La carriera di Gaio Mario e particolarmente emblematica della situazione sociopolitica della tarda
Repubblica romana
, in quanto si sviluppa attraverso fatti e circostanze che, in seguito, porteranno alla caduta della stessa. Mario era un
homo novus
, cioe proveniente da una famiglia italica che non faceva parte della nobilta romana, e seppe distinguersi e giungere alla ribalta della vita pubblica di
Roma
per merito della propria competenza militare. L'oligarchia dominante fu percio costretta, suo malgrado, a cooptarlo nel proprio sistema di potere.
[2]
A causa del verificarsi di una situazione di grande pericolo per la minaccia di invasioni su larga scala, gli si dovette concedere un potere militare senza precedenti nella storia di Roma, e questo a scapito del rispetto delle leggi e delle tradizioni vigenti, che dovettero essere adattate alla nuova situazione di emergenza. Alla fine fu varata una profonda riforma della leva militare, che in passato raccoglieva solamente proprietari terrieri, e che da allora fu aperta anche a cittadini provenienti dalle classi dei nullatenenti. Nel lungo termine questa riforma ebbe l'effetto di cambiare in modo radicale e irreversibile la natura dei rapporti fra l'esercito e lo Stato.
Gaio Mario nacque ad
Arpinum
, precisamente nella zona che ancora oggi porta il suo nome,
Casamari
[3]
(in una zona chiamata Cereatae, nell'attuale comune di
Veroli
), nel
157 a.C.
. La citta, d'antica origine
volsca
, era stata conquistata dai Romani verso la fine del
VI secolo a.C.
, e aveva ricevuto la cittadinanza romana senza diritto di voto (
civitas sine suffragio
) e soltanto nel
188 a.C.
le vennero concessi i pieni diritti civili.
Plutarco
riferisce che il padre era un manovale, ma la notizia non e confermata da altre fonti, e tutto lascia pensare che sia falsa. Infatti i Marii intrattenevano importanti relazioni con gli ambienti della nobilta romana, partecipavano da protagonisti alla vita politica della loro cittadina e appartenevano all'
ordine equestre
. Le difficolta che incontro agli esordi della sua carriera a Roma dimostrano semmai quanto fosse arduo per un
homo novus
affermarsi nel novero dell'alta societa romana dell'epoca.
Inizi della carriera (134-110 a.C.)
modifica
Nel
134 a.C.
si distinse per le notevoli attitudini militari dimostrate in occasione dell'
assedio di Numanzia
, in
Spagna
, tanto da farsi notare da
Publio Cornelio Scipione Emiliano
(soprannominato Africano Minore). Non e dato sapere con certezza se venne in Spagna al seguito dell'esercito di Scipione, oppure se si trovasse gia in precedenza a servire nel contingente che, con scarso successo, da tempo cingeva d'assedio Numanzia. Sta di fatto che Mario parve fin dall'inizio molto interessato a far carriera politica in Roma stessa. Infatti si candido per la carica di tribuno militare di una delle 4 prime legioni (in tutto i tribuni elettivi erano 24, mentre tutti gli altri venivano nominati dai magistrati preposti agli arruolamenti).
Lo storico
Sallustio
ci informa che il suo nome era del tutto sconosciuto agli elettori, ma che alla fine i rappresentanti delle tribu lo elessero per merito del suo eccellente stato di servizio e su raccomandazione di Scipione Emiliano. Successivamente si ha notizia di una sua candidatura alla carica di
questore
ad Arpino. E probabile che egli utilizzasse le posizioni di comando ad Arpino per raccogliere dietro di se un consistente numero di
clienti
su cui fare affidamento per le successive mosse che aveva in animo di compiere. Tuttavia sono solo congetture in quanto nulla si conosce della sua attivita come questore.
Nel
120 a.C.
Mario fu eletto
tribuno della plebe
per il
119 a.C.
A quanto sembra si era gia candidato alla carica nel
121 a.C.
, ma senza successo. Un ruolo determinante ebbe, nell'occasione, il sostegno della potente famiglia dei
Cecilii Metelli
, verso i quali probabilmente aveva un rapporto di clientela. Durante il suo tribunato Mario persegui una linea vicina alla fazione dei popolari, facendo in modo che venisse approvata, fra l'altro, una legge che limitava l'influenza delle persone di censo elevato nelle elezioni.
