Figlio del professor Cosimo Caruso e di Giuseppina Pisanti, era ultimo di cinque figli. All'eta di otto anni fu mandato nel collegio di San Lorenzo ad
Aversa
. Conseguito il diploma di istituto tecnico nel 1917, frequento il corso da allievo ufficiale di complemento (tenuto presso la
Reggia di Caserta
) facendo parte della terza compagnia comandata dal tenente Mercuri. Acquisito il grado di aspirante, fu assegnato a un reggimento di
bersaglieri
e parti per il fronte nella meta dell'anno 1918, poco prima del termine della
prima guerra mondiale
.
Nell'immediato dopoguerra prese parte all'
impresa di Fiume
seguendo
Gabriele D'Annunzio
. In seguito fu vittima di una truffa, intentata nei suoi confronti da tali avvocato Vincenzo Albano e ingegnere De Falco, che gli fece perdere la somma (allora considerevole) di 70.000 lire. Nonostante la condanna di uno dei truffatori, non riusci a recuperare il denaro perso, motivo per il quale contrasse una forma di malattia nervosa da stress che gli causo anche un'
alopecia
da cui, in seguito, guari.
Caruso si iscrisse al
Partito Nazionale Fascista
sin dal 1º febbraio
1921
[
Il PNF fu fondato il 9 novembre 1921.
]
aderendo alla
squadra d'azione
"Serenissima"
[1]
di
Napoli
, comandata da Domenico Mancuso, e partecipo alla
marcia su Roma
il 28 ottobre
1922
.
[1]
Il 3 marzo
1923
si arruolo nella
Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
con il grado di
capomanipolo
(essendo ufficiale dei bersaglieri) e successivamente passo nella specialita della
Milizia portuaria
. Rimase nei ruoli della Milizia portuaria sino al 1925 quando passo alla
Milizia ferroviaria
, nella quale rimase sino al 1927. Da tale data rientro nei ruoli della Milizia portuaria e fu assegnato nella legione di
Genova
. Da questa citta fu trasferito a
Livorno
, quindi nuovamente a Genova, poi a
Venezia
, a
Trieste
,
Sabaudia
, a Genova un'altra volta, a
Venezia
, di nuovo a Trieste, a
Zara
ed infine a Trieste. Nel
1933
, a seguito di presunti ammanchi, a Napoli era stato istruito contro di lui un procedimento penale, dal quale usci con un proscioglimento.
Durante il periodo nel quale presto servizio a Zara fece parte del
Tribunale Straordinario della Dalmazia
, istituito dal governatore
Giuseppe Bastianini
e composto anche dal generale
Gherardo Magaldi
(presidente) e dal tenente colonnello
Vincenzo Serrentino
. Il nome di Pietro Caruso figurava nel
Registro centrale per i criminali di guerra e i sospettati per la sicurezza
, elenco compilato nel 1947 dagli anglo-americani, e in quello dei ricercati dalla Jugoslavia per crimini di guerra.
[2]
A Trieste, dove rimase sino al gennaio
1944
al comando della 3ª Legione portuaria, raggiungendo il grado di
primo seniore
(corrispondente a quello di
tenente colonnello
) organizzo il sequestro dell'oro agli ebrei locali.
[3]
A Trieste conobbe inoltre
Tullio Tamburini
, nuovo capo della Polizia della
Repubblica Sociale Italiana
, il quale, presolo in simpatia,
[3]
dal 5 gennaio 1944 lo nomino questore a
Verona
; mantenne questa carica per una quindicina di giorni, cosi da dirigere l'ordine pubblico in occasione del
processo di Verona
contro i firmatari dell'
Ordine del giorno Grandi
.
[3]
In qualita di questore, Caruso assistette all'esecuzione dei condannati a morte dal
Tribunale speciale per la difesa dello Stato della RSI
.
