Agostino d'Ippona
Diversamente dal
sapere
, fondato sulla certezza consapevole della propria validita, la fede prende quindi dagli altri, ovvero dal di fuori, i propri contenuti, come avviene ad esempio nelle
religioni rivelate
che attingono le loro dottrine da un dato di
rivelazione
.
[7]
Il rapporto tra fede e sapere e divenuto in tal modo oggetto di riflessione
filosofica
. Per
Agostino d'Ippona
la
fede cristiana
non e mai disgiunta dal sapere: a ben guardare, infatti, tutte le nostre conoscenze si fondano su atti di fede, su credenze che noi prendiamo per buone prima di averle personalmente sperimentate. Solo dopo averle credute come ammissibili si puo esercitare su di esse l'attivita critica e riflessiva dell'
intelletto
(
credo ut intelligam
); e a sua volta il comprendere aiuta ad interiorizzare, a far proprio cio che prima andava accolto ciecamente per un semplice atto di fede (
intelligo ut credam
).
L'intelletto non pensa mai a vuoto, ma sempre partendo da un dato di fede: ≪La fede cerca, la ragione trova. E ancora la ragione cerca Colui che ha trovato≫.
[8]
La fede coincide cosi con l'
intuizione
, cioe con l'
illuminazione
, elargita in dono dalla
grazia divina
, che consente di far luce non tanto sulla Verita, quanto sulla propria ignoranza: una consapevolezza dell'ignoranza senza la quale non vi sarebbe spinta ad indagare il mistero. Non si cercherebbe infatti la verita se non si fosse certi almeno inconsciamente della sua esistenza, secondo un tema di lontana ascendenza
socratica
e
platonica
.
[9]
La riflessione
agostiniana
sulla complementarita tra fede e ragione,
verita
e
dubbio
, approda in tal modo alla
concezione medioevale
della filosofia come "ancella della fede", intesa non come capacita di dimostrare con la
ragione
i contenuti della
rivelazione cristiana
, bensi di difenderli dalle critiche nei loro confronti dimostrando semmai la falsita e la contraddizione di chi li rinnega, come si evinceva peraltro gia in
Clemente Alessandrino
.
[10]
La
logica
viene utilizzata cioe nel senso negativo della
teologia apofatica
, quale regola del pensiero adottata ad esempio da
Anselmo
nella sua
prova ontologica
,
[11]
non in sostituzione ma come complemento della fede: secondo la sintesi di
Tommaso d'Aquino
, ≪siccome di Dio non possiamo sapere che cosa e, ma piuttosto che cosa non e, non possiamo indagare come Egli sia, ma piuttosto come non sia≫.
[12]
Come la fede svela alla
ragione
la possibilita di nuovi campi di indagine, a sua volta la ragione naturale e in grado di fornire quei ≪preamboli≫ o
premesse
capaci di elevare alla fede, giungendo ad esempio a riconoscere ≪il fatto che
Dio
e≫ (
"de Deo quia est"
):
[13]
senza questa premessa infatti non si potrebbe credere che
Gesu
ne sia il
Figlio
. I ≪preamboli≫ verranno poi confusi in epoca illuminista con la capacita di ≪dimostrare≫ con la ragione i fondamenti della fede.
[14]
La possibilita di affiancare argomenti razionali alla fede, che in epoca
scolastica
da luogo alla disputa tra
dialettici
e antidialettici, viene negata alla radice in epoca moderna da
Martin Lutero
, per il quale essa si tradurrebbe nella presunzione di ritenersi giustificati in base a criteri interamente umani. Soltanto la fede consente a nostra volta di giustificare le parole di Dio come giuste e vere:
[15]
≪
Iustificatio Dei et credulitas in Deum idem est
≫.
[16]
Questa nozione di "fede" rifiuta di rinchiudere il discorso nell'ambito della
logica
. Una forma di fede siffatta e chiamata
fideismo
, quando si presuppone che tanto piu essa e autentica, quanto piu crede all'esistenza di Dio senza basarsi su alcuna prova o argomento
razionale
. Una tale prospettiva la si ritrova spesso nel pensiero di
Søren Kierkegaard
(e in particolare alla sua opera
Timore e tremore
), e in altri pensatori religiosi facenti capo all'
esistenzialismo
.