Negli anni intorno al
130 a.C.
, infatti, era stato introdotto il metodo del
ballottaggio
scritto nelle elezioni per le nomine dei magistrati, per l'approvazione delle leggi e per l'emanazione delle sentenze legali, in sostituzione del metodo tradizionale di votazione orale. Poiche i
nobiles
cercavano sistematicamente di influenzare l'esito dei ballottaggi con la minaccia di controlli e ispezioni: Mario nel 119 a.C. fece approvare un'
apposita legge
tabellaria (
Lex Maria de suffragiis ferendis
) per restringere i ponti sui quali passavano gli elettori per votare, in modo che non si potesse controllare la loro scheda di voto: fece costruire uno stretto corridoio da cui i votanti dovevano passare per depositare il proprio voto nell'urna, in modo che fossero al riparo dagli sguardi indiscreti degli astanti e dagli eventuali tentativi di manipolazione. Questa sua azione provoco il deteriorarsi dei rapporti tra Mario e la potente famiglia dei Metelli, di cui gli esponenti della famiglia di Mario erano clientes per tradizione.
Successivamente Mario si candido per la carica di
edile plebeo
, ma senza successo. Nel
116 a.C.
riusci, di stretta misura, a farsi eleggere
pretore
per l'anno successivo (a quanto pare si classifico solo al sesto posto su sei), e fu immediatamente accusato di brogli elettorali (il termine latino e
ambitus
). Riuscito a malapena a farsi assolvere da questa accusa, esercito la carica senza che si verificassero avvenimenti degni di particolare menzione. Terminato il mandato ricevette il governatorato della
Spagna
ulteriore, dove fu necessario intraprendere alcune campagne militari contro le popolazioni
celtiberiche
mai del tutto sottomesse. Il governatorato e le guerre gli fruttarono ingenti ricchezze personali, come sempre accadeva ai comandanti romani.
Le vittorie ottenute gli permisero, tornato a Roma, di richiedere e ottenere il trionfo. La carriera di Mario non sembrava destinata a grandi successi fino al
110 a.C.
In quell'anno gli fu proposto un matrimonio con una giovane esponente dell'aristocrazia,
Giulia Maggiore
, sorella del senatore
Gaio Giulio Cesare il vecchio
e futura zia di
Giulio Cesare
. Mario accetto, divorziando dalla sua prima moglie Grania di Pozzuoli.
La
gens
Iulia
era una famiglia patrizia di antichissime origini (faceva risalire la propria discendenza a Iulo, figlio di Enea, e a Venere, dea della bellezza), ma, nonostante cio, i suoi appartenenti avevano, per ragioni finanziarie, notevoli difficolta a ricoprire cariche piu elevate di quella di
pretore
(solamente una volta, nel
157 a.C.
un Giulio Cesare era stato console). Il matrimonio permise alla famiglia patrizia di rimettere in sesto le proprie finanze e diede a Mario la legittimita per candidarsi al
consolato
. Il figlio che ne nacque,
Gaio Mario il Giovane
, vide la luce nel 109 (o 108) a.C., quindi il matrimonio probabilmente fu contratto nel
110 a.C.
Come abbiamo visto, la famiglia di Mario era per tradizione
cliente
dei Metelli, e Cecilio Metello aveva appoggiato la campagna elettorale di Mario per il tribunato. Sebbene i rapporti con i Metelli si fossero in seguito deteriorati, la rottura non dovette essere definitiva, tanto e vero che
Q. Cecilio Metello
, console nel
109 a.C.
, prese con se Mario come suo luogotenente nella
campagna militare
contro
Giugurta
. I
legati
erano originariamente semplici rappresentanti del Senato, ma, gradualmente, era invalso l'uso di adibirli a compiti di comando alle dipendenze dei comandanti generali.