Sempre per interessamento di Tamburini,
[3]
fu successivamente destinato alla Questura di Roma: il 2 febbraio 1944, il giorno stesso in cui assunse le funzioni, gli fu ordinato di recarsi a dirigere un rastrellamento: non riconosciuto, fu lui stesso fermato, trasportato in caserma e rilasciato dopo alcune ore.
[4]
Quando si insedio alla Questura di Roma, constato che i rapporti tra le autorita della RSI e i tedeschi erano di assoluta subordinazione e non di collaborazione, in quanto ≪essi [i tedeschi] impartivano ordini tassativi ai quali non ammettevano repliche o discussioni di sorta≫.
Caruso (come risulta dagli atti del suo processo) trovo che a Roma gia agivano le "squadre speciali" di
Pietro Koch
e di Giuseppe Bernasconi: tali squadre non avevano alcun rapporto di subordinazione con la questura e agivano in modo autonomo, senza rendere alcun conto degli arresti e delle requisizioni da esse eseguite. Caruso, che ebbe a lamentarsi con il capo e con il vicecapo della Polizia del
modus operandi
delle formazioni autonome, dovette nondimeno collaborare con la squadra speciale di Pietro Koch.
[3]
Tra gli ordini che emano figurano quello di arresto per
Toto
, che fu costretto a nascondersi, insieme a quello dei fratelli De Filippo, a causa di alcuni argomenti trattati a teatro non consentiti dal regime.
Il 23 marzo 1944 Pietro Caruso si trovava
presso i locali
del
Partito Fascista Repubblicano
siti in
via Veneto
; allertato subito dopo l'
attentato di via Rasella
, si reco sul posto. Lungo il percorso Erminio Rossetti, un milite portuario che gli faceva da autista, mentre guidava la vettura di Caruso in
via delle Quattro Fontane
rimase ucciso da un colpo d'arma da fuoco sparato dai tedeschi, che lo avevano preso per un partigiano. In via Rasella il generale
Kurt Malzer
, che nel frattempo era giunto sul posto, richiese la disponibilita delle forze di polizia italiane, cosi Caruso rientro a via Veneto per dirigere le indagini.
[5]
I comandi tedeschi stabilirono di operare la
rappresaglia
in risposta all'attentato e di condurre alla
fucilazione
prigionieri, che erano gia stati
condannati a morte
, all'
ergastolo
o che erano sotto processo per reati passibili di condanna capitale.
[6]
Verificato un numero insufficiente di prigionieri con tali "requisiti" nelle carceri tedesche di
via Tasso
,
[7]
Caruso fu chiamato da
Herbert Kappler
, comandante tedesco della
Gestapo
di Roma, a stilare un elenco di almeno altre 80 persone da giustiziare.
[8]
Caruso protesto per l'elevato numero di vittime richieste e suggeri di abbassare il numero a 50.
[8]
Nonostante il parere negativo di Kappler, Caruso replico che per il momento si sarebbe dovuto accontentare di 50 nominativi.
[9]
Al riguardo Caruso dichiaro, nell'udienza del 20 settembre 1944, che in ogni caso avrebbe dovuto parlare della sua proposta con la massima autorita politica cui rispondeva, ovvero il
ministro dell'interno della RSI
Guido Buffarini Guidi
, che sapeva essere a
Roma
all'Hotel Excelsior.
[9]
Intanto, diramo l'ordine alla polizia di proseguire le indagini in via Rasella e di arrestare eventuali sospetti.
[9]
Nella sua deposizione al processo, Caruso cosi ricostrui gli accadimenti: "Nelle prime ore del mattino per scaricarmi da questa grave responsabilita andai da Buffarini Guidi all'Albergo Excelsior. La ci furono delle difficolta perche il ministro dormiva. Forzai la consegna. Egli mi ricevette a letto. Gli dissi quello che era successo, cioe che Kappler mi aveva chiesto prima 80 poi 50 uomini da far fucilare per l'attentato di via Rasella. ≪Io mi rimetto a voi≫ dissi. Speravo che il Ministro avesse provveduto direttamente con
Kappler
. Mi disse "Che cosa posso fare? Bisogna che tu glieli dia se no chissa cosa succede. Si, si, dalli".
