L'
Accademia di belle arti di
Firenze
e un'
accademia d'arte
pubblica, ospitata nell'
ex ospedale di San Matteo
in
Via Ricasoli
/
piazza San Marco
. L'importanza storica di questa istituzione culturale e sottolineata dalla datazione antica e dai personaggi che nel corso dei secoli ne hanno fatto parte.
Il cortile interno, con calchi in gesso di famose sculture
Lo scalone monumentale
L'attuale Accademia di Belle Arti di Firenze nasce nel 1784 da una riforma dell'
Accademia delle arti del disegno
voluta da
Pietro Leopoldo
per far sviluppare un moderno istituto di insegnamento delle arti che potesse soddisfare anche le nuove esigenze delle arti applicate. L'Accademia "del Disegno" rinascera un secolo dopo come prestigiosa associazione tra artisti affermati, una sorta di '
ordine professionale
', mentre l'Accademia "di Belle Arti" eredito tutte le funzioni didattiche.
A quei tempi risale l'apertura all'istruzione artistica pubblica e gratuita, con le materie di "
Pittura
,
Scultura
,
Architettura
, Grottesco" (presto cambiato in "Ornato", oggi "
Decorazione
") e "Intaglio in Rame" (cioe "
Incisione
") e la creazione della collezione strumentazioni e opere d'arte antiche e moderne da studiare e copiare, che oggi in larga parte fanno parte del
Museo dell'Accademia
, dal quale prende il nome.
Antonio Canova
- chiamato a Londra per una expertise sugli
Elgin marbles
del
Partenone
- ne fece pervenire in Accademia ad uso di copia i
calchi
; mentre una ricca biblioteca corredava lo studio, con numerosi libri anche rari. Nel
1872
vi veniva anche portato il
David
di
Michelangelo Buonarroti
, mentre l'Accademia si preoccupo di fornire una copia da esporre in
piazza della Signoria
.
La storia dell'istituto segui i rivolgimenti dello Stato toscano, prima con l'occupazione francese e quindi con il dominio di
Elisa Baciocchi
. Durante questo periodo, fino alla restaurazione del 1814, l'Accademia divenne un istituto legato alla Comunita di Firenze, ed e proprio agli statuti susseguiti nel 1807 e nel 1812 che si devono importantissimi cambiamenti e introduzione di nuovi metodi ancora oggi alla base dell'insegnamento e della fisionomia dell'istituto.
Fra la fine del Settecento e l'Ottocento anche a Firenze ebbero luogo le dispute fra accademici tradizionalisti, come i docenti e allievi
Pietro Benvenuti
,
Lorenzo Bartolini
,
Raffaello Morghen
e
Giovanni Dupre
, e rinnovatori, in special modo i
macchiaioli
, che anticiparono l'
impressionismo
, come
Adriano Cecioni
,
Telemaco Signorini
,
Silvestro Lega
e
Giovanni Fattori
, anche se non si raggiunsero i toni asperrimi come a
Parigi
.
Con l'epoca di Firenze Capitale (1865-1871) vennero definitivamente separate la scuola e il museo delle sue collezioni, la
Galleria Antica e Moderna
, che da allora e un museo statale a parte, collocato in parte degli ambienti gia utilizzati per la didattica.
Dal 1873, come gia accennato, si istitui nuovamente in seno all'Accademia di Belle Arti un'
Accademia delle arti del disegno
che identifico il Collegio dei Professori a cui si riconobbero poteri e funzioni di sorveglianza, consiglio e pareri diversi da quelli dell'istituto di insegnamento. Tale assetto perduro fino al 1937 quando dall'Accademia di Belle Arti, a seguito della
Riforma Gentile
del
1923
, si distacco l'insegnamento di Architettura, che conflui nell'
Universita Degli Studi di Firenze
(
1927
), e l'
Accademia delle arti del disegno
, da allora istituzione onorifica separata dalla scuola.
Con l'istituzione dei corsi di specializzazione e con la relativa distinzione fra diplomi di primo e secondo livello, oggi l'Accademia di Belle Arti si e allineata con il percorso di studi universitario.