Quindi, molto probabilmente; Metello ottenne che il Senato nominasse Mario legato, in modo che potesse servire alle sue dipendenze nella spedizione che si accingeva a compiere in
Numidia
. Nel lungo e dettagliato racconto che
Sallustio
ci fa di questa campagna militare, non si fa menzione di altri legati, e cio lascia pensare che Mario fosse quello di rango piu elevato, nonche braccio destro dello stesso Metello. Questo rapporto conveniva a entrambi, in quanto, mentre Metello si avvantaggiava dell'esperienza militare di Mario, questi rafforzava le sue possibilita di aspirare in seguito al consolato. Va osservato che, se la gravita della rottura con Metello del
119 a.C.
, alla luce di quanto avvenne in seguito, fu probabilmente riferita in modo esagerato, quella che si determino riguardo alla condotta della guerra in Numidia fu invece molto piu seria e foriera di conseguenze.
Candidatura al consolato (108 a.C.)
modifica
Nel
108 a.C.
Mario si convinse che i tempi fossero maturi per candidarsi alla carica di
console
. A quanto pare chiese a Metello il permesso di recarsi a Roma per portare a termine il proprio proposito, ma Metello gli raccomando di astenersi, e probabilmente gli consiglio di aspettare il tempo necessario per potersi candidare insieme con il figlio ventenne dello stesso Metello, cosa che avrebbe rimandato tutto di almeno venti anni. Mario fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco, ma nel frattempo, durante tutta l'estate del 108, fece in modo di guadagnarsi il favore della truppa, allentando notevolmente la rigida disciplina militare, e di accattivarsi anche i commercianti italici del posto, ansiosi di intraprendere i propri lucrosi traffici, assicurando a tutti che, se avesse avuto mano libera, avrebbe potuto, in pochi giorni e con la meta delle forze a disposizione di Metello, concludere vittoriosamente la campagna con la cattura di
Giugurta
.
Entrambi questi influenti gruppi si affrettarono a inviare a Roma messaggi in appoggio di Mario, con cui si suggeriva di affidargli il comando, e si criticava Metello per il modo lento e inconcludente con cui stava conducendo la campagna militare. In effetti la strategia di Metello prevedeva una lenta, metodica e capillare sottomissione di tutto il territorio. Alla fine Metello dovette cedere, rendendosi conto, a ragione, che non gli conveniva mettersi contro un subordinato tanto influente e vendicativo. In queste circostanze e facile immaginare il modo trionfale con cui Mario, alla fine del 108, fu eletto console per l'anno successivo. La sua campagna elettorale fece leva sull'accusa, rivolta a Metello, di scarsa risolutezza nel condurre la guerra contro Giugurta
[4]
.
Viste le ripetute sconfitte militari subite negli anni fra il 113 e il 109, nonche le accuse di spudorata corruzione rivolte a molti esponenti dell'oligarchia dominante, e facile comprendere come l'onesto uomo fattosi da se, e affermatosi percorrendo faticosamente tutti i gradini della carriera, fu eletto a furor di popolo, essendo visto come l'unica alternativa a una nobilta divenuta corrotta e incapace. Tuttavia il Senato aveva ancora un asso nella manica. Infatti, la
lex Sempronia
de provinciis consularibus
del 123 a.C. stabiliva che il Senato aveva facolta di decidere ogni anno quali province dovessero essere affidate ai consoli per l'anno successivo. Alla fine dell'anno, e appena prima delle elezioni, il Senato decise di sospendere le operazioni contro Giugurta e di prorogare a Metello il comando in Numidia.
Mario non si perse d'animo e si servi di un espediente gia sperimentato nell'anno
131 a.C.
In quell'anno si era stati, infatti, in disaccordo su chi avrebbe dovuto comandare la guerra contro
Aristonico
in Asia, e un tribuno aveva fatto approvare una legge che autorizzava un'apposita elezione per decidere a chi affidare il comando (per la verita c'era stato un altro precedente in occasione della
seconda guerra punica
). Mario fece approvare una legge simile anche in quell'anno (
108 a.C.
), risultando eletto a grande maggioranza. Metello ne fu profondamente offeso, tanto che, al suo ritorno, non volle nemmeno incontrarsi con Mario, dovendosi accontentare del
trionfo
e del titolo di
Numidico
che gli vennero generosamente concessi.
