genere ad uno dei livelli piu alti che esso abbia mai raggiunto.
Parte significativa dell'attivita ritrattistica di Annibale Carracci e costituita da autoritratti dello stesso artista. Annibale, infatti, fu tra i pittori che maggiormente si autoritrasse, quasi consentendoci di assistere all'evoluzione della sua vita, non solo per l'aspetto strettamente fisionomico, ma anche per i mutamenti emotivi che negli autoritratti delle diversi fasi della sua esistenza si colgono. E in questo anticipo
Rembrandt
, che anch'egli ci ha lasciato innumerevoli autoritratti
[51]
.
I ritratti veri e propri di Annibale sono caratterizzati il piu delle volte da un tono informale e nella maggior parte dei casi i soggetti effigiati sono persone comuni, giovani e vecchi, cui, spesso, e impossibile dare un nome
[52]
.
L'attivita ritrattistica di Annibale e strettamente associata alla sua continua ricerca del vero: l'intento dell'artista fu quello di restituire la reale fisionomia della persona effigiata, senza alcun abbellimento o enfatizzazione del ruolo sociale di questa. Ne e prova anche la tecnica di molti dei suoi ritratti: spesso si tratta di disegni (di un grado di finitezza tale da lasciar presumere che non si tratti solo di preparativi) o di olii su carta, supporto che facilita una piu fluida riproduzione dell'essenza fisionomica della persona ritratta
[52]
.
A questo aspetto si collega anche un'altra caratteristica della ritrattistica di Annibale, costituita dal fatto che alcune delle sue prove in questo genere sembrano molto vicine a degli studi di espressione
[53]
. Tra queste, particolarmente suggestivi sono due ritratti di donne cieche (dei primi anni Novanta del Cinquecento), verosimilmente dipinti per una pia istituzione bolognese, dedita all'assistenza dei non vedenti, fondata dal cardinale
Gabriele Paleotti
. Si tratta di due rilevanti esempi dell'approccio naturalistico al ritratto di Annibale Carracci.
Tra le ultime probabili acquisizioni al catalogo ritrattistico di Annibale, si segnala il
Ritratto di monsignor Giovanni Battista Agucchi
(York Art Gallery), prelato e amatore d'arte bolognese nonche uno dei piu vivaci intelletti del suo tempo. Per il dipinto, a lungo ritenuto del
Domenichino
, e stata autorevolmente proposta, ricevendo considerevoli consensi, l'autografia di Annibale, sia per ragioni stilistiche, sia cronologiche
[54]
. Il ritratto di Monsignor Agucchi spicca nella produzione ritrattistica di Annibale non solo per qualita esecutiva, ma anche perche l'unico, allo stato attuale delle conoscenze, collocabile con certezza nel periodo romano del pittore.
Dichiarato ammiratore della ritrattistica di Annibale e stato uno dei piu grandi artisti del Novecento,
Lucian Freud
. All'influenza sui ritratti di Freud della produzione del Carracci e stata dedicata la mostra
Painting from Life: Carracci Freud
, svoltasi a Londra nel 2012 con il patrocinio della
Dulwich Picture Gallery
[55]
.
Annibale Carracci eccelse anche come
incisore
, attivita che esercito, sia pure con delle interruzioni, sostanzialmente lungo tutto l'arco della sua vicenda artistica
[56]
, in questo forse spinto anche dall'esempio del fratello Agostino, valente e prolifico incisore a sua volta.
Le sue stampe si segnalano, oltre che per la qualita estetica, anche perche Annibale fu tra i pochi, al suo tempo, a produrre quasi esclusivamente incisioni originali, cioe basate su composizioni create
ad hoc
, mentre la prevalente attivita incisoria contemporanea era, al contrario, di gran lunga dedicata ad una pratica di
traduzione
, cioe a produrre incisioni tratte da preesistenti dipinti
[57]
, per lo piu celebri
[58]
.
Tra le incisioni piu belle e apprezzate del Carracci, forse quella piu nota, si segnala la
Pieta di Caprarola
(1597)
[59]
, cosi definita perche il nome del borgo della
Tuscia
compare (a partire dal secondo stadio) a fianco alla firma di Annibale e dove potrebbe essere stata eseguita durante un probabile soggiorno presso la celebre
dimora estiva dei Farnese
. L'incisione e esemplificativa sia delle riflessioni di Annibale sul tema della
Pieta
sia dell'influenza che lo stile di Correggio continuo ad avere sulla sua produzione di quegli anni.