Il ricco banchiere Guglielmo ("Lemmo") di Vinci di Graziano Balducci da
Montecatini
, trasferitosi a Firenze e quivi sposatosi nel 1350 con una donna di buona famiglia di origine parmense, ebbe tre figlie femmine. Dopo averle ben maritate (una, chiamata Francesca, sposo Francesco di
Averardo de' Medici
), decise di ingraziare la sua anima a Dio disponendo delle sue cospicue ricchezze per l'istituzione di un'opera pia, destinata a "benefizio degli Infermi". Ottenuta nel 1385 la permuta di un edificio tra le attuali
via Ricasoli
e
via Cesare Battisti
in cambio di un nuovo monastero per le monache benedettine di
San Niccolo di Cafaggio
(per le quali fece adattare alcune case appositamente comprate dagli Alfani e dai Guidalotti), inizio a far costruire un nuovo ospedale dai maestri muratori Romolo di Bandino e Sandro del Vinta. Piu in particolare, nei lavori di adeguamento della struttura, nel 1387 risultavano gia eseguiti dormitorio e refettorio, mentre la costruzione del loggiato puo datarsi al 1391-1392, su modello di quello dell'
ospedale di Bonifacio
, con la conclusione dei lavori nel 1410, quando Lelmo era gia scomparso dal 1389
[1]
.
L'ospedale venne posto sotto la gestione dell'
Arte del Cambio
, di cui il Balducci fece parte, con dedica a
san Matteo Apostolo
, protettore dell'Arte, ma dal popolo fu sempre chiamato "spedale di Lelmo" o "di Lemmo", dalla storpiatura del nome del fondatore. Accoglieva i poveri infermi e soprattutto gli ammalati ambosessi, come un vero e proprio
nosocomio
, come in citta esisteva solo a quell'epoca l'
ospedale di Santa Maria Nuova
. Ma se quest'ultimo era utilizzato soprattutto dai fiorentini e dalle persone del contado, l'ospedale di San Matteo accoglieva anche i forestieri, poiche l'
Arte del Cambio
aveva piu frequenti rapporti con istituzioni e cittadini esteri
[2]
.
Pontormo,
Episodio di vita ospedaliera
, Galleria dell'Accademia, Firenze
L'assistenza era offerta da volontari che prestavano servizio gratuitamente, mentre l'amministrazione dell'ospedale era affidata agli "spedalinghi", rettori che facevano parte dell'ordine sacerdotale. Esiste una testimonianza iconografica dell'aspetto della corsia femminile dell'ospedale, con le oblate che vi prestavano servizio, in un affresco di
Pontormo
, l'
Episodio di vita ospedaliera
, conservato nella
galleria dell'Accademia
, in quella che fu probabilmente la stanza ritratta, oggi la sala della Gipsoteca Bartolini. la chiesa dell'ospedale si trovava all'estremita del loggiato, dove c'e oggi la biblioteca della scuola, ed era presente anche una fornitissima spezieria
[2]
. Dal 1412, nei suoi sotterranei, vi si riuni la
Buca di San Girolamo alla Sapienza
.
Poco dopo il 1750 vennero qui eseguiti i primi esperimenti di
vaiolizzazione
, inoculando il virus del vaiolo depotenziato a bambini del vicino
Spedale degli Innocenti
.
Nel 1784 l'ospedale fu soppresso assieme a molte altre strutture di media e piccola dimensione in tutta Firenze. I suoi beni furono incamerati dall'
arcispedale di Santa Maria Nuova
.
Pietro Leopoldo
destino la fabbrica ad ospitare l'Accademia di Belle Arti, istituzione che nasceva come staccamento didattico dell'
Accademia delle arti del disegno
, nata nel
1563
sotto la protezione di
Cosimo I de' Medici
e la sovrintendenza di
Giorgio Vasari
.
La
Madonna della Cintola
di Andrea della Robbia
Per adeguare gli ambienti alla nuova destinazione la fabbrica fu interessata da importanti lavori su progetto e direzione di
Gasparo Maria Paoletti
, peraltro 'primo maestro' della scuola di architettura dell'Accademia stessa, e quindi di
Giuseppe Del Rosso
, che finirono per stravolgere l'antica struttura.
