≪Intanto guardate: Tunisi e la! […] E ci sono i francesi la, che ce l'hanno presa a tradimento! E domani possiamo averli qua, in casa nostra, capite?≫
Lo
"schiaffo di Tunisi"
e un'espressione giornalistica usata dalla stampa e dalla storiografia italiana dalla fine del
XIX secolo
per descrivere un episodio della crisi politica intercorsa all'epoca tra
Regno d'Italia
e
Terza Repubblica francese
.
Nel 1881 il governo della terza repubblica francese, con un'azione di forza, stabili il
protettorato
sulla
Tunisia
, gia obiettivo dei propositi coloniali del Regno d'Italia.
L'Italia aveva siglato un trattato con la Tunisia l'8 settembre 1868, per una durata di 28 anni, per regolare il
regime delle capitolazioni
.
L'
accordo internazionale
garantiva alla Tunisia diritti, privilegi e immunita concesse da diversi Stati preunitari italiani. Gli
italiani di Tunisia
conservavano la loro nazionalita d'origine e non dipendevano che dalla giurisdizione consolare in materia civile, commerciale e giudiziaria, ma non in materia immobiliare, in cui, tuttavia, era riservata al console l'applicazione delle sentenze pronunciate dai tribunali del
bey
. L'uguaglianza civile assicurava agli italiani la liberta di commercio ed un vero e proprio privilegio d'extraterritorialita per i loro stabilimenti. In materia di
pesca
e di
navigazione
, beneficiavano dello stesso trattamento dei tunisini. Infine, il bey non poteva modificare i
dazi doganali
senza consultare preventivamente il governo italiano.
[1]
Il principale obiettivo di politica estera del secondo governo guidato da
Benedetto Cairoli
era lo stabilimento di un protettorato sulla
Tunisia
, cui ambiva anche la
Francia
. Cairoli, come prima di lui
Agostino Depretis
, non ritenne mai di procedere ad un'occupazione, essendo in generale ostile ad una politica
militarista
[2]
. Essi, tuttavia, confidavano nella possibile opposizione della
Gran Bretagna
all'allargamento della sfera di influenza francese in Africa del nord (mentre, semmai,
Londra
era ostile al fatto che una sola potenza controllasse per intero il
Canale di Sicilia
).
[3]
Agli inizi del 1881 la Francia decise di intervenire militarmente in Tunisia. Le motivazioni dell'azione vennero riassunte da
Jules Ferry
, il quale sosteneva che gli italiani non si sarebbero opposti perche da poche settimane Parigi aveva acconsentito al rinnovo del trattato di commercio italo-francese, l'Italia era ancora impegnata a saldare il debito contratto di 600 milioni di lire con la
Terza Repubblica francese
e soprattutto era Roma ad essere politicamente isolata nonostante i tentativi di avvicinamento a Berlino e Vienna. Ferry ribadiva che era stato proprio
Otto von Bismarck
ad avere invitato Parigi ad agire in Tunisia precisando che in caso di azione, la Germania non avrebbe sollevato obiezioni
[4]
. Mentre in Italia si dibatteva circa l'attendibilita delle notizie su una possibile azione francese in Tunisia, a
Tolone
si preparava un corpo di spedizione di ventimila uomini. Il 3 maggio un contingente francese di duemila uomini sbarco a
Biserta
, raggiunto l'11 maggio dal resto delle forze
[5]
. L'episodio diede un'ulteriore conferma dell'isolamento politico dell'Italia, e rinfocolo le polemiche che avevano seguito il
Congresso di Berlino
di tre anni prima.
Gli eventi spinsero a un riavvicinamento con
Berlino
e, quindi, con
Vienna
, seppure
obtorto collo
.
[
senza fonte
]
Una simile inversione della politica estera dell'ultimo decennio, tuttavia, non poteva essere condotta dai medesimi uomini, e
Benedetto Cairoli
presento le proprie dimissioni il 29 maggio 1881, evitando cosi che la Camera lo sfiduciasse apertamente; da allora di fatto scomparve dalla scena politica.