Secondo alcuni autori
[60]
, alcune delle creazioni grafiche di Annibale Carracci avrebbero influenzato anche
Rembrandt
che fu, tra l'altro, uno dei massimi incisori del Seicento. Influenza che si coglie, in particolare, nella
Sacra Famiglia
[61]
del Van Rijn (1632), ispirata, secondo questa prospettazione, dall'incisione con la
Sacra Famiglia e san Giovannino
, realizzata da Annibale nel 1590, altro suo celebrato capolavoro in ambito grafico.
Nella composizione, probabilmente a sua volta derivata dalla
Madonna del sacco
di
Andrea del Sarto
, Annibale cala nell'episodio sacro anche un momento di tenera umanita.
Proprio all'arte incisoria, il Carracci dedico alcune delle poche opere certamente collocabili durante il periodo della sua infermita (dal 1605 in poi). Tra queste si annovera la
Madonna della scodella
(del 1606) che, per l'ampio numero di copie note e per la circostanza che il
Sassoferrato
, ancora a distanza di decenni dalla realizzazione dell'incisione, la riprodusse in un
dipinto
(Glasgow Museums), dovette riscuotere notevole apprezzamento.
Il piu giovane dei Carracci pratico il disegno sia come esercizio, disegnando dal vero o copiando opere antiche, sia come mezzo di studio e preparazione di dipinti o incisioni ? molteplici, ad esempio, sono i disegni preparatori della Galleria Farnese ?, ma anche come opera finita in se. A questo ultimo proposito si segnalano in particolare diversi ritratti e alcuni paesaggi.
Tra i disegni tratti dall'antico, particolare menzione meritano la raffigurazione di un satiro, derivata dalla statua di
Pan
e
Dafni
(o Olimpo) di proprieta dei Farnese, e la bellissima riproduzione della testa della statua di
Niobe
[62]
, facente parte del gruppo dei Niobidi, un tempo a
Villa Medici
, sul
Pincio
, e ora agli Uffizi.
Quest'ultima e probabilmente il modello seguito da
Guido Reni
per il volto della madre in fuga (sulla destra del dipinto) nella sua
Strage degli innocenti
.
Impresa disegnativa di Annibale particolarmente conosciuta e quella de
Le Arti di Bologna
, per la quale creo una serie di disegni che descrivono il lavoro per strada degli artigiani e dei venditori ambulanti della sua citta natale
[63]
.
L'opera ci e nota quasi per intero tramite le stampe che ne trasse l'incisore parigino Simon Guillain (1618 - 1658), edite in volume nel 1646. La serie ebbe grande successo, come dimostra il numero di edizioni succedutesi nel tempo, e rivesti un ruolo di rilievo per gli sviluppi futuri della pittura di genere italiana.
L'apprezzamento dei disegni di Annibale fu costante presso collezionisti e intenditori. Anche nei periodi in cui la fortuna critica del Carracci, tra Settecento ed Ottocento, scemo grandemente, i suoi disegni fecero eccezione e continuarono a riscuotere generale ammirazione
[64]
.
Ad Annibale (ed Agostino) e attribuita l'invenzione della
caricatura
in senso moderno, cioe l'ideazione di
ritrattini carichi
(cosi li definisce la letteratura secentesca sul Carracci) in cui le caratteristiche fisionomiche di un individuo, e in special modo i suoi difetti, sono esasperati (per l'appunto
caricati
) sino ad ottenere un effetto ridicolo
[65]
.
Probabilmente questa invenzione parte dalla ricerca fisionomica, cui Annibale in particolare si dedico soprattutto agli inizi della sua attivita, in cui venne inserito l'elemento burlesco e comico
[65]
.
Tra le testimonianze piu celebri dell'attivita di Annibale in questo genere vi e un foglio di caricature (talvolta attribuito ad Agostino Carracci), datato intorno al 1595 (British Museum), in cui compaiono i volti di uomini e donne dalle fattezze deformate e grottesche. Nel prelato nell'angolo inferiore destro del foglio del British si ipotizza possa individuarsi una caricatura di Giovanni Battista Agucchi.
Come risulta da varie fonti, Annibale Carracci cadde, a partire dal 1605, in uno stato di profonda prostrazione che
Giulio Mancini
descrivera come ≪
estrema malinconia accompagnata da una fatuita di mente e di memoria che non parlava ne si ricordava
≫. Stato mentale che in termini moderni ha fatto pensare ad una grave
sindrome depressiva
[66]
.
Le fonti sono discordi sulle cause di questo malessere: secondo alcuni autori la depressione di Annibale sarebbe stata causata dall'irriconoscenza di Odoardo Farnese per il suo lavoro
[67]
, altri alludono a non meglio specificati
disordini amorosi
[66]
. Locuzione quest'ultima che, unitamente alla descrizione dei sintomi, ha indotto alcuni storici a prendere in considerazione la possibilita che Annibale possa aver contratto la
sifilide
[68]
.