L'Accademia fu inoltre il deposito delle opere d'arte spogliate dagli istituti religiosi dopo le soppressioni, in modo che potessero essere di giovamento agli studenti. Per questo l'enorme collezione costituitasi fu oggetto di
spoliazioni napoleoniche
che si protrassero, dal 1798 al 1815, a seguito dell'occupazione francese in tutto il Granducato di Toscana.
Altri interventi, finalizzati a sistemare negli ambienti gli insegnamenti delle varie discipline, furono intrapresi attorno alla meta dell'Ottocento prima con la direzione dell'architetto
Giuseppe Mazzei
, poi di
Mariano Falcini
.
Dopo che si era in tal modo e drasticamente trasformata la fabbrica,
Guido Carocci
, sulle pagine dell'Illustratore fiorentino del 1904, cosi cercava di ricostruire l'antico impianto di questa porzione del complesso: "esso aveva nel prospetto un portico a piccoli pilastri ottagonali, sotto il quale varie porte davano accesso alle infermerie degli uomini e delle donne, al chiostro ed alla chiesa; al di sopra del portico era una loggia coperta da tettoia sostenuta da esili pilastri. La chiesa, nella quale si entrava dall'estremita del portico, aveva il suo fianco sinistro lungo la
via del Cocomero
e corrispondeva al salone che oggi serve ad uso di biblioteca dell'Accademia... Dello spedale non restano oggi che il grazioso chiostro rifatto nel XVI secolo e decorato di molte e pregevoli opere d'arte, e poche tracce dell'elegante facciata a due ordini di logge ridotte a stanze e corridoi. Degli archi e dei pilastri sono apparsi i resti in occasione dei restauri alla facciata dell'Istituto di Belle Arti: sussiste pure la cornice dentellata che rimane al di sopra degli archi. Nelle facciate veggonsi tuttora gli stemmi del Balducci e dell'Arte del Cambio".
Il porticato esterno, quindi tamponato, venne restaurato e liberato tra il
1934
e il
1935
, con lavori diretti prima da Amedeo Orlandini e quindi da
Alfredo Barbacci
: agli accessi agli spazi interni furono sistemate nuove porte su disegno di quella centrale interna, originale, mentre la grande porta settecentesca del
Paoletti
che costituiva l'accesso principale su via Ricasoli fu collocata nell'attigua piazzetta delle Belle Arti, all'ingresso dell'
Istituto Musicale Luigi Cherubini
, dove ancora oggi si trova. Ulteriori restauri esterni e interni furono intrapresi tra il 1964 e il 1965 e quindi nel 1973 e tra il 1975 e il 1978, questi ultimi ampiamente documentati da una pubblicazione del 1979. Al 1996 si data il rifacimento degli intonaci della facciata e l'apposizione della cancellata, nell'ambito di un cantiere inserito tra gli interventi straordinari finanziati in occasione dello svolgimento a Firenze del
Consiglio Europeo
del 21-22 giugno di quell'anno.
Gessi nell'Aula Minerva
La
Crocifissione
Attualmente l'edificio prospetta sulla piazza con il porticato recuperato dai capitelli a foglie d'acqua, sotto al quale, in corrispondenza dei portoni d'accesso agli ambienti, sono tre lunette in terracotta invetriata di
Andrea della Robbia
e collaboratori (1490 ca):
Assunzione della Vergine
,
Madonna col Bambino tra due santi
(questa proveniente dal
complesso di Sant'Orsola
) e
Resurrezione
(da
Santa Chiara
).
Il corpo superiore presenta due cornici
marcapiano
e
marcadavanzale
; su quest'ultima si allineano le semplici finestre tra le quali si dispongono quattro scudi con armi, oggi di difficile lettura ma documentati dalla letteratura come del fondatore, Lemmo di Balduccio (quelli ai lati meglio conservati con le branche di leone incrociate in
decusse
), e dell'
Arte del Cambio
(lo stemma meno leggibile con tracce del
seminato
di
bisanti
).
All'interno del complesso e un chiostro, coperto da portici ad archi ribassati agli inizi del Seicento. Sempre negli interni e una cappella, detta della Crocetta, affrescata con una
Fuga in Egitto
da
Giovanni da San Giovanni
nel 1621, qui trasportata e ricomposta nel 1788 dal vicino
palazzo della Crocetta
, ora sede del
Museo Archeologico Nazionale
, a documentare uno dei piu antichi esempi di tecnica di trasporto degli affreschi, in questo caso sempre dovuto a
Gasparo Maria Paoletti
.