Rientrato in questura, Caruso fu richiamato da Kappler, il quale gli ricordo di essere sempre in attesa della lista e che nella compilazione sarebbe stato affiancato da Pietro Koch.
[10]
Caruso replico di non avere un numero sufficiente di prigionieri con i requisiti richiesti da Kappler, cosi quest'ultimo suggeri di inserire anche dei nominativi di ebrei.
[10]
Caruso diede quindi ordine di stilare una lista provvisoria.
Quando il 24 marzo incomincio l'
eccidio delle Fosse Ardeatine
la lista in preparazione presso la polizia italiana non risultava ancora pronta, pertanto Kappler decise di far prelevare i prigionieri dai propri uomini direttamente dal
carcere di Regina Coeli
.
[11]
Il sottotenente Tunnat, esasperato dai ritardi della polizia italiana nel compilare la lista, decise di prelevare a casaccio una trentina di prigionieri.
[12]
Caruso fu allertato telefonicamente dal commissario Raffaele Alianello, e i due funzionari di polizia decisero quindi di operare la sostituzione dei nominativi presenti nella lista con quelli che erano appena stati prelevati dai tedeschi. L'operazione di sostituzione fu lasciata nelle mani del commissario Alianello e del direttore del carcere
Donato Carretta
.
[12]
Da un controllo risultavano undici gli uomini prelevati e non figuranti sulla lista, quindi si operarono le undici sostituzioni.
[12]
Alianello elimino anche gli otto nominativi degli ebrei presenti in lista, poiche a suo giudizio non avevano responsabilita,
[13]
e in accordo con Carretta fu escluso anche un nominativo che i due funzionari ritennero "meno colpevole". Per raggiungere le undici sostituzioni Carretta escluse un condannato che si trovava in infermeria e un altro che non era all'interno del carcere.
[13]
Sempre nell'udienza del 20 settembre 1944, durante la sua deposizione Caruso ebbe a dichiarare di non aver preparato lui direttamente la lista delle persone da giustiziare, in parte redatta da Pietro Koch, e che per completarla dette incarico al capo della polizia Ferrara, sostenendo di non conoscere nessuno dell'elenco a eccezione di
Maurizio Giglio
, e inoltre di aver appreso per telefono dal commissario Alianello che erano state operate 10 sostituzioni dalla lista predisposta.
Il 4 giugno
1944
, mentre gli anglo-americani si apprestavano a
entrare in Roma
, Caruso, alla guida di una delle ultime autocolonne,
[14]
si dirigeva verso nord con un'
Alfa Romeo
.
[15]
La vettura di Caruso perse il contatto con la colonna a causa delle ripetute incursioni aeree alleate, perdendosi nella zona del
lago di Bracciano
; nel tentativo di sfuggire ai mitragliamenti aerei, ando a scontrarsi con un albero.
[15]
Caruso, assieme a un milite a bordo, rimase ferito, riportando la
frattura
del
femore
ed altre ferite piu lievi.
[14]
[15]
Un'ambulanza tedesca lo trasporto all'ospedale di
Viterbo
.
[15]
Nessuno fece caso all'identita del ferito, ad eccezione di un avvocato romano, casualmente presente, che lo riconobbe. Partiti i tedeschi, che non lo potevano portare con loro, Caruso attese l'arrivo degli Alleati, che lo presero prigioniero e lo avviarono al carcere di Regina Coeli
[16]
dopo una breve degenza presso l'ospedale di
Bagnoregio
.
Donato Carretta
, accusato da una donna nel corso del processo contro Caruso
La notizia dell'imminente processo a Caruso ebbe ampia eco a Roma e presto sui muri della citta comparve la scritta "
Morte a Caruso
".
