Il
canto quarto
dell'
Inferno
di
Dante Alighieri
si svolge nel primo cerchio, ovvero il
Limbo
dove si trovano i virtuosi non battezzati; siamo nella notte tra l'8 e il 9 aprile
1300
(
Sabato Santo
), o secondo altri commentatori tra il 25 e il 26 marzo
1300
.
≪Canto quarto, nel quale mostra del primo cerchio de l’inferno, luogo detto Limbo, e quivi tratta de la pena de’ non battezzati e de’ valenti uomini, li quali moriron innanzi l’avvenimento di Gesu Cristo e non conobbero debitamente Idio; e come Iesu Cristo trasse di questo luogo molte anime.≫
Dopo lo svenimento di Dante causato da un fulmine vermiglio davanti all'
Acheronte
, il poeta si sveglia a inizio del nuovo canto al rumore del tuono sovrannaturalmente portato dall'altra parte del fiume: con quest'evento prodigioso egli supera l'ostacolo della condizione di
Caronte
di non far salire
mai
anima viva sulla sua barca.
Dante si sente confortato, si guarda attorno, e si accorge di essere sulla nuova sponda degli
infiniti guai
, cioe dei lamenti eterni. L'aria era o
scura, profonda
e
nebulosa
, quindi per quanto egli cercasse di scorgere con gli occhi non poteva vedere niente in particolare: e l'oscurita dell'Inferno, dove il sole non batte mai. Virgilio infatti chiama quel luogo il
cieco mondo
, e si appresta a iniziare il viaggio lui per primo e Dante dietro.
Virgilio pero e
tutto smorto
e Dante, preoccupato per questo colorito, ne chiede la ragione: Virgilio spiega che cio e dovuto alla sua
angoscia
(intesa come "tristezza"), di dover entrare nell'Inferno, e in particolare, nonostante non lo specifichi, nel Limbo, il luogo della sua pena, causata dalla
pieta
, ovvero compassione.
I due entrano cosi nel primo cerchio e Dante registra subito un dato auditivo: non sente pianti ma solo sospiri, che fanno
tremare
l'aria
etterna
(molte volte si insiste sull'eternita in questa prima parte dell'inferno), per via del dolore che non e provocato da pene fisiche (martiri), in quelle schiere
d'infanti e di femmine e di viri
.
E il
Limbo
, dal
latino
"limbus"
orlo
, dove sono tenuti coloro che non ebbero peccati, se non quello
originale
di non essere stati
battezzati
: vi si trovano quindi i bambini nati morti, le persone rette nate prima della venuta di Cristo e quelle che per varie ragioni non ebbero modo di conoscere il suo messaggio (Dante nominera anche tre
musulmani
); inoltre vi erano tenuti gli ebrei nell'attesa della venuta di Cristo, i quali furono liberati da
Gesu
durante la sua discesa agli Inferi.
Quindi, in contrasto alla dottrina dei
Padri della Chiesa
, in particolare di
San Tommaso d'Aquino
, che affermava che nel limbo risiedessero solo i bambini morti senza battesimo, Dante racconta che nel limbo vi erano tutte le persone rette, ma non battezzate.
Virgilio inizia allora a spiegare che li si trovano coloro che non peccarono ma, per quanti meriti (
mercedi
) avessero, essi non ebbero battesimo verso la
porta della fede
: Virgilio stesso e tra questi e si sente
perduto
come gli altri perche
sanza speme vivemo in disio
, cioe deve vivere senza la speranza di vedere Dio, in un continuo desiderio e rimpianto.
Dante e toccato da questa confessione e chiede a Virgilio se di li sia mai uscito qualcuno per i suoi meriti e collocato tra i beati; Virgilio allora racconta come, quand'era da poco in quello stato, vide venire
Cristo
(mai nominato nell'Inferno e qui citato come
un possente, / con segno di vittoria coronato, / alto fattore, / nemico di tutti i mali
), che porto via gli ebrei dell'
Antico Testamento
, in particolare tutti coloro che si affidarono nelle mani di Dio (Abramo, Noe, Mose... etc). Tale episodio viene preso dal
Vangelo di Nicodemo
.
[1]
Virgilio elenca:
Essi, spiega Virgilio, furono i primi uomini ad essere salvati.
Mentre i due poeti parlando attraversano
la selva
, intesa come selva di spiriti spiega Dante, egli nota un fuoco che vinceva la tenebra, illuminando quel cerchio, cosi che egli puo gia intravedere l'
orrevol
(onorevole, degna di onori) gente che vi era sistemata: nelle prossime
terzine
la parola "onore" con i suoi derivati ricorrera ben otto volte, ed e il concetto chiave della descrizione.
Dante chiede a Virgilio, anima che onora
scienza e arte
, chi siano coloro separati dal resto del cerchio per
cotanta onranza
, ed egli risponde che sono quelli cui
l'onorata nominanza
, cioe il nome degno di gloria in vita, ha acquistato in cielo una tale grazia da privilegiarli anche qui.