Mario aveva un estremo bisogno di raccogliere truppe fresche e, a questo scopo, introdusse una profonda riforma del sistema di reclutamento, foriera di conseguenze di un'importanza di cui lui stesso, al momento, probabilmente non comprese la portata. Tutte le riforme agrarie attuate dai Gracchi si basavano sul tradizionale principio secondo cui erano esclusi dal servizio di leva i cittadini il cui reddito era inferiore a quello stabilito per la quinta classe di censo. I
Gracchi
, con le loro riforme, avevano cercato di favorire i piccoli proprietari terrieri, che da sempre avevano costituito il nerbo degli eserciti romani, in modo da fare aumentare il numero di quelli che avevano i requisiti per essere arruolati.
Nonostante i loro sforzi, tuttavia, la riforma agraria non risolse la crisi del sistema di arruolamento, che aveva avuto lontana origine dalle sanguinose
guerre puniche
del secolo precedente. Si cerco quindi di trovare una soluzione semplicemente abbassando la soglia minima di reddito per appartenere alla quinta classe da 11.000 a 3.000
sesterzi
, ma nemmeno questo fu sufficiente, tanto che gia nel
109 a.C.
i consoli erano stati costretti a derogare dalle restrizioni sugli arruolamenti imposte dalle leggi graccane. Nel
107 a.C.
Mario ruppe ogni indugio e decise di arruolare senza alcuna restrizione riguardo al censo e alle proprieta fondiarie del potenziale soldato.
Da quel momento in poi le legioni di Roma furono composte prevalentemente da cittadini poveri, il cui futuro, al termine del servizio, dipendeva unicamente dai successi conseguiti dal proprio comandante, che era solito loro assegnare parte delle terre frutto delle vittorie riportate. Di conseguenza i soldati avevano il massimo interesse ad appoggiare il proprio comandante, anche quando si scontrava con i voleri del Senato, composto dai rappresentanti dell'oligarchia dominante, e anche quando andava contro il pubblico interesse, che, a quell'epoca, veniva di fatto impersonato dal Senato stesso. Va notato che Mario, persona fondamentalmente corretta e fedele alle tradizioni, non si avvalse mai di questa potenziale enorme fonte di potere, ma passeranno meno di vent'anni che il suo ex questore
Silla
, lo fara per imporsi contro il Senato e contro lo stesso Mario. Altri 30-40 anni e il suo esempio sara seguito da
Giulio Cesare
, nipote acquisito di Mario.
Ben presto Mario si rese conto che concludere la guerra non era cosi facile come egli stesso si era in precedenza vantato di poter fare. Dopo essere sbarcato in Africa verso la fine del
107 a.C.
costrinse Giugurta a ritirarsi in direzione sud-ovest verso la
Mauritania
. Nel 107 suo questore era stato nominato
Lucio Cornelio Silla
[4]
, rampollo di una nobile famiglia patrizia caduta economicamente in disgrazia. A quanto pare Mario non fu contento di avere alle proprie dipendenze un simile giovane dissoluto, ma, inaspettatamente, Silla dimostro sul campo di possedere grandi qualita di comandante militare.
Nel
105 a.C.
Bocco
, re di Mauritania e suocero di Giugurta, nonche suo riluttante alleato, si trovo di fronte l'esercito romano in avanzata. I romani gli fecero sapere di essere disponibili a una pace separata e Bocco invito Silla nella sua capitale per condurvi le trattative. Anche in questa circostanza Silla si dimostro particolarmente abile e coraggioso; in effetti, Bocco rimase a lungo dubbioso se consegnare Silla a Giugurta oppure, come poi avvenne, Giugurta a Silla. Alla fine, Bocco fu convinto a tradire Giugurta, che fu subito consegnato nelle mani dello stesso Silla.
La guerra era cosi conclusa. Poiche Mario era il comandante dotato di
imperium
e Silla militava alle sue dirette dipendenze, l'onore della cattura di Giugurta spettava interamente a Mario, ma era chiaro che gran parte del merito andava riconosciuto personalmente a Silla, tanto che gli fu consegnato un anello con un sigillo commemorativo dell'evento. Al momento la cosa non fece particolarmente scalpore, ma in seguito Silla si vantera di essere stato il vero artefice della conclusione vittoriosa della guerra. Mario, intanto, si guadagnava fama di eroe del momento. Il suo valore stava per essere messo alla prova da un'altra grave emergenza che incombeva su Roma e sull'Italia.