[
senza fonte
]
La Tunisia, incuneata fra l'
Algeria
a ovest, colonia francese dal 1830, e
Cirenaica
e
Tripolitania
a sud-est, era allora un obiettivo strategico sia italiano che francese. La debolezza dei
bey
, gli intrighi dei ministri, come
Mustapha Khaznadar
e
Mustafa Ben Ismail
, la pressione costante dei
consoli
europei, la bancarotta dello Stato divenuto ostaggio dei creditori nonostante gli sforzi del riformatore
Kheireddine Pascia
, aprirono le porte all'occupazione francese (auspicata dal cancelliere tedesco
Otto von Bismarck
al fine di attirare le attenzioni di Parigi sul Mediterraneo e conseguentemente allontanarle dal confine franco-tedesco).
[6]
Il 12 maggio 1881 fu stipulato il
trattato del Bardo
sotto il regno di
Sadok Bey
: lo Stato tunisino si privo con esso del
diritto di legazione
attiva, incaricando ≪gli agenti diplomatici e consolari della Francia nei paesi stranieri […] della protezione degli interessi tunisini≫. Il bey, a sua volta, non poteva concludere alcun atto a carattere internazionale senza aver informato in precedenza lo Stato francese e senza averne ottenuto l'assenso. Ma l'articolo 6 del decreto del 9 giugno gli permetteva di prendere parte alla conclusione di trattati internazionali.
Due anni piu tardi, le
convenzioni della Marsa
, siglate il 5 giugno 1883, svuotarono il trattato del suo contenuto e limitarono la
sovranita
interna della Tunisia, forzando il bey a ≪procedere alle riforme amministrative, giudiziarie e finanziarie che il governo francese giudichera utili≫
[7]
Alcune decisioni non potevano essere prese senza aver ricevuto l'approvazione del residente generale di Francia in Tunisia e del segretario generale (francese) del governo. Infine, europei e tunisini erano rappresentati alla pari (53 membri per ciascuna comunita) in seno al Gran Consiglio, assemblea consultiva eletta a
suffragio universale
secondo il sistema del doppio collegio.
Le potenze europee reagirono differentemente secondo i loro interessi: il
Regno Unito
si affretto a occupare l'
Egitto
, mentre Germania e
Austria-Ungheria
non avanzarono riserve circa la condotta francese.
Gli immigrati italiani in Tunisia protestarono e avrebbero potuto causare serie difficolta alla Francia. Tuttavia, poco alla volta, le proteste rientrarono e gli immigrati poterono optare in seguito per la cittadinanza francese e beneficiare degli stessi vantaggi dei coloni transalpini. I rapporti italo-francesi s'incrinarono pericolosamente. Tra le ipotesi vagliate dallo Stato Maggiore italiano non era esclusa una possibile invasione della Penisola da parte delle truppe francesi.
[8]
- ^
(
FR
) Victor Piquet,
L'Abrogation des capitulations
, su
profburp.free.fr
.
URL consultato il 18 dicembre 2007
(archiviato dall'
url originale
l'8 marzo 2008)
.
- ^
Gia nell'agosto e poi di nuovo nell'ottobre del 1876 il ministro austro-ungherese
Andrassy
suggeri all'ambasciatore
Robilant
che l'Italia occupasse Tunisi, ma Robilant respinse gli inviti e ricevette il conforto, su questa linea, dal suo Ministro degli esteri: William L. Langer. Vedi
(
EN
)
The European Powers and the French Occupation of Tunis, 1878-1881, I
, in
The American Historical Review
, vol. 31, n. 1, ottobre 1925, p. 60.
A sostegno di questa posizione,
Emilio Visconti Venosta
affermo che ≪l'Italia non puo permettersi il lusso di un'Algeria≫. Vedi Francesco Carta,
La questione tunisina e l'Europa
, Tipografia Via e Nicola, 1879, p. 23.
- ^
Albrecht-Carrie
, pp. 209-210
.
- ^
Battaglia
, pp. 41-42
.
- ^
Battaglia
, p. 43
.
- ^
Battaglia
, p. 36
.
- ^
Julien
, pp. 48, 52
.
- ^
Battaglia
, pp. 45-46
.
- Rene Albrecht-Carrie
,
Storia Diplomatica d'Europa 1815-1968
, Bari-Roma, Laterza, 1978.
,
- Antonello Battaglia,
I rapporti italo-francesi e le linee d'invasione transalpina (1859-1882)
, Roma, Nuova Cultura, 2013.
- (
FR
) Charles-Andre Julien,
L'Afrique du Nord en marche
, Paris, Julliard, 1952.
|p. 48 et 52.