Nell'aula detta "del Cenacolo" si conserva un'
Ultima Cena
affrescata da
Stefano d'Antonio Vanni
(
1465
-
66
), mentre nell'Aula Ghiberti, cosi detta per il grande calco della
Porta del Paradiso
, si trova una
Crocifissione dei diecimila martiri
ad affresco pure attribuita a
Stefano d'Antonio
. Ricca e la collezione, nata per scopi didattici, di calchi di opere scultoree dall'antichita classica fino all'Ottocento, disposti un po' in tutto l'edificio, dal chiostro alle scale, fino all'Aula Minerva, che conserva i calchi dei fregi del partenote e di altre grandi sculture a tutto tondo.
Nel secondo cortile giace il frammento della
colonna di San Marco
, che avrebbe dovuto decorare, nei progetti di
Cosimo I
, la vicina
piazza San Marco
.
Nei locali dell'ex chiesa dell'Ospedale di San Matteo si trova la Biblioteca dell'Accademia Fiorentina di Belle Arti, nata nel
1801
, che conserva incisioni originali, manoscritti,
cinquecentine
, disegni e documenti a partire dal
1784
.
Un tempo facevano parte del complesso anche la sala della gipsoteca Bartolini, oggi facente parte dell'attigua
Galleria dell'Accademia
.
Su via Cesare Battisti si trova un prospetto piu moderno, che nel repertorio di Bargellini e Guarnieri cosi si annota: "l'attuale sistemazione e dei primi dell'Ottocento, con i simboli della cinquecentesca Accademia delle Arti del Disegno, cioe con le tre corone d'alloro intrecciate (le tre arti sorelle nate dal disegno: architettura, scultura, pittura). All'Accademia delle Belle Arti insegno incisione, negli ultimi anni della sua vita, il grande pittore
Giovanni Fattori
. Egli entrava nel suo studio da una porticina in via Battisti, sulla quale, per iniziativa degli artisti fiorentini, venne posto un ricordo marmoreo, sormontato da una nicchia con la testa del pittore modellata in bronzo dallo scultore
Valmore Gemignani
".
Una prima lapide si trova sotto il portico, e ne ricorda la riapertura e la figura di
Domenico Trentacoste
:
AD ACCRESCERE LA BELLEZZA DI FIRENZE
ED ONORARE LA MEMORIA
DI DOMENICO TRENTACOSTE SCVLTORE
DAL MCMXIII AL MCMXXIII
IN QVESTA ACCADEMIA DI BELLE ARTI
MAESTRO E CAPO AMATISSIMO
E STATA RIAPERTA PER LA LIBERALITA DI MEMORI AMICI
QVESTA LOGGIA DELLO SPEDALE DI SAN MATTEO
CHIVSO DAL MDCCLXXXIV
I LVGLIO MCMXXXV
·
XIII
|
|
Una lapide, col simbolo dell'Accademia, si trova sullo scalone e ricorda gli studenti caduti nella
prima guerra mondiale
:
DAI SERENI SOGNI DELL'ARTE
BALZARONO GIOVINETTI AL SVPREMO SACRIFICIO
ARRISO DALLA GLORIA
QUI DOVE IL BELLO LI EDVCO
AL DESIDERIO DEL'ALTO ED AI MAGNANIMI AFFETTI
L'ISTITVTO ORGOGLIOSO LA PATRIA RICONOSCENTE
NE IMPRIMONO I NOMI INDIMENTICABILI
CASSVTTI PIETRO
CIGHERI ALDO
PAMPALONI GOFFREDO
POCHERO LVCIANO
POCHERO OTTORINO
|
|
Un'altra lapide nel corridoio tra il chiostro e il cortile ricorda fatti di guerra. Fu ritoccata, verosimilmente dopo gli anni '40; il riferimento ai "barbari" tedeschi dovette infatti essere rimosso durante il
Fascismo
, e poi riapposto:
In questo luogo sacro All'arte
dall'ottobre 1915 al febbraio 1919
durante la immane guerra mondiale
scatenata e mantenuta dai BARBARI TEDESCHI
a scopo di tirannico dominio
ebbero ospitale ricovero 20.000 soldati
personale di servizio che ha perduto la vita per la patria
d
r
ARNALDO BARSANTI-lucca-s.ten.med.dei bombardieri
m. sul carso il 1°11.916 colpito da granata austriaca
premiato con medaglia al valor militare
prof. RODOLFO PANICHI-pietrasanta-magg.medico
direttore di sezione di sanita
m.a firenze il 18.4.918 per malattia contratta al fronte
premiato con medaglia al valore
|
|
Vicina alla precedente una targa del 1936 che ricorda i restauri di quegli anni che riconfigurarono la parte verso
via Cesare Battisti
:
LA R. ACCADEMIA DI BELLE ARTI
INCIDE IN QVESTO MARMO I NOMI
DI COLORO CHE CONTRIBVIRONO
ALLA RINNOVATA MAGNIFICENZA
DI QVESTO EDIFICIO
FERNANDA OIETTI
PRINCIPE SEN.