Cimbri e Teutoni (107-101 a.C.)
modifica
L'arrivo in
Gallia
del
popolo germanico
dei
Cimbri
, quasi immediatamente seguito dalla loro schiacciante vittoria sulle truppe di
Marco Giunio Silano
, il cui esercito venne infatti del tutto sbaragliato dall'orda nemica, aveva indotto ad un'insurrezione a catena delle tribu
galliche
delle regioni meridionali recentemente assoggettate dai Romani. Nel
107 a.C.
il console
Lucio Cassio Longino
venne completamente sconfitto da una tribu gallica transalpina, e l'ufficiale di grado piu elevato fra quelli sopravvissuti (
Gaio Popilio Lenate
), figlio del console dell'anno 132, riusci a mettere in salvo quanto restava delle forze romane solo dopo aver ceduto meta degli equipaggiamenti e aver subito l'umiliazione di far marciare il proprio esercito sotto il giogo, in mezzo allo scherno dei vincitori.
L'anno successivo (
106 a.C.
) un altro console,
Quinto Servilio Cepione
, marcio contro le tribu stanziate nella zona di
Tolosa
, che si erano ribellate a Roma, e si impossesso di un'enorme somma di denaro custodita nei santuari dei templi (il cosiddetto
Oro di Tolosa
o
Aurum Tolosanum
). La maggior parte di questo tesoro spari misteriosamente durante il trasporto verso Massilia (l'odierna
Marsiglia
) e, molto probabilmente, fu lo stesso Cepione che ordino il finto furto per impossessarsi dell'oro. Cepione fu confermato nel comando anche per l'anno successivo, mentre uno dei nuovi consoli,
Gneo Mallio Massimo
, si uni a lui nelle operazioni in Gallia meridionale. Al pari di Mario, anche Mallio era un
uomo nuovo
, e la collaborazione fra lui e Cepione si dimostro subito impossibile.
I Cimbri e i
Teutoni
erano entrambi composti da tribu di ceppo germanico che, nel corso delle proprie migrazioni, erano apparse sul corso del
fiume Rodano
proprio mentre l'esercito di Mallio si trovava nella stessa zona. Cepione, che era accampato sulla riva opposta del fiume, si rifiuto in un primo momento di venire in soccorso del collega minacciato, decidendosi ad attraversare il fiume solo dopo che il Senato gli aveva ordinato di cooperare con Mallio. Tuttavia egli si rifiuto di unire le forze dei due eserciti, e si mantenne a debita distanza dal collega. I Germani approfittarono della situazione e, dopo aver sbaragliato Cepione, distrussero anche l'esercito di Mallio il 6 ottobre del
105 a.C.
presso la citta di
Arausio
.
I Romani dovettero combattere con il fiume alle spalle che li impediva la ritirata, e, stando alle cronache, furono uccisi 80.000 soldati e 40.000 ausiliari. Le perdite subite nel decennio precedente erano state molto gravi, ma questa sconfitta, provocata soprattutto dall'arroganza della nobilta che si rifiutava di collaborare con i piu capaci capi militari di rango non nobiliare, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non soltanto le perdite umane erano state enormi, ma l'Italia stessa era ormai esposta all'invasione delle orde barbariche. Il malcontento del popolo contro l'oligarchia aveva raggiunto ormai l'esasperazione.
Rielezioni di Mario al consolato (105-102 a.C.)
modifica
Nell'autunno del 105, mentre si trovava ancora in Africa, Mario fu rieletto console. L'elezione
in absentia
era una cosa abbastanza rara, e inoltre una legge successiva all'anno
152 a.C.
imponeva un intervallo di almeno 10 anni fra due consolati successivi, mentre una del
135 a.C.
sembra che proibisse addirittura che questa carica potesse essere rivestita per due volte dalla stessa persona. La grave minaccia incombente dal nord fece tuttavia passare sopra a ogni legge e consuetudine, e Mario, ritenuto il piu abile comandante disponibile, fu rieletto console per ben 5 volte consecutive (dal 104 al 100 a.C.), cosa mai avvenuta in precedenza.