Quali che fossero le ragioni della
melanconia
di Annibale, questo stato patologico influi sulla sua ultima produzione che si fece piu rara e, in alcuni casi disomogenea, per il frequente ricorso ad aiuti, anche se, piu complessivamente, l'esatta cronologia delle ultime opere del Carracci e ancora oggetto di molti dubbi e incertezze
[66]
.
Significativa testimonianza della sostanziale improduttivita di Annibale determinata dal deterioramento della sua salute si rinviene in uno scambio epistolare del 1605 tra Odoardo Farnese e il duca di Modena
Cesare d'Este
. Questi infatti era in attesa di ricevere una tela del Carracci con una
Nativita
e si era quindi rivolto al Farnese affinche sollecitasse il pittore. La risposta del cardinale fu che ≪
quando Annibale Carracci sia rihavuto da una infirmita mortale che ha havuto li giorni passati, et che lo tiene tuttavia interdetto dalla pittura, Vostra Altezza restera servita
≫
[69]
. Cosi non avvenne, dal momento che Annibale non completo mai questo dipinto.
La profonda afflizione degli ultimi anni lo accompagno sino alla morte, pare senza remissioni significative. Annibale Carracci si spense il 15 luglio 1609, dopo aver compiuto un viaggio a Napoli le cui ragioni sono ancora misteriose.
La data e le circostanze della morte di Annibale sono state tramandate da una lettera del suo grande sostenitore Giovanni Battista Agucchi, ove, tra l'altro, il prelato porta un estremo omaggio al maestro bolognese considerando che: ≪
Io non so qual sia l'opinione degli uomini di coteste parti, ma per confessione dei primi pittori di Roma egli era il primo che vivesse al mondo nella sua arte; e quantunque da cinque anni di qua non abbia potuto lavorare quasi niente, nondimeno riteneva il suo solito giudizio e conoscimento
≫
[70]
.
Il giorno del funerale, sul
catafalco
funebre fu appoggiato il suo
Cristo incoronato di spine
, realizzato circa un decennio prima. Fu sepolto, come da sua volonta, nel
Pantheon
, a fianco alla tomba di
Raffaello
.
Sul luogo della sepoltura e ancora possibile leggere l'iscrizione fatta apporre nel 1674 da
Carlo Maratta
che commemora l'egual valore di Annibale e di Raffaello, di cui in quel tempo si era convinti, ma la loro diversa fortuna:
≪
D.O.M.
/ HANNIBAL CARACCIUS BONONIENSIS/ HIC EST/ RAPHAELI SANCTIO URBINATI/ UT ARTE, INGENIO, FAMA SIC TUMULO PROXIMUS/ PAR UTRIQUE FUNUS ET GLORIA/ DISPAR FORTUNA/ AEQUAM VIRTUTI RAPHAEL TULIT/ HANNIBAL INIQUAM / DECESSIT DIE XV JVLII AN. MDCIX AET. XXXXIX/ CAROLUS MARATTUS SUMMI PICTORIS/ NOMEN ET STUDIA COLENS P. AN. MDCLXXIV/ ARTE MEA VIVIT NATURA, ET VIVIT IN ARTE/ MENS DECUS ET NOMEN, COETERA MORTIS ERANT≫
Giovan Battista Marino
saluto la morte di Annibale Carracci con questo madrigale: ≪
Chi die' l'esser al nulla, ecco che ‘n nulla e sciolto. Chi le tele animo, senz'alma giace. Al gran Pittor, che porse spesso a i morti color senso vivace, Morte ogni senso ogni color ha tolto: ben tu sapresti or forse farne un altro, Natura, eguale a quello, s'avessi il suo pennello
≫.
Furono allievi e collaboratori di Annibale Carracci (ma anche di suo fratello e di suo cugino) pittori che si riveleranno tra i migliori artisti del XVII secolo. Pressoche tutti di area bolognese ed emiliana, operarono lungamente a Roma che riempirono di capolavori. Come Annibale eccelsero nell'arte dell'
affresco
[71]
, fondamentale
medium
della pittura italiana gia nel medioevo e nel Rinascimento, che grazie a loro venne traghettata anche nell'epoca barocca, posto che gli altri grandi iniziatori di questo nuovo stile, come Caravaggio e
Rubens
, non si dedicarono mai a questa tecnica.
I nomi piu noti di questa scuola sono:
Guido Reni
,
Sisto Badalocchio
,
Giovanni Lanfranco
,
Francesco Albani
, il
Domenichino
.
Ad eccezione del Reni, che frequento l'accademia carraccesca a Bologna per poi avviare una brillante carriera autonoma, gli altri seguirono Annibale anche a Roma (che raggiunsero nei primi del Seicento) e fino alla morte del maestro fecero stabilmente parte della sua bottega. Negli ultimi anni della sua vita Annibale, ormai malato e poco attivo, si avvarra molto del loro notevole talento.