William Sloane Coffin
ha affermato che ≪”fede” non e accettazione senza dimostrazione, ma fiducia senza riserve≫.
Raimon Panikkar
ha proposto al riguardo la seguente distinzione: per “fede” si intende la capacita di aprirsi all'
ulteriorita
, a qualcosa di
piu
, di
oltre
; si tratta di una capacita che non ci viene data ne dai sensi ne dall'intelletto (Panikkar si richiama alla
filosofia cristiana
, che distingueva tra
credere in Deum
? apertura al mistero ?
credere Deo
? fiducia in cio che puo essere stato affermato da un essere supremo ? e
credere Deum
? credere nella sua esistenza). La fede (
in Deum
) non ha oggetto; e il pensiero che ha un oggetto; se la fede avesse un oggetto sarebbe ideologia, un frutto del pensiero, mentre la divinita affiora oltre il pensiero. La “credenza” e invece la formulazione, l'articolazione dottrinale, compiuta ordinariamente da una comunita, che si e progressivamente cristallizzata in proposizioni, frasi, affermazioni e, in termini cristiani,
dogmi
. Credenza e l'espressione simbolica, piu o meno coerente, della fede che spesso viene formulata in termini concettuali.
Il significato principale della parola "fede" (traduzione dal greco
πιστι?
,
pistis
), si riferisce a colui che ha fiducia, che confida, che si affida, la cui persuasione e salda. La parola greca puo anche essere intesa nel senso di ≪fedelta≫ (
Tit
Tit 2,10
[17]
).
L'anonimo estensore della
Lettera agli Ebrei
ha scritto che
|
≪
?La fede e fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.?
≫
(
Eb 11,1
, su
laparola.net
.
)
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|
|
Lo stesso brano nella traduzione dal
testo siriaco
e:
|
≪
?La fede e convincimento delle cose che si sperano e di quelle che furono in atto, rivelazione di quelle che non si vedono.?
≫
(
Eb 11,1
, su
laparola.net
.
)
|
|
|
Dante
traduce fedelmente il passo citato nel Paradiso della
Divina Commedia
, dal testo della
vulgata
:
≪Fede e sustanza di cose sperate /e argomento de le non parventi; /e questa pare a me sua
quiditate
.≫
La Lettera agli Ebrei continua illustrando il significato e il ruolo pratico della fede:
|
≪
?Senza la fede e impossibile essere graditi a Dio; chi infatti gli s'accosta deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.?
≫
(
Eb 11,6
, su
laparola.net
.
)
|
|
|
Riassumendo il concetto neotestamentario di fede, si puo dire che esso e basato sull'autorivelazione di Dio, soprattutto per quanto riguarda la fiducia nelle promesse e il timore dei castighi contenuti nella
Bibbia
.
Gli autori del Nuovo Testamento inoltre associano la fede in Dio a quella in
Gesu Cristo
. Il
Vangelo di Giovanni
e particolarmente chiaro al riguardo, dove Gesu dice che
|
≪
?... il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perche tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato?
≫
(
Gv 5,22-23
, su
laparola.net
.
)
|
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|
Alla richiesta
|
≪
?"Che cosa dobbiamo fare per compiere la volonta di Dio?" Gesu rispose: "Questa e la volonta di Dio: credere in colui che egli ha mandato".?
≫
(
Gv 6,28-29
, su
laparola.net
.
)
|
|
|
Secondo il Nuovo Testamento, infine, la fede rientra fra i doni dello
Spirito Santo
cosiddetti ≪
carismatici
≫.
[18]
Il cattolicesimo fa propria la definizione di fede di
Tommaso d'Aquino
secondo cui ≪la Fede e l'atto dell'intelletto che da il proprio assenso alle verita divine per comando della volonta, messo in moto da Dio per mezzo della Grazia≫.
[19]
Nelle
Confessioni
di
sant'Agostino
viene riportato la seguente considerazione:
≪Tu mi facesti considerare l'incalcolabile numero dei fatti a cui credevo senza vederli, senza assistere al loro svolgimento, quale la moltitudine degli eventi storici, delle notizie di luoghi e citta mai visitate di persona, delle cose per cui necessariamente, se vogliamo agire comunque nella vita, diamo credito agli amici, ai medici, a persone di ogni genere; e infine come ero saldamente certo dell'identita dei miei genitori, benche nulla potessi saperne senza prestare fede a cio che udivo≫.