PIERO GINORI CONTI
PRINC.
SA
GIVSEPPINA DI SORAGNA GONZAGA
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
AZIENDA AVTONOMA DI TVRISMO
GIOVANNI E RVBY ROATTA
CONTE SEN.
ALESSANDRO CONTINI BONACOSSI
COMM. ING. FORTVNATO PONTELLO
4 NOV. 1936
|
|
Proprio sul lato di via Battisti si trovano dei medaglioni coi simboli dell'Accademia e motti.
LEVAN DI TERRA AL CIEL NOSTRO INTELLETTO
|
|
SIMILI
SVB IMAGINE
FORMANS
|
|
TERGEMINIS
TOLLIT
HONORIBVS
|
|
Sempre su questo lato, verso
piazza Santissima Annunziata
, una targa con busto di bronzo ricorda
Giovanni Fattori
, proprio sulla porta di servizio che era solito usare quando era insegnante all'Accademia:
IN QVESTO STVDIO DELL'ACCADEMIA
FRANCESCANAMENTE LIETO DI UN PANE
GIOVANNI FATTORI
PVRISSIMO ARTEFICE ETRVSCO
DISEGNO INCISE DIPINSE
INSEGNANDO AI DISCEPOLI AI POSTERI
CHE ARTE E LIBERTA DA OGNI FORMVLA
NOVA ED ANTICA
N. IL VI ' IX ' MDCCCXXV
M. IL XXX - VIII - MCMVIII
IL XXIX - XI - MCMXXV
FIRENZE QVI NE ETERNAVA IL RICORDO
PER VOLONTA DEL COMVNE
|
|
- ^
Come ricostruito per via documentaria da Angela Rensi.
- ^
a
b
Artusi-Patruno, cit.
La
Fuga in Egitto
di Giovanni da San Giovanni
La biblioteca
- Vincenzio Follini, Modesto Rastrelli,
Firenze antica, e moderna illustrata
, 8 voll., Firenze, Allegrini et alt., 1789-1802, III, 1791, 259-270;
- Federico Fantozzi,
Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della citta e contorni di Firenze
, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, pp. 422?428, n.163;
- Federico Fantozzi,
Pianta geometrica della citta di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni
, Firenze, Galileiana, 1843, pp. 180, nn. 431;
- Nuova guida della citta di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute
, ultima edizione compilata da Giuseppe Francois, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, pp. 296?305;
- Luigi Passerini,
Storia degli stabilimenti di beneficenza e d’istruzione elementare della citta di Firenze
, Firenze, Tipografia Le Monnier, 1853, pp. 149?160;
- Camillo Jacopo Cavallucci,
Notizie storiche intorno alla R. Accademia delle Arti del Disegno in Firenze
, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1873;
- Iscrizioni e memorie della citta di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi
, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, pp. 322?323;
- L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ...
, a cura di
Guido Carocci
, Firenze, Tipografia Domenicana, (1904) 1903, pp. 131?135;
- Walther Limburger,
Die Gebaude von Florenz: Architekten, Strassen und Platze in alphabetischen Verzeichnissen
, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 99;
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Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica
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Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici
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