Fu in questa fucina che ebbero incubazione sia gli esiti piu alti del classicismo seicentesco (raggiunti dal Reni e dal Domenichino) sia le piu immaginifiche invenzioni propriamente barocche (sviluppate dal Lanfranco).
Collaboratore meno dotato di questi maestri ma a lungo vicino ad Annibale fu Innocenzo Tacconi.
Degno di menzione tra i collaboratori minori del Carracci appare anche Antonio Maria Panico (anch'egli bolognese). Benche si tratti di un pittore oggi poco noto, le fonti su Annibale (Bellori e Malvasia) gli dedicano un certo spazio. Interessanti sono soprattutto le annotazioni di Bellori che attestano l'intervento di Annibale in un'opera del Panico (
La Messa di Paolo III
, nella chiesa del Salvatore a
Farnese
) o la possibilita che alcuni dipinti ritenuti opera dell'allievo, siano in realta del maestro
[72]
. Tra queste si segnala in particolare una grande
Crocifissione con san Francesco e sant'Antonio da Padova
(
National Gallery of Ireland
)
[73]
.
Anche il figlio di Agostino,
Antonio Carracci
, dopo la morte del padre (1602) entro nella bottega romana dello zio Annibale. Data la sua presumibile giovanissima eta all'avvio di questa esperienza (ma in verita la sua data di nascita e incerta) e probabile che egli, nella bottega dello zio, abbia avuto un ruolo marginale.
La fortuna critica di Annibale Carracci fu ampia presso i suoi contemporanei, a partire dal giudizio di
Giovanni Pietro Bellori
che, nella sua prolusione all'
Accademia di San Luca
, raccolta nello scritto ≪
L'idea del pittore, dello scultore, e dell'architetto
≫
[74]
(1664), indico in Annibale il miglior interprete dell'ideale di bellezza che e compito degli artisti perseguire. Bellezza che, nella visione del Bellori (che rimanda a concetti molto piu risalenti e mostra un debito nei confronti delle teorie di
Giovanni Battista Agucchi
), deve si partire dalla natura, ma deve elevarsi ad essa, non potendo l'artista, secondo questa impostazione, limitarsi alla sola riproduzione del reale quale esso appare agli occhi
[75]
.
Per il Bellori, per l'appunto, l'opera del piu giovane dei Carracci, e in particolare la sua produzione romana, e l'esempio da seguire per raggiungere questo obiettivo.
Elevato, cosi, a campione del
bello ideale
, il Carracci divenne il
Nuovo Raffaello
, cioe l'acme della pittura del suo tempo. Di pari passo, la sua opera - e in particolare gli affreschi della Galleria Farnese
[76]
- assurse a testo imprescindibile nella formazione del gusto pittorico barocco
[75]
.
Questo giudizio entro in profonda crisi alla fine del Settecento e quasi per tutto l'Ottocento. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal
Winckelmann
,
eclettismo
, concetto che assumera sempre piu valenza negativa. In sostanza, questo punto di vista degrado l'opera del Carracci alla sola fusione di stili diversi, negandogli vera capacita creativa
[75]
.
Nel Novecento si assiste ad un lento e parziale recupero del valore di Annibale Carracci. Apri questa rivalutazione
Hans Tietze
, storico di formazione viennese, che nel 1906 dedico un saggio
[77]
alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo cosi un lunghissimo silenzio critico sull'opera del maestro bolognese. Tappa ancor piu significativa fu la pubblicazione da parte di
Denis Mahon
dei suoi
Studies in Seicento Art and Theory
(1947)
[75]
.
Se questi studi ebbero il merito di riaccendere l'attenzione sull'arte del Carracci (ormai quasi dimenticata), essi, tuttavia, ne fornirono una visione in una certa misura deformante. Infatti, ponendosi in linea di continuita con l'antica visione belloriana, questo primo processo di rivalutazione individuo nell'Annibale Carracci "romano" il capofila della corrente classicista della pittura barocca italiana, antitetica alla corrente verista, il cui fondatore e
Caravaggio
. In tal modo, pero, si obliterava la forte tensione
al vivo
da cui, a Bologna, anche Annibale era partito e che egli persegui con decisione, specie negli anni antecedenti al suo trasferimento a Roma
[75]
.
Si creo, cosi, una visione dicotomica della parabola artistica di Annibale Carracci, che scisse in termini piuttosto netti il periodo romano e classicista, contrassegnato dall'assimilazione di
Michelangelo
, di
Raffaello
e dell'
antico
, dagli anni bolognesi ? tanto influenzati dalla pittura padana e veneziana e animati da una forte tensione verista ? che vennero sostanzialmente minimizzati come esperienze giovanili, superate, poi, dall'artista una volta giunto a Roma
[75]
.