[17]
La notte del 18 settembre 1944, Caruso fu trasportato al
Palazzo di giustizia
e alloggiato in una stanzetta dove era stata sistemata una branda. Il processo si sarebbe dovuto aprire ufficialmente il 18, ma poco prima del suo inizio la folla, aizzata da Maria Ricottini che urlava di aver avuto un figlio ucciso alle Fosse Ardeatine,
[18]
invase l'aula del Palazzo di giustizia e, non trovandolo nella sala, se la prese con
Donato Carretta
, ex direttore del carcere di Regina Coeli, presente in aula come testimone d'accusa.
Carretta fu malmenato e legato ai binari del
tram
perche il mezzo gli passasse sopra, ma il conduttore coraggiosamente si rifiuto di compiere tale manovra. Carretta fu quindi gettato nel
Tevere
, colpito a morte con un remo di un'imbarcazione, e successivamente appeso a testa in giu all'entrata di Regina Coeli.
[19]
Solo in seguito, secondo alcune fonti, si venne a sapere che in realta Maria Ricottini aveva mentito e, oltre a non aver nessun parente morto alle Fosse Ardeatine, non aveva nemmeno figli.
[18]
Il processo fu sospeso e riprese due giorni dopo; la sede fu spostata nel piu decentrato
Palazzo Corsini alla Lungara
.
[20]
.
Caruso nel corso del processo
Il 20 settembre 1944 si svolse il breve dibattimento, che vide Caruso processato insieme al suo segretario
Roberto Occhetto
.
[21]
Tra i magistrati si trovava anche
Mario Berlinguer
.
[21]
[22]
Le accuse contro Caruso riguardavano il
collaborazionismo
, la violazione della
zona extraterritoriale della Santa Sede
di
San Paolo fuori le mura
e la partecipazione alla stesura della lista di ostaggi fucilati alle Fosse Ardeatine.
[18]
Nel corso del processo Caruso rivendico la propria adesione al fascismo; richiestogli per quale motivo fosse diretto verso il nord, ribadi
"La mia fuga da Roma deve essere interpretata come un'ulteriore adesione al fascismo repubblicano"
.
[23]
Furono fatti entrare tutti i testimoni dell'accusa. Tra i primi ad essere citato fu l'ex direttore del carcere Donato Carretta, al cui nome il presidente del tribunale replico
"C'e l'atto di morte".
[24]
Il
questore
Pietro Caruso e Roberto Occhetto nel corso del processo
L'avvocato difensore di fiducia Francesco Spezzano tento di ottenere un rinvio, argomentando che non si potesse tenere un processo a soli due giorni dal drammatico linciaggio di Carretta e dicendosi impossibilitato a far testimoniare i principali testimoni a discarico, tutti trasferitisi nei territori sotto l'autorita della RSI.
[24]
La Corte si ritiro per esaminare le eccezioni sollevate dalla difesa, ma alle 10.37 queste furono tutte respinte.
[24]
A Caruso l'accusa chiese conto del quantitativo d'
oro
, gioielli e denaro rinvenuto nella sua vettura; Caruso replico che si trattava di beni sequestrati e che era suo compito trasferirli nella disponibilita del Ministero dell'interno della RSI, da cui dipendeva, che si trovava al nord.
[25]
Caruso fu chiamato anche a rendere conto dell'irruzione compiuta - peraltro non dalla polizia, ma dal reparto comandato da Pietro Koch - nella
basilica di San Paolo fuori le mura
la notte fra il 3 e il 4 febbraio 1944, in cui era stata violata l'
extraterritorialita
della
Santa Sede
. Alle proteste dell'
Osservatore Romano
, Caruso aveva replicato che a violare l'extraterritorialita erano state le stesse autorita ecclesiastiche, che avevano permesso di concentrare nella chiesa uomini e armi che presumibilmente svolgevano attivita contro le autorita della RSI. Il giorno seguente le proteste del Vaticano, Caruso aveva fatto pubblicare su
Il Messaggero
le foto degli arrestati, tra cui il generale
Adriano Monti
con ancora indosso l'
abito talare
.