Al suo ritorno a Roma, il 1º febbraio
104 a.C.
, vi celebro il trionfo su Giugurta, che prima fu portato come un trofeo in processione, e infine mori nel
Carcere Mamertino
. Nel frattempo i Cimbri si erano diretti verso la
Spagna
, mentre i Teutoni vagavano senza una meta precisa nella Gallia settentrionale, lasciando a Mario il tempo di approntare il proprio esercito, curandone in modo molto attento l'addestramento e la disciplina. Uno dei suoi legati era ancora L. Cornelio Silla, e questo dimostra che in quel momento i rapporti fra i due non si erano ancora deteriorati. Sebbene avesse potuto continuare a comandare l'esercito in qualita di
proconsole
, Mario preferi farsi rieleggere console fino all'anno 100, in quanto questa posizione lo metteva al riparo da eventuali attacchi di altri consoli in carica.
L'influenza di Mario divenne in quel periodo talmente grande che era addirittura in grado di influenzare la scelta dei consoli che in ogni anno dovevano essere eletti insieme con lui, e pare che egli facesse in modo che venissero scelti quelli che riteneva piu malleabili. Nel
103 a.C.
i Germani indugiavano ancora nelle proprie scorribande in Spagna e in Gallia, e questo fatto, insieme con la morte del console collega
Lucio Aurelio Oreste
, consenti a Mario, che stava gia marciando verso nord, di rientrare a Roma per venirvi confermato console per l'anno
102
, insieme con un nuovo collega.
Resa dei conti con i popoli germanici (102-101 a.C.)
modifica
Nel
102 a.C.
i Cimbri dalla Spagna tornarono in Gallia, e, insieme con i Teutoni, decisero di invadere l'Italia. Questi ultimi avrebbero dovuto puntare a sud dirigendosi verso le coste del Mediterraneo, mentre i Cimbri dovevano penetrare nell'Italia settentrionale da nord-est attraversando il
passo del Brennero
(”per alpes Rhaeticas”). Infine i
Tigurini
, la tribu celtica loro alleata che aveva sconfitto Longino nel
107
pensavano di attraversare le
Alpi
provenendo da nord-ovest. La decisione di dividere in questo modo le loro forze si sarebbe dimostrata fatale, poiche diede ai Romani, avvantaggiati anche dalle linee di approvvigionamento molto piu corte, la possibilita di affrontare separatamente i vari contingenti, concentrando le proprie forze laddove era di volta in volta necessario.
Nel frattempo Mario aveva organizzato nel migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti a un addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento, dell'allestimento degli accampamenti e delle macchine da guerra, tanto da meritarsi il soprannome di
muli di Mario
.
[5]
Dapprima decise di affrontare i
Teutoni
, che si trovavano in quel momento nella provincia della
Gallia Narbonense
e si stavano dirigendo verso le Alpi. In un primo momento rifiuto lo scontro, preferendo arretrare fino ad
Aquae Sextiae
(l'attuale
Aix en Provence
), un insediamento fondato da
Gaio Sextio Calvino
,
console
nel
109 a.C.
, in modo da sbarrare loro il cammino. Alcuni contingenti di
Ambroni
, avanguardia dell'esercito dei
Germani
, si lanciarono avventatamente all'attacco delle posizioni romane, senza aspettare l'arrivo di rinforzi, e 30.000 di essi rimasero uccisi. Mario schiero poi un contingente di 30.000 uomini per tendere un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, furono completamente sterminati e persero 100.000 uomini,
[6]
e quasi altrettanti ne furono catturati.