La mostra sui Carracci, tenutasi a Bologna nel 1956 presso il palazzo dell'Archiginnasio, favori un primo recupero critico anche dell'attivita pre-romana di Annibale, ma rimase fermo il
topos
storiografico che vedeva nella sua vicenda creativa una drastica soluzione di continuita ? da verista “lombardo” a classicista raffaellesco ? conseguente al suo approdo sulle sponde del Tevere
[75]
. Anche la fondamentale monografia di Donald Posner (1971), benche testo per molti versi ancora imprescindibile per lo studio di Annibale Carracci, avallo (e consolido) questa concezione
[78]
.
Solo in tempi relativamente vicini, anche riprendendo un'intuizione di
Roberto Longhi
formulata gia nel 1934
[79]
, si e andata delineando una valutazione critica piu matura dell'opera del piu giovane dei Carracci. Giudizio che coglie la sua grandezza nell'aver Annibale saputo inventare uno stile propriamente
italiano
, armonizzando le tante strade indicate dalle scuole locali che lo hanno preceduto e riuscendo, al tempo stesso, ad evitare che questo programma artistico si risolvesse in una sterile riproposizione del passato
[80]
. Anzi, aprendo le porte ad una nuova era della storia dell'arte: il
barocco
.
In questa chiave, benche il lungo, definitivo, soggiorno a Roma ne abbia naturalmente influenzato e arricchito lo stile, minor credito ha l'idea di una drastica cesura tra Bologna e Roma, anche perche, come gli studi piu recenti stanno acquisendo, il trasferimento nella citta dei papi non significo affatto l'abbandono, da parte di Annibale, dei suoi modelli settentrionali, ne, almeno in parte, della sua ricerca realista.
In questa stessa chiave, anche il luogo comune di un Annibale Carracci in tutto antitetico all'altro gigante della pittura italiana del primo Seicento,
Michelangelo Merisi
, inizia ad essere oggetto di rivisitazione critica, cogliendosi tra i due maestri ? pur tra le evidenti e profonde differenze di stili, di interessi artistici e di traiettorie umane e creative ? anche punti di contatto e reciproche influenze, percepibli soprattutto durante l'iniziale soggiorno romano di entrambi che fu quasi contemporaneo
[81]
. Anni durante i quali, a Roma, opere come gli affreschi della Galleria Farnese o il
Ciclo di san Matteo
della
Cappella Contarelli
segneranno per i secoli a venire la pittura d'Italia e d'Europa.
Il catalogo delle opere di Annibale Carracci fu modernamente sistematizzato essenzialmente da Donald Posner nel suo fondamentale studio
Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590
(Londra, 1971).
La fonte di gran lunga prevalente seguita dal Posner a tal fine sono state le
Vite
del Bellori. Il progredire degli studi, tuttavia, sta dimostrando che altre fonti, sinora, forse, sottovalutate (tra le quali in particolare la
Felsina Pittrice
del Malvasia, ma anche molti inventari secenteschi) hanno consentito di rintracciare quadri di Annibale mai menzionati dal biografo romano. Il catalogo delle opere di Annibale Carracci, quindi, verosimilmente non puo dirsi ancora definitivo, non potendosi affatto escludere, con il miglioramento dello sfruttamento di fonti sinora sottoutilizzate, possibili nuove aggiunte
[82]
.
A causa della lunga collaborazione con il cugino e con il fratello e del frequente ricorso al contributo degli allievi, specie nei suoi ultimi anni romani, vi sono alcune opere la cui attribuzione ad Annibale divide la critica.
Di alcuni dipinti si discute se si tratti dell'originale di Annibale ovvero della copia di un allievo, mentre in altri casi l'incertezza e tra Annibale o suo cugino Ludovico.
Tra i primi si puo menzionare la
Susanna e i Vecchioni
della Galleria Doria Pamphilj, prevalentemente ritenuta una copia del Domenichino, ma da alcuni studiosi attribuita ad Annibale, o una
Adorazione dei Pastori
(
National Gallery of Scotland
), egualmente incerta tra l'autografia di Annibale o la copia dello Zampieri
[83]
.
Al secondo gruppo appartiene la notevole
Flagellazione di Cristo
[84]
del Musee de la Chartreuse di
Douai
che alcuni studiosi hanno ritenuto opera di Annibale Carracci, ma per la quale ora prevale l'idea della paternita del piu anziano cugino
[85]
, oppure la
Flora
della Galleria Estense.