[20]
[21]
Il
Concilio Vaticano I
cita questa definizione nella Costituzione Dogmatica
Dei Filius
[22]
, la quale mette in luce i tre principali elementi che caratterizzano l'atto di fede: l'
intelletto
che riconosce le verita rivelate come credibili, la
volonta
che aderisce alle realta credute, ed infine la
Grazia divina
che mette in movimento le due facolta precedenti in modo tale che tutto l'uomo aderisca a Dio stesso.
Per
don Giussani
la fede nel senso piu comune ≪e aderire a quello che afferma un altro. Cio puo essere irragionevole, se non ci sono motivi adeguati; e ragionevole se ci sono. Se io ho raggiunto la certezza che una persona sa quel che dice e non mi inganna, allora ripetere con certezza cio che essa dice con certezza e coerenza con me stesso. Senza il metodo di conoscenza della fede non ci sarebbe sviluppo umano≫.
[23]
La fede cristiana invece e ≪riconoscere una Presenza eccezionale, e riconoscere la Presenza dell'eccezionale, la Presenza dell'infinito fra noi, in carne ed ossa. Riconoscere la Presenza di Cristo≫.
[24]
In ambito
cattolico
e stata affermata l'esistenza di una complementarita imprescindibile tra fede e ragione, in particolare nell'enciclica
Fides et ratio
, scritta da
papa Giovanni Paolo II
, che sostiene come nell'argomento del
Proslogion
di
Anselmo d'Aosta
≪l'armonia fondamentale della conoscenza filosofica e della conoscenza di fede e ancora una volta confermata: la fede chiede che il suo oggetto venga compreso con l'aiuto della ragione; la ragione, al culmine della sua ricerca, ammette come necessario cio che la fede presenta≫.
[25]
Per il cristianesimo
protestante
la
conoscenza
e un elemento essenziale di ogni fede: spesso i termini vengono trattati come sinonimi (
Vangelo di Giovanni
, 10:38;
Prima lettera di Giovanni
, 2:3). La fede tuttavia aggiunge alla conoscenza l'assenso, in quanto si tratta di un atto del volere oltre che di un atto dell'intelletto.
≪Grande e la fede perche e per merito della fede che
Abramo
eredito questo mondo ed il
Mondo a venire
≫
Secondo la
religione ebraica
e meritorio credere in Dio: infatti, conta tanto il credere in Dio, quanto il condurre una vita timorata. Alcuni razionalisti
Ebrei
sostengono che la semplice fede in Dio, priva di ogni supporto razionale, e ben inferiore a quella supportata tramite l'uso della ragione che sancisce l'aumento di essa nell'amore e nel timore di Dio; come ricorda anche
Cordovero
(
Or Ne'erav, La Luce Gradita
), riportando il primo "principio-precetto" citato da
Maimonide
, meta principale per gli Ebrei nello studio della Torah e dei suoi insegnamenti e infatti la comprensione di Dio e delle Sue modalita, non intendendo per questo il concepimento intellettuale dell'Essenza divina in quanto percezione impossibile.
I
maestri ebrei
sostengono che la conoscenza di Dio e della sua Perfezione, fine dell'uomo unitamente al bene e apice dello studio della Torah, favorisca l'amore per Dio e che quest'ultimo aumenti consapevolezza e volonta nella ricerca della conoscenza delle vie divine della
Torah
. La Religione ebraica sostiene inoltre che Dio regge e sostiene continuamente tutto il mondo, le sue leggi, ogni aspetto della Natura e la provvidenza individuale, collettiva e della storia: i maestri, pur premettendo la speranza che non avvenga, sostengono infatti che, se Dio volesse o ritraesse la sua Volonta dal mondo non provvedendovi piu, esso perirebbe e scomparirebbe immediatamente; solo a partire da questo principio e infatti possibile anche ammettere l'esistenza dei miracoli.