Il suo nome e ancor oggi ricordato non solo nell'etimologia della localita, allora arpinate, di nascita,
Casamari
(Casa Marii, per l'appunto), ma persino nell'etimologia della regione francese della
Camargue
(Caii Marii Ager), come sostenuto dallo storico francese
Louis-Pierre Anquetil
nella sua opera "Histoire de France" (ed. postuma 1833, tomo 1, pagg. 52 ss., ed. 1851-1853, tomo 1, pag. 40). La tradizione orale della citta di
Arpino
sostiene che Mario, dopo aver sconfitto i
Germani
ad Aquae Sextiae (
Aix-en-Provence
) e nella
battaglia dei Campi Raudii
, all'apogeo della sua gloria, non dimenticasse la sua patria d'origine e, disponendo della
Gallia transalpina
come terra di conquista, donasse ad
Arpino
quei territori, le cui rendite servirono a mantenere i templi e gli edifici pubblici della citta.
Il collega di Mario
Quinto Lutazio Catulo
, console nel 102, non ebbe altrettanta fortuna, non riuscendo a impedire che i Cimbri forzassero il passo del Brennero avanzando nell'Italia settentrionale verso il finire del
102 a.C.
Mario apprese la notizia mentre si trovava a Roma, dove fu rieletto console per l'anno
101 a.C.
Il senato gli accordo il trionfo ma lui rifiuto perche ne voleva fare partecipe anche l'esercito, quindi lo posticipo a una vittoria contro i Cimbri. Immediatamente si mise in marcia per ricongiungersi con Catulo, il cui comando fu prorogato anche per il 101. Infine, nell'estate di quell'anno, a
Vercelli
, nella
Gallia cisalpina
, in una localita allora chiamata
Campi Raudii
, ebbe luogo lo scontro decisivo.
Ancora una volta la ferrea disciplina dei Romani ebbe la meglio sull'impeto dei barbari, e almeno 65.000 di loro (o forse 100.000) perirono, mentre tutti i sopravvissuti furono ridotti in schiavitu. I Tigurini, a questo punto, rinunciarono al loro proposito di penetrare in Italia da nord-ovest e rientrarono nelle proprie sedi. Catulo e Mario, come consoli in carica, celebrarono insieme uno splendido trionfo, ma, nell'opinione popolare, tutto il merito venne attribuito a Mario. In seguito Catulo si trovo in contrasto con Mario, divenendone uno dei piu acerrimi rivali. Come ricompensa per avere sventato il pericolo dell'invasione barbarica, Mario venne rieletto console anche per l'anno
100 a.C.
Gli avvenimenti di quell'anno, tuttavia, non gli furono propizi.
Nel corso di questo anno il tribuno della plebe
Lucio Appuleio Saturnino
richiese con forza che si varassero riforme simili a quelle per cui si erano in passato battuti i
Gracchi
. Propose quindi una legge per l'assegnazione di terre ai veterani della guerra appena conclusasi e per la distribuzione da parte dello stato di grano a prezzo inferiore a quello di mercato. Il senato si oppose a queste misure, provocando cosi lo scoppio di violente proteste, che presto sfociarono in una vera e propria rivolta popolare, e a Mario, come console in carica, fu chiesto di reprimerla. Sebbene egli fosse vicino al partito popolare, il supremo interesse della repubblica e l'alta magistratura da lui rivestita gli imposero di assolvere, sebbene riluttante, a questo compito. Dopodiche lascio ogni carica pubblica e parti per un viaggio in Oriente.
Durante gli anni di assenza di Mario da Roma, e subito dopo il suo ritorno, Roma conobbe alcuni anni di relativa tranquillita. Nel
95 a.C.
, tuttavia, venne approvata una legge che decretava che tutti coloro che non fossero cittadini romani, cioe coloro che provenivano da altre citta italiche, dovessero essere espulsi da Roma. Nel
91 a.C.
Marco Livio Druso
fu eletto tribuno e propose una grande distribuzione di terre appartenenti allo Stato, l'allargamento del Senato e la concessione della cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi di tutte le citta italiche. Il successivo assassinio di Druso provoco l'immediata insurrezione delle citta-Stato italiche contro Roma, e la
Guerra sociale
(da
socii
, gli alleati italici) degli anni
91 a.C.
-
88 a.C.
Mario fu chiamato ad assumere, insieme con Silla, il comando degli eserciti chiamati a sedare la pericolosa rivolta.