Problemi simili si registrano anche tra Annibale ed Agostino. Un esempio e la
Diana e Atteone
di Bruxelles, la cui attribuzione all'uno o all'altro dei fratelli e oggetto di pareri diversi
[86]
.
- ^
Si tratta di una delle
postille
di Annibale Carracci vergate a margine di una copia delle
Vite
del Vasari, in possesso dello stesso pittore (ora nella Biblioteca comunale di
Bologna
). L’annotazione commenta un passo vasariano, relativo al
Giambellino
e ai coevi pittori veneziani, in cui lo storico aretino considera un limite della pittura veneziana del tempo la pratica di
ritrarre dal vivo
, dovuta all’assenza, a
Venezia
, di opere antiche da utilizzare come modello e canone. Considerazione che suscita la ripulsa di Annibale, viceversa convinto fautore della necessita, per un pittore, di
immitare il vivo
. Le
postille
sono una fonte di grandissimo interesse storico perche consentono, pur nella loro sinteticita, di entrare in diretto contatto con gli ideali di Annibale Carracci in materia di pittura. Anche da questa fonte emerge con chiarezza la polemica antimanierista di Annibale e spesso i suoi commenti alle affermazioni del Vasari, come nel passo citato, sono impietosi. Sulle
postille
si veda: Mario Fanti, ≪Le postille carraccesche alle `Vite' del Vasari: il testo originale≫, in
Il Carrobbio
, 1979, V, pp. 148-164.
- ^
Montanari, 2012
, pp. 37-47
.
- ^
a
b
Strinati, 2001
, p. 12.
- ^
Donald Posner, tra i maggiori studiosi del Carracci, ipotizza, sulla base dell'analisi stilistica delle opere giovanili di Annibale, che egli possa aver svolto un breve allievato, sul finire degli anni Settanta del Cinquecento, presso la bottega di
Bartolomeo Passarotti
.
- ^
a
b
Daniele Benati, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 90.
- ^
Le critiche al dipinto di Annibale mosse dai pittori bolognesi contemporanei sono riferire da Carlo Cesare Malvasia nella sua
Felsina pittrice
, del 1678.
- ^
Daniele Benati, ≪Sulla
Crocifissione
di Santa Maria della Carita≫, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 136.
- ^
Strinati, 2001
, p. 13.
- ^
Di quest'opera, tuttavia, manca ogni elemento che ne consenta una datazione anche solo di massima e alcuni storici ? in particolare Silvia Ginzburg ? ipotizzano che l'opera possa appartenere ad una fase piu matura di Annibale Carracci.
- ^
Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, p. 26.
- ^
Sull'
Accademia degli Incamminati
, Daniele Benati,
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, p. 126.
- ^
Per questi aspetti dell'accademismo cinquecentesco si veda Rudolf e Margot Wittkower,
Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichita alla Rivoluzione francese
, Torino, Einaudi, 2005, pp. 250-275.
- ^
Sugli affreschi di Palazzo Fava, Anna Stanzani, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 431.
- ^
Stando alle fonti (tra le altre Bellori e Malvasia) in quegli anni, a Parma, Annibale ottenne anche l'incarico (secondo alcune versioni insieme a suo fratello Agostino) di riprodurre su tela gli affreschi dell'abside dell'
abbazia di San Giovanni Evangelista
, dipinti dal Correggio nei primi anni Venti del Cinquecento. Di questi affreschi, infatti, era stata decisa la distruzione per ampliare il coro della chiesa, come in effetti avvenne nel 1587. A Parma (
Vergine Incoronata
e
Cristo nell'atto di incoronare
), a Capodimonte (
figure di santi
) e nella National Gallery londinese (
gruppi di teste
) vi sono vari dipinti derivanti dai distrutti affreschi dell'Allegri, ma la critica non e concorde sul fatto che si tratti delle copie carraccesche di cui testimoniano le fonti (cfr. Silvia Ginzburg Carignani, 2000, pp. 92-93).
- ^
Una lettera di Agostino Carracci, in laguna gia da qualche tempo, ci informa che il fratello Annibale, a Venezia, ≪
vedute le immense macchine di tanti valentuomoni e rimasto attonito e stordito
[…].
Di Paolo
[Veronese]
poi confessa essere il primo del mondo
[…]
perche e piu animoso e piu inventore
≫. La lettera non ha data certa ed e collocata tra il 1583 e il 1587.
- ^
Scheda del dipinto sul sito della Galleria nazionale di Parma
, su
parmabeniartistici.beniculturali.it
.
URL consultato il 31 ottobre 2013
(archiviato dall'
url originale
il 5 novembre 2013)
.
- ^
Scheda del dipinto sul sito della Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda
- ^
Alessandro Brogi, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 234.
- ^
Alessandro Brogi, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, pp. 260-261.