[26]
≪[io resto] "saldo" nella fede≫
Come condotta interiore e pratica perfetta nel
servizio per Dio
nel testo "
Il Sentiero dei Giusti
"
Moshe Chaim Luzzatto
ricorda:
≪Da qui Rabbi Pinchas ben Yair ricava: la Torah conduce alla vigilanza, la vigilanza conduce alla dedizione, la dedizione conduce all'innocenza, l'innocenza conduce all'ascesi, l'ascesi conduce alla purezza, la purezza conduce alla pieta, la pieta conduce all'
umilta
, l'umilta conduce al timore del peccato, il timore del peccato conduce alla
santita
, la santita conduce allo
spirito santo
e lo spirito santo conduce alla resurrezione dei morti≫
Diverse religioni affiancano la fede alla conoscenza: il caso piu chiaro e forse quello dell'
Induismo
, che pero ? va ricordato ? non e una religione esclusivamente monoteistica, e quindi non fa riferimento a un'unica combinazione di forma/nome della Divinita). Dal punto di vista esclusivamente logico-dottrinale, tuttavia, e impossibile che tutte queste religioni, con il loro bagaglio di credenze mutuamente incompatibili, siano vere. L'Induismo cerca di superare tale problema suggerendo che le varie religioni non sono altro che modi diversi (
Dharma
) di esprimere il contatto con la verita ultima, con tutte le difficolta che cio comporta (da una prospettiva vicina a quella dell'Induismo,
Raimon Panikkar
ha proposto una certa idea di
pluralismo
basata sulla nozione di
pars pro toto
). Si tratterebbe, in qualche modo, della possibilita che esistano percorsi diversi per raggiungere la stessa meta, vale a dire l'unione con la Divinita. Questo metodo di approccio dell'Induismo alla diversita interna che lo caratterizza, concezione che permette all'ambiente induista il mantenimento dell'armonia tra le varie correnti, e stato sostenuto nel corso del tempo da molti religiosi che hanno intrapreso un cammino mistico sperimentando religioni diverse. Anche questi religiosi hanno affermato la sostanziale validita di tutte le religioni, in quanto non vi e alcuna differenza nell'esperienza ultima, poiche tutti i cammini religiosi conducono, attraverso percorsi diversi, al medesimo obiettivo finale.
In passato, alcuni studiosi, si sono riferiti alla
Fede baha’i
come a una "setta" dell'
Islam
perche il suo
Profeta
Baha’u’llah
e molti suoi seguaci provenivano da una societa islamica.
Oggi gli specialisti di religioni riconoscono che tale riferimento sarebbe come definire il
Cristianesimo
una setta del
Giudaismo
, o riferirsi al
Buddismo
come a una "denominazione" dell'
Induismo
.
In realta
Gesu Cristo
era ebreo d'origine e
Buddha
indu, ma i loro messaggi religiosi non furono semplici reinterpretazioni delle religioni in cui nacquero, e andarono ben oltre.
Nello stesso modo, Baha'u'llah ha posto fondamenta spirituali completamente nuove. I suoi scritti sono chiari e indipendenti, e il suo lavoro trascende quello di un riformatore religioso. Come lo storico Arnold Toynbee ha osservato nel 1959: "
Il Bahaismo (sic) e una religione indipendente alla pari con l'Islam, il Cristianesimo e le altre religioni mondiali riconosciute. Il Bahaismo e una religione, e ha lo stesso rango delle altre religioni riconosciute
."
Anche per i baha'i v'e quindi un Dio unico, il Creatore dell'Universo. Nel corso della preistoria e della storia, Dio s'e rivelato all'umanita tramite una serie di Messaggeri divini, ognuno dei quali ha fondato una religione con insegnamenti adeguati a quella fase storica e geografica. Oltre ai preistorici, i cui nomi sono andati persi, furono Messaggeri:
Adamo
,
Abramo
,
Krishna
,
Zoroastro
,
Mose
,
Buddha
,
Gesu
e
Maometto
. Secondo la Fede baha'i, la conoscenza della volonta di Dio per l'umanita dell'epoca moderna sarebbe stata rinnovata e rivelata poco piu di cento cinquant'anni fa da
Baha'u'llah
; l'ultimo di tali Messaggeri. Tale successione di insegnanti divini riflette sempre un unico eterno e dinamico "piano di Dio" per far conoscere all'umanita il suo Creatore e per coltivare le capacita
morali
,
intellettuali
e
spirituali
della razza umana, con l'obiettivo di realizzare una civilta globale, unica e in vitale progresso. Percio, ma non prima di mille anni, l'umanita sara sempre guidata, secondo il Credo baha'i, da futuri Messaggeri dell'unico Dio, Creatore e Signore di un universo dinamico e infinito.