Guerra nel Ponto e prima Guerra civile (87 a.C.)
modifica
Finita la guerra in Italia si apri un nuovo fronte in Asia, dove
Mitridate
, re del
Ponto
, nel tentativo di allargare verso occidente i confini del suo regno, invase la
Grecia
. Posto di fronte alla scelta se affidare il comando dell'inevitabile guerra contro Mitridate a Silla o Mario, il Senato, in un primo momento, scelse Silla. In seguito, tuttavia, quando il tribuno della plebe
Publio Sulpicio Rufo
, appoggiato da Mario, cerco di far passare una legge per distribuire gli alleati italici nelle tribu cittadine, in modo da influenzare con il loro voto i comizi, nacque uno scontro nel quale il figlio del console
Quinto Pompeo Rufo
trovo la morte.
Silla, sfuggito alla confusione, si rifugio nella casa dello stesso Mario. Intanto la legge venne approvata e le tribu che adesso contenevano anche i nuovi cittadini fecero passare una legge secondo la quale veniva affidata a Mario la guerra contro Mitridate. Intanto nell'88 a.C. Silla aveva gia raggiunto l'esercito a Nola e Mario fece mandare due tribuni per riportarlo a Roma. Ma l'esercito uccise i tribuni e Silla con esso marcio alla volta di Roma. Mario, dichiarato nemico pubblico da Silla, all'arrivo di questi abbandono precipitosamente l'Urbe, rifugiandosi in un primo tempo tra le paludi di
Minturnae
. I magistrati locali decretarono la sua morte per mano di uno schiavo cimbro, il quale, pero, mosso a compassione o intimorito per la sua fama, non diede corso all'esecuzione. Plutarco, in Marium, scrisse che i Minturnesi, mossi a compassione, lo aiutarono a imbarcarsi sulla nave di Beleo, diretta in l'Africa, ove visse per un po' di tempo in esilio. Data l'assenza di Mario,
Gneo Ottavio
e
Lucio Cornelio Cinna
furono eletti consoli nell'
87 a.C.
, mentre Silla, nominato proconsole, si mise in marcia verso oriente con l'esercito.
Settimo consolato e morte (86 a.C.)
modifica
Mentre Silla conduceva la sua campagna militare in Grecia, a Roma il confronto fra la fazione conservatrice di Ottavio, rimasto fedele a Silla, e quella popolare e radicale di Cinna si inaspri sfociando in aperto scontro. A questo punto, nel tentativo di avere la meglio su Ottavio, Mario, insieme con il figlio, rientro dall'
Africa
con un esercito ivi raccolto e uni le proprie forze a quelle di Cinna, che aveva radunato truppe filomariane ancora impegnate in Campania contro gli ultimi
socii
ribelli. Gli eserciti alleati entrarono in Roma, di modo che Cinna fu eletto console per la seconda volta e Mario per la settima. Segui una feroce repressione contro gli esponenti del partito conservatore: Silla fu proscritto, le sue case distrutte e i suoi beni confiscati. Ma nel primo mese del suo mandato, Mario mori nell'86 a.C. all'eta di 71 anni. Cinna divenne di fatto il padrone della repubblica e mantenne il consolato per altri due anni di seguito fino all'84 a.C. per poi morire, vittima di un ammutinamento, mentre si dirigeva con l'esercito verso la Grecia. Il busto bronzeo di Gaio Mario si trova collocato attualmente nel Municipio di
Minturno
.
Conclusa vittoriosamente la campagna nel Ponto, Silla rientro in Italia sbarcando a
Brindisi
nell'
83 a.C.
, e sconfisse il figlio di Mario,
Gaio Mario il Giovane
, che mori in battaglia a
Praeneste
, a circa 50 chilometri da Roma. Dopo il ritorno di Silla a Roma si instauro un regime di restaurazione che perpetro le piu feroci repressioni, tanto che
Gaio Giulio Cesare
(che era nipote della moglie di Mario e aveva sposato una delle figlie di Cinna) fu costretto a fuggire in
Cilicia
, dove rimase fino alla morte di Silla nel
78 a.C.
Lo storico greco riferisce anche che Gaio Mario ebbe una relazione di lunga data con un comandante che era al contempo un erudito intellettuale spiccatamente filoellenico, che gli dedico vari epigrammi molto raffinati e a carattere omoerotico.
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