- ^
Particolare degno di menzione a proposito della
Pala di San Giorgio
e che essa e una delle poche opere bolognesi ad essere oggetto di una decisa lode da parte del Bellori; lo storico, infatti, fu sempre piuttosto parco di elogi nei confronti dell'attivita emiliana del Carracci, reputando che il genio di Annibale abbia trovato pieno compimento solo dopo il suo trasferimento a Roma.
- ^
Strinati, 2001
, p. 26.
- ^
Alessandro Brogi, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 233.
- ^
Anna Satanzani, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 442.
- ^
a
b
Ulrich Pfisterer, ≪L'Elemosina di san Rocco di Annibale Carracci e l'innovazione della historia cristiana≫, in
Hochmann, Michel (Hrsg.): Programme et invention dans l'art de la Renaissance
, Roma 2008, pp. 247-269.
- ^
Scheda del dipinto sul sito della Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda
Archiviato
il 10 giugno 2015 in
Internet Archive
.
- ^
Strinati, 2001
, p. 29.
- ^
Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, p. 44.
- ^
Giovanni Pietro Bellori,
Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni
, Roma: Mascardi, 1672, p. 32.
- ^
Strinati, 2001
, p. 35.
- ^
Cosi, nelle sue
Vite
, il Baglione descrive questa decorazione: ≪
vi sono alcuni scompartimenti da lui
[Annibale]
finti di stucco, che sono tanto belli che paiono rilievi
≫.
- ^
Strinati, 2001
, p. 32.
- ^
Montanari, 2012
, p. 19
.
- ^
Silvia Ginzburg, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 452.
- ^
Per un'ipotesi interpretativa piu approfondita del significato allegorico del ciclo si veda Silvia Ginzburg in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, pp. 451-457. Per la studiosa gli affreschi della Galleria raffigurano l'antagonismo tra l'amore spirituale e l'amore sensuale a loro volta rispettivamente simboleggiati dalla
Venere celeste
? l'Arianna del corteo bacchico al centro del soffitto ? e la
Venere terrena
, da individuarsi nella figura femminile sdraiata, in basso a destra, nello stesso quadro riportato.
- ^
Scheda e galleria fotografica della Galleria Farnese sul Sito dell'Ambasciata di Francia in Italia (che ha sede in Palazzo Farnese)
- ^
Si tratta di Giovanni Paolo Bonconti, discepolo di Annibale oggi quasi dimenticato; la lettera e dell'agosto 1599.
- ^
Scheda del disegno sul sito del Metropolitan Museum of Art di New York
- ^
Di mano di Annibale e anche la decorazione di alcuni strumenti musicali ? probabilmente dei clavicembali ? appartenuti a
Fulvio Orsini
, raffinato umanista al servizio dei Farnese. Quel che resta di questi strumenti - tre pannelli in legno con scene mitologiche e bucoliche - si trova alla National Gallery di Londra (Cfr. Patrizia Cavazzini,
Il Palazzo e la famiglia Lancellotti nel primo Seicento
, in
Collezione di antichita di Palazzo Lancellotti ai Coronari
, Roma 2008, p. 28).
- ^
Sulla
Pieta
di Capodimonte, Carel van Tuyll, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 376.
- ^
Scheda del dipinto sul sito del Polo Museale Fiorentino
- ^
Strinati, 2001
, p. 43.
- ^
Roberto Zapperi,
Odorado Farnese
, in
Dizionario biografico degli italiani
, vol. 45, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1995.
URL consultato il 20 maggio 2014
.
- ^
Sull'opera, Silvia Ginzburg, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 380.
- ^
Montanari, 2012
, p. 34
.
- ^
Scheda del dipinto sul sito Metropolitan Museum of Art di New York
- ^
Scheda del dipinto sul sito della National Gallery di Londra
- ^
Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, pp. 111-115.
- ^
Strinati, 2001
, p. 46.
- ^
a
b
Rudolf Wittkower,
Arte e architettura in Italia. 1600-1750
, Torino, 2005, p. p. 53 e p. 426.
- ^
Flavio Caroli,
Il volto e l'anima della natura
, Milano, 2009, pp. 44-47.
- ^
Daniele Benati, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, pp. 70-85.
- ^
a
b
Alessandro Brogi, in
Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007
, Milano, 2006, p. 220.
- ^
Molte sono le
teste di carattere
dipinte o disegnate da Annibale.
Flavio Caroli
, in
La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli
(Milano, 2011), pp. 19-20, mette quest'attivita del Carracci (e quella di caricaturista) in linea di continuita con gli studi di fisiognomica di
Leonardo da Vinci
.
- ^
Silvia Ginzburg,
The Portrait of Agucchi at York Reconsidered
, in ≪
The Burlington Magazine
≫, Vol. 136, N. 1090, 1994, pp. 4-14.