[26]
[27]
Nel pomeriggio sfilarono i testimoni, quasi tutti convocati dall'accusa. Per la difesa intervenne monsignor
Antonio Tommaso Videmari
, che testimonio come Caruso si fosse impegnato per ottenere la liberazione di un sacerdote ed avesse esteso la protezione anche ad altri ecclesiastici. Videmari parlo anche della lotta di Caruso contro i
borsaneristi
.
[28]
La difesa cerco in ultimo di porre all'attenzione della Corte alcuni problemi psichici che sarebbero stati presenti nella famiglia di Caruso senza, pero, mai chiedere una
perizia psichiatrica
.
[
senza?fonte
]
Il mattino seguente Caruso fu
condannato a morte
[29]
tramite
fucilazione
alla schiena, mentre Occhetto a trent'anni di prigione nonostante l'accusa avesse richiesto anche per lui la pena di morte.
[30]
Nella sentenza di condanna a morte pronunciata dall'
Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il Fascismo
si legge: ≪il Caruso che pur ebbe a sentire la repugnanza di quanto gli si chiedeva, ritenne di conferire nelle prime ore del giorno con il Ministro dell'interno
Guido Buffarini Guidi
, alloggiato all'Albergo Excelsior".
Secondo alcune testimonianze il colonnello britannico John Pollock, durante una pausa del dibattimento, avvicino Caruso e gli espresse rincrescimento per non poter fare nulla per aiutarlo e aggiungendo:
"E stato un bravo poliziotto
".
[31]
Caruso poco prima della fucilazione
Ricevuta la notizia della sentenza capitale Caruso scrisse un'ultima lettera alla moglie:
≪La continuita della mia fede nel fascismo e nel Duce, attraverso tutte le tempeste, mi da diritto di morire con serenita per aver compiuto in ogni istante della mia vita il mio dovere di soldato e di fascista con consapevole onesta e rettitudine. Io porto con me le Vostre anime e Voi nel mio ricordo sorridete; cosi io continuero ad essere felice in Voi e per Voi. Lascio in eredita l'unica cosa che posseggo immensa e inconsumabile, che io gelosamente ho custodita e che Voi conserverete integra e cristallina: la fierezza di essere italiano≫
Invio inoltre una copia del
De Vita Christiana
di
Sant'Agostino
alla figlia con la seguente dedica: ≪A te Vanina figlia mia bella e dolcissima questo libro di consigli e di preghiere che mi hanno fatto affrontare con serenita e con la fede in Cristo anche l'estremo supplizio. Iddio ti benedica. Roma 22 settembre 1944≫.
[33]
[34]
Caruso fu giustiziato il 22 settembre
1944
, due giorni dopo il processo, nel cortile del
Forte Bravetta
. Oltre al colonnello Pollock (in rappresentanza delle
forze alleate
) assistettero all'esecuzione il consigliere di Corte d'Appello addetto all'Alta Corte, Francesco De Scisciolo, e il cancelliere Bruno Moser, con il medico delle carceri
Mario Spallone
. Giunto sul luogo dell'esecuzione Caruso rifiuto di farsi portare a braccia, ma si trascino sulle stampelle fino alla sedia predisposta.
[35]
Fu invece aiutato a prendere posto sulla sedia, operazione che da solo gli risultava impossibile visto il femore fratturato.
[35]
Pochi istanti prima della fucilazione Caruso grido ≪Viva l'Italia≫ e subito dopo ≪mirate bene≫.
[29]
[35]
Il Governo Italiano, il 23 ottobre 1946 indico tra i nomi da deferire alla Procura Militare anche quello di Pietro Caruso in quanto componente del Tribunale Speciale della Dalmazia insieme al Generale Gherardo Magaldi e al tenente colonnello
Vincenzo Serrentino
.
[
senza?fonte
]