Una voce si leva quindi:
"Onorate l'altissimo poeta; / l'ombra sua torna, ch'era dipartita"
; parole riferite a Virgilio e pronunciate da una delle quattro ombre che Dante vede venire incontro a loro, dalle sembianze ne tristi ne liete e questo non perche non soffrano anch'essi del vano desiderio di vedere Dio, ma perche, essendo appunto privilegiati, non manifestano la loro sofferenza. Virgilio fa le presentazioni prima che si avvicinino: il primo, con la spada in mano e
Omero
poeta sovrano
(e poeta epico, per questo la spada; ma Dante non aveva mai letto le sue opere e lo conosceva solo tramite accenni di poeti latini), segue
Orazio
satiro
(dei
Sermones
e delle
Epistole
),
Ovidio
e
Lucano
(questi ultimi due citatissimi nella
Comedia
dantesca, soprattutto all'Inferno). Virgilio spiega che sono tutti poeti per questo lo hanno lodato a
voce sola
, cioe in coro.
Dante si unisce a questa schiera guidata da
quel segnor de l'altissimo canto
(inteso in senso tecnico, come stile poetico tragico, quindi Omero, o forse Virgilio stesso) dopo esser stato salutato e accolto tra loro con il sorriso di Virgilio; essi lo accettano nella loro schiera, che per Dante fu il piu grande onore, d'essere il sesto in una compagnia cosi importante. Dante quindi riconosce la sua diretta discendenza dai classici, ma, senza usare modestia, che lui vedeva come qualita degli uomini
modesti
cioe mediocri, con piacere si inserisce in quella compagnia.
Il gruppo va quindi verso la luce,
parlando cose che 'l tacere e bello
quanto fu bello chiacchierare laggiu: Dante non si dilunga raccontandoci la conversazione.
Essi arrivano cosi ai piedi di
un nobile castello
, con sette cerchie di mura e un fossato con un
bel fiumicello
; essi lo attraversano camminandoci sopra come su
terra dura
, poi attraversano sette porte fino a un prato con una fresca vegetazione: sull'interpretazione di questi numeri simbolici si e scritto molto senza trovare pero un'insindacabile soluzione. Simile ai
Campi elisi
virgiliani, molto probabilmente il castello rappresenta la nobilta umana, basata sulle quattro virtu morali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) unite alle tre virtu intellettuali (intelligenza, scienza e sapienza); sono escluse le virtu teologali, le uniche che mancarono a queste anime; oppure le sette cinte/porte sono le arti liberali e il castello rappresenta la scienza; o ancora il castello della filosofia con le sue sette ramificazioni. Per quanto riguarda il fiumicello esso sarebbe un ostacolo alla nobilta, passato con facilita dai poeti, che potrebbe rappresentare i beni terreni o la vanita o altro. La luce stessa attorno al castello e un simbolo di conoscenza. Al di la di ogni singola interpretazione e evidente l'intento di Dante di omaggiare i grandi virtuosi dell'antichita' e l'ambientazione idilliaca del Canto che lo rende probabilmente il meno "infernale" di tutta la Cantica.
Il castello e circondato da sette mura,
sette volte cerchiato d'alte mura
. Il numero sette ha due interpretazioni simboliche differenti. La prima e riferita alle sette virtu del buon cristiano: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza (virtu anche del buon cittadino), fede, speranza e carita (virtu teologali). La seconda e riferita alle materie che si studiavano all'epoca: grammatica, dialettica, retorica (chiamate anche
trivio
), musica, aritmetica, geometria e astronomia (dette
quadrivio
).
Nel castello sono ospitate persone che esprimono autorita, che hanno occhi
tardi e gravi
, cioe lenti e dignitosi, che parlano raramente e quando lo fanno hanno voci soavi. Dante e gli altri allora escono e salgono su un monticello verdeggiante dal quale fosse possibile vedere tutti gli abitanti del castello. Inizia poi l'elencazione degli
spiriti magni
.
Prima Dante elenca alcuni troiani, dai quali discesero i romani, popolo privilegiato da Dio perche fondatore di Roma che sara il
caput mundi
tramite il
papato
. Essi sono:
- Elettra
, progenitrice dei troiani, con molti compagni tra i quali
- Ettore
- Enea
- Cesare
armato e con gli occhi minacciosi (
grifagni
)
Poi due vergini guerriere virgiliane:
Continuando con la storia romana, mitologica o reale, ci sono:
Isolato, perche di una civilta diversa, sta il grande comandante musulmano:
Dopo i nobili secondo alcuni critici
di azione
si passa ai nobili
di pensiero
, ovvero i filosofi:
Seguono un naturalista:
Poi di nuovo poeti e scrittori:
Matematici e astronomi:
Medici:
Infine il commentatore di Aristotele:
- Averroe
(terzo personaggio musulmano della serie:
Averrois che 'l gran commento feo
)
Dante chiude dicendo che non puo ritrarre tutti (ha gia impiegato nove terzine per l'elenco), perche lo incalza il
lungo tema
, cioe il lungo viaggio da narrare, che spesso gli fara trascurare alcune delle cose "accadute". La compagnie dei sei quindi si divide in due: Virgilio ricorda a Dante che loro debbono andar
per altra via
, fuori dalla quiete dell'
aere che trema
(per i sospiri, come detto a inizio di canto) e fuori dalla luce.