- ^
Presentazione della mostra sul sito della Galleria ORDOVAS, sede dell'esposizione
, su
ordovasart.com
.
URL consultato il 25 gennaio 2016
(archiviato dall'
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il 10 settembre 2016)
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Sull'attivita incisoria di Annibale Carracci, Maurizio Calvesi e Vittorio Casale,
Le incisioni dei Carracci
, Roma, 1965.
- ^
Solo agli esordi della sua carriera, nei primissimi anni Ottanta, e registrata un'attivita di
traduzione
anche da parte di Annibale che in quegli anni ha trasposto in incisione una pala d'altare realizzata a Bologna da
Lorenzo Sabbatini
e
Denijs Calvaert
.
- ^
E un buon esempio di questa pratica proprio l'attivita incisoria di Agostino Carracci che ha tradotto in stampe numerosi capolavori di Tiziano, del Veronese e del Tintoretto.
- ^
Strinati, 2001
, p. 31.
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Ludwig Munz,
Rembrandt's Etchings
, Londra, 1952, Vol. I, p. 40.
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Daniele Benati,
Annibale Carracci e il vero
, Milano, 2007, pp. 22-23.
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Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, p. 20.
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a
b
Attilio Brilli
,
Dalla satira alla caricatura
, Bari, 1985, pp. 209-211.
- ^
a
b
c
Sulla patologia di Annibale Carracci si veda Rudolf e Margot Wittkower,
op. cit.
, p. 128.
- ^
In particolare, il compenso che Odoardo diede ad Annibale per gli affreschi della Galleria fu incredibilmente esiguo, pari a soli 500 scudi. Basti pensare che Pietro Aldobrandini, per il solo
Domine, quo vadis?
, pago ben 200 scudi con l'aggiunta del dono di una medaglia.
- ^
Clovis Whitfield, 2012.
- ^
Maria Cristina Terzaghi,
Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa
, Roma, 2007, p. 229
- ^
Questa lettera dell'Agucchi ci e nota in quanto riportata dal Malvasia nella
Felsina Pittrice
.
- ^
Rudolf Wittkower,
Arte e architettura in Italia. 1600-1750
, Torino, 2005, pp. 62-64.
- ^
Il Posner, tuttavia, pur ammettendo che il Panico possa aver goduto dei consigli di Annibale Carracci per la realizzazione di queste opere, esclude che vi sia stato un diretto intervento del maestro; cfr. Donald Posner,
Antonio Maria Panico and Annibale Carracci
, in
The Art Bulletin
, LII, 1970, pp.181-183.
- ^
Scheda del dipinto sul sito della Fondazione Federico Zeri
- ^
Utilizzato poi come prologo delle sue fortunatissime
Vite
del 1672.
- ^
a
b
c
d
e
f
g
Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, pp. 3-33.
- ^
Episodio eloquente della fortuna, non solo italiana, degli affreschi farnesiani nel corso del Seicento, e il progetto, caldeggiato dal
Nicolas Poussin
e
Charles Le Brun
, di fare una riproduzione integrale della Galleria Farnese nel
Palazzo delle Tuileries
a Parigi, progetto avviato ma non portato a termine (Cfr. Evelina Borea,
Annibale Carracci e i suoi incisori
, Roma, 1986, p. 526).
- ^
Hans Tietze, ≪Annibale Carraccis Galerie im Palazzo Farnese und seine romische Werkstatte≫, in
Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen
, XXVI (1906-1907), pp. 49-182.
- ^
Secondo Posner gli ultimi influssi padani, e correggeschi in particolare, si coglierebbero solo nelle opere eseguite nei primissimi tempi del soggiorno romano e segnatamente nel
camerino
Farnese. Cfr. Donald Posner,
Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590
, Londra, 1971, pp. 83-87.
- ^
Roberto Longhi, ≪Momenti della pittura bolognese≫, in
L'Archiginnasio
, XXX, 1934.
- ^
Montanari, 2012
, pp. 39-40
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Silvia Ginzburg Carignani,
Annibale Carracci a Roma
, Roma, 2000, pp. 94-117.
- ^
Sulla questione, Carel van Tuyll van Serooskerken,
Note su alcuni quadri carracceschi provenienti dalla collezione Farnese
, in
Les Carraches et les decors profanes. Actes du colloque de Rome (2-4 octobre 1986)
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Un'immagine del dipinto
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Per le diverse posizioni critiche sulla spettanza della
Flagellazione
di Douai a Ludovico o Annibale cfr. A. Emiliani (a cura di),
Ludovico Carracci
, Bologna, 1993, pp. 15-16.
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Scheda del dipinto sul sito dei Musees royaux des Beaux-Arts de Belgique
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