di
Veronica Tuzii
Udine,? e l’evento di punta di ≪GO! 2025≫. A cura Marco Goldin, attraversera l’arte dell’800-900, dai paesaggi ai ritratti. Da Turner e Monet a Van Gogh e Kiefer tra i capolavori presenti
Un sentiero sporco in un paesaggio di brughiera. Un sentiero che sale verticalmente fino a confondersi con la linea dell’orizzonte. Sul percorso troviamo le parole ≪Markische Heide≫, che allude a una cittadina tedesca del Brandeburghese. La scritta da il titolo alla grande tela di Anselm Kiefer del 1974, che esprime il rifiuto per il limite, non solo nella monumentalita e potenza della sua matericita e dei suoi contrasti, ma anche nell’infinita ricchezza di risorse con le quali analizza le profondita della memoria. E con quest’opera del maestro tedesco, dal Van Abbemuseum di Eindhoven, che s’aprira la mostra
≪Confini. Da Turner a Monet a Hopper. Canto con variazioni≫,
a cura di
Marco Goldin, evento di punta di ≪GO! 2025 Nova Gorica - Gorizia, European Capital of Culture≫,
di cui trasla il tema. Ad accoglierla
dall’11 ottobre 2025 al 12 aprile 2026
saranno gli spazi dell’Esedra di Levante di
Villa Manin di Passariano di Codroipo (Udine).
Quattro capitoli
L’esposizione, che segna il ritorno alle mega mostre firmate Goldin, sara una cavalcata nella piu bella
pittura dell’Otto e Novecento, tra Europa e America,
intorno alla parola confine con oltre 100 capolavori che giungeranno da decine di musei e collezioni private di tre continenti, con prestiti eccezionali. Da dove
la scelta di ≪Markische Heide≫ a far da incipit?
≪E un quadro ? spiega il curatore trevigiano ? che dalla parte della contemporaneita dara il senso di tutto, in immagine e pensiero. In questo quadro, il confine e tutti i confini≫.
Il progetto scientifico
(≪non una mostra-pacchetto com’e ora consuetudine≫, rimarca a ragione Goldin)
prevede quattro capitoli,
partendo da una sala introduttiva all’originale excursus, con opere di Ferdinand Hodler, Gustave Courbet, Edward Hopper, Vincent van Gogh, Pierre Bonnard, Emil Nolde.
Il paesaggio
Un ampio spazio e occupato dal
paesaggio
, come segno piu schietto di un prospetto che il pittore spinge sempre piu in la, verso l’universo. Le opere di Caspar David
Friedrich
da un lato e di William
Turner
e John
Constable
dall’altro indicheranno come il cielo fosse diventato una categoria dello spirito. Dai cieli e mari di Claude
Monet
, perdendosi nell’orizzonte di una coloratissima campagna di Piet
Mondrian
, al ≪naufragio≫ di Frederic Edwin
Church
fino a un piatto mare arancione di Nicolas
de Stael
. E poi la montagna, quella di Giovanni
Segantini
, dove la luce e la bellezza della natura diventano una visione interiore, e l’emblematica Montagna Sainte-Victoire, (1878-79, Cardiff, National Museum Wales) di Paul Cezanne, dalle geometrie di colore che saranno punto di riferimento per tanti autori successivi. A mostrarlo le montagne dipinte da
Hodler
.
Ed ecco le
figure
. Guardano lontano lo spazio immenso, che poi si rovescia in loro nel Pieno mezzogiorno (1949, The Dayton Art Institute), dipinto da Hopper; nelle malinconiche Ragazze sul ponte (1901, Amburgo, Hamburger Kunsthalle) di Edvard
Munch
; e nel Vento d’aprile (1952, Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art) di Andrew Wyeth. La ricerca del confine attraverso lo sguardo introspettivo e in una serie di ritratti e autoritratti. In primis
Van Gogh
, che ci guarda nell’Autoritratto del 1887 da Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art, per la prima volta in Italia (in mostra pure quello dello stesso anno dal Van Gogh Museum di Amsterdam): nei suoi occhi il confine del mondo interiore. E poi una sfilata di volti, da
Modigliani
a
Bacon
e
Giacometti
.
L'altrove e il giardino
Il finale della rassegna e coi confini a colori,
il giardino e l’altrove
: i luoghi esotici oltrepassati da Paul
Gauguin
; l’eden ricercato da
Cezanne
,
Monet
e
Van Gogh
in Francia ma lontano da Parigi; e il confine che si muove dal
Giappone
in Europa con Utagawa
Hiroshige
e Katsushika
Hokusai
. Infine c’e il giardino, spazio dal confine apparentemente chiuso. Ma nella pittura accade la magia e diventa uno scrigno che riesce a moltiplicarsi: dal giardino a nord della Germania di Emile Nolde a quello piu famoso della storia dell’arte di Monet a Giverny, che scardina con le sue Ninfee le frontiere